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Autore: Kirara_Kiwisa    19/01/2014    1 recensioni
Volume 2. Seguito di: "Victoria's Memories. Il Regno dei Demoni".
Victoria e Nolan si allontanano prendendo due strade diverse, la protagonista vorrebbe dimenticarlo ma il marchio che il demone le ha imposto le impedisce di essere realmente libera. Pur essendo legata a lui, tenta almeno di affezionarsi sentimentalmente ad una nuova persona. Ma l'amore non può durare quando appartieni al prossimo Re dei Demoni...
"Mi rivoltai verso la persona che mi aveva afferrata, verso Elehandro. Gli saltai addosso, iniziando a combattere e a rotolarmi sotto la pioggia con un vampiro che presentava un buco nel petto.
Nonostante le ferite, alle fine fu lui che riuscì ad atterrarmi. Mi bloccò a terra, sedendosi sopra di me stringendomi forte i polsi [...] Il sangue che perdeva dal petto mi gocciolava addosso, macchiandomi. Qualche goccia mi cadde sulle labbra. Lo assaggiai, anche se non necessitavo di possederlo. Il suo sangue mi stava già crescendo dentro. "
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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- Allora?-
Incalzò Nolan, tornando a sedere.  
- Chi mai è riuscito nell’impresa impossibile di renderti migliore?-
Mi venne da sorridere.
Poteva sedere su quanti troni volesse e indossare quante corone desiderasse, alla fine anche lui cadeva preda della gelosia.
- Chi devo ringraziare?-
Continuò.
- Quando stavi con me pensavi solo al potere e ad uccidere-
- Non sono mai stata con te-
- Quando viaggiavi con me-
Si corresse.
Sospirai, si comportava da ex acido pur non essendolo.
- Nessuno mi ha reso migliore-
Risposi ma il demone non sembrava affatto soddisfatto.
- E comunque non sono cose che dovrebbero interessarti-
- Certo che no-
Borbottò.
- Perché tanto non lo vedrai mai più-
Percepii come un peso gravarmi sul petto. Un dolore, la consapevolezza che tutto ciò che avevo costruito mi stava per essere portato via. Ogni cosa buona che avevo fatto, stava per essere distrutta ancora una volta.
- Era lui che ti teneva celata al mio sguardo?-
Rinsavii, accorgendomi di essere ancora al suo cospetto. In piedi, davanti ad una persona che sembrava possedere la mia vita fra le sue mani.
- Il marchio, non funzionava-
Espose, non ricevendo risposta da me.
- Qualcuno ti stava nascondendo. Chi è tanto potente da farlo?-
Tacqui, decidendo di non rivelare il tradimento di Abaddon.
- Nolan, sento di aver trovato il mio posto-
Cambiai discorso, tornando a spiegare, decidendo di non arrendermi e di tentarle tutte.
Avrei supplicato e supplicato se fosse servito, al diavolo l’ego.
Volevo tornare sulla Gold a qualsiasi costo.
- Per la prima volta mi sento felice, al sicuro. Sono utile per qualcuno, sono circondata da persone che mi vogliono bene e non fuggono spaventate da me-
Il ragazzo continuò a fissarmi, senza lasciare che il suo volto svelasse la minima emozione.
- Voglio tornare da loro, in fretta. Ci sono alcune cose che devo risolvere, per proteggerli-
Il demone non rispose, folgorandomi con lo sguardo. Sembrava non servire, piuttosto si stava innervosendo. Sospirai ancora, così forte da ferirmi il petto.
Nolan doveva ricevere qualcosa in cambio per accettare.  
- Lasciami il marchio-
Sbottai.
- Fammi tornare da loro, devo risolvere delle cose. Quando avrò finito, potrai riavermi e non me ne andrò più-
Stava per rispondere, quando nella sala entrò Abaddon. Si bloccò di colpo, fissando prima me, poi il suo padrone. Sussultò due volte. La prima volta quando vide che ero tornata e avevo ripreso contatti con Nolan, la seconda volta quando notò lo stato del proprio principe. Spalancò la bocca, cercando di dire qualcosa ma le parole gli morirono in gola. Continuava a spostare il capo dalla mia figura a quella del demone sul trono, impietrito. Sbuffai, decidendo di aiutarlo.
- Finalmente mostri il tuo bel muso Abaddon!-
Gridai.
- Ce ne hai messo di tempo! Cosa diamine stavi facendo? La permanente alle ali?!-
Allora rivolse il suo sguardo totalmente a me.
- Tu cosa ci fai qui?-
Domandò, con rabbia. Iniziai a sorridere, avendo trovato la persona su cui scaricare la mia frustrazione. Avanzai verso di lui, minacciosamente mentre lui prese a fare lo stesso.
- Sei in ritardo mezzo uccello-
Risposi continuando entrambi ad avanzare, fino a raggiungerci a metà strada.
- Avresti potuto chiedermelo quando sono comparsa davanti al tuo padrone-
Affermai, arrestandomi innanzi a lui.
- Un attimo prima che Abrahel lo squartasse da parte a parte-
Usai parecchia enfasi. L’angelo alzò il suo sguardo oltrepassandomi, fissando la figura malconcia di Nolan. Sbiancò totalmente, allora iniziai a sentirmi soddisfatta.
- Cosa è successo?-
Nolan provò a rispondere ma io lo battei sul tempo.
- E’ successo che tu non c’eri-
Rinfacciai.
- Non eri lì quando lui aveva bisogno di te. Sono dovuta correre io, dall’altra parte del mondo per fare il tuo lavoro-
- Nessuno te l’ha chiesto-
Ringhiò la creatura dalle grandi ali nere.
- Anzi-
Continuò, a denti stretti e sottovoce.
- Ti avevo ordinato il contrario-
- Non ci sarebbe stato alcun bisogno di “disubbidire”-
Pronunciai, come se lui fosse stato nella posizione di ordinarmi qualcosa.
- Se tu non fossi così incapace-
A quelle parole l’angelo alzò una mano, per colpirmi. Sfoderai il fioretto, puntandoglielo al petto, all’altezza del cuore. Lo obbligai a fermarsi, più di quanto non stesse facendo la voce di Nolan.
- Provaci ancora e la prossima volta non punterò semplicemente al cuore-
Sussurrai con odio.
- Saranno delle piume a cadere, piuttosto-
L’angelo si ritirò, rabbrividendo a quella minaccia. Non c’era niente di più vitale per una creatura angelica delle proprie piume, anche per un angelo caduto come lui.
- Se avete finito di scannarvi per me…-
Esordì Nolan, comparendoci al fianco e intimandomi di abbassare la spada.
- Non stiamo litigando per te-
Sbottai.
- Non montarti la testa. Litigherei con questo piccione anche sul colore del cielo-
Riposi la mia arma, allontanandomi leggermente da entrambi. Abaddon non rispose, ponendo tutta la sua attenzione al principe che aveva abbandonato sul campo di battaglia. Borbottò qualcosa sull’essere stato trattenuto, sull’essere stati trattenuti entrambi. Continuò a parlare al plurale, affermando che non erano minimamente a conoscenza che lui si trovasse con Abrahel.
Nolan non era arrabbiato, affatto. Contrariamente da quel che credeva Abaddon, il principe dei demoni non predendeva di essere sempre difeso da lui. Era andato da solo, senza dire niente come molte volte prima di allora. Questa volta però le cose erano andate male e, non avere nessuno al suo fianco, lo aveva esposto alla morte. Alla fine, fu Nolan quello che dovette scusarsi.
- Doveva essere una semplice missione di ricognizione-
Spiegò il ragazzo.
- Volevo assicurarmi di quanto il suo regno si fosse espanso. Hanno preso il lago di Lichfield a proposito-
Informò il mezzo demone, rivolgendosi al servitore.
- Il cimitero di Coventry doveva essere ancora una zona sicura. Abrahel non doveva essere arrivato fino lì, invece mi sbagliavo-
- Era una trappola-
Eruppi, attirando la loro attenzione.
Entrambi si volsero verso di me, ad occhi spalancati. Più sorpresi di quello che avrebbero dovuto essere. La loro reazione mi inquietò, rimasi in silenzio a fissarli fino a che non mi chiesero di procedere.
- Mi sembra alquanto ovvio-
Continuai.
- Lui ti stava aspettando. Sapeva che saresti arrivato, altrimenti quando avrebbe avuto il tempo di scavare la tua fossa e preparare una lapide?-
- Lui cosa?!-
Bofonchiò l’angelo, voltandosi verso il padrone per ottenere spiegazioni.
- Non l’ho notata-
Mormorò Nolan incrociando le braccia.
- Ero troppo preso a sopravvivere-
- Beh io l’ho vista-
Proseguii.
- Mentre evitavo che venissi fatto a fettine. Abrahel ti stava aspettando-
I due si fissarono ancora una volta, intensamente, enigmaticamente.
- Signore…-
Pronunciò l’angelo titubante.
- Lei, lei non vi avrebbe mai mandato…-
- Lo so Abaddon-
Assicurò il principe.
- Non è possibile che fosse una trappola. Ovviamente si tratta di un errore, una coincidenza-
Concluse Nolan, sorprendendomi.
- Una coincidenza?-
Ripetei, allibita.
- Ti stai sbagliando, Victoria-
Dichiarò il mezzo demone, rivolto verso di me questa volta.
Rimasi a bocca aperta, avanzando lentamente verso di lui, estremamente offesa.
- Io cosa?!-
Urlai.
- Io non mi sto sbagliando! C’era una lapide, con il tuo nome per intero inciso sopra! C’era una fossa scavata per te! Abrahel mi ha minacciato di seppellirmi con te al suo interno!-
I due rimasero in silenzio, continuando a fissarsi.
Alla fine entrambi scossero la testa, continuando ad affermare che fosse uno sbaglio.
Non era una trappola, non poteva essere stata una trappola.
Abrahel non poteva sapere che Nolan stava arrivando.
Alzai le braccia al cielo, arrendendomi.
- La vita è tua!-
Sbottai.
- La prossima volta non correrò a salvarla. Sarà la volta buona che mi libererò da questo maledetto marchio-
Continuai a gridare, furibonda della loro ottusità.
- Credo che sia l’ora di farti tornare-
Decretò Nolan improvvisamente. Sobbalzai incredula, fissandolo a braccia incrociate.
- Lo fai per zittirmi? Tu sai che ho ragione. Io ero lì, a differenza di voi due-
Proseguì furiosa, accennando alla condizione di Nolan dell’essere stato tramortito dal fratello.
- Non avevi detto di avere fretta?-
Domandò il ragazzo dagli occhi d’oro, ignorandomi.
- Infatti-
Mormorai, stranita dal suo comportamento. Aveva accettato di lasciarmi andare.  
Mi incitò a seguirlo nel centro della stanza, posizionandomi esattamente innanzi a lui. Lo fissai in silenzio, accigliata mentre richiamava lo stesso fumo nero che ci aveva portato via dalle grinfie di Abrahel. Sembrava nervoso. Qualcosa che avevo detto lo aveva turbato, profondamente.
Allo stesso modo Abaddon, che ci fissava pacatamente senza neanche una battuta sul fatto che, finalmente, mi togliessi di torno. Non capivo cosa ci fosse di tanto strano che Abrahel avesse teso una trappola a Nolan. Dovetti non pensarci, per il momento. Il giovane principe dei demoni si allontanò leggermente da me, dandomi poche e semplici istruzioni.
- E’ un incantesimo instabile, poco affidabile-
Spiegò.
- Ma non sono in grado di usare altro-
- Perché non può farlo lui?-
Domandai, accennando al piccione che ancora ci fissava. Nolan sorrise, continuando a richiamare il fumo che lentamente mi stava circondando.
- Non tutti sono in grado di usare questi incantesimi. Secondo te perché userebbe le ali, altrimenti?-
Aveva senso, l’unica cosa che mi sbalordiva era che Nolan fosse realmente così potente ed io non riuscissi ancora a capirlo. Credevo che tutto quello che facesse lui fosse tipico dei demoni, lentamente iniziavo a capire di sbagliarmi.
- Pensa attentamente a dove vuoi andare-
Spiegò il ragazzo, facendomi rinsavire.
- Immagina il posto esatto, senza essere distratta da altro. La minima disattenzione e potresti finire ovunque-
- E’ così instabile?-
Domandai, seriamente preoccupata. Nolan rise.
- Io non avevo pensato alla sala del trono-
Confessò.
- A dire il vero volevo comparire lontano dal castello, nelle pianure di Wells, sulla costa meridionale-
Il mio cuore sussultò, chiedendomi se davvero sarei riuscita a tornare sulla Gold.
Il demone non si pose alcun problema, si allontanò da me augurandomi buona fortuna.
Si divertiva, glielo leggevo nello sguardo. Non gli importava dove sarei finita, quello era un problema mio.
- Ti do una settimana-
Sbottò, quando ormai la nube oscura mi aveva completamente avvolto.
- Una settimana per sistemare le tue faccende e poi tornerò a prenderti-
- Come mi troverai, se il marchio è nascosto?-
Domandai. Nolan sorrise ancora una volta.
- Non preoccuparti per quello, ho risolto il problema-
Fissai il disegno sul polso, poi istintivamente fissai gli occhi di Abaddon. Il sorriso di Nolan allora si allargò, divenendo estremamente maligno. Si volse verso il suo servitore, incrociando le braccia soddisfatto.
- Adesso, ho davvero risolto il problema-
Sussultai, capendo che mi aveva ingannata per scoprire chi aveva soppresso il potere del nostro legame. Abaddon avanzò di un passo, cercando di dire qualcosa, di discolparsi, quando un rumore colse la nostra attenzione. Uno strano cigolio proveniente da sopra le nostre teste.
Alzammo il capo, notando l’enorme lampadario in ferro prossimo a staccarsi dal soffitto.
Tremai, constatando che sarebbe precipitato su di me e che non potevo spostarmi.
Cadde in un attimo, puntando velocemente verso la mia figura.
Nolan scattò istintivamente per togliermi di lì ma le tenebre dell’incantesimo mi bloccavano.
- Victoria!-
Gridò.
- Pensa a dove devi andare!-
Ordinò, facendomi rinsavire. Chiusi gli occhi, immaginando con tutte le forze la Gold. Pensai ad Hyner, ad Hunter, a tutti coloro che dovevo salvare da Lucyndra. Sapevo che qualcosa stava puntando sulla mia testa per uccidermi e questo mi rese difficoltoso concentrarmi. Per un attimo temetti di finire nell’oceano, poi pensai alla bandiera col teschio d’oro della nostra nave.
Non potevo sbagliarmi. Dovevo tornare da loro.
Il fumo mi catturò, avvolgendomi completamente separandomi dalla realtà su cui poggiavo i piedi. Il lampadario di ferro, ad un passo dalla mia testa, venne tagliato in due dall’incantesimo. Non ero riuscita a smettere di pensare che mi avrebbe uccisa, così una parte di esso fu trasportato con me dall’altra parte del mondo.
Non udii più la voce di Nolan e comparvi sopra il ponte del veliero, di fianco alla bandiera, sospesa a mezz’aria. Quando il fumo mi abbandonò, precipitai inevitabilmente sulle assi dorate, accompagnata dal lampadario. Gridai, notando che la situazione non stava cambiando. Sarei caduta sul ponte e la metà rimasta del lampadario mi avrebbe schiacciata comunque. Innervosita da quella situazione, congiunsi le mani puntandole verso l’enorme ferraglia sopra di me. Lanciai un incantesimo, qualsiasi incantesimo che potesse spostarlo di poco, il necessario da non farmi colpire da lui. Mi concentrai nel richiamare una fortissima folata di vento, che fece cambiare rotta al lampadario. Soddisfatta, lo fissai mentre si spostava verso sinistra.
Preoccupata di sopravvivere a quel pericolo, mi dimenticai che stavo precipitando.
Non ebbi il tempo di fare niente a riguardo.
Caddi sul ponte, sbattendo la schiena e la testa.
Il rumore del ferro che colpiva il suolo fu assordante. La Gold tremò.
Io rimasi immobile, circondata dai pirati del servizio notturno che mi fissavano sgomenti. Sbattei le palpebre, in silenzio, notando il cielo sopra la mia testa che diveniva sempre più roseo. L’alba stava per sorgere.
Percepii le mani di qualcuno toccarmi, percorrermi il corpo cercando qualcosa di rotto. Non riuscivo ad udire la sua voce, ancora assordata dal rumore del lampadario. Fissai i suoi occhi nocciola, vedendoli ma non riuscendo a riconoscerli. Le sue labbra si muovevano, diceva qualcosa ma non sentivo, non capivo. Improvvisamente sentii un gran mal di testa, che mi condusse ad addormentarmi.
 
Quando riaprì gli occhi notai subito la figura di Elehandro che percorreva agitatamente l’infermeria da un capo all’altro. Sospirai, avendo visto fin troppe volte una scena del genere. Cercai di portarmi a sedere sul letto, attirando l’attenzione del Capitano. Il demone si precipitò al mio fianco, iniziando subito con mille domande. Lo supplicai di aspettare, di andare piano, portandomi le mani alla testa. Sobbalzai, percependo delle bende che mi cingevano il capo completamente.
- Hai avuto una commozione cerebrale-
Spiegò Hunter, appollaiato su di un mobile dell’infermeria. Mi fissava, ciondolando le gambe come un bambino.
- E’ un miracolo che tu sia viva-
Continuò. Tornai a toccare le bende sulla testa che ancora mi doleva. Ero caduta, dal cielo. Questo me lo ricordavo bene.
- Si può sapere cosa è successo?-
Tornò a chiedere il vampiro, squadrandomi con i suoi occhi neri.
- La ciurma mi ha detto che sei comparsa in cielo-
Raccontò, se pur incredulo.
- Che sei caduta dall’altezza della bandiera, con accanto metà lampadario! Si può sapere dove hai trovato metà lampadario?!-
Abbassai gli occhi, chiedendomi quando sarebbe stato il momento di dire la verità. Fissai lo sguardo di Hunter. Se il Capitano mi stava facendo quella domanda, il giovane stregone non mi aveva ancora tradito. Tuttavia non sapevo per quanto mi avrebbe coperto. Prima o poi Elehandro avrebbe scoperto che avevo un legame di possesso con un demone.
- E’…è una lunga storia-
Borbottai.
- Su come hai trovato il lampadario?-
- No-
Sbottai, fissando i suoi occhi neri.
- Su come io sia finita lassù…-
Abbassai lo sguardo, non riuscendo ad affrontare il suo. Non era ancora il momento, non avrebbe capito. Mi avrebbe gettato fuori bordo e lasciato campo libero a Lucyndra. No, non era ancora il momento.
- E’ stato un incantesimo finito male-
Esordì, non sapendo nemmeno io come concludere. Gli occhi scettici di Hyner mi trapassarono, dandomi silenziosamente ancora l’opportunità di dire la verità.
- E’ così-
Proseguii.
- Mi stavo esercitando con la magia per spostarmi da una stanza all’altra della Gold senza perdermi-
- E il lampadario?-
Continuò a chiedere il Capitano, per niente convinto.
- Ero vicino al lampadario quando ho formulato l’incantesimo. Ne devo aver portato una parte con me-
- E dov’era?-
- Dov’era cosa?-
- Il lampadario, Victoria. Non ricordo di averlo sulla mia nave-
Tacqui, mordendomi le labbra per lo stress.
- Lo aveva Barbas-
Sbottai. Hunter sussultò, facendomi cenno oltre le spalle del comandante di smettere di dire sciocchezze. Hyner si volse, notando del movimento dietro di lui. Lo stregone si bloccò immediatamente, incrociando le braccia fingendosi interessato dal mio racconto.
- Chiedilo a Barbas-
Continuai, riacquistando l’attenzione del vampiro.
- Lui confermerà-
Sperai, con tutto il cuore. Allora sul volto di Elehandro comparve una smorfia, che precedette la richiesta rivolta ad Hunter di lasciarci soli. Sgranai gli occhi puntandoli verso lo stregone, supplicandolo di non andarsene. Il Comandante rinnovò una seconda volta il suo invito, obbligando Hunter ad andarsene. Il ragazzo dovette eseguire, tuttavia non molto dispiaciuto. Sembrava infuriato con me. Di nuovo.
- Victoria-
Pronunciò il vampiro, quando fummo soli.
- Sì?-
- Per quanto continuerai a non fidarti di me?-
- Ma io mi fido di te!-
L’uomo sorrise, tristemente. Abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo e afferrarmi una mano. L’accarezzò.
- E quando, durante questa tua avventura, la ferita che ti ho inferto si sarebbe auto curata?-
- Come?-
Sussultai, ricordando solo allora quel piccolo particolare. Hyner mi pose una mano all’altezza del cuore, sul petto coperto dalla stessa camicetta bianca con cui ero stata portata in infermeria. Come al solito qualche bottone si era aperto, mostrando la scomparsa delle bende.
- Sappiamo entrambi che stava peggiorando, terribilmente. E adesso è scomparsa del tutto-
- Proprio per questo…-
Pronunciai, lentamente in modo da trovare un senso a quella frase man mano che la componevo.
- …mi è stata curata…-
Il vampiro attese pazientemente, forse curioso da quello che avrei escogitato.
- …da Barbas…-
- Wow, non sapevo che potesse farlo-
Sbottò il Capitano, ridacchiando.
- Certamente-
Replicai, ormai in panico.
- Ed è stato anche bravo. In un attimo con l’utilizzo della magia nera, mi ha guarito del tutto-
- Perché non lo ha fatto subito allora?-
- Come?-
- Se era in grado di farlo, perché non l’ha fatto subito?-
- E’ molto anziano-
Spiegai.
- Deve essergli passato di mente. Ha una pessima memoria-
Il sorriso del vampiro si allargò. Non stava credendo ad una singola sillaba che usciva dalla mia bocca.
- Io al contrario ho una memoria ottima-
Affermò il demone.
- Devo ricordarmi di licenziare il nostro medico di bordo e mettere Barbas a capo dell’infermeria, visto che può curare le ferite-
Sobbalzai, fissando i suoi occhi sentendomi ormai messa all’angolo, in trappola dalle mie stesse fandonie.
- Perché…non siete capaci tutti…di curare le ferite?-
Elehandro rise fragorosamente ma non prendendomi in giro, piuttosto sembrava divertito dalla mia ingenuità.
- Tu hai letto troppe leggende sui demoni-
Spiegò.
- Gli umani ci sopravvalutano sempre. Se fossimo in grado di curare le nostre ferite o quelle degli altri cosa ci sarebbe un dottore a bordo?-
Lo ascoltai, immobile quasi fossi un blocco di pietra. Nolan poteva curare ogni sorta di ferita con incredibile facilità. Poteva creare portali e spostarsi nello spazio a suo piacimento. Se gli umani sopravvalutavano i demoni, io al contrario fino ad allora avevo continuamente svalutato quella stupida civetta.
- Tutti i dottori del regno non avrebbero motivo di esistere!-
Continuò il vampiro.
- Ma per fortuna noi ora abbiamo Barbas!-
Sbottò, eccitato alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta.
- Dirò subito al dottore che la sua presenza è superflua-
- No!-
Gridai, bloccando la figura del Capitano ad un passo dal pomello.
- Non…non farlo-
Hyner sorrise dolcemente, se pur amaramente.
- Tranquilla, non ho intenzione di farlo-
Aprì la porta per andarsene, quando io lo bloccai ancora una volta.
- Per quanto ho dormito?-
Domandai, ricordandomi solo allora di un particolare che mi dava ai brividi.
- Per un giorno intero-
Proferì andandosene.
Ricaddi sul letto. Mi restavano sei giorni prima dell’arrivo di Nolan. Solo sei giorni.
Fu allora che compresi.
Ancora mi preoccupavo di dire la verità ad Elehandro, di perderlo, quando in meno di una settimana lo avrei perso lo stesso. Nolan mi avrebbe strappato a lui, alla nave in ogni caso.
 
Non avevo un piano, non avevo la minima idea di cosa fare ma non potevo farmi fermare da così poco. Decisi che avrei improvvisato. Con la testa fasciata e finalmente un cambio di vestiti, andai a cercare la causa dei miei mali sulla Gold.
- Lucyndra-
Gridai, costringendo la donna a voltarsi. Aveva terminato il turno di lavoro, l’alba stava per sorgere. La beccai nei corridoi, poco prima che riuscisse a rintanarsi nei suoi appartamenti. La vampira mi fissò sbalordita, stranita, prima di mostrare un sogghigno.
- Sei venuta ad affrontarmi finalmente?-
Domandò, avanzando verso di me con una mano sulla frusta.
- Credevo fossi capace solamente di nasconderti dietro la schiena di mio fratello-
- Non ho bisogno di nascondermi-
Dichiarai a denti stretti, fissando gli occhi viola del demone.
- Sono venuta a darti un’ultima possibilità-
Lucyndra scoppiò a ridere, iniziando a fare battute sulle fasciature che portavo al capo. Aveva saputo della commozione celebrale, chiedendo se mi avesse reso ancora più pazza.
- Dirò tutto-
Dichiarai, facendola smettere di ridere.
- Dirò al Capitano cosa sei realmente. Poi vedremo chi riderà-
- E pensi che ti crederà?-
Incalzò la donna, mantenendo un risolino.
- Sei solo uno sciocca, se pensi di poter competere con me-
- Non voglio competere-
Sbottai.
- Non ho il tempo per farlo. Gli dirò tutto. Se non mi crederà e non ti fermerà, allora sarò io ad ucciderti-
- Cosa sei venuta a dirmi, esattamente?-
Sibilò il demone, avvicinandosi maggiormente a me, fino a giungermi ad un palmo dal naso.
- Di andartene. Di lasciare la nave e di non tornare più-
- Sei davvero pazza se credi che lo farò-
Ringhiò il comandante in seconda.
- Ti avverto Lucyndra, non ho niente da perdere-
Spiegai con rabbia e malinconia, stringendo i pugni, rendendomene finalmente conto.
- Non temo di perdere Elehandro, uccidendoti davanti ai suoi occhi, perché io non potrò mai averlo-
La vampira rimase in silenzio, fissandomi per la prima volta senza avere una risposta pronta.
Le voltai le spalle, sentendomi così stranamente magnanima da volerle dare una chance.
- Non hai molto tempo-    
La informai, lasciandola impalata sulla porta della sua cabina.
- Voglio vederti sparire in fretta-
 
Cercai Hunter, sperando di trovarlo nella mensa a quell’ora. Dovevo spiegargli tutto, dopo la figura pietosa nell’infermeria. Dovevo mettere a posto ogni cosa, prima di andarmene. Una cosa era certa, non avrei lasciato la nave fino a che non fossero stati tutti al sicuro.
Varcai la soglia della caffetteria, quando una mano mi prese per la camicia e mi trascinò in cucina. Fra i vapori dei fornelli e il fracasso delle pentole, Hunter mi trascinò in un angolo dove nessuno potesse sentirci.
- Si può sapere per quanto continuerai?-
Aveva chiesto furibondo trainandomi per tutta la cucina, senza curarsi dello sguardo dei cuochi.
- Hunter-
Pronunciai, cercando di spiegare.
- Ti ho dato il tempo di dire la verità, adesso devi smettere con tutte queste bugie-
Affermò lo stregone puntandomi il dito contro il naso.
- Metti in pericolo la nave e il Capitano deve saperlo, deve prepararsi-
- Prepararsi a cosa?!-
Hunter diede un rapido sguardo intorno a noi per constatare se qualcuno ci stesse osservando.
Mi fece spostare ancora, verso un altro angolo della cucina, coperti da un’enorme credenza.
- Barbas mi ha detto tutto-
Rivelò il ragazzo.
- Mi ha detto che sei stata richiamata dal tuo demone-
- Sì ma…io…-
- Quello era un goffo tentativo di ritornare da noi, non è vero?-
Domandò il mozzo accennando alle bende sulla mia fronte.
- Sei scappata? Lui sta tornando a prenderti?-
Incalzò ulteriormente, afferrandomi per le spalle cercando di fissarmi negli occhi.
- No…sì, ma…-
- Victoria lo sapevo!-
Gridò scansandosi leggermente da me e mettendosi una mano fra i capelli e una sulla bocca.
Stava per dire altro, quando si accorse che alcuni dei pirati ci fissavano. Sorrise, affermando che fosse tutto sotto controllo.
- Il Principe dei Demoni sta venendo qui?-
Tornò a chiedere sussurrando, voltandosi verso di me col il volto preoccupato. La sua figura mi copriva completamente, mi aveva rinchiusa con la schiena contro il muro. Davanti avevo solo i suoi occhi, non potevo sfuggirgli.
- Sì-
Ammisi.
- Ma se tu mi facessi spiegare…-
- Spiegare?!-
Ripeté il ragazzo, alzando nuovamente la voce.
- Quello è un mostro! Ci ucciderà tutti non appena metterà piede sulla Gold!-
- Non parlargli così-
Gridai, spintonando lo stregone innanzi a me.
- Non ne hai diritto, tu non lo conosci!-
- Allora perché non sei con lui?-
Sussultai, fissando i suoi occhi nocciola in silenzio.
- Se non è un mostro, perché hai lasciato il suo fianco?-
- E’…è complicato-
Borbottai, stringendo forte il marchio che portavo al polso.
- Sì certo-
Mormorò Hunter, scettico.
- Victoria devi andartene-
Ordinò successivamente, facendomi rialzare lo sguardo dal pavimento appiccicaticcio.
- Devi lasciare la nave prima che lui venga qui-
- Non prima di risolvere il problema Lucyndra!-
Spiegai.
- Lei vuole uccidervi tutti! Io non…-
- Sono secoli che vuole ucciderci tutti-
Eruppe il ragazzo.
- E siamo ancora qui, vivi! Invece è la prima volta che abbiamo l’oggetto di un demone a bordo-
- Io non sono un oggetto!-
Gridai. Lo stregone si volse verso i cuochi, facendomi cenno di abbassare la voce.
- Sai che è solo un modo di dire. Un demone ha stretto un legame con te e adesso ti possiede. Se viene qui, cosa credi che farà il Capitano?-
Tacqui, fissando il suo volto adirato, non capendo cosa volesse dire.
- Tu sai che le cose sono cambiate. Il Capitano non ti consegnerebbe più al tuo demone come una settimana dopo il tuo imbarco, non credi?-
- Io, io non…-
- Te lo dico io come andrà: il Capitano si batterà per te, ignorando i termini del legame. Finirà ucciso dal Principe dei Demoni e questo per colpa tua-
Il cuore quasi si fermò. Provai un intenso dolore, che mi fece appoggiare la schiena al muro per rimanere in piedi. Mi sembrò di non poter più respirare mentre lo stregone ancora parlava.
- Vattene Victoria. Lucyndra non è un tuo problema, è solo nostro-
 
Non mangiai dopo quelle parole, non potei. Andai sul ponte, a fissare l’alba. Mi sdraiai sulla balaustra, che lentamente stava acquistando il colore dorato ai primi riflessi del sole. Assistetti al cambiamento del cielo, che radicalmente divenne rosa. Indossai l’anello che mi ero tolta, un attimo prima di essere colpita dai raggi del sole. Sospirai, non avendo la forza di togliermi da lì. Ad un passo dall’oceano, ad un passo dalla Gold. Esattamente come mi sentivo, in bilico. Non sapevo se gettarmi o restare a bordo.
Se me ne fossi andata e Hunter fosse morto e Hyner avesse perso la sua nave, non me lo sarei mai perdonato. Se fossi rimasta e alla nave e ad Hyner fosse successo qualcosa per causa mia, non me lo sarei mai perdonato. Eppure una scelta la dovevo prendere.
- Eccoti qui-
Sussultai, quasi cadendo in mare. Barbas mi fissava, con la sua solita fiaschetta fra le mani. Disse di avermi visto scomparire dalla mensa, dopo che Hunter si era avventato su di me.
- Vuoi anche tu avventarti su di me?-
Domandai tornando a sdraiarmi sulla balaustra, con un braccio sugli occhi per coprirmi dai raggi di luce sempre più forti.
- No-
Rivelò il vecchio, avvicinandosi.
- Anche se forse dovrei-
Sorrisi, senza aprire gli occhi o distogliermi da quella condizione di buio apparente.
- Dicono che io sappia fare tante cose. Curare le persone, usare la magia del trasporto. Dicono che possedevo un gran lampadario e che me ne sia rimasto mezzo-
Scoppiai a ridere, non riuscendo più a trattenermi. Risi, forte, mentre le lacrime scorrevano.
- Mi dispiace-
Mormorai, senza scoprire gli occhi.
- Nah, non fa niente. Qualche leggenda in più sul mio conto non fa mai male, a meno che non si avvicinino troppo alla verità-
Mi asciugai le lacrime, trovando la forza di pormi a sedere sulla balaustra.
- Di questo non c’è pericolo. Il tuo segreto è al sicuro con me-
Assicurai, togliendomi le noiose bende che mi cingevano il capo. Le gettai in mare, finalmente liberandomi i capelli al vento.
- Come è andata, con il tuo demone?-
L’uomo poggiò la schiena al parapetto, bevendo dalla fiaschetta aspettando che rispondessi. Io feci spallucce, fissando il ponte d’oro della nave.
- Non mi lascerà mai-
Raccontai.
- Non mi libererà mai-
Il demone annuì, rimanendo in silenzio qualche istante. Presto sarebbero arrivati i marinai del turno di giorno a ricoprire le mansioni assegnate. Non avevamo molto tempo per parlare.
- Cosa ci fai qui allora?-
Domandò Barbas.
- Se non ti vuole rendere la libertà, come sei tornata? Sei scappata?-
- Perché tutti pensano che io sia scappata?-
Chiesi, con il sorriso sulle labbra e gli occhi rossi dalle lacrime.
- Forse perché sei comparsa lassù?-
Affermò l’anziano pirata, puntando la bandiera con il dito.
- Sembrava un incantesimo finito male-
- Mi è piombato un lampadario addosso-
Spiegai.
- Si è staccato dal soffitto e mi ha deconcentrato. Per questo sono comparsa sospesa a mezz’aria. Non stavo fuggendo, c’era anche lui con me-
Barbas annuì ancora.
- Quindi ti ha lasciato andare-
- Ho meno di una settimana-
Continuai a spiegare.
- Poi lui tornerà a riprendermi-
- Perché non lasci che ti togliamo il marchio? Sai che possiamo farlo. Basta bruciarlo, rovinarlo…-
- Sarebbe inutile-
Interruppi, fissandolo dritto negli occhi.
- Ormai lui sa dove mi trovo. Avrei dovuto farlo prima, quando non poteva trovarmi. Sono stata stupida, come al solito-
Il demone tacque, annuendo leggermente.
- Ah, pensi che sia stata stupida?-
Domandai sorridendo, spintonando il vecchio con la fiaschetta mezza vuota fra le mani.
- L’amore rende stupidi-
Il mio sorriso svanì. Smisi di spintonare il demone, divenendo malinconica.
- Io non lo amo-
Dichiarai, scendendo dal parapetto.
- Al contrario sono molto affezionata al Capitano ma lo perderò, per colpa di questo-
Ammisi, mostrando il marchio.
- Perché sei tornata da noi?-
Domandò improvvisamente Barbas. Sobbalzai, trovando ovvia la risposta.
- Per Lucyndra! Mi ha giurato che vi avrebbe ucciso tutti, quando mi ha fatto questa-
Esposi, indicando la cicatrice sulla gola. Il demone mi sorrise, avanzando verso di me fino a pormi una mano sulla spalla.
- Possiamo cavarcela-
Assicurò, facendomi l’occhiolino.
- Non devi preoccuparti per noi-
- Ma…proprio tu mi hai detto che questa volta è stato diverso! Ha colpito Hunter!-
- Ma non ti ho mai detto che tu dovessi risolvere il problema. Non verte sulle tue spalle, Victoria. E’ qualcosa di cui possiamo occuparci anche noi-
Annuì, dandogli almeno questa soddisfazione. Attesi che se ne andasse a dormire, assicurandogli che anche io sarei corsa a riposarmi.
Avevo preso la mia decisione. Non importava quanto mi avessero detto di andarmene, quanto non fosse affar mio. Io avrei sconfitto Lucyndra, solamente perché mi andava.
 
Non avevo il tempo per far calmare le acque. Presa questa importante decisione dovevo prepararmi allo scontro, al meglio. Sapevo tirare di scherma ma ancora non avevo imparato a veicolare la magia all’interno della mia arma. Mi sembrava il momento di imparare.
- Hunter!-
Chiamai, prima di afferrarlo per il colletto e portarlo via dalla mensa, dove stava ancora mangiando. Tutti ci fissarono ma non mi importò. Lo trascinai fuori da lì, senza una spiegazione.
- Hai deciso di andartene?-
Domandò lo stregone mentre lo obbligavo a seguirmi per i corridoi del vascello.
- Ti piacerebbe. Devo battere Lu prima-
- Ma…-
- Niente ma-
Mi voltai furiosa, bloccandomi di colpo. Gli andai sul muso mangiandomelo con gli occhi, intimandogli di stare zitto e ascoltare per una santa volta.
- Nolan non sarà qui prima di sei giorni. E no, non sono scappata. Mi ha lasciato andare per sistemare questa benedetta faccenda-
Spiegai, tutto d’un fiato, non lasciando modo al ragazzo di interrompere.
- Il piano è questo: imparo ad usare la magia con il fioretto, uccido Lucyndra e sparisco. Almeno posso immolarmi sapendo di aver fatto qualcosa di buono nella vita-
L’ultima frase mi sfuggì, preda della rabbia. Hunter sussultò, fissandomi seriamente in volto.
- In che senso, immolarti?-
- Lascia stare, insegnami solo come battere Lu-
Mi volsi per proseguire, per raggiungere la sala di allenamento ma ormai avevo aperto il vaso di Pandora.
- Perché hai detto che devi immolarti?-
- Mi sono spiegata male-
- Spiegati bene allora-
- Volevo dire che se proprio devo andarmene almeno vuoi sarete salvi-
- Non ho è quello che hai detto-
- Infatti mi ero espressa male-
Lo stregone tacque, a lungo.
- Il Principe dei Demoni vuole farti del male?-
Eravamo arrivati alla stanza. Mi soffermai sul pomello, sospirando alla sua domanda. Prendendo un bel respiro, aprì la porta, varcando la soglia illuminata dal sole ormai alto nel cielo. I raggi ci riscaldavano attraverso le vetrate. Rimasi in silenzio per un po’, tentando di non rispondere alla domanda dello stregone. Alla fine cedetti.
- Vuole uccidermi, credo. E’ complicato-
Presi posizione dall’altra parte del campo di allenamento, innanzi al ragazzo che mi stava ascoltando attentamente.
- Oppure qualcuno dietro di lui, la persona che Abrahel mi ha detto sta manovrando Nolan-
- Abrahel…l’altro Principe dei Demoni?-
Annuii.
- Ma anche Abrahel vuole uccidermi, quindi non è che mi fidi molto di lui. L’ultima volta che l’ho visto ha cercato di seppellirmi viva-
- E quando è successo…?-
- Mmm, due giorni fa-
Spiegai.
- Ma le tue lezioni di scherma mi hanno salvata sai. Mi avrebbe tagliato la gola in un attimo senza il fioretto-
Hunter sorrise, afferrando un’arma e posizionandosi in attacco.
- Allora è bene continuare ad imparare-
 
Non uscimmo da quella stanza prima di notte. Costrinsi lo stregone ad allenarci per tutto il giorno. Qualcuno dalle cucine ci portò anche il pranzo e presto ebbi la sensazione che non stavo proprio costringendo Hunter. A metà pomeriggio, quando stavo per gettare la spugna, fu lui a spronarmi a continuare. Disse che dovevo imparare perfettamente, se volevo sopravvivere al Principe dei Demoni. Mi venne da sorridere. Io volevo usare la spada per uccidere Lucyndra, Hunter desiderava che la famiglia reale non mi usasse come combustibile per i loro poteri.
Dopo dodici ore di allenamento entrambi ci gettammo al suolo, confermando che non ci saremmo mai più rialzati in vita nostra. Sudati, ansimanti, dopo un po’ iniziammo a ridere.
Come due stupidi, stesi con la faccia verso il soffitto, continuammo a far echeggiare le nostre risa per tutta la stanza. Solo dopo un po’ la malinconia soffocò il nostro divertimento isterico.
- Allora fra cinque giorni te ne andrai-
- Già-
- Se sopravvivi a Lu-
- Già-
- Non ci rivedremo più, se sopravvivi a Lu intendo-
- Già. Me ne andrò nel gotico castello di Nolan, credo-
Hunter mi strinse la mano. Ricambiai la stretta, continuando entrambi ad ansimare sul tappeto rosso che ricopriva l’area della sala da allenamento. Mi concentrai, abbassando la temperatura per stringergli la mano solo per qualche minuto. Temevo fosse la mia ultima occasione.
- Cerca di non farti uccidere, dal Principe intendo-
- Ci proverò, con tutta me stessa-
- Neanche dagli altri-
Sorrisi.
- Ci proverò, lo prometto-
- Come farò a sapere se sei stata uccisa?-
Ci pensai per un attimo.
- Se sarà Nolan ad usare i miei poteri fino ad uccidermi, sarà lui a prendere il regno e allora lo saprai. Se sarà Abrahel a vincere e a prendere il regno, saprai che mi ha usato fino ad uccidermi oppure che mi ha sconfitto, al fianco di Nolan. Se sarà il Concilio alla fine a prendermi, o gli Angeli, o le Fate…credo che potresti leggerlo sul giornale-
Alzai entrambe le mani verso il soffitto.
- “Catturata sanguinaria assassina”-
Esposi, delineando un titolo da prima pagina.
- “Morta sul rogo per la sicurezza del paese”-
- E come farò a sapere se sei viva?-
Volsi lo sguardo verso di lui, sorridendogli e tornando a prendergli la mano. Adoravo quella sensazione.
- Sentirai della morte di ogni membro del Concilio-
- Aspiri a questo?-
Annuii, iniziando a giocare con i capelli lasciati sciolti. Udii dei flebili tuoni in lontananza, che per un attimo mi fecero perdere la concentrazione. Forse stava per piovere.
- Punto alla vendetta-
Continuai, abbandonando il contatto con lo stregone. La mia temperatura si stava rialzando.
- Il Regno dei Demoni è stata solamente una noiosa deviazione-
Il ragazzo si portò a sedere, ridacchiando.
- Pensa che senza questa deviazione non ci saremmo conosciuti!-
- Hai ragione-
Affermai, sedendomi sul tappeto come lui. Ci abbracciammo, cercando di rimanere così fin quanto il mio calore lo permettesse.
- Sei il mio primo amico Hunter-
Lo stregone si scansò da me, squadrandomi stranito.
- Quanti anni hai detto di avere?-
- Smettila!-
Urlai, scompigliandogli i capelli.
 
Appena fummo in grado di alzarci in piedi, io corsi a farmi una doccia. Sobbalzai nei corridoi, sentendo ancora una volta un tuono, sempre più vicino.
Prima di entrare nella mia cabina incappai in un ragazzo, uno che non conoscevo bene. Gli chiesi di chiamare il Capitano non appena si fosse svegliato e di dirgli che lo aspettavo nella mia stanza.
- Sì Signora!-
Rispose il mozzo facendo il segno dell’attenti, prima di correre ad eseguire il mio ordine. Sobbalzai, non aspettandomi una reazione simile. Poche settimane prima non avrei mai ricevuto tanto rispetto. Sorrisi, istintivamente. Afferrai il pomello della mia cabina, entrando in essa ancora quel sorriso ebete sulla faccia. Solo qualche istante dopo mi ricordai che stavo lasciando la Gold. Fra qualche giorno sarei andata via dall’unico luogo in cui mi ero realmente integrata in tutta la mia vita. Il sorriso svanì, recandomi malinconicamente sotto la doccia. Non riuscivo a prendermela con Nolan, non più. Ormai avevo iniziato a pensare che la colpa fosse esclusivamente mia, che ero venuta al mondo. Non avevo diritto alla felicità, perché non avevo il diritto di vivere.
La voce di Hyner interruppe i miei pensieri tragici.
- Arrivo subito!-
Urlai dal bagno, appena uscita da una lunga doccia rigenerante.
Mi presentai a lui con l’asciugamano intorno al corpo e i capelli ancora bagnati. Era seduto sul letto.
- Un ragazzino mi ha detto che mi stavi aspettando-
- Infatti-
Confermai, avvicinandomi a lui.
- Sono giorni che ti aspetto-
Lo baciai, sedendomi sulle sue ginocchia. Lo spiazzai leggermente ma presto gli feci dimenticare ogni cosa, ogni preoccupazione su di me. Al quanto velocemente il vampiro ricambiò il bacio, l’abbraccio. Gli sbottonai la camicia, aiutandolo a disfarsene. A torso nudo, lo spinsi lentamente sul letto. Continuai a baciarlo, sopra di lui, accompagnati dalle scariche di alcuni fulmini che illuminavano il cielo notturno. Elehandro aprì e tolse il telo da bagno, che ancora portavo. Lo gettò per terra mentre io iniziai a sbottonargli i pantaloni. Avrei mantenuto la temperatura bassa a lungo.
 
La pioggia batteva contro l’oblo della mia cabina. Il mare si era ingrossato, le onde erano diventate più selvagge. La Gold dondolava, cullandoci all’interno del letto a baldacchino. Restammo in silenzio ad ascoltare il temporale, abbracciati, stanchi.
Lui giocava con i miei capelli, io gli passavo un dito sul petto. Osservavo ogni forma del suo corpo, ogni muscolo. Non aveva neanche un neo, la sua pelle era semplicemente bianca.
Improvvisamente sospirai e lui mi strinse maggiormente a sé.
In quella quiete il vampiro si stava riposando, io quel silenzio volevo spezzarlo in tutti i modi e non ci riuscivo. Quello che volevo dire, avrebbe fatto troppo rumore. Sospirai ancora, senza accorgermene e allora fu lui a spezzare il silenzio.
- Ti senti bene?-
- Certo-
Sbottai, alzando il capo fino ad essere catturata dal suo sguardo.
- Ti fa male la testa?-
- No, non sento niente-
Elehandro mi baciò la fronte, stringendomi con forza. Mi accoccolai ancora di più al suo corpo, tentando di raggruppare tutto il coraggio che avevo. Dovevo farlo, dovevo dire la verità.
Non avevo niente da perdere, avevo perso Elehandro nel momento in cui avevo salvato la vita a Nolan.
- C’è qualcosa che ti devo dire-
- Dimmi-
Presi un bel respiro prima di continuare.
- Ho mentito, ieri notte-
- Lo so-
Ammise lui, senza smettere di stringermi.
- Quando vorrai dirmi la verità, io sarò qui ad ascoltarla-
Presi ancora un bel respiro.
- El…io…-
Alzai il braccio, per mostrargli il marchio. In quel momento una saetta cadde vicinissimo al vascello e un’onda ci sbalzò maggiormente, facendoci sussultare. Entrambi scattammo in piedi, tuttavia riuscendo a malapena a restare in posizione eretta. La pioggia aumentò radicalmente, la nave d’oro scricchiolò in modo strano, preda della tempesta in cui eravamo finiti.
Mentre io ancora cercavo di capire cosa stesse accadendo, Hyner si era già infilato i pantaloni.
- Quelli stupidi-
Iniziò a borbottare.
- Non hanno visto che ci stavamo dirigendo in una tempesta?-
- Affonderemo?-
Chiesi preoccupata finendo sbalzata da una parete all’altra. Restare in piedi era assolutamente impossibile, eppure il Capitano era già vestito e pronto a scattare sul ponte. Mi aiutò ad alzarmi prima, dandomi un ultimo bacio e affermando che niente avrebbe affondato la sua nave. Si precipitò fuori dalla cabina, dandoci appuntamento sul ponte.
 
Non appena fui riuscita a vestirmi, dovetti arrivare sopraccoperta. Ci misi un’eternità e in quel tragitto pensai di rimettere tutta la cena che avevo nello stomaco. Percorsi il corridoio appiccicata alla parete, senza mai staccarmi dal muro. Il resto dell’equipaggio correva e si muoveva con più equilibrio. Qualcuno si offrì anche di aiutarmi ma io, orgogliosamente, rifiutai l’invito.
Quando sbucai fuori sul ponte, potei osservare onde più alte della Gold anche di dieci metri che si abbattevano su di noi. Tutti erano legati con una corda all’albero maestro e cercavano di fare di tutto perché la nave e le vele subissero il minor danno possibile. Sotto la pioggia, il vento e con la sola luce dei fulmini, gli uomini avevano legato ogni cosa che si muovesse. I cannoni sarebbero scivolati giù dalla nave se non li avessero bloccati repentinamente. Non riuscivo a vedere niente, né la figura di Hyner né quella di Hunter. C’era una gran confusione, un gran frastuono. Tutti urlavano per far prevalere la loro voce su quella del temporale e la pioggia mi colpiva il volto, impedendomi di tenere gli occhi aperti. Mi bloccai in un angolo, non riuscendo a muovermi. Fu Thos a trovarmi e a rimettermi in piedi, mi protesse con il suo corpo scortandomi fino all’albero maestro dove mi porse una corda.
- Perché Hunter non stabilizza la nave?!-
- Lo sta già facendo!-
Spiegò il marinaio.
- Dove il Capitano?-
- L’ultima volta l’ho visto sul pozzetto-
Urlò il demone aiutandomi a legarmi la corda in vita. Mi volsi verso il timone, il punto più alto della Gold. Da lì non vedevo la figura di Elehandro ma quello era il posto più logico dove trovare il comandante durante un temporale. Feci uno scatto verso il pozzetto ma Thos mi bloccò, afferrandomi per un braccio.
- Attenta!-
Avvertì.
- Quello è il posto più facile per cadere in mare!-
Sorrisi, ringraziando e mostrando la corda.
- Se cado, risalgo!-
Corsi verso il timone, salendo le scale sotto il forte gettito della pioggia. La lunghezza della corda mi permise di arrivare fin su, ad un passo dal timoniere. C’era solo lui sul pozzetto, abbandonato alla forza delle onde.
- Dov’è il comandante?!-
Gli chiesi. L’uomo stava per rispondermi ma venne interrotto da una voce femminile, dietro le sue spalle.
- Ci sono io-
Rispose Lucyndra, vendendo avanti dalle ombre della notte. Non era legata da nessuna corda e riusciva a mantenere benissimo l’equilibrio. Il suo fisico non sembrava risentire della pioggia né del frastuono delle saette. Fissandomi con i suoi brillanti occhi viola, congedò il timoniere, ricordando che lei sapeva condurre la nave meglio di lui. Se pur un po’ titubante nel lasciare il proprio compito in un momento così delicato, il demone obbedì. La vampira afferrò per un attimo il timone d’oro, giusto per farsi vedere dal timoniere prima che questo scendesse verso il ponte. Dopodiché il suo sorriso dolce scomparve. Con la frusta bloccò il timone, legandolo fisso in modo che procedesse dritto e che non soccombesse alla forza delle onde. Quest’ultime intanto si facevano sempre più alte. Si abbattevano sulla nave, colpendoci e bagnandoci di acqua salata continuamente. Anche poco prima che Lucyndra mi saltasse minacciosamente addosso, eravamo state investite da una pioggia d’acqua salata.
Mi spinse contro la balaustra d’oro, facendomi sbattere la schiena contro di essa. Mugolai mentre la donna mi teneva ferma per la camicia, mostrando le zanne.
- Ci tenevo a dirti che ho pensato alla tua proposta-
- Davvero?-
Domandai ironicamente, già constatando la risposta. Tentai di liberarmi dalla sua presa ma il comandante in seconda era forte, estremamente più forte del solito.
- Declino l’offerta-
Affermò con gli occhi iniettati di sangue, tipici di quando un vampiro si è appena nutrito.
Tentai di rispondere ma non ne ebbi il tempo. Quella volta Lucyndra non era lì per parlare, bensì per agire. Estrasse velocemente un coltello da dietro la schiena, tagliando di netto la corda che portavo alla vita. Tutto accadde in un attimo, quasi non me ne accorsi.
La vampira mi gettò in acqua, in mezzo alle onde agitate dal temporale.
Prima di rendermene conto, ero già nelle profondità dell’oceano. Ogni suono, ogni rumore era scomparso. La pioggia, era scomparsa. C’era solo il silenzio e il freddo. Sprofondavo, allontanandomi sempre di più dalla superficie. Le orecchie presero a farmi male, così come la testa. Non respiravo e la paura mi diede l’adrenalina necessaria per combattere la forza del mare e nuotare. Ogni qual volta ero vicina alla superficie, il mare mosso mi riportava in profondità. Il cuore iniziò a battere sempre più veloce, terrorizzato dalla mancanza d’ossigeno. Sotto di me c’era solo l’oscurità, in alto ancora intravedevo le luci dei fulmini e dalla Gold. Feci ancora più forza, ormai senza aria. Finalmente raggiunsi la superficie, prendendo un gigantesco respiro. I polmoni mi facevano male ma ciò che mi fece più male fu vedere la nave che mi stava sorpassando, per allontanarsi. Era così grande in confronto a me, così imponente ed io non riuscivo a raggiungerla. Iniziai a nuotare nella sua direzione, sfidando le onde. Mi chiedevo se qualcuno si sarebbe accorto della mia assenza con tutta quella confusione. Molto probabilmente Hunter e il Capitano neanche sapevano che ero sul ponte. Non sarebbero venuti a salvarmi e questo mi spaventò a morte.
Mentre nuotavo disperatamente verso la nave, un’onda mi investì. La osservai prima che mi colpisse. Era tremendamente più alta della Gold. Mi sbalzò nuovamente negli abissi, rotolando nelle acque e trascinandomi verso il vascello. Inizialmente mi sembrò una cosa buona, a parte il non riuscire a respirare e il timore di morire annegata. Però avevo raggiunto la nave, ed era effettivamente il mio obiettivo. Ma quando riaffiorai in superficie vicino alla scafo, compresi che non fosse stata una botta di fortuna. In quel punto venni investita da ulteriori onde che si stavano abbattendo sulla Gold Sea, facendola oscillare. La prima onda che mi travolse, mi fece colpire il vascello d’oro. Sbattei la testa, già con una commozione celebrale in atto. In quel momento, il mio corpo smise di combattere. Il marchio che portavo al polso si illuminò, regalandomi un po’ di luce nell’oscurità in cui cadevo. Osservai la superficie allontanarsi sempre di più, inerme.
Mi sentivo lontana da tutto quello, come se non fossi realmente io a viverlo. Come una spettatrice, aspettavo di vedere cosa sarebbe successo. Il freddo iniziò ad attenuarsi, così il dolore per la pressione degli abissi e il male alla testa. Non provavo niente. Nemmeno il dolore al petto.
Il cuore iniziò a rallentare.
Stavo per chiudere gli occhi, annoiata. Iniziai ad aprire le labbra, per respirare anche se non c’era ossigeno. Improvvisamente sopra di me avvenne qualcosa di interessante. Oltre il mare mosso, oltre il temporale, scorsi il cielo aprirsi in due. La luce fu così accecante che riuscì a scorgerla da dove mi trovavo. Ne ero certa, il cielo si era aperto in due. Da quella fessura scaturiva una luce d’orata che ricordava quella del marchio, che a proposito si spense. Non ci volle molto tempo, prima che anche l’oceano sopra di me si aprisse in due allo stesso modo del cielo. Al contrario ci misi un po’ a capire che non si stava semplicemente aprendo, qualcuno mi stava raggiungendo tramite esso.
Una figura era uscita dalla fessura, cadendo in picchiata con due grandi ali nere. Si era precipitato nell’oceano, seguendo il richiamo del mio marchio. Quella stessa figura mi aveva raggiunta nel profondo del mare, afferrandomi un attimo prima che decidessi di secondare il mio istinto di respirare sott’acqua. Con la stessa velocità con cui mi aveva raggiunta, l’uomo mi strappò dalle acque, riportandomi in superficie. Si innalzò sopra il vascello, prendendo tale slancio per sfuggire alla potenza delle onde. La mia reazione fu immediata. Vomitai immediatamente quel poco di acqua che avevo ingoiato, agitandomi fra le sua braccia per ottenere ossigeno. Mi aggrappai terrorizzata al suo petto, scorgendo delle piume nere sopra la mia testa. Ali da angelo.
- Oh no-
Sospirai a malapena.
- Sei tu-
- Nemmeno io sono felice di vederti-
Rispose Abaddon. Continuai a tossire, osservando il cambiamento nel cielo. La fessura aperta dal marchio aveva dissipato le nubi, allontanando il temporale. La pioggia si stava affievolendo, i fulmini erano scomparsi, anche il mare si stava calmando. Dopo qualche istante dedicato a me stessa per riprendermi, mi sporsi oltre il corpo dell’angelo. Non solo notai che ci stavamo librando sopra la Gold, piuttosto vidi con orrore anche l’intero equipaggio fermo, bloccato, a fissarci sul ponte. Tutti, ci stavano guardando. Tutti avevano visto il portale spaccare il cielo, un angelo precipitare nell’oceano e uscirne con me fra le braccia, compreso Hyner.
- Ti prego uccidimi-
Supplicai, fissando la figura del comandante esterrefatta.
- Non posso farlo, purtroppo-
Sbottò l’angelo caduto, scendendo lentamente verso la Gold.
- Aspetta. No. Che fai?!-
Domandai terrorizzata. La creatura non mi rispose ed io non ebbi abbastanza forza per reagire. Sentivo la testa dolere nuovamente e mi sembrava come se fossi stata prosciugata di ogni singola forza che possedevo in corpo. Così non potei fare niente, quando Abaddon atterrò sul ponte con me in braccio, proprio davanti ad Elehandro.
- Chi ne è responsabile?-
Chiese l’angelo, facendo echeggiare la sua voce nel silenzio in cui il vascello era piombato.
Vidi i demoni fissarsi l’un con l’altro, enigmatici. Alcuni si fecero indietro, non capendo. Nemmeno io capii, pensai che Abaddon stesse domandando chi mi avesse gettato in mare, invece mi sbagliavo.
- Chi di voi è il responsabile di questa ragazza?-
Domandò ancora, fissando negli occhi ogni singolo pirata della Gold.
- Chi garantisce per la sua incolumità?-
Hyner fece un passo avanti.
- Io-
Affermò.
- Sono il Capitano della nave-
Spiegò.
- E garantisco io per lei-
Abaddon lo scrutò attentamente, per poi continuare.
- Non sono qui per portarla indietro-
Spiegò.
- Non ancora. Ma il padrone dice che se succederà ancora qualcosa del genere, punirà colui che si è preso la responsabilità di tenerla in vita-
Il volto del Capitano non fece trasparire nessuna emozione. Continuò a rimanere immobile, con una mano sulla spada, fermo a fissare l’angelo. Abaddon mi adagiò a terra, sancendo così la mia restituzione alla Gold. Toccate le assi d’oro ripresi a tossire acqua, bagnata fradicia e infreddolita.
- Perché non è venuto di persona?-
Domandai, furiosa che la mia copertura fosse saltata. Avrei voluto prenderlo a pugni.
Avevo diritto a sei giorni e in questo modo me ne ero giocati quattro.
- Il Signore è molto indaffarato. Non aveva tempo da perdere-
Gli feci la linguaccia, a quegli occhi così acidi e odiosi nei miei confronti. Abaddon distolse lo sguardo, dedicandosi nuovamente al vampiro.
- Chi sei tu?-
Chiese.
- Hyner, Elehandro. Comandante della Gold Sea. Ora dimmi, chi sei tu?-
- Il mio nome non è importante-
Spiegò.
- Sono solo un servo-
Hyner volse il capo verso di me, fissandomi e pretendendo una risposta. Sospirai, comprendendo che tanto peggio di così non poteva andare.
- “Abaddon”-
Risposi con il labiale. Lo sguardo del vampiro allora tornò a posarsi sull’angelo caduto, che però non aveva ancora finito di parlare.
- Il mio padrone tornerà fra quattro giorni, così come stabilito. Nel frattempo, se questa ragazza rischierà la vita o morrà sarai tu Hyner Elehandro a pagare-
Senza dare il tempo di rispondere, Abaddon si allontanò in volo. Si diresse verso il portale ancora aperto, svanendo in esso e portando via la luce con sé. Ogni cosa tornò buia, calma, silenziosa.
Tutti mi stavano fissando, compreso il Capitano. Solamente Hunter e Thos si precipitarono verso di me, aiutandomi ad alzarmi.
Il ragazzo dagli occhi nocciola mi chiese come stessi ma non riuscì a rispondere, potevo solo fissare gli occhi neri del comandante. Feci un passo verso di lui ma a quel punto il vampiro distolse lo sguardo, ordinando di andare nei miei alloggi. Tentai di ribattere ma si abbatté violentemente contro di me.
- O la tua stanza o le segrete. Scegli-
Fissai attentamente il suo volto adirato, optando per la mia cabina.
Hunter e Thos mi scortarono sottocoperta, aiutandomi a sfilare innanzi a tutti quegli occhi puntati su di me.
- Il tuo lavoro con Barbas è sospeso-
Continuò Hyner, quando ero già girata di spalle.
- Rimarrai nei tuoi alloggi fino a che non avrò preso una decisione-
Tentai di tornare indietro, di dire qualcosa ma i due pirati che mi stavano sorreggendo mi consigliarono di procedere dritto. Mi morsi le labbra, continuando ad avanzare con disonore per tutto il ponte. Udì echeggiare un risolino poco prima di accedere alle scale. Alzai lo sguardo, intravedendo Lucyndra vicino al timone. Mi stava beffeggiando, godendosi tutta la scena. Strinsi i pugni, iniziando a sentire la rabbia ribollire. Aveva cercato di uccidermi ma aveva ottenuto molto di più: mi aveva screditata davanti a tutti.
Feci uno scatto verso di lei, pronta a torcerle il collo.
Basta aspettare, basta indugiare, ormai avevo perso tutto.
Hunter e Thos mi bloccarono all’unisono, entrambi afferrandomi per un braccio. Ricaddi a terra, per lo sbalzo. I due mi aiutarono a rialzarmi, sussurrandomi all’orecchio che non era ancora il momento.
- Mi ha gettata in mare!-
Gridai, senza preoccuparmi dei presenti. Se qualcuno non mi stava ancora fissando, certamente aveva iniziato in quel momento. Molti degnarono attenzione anche al comandante in seconda, che perse momentaneamente il sorriso a quella mia affermazione.
- Lo so, lo so-
Sussurrò Hunter stringendomi il braccio, intimandomi di proseguire verso sottocoperta.
  
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