Questa One-Shot l'ho ritrovata su un vecchio cd ^_^. Risale circa ad un anno e mezzo fa e infatti non è scritta nel migliore dei modi, e me ne scuso ;_;.
"C'è qualcosa che mi sfugge..."
disse Sanae sottovoce, quasi come se parlasse a se stessa.
Yukari, sua amica più cara, nonchè confidente, le si fece vicino e la fissò
insistentemente negli occhi, elemosinando spiegazioni.
"Sei strana, Sanaechan. Troppo strana. Lo sei da una settimana circa"
disse indicando il pesante piumone che avvolgeva l'amica come un involtino un
pò troppo grosso. "Per di più te ne stai chiusa in casa in una giornata
primaverile così bella e coperta come se fossi nuda al polo nord!" la
ragazza si alzò di scatto dalla sedia ed aprì in un unico gesto le tende della
camera.
Un fascio di luce si insidiò nella penombra della stanza e Sanae sbattè gli
occhi più volte prima di riuscire a mettere a fuoco gli oggetti.
Tre giorni, per tre lunghi giorni si era data per malata, chiusa in quel
cantuccio buio e freddo.
Il tempo non era di certo caldissimo, ma un sole accecante ricopriva l'intero
paese di Fujisawa e un pò tutti sembravano completamente rinvigoriti da questo
primo spazzo primaverile.
"A scuola cominciano ad essere sospettosi" riprese l'amica, sedendosi
sulla sponda del letto, volutamente disfatto "Non puoi continuare a fare
l'assenteista. Parla chiaro, Sanae. Malata non sei, anche se lo sembri. Sputa il
rospo una volta per tutte!"
L'amica alzò gli occhi lucidi in sua direzione. Stava per piangere, lo si
poteva capire guardandola anche solo per un attimo.
Yukari, maledicendo la sua tempra aggressiva, le circondò le spalle con un
braccio e le diede un lieve scossone.
"E' per Tsubasa, nh? Sei triste perchè parte?"
Sanae annuì lievemente. L'amica strinse la presa e accostò la guancia contro
la sua "Ieri mi dicesti che non ti importava più nulla, no? Che ormai te
ne eri fatta una ragione..."
"Oh Yukari, ma ti pare possibile!" esclamò la ragazza, mettendosi
dritta con la schiena e arricciando le labbra sofferente "Io non voglio che
parta, mi sembra palese!"
Yukari si passò una mano tra i capelli e scosse la testa.
"Allora mi spieghi perchè ieri sera non sei venuta alla festa d'addio che
gli avevamo preparato al club?"
"Avevo da fare..." rispose Sanae con fare tutt'altro che convincente.
Yukari alzò gli occhi al cielo e continuò "E mi spieghi sopratutto
perchè tra neanche mezz'ora lui partirà per l'aereoporto, noi andremo a
salutarlo, e tu sei ancora tutta imbacuccata nel tuo pigiama come se avessi la
peggiore delle influenze?"
La ragazza non rispose, ma fissò insistentemente un punto morto della sua
stanza.
In un primo momento odiò Yukari. Ebbe il malsano istinto di cacciarla fuori da
casa sua e tornare a dormire per chissà ancora quanti giorni, senza dover
pensare a nulla.
La sua più grande fortuna era stata che, per un lutto, i suoi genitori si erano
dovuti allontanare da casa per qualche giorno. Suo fratello minore non aveva
particolari pretese ed era abbastanza ometto da potersela cavare da solo.
Così aveva deciso di rintanarsi in camera sua a rimurginare sul passato e a
maledire se stessa per essersi illusa di poter vedere qualche progresso in
*rapporti umani* da quello stupido di Tsubasa.
Avevano condiviso parte dell'adolescenza insieme, lunghe chiacchierate e momenti
importanti della loro vita fino a quel momento.
E ora lui andava via. Come se fosse la cosa più semplice del mondo. Salutare
tutti sorridendo e prendere quell'aereo. Senza rivedersi chissà per quanto
tempo.
Lettere, telefonate, stupidi abbagli che ti illudono in maniera crudele e
spietata. Tsubasa non sarebbe tornato. Non ora che il suo sogno si stava
realizzando e che l'egregio uomo dalle mille risorse, Roberto Hongo, era
arrivato in salvo del povero orfanello rimasto in patria col rimpianto del
Brasile.
Era stato tremendo constatare quanto Tsubasa possa essere indelicato. Non si era
mostrato minimamente dispiaciuto della sua imminente partenza, nè tantomeno di
non poterla più rivedere.
Si comportava come al solito, anzi in ogni sua frase risuonavano echeggianti le
parole *Brasile* e *partenza*.
Sanae aveva deciso di chiudere quel capitolo della sua vita con la forza. Niente
addii strappalacrime, niente false promesse, niente sorrisi di convenienza.
"Porgi i miei migliori auguri a Tsubasakun, Yucchan" disse acida,
salendosi il piumone sino alla testa.
L'amica prese quel gesto come una richiesta di essere lasciata in pace così,
silenziosamente, si alzò.
Osservò il groviglio di coperte con disappunto ma preferì non dire altro,
afferrò le sue cose e si chiuse la porta alle spalle.
Sanae emerse nonappena sentì Yukari salutare suo fratello e la porta d'ingresso
aprirsi. Seguì l'amica con lo sguardo finchè non uscì completamente dalla
visuale della sua finestra.
Mille pensieri controversi le vorticarono nella mente.
Si sentì stupida, forte, razionale e fragile, tutto in meno di dieci secondi.
Osservò l'orologio.
L'aereo sarebbe decollato alle 18 e 30 in punto. Ed erano da poco passate le 17.
Una forte voglia di fiondarsi fuori casa verso la prima navetta disponibile le
balenò il cervello. Sospirò sconsolata rendendosi conto che la sua forza di
volontà si stesse infrangendo poco a poco.
Non voleva dare nè a Tsubasa nè agli altri la soddisfazione. Voleva che
Tsubasa imparasse una volta per tutte che il suo atteggiamento infantile aveva
rovinato tutto.
Eppure una vocina remota nel suo cuore la incitava a correre, più veloce che
poteva, verso l'aereoporto.
La sua parte razionale e irrazionale si combattettero in una lunga battaglia,
alla fine la vocina incitante ebbe la meglio.
Sgusciò in un lampo fuori dalle coperte e si chiuse in bagno, cercando di
domare la chioma dopo tanti giorni di abbandono. Infilò la prima tuta che aveva
abbandonata sulla sedia e schizzò fuori casa, lasciando suo fratello
sbigottito.
Uscì in strada e si diresse più veloce che poteva alla stazione dei taxi
guardando insistentemente l'orologio. Fortuna volle che addocchiò un taxi
libero e, dopo neanche 15 minuti, si trovava il vetro della porta scorrevole
dell'aereoporto a dividerla dalla folla che lo intasava.
Strinse i pugni, più decisa che mai ed affrontare il suo destino e avanzò con
cautela oltre la porta. Il brusio elevato che la attorniava le fece perdere la
cognizione per qualche minuto, vagò con sguardo perso nell'enorme sala,
cercando di identificare gli amici.
Stava quasi per rinunciare quando una mano le si appoggiò sulla spalla
facendola sobbalzare di spavento.
"Sanaechan..?" lei si voltò con occhi sgranati. Tsubasa le apparì
davanti, con un sorrisino incerto e un grosso zaino sulle spalle.
Lei sorrise di rimando sentendo un fastidioso grappo allo stomaco
"Tsu...Tsubasakun...temevo fosse troppo tardi..."
Lui alzò le spalle "Ti sbagliavi. L'imbarco c'è tra mezz'ora" e
indicò il grosso orologio elettrico che sovrastava il tabellone delle
destinazioni.
Il silenzio più imbarazzante cadde sui due. Tsubasa si grattò l'estremità del
ciuffo e guardò altrove "Che...ne dici se ci sediamo un pò?"
La ragazza annuì e lo seguì docilmente.
La folla intorno sembrava schiudersi al loro passaggio. Sanae si sentì come se
protetta da una barriera e per poco le gambe non le cedettero quando raggiunsero
i sediolini impolverati, disposti in una fila linghissima.
"Sei emozionato?" Tsubasa la guardò stranito prendendo posto accanto
a lei "per la partenza, intendo"
Il viso del ragazzo si illuminò "Non sai da quanto aspetto questo momento
Sanaechan! Tutto sembra troppo perfetto. La partenza, il mio arrivo lì. E poi
credevo non venissi a salutarmi, invece sei qui!"
Lei lo guardò in viso e una fitta le attraversò lo stomaco a vederlo così
entusiasta "Tutto quello che fai è sempre troppo perfetto, capitano"
Tsubasa si adombrò e si fermò a riflettere qualche secondo. "Non è
vero" assentì con rammarico "Può sembrarlo ma non lo è"
Il silenzio calò nuovamente. Tsubasa giocherellò per interminabili minuti con
le cinghie del suo zaino poi si decise a parlare "Ti ho cercata, in questi
giorni. Capisco che ormai non siamo più compagni di classe ma..."
"Sono stata ammalata" esclamò Sanae con voce stridula.
"Molto strano..." continuò il ragazzo osservandole le mani
"...tuo fratello mi ha giurato che tu non fossi in casa"
La ragazza si sentì tremendamente colpevole. Aveva obbligato il fratello a
raccontare a chiunque la cercasse, salvo Yukari, che lei fosse uscita.
Oggettivamente che Tsubasa l'andasse a far visita era l'ultima cosa che si
aspettava "Credo che sia quasi ora, capitano. Il tuo aereo parte tra non
molto".
Fece per alzarsi, ma la mano del ragazzo la bloccò con forza costringendola a
voltarsi. Lui aveva un'espressione stranamente seria e la presa le indolenzì il
polso.
"Mi mancherai molto, Sanaechan"
Quelle parole furono come una doccia ghiacciata. La ragazza ostentò
un'espressione meravigliata ma si rese conto di avere la gola completamente
secca e non disse nulla.
"In realtà sono terrorizzato. Non riesco a valutare la mia vita senza
tutto quello che per me è più importante. E tu sei importante" sussurrò
con voce roca.
Lei si limitò ad annuire sentendo il fuoco arrivarle alle guance.
Tsubasa si alzò in piedi lasciando la stretta e le si parò davanti porgendole
la mano per aiutarla.
"Mi mancherai molto anche tu, capitano" riuscì finalmente a dire
"ma tornerai, no? Dico io non starai lì per sempre..."
Lui annuì sorridendole. Il suo sguardo era talmente cristallino che Sanae si
fidò all'istante.
"Ti telefonerò ogni settimana e poi...beh poi ci scriveremo..."
Sorrise anche lei e, in uno slancio coraggioso, gli prese la mano e la strinse
nella sua "Ma se ti dimentichi verrò fin lì e ti sbatterò il pallone in
faccia. Così avrai il naso come Ishizaki!"
Scoppiarono entrambi a ridere e Tsubasa ricambiò la stretta. Sanae arrossì di
botto, resasi conto solo in quel momento di tanta disinibizione.
Sicuramente, se avesse seguito la sua parte razionale, in quel momento non
sarebbe così felice.