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Autore: crazy640    04/06/2008    47 recensioni
Salve è la mia prima ff,spero vi piaccia! Se qualcuno gli avesse detto che quello era il suo futuro,avrebbe sicuramente riso. Lui sapeva che nel suo futuro c'erano Ron,Hermione,c'era il suo lavoro da Auror... E soprattutto c'era lei. Ginny.
Genere: Romantico, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Io e te per sempre'
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-No,no e ancora no!-

La voce di Hermione risuonò secca nella stanza,interrompendo ogni possibile lamentela da parte di Harry e Ron.

-Ma perchè?-domandò insistente Harry.

-In fondo sarebbe un buon modo per rimettere a posto le cose-gli diede man forte Ron.

Hermione guardò i due uomini,seduti uno sul divano,l'altro sulla poltrona nel salotto di Privet Drive e scosse la testa,rassegnata.

-Possibile che dopo tutti questi anni ancora non hai capito che è impossibile cambiare il destino?

Anche se avessi ancora con me la Giratempo,sai benissimo che non potremmo far niente per cambiare il corso degli eventi!-ribadì Hermione.

-Quindi dovrei lasciare le cose come stanno secondo te?-le chiese Harry per l'ennesima volta.

La donna scosse la testa,paziente.

-Non ho mai detto questo!Ho solo detto che era destino che accadesse...E tu non puoi far niente per cambiare le cose-disse prima di subire l'inevitabile e prevedibile interruzione da parte del moro.

-DESTINO?Credi veramente che quello che è successo fosse già scritto?-

-Sai benissimo che non ho mai creduto a certe sciocchezze...Dico solo che forse era la sola via d'uscita possibile dopo tutto quello che era successo...Magari un pò di tempo separati vi aiuta a chiarirvi le idee-continuò Hermione.

Harry si allungò sul divano,stanco dei soliti discorsi e chiuse gli occhi,la testa sul cuscino.

-Come potrebbe aiutarci?Non vuole vedermi,non vuole parlarmi...Sembra voglia dimenticarsi che esisto-disse con la solita voce amareggiata.

-E' un pò difficile dimenticarsi della tua esistenza visto che è incinta dei tuoi gemelli-gli fece notare Ron.

Quella era la cosa che gli faceva piu' male.

Si stava perdendo la loro crescita:non era accanto a lei a seguire la gravidanza giorno per giorno.

Erano passate due settimane da quella famosa discussione e da quasi una settimana Ginny era tornata a casa da George e Luna che,prima di riospitarla in casa,avevano tentato in tutte le maniere di farle cambiare idea,ma inutilmente.

Ginny gli aveva vietato espressamente di andarla a trovare:aveva bisogno di riflettere e non ne sarebbe stata capace con lui sempre fra i piedi.

Gli permetteva di telefonarle ogni giorno,ma l'unico argomento che potevano affrontare erano i loro figli:Ginny era stata obbligata al letto per almeno un mese per cercare di sistemare i danni alla placenta che l'incidente aveva provocato.

Ogni sera,Harry le chiedeva come stava,cosa era successo quel giorno a lei e ai bambini,se c'erano novità sui piccoli e Ginny rispondeva alle domande con dovizia di particolari, rendendolo partecipe di ogni piccola cosa;ma non appena Harry provava ad affrontare l'argomento della loro situazione si chiudeva a riccio e cercava un modo per interrompere la telefonata.

L'unico che aveva il permesso di andarla a trovare sempre,ogni volta che voleva,era ovviamente Teddy.

Il piccolo poteva farsi accompagnare alla casa di Luna e George anche dopo la scuola se ne aveva voglia,ma Teddy aveva deciso di andare a trovare la zia Ginny soltanto nei fine settimana per evitare di far dispiacere suo zio.

Trascorreva con lei il fine settimana e le raccontava tutto quello che le succedeva d'importante, chiedendole notizie sui suoi fratellini e parlando come faceva sempre alla pancia.

Ed ogni volta,concludeva la visita con la solita domanda,ovvero chiedendole quando sarebbe tornata a casa.

Ginny tutte le volte,gli rispondeva "Presto".

-Vedrai che le cose torneranno a posto...In fondo la situazione non è tanto critica-gli disse Ron.

-Mi ha visto mentre Sarah mi succhiava via un labbro dalla faccia!Credi che Hermione ti perdonerebbe una cosa del genere?-gli domandò Harry riaprendo gli occhi e puntandoli sull'amico.

-Ci deve solo provare!-rispose subito la donna.

-Lo vedi!-ribattè Harry frustrato.

Di tutta la famiglia Weasley,soltanto Ron ed Hermione erano a conoscenza di quello che aveva scatenato la lite che poi era degenerata in quel modo così catastrofico.

Anche se avevano provato ad indagare,a fare domande,nessun'altro era riuscito ad ottenere risposta,nè da Harry nè tantomeno da Ginny.

-Possibile che non ci viene in mente niente per rimediare a questo casino?-domandò Ron guardando sua moglie.

-Perchè non me lo chiedi direttamente?Hermione non hai qualche idea?-gli domandò lei divertita.

Ron sorrise e alzò le spalle:ormai non aveva neanche piu' bisogno di fingere con lei.

Sua moglie era capace di capirlo dalla prima parola di una frase oppure da uno sguardo.

L'incidente aveva impedito loro di dare alla famiglia la notizia della gravidanza di Hermione.

Nel frattempo,quando le cose si erano stabilizzate e avevano avuto la certezza che Ginny fosse fuori pericolo,erano andati al San Mungo per fare una visita di controllo.

E avevano avuto la certezza che aspettavano un figlio:Hermione era talmente tesa che non avrebbe potuto reggere una delusione.

Si era attaccata a quella speranza per riuscire a resistere a tutto quello che era successo negli ultimi giorni e fortunatamente il loro sogno si era avverato:un piccolo Weasley che presto si sarebbe aggiunto a Fred Jr,Vicky,Lucy e ai figli di Ginny ed Harry.

Sarebbe venuto anche per loro il momento di gioire con tutta la famiglia,ma ora non era ancora il momento:avevano deciso di aspettare la fine del primo trimestre per essere sicuri che tutto fosse nella norma e di essere fuori dal periodo a rischio.

-Che vuol dire?Non potrei avere delle buone idee anche io?-la sfidò Ron continuando a sorridere.

-Allora tirale fuori!-lo esortò la moglie.

Harry guardò i due amici e,nonostante tutti i suoi problemi,si ritrovò a sorridere.

In quelle due settimane,se si fosse trovato di nuovo da solo come quattro anni prima era sicuro che non ce l'avrebbe fatta.

Invece Ron ed Hermione non l'avevano lasciato neanche un'attimo i primi due giorni, trasferendosi quasi a Privet Drive e prendendosi cura di lui e di Teddy.

Inoltre il piccolo sembrava essere conteso da piu' parti per non fargli sentire troppo il disagio di quella situazione:i signori Weasley sembravano incapaci di passare un giorno senza vederlo e non facevano che chiedergli di passare il finesettimana da loro alla Tana,Bill e Fleur lo venivano a prendere per fargli trascorrere qualche ora con Vicky e lo riportavano dopo cena.

Anche Seamus gli stava dando una mano,anche se era completamente all'oscuro del motivo che aveva spinto Ginny e Harry alla rottura,ma rendersi utile sembrava aiutarlo a distogliere la mente dal casino che era diventata la sua vita privata.

Nelle ultime settimane molti giornali del mondo magico riportavano molte interviste e foto di Dean insieme a Judith Rose,all'apparenza felici e impazienti di coronare "quel grande sogno d'amore" che era iniziato con la gravidanza;eppure Seamus non sembrava troppo afflitto da quelle notizie e dalle foto.

Al contrario,sembrava aver ritrovato lo spirito di sempre e aveva incominciato a sorridere come un tempo...Ma non parlava ancora di ritornare a casa sua.

E per il momento Harry non aveva nessuna fretta di mandarlo via:piu' amici aveva intorno meglio era.

-Ok ragazzi,calmatevi!-s'intromise Harry come tante volte in passato.

Ron smise di battibeccare con la moglie e si voltò a guardarlo.

-Hai veramente qualche buona idea oppure lo stai facendo solo per dar fastidio a tua moglie?-gli chiese Harry.

Ron restò qualche istante in silenzio.

-Devi farle capire quanto è importante per te-disse Ron.

-Questo l'avevo capito anche io-gli fece notare Harry.

-Aspettate...-s'intromise Hermione.

I due uomini si voltarono a guardarla e la videro persa nei suoi pensieri con i denti affondati nel labbro inferiore,come faceva sempre quando rifletteva.

Ron sapeva che c'era anche un'altra occasione in cui lei si mordeva le labbra in quel modo,ma cercò di scacciarla dalla mente e di restare concentrato sul problema.

-Hai avuto qualche idea?-le domandò Harry.

Hermione lo guardò

-Forse...Ma è rischiosa-disse mettendo subito le mani avanti.

-Quando mai questo ci ha spaventato?-le fece notare Ron.

Hermione scosse la testa.

-Qui non si tratta di rischiare la vita...Ma qualcosa di piu' importante-disse misteriosa.

Harry e Ron si guardarono e lei capì che non avevano la minima idea di cosa stesse parlando.

-Quanto sei disposto a rischiare per riavere Ginny?-gli domandò rivolgendosi ad Harry.

-Che domanda è?-le chiese il moro muovendosi sul divano.

-Rispondi!-gli intimò la donna.

-Lo sai che sarei disposto a tutto-ribattè Harry convinto.

-Anche a perdere tutti i tuoi ricordi?-

 

 

 

 

Seamus si controllò per l'ennesima volta nello specchio dell'ascensore,aspettando che questo arrivasse al piano.

Era una pazzia.

Una grande,incredibile,immensa pazzia!

Erano dieci giorni che non faceva che ripeterselo,ma finora la cosa non lo aveva fermato:ogni giorno,anche qualche notte,era andato lì incurante di quella vocina saccente che gli diceva che doveva smetterla prima di combinare qualche guaio.

L'ennesimo.

Possibile che gli errori del passato non gli avessero insegnato niente?

Le porte dell'ascensore si aprirono e lui si ritrovò su un corridoio affollato dove tutti sembravano aver fretta o essere in ritardo.

Guardò l'orologio che aveva al polso e vide che era in perfetto orario,ma si chiese quanto avrebbe aspettato questa volta.

Si avviò al banco accettazione e sorrise vedendo la donna dietro la scrivania:ormai aveva imparato a conoscerle,anche se era passato soltanto poco tempo e iniziava già ad avere le sue preferenze.

Era bionda,con i capelli raccolti in una piccola coda di cavallo e la divisa rosa che le copriva il corpo magro.

-Ciao Kathy-la salutò poggiando entrambi i gomiti sul tavolo.

La donna alzò lo sguardo e vedendolo sorrise.

-Seamus!Credevo venissi piu' tardi-gli disse chiudendo la cartella che aveva avuto fra le mani finora.

-Lo credevo anche io,ma c'è stato un cambiamento di programma.

Che succede,perche vanno tutti di corsa?-le domandò curioso sporgendosi verso di lei.

-Incidente stradale fra una macchina e un autobus.

Ci sarà parecchio da lavorare-gli disse la donna seguendo con lo sguardo una collega che si avviava verso gli ascensori.

Seamus annuì.

-Quindi dovrò aspettare parecchio,vero?-le domandò già sicuro della risposta.

Kathy sorrise.

-Questa volta sei stato fortunato.

E' nel suo studio...E per il momento non ha ricevuto nessuna chiamata-aggiunse con un tono cospiratore.

Seamus sorrise e in cuor suo si sentì sollevato.

-Allora sarà meglio approfittarne-le disse.

Poi si rialzò e le fece l'occhiolino,prima di prendere un corridoio.

Guardò con attenzione tutte le porte chiuse,come spaventato di perdere quella che gli interessava.

Per il momento era libero,ma visto quello che era successo era meglio non fare progetti a lungo termine.

Trovò la porta aperta.

Si appoggiò allo stipite della porta e fece capolino per vedere com'era la situazione all'interno della stanza:come al solito,era tutto immerso nella penombra,fatta eccezione per la piccola luce da tavolo accesa.

Una pila di cartelle mediche era sistemata su un lato della scrivania,poco distante dalla luce e, proprio sotto il cono della lampada ce ne era una aperta.

Poco distante dalla lampada c'era un piccolo aggeggio che due settimane prima non aveva mai visto in vita sua e che ora conosceva molto bene:se iniziava a suonare,tutti i tuoi piani andavano in fumo.

Un'uomo sedeva dietro la scrivania,la testa poggiata su una mano,mentre l'altra si divertiva a giocare con una matita,lo sguardo fisso sulla cartella.

Seamus,involontariamente,sorrise e bussò una sola volta sul legno della porta.

L'uomo distolse la sua attenzione dalla cartella clinica e fissò la porta,curioso e appena lo vide posò la matita sulla scrivania e gli sorrise.

-Come al solito immerso nel lavoro...-disse Seamus staccandosi dalla porta e stagliandosi con tutta la sua figura sulla soglia.

L'uomo sorrise e raddrizzò la schiena.

-Dovrò pure ingannare il tempo in qualche modo cercando di non pensare ai tuoi ritardi-gli rispose.

Seamus annuì,le mani in tasca.

-Hai intenzione di restare sulla porta tutto il tempo?-gli domandò l'uomo.

-Sarebbe un'idea originale...-

L'altro scosse il capo nascondendo un sorriso divertito e si poggiò allo schienale della sedia.

-Avanti entra e chiudi la porta.

C'è stato un incidente e non so quanto...-gli disse.

-Lo so.

Me lo ha detto Kathy-disse Seamus facendo un passo nella stanza.

Si voltò e chiuse la porta dell'ufficio,poi si diresse verso la sedia davanti la scrivania.

-Ti da fastidio?-gli domandò.

Seamus scosse la testa.

-So che è il tuo lavoro...E poi ti ho conosciuto così,no?-gli fece notare Seamus.

Lesse il cartellino che era abbandonato sulla scrivania accanto al cercapersone:Rupert Firth, assistente al terzo anno.

Lo aveva conosciuto in ospedale:due settimane prima,quando era corso in quell'ospedale babbano dopo l'incidente di Ginny.

Era entrato nella stanza con George e lo aveva trovato dentro con Ginny,intento a controllare che i punti fossero a posto.

Si erano guardati soltanto un'istante e lui non aveva dato troppa importanza a quel medico dai capelli castani e la divisa celeste.

Era troppo preoccupato per Ginny e per l'incidente per pensare ad altro.

Lo aveva incontrato qualche ora dopo,quando era andato alla caffetteria a prendere qualcosa da bere.

Se lo era trovato in fila dietro di lui alla cassa e si era accorto che anche l'altro l'aveva riconosciuto.

-Lei era nella stanza della signorina Weasley,vero?-gli aveva infatti domandato.

Seamus aveva annuito.

-E' una ragazza fortunata-aveva detto ancora lui.

-Perchè?-gli aveva chiesto.

-La sua stanza è sempre piena di gente...E'qui da neanche ventiquattro ore e non è riuscita a restare da sola neanche per cinque minuti.

Pensi che sua madre non la lascia neanche un'attimo-gli aveva detto con un leggero sorriso divertito.

Seamus aveva sorriso perchè riconosceva perfettamente l'identikit della signora Weasley in quelle parole.

-Già,sua madre è molto protettiva-aveva confermato.

Era arrivato il suo turno e aveva pagato il suo caffè,ma dopo invece di andarsene e chiudere quell'incontro,aveva aspettato che il medico pagasse a sua volta.

-Ha tempo di sedersi cinque minuti per un caffè oppure deve correre a salvare vite umane?-gli aveva chiesto.

Neanche lui sapeva perchè lo aveva fatto:era stato piu' forte di lui,un'impulso che aveva deciso di seguire,sperando di non doversene pentire in seguito.

Si era stupito ancora di piu' quando l'aveva visto sorridere leggermente e annuire.

-Tutti abbiamo bisogno di una pausa ogni tanto-aveva risposto.

Si erano seduti ad un tavolino e,ricordandosi ogni tanto di bere un sorso di caffè dai loro bicchieri,avevano passato quasi venti minuti a parlare.

Aveva saputo che si chiamava Rupert Firth,che era nato a Cotswolds,ma era dall'età di cinque anni che viveva a Londra,che era un'assistente anziano specializzato in chirurgia cardiotoracica e che era single.

L'ultima informazione era venuta fuori senza che glielo chiedesse:era stato lui che gli aveva detto che al momento nessuno lo aspettava a casa,fatta eccezione del suo gatto Sandy e delle sue coinquiline.

Quando gli aveva chiesto se era parente di Ginny,Seamus gli aveva spiegato che lui e Ginny erano grandi amici,e che per il momento lei gli aveva offerto un posto dove dormire,mentre cercava di risolvere un problema con casa sua.

-Che lavoro fai?-gli aveva poi chiesto Rupert.

Cosa doveva dirgli?

Che era uno dei piu' importanti giornalisti della "Gazzetta del Profeta"?

Sicuramente non sapeva neanche cos'era la "Gazzetta del Profeta".

-Io sono un giornalista-gli aveva detto.

In fondo era la verità.

-E per quale giornale?-

L'unico che gli veniva in mente era il giornale che Harry leggeva tutte le sere quando tornava dal lavoro.

-L'Evening Standard-

Prima che potessero dirsi altro,aveva sentito uno strano cicaleccio che aveva interrotto la conversazione.

Rupert si era portato una mano alla cintura dei pantaloni dove era attaccato una specie di timer nero.

-Che succede?-gli aveva chiesto.

Lo aveva visto alzarsi e aveva seguito il suo esempio.

-Devo andare,mi chiamano da chirurgia-aveva detto Rupert.

Cosa doveva dirgli?

Poteva chiedergli se era disposto ad un'altro caffè,oppure doveva considerare quello un episodio isolato.

-Ci vediamo domani?-gli aveva chiesto l'altro,togliendolo dal dubbio.

Seamus aveva sorriso,sollevato che anche l'altro volesse rivederlo,e aveva annuito.

Dopodichè Rupert era scappato via,proprio mentre quello strano coso si metteva a suonare di nuovo.

Così aveva preso l'abitudine di andare a trovare Ginny tutti i giorni,mettendo la scusa che voleva ricambiare la generosità con cui lei lo aveva ospitato,per poi sparire dopo neanche mezz'ora.

Avevano continuato a vedersi e aveva saputo che Rupert era l'ultimo di tre fratelli,tutti già sposati e con prole.

Rupert aveva quasi trent'anni,i capelli castani che sotto la luce del sole assumevano sfumature ramate,occhi neri che non riuscivano a nascondere nessun'emozione o pensiero,il naso dritto e con la punta all'ingiù sopra una bocca regolare e piena.

Il camice non rendeva giustizia al suo fisico:era atletico e scattante,forse per via dei turni in ospedale,e fin dai primi giorni Seamus si era chiesto cosa si nascondesse sotto quella maglia sterile azzurra a maniche corte che si sollevava leggermente ogni volta che alzava le braccia.

Era un medico stimato e viveva lontano dalla famiglia fin da quando aveva iniziato il tirocinio, fin da quando aveva detto loro della sua omosessualità;da allora lui era la pecora nera della famiglia,almeno così diceva sua madre:sarebbe stato l'unico che non si sarebbe sposato.

-Per la mia famiglia non importa quanto sei importante o stimato nel tuo lavoro,se non sei sposato non hai avuto niente dalla vita-gli aveva raccontato.

Però aveva trovato una "famiglia adottiva" nei suoi compagni di corso,i suoi colleghi:fin dal primo anno aveva iniziato a dividere un appartamento con due ragazze,che vedevano in lui un confidente e un'amico.

Seamus gli aveva parlato dei suoi genitori,morti l'anno scorso in un banale incidente aereo,dei suoi amici,che anche per lui ormai erano tutta la sua famiglia,specialmente dopo la rottura con Dean,e del suo lavoro.

Era tornato in ospedale anche di notte,durante il turno notturno di Rupert per fargli compagnia nelle pause ed era stato allora che si erano baciati per la prima volta.

Rupert gli aveva detto di aspettarlo nella stanza che usava come ufficio e lui si era addormentato sulla poltrona,la testa a stento sostenuta dalla mano destra poggiata sul bracciolo della poltrona.

Improvvisamente aveva sentito di morbido posarsi sulla fronte,scendere poi sulla guancia che non era poggiata contro la sua mano.

Aveva aperto gli occhi e aveva incontrato quelli di Rupert,piegato sulle ginocchia per essere all'altezza del suo viso.

-Devo essermi addormentato-aveva bofonchiato.

-Scusa,non credevo di metterci così tanto-aveva ribattuto Rupert.

Seamus aveva allontanato la mano dal volto e aveva fatto per sedersi meglio sulla sedia,ma fu bloccato dallo sguardo dell'uomo,fisso sul suo viso.

Senza pensarci,senza preoccuparsi di cosa sarebbe potuto succedere in seguito,aveva avvicinato il volto a quello di Rupert e aveva posato le labbra sulle sue.

La prima cosa che aveva pensato era che erano diverse da quelle di Dean.

Aveva avuto lo stesso pensiero anche la prima volta che aveva baciato Dean:anche allora aveva fatto il paragone con le sue labbra e quelle di Jason.

Le labbra di Rupert erano piu' calde,poi morbide,e si erano schiuse subito sotto le sue.

La mano destra dell'uomo era salita fino a fermarsi sulla sua guancia sinistra,restando immobile, come se avesse trovato il posto dove doveva stare.

Aveva sfiorato ancora una volta le sue labbra finchè non aveva reso piu' audace il bacio,facendo sfiorare la lingua con il labbro inferiore di Rupert.

Prima che potesse succedere altro era suonato quel dannato cercapersone.

Rupert si era staccato da lui lentamente,malvolentieri,e aveva abbassato lo sguardo sul cercapersone per vedere da dove veniva la chiamata.

-Pronto soccorso-gli aveva detto.

Seamus annuì.

-Ti aspetto qui-aveva risposto tranquillo.

Rupert si era alzato e aveva sorriso leggermente divertito.

-Allora quando torno ti porto un caffè...-

-Ok,ma cerca di non svegliarmi-aveva scherzato Seamus.

Rupert aveva riso e prima di andarsene si era chinato un'altra volta su di lui e gli aveva dato un bacio veloce sulle labbra.

Da allora si erano visti anche fuori dall'ospedale:ormai non aveva piu' la scusa di Ginny,ma era evidente che non serviva piu' una scusa per andarlo a trovare.

Erano andati in un pub e lui aveva cercato di comportarsi il piu' possibile come un babbano e sembrò esserci riuscito,visto che a fine serata,Rupert lo invitò a casa sua.

In altri momenti avrebbe accettato di corsa,ma non adesso:Harry era a pezzi per la rottura con Ginny e lui non poteva lasciarlo solo.

Certo c'erano Ron ed Hermione,ma se non avesse fatto il suo dovere di amico se ne sarebbe pentito.

Quindi aveva cercato di spiegare la situazione a Rupert e aveva reclinato l'invito.

Lui sembrava aver capito:in fondo l'amicizia era un valore importante anche per Rupert.

-Non sono un pò troppe quelle cartelle?-gli domandò Seamus mettendosi a sedere di fronte a lui.

Lo vide alzare le spalle.

-Qualcuno deve pur compilarle...Ed io ho il brutto vizio di farle accumulare,così mi ritrovo a doverle fare tutte insieme-gli disse.

-Giornata pesante?-chiese Seamus.

Rupert mosse il collo a destra e a sinistra cercando di sciogliere i muscoli addormentati.

-Ho assistito ad un intervento e poi mi hanno sbattuto in pronto soccorso.

E per chiudere questa giornata di tutto riposo,c'è stato l'incidente-gli raccontò.

Seamus si alzò e aggirò la scrivania,mettendosi alle spalle dell'uomo e posando entrambe le mani sulle spalle di Rupert.

L'uomo non disse nulla,rimase immobile e si rilassò soltanto quando le dita di Seamus presero a massaggiargli i muscoli doloranti.

-Sei un fascio di nervi-gli disse.

-Prova tu a stare tre ore fermo cercando di tendere il collo piu' possibile per guardare dentro il torace di un'uomo-gli disse Rupert.

Subito Seamus scosse la testa.

-No grazie non ci tengo proprio-ribattè facendo ridere l'altro.

Restarono in silenzio qualche istante,godendo semplicemente della compagnia dell'altro:erano in ospedale e Rupert poteva essere chiamato da un momento all'altro,quindi quei minuti erano preziosi come oro.

-Quindi non c'è proprio speranza di farti uscire di qui?-gli chiese Seamus.

L'altro scosse la testa.

-Mi restano ancora quattro ore,a meno che non mi blocchino con qualche intervento,poi sarò libero per dodici ore:non vedo l'ora di arrivare a casa e dormire.

Perchè che avevi in mente?-disse Rupert,chiudendo gli occhi.

Seamus abbassò la testa verso di lui e posò le labbra su quelle dell'uomo,incontrando subito la sua risposta pronta.

Continuarono a baciarsi in quella posizione strana finchè non furono interrotti.

Questa volta era il suono di un cellulare.

Seamus riconobbe la sua suoneria e si staccò da Rupert,pronto a rispondere,dopo aver scorto il nome sul display.

-Pronto Hermione?-disse.

Restò in ascolto sentendosi addosso lo sguardo di Rupert.

-Sei sicura che sia l'unica soluzione?...No,Herm non mi sto tirando indietro,è solo che conosco quel...-domandò poi togliendo le mani dalle spalle dell'uomo e allontanandosi di qualche passo.

Restò ancora qualche istante in ascolto e alla fine annuì.

Un brivido gli era sceso lungo la schiena non appena Hermione aveva pronunciato il nome dell'incantesimo che volevano fare a Harry.

Non lo aveva mai visto fare a nessuno,nè tanto meno lo aveva fatto di persona,ma sapeva cosa succedeva durante quell'incantesimo e non gli piaceva l'idea che un suo amico ne fosse vittima.

-Ok,va bene,arrivo fra poco...Ah,Hermione non sarà pericoloso?-le domandò passandosi una mano fra i capelli perfettamente in ordine.

La risposta che ricevette era quella che si aspettava.

-Arrivo prima che posso-disse chiudendo la chiamata.

Mise il cellulare in tasca e si voltò verso Rupert che lo guardava con aria curiosa e preoccupata allo stesso tempo.

-Va tutto bene?-gli domandò infatti.

Seamus annuì,anche se non ne era veramente convinto.

-Scusami,ma devo andare...-gli disse.

Rupert si alzò dalla sua sedia e gli venne vicino.

-E' successo qualcosa?-gli domandò.

Il biondo scosse la testa,per cercare di tranquillizzare lui e se stesso.

Che veniva in mente ad Hermione?Era un esperimento che non avevano mai fatto prima e per quando lei fosse una fra le maghe piu' dotate era comunque un rischio.

E se qualcosa fosse andato storto?

Non voleva neanche pensarci.

-No,niente...E' soltanto che Harry ha bisogno di me e quindi devo andare...-gli disse.

Rupert annuì poco convinto,facendo sorridere Seamus.

-Ehi,non dirmi che sei geloso...-lo provocò.

-Ma che dici!Vai altrimenti farai tardi-lo esortò poi cambiando discorso.

Seamus annuì e fece per avvicinarsi alla porta,poi si ricordò di quello che avrebbe visto di lì a poco e tornò indietro.

Gettò le braccia al collo di Rupert,lasciandolo l'altro completamente spiazzato.

-Seas che...-

-Stringimi...Ho bisogno solo di questo adesso-disse Seamus nascondendo la faccia sulla sua spalla.

Anche se l'incantesimo sarebbe stato fatto su Harry avrebbe colpito anche lui,Ron ed Hermione e Seamus non era ancora sicuro di essere pronto.

Sentì le braccia di Rupert stringersi attorno alla sua vita e avvicinarlo di piu' contro il suo corpo, esaudendo la sua richiesta.

-Vuoi dirmi che sta succedendo?-gli domandò con voce preoccupata.

Seamus,la testa sulla sua spalla,scosse il capo.

Lo aspettavano,doveva andare.

Si sciolse dall'abbraccio e si schiarì la voce.

-Scusa...è che sono stati giorni pesanti:l'incidente,il lavoro...-mentì.

-Sei sicuro di stare bene?-gli domandò ancora Rupert.

Proprio mentre Seamus annuiva,il cercapersone sulla scrivania si mise a suonare,intromettendosi come sempre fra loro due.

-Dannazione!-imprecò Rupert.

-Tanto dovevo andare via lo stesso...-gli ricordò Seamus.

Rupert annuì,ma non accennava a lasciare la sua mano.

-Ascolta,a qualunque ora tu riesca a liberarti voglio che mi raggiungi a casa-gli disse.

-Ma non avevi detto di dover restare in ospedale?-gli chiese Seamus.

-Ci sarò-aveva ripetuto Rupert.

Per un'istante sembrò di rivivere la sua storia con Dean,con lui che lo pregava di tornare e l'altro che si faceva aspettare e alle volte non arrivava mai.

Soltanto che questa volta si erano invertiti i ruoli.

Ma lui non aveva nessuna voglia di fare la parte del cattivo.

-Dammi l'indirizzo-gli disse serio.

Il cellulare di Seamus prese a squillare un'altra volta mentre Rupert si chinava sulla scrivania per scrivere l'indirizzo su un post-it.

Sapeva già chi lo chiamava,anche senza guardare il display.

-Hermione sto arrivando!-disse chiudendo la chiamata subito dopo.

Rupert si voltò e gli diede il bigliettino,dopodichè lui e Seamus si salutarono e ognuno corse verso il proprio appuntamento.

 

-Allora?-le domandò Ron,lo sguardo fisso su di lei.

-Ha detto che sta venendo...Dobbiamo aspettare-rispose la donna.

Ron la guardò qualche istante prima di annuire.

Non era ancora sicuro che quella fosse la soluzione migliore per risolvere il problema di Harry,ma l'amico sembrava aver accettato la proposta di Hermione senza paura,senza timore delle possibili conseguenze.

-Tu credi che sia l'ultima cosa da fare?-le domandò dando voce ai suoi dubbi.

Hermione guardò suo marito e scosse la testa,incerta.

-No,non lo so...Ma Harry è convinto;crede che sia la sola cosa possibile-gli disse.

-E secondo te,Ginny lo perdonerà?-chiese ancora Ron.

-Come posso saperlo io?-gli domandò piccata la moglie.

Ron la guardò sorpreso da quella risposta e lei scosse la testa.

-Scusa...Sono nervosa.

Sto cercando di ripassare tutte le fasi dell'esperimento per essere sicura di non sbagliare niente...Non posso neanche pensare all'eventualità se dovessi sbagliare qualcosa-disse tesa.

Ron le andò vicino e le coprì le spalle con un braccio,cercando di consolarla.

Le posò un bacio sulla fronte e le ravviò i capelli cercando di infonderle un pò di coraggio,quel coraggio che mancava anche a lui.

-Andrà tutto bene...Tu sei una maga formidabile e riuscirai a risolvere anche questo problema-le disse accarezzandole le spalle.

Proprio in quel momento Seamus si materializzò nella cucina,interrompendo quel momento d'intimità.

-Eccomi-disse.

Ron si staccò leggermente da Hermione e entrambi fissarono il nuovo arrivato.

-Harry dov'è?-domandò Seamus.

-E' nel suo studio,sta cercando qualcosa...Credo sia il suo modo per prepararsi all'incantesimo- gli disse Ron.

-Siete sicuro di quello che stiamo per fare?-chiese Seamus.

Hermione e Ron scossero la testa.

-Ma è quello che vuole Harry...Anzi è meglio che cominciamo altrimenti finisco per cambiare idea e tirarmi indietro-disse Hermione.

I due uomini annuirono e tutti e tre espirarono forte,poi uno dietro l'altro uscirono dalla cucina.

 

 

 

Erano giorni che si comportava in modo strano.

Dall'incidente di Ginny.

George non riusciva a capire che cosa c'era di diverso,eppure era sicuro che qualcosa turbava i pensieri di Luna:durante il giorno era distante e sempre immersa nei suoi pensieri,e la notte si muoveva continuamente nel letto,senza riuscire a prendere sonno e svegliando lui.

-Si può sapere che succede?-si decise a domandarle.

-Niente,cosa vuoi che succeda...-

George la guardò e dopo un'attimo di incertezza,le si avvicinò,la prese per mano e la fece sedere sul divano.

C'era qualcosa che la turbava,ma che stranamente non voleva dividere con lui.

Ma la cosa che piu' lo preoccupava era la mancanza dell'anello di fidanzamento all'anulare della mano destra,dove era stato fin dal giorno di San Valentino.

Luna lo seguì docile fino al divano e si sedette accanto a lui,lo guardò voltarsi e metterlesi di fronte per guardare il suo viso e restò in silenzio,aspettando che fosse George a parlare per primo.

-Ti conosco troppo bene per capire che c'è qualcosa che ti preoccupa.

Stamattina mi sono svegliato per colpa dei tuoi calci e ho un livido grande come un pugno sopra la coscia sinistra,sempre per colpa dei tuoi movimenti notturni-le disse.

Luna assunse un'espressione dispiaciuta.

-Mi dispiace,non lo sapevo-gli disse.

George scosse la testa.

-Non è questo il punto!

Non mi da fastidio che tu mi prenda a calci la notte o che non mi lasci dormire perchè non fai altro che girarti e tirare le coperte.

Sono disposto anche ad andare al lavoro pesto e con l'aspetto da zombie,ma devo sapere che cosa c'è che non va-le disse serio.

La vide abbassare lo sguardo per qualche istante,come se si sentisse in colpa per quelle parole, poi i suoi occhi d'argento tornarono a posarsi sul suo viso.

-Hai ragione-gli disse.

George annuì e restò in silenzio.

-C'è qualcosa che non mi fa dormire-gli disse.

-Ha a che fare con il fatto che non porti piu' l'anello di fidanzamento?-le domandò.

Luna si mosse sul divano e infilò una mano nella tasca dei pantaloni,tirando poi fuori l'anello e mostrandolo a George.

-L'ho sempre portato addosso,solo che era nascosto alla vista-gli disse con un leggero sorriso.

Sì,ma perchè non al dito?-le domandò senza capire.

Luna annuì e gli prese una mano prima di cominciare a parlare.

-L'incidente di Ginny è stato devastante per me...Lei è la persona che mi è stata vicino fin dall'inizio,anche quando tutti gli altri mi ritenevano strana e fuori di testa.

Lei invece,se ne è fregata di tutte le voci ed è diventata mia amica...Senza di lei io non ti avrei conosciuto e ora non saremmo qui-disse parlando lentamente.

George l'ascoltò in silenzio,attento.

-Quando poi l'ho vista in quel letto d'ospedale mi sono trovata a pensare a te-gli disse incontrando il suo sguardo.

-A me?-chiese George.

Luna fece un piccolo cenno affermativo con il capo.

-Mi sono chiesto come mi sarei sentita se ci fossi stato tu al posto di Ginny.

Se un giorno come sempre fossi uscito per andare al negozio e poi,un paio d'ore dopo,avessi ricevuto una telefonata come quella di Harry.

Che avrei fatto?-gli disse con voce estremamente seria.

George la guardò e cercò di intuire la risposta dai suoi occhi,ma questa volta non ci riuscì.

-E cosa hai scoperto?-si trovò costretto a chiedere.

La donna non rispose subito,lasciando crescere il senso di disagio che si era insidiato poco sopra la bocca dello stomaco di George.

-Mi sono resa conto che se ti dovesse succedere qualcosa ne morirei-gli disse alla fine senza guardarlo in volto.

Un sospiro di sollievo uscì involontariamente dalle labbra di George:aveva pensato alle peggiori catastrofi e invece lei aveva passato tutto quel tempo a struggersi per paura di perderlo.

Le si avvicinò sul divano e le accarezzò il viso con la mano destra.

-Credi che per me sarebbe diverso?-le domandò quando i loro sguardi si incontrarono.

Luna scosse subito il capo.

-No,non è questo!Non ho mai avuto dubbi su di te;però quella è stata la prima volta che mi sono resa veramente conto che potevo perderti...E non per colpa dell'orgoglio o della gelosia,ma per qualcosa che non dipendeva da noi-gli spiegò.

-Non possiamo farci niente,lo sai vero?-le disse George.

Luna annuì.

-Però possiamo cambiare quello che dipende da noi-disse poi.

George aggrottò le sopracciglia.

-Che vuoi dire?-chiese confuso.

Luna sorrise e dopo aver tolto la mano dalla sua,vi lasciò cadere dentro l'anello.

George rialzò lo sguardo su di lei e la vide sorridere.

-Chiedimi quello che mi hai chiesto a San Valentino-gli disse.

Lo sguardo di George saettava dalla sua mano aperta su cui giaceva l'anello e il viso di Luna che lo guardava fiducioso.

Non era uno scherzo,lo sapeva...Questa volta si giocava pesante.

E lui non aveva nessuna intenzione di tirarsi indietro.

Prendendo la mano sinistra di Luna,scivolò dal divano mettendosi in equilibrio su un ginocchio.

Affondò lo sguardo in quello di Luna e strinse l'anello fra due dita,tendendolo verso di lei.

-Luna Lovegood,vuoi sposarmi?-le domandò con voce tesa.

Non avrebbe sopportato un'altro rifiuto,ma c'era una speranza in piu' visto che era stata lei a dirgli di fare la proposta.

Luna restò in silenzio per un tempo troppo lungo per i suoi gusti,lo sguardo nel suo e la mano stretta in quella di George.

-Certo che ti sposo.George Weasley-gli disse alla fine.

Prima ancora di rimettersi in equilibrio,George si fiondò su di lei,incollando le labbra a quelle della donna.

Le sue braccia si strinsero attorno al collo di Luna,mentre alle sue orecchie arrivava la risata della donna.

Si staccò da lei quel tanto che bastava per permettergli di vedere il suo volto e sorrise.

-Non puoi piu' tirarti indietro,lo sai vero?-le domandò sorridendo.

-Non ne ho la minima idea...Ti amo-gli disse seria.

-Mai quanto me-

Posò di nuovo le labbra sulle sue e stava per approfondire nella maniera giusta il bacio,quando sentì un crack improvviso nella stanza.

Si staccò da Luna e vide Ron a pochi metri di distanza da loro.

-Non potevi scegliere momento peggiore-gli disse scherzoso.

Ma si accorse subito che Ron non era in vena di scherzi:aveva un colore terreo in volto e sembrava aver passato tutta la notte in piedi.

-Ron va tutto bene?-gli domandò.

L'altro scosse la testa.

-Non ho passato una bella giornata...-disse l'altro.

George fece per parlare,ma Ron l'interruppe.

-Ho bisogno di vedere Ginny,è in camera sua?-gli domandò.

George annuì e prima ancora che potesse aprire bocca,Ron si era avviato verso la scala che portava al secondo piano.

Il rosso si voltò verso Luna e scosse le spalle.

-Chissà che gli è preso...-commentò.

-Ascolta,siediti un'attimo-gli disse la donna seria.

George ubbedì e prese di nuovo la mano di Luna fra le sue:ancora non credeva che lei avesse accettato di sposarlo.

-Vorrei che tu facessi una cosa per me-gli disse seria.

-Qualunque cosa-iniziò lui.

-C'è una persona che deve sapere del nostro matrimonio...-cominciò Luna.

George capì subito a chi si stava riferendo e strinse ancora di piu' la mano di lei fra le sue.

-Tu credi?-le chiese timoroso.

Luna annuì.

-Justin deve sapere del nostro matrimonio...

Voglio che sia presente-disse ancora Luna.

George restò in silenzio per qualche istante,colpito dalle parole della donna,poi incontrò di nuovo il suo sguardo e la guardò timoroso.

-Non possiamo tenerglielo nascosto-disse ancora Luna.

-Ma sei sicura che non sarà un problema per te?-chiese George.

La donna scosse la testa.

-Lo è stato finora?-gli chiese di rimando lei.

Questa volta fu lei a scuotere la testa.

-Allora non lo sarà neanche adesso-

George si avvicinò alla donna e senza dire niente le posò la testa sulle ginocchia.

Sapeva che era la cosa giusta da fare,ma non era sicuro di avere il coraggio.

 

 

 

Ginny era in lacrime.

Non riusciva a smettere di piangere,anche se ci stava provando con tutte le sue forze.

Guardò di nuovo quel piccolo cd che Ron le aveva portato e che lo aveva sconvolto come mai prima e le lacrime scesero piu' copiose dalle guance.

Dannati ormoni!La facevano sembrare una mammoletta.

Rimise il cd nel lettore dvd e fissò di nuovo la televisione che George e Luna avevano messo davanti al letto.

Il dvd partiva subito senza menu' o intervalli.

La prima cosa che sentiva erano le note di "Just like Heaven" dei Cure,la canzone che Harry le aveva dedicato.

C'erano poi delle scene confuse,frammentate:ricordi indiretti,ricevuti da altre persone.

Vedeva quelli che dovevano essere James e Lily con un bambino di neanche un'anno,sorridenti e senza neanche l'ombra di un problema.

Poi le immagini cambiavano e così la musica:subito si sentiva "Everyday I love you less a less" e vedeva Privet Drive come doveva essere un tempo,con gli zii di Harry e suo cugino.

Aveva visto tutto quello che il piccolo Harry aveva sopportato durante gli anni dell'infanzia,il ripostiglio in cui era costretto a vivere,i primi goffi tentativi involontari con la magia e infine l'arrivo di Hagrid.

Era così indifeso che aveva ripreso a piangere come una fontana:non aveva mai saputo quello che era stato costretto a sopportare a casa Dusley,non aveva mai voluto fare domande perchè il ragazzo e poi l'uomo che conosceva non aveva nulla a che fare con quella famiglia.

Ma vedere come lo avevano trattato le aveva fatto ribollire il sangue nelle vene per la rabbia;se solo li avesse avuti vicino li avrebbe schiantati senza pensarci troppo.

Poi era arrivata la magia nella vita di Harry.

Accompagnata da "It's a kind of magic" era iniziata la sua vita ad Hogwarts,con l'incontro fra Harry e Ron nello scompartimento dell'Espresso,con suo fratello che aveva il viso sporco e gli occhiali di Harry tenuti miracolosamente insieme da un pezzo di adesivo.

L'incontro con Hermione,l'arrivo al castello,la prima volta che Draco e Harry si erano incontrati e infine lo Smistamento.

Tutto quello che era successo in quel primo anno,fino al primo incontro con Voldemort.

Poi le immagini cambiavano e ad accompagnare la fuga di Harry dalla casa dei Dusley c'erano le note di "My Generation",fino all'arrivo alla Tana e il loro primo incontro.

A guardarsi adesso non si riconosceva piu' in quella ragazzina che arrossiva al solo guardarlo:e pensare che ci avrebbe fatto anche altro.

I ricordi le avrebbero mostrato tutta la vita di Harry,tutto quello che aveva vissuto senza tralasciare nulla:dalla prima partita di Quiddicht,alla cotta per Cho Chang,a quella notte che aveva passato in infermeria senza ossa del braccio,al Ballo del Ceppo,al suo primo bacio fino al loro primo bacio,passando per la Coppa TreMaghi e la morte di Sirius.

Tutto.

Anche i tre anni che aveva passato lontano da lei.

Aveva sempre voluto sapere quello che realmente era successo e adesso che lo sapeva,come per tutto il resto del dvd,non aveva saputo smettere di piangere.

Il sottofondo musicale che accompagnava il dvd dal momento in cui nei suoi ricordi compariva anche lei erano due canzoni: "Stuck on You" e "It's All Coming Back".

Anche in questo caso c'erano tutti i ricordi della loro vita insieme fin dallo scorso novembre,fino a quel pomeriggio di due settimane prima.

Negli ultimi ricordi,quelli che riguardavano anche Sarah le avevano fatto chiarezza:sentire le parole dai diretti interessati,sapere quello che realmente si erano detti e quello che era successo poco prima di quel bacio era stato importante per lei.

Se fosse arrivata anche due minuti prima,quel bacio non sarebbe mai avvenuto...Non ci sarebbe mai stato l'incidente e lei ora sarebbe stata con lui.

Il dvd si concludeva con il ricordo di Harry del suo incidente.

Poi sfumava come se fosse fatto di fumo,impalpabile.

Quando Ron glielo aveva dato,le aveva spiegato che Harry con quell'incantesimo si era privato completamente di tutti i suoi ricordi.

Ora lui non aveva piu' nessun ricordo di chi fosse,non riconosceva piu' nessuno attorno a lui e li aveva quasi aggrediti quando li aveva visti accanto a lui alla fine dell'incantesimo.

Al sentire quelle parole,Ginny aveva fatto per mettere un piede a terra:voleva andare da Harry,sicura che l'avrebbe riconosciuta,che almeno di lei si sarebbe ricordato.

Ma Ron l'aveva bloccata immediatamente.

-Harry mi ha ordinato di fermarti.

Ha detto che devi riflettere attentamente su quello che vedrai e che soltanto quando sarai sicura di quello che provi per lui devi tornare.

Non vuole che tu torni perchè ti senti in colpa o perchè hai paura per lui...-le aveva detto suo fratello.

-Ma come faccio a sapere se...-aveva risposto con un nodo in gola.

Lei lo sapeva già quello che voleva:voleva tornare a casa,da Harry e Teddy e dimenticare questi giorni passati come se fossero stati un brutto sogno.

-Non preoccuparti per lui...C'è Hermione che si sta occupando di Harry-rispose Ron.

-Ma non ha proprio nessun ricordo?-gli aveva chiesto ancora Ginny.

Ron si era passato le mani fra i capelli e aveva scosso la testa.

Era ancora sconvolto per quello che aveva visto e per lui era una fatica anche solo parlarne.

-Ne ha uno solo.

E' da lì che la sua memoria dovrà ricominciare a formarsi-le disse Ron.

Ginny aveva annuito e si era asciugata gli occhi con il dorso della mano destra,neanche avesse ancora cinque anni.

-Qual'è?-gli aveva chiesto.

Ron l'aveva guardata con uno strano sguardo e per qualche istante era rimasto in silenzio.

-Non lo immagini?-le aveva domandato poi.

Ginny aveva allora iniziato a scavare nella memoria fra tutti i ricordi che aveva visto scorrere nel dvd e si accorse che ce ne era uno che mancava:il loro primo incontro sulla banchina del binario 9 e tre quarti.

-Dimmi che Hermione ce la farà-lo aveva quasi supplicato.

-Questo non posso farlo-aveva detto suo fratello.

Dopodichè se ne era andato:sarebbe tornato da Harry per vedere come stavano andando le cose.

Cosa poteva fare?

Non le restava altro da fare che aspettare.

Harry le aveva dato la piu' grande dimostrazione d'amore possibile:l'aveva resa la custode di tutti i suoi ricordi,anche quelli che riguardavano i suoi genitori,quei pochi importanti ricordi con Sirius,quelli umilianti con i Dursley e della sua vita dopo la Battaglia e quelli dolorosi con Voldemort.

Non poteva chiedergli altro.

Non aveva bisogno di altro

 

 

Salve a tutti!!!!

Chiedo scusa in anticipo se non risponderò ai vostri commenti ma sono veramente distrutta!Prometto che rimedierò cn il prox capitolo.

Allora:i ricordi...Perchè proprio i ricordi?

Per me i ricordi sono quello che un'uomo ha di piu' importante nella vita: ti danno un passato,un'identità,anche una casa.

Se si perde quelli,si perde sè stessi.

Quindi donando i suoi ricordi,Harry dona completamente sè stesso.

Le canzoni usate nel capitolo sono:"I will show you love"di Kendall Payne per il titolo,"A kind of magic"dei Queen,"It's all coming back" di Celine Dion,"My Generation" dei The Who,"Just like heaven" dei The Cure.

Chiedo scusa per eventuali errori di ortografia e di battitura e ringrazio tutti coloro che recensiranno e leggeranno questo capitolo.

Chiedo ancora scusa x nn ringraziare personalmente chi a lasciato una recensione nello scorso capitolo,ma è stata una giornata lunga e pesante!Prometto che recupero!

Bene,x il momento è tutto,vi saluto e vi do appuntamento al prox chap

"Won't go home without you-Due mesi dopo"

Baci,Eva

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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