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Autore: She loves writing    19/01/2014    4 recensioni
"Ho sempre avuto la tendenza a minimizzare, perché come si fa a spiegare a qualcuno che ti senti sbagliata?
Che ti senti costantemente fuori luogo, tagliata fuori, insignificante?
Ci ho provato, ma mi sono resa conto che sarebbe stato inutile.
Non mi avrebbero capito."
-Autumn leaves.
(Mini-long)
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Ed Sheeran
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 5.


 
Tell me if I know, tell me if I do, tell me how to fall in love the way you want me to



 
Aileen sospirò per la milionesima volta, passandosi una mano tra i capelli.
Sfogliò velocemente le pagine del diario che aveva in mano, poi lo chiuse definitivamente e lo lasciò sul letto, avanti a sé. Aveva una voglia disperata di leggere le ultime pagine, ma al tempo stesso non poteva.
Non sapeva se ce l’avrebbe fatta, non sapeva se fosse giusto nei confronti di Ed, di Vanessa stessa.
E poi, la stessa domanda la stava sfiancando da giorni.
Avrebbe dovuto dire a Ed del diario o no?
Continuare a tenerlo sotto il cuscino, rimetterlo in soffitta e lasciarlo lì o buttarlo via?
L’ultima scelta era quella che prendeva meno in considerazione.
Buttarlo via avrebbe voluto dire distruggere l’unica cosa che era rimasta di quella storia e non se ne parlava per niente.
Ma tenerlo? Lei cosa c’entrava con tutto questo?
L’unica scelta che le sembrava più plausibile era quella di rimetterlo in soffitta, dove l’aveva trovato.
Che poi, pensandoci, come c’era arrivato lì? Che Vanessa vivesse in quella casa prima?
-No, Ed lo avrebbe saputo..- Si disse, scuotendo la testa. Ed non aveva fatto il minimo cenno alla vista di quella casa, eppure c’era stato più volte con Aileen. Quindi no, Vanessa non viveva lì. E allora il diario come c’era arrivato nella sua soffitta?
Si morse il labbro, poi rimise il quaderno sotto il cuscino e salì al piano di sopra. Aprì la porta ed accese la luce, tossendo per la polvere che la colpì in pieno.
La soffitta era più piccola di come se la ricordava, anche se era passato solo un mese o poco più.
Avanzò di qualche passo, sventolando la mano davanti al viso per rimuovere la polvere. Aprì, per quanto poteva, la piccola finestra sulla sinistra, poi guardò le scatole sul pavimento. Erano tutte in ordine, una sopra l’altra.
Aileen scartò subito quelle con il suo nome sopra, e prese, invece, quelle due che aveva trovato già lì. Si sedette per terra e aprì la prima. Dentro c’era solo qualche libro consumato, che ricordò a Lee il motivo per cui era salita lì il giorno in cui aveva trovato il diario.
Aveva avuto voglia di leggere qualcosa e si era ricordata di aver portato con se dei libri, che però non aveva trovato nella libreria e quindi aveva deciso di salire in soffitta.
Posò la scatola ancora aperta alla sua destra e aprì la seconda.
La prima cosa che vide fu una cartellina bianca. La rigirò tra le mani, leggendo sul fronte il nome di un ospedale in centro ed il nome di Vanessa sotto. Tremò, lasciandola subito cadere, come se si fosse scottata.
E decise che quella era meglio non aprirla.
La mise da parte, tornando poi a guardare la scatola. Una t-shirt rossa fu la seconda cosa che notò. La prese, aprendola per vederla tutta. Ma era solo una semplice maglietta, con l’impronta di una zampa, probabilmente un gatto, in basso a destra. La mise sopra la cartellina pensando che fosse finita lì dentro per sbaglio.
L’ultima cosa rimasta, a quanto pareva, era un pallone, uno di quelli da calcio.
Aileen lo prese, facendolo girare sulle dita.
-Cosa significa?- Si chiese, sospirando ancora. Scosse la testa, rassegnata. Probabilmente, a parte la cartellina medica, quelle cose non erano neppure di Vanessa..
Stava per posare tutto, quando si accorse di una cornice sul fondo della scatola.
Rimase qualche secondo a fissarla, incredula, poi la prese in mano.
Quello nella foto era evidentemente Ed. Sorrideva, come forse lei non lo aveva mai visto sorridere e aveva una chitarra in mano.
Lee riprese la maglia rossa e si, disse, quella era proprio la stessa impronta che c’era sulla chitarra del ragazzo.
Sorrise all’immagine, poi i suoi occhi si posarono sulla ragazza bionda che sorrideva accanto a Ed.
Vanessa..
Aileen non riuscì a non pensare che era esattamente come l’aveva immaginata.
Ed aveva dannatamente ragione, era bellissima! Fin troppo bella, per ciò che il destino le aveva riservato.
E aveva ragione anche sui suoi occhi, erano qualcosa di unico.
Lee sorrise di nuovo, notando il pallone sull’erba dietro di loro. E Ed le sembrò ancora più forte di ciò che aveva pensato qualche giorno prima.
Insomma, era stato così felice.. come aveva fatto a sopravvivere dopo senza tutta quella felicità?
Lei non ce l’avrebbe fatta. Assolutamente no.
Il cellulare, che chissà come aveva nella tasca dei jeans, prese a squillare, interrompendo i suoi pensieri.
-Pronto?- Chiese subito, colta di sorpresa.
-Lee? Tutto bene?- La ragazza sospirò, mentre un sorriso le affiorava inevitabilmente sulle labbra.
-Ehi Ed.. Si, mi ha spaventata la suoneria, credo di doverla cambiare..- Ridacchiò, continuando a guardare la fotografia. Sentì la sua risata dall’altro capo del telefono, poi dopo qualche secondo di silenzio la voce di Ed tornò a rimbombarle nelle orecchie.
-Hai da fare?- Chiese. Aileen si morse un labbro.
-Ora?- Domandò stupidamente.
-Si.-
-No, non sono impegnata, perché?- Schiacciò il telefono tra la spalla e l’orecchio, mentre cominciava a risistemare tutto nella scatola, lasciando la foto per ultima. Di nuovo silenzio e -Scendi?- chiese dopo un po’ lui.
Lee, che intanto era passata all’altra scatola, si bloccò, smettendo di riordinare i libri.
-Ora?- Aveva chiesto, ma si stava già alzando per scendere.
-Se ti va..- Sussurrò lui. Aileen sorrise.
-Dove sei?- Gli chiese lei per poterlo raggiungere. Intanto, con il sorriso sempre stampato in faccia, tornò in camera sua e prese una giacca, prima di sistemarsi i capelli alla men peggio.
-Tu comincia a scendere.- Furono le ultime cose che disse Ed, prima di attaccare. La mora corse al piano di sotto, afferrando al volo le chiavi di casa e chiudendosi la porta d’ingresso alle spalle, senza preoccuparsi d’altro. Arrivò fino al cancelletto- rigorosamente sempre aperto- ed uscì, guardandosi intorno.
Si ritrovò a trattenere il fiato ed un urlo quando due mani le coprirono gli occhi.
-Ed!- Esclamò poi felice, voltandosi ed incontrando quei due occhi azzurri che ultimamente le provocavano reazione sempre più complicate da capire e spiegare.
E la risata del ragazzo fu l’ultima cosa che sentì, prima che le labbra di lui si poggiassero su quelle di lei, facendole perdere la cognizione di ogni cosa.
Sentì qualcosa agitarsi all’interno dello stomaco e all’improvviso fu come se il pavimento sotto i loro piedi si fosse dissolto. Come se le case attorno a loro, le persone e le auto che continuavano a passare non esistessero.
In quel momento, l’unica persona che Aileen riusciva a sentire era Ed.
Poteva sentire i battiti dei loro cuori correre insieme, forse quelli di lei un po’ più veloci.
Poteva sentire la testa girare e i brividi scenderle sulla schiena perché, cavolo, nessuno l’aveva mai baciata così.
Così da farle perdere il fiato, così da estraniarla da tutto ciò che la circondasse, fino a farle dimenticare persino chi fosse. Nessuno l’aveva baciata in quel modo così maledettamente dolce e disperato allo stesso istante e nessuno l’aveva fatta sentire così tremendamente viva.
-Van..- Fu un attimo, una parola sussurrata al vento, detta senza neppure pensarci, dettata dall’istinto, così breve ed istantanea.. Aileen gelò sul posto. In un secondo tutte le sensazioni che quel bacio le aveva trasmesso svanirono, lasciando dentro di lei solo il vuoto ed un terribile senso di colpa.
No, no, no, tutto questo non era giusto, lei non poteva stare con Ed, non poteva sentirsi così con lui e soprattutto non poteva illudersi in questo modo.
Si allontanò di scatto, abbassando lo sguardo. Il ragazzo la guardò confuso, impiegando qualche istante in più a capire cosa avesse appena fatto.
-Dio, Lee scusa, io..- Lei scosse la testa più volte, come a voler cancellare ogni ricordo dalla sua mente.
-Ti giuro che non volevo, non me ne sono reso conto, non..- Continuò lui.
-Ti chiamo io.- Sussurrò lei, prima di superarlo e tornare di corsa dentro casa.
-Lee! Aileen, aspetta!- Provò a seguirla lui, senza successo.
-Cazzo.- Imprecò tra i denti, calciando l’aria. Provò a bussare, ma dopo due minuti si arrese, sapendo che la ragazza non gli avrebbe aperto.
Si sedette sul gradino più alto, poggiando la schiena alla porta e la testa sulle ginocchia.
Il ricordo di Vanessa era qualcosa che non poteva gestire. Troppo grande per lui, troppo imponente e lo stava divorando senza che neanche se ne rendesse conto.
Non era così che doveva andare.
Ed aveva deciso di andare a trovare Aileen solo perché ne aveva voglia, non aveva previsto.. quello.
Solo che quando l’aveva vista correre fuori per vederlo e quando poi lei lo aveva abbracciato così di slancio, lui aveva solo pensato che era bellissima e che voleva baciarla.
Quindi lo aveva fatto. Senza preoccuparsi di altro, perché basta, si era stancato di aspettare.
Però qualcosa, neanche lui sapeva cosa, era andato storto e lui si era irrimediabilmente ritrovato a pensare a Vanessa.
Forse avrebbe dovuto essere più prudente. Forse era ancora presto per lasciarsi tutto alle spalle, in fondo era passato meno di un anno..
Ed sospirò profondamente. Non sapeva cosa fare, non capiva più nulla, ma non aveva il coraggio di muoversi di lì, perché una cosa era certa.
Aveva perso Vanessa, ma non avrebbe lasciato che anche Aileen se ne andasse.



“Caro diario,

tu lo sai che giorno è oggi?
Io credevo di aver perso il conto e ne ero felice, perché stavo vivendo senza preoccuparmi dei giorni contati.
‘Carpe diem’ o, come piace dire a me, ‘Hakuna Matata’. Ed io lo stavo facendo. L’ho fatto fino ad oggi. Ho colto gli attimi, non mi sono lasciata sfuggire alcuna occasione e ho vissuto ogni secondo con una felicità che tu non puoi nemmeno immaginare.
Ho capito cosa volesse dire davvero amare qualcuno, perché dannazione, non c’è nessuno al mondo che ami Ed più di quanto faccia io.
Ho cambiato colore di capelli almeno tre volte, prima di tornare al mio biondo naturale. Ho anche pianto, perché papà la settimana scorsa mi ha portato a vedere una casa che ho amato da subito e mi ha detto che voleva comprarla.
Per me, capisci? Ero felicissima quando me lo ha detto.
Con Ed le cose procedono a gonfie vele, quel ragazzo mi sorprende sempre di più.
Se ne inventa una nuova ogni giorno e credo di aver vissuto più in questi ultimi mesi che in una vita intera.
Non smetterò mai di ringraziarlo per questo.
Scusami per le lacrime, ma non riesco a smettere di piangere.
Per quanto ci abbia provato, non riesco proprio a dimenticarmi di.. questa cosa che ho.
A volte smetto di pensarci, ma è difficile e l’immagine di una macchia che si espande di fretta nel mio stomaco non vuole proprio lasciarmi in pace.  
Credo di aver deciso di voler parlare con Ed. Di dirgli tutto.
Non so se riuscirò ad affrontarlo davvero, ma glielo devo. Non può continuare a stare con me quando..
Così non arriveremo da nessuna parte. Deve saperlo, deve poter decidere da solo, no? Se mi lascia posso capirlo..
E allora perché ho così paura?
Il fatto è, caro diario, che ho capito che senza di lui non ce la farei.
E’ già difficile così, con mia madre che piange  ogni sera e mio padre che finge che vada tutto bene.
Se perdessi Ed.. O peggio, se lui cominciasse a comportarsi come se fossi malata (cosa che effettivamente sono)..
Sarebbe tutto ancora più sbagliato e non posso, né voglio permetterlo.
Voglio che Ed continui a guardarmi come fa ora. Che mi faccia ridere, che mi sorrida in quel modo, che scherzi con me prendendo ogni cosa alla leggera..
E qualcosa mi dice che quando saprà del tumore tutto questo si perderà.
Ho paura.. Che devo fare?
Mi viene da ridere se penso che avevo davvero creduto di poter vivere come chiunque altro.
Ed mi ha appena chiamato. Sta venendo a prendermi, usciamo.
Devo dirglielo? Forse sarebbe pur ora..
Magari prima che torni a casa. Si, così è perfetto. Mi godo la serata e non vedo per più di un minuto i suoi occhi.
Si arrabbierà secondo te? Mi odierà? Ho una dannata paura..
Perché, alla fine, chi mai vorrebbe portarsi addosso un peso tanto grande? Andiamo, nessuno sano di mente lo farebbe.
Ma perché mi sono innamorata!? Maledetto il giorno in cui l’ho incontrato!
E ti starai chiedendo perché sono così disperata quando l’ultima volta ero tanto speranzosa..
E sai cosa ti dico? Al diavolo la speranza. Sperare non serve a niente. Solo ad illudersi e si sa che l’illusione porta inevitabilmente alla delusione.
Sperare fa male, perché quando poi capisci che non c’è niente da fare, che deve andare così, fa ancora più male.
Certo, arrendersi significa perdere, ma io ho già perso in partenza, che senso ha continuare a fingere?
Perché, caro diario, tu lo sai che giorno è oggi?
Oggi è il 19 ottobre ed i medici mi hanno appena dato meno di tre mesi di vita.”




Dopo essere uscita da una lunga doccia, Aileen si lasciò cadere sul divano con una tazza di caffè appena preparata tra le mani.
Rimase a fissare lo schermo nero della televisione spenta, poi si decise ad accenderla. Sbuffò dopo che, girati i primi cinque canali, aveva trovato solo pubblicità, quindi l’aveva spenta di nuovo.
Finito il caffè, i suoi pensieri si incentrarono, inevitabilmente, su ciò che era successo prima.
Si erano baciati! Sul serio stavolta.. E lei si era persino sentita bene!
Scosse la testa, perché tutto quello le sembrava assurdo.
Lei aveva promesso di non innamorarsi! Non che fosse innamorata di Ed, no..
Però lui le piaceva e questo comunque non andava bene.
Il suo dolore, in confronto a quello che avevano provato Ed e Vanessa, era una sciocchezza, ma Aileen aveva comunque sofferto e non voleva che accadesse ancora.
-Forse però lui è diverso..- Pensava, sorseggiando il caffè.
-Mi fido di lui..- Continuava. Ed era vero, si  fidava.
Perché il dolore che aveva visto nei suoi occhi era reale. Fin troppo, per lei, ma era lì, c’era! E sapeva che non stava fingendo.
D’altro canto, lui si era fidato, perché lei non avrebbe dovuto fare lo stesso?  
La testa cominciò a pulsarle forte. Lee strinse gli occhi, portandosi una mano alla fronte e massaggiando le tempie.
Ma il mal di testa continuava ad aumentare, improvviso.
Poi, una dopo l’altra, una serie di voci cominciarono a parlare sovrapposte nella sua mente.
‘Sfigata!’ ‘Ma davvero pensavi che ti amasse?! Guardati, sei orrenda!’ Risate, risate, ancora risate sadiche.
Aileen spalancò gli occhi, terrorizzata.
No. Non di nuovo. Cominciò a scuotere la testa, tappandosi le orecchie come se volesse smettere di ascoltare.
Le voci però non cessarono e lei cominciò ad ansimare.
Il fiato le mancava, come se avesse corso per ore e quel cerchio che le stringeva le tempie la stava uccidendo.
Urlò, mentre le lacrime cominciavano ad uscire dai suoi occhi terrorizzati.
Si alzò di scatto, arrancando fino alla porta d’ingresso, sperando che qualcuno potesse aiutarla.
La aprì, respirando sempre più difficilmente. La parte razionale di lei sapeva perfettamente cosa stava accadendo.
Ma le risate e le voci nella sua mente avevano preso il sopravvento, distruggendola dentro e fuori.
-Lee!- Due braccia forti le presero le spalle, cominciando a scuoterla leggermente.
-Mio Dio, stai bene? Che hai?- La ragazza continuava a guardare la figura davanti a se, senza vederla davvero.
-Lee? Per l’amor del cielo, rispondi!- Lei però continuava a piangere, tremare e scuotere violentemente la testa.
‘Sei solo una povera idiota’ ‘Lui? Con te?! Ma ti sei vista!?’ E ridevano, ridevano, ridevano, spietati.
-Basta..- Sussurrò lei.
-Basta, basta..- Cominciò a ripetere, sempre più ad alta voce, fino ad urlarlo, disperata.
Due occhi azzurri furono l’ultima cosa che vide, prima che il buio l’avvolgesse.

Ed era rimasto fuori la porta, seduto sui gradini, per più di un’ora e mezza.
Il vento tirava forte, facendolo rabbrividire più volte, ma lui era ancora fermamente convinto e non aveva intenzione di andarsene. Non senza aver chiarito con Aileen.
Poi però aveva alzato lo sguardo. E l’aveva vista.
Non era un illusione, nessun effetto ottico, Ed ne era convinto, era lei. In tutta la sua bellezza, con quel sorriso sempre stampato in faccia anche quando tutto andava male.
Era lei, la pelle bianca come l’ultima volta che l’aveva vista, il viso sciupato, ma felice.
Ed si era alzato in piedi e poi era rimasto immobile. Il cuore aveva preso a battere fortissimo, troppo perché lui riuscisse a ragionare.
Vanessa era lì a pochi metri da lui e sembrava reale. Si era fermata anche lei quando si era accorta di lui e gli aveva sorriso. Ed aveva visto gli occhi di quella ragazza tanto bella illuminarsi e, senza neanche rendersene conto, aveva lasciato che qualche lacrima sfuggisse al suo controllo.
Non poteva credere che quella fosse davvero la sua Vanessa. Era lì, dannazione!
La porta alle sue spalle si aprì di scatto, facendolo voltare.
Aileen, col fiato corto e gli occhi spalancati sembrava essere nel bel mezzo di un attacco di panico.
Ed la guardò preoccupato, poi si voltò di nuovo verso Vanessa.
Lei sorrise dolcemente, indicandogli poi con il mento Aileen, che aveva cominciato a tremare.
Ed guardò di nuovo la ragazza che poco prima aveva baciato e quando si voltò per l’ultima volta, sulla strada non c’era nessuno.
I respiri affannati della mora lo fecero riprendere dai suoi pensieri.
-Lee!- Le prese le spalle, cominciando a preoccuparsi. Che stava succedendo?
Fu questione di attimi, prima che la ragazza urlasse e perdesse le forze, cadendo.
Ed riuscì a prenderla giusto un secondo prima che la sua testa battesse sul pavimento. La tenne in braccio ed entrò in casa senza preoccuparsi di chiudere la porta.
La stese sul divano, cominciando poi a scuoterla leggermente.
-Aileen? Ti prego svegliati, che succede? Lee..- Le prese il polso, sospirando sollevato quando lo sentì pulsare.
Il suo petto però era immobile. Non stava respirando e Ed non sapeva assolutamente cosa fare. Provò a chiamarla un altro paio di volte, poi le tappò il naso e le aprì la bocca, soffiandovi aria all’interno.
-Piccola, ti prego..- Sussurrò preoccupato, poggiandole una mano sulla guancia. Riprovò di nuovo con la respirazione bocca a bocca, poi si guardò intorno alla ricerca del telefono. Si alzò per prenderlo, quando qualcuno tossì.
Ed si voltò di scatto verso Aileen, che si era portata una mano alla bocca ed aveva cominciato a tossire.
-Lee!- Ripetè lui, tornando subito al suo fianco.
La ragazza prese a respirare profondamente, guardandosi intorno.
-Ed..- Riuscì a dire in un soffio.
-Sono qui. Va tutto bene. Sono qui.- Disse lui abbracciandola di scatto. Lei si strinse sul suo petto, rendendosi conto di ciò che era successo e pensando che non ne poteva più.
Perché aveva avuto quella reazione? E perché quei ricordi erano tornati proprio ora?
‘Sei talmente sfigata..’ ‘Ma buttati giù, fai un favore a tutti!’
E lei quelle cose non le aveva mai dette a nessuno. Si era tenuta tutto dentro, tutti gli insulti, le minacce, le prese in giro.
Nessuno aveva mai saputo quanto era stata male. Quanto soffrisse, quanto poco dormisse la notte, perché quelle voci continuavano a risuonarle nella testa.
Nessuno lo aveva mai capito, nessuno le aveva mai chiesto niente, a nessuno era mai importato.
E lei.. Lei pure, come Ed, era stata forte.
Non erano birre, ma un paio di cuffie e qualche libro a farle dimenticare ogni cosa.
Non aveva mai avuto un attacco di panico prima, le sue ferite non erano mai diventate visibili, se le teneva dentro, mentre il suo cuore sanguinava e la sua anima si rompeva e si ricuciva senza cure.
Non era mai stata abbracciata così.
Nessuno le aveva mai esplicitamente detto di esserci. E Ed lo aveva fatto non una, ma due volte. Glielo aveva dimostrato e continuava a farlo.
Aileen strinse la maglia del ragazzo tra le mani e lui la avvicinò ancora di più, baciandole i capelli.
-Dannazione, Lee, non farlo mai più!- Esclamò poi.
-Scusa..- Sussurrò lei, visibilmente più tranquilla. Si sentiva protetta, le voci erano magicamente sparite così com’erano arrivate e aveva smesso di tremare, anche se il cuore continuava a batterle forte nel petto.
-Come stai?- Le chiese lui.
-Non lo so.- Ammise lei. Poi alzò la testa lasciando che i loro sguardi si incontrassero.
Avevano i nasi a pochi centimetri di distanza e a Lee sembrava che tutto il resto fosse sparito di nuovo.
-Posso aiutarti?- Domandò lui.
-A fare cosa?-
-A vivere.-
Aileen sorrise.
-Vuoi salvarmi?- Lui annuì.
-Da cosa?-
-Qualunque cosa ti faccia stare così.-
-Vuoi essere tipo un supereroe?-
-Solo se per esserlo non devo indossare un costume.-
Rispose Ed alzando le spalle.
-Secondo me staresti bene.- Sorrise lei divertita.
-Si. Ti ci vedo con la tuta di Iron man o con quella di Superman.-
-Vedrò di procurarmele per carnevale.- Ridacchiarono entrambi, poi lui le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Lasciati aiutare.- Più che una domanda, la sua era una richiesta disperata.
Perché non lo faceva solo per Aileen. Lui aveva bisogno di aiutarla, in ogni caso.
Per questo non riuscì a trattenere un sorriso grato quando lei poggiò le labbra sulle sue, baciandolo per la seconda volta in un giorno.
‘Grazie’ fu ciò che pensarono entrambi, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare una volta per tutte in qualcosa che forse era più grande di loro. 





 
Ci ho messo meno di un mese, vero? 
AHAHHAHA si vede, è uno schifo :( I'm sorry, sappiate solo che ci avrei messo molto meno tempo se non avessi avuto una miriade di compiti in classe ed un fratello impiccione che mi fregava il pc ogni santa sera c.c
Anyway, spero di non ricevere troppi pomodori addosso (?) e grazie a chiunque continui a leggere la storia *^*
Love you all <3



 
  
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