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Autore: Unhappy_Reader    19/01/2014    10 recensioni
|INTERATTIVA|
Panem, 60th Hunger Games. Altri ventitré tributi moriranno, un altro vincitore verrà acclamato. Ma sarete voi a mandarli nell'arena, a soffrire, a morire, a vincere con loro.
E allora, possa la fortuna essere sempre a loro favore.
TRIBUTI AL COMPLETO.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovi Tributi, Strateghi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un uccello gridò il suo verso, poi scomparve sopra le nuvole. La neve cadeva placida sull'arena, quel giorno. Nulla avrebbe suggerito un omicidio. 
Violet Pitfal e John Tailor compivano piccoli passi l'uno verso l'altra, i coltelli sguainati. I loro scarponi lasciavano profonde orme nella neve. Si avvicinavano sempre di più, pronti a morire per mano dell'altro.
Raggiunsero la distanza minima che avrebbe permesso un attacco... e la superarono. L'abbraccio che si diedero fu eseguito con un braccio solo, ma servì a far capire loro che entrambi erano creature costrette a portare morte.
- Promettiamoci – sussurrò Violet. - Che nessuno dei due si sentirà in colpa per la morte dell'altro. -
- Sì – bisbigliò John di rimando. - Lo prometto. -
- Lo prometto – sancì la ragazza del 3.

E fu proprio Violet la prima ad attaccare. Sferrò un  esitante affondo al corpo dell'altro, che lo evitò con un balzo.
I due cacciatori, o le due prede, si mossero in cerchio frementi di adrenalina. John lanciò di lato il braccio destro e la sua avversaria cadde nella neve per evitare il colpo.
Presa dal panico, Violet mulinò selvaggiamente il coltello in aria, mentre si rialzava. Le lame dei due si incrociarono a x. E ancora. E ancora.
John sapeva cosa doveva fare: la sua superiorità fisica gli avrebbe consentito di buttarla a terra e finirla lì dov'era caduta. Ma non lo fece. Non lo avrebbe mai fatto.
La lotta si fece più intensa, più brutale. Ora ogni colpo sferrato sarebbe potuto essere mortale. Quando John vide Violet avvicinarsi a lui, avvicinarsi troppo, reagì d'istinto. Sferrò un laterale al volto di lei; il colpo non andò a segno, ma scavo un taglio rosso sulla guancia di Violet.
Inorridito, John lasciò cadere a terra il coltello. E questa fu la sua condanna.
Un calcio nelle costole gli fece perdere il fiato e il ragazzo cadde a terra di pancia. Violet gli fu sopra e, mentre lacrime di orribile consapevolezza le rigavano il volto ferì violentemente John alla gamba una, due, tre volte. 
Il ragazzo del 10 raccolse le sue ultime forze e la disarcionò con un colpo di reni. Si alzò e fuggì verso il lago, la gamba ferita che urlava implorando una tregua.
John corse, corse e non si fermò. Scvolò sulla lastra ghiacciata del lago e fini a terra. Poco dopo fu raggiunto da Violet. Non riuscì ad alzarsi, e guardò la morte in faccia. Quel giorno aveva preso il volto di Violet Pitfal.
Ma John non morì. Non morì perché la persona alla quale la morte aveva preso il volto quel giorno era quella sbagliata. Esitò troppo. Esitò troppo e John rotolò di lato raggiungendo la riva innevata.
Violet cadde sulla lastra e, cadendo, la sua lama si piantò nel ghiaccio. Il laghetto si coprì di crepe. La sottilissima linea di freddo che spingeva di sotto le acque si era finalmente rotta. E Violet c'era sopra.
La ragazza afferrò una porzione di acqua gelata ancora attaccata alla riva con le mani, ma un cono di ghiaccio le si conficco nella schiena. Urlò ma resto aggrappata a quell'isolotto ancorato al terreno.
John le afferrò le mani.
- Vieni su – la incoraggiò.
- No... - sussurrò Violet agonizzante. - Lasciami qui. -
- Vieni su! -
- Ti prego... vinci... lasciami qui – dalla bocca di lei uscì un rivolo di sangue.
- Io non ti lascio! - urlò John iniziando a piangere dalla disperazione. - Vieni su! -
- Ti prego... - Violet si sforzò di ricordare il suo nome. - ...John... morirei lo stesso. -
- Per favore... per favore... -
Violet gridò e sputò altro sangue. Il cono aveva raggiunto i polmoni. John allentò la presa.
- Perdonami – disse la ragazza.
Lo disse perché sapeva di aver condannato quel ragazzo ad incubi accusatori sul come lui avrebbe potuto salvarla. Depositò un lieve bacio sulle nocche di lui, un bacio privo d'amore o amicizia; era stato un gesto di ringraziamento.
Un'ultima lacrima rigò il volto di John, poi lui fece scivolare il corpo di lei nell'acqua gelata.
Un uccello gridò il suo verso, poi scomparve sopra le nuvole. La neve cadeva placida sull'arena, quel giorno. Nulla avrebbe suggerito un omicidio.

Si fece trasportare a fondo dal peso degli scarponi. Ecco. Violet aveva pensato alla morte, qualche volta, ma non se l'era mai immaginata così. 
Le venne da sorridere. Pregò che suo padre sopravvivesse alla sua morte, sperò che riuscisse a risposarsi e a rifarsi una famiglia. Pregò che il ragazzo del 10 non venisse sopraffatto dai sensi di colpa. Pregò che qualcuno abbattesse Capitol City.
Pregò.
Violet non credeva in Dio. Non le avevano mai parlato di Dio. Ma ora, ora che provava tutta quella tristezza, quella speranza, quel rimorso, fu certa che un Dio esisteva, e lei lo pregò.
Pregò che la ferita e il freddo la risparmiassero dall'agonia dell'affogamento. E così fu.
Poté quasi sentire il cannone sparare nell'arena. Per un attimo sperò di essere viva, per un attimo sperò che il ragazzo del 10 fosse morto e che lei sarebbe potuta tornare a casa.
Ma Violet sapeva, nel profondo del cuore, che quel colpo di cannone aveva sparato per lei.

 

John uscì vincitore dai sessantesimi Hunger Games.

Il padre di Violet invecchiò da solo, ingrigì, e morì fra le lacrime pensando al suo angelo.

Lorence Swinsky sposò Fwan Erenburn un anno dopo che la sorellina di Evan venisse estratta per i sessantaquattresimi Hnger Games. Marie morì lì, a dodici anni, felice di poter raggiungere suo fratello.

Mirko, il fidanzato di Jeredith, non ebbe più vita. Cadde nel giro della droga e, durante i sessantacinquesimi Hunger Games, si suicidò.

Yamaha morì di parto. Yelmouth, il figlio di Rim, venne affidato ai genitori del ragazzo. Anche lui venne sorteggiato per i settantatreesimi Hunger Games. Anche lui morì nell'arena.

Il padre di Jude venne ucciso dalla figlia Prudence quando mise le mani addosso alla madre dei ragazzi per sfogarsi in seguito alla sconfitta del tributo. La ragazza venne giustiziata pubblicamente. La madre di Jude, Prudence e Mxwell morì di depressione, lasciando quest'ultimo figlio solo e devastato.

Questo fece Capitol City.

Questo portarono i sessantesimi Hunger Games.

John sposò Susan Minter; la ragazza aveva i capelli neri. Aveva scelto qualcuno che si contrapponesse alla ferita ancora aperta del ricordo di Layra Likke. Il ragazzo divenne un caro amico dei nonni della sua compagna di Distretto nell'arena. John fu l'unica cosa che permise ai due anziani di sopravvivere. Ebbe due figli, un maschio e una femmina. Piano piano, Susan riuscì a cicatrizzare gli innumerevoli sfregi che l'anima di John recava.

E la leggenda narra
che dopo molti anni
John riuscì a dimenticare
la ragazza dai capelli biondi.
Angolo Autore
È finita. Io non ci posso credere. Io non ci credo. Vi ringrazio ancora, siete stati meravigliosi. Vi prometto che entro febbraio arriverà la song-fic.
Sono triste scrivendo queste parole. Sono distrutto. Canto_del_Lupo aveva elaborato una giusta teoria. Mi scuso con lei per aver ucciso Violet.
Vi lascio con qualche lacrima a rigare il mio viso.
Quest'esperienza con voi è stata fantastica. 
Grazie.
Silente996
  
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