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Autore: Sarakey    05/06/2008    9 recensioni
Le piccole ampolle di profumo, ormai completamente evaporato, che riempivano gli scaffali di un armadio a muro. Era l'unica cosa che le rimaneva di sua madre, quella, una piccola collezione di essenze profumate che sapevano di casa. "Non ti vedo particolarmente ansiosa di partire" una ragazza bionda si voltò verso la porta. Strinse le spalle magre abbozzando un sorriso forzato. "Mi dispiace lasciare qui tutte le mie vecchie cose!" ammise nostalgica. "Hero, sei grande ormai! Hai 16 anni e io sono troppo vecchio per stare dietro a una ragazzina!" disse l'uomo entrando nella stanza. "Lo so William, lo so!" lo vide avvicinarsi per poi avvolgerla in un caldo abbraccio. Lui era l'unica persona che le era stata sempre accanto fin da quando era nata. L'unico che in fondo era stato in gradi di capire le sue paure e i suoi disagi. "Ho promesso ai tuoi genitori che mi sarei preso cura di te, e in questi anni ho cercato di fare del mio meglio Hero ma, capisci anche tu che hai bisogno di un'istruzione come si deve, vero?" una domanda superflua. Certo che lo sapeva, conosceva alla perfezione il volere dei suoi genitori, morti ancor prima che lei riuscisse a parlare. Desideravano il meglio per la loro unica figlia, un'istruzione con i contro fiocchi in un College Inglese molto rinomato che offriva a tutti gli iscritti le credenziali necessarie per entrare a far parte in un mondo fatto per pochi, un mondo d'elite.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che tutti i personaggi (quelli che esistono veramente, naturalmente) non mi appartengono e la storia non è stata scritta a scopo di lucro.

Allora ragazze, stavolta io ho cercato di impegnarmi di più e spero che si veda almeno un pochino.
Vi lascio a questa storia nata per caso, nel cuore della notte, da un sogno che ho fatto.
Spero che possa piacere, come sempre spero di ricevere qualche commento!
Un grazie in anticipo è d'obbligo.


HERO

1.UN MONDO NUOVO,TUTTO PER ME.



Una mano bianca sfiorava il colletto di una camicia ben stirata, ripiegata e posta con cura dentro una valigia di pelle nera.
Un paio di occhi vispi che ripercorrevano la stanza piena di piccoli oggetti, piena di ricordi.
Un piccolo letto, ricoperto da una trapunta di satin rosa. Tanti peluches accatastati accanto al cuscino, silenziosi compagni di giochi che le avevano fatto compagnia.
Le piccole ampolle di profumo, ormai completamente evaporato, che riempivano gli scaffali di un armadio a muro. Era l'unica cosa che le rimaneva di sua madre, quella, una piccola collezione di essenze profumate che sapevano di casa.
"Non ti vedo particolarmente ansiosa di partire" una ragazza bionda si voltò verso la porta.
Strinse le spalle magre abbozzando un sorriso forzato.
"Mi dispiace lasciare qui tutte le mie vecchie cose!" ammise nostalgica.
"Hero, sei grande ormai! Hai 16 anni e io sono troppo vecchio per stare dietro a una ragazzina!" disse l'uomo entrando nella stanza.
"Lo so William, lo so!" lo vide avvicinarsi per poi avvolgerla in un caldo abbraccio.
Lui era l'unica persona che le era stata sempre accanto fin da quando era nata. L'unico che in fondo era stato in gradi di capire le sue paure e i suoi disagi.
"Ho promesso ai tuoi genitori che mi sarei preso cura di te, e in questi anni ho cercato di fare del mio meglio Hero ma, capisci anche tu che hai bisogno di un'istruzione come si deve, vero?" una domanda superflua.
Certo che lo sapeva, conosceva alla perfezione il volere dei suoi genitori, morti ancor prima che lei riuscisse a parlare.
Desideravano il meglio per la loro unica figlia, un'istruzione con i contro fiocchi in un College Inglese molto rinomato che offriva a tutti gli iscritti le credenziali necessarie per entrare a far parte in un mondo fatto per pochi, un mondo d'elite.
"Si, non ti devi preoccupare Will, andrà tutto bene. Me la saprò cavare!"disse sicura. L'ultima cosa che voleva era creare problemi o far nascere rimorsi nell'unica persona che le avesse mai voluto bene.
"E' così che ti voglio signorina e adesso" aggiunse sciogliendo l'abbraccio "cerchiamo di riempire queste valigie!" si mise a trafficare con le sue cose mentre lei lo fissava squotendo divertita la testa. Le sarebbe mancato il suo William!

Le valigie erano state accuratamente riempite e accatastate nel grande suv, l'autista stava accompagnando Hero all'aeroporto, dove l'aspettava un volo diretto per Londra.
Lasciare New Youk era difficile per lei, anche se non le era stata permesso di girovagare per la città come invece avrebbe tanto voluto, Will aveva sempre cercato di "proteggerla" dal mondo esterno lasciandola vivere ignara di tutte le cose meravigliose che invece poteva vedere la fuori. Andare via cosi,  lasciare una città sua, solo per metà, le faceva nascere un vuoto dentro.
Scese dalla macchina non appena questa si fermò nel grande parcheggio. Will era già sceso, anticipandola, e aveva cominciato a scaricare i bagagli sul marciapiede, proprio vicino all'entrata.
Hero si mise vicino a quelle borse, e non potè fare a meno di pensare che la dentro ci fosse tutta la sua vita. Tutto quello che le sarebbe rimasto in una scuola  lontana da tutto e da tutti era proprio li.
Si stupi di possedere così pochi oggetti che le ricordassero casa.
"Ehy, ti sei incantata?" le chiese William riportandola alla realtà.
"No, stavo pensando!" rispose sorridente. Will le scompigliò i capelli mentre assieme osservavano l'autista che sistemava le valigie su uno dei carrelli.
Non appena tutto fu sistemato entrarono.
La procedura standard per l'imbarco dei bagagli e il check in durò, come previsto, un paio di ore scarse.
Era arrivato il momento dei saluti e lei non se ne era resa nemmeno conto. Solo quando William la strinse da dietro capì che era ora.
Si voltò verso di lui stringendolo, senza nascondere le lacrime che silenziose le percorrevano il viso.
"Mi mancherai piccola!"
"Tu di più!"
"Ti verrò a trovare per Natale, promesso!" aggiunse passandole una mano tra i capelli biondo cenere.
Sciolsero l'abbraccio e Hero sorrise "Ricorda che hai promesso!"
"Non mancherò per niente al mondo!" le asciugo una lacrima con il dorso della mano.
L'alto parlante annunciò il suo volo, a malincuore imboccò il lungo corridoio del gate 57. Arrivò davanti all'Hostess in Blu alla quale porse il biglietto, si voltò un ultima volta ma Will non c'era più.
Ora cominciava una nuova vita.


Il volo durò 16 lunghe, interminabili, ore!
Quando una donna sulla trentina annunciò che avevano toccato, sani e salvi, il suolo inglese non ci credeva nemmeno!
Recuperare tutte le valige completamente da sola poi non era stato per niente facile, per poco non si ammazzava sul rullo trasportatore.
Aveva messo alla meglio tutto su di un carrello e lo aveva spinto, non con poca fatica, verso l'uscita.
Non appena varcò la soglia degli arrivi la sua attenzione fu catturata da una donna.
Una bella donna, alta snella , dal portamento come dire...Inglese. Reggeva in mano un cartello con scritto a caratteri cubitali il suo Cognome.
Hero si avvicinò trascinando il carrello stra colmo.
"Tu devi essere Hero Wilder, vero?" si limitò ad annuire pensando all'accento strano che avevano gli Inglesi.
"Perfetto, io sono la Signorina Smith. Insegno Letteratura Inglese" disse tendendole la mano " Molto piacere!"
"Piacere!"
"Dai prendiamo la tua roba e andiamo, fuori ci aspetta una macchina!" l'aiutò a trasportare tutti i bagagli.
All'uscita trovarono una grande automobile nera, Hero pensò fosse d'epoca, non aveva mai visto un'auto così.
Assieme all'autista sistemarono le valigie nel baule e una volta preso posto all'interno della vettura partirono.
"Il viaggio è andato bene?" disse la donna interrompendo il silenzio che da venti minuti regnava nell'abitacolo.
"Si, lungo, ma è andato bene!"  
"Vedrai che ti trovarai bene da noi! Ci sono molte persone interessanti, compagni con i quali ti potrai confrontare. Sono sicura che una ragazza bella come te si integrerà alla perfezione!"
Non sapeva come rispondere e si limitò quindi a sorriderle cercando di sembrarle il più cordiale possibile.
Hero si concentrò sul paesaggio che le scorreva sotto gli occhi,felice che la conversazione fosse terminata.
Tutto era così diverso da come se lo immaginava, era abituata a vedere grandi palazzi, case ovuque stipate in anguste viuzze.
Qui era, invece, tutto verde. Di case se ne vedevano di rado, qua e la, sparse per il territorio.
Il tempo era uggioso, come se nell'aria ci fosse una costante coltre d'acqua che circondava il tutto. Ma le piaceva, lei amava la pioggia!
La strada, prima perfettamente asfaltata, ora era sterrata.
Stavano percorrendo un lungo viale alberato, una strada secondaria evidentemente poco battuta.
Hero si sporse sul sedile anteriore per vedere meglio ciò che i folti alberi celavano.
Un castello, è questa la prima cosa che le venne in mente quando vide la struttura che ospitava il collegio.
Un'imponente edificio grigio, lo stile era decisamente Barocco. A dir poco sfarzoso.
Tutto attorno la florida vegetazione, che al primo colpo d'occhio poteva sembrare selvaggia, ospitava invece un campo da calcio.
Percorsero tutto il viale che costeggiava una fontana posta proprio davanti all'ingresso.
Quando la macchina si fermò Hero non potè fare a meno di notare che la sua accompagnatrice l'osservava compiaciuta.
"Vedo che ti piace!" disse.
"Si, molto!"ammise lanciando un ultima occhiata alla scuola.
"Perfetto, ne sono più che felice!"
Assieme scesero dalla macchina mentre l'autista scaricava in silenzio i bagagli.
Mentre la Sig. Smith dava indicazioni a quel pover uomo, Hero si voltò verso l'edificio dedicandogli finalmente la giusta attenzione.
Saranno stati almeno 5 piani quelli, c'erano un sacco di finestre alcune arricchite da vetri colorati blu e rossi.
L'idea di vivere li per un po' non le dispiaceva affatto, anzi, trovava la cosa estremamente affascinante.
"Hero, seguimi!" si voltò verso la donna.
Assieme varcarono la soglia e percorsero un lungo corridoio.
"I bagagli sono stati portati nella tua stanza che, naturlamente, condividerai con un altra stundetessa" le disse allungando il passo
"Ora incontrerai il preside della scuola che ti darà, come di consueto, il suo benvenuto. Ti raccomando di essere estremente ....Inglese!" lo disse con un sorriso complice dipinto sulle labbra "Il Signor Scott è un uomo anziano e non ama particolarmente gli Americani, ma sono sicura che tu gli andrai a genio!" si fermò davanti a una grande porta di legno scuro appoggiando la mano sulla maniglia.



Odiava quella maledetta scuola, odiava gli Iglesi e odiava quel maledetto castello stra colmo di statue dal gusto improponibile.
Se avesse potuto sarebbe scappato a gambe levate ma il pacchetto comprendeva delle opzioni alle quali non poteva rinunciare.
Come prima cosa suo fratello ,gemello, che era stato rinchiuso in quel buco dimenticato da Dio assieme a lui e senza il quale non poteva vivere.
Seconda cosa le ragazze, il vantaggio di frequentare un College di quella portata era che i ragazzi che lo frequntavano erano, per la maggior parte dei cessi, mentre le ragazze erano delle fighe assude.
Inutile dire che lui, essendo un ragazzo prestante, risquoteva non poco successo tra quelle mura.
Il terzo vantaggio ancora non l'aveva scoperto, ma non sempre ci devono essere tre punti in una lista.
"Tom la smetti di fumare sul mio letto? Se trovano un atra bruciatura tra le mie lenzuola son cazzi!" disse un ragazzo moro, 18 anni appena compiuti, che stava in piedi proprio di fronte a lui.
"Relax, Bill, relax...ti stai facendo venire un infarto per niente. E poi, sei tu che hai voluto il letto vicino alla finestra" aspirò profondamente dalla sua malboro per poi soffiare via il fumo "lo sai che da qui c'è una perfetta visuale sul campo da calcio? Le ragazze del terzo anno si stanno allenando...." aggiunse compiaciuto.
"Non me ne frega un cazzo Tom, dai alzati che voglio sdraiarmi sul MIO letto!" era come se avesse parlato al muro.
Tom era praticamente incollato alla finestra, stava scrutando qualcosa, e doveva essere qualcosa di molto interessante dal momento che aveva spento la sigaretta per dedicarvi completa attenzione    .
Bill si avvicinò al gemello seguendo io suo sguardo "Ma che stai guardando?" gli chiese infine.
Tom gli indicò l'igresso dell'edificio, proprio davanti alla grande fontana c'era la vettura della scuola e davanti alla macchina una ragazza.
"Oddio, carne fresca!" commento Tom leccandosi il piercing che, il preside gli aveva concesso di tenere.
"Si, come no Tom. Aspetta e spera quella non te la darà mai!" diede una botta sulla spalla del fratello per poi tornare alle sue faccende.
"Vedremo!" disse scrutandola nei minimi particolari "La divisa le starà da Dio ci scommetto l'osso del collo!"
"Anche a me la divisa sta da Dio!" agginse Bill facendo un giro su se stesso "Me la sono fatta fare su misura quest'anno!"
Il moro portava una camicia bianca che gli calzava alla perfezione, sul petto l'emblema dell'istituto, un leone a due teste ricamato di vedre.
I pantaloni neri gli fasciavano le lunghe gambe magre, ai piedi un paio di scarpe nere di vernice.
"In effetti CI sta bene!" ammise Tom "Ma ammettilo, quelle gonnelline scozzesi sopra le gambe giuste ti fanno venire di quei pensieri...."
"Non aggiungere altro ti prego!" disse alzando la mano per zittirlo mentre percorreva la loro camera a grandi falcate per raggiungere il  bagno.
"Si, si. Fai come ti pare Bill tanto lo so che ti sei scopato Ellen negli spogliatoi!" disse quando già la figura del gemello era scoparsa.
Bill si affacciò alla porta sfoggiando uno sguardo sorpreso "E tu come cazzo fai a saperlo?" chiese.
"Questa scuola non ha segreti per me, dovresti saperlo!" si alzò dal letto infilandosi svogliatamente la giacca nera "E adesso se non ti dispiace ho una biondina da conoscere!" prese la porta lasciando il gemello nella stanza a rimuginare. Ma come cavolo faceva Tom a sapere sempre tutto?


Quando la Signorina Smith aprì la porta Hero si ritrovo in un enorme biblioteca. Grandi scaffali,alti quanto le pareti, circaondavano una scrivania alla quale era seduto un uomo sulla sessantina.
Era abbastanza cicciottello. Un paio di folti baffi bianchi gli donaba un aspetto austero ma nel complesso sembrava essere un uomo gradevole.
"Buongiorno preside Scott!" disse la donna.
"Buondì professoressa!" rispose l'uomo alzando lo sguardo da alcuni docimenti posto sulla scrivania.
Fissò Hero per qualche istante per poi sorriderle dolcemente.
"Tu devi essere Hero Wilder"
"Si, signore!" rispose la ragazza "Molto piacere!"
"Il piacere è tutto mio signorina. Sono felice che il tuo tutore abbia deciso di farti studiare qui. Sai i tuoi genitori hanno studiato qui quando avevano la tua età!" la sapeva quella storia, Will gliela raccontava prima di andare a dormire fin da quando era in fascie.
"Non voglio certo trattenerti qui a parlare con me" agginse sorridendo "La Sig, Smith ti accompagnerà nella tua stanza. Ho già informato la tua comagna del tuo arrivo e sarà più che felice di spiegarti come funzionano le cose qui. Vedrai, niente di che, le regole sono poche ma necessarie. Sono sicuro che le seguirai alla pefrezione!"



Mentre percorreva quei corridoi che, sapeva ricchi di storia, aveva incrociato inevitabilmente alcuni degli studenti.
La fissavano come si faceva di consueto con "la nuova arrivata".
Camminarono per un bel po' e la professoressa gli aveva spiegato che per questioni di privacy avevano diviso i dormitori in due ale, quella maschile e quella femminile.
Persorsero un ultimo corridoio e la donna le indicò una porta di legno scuro, indentica a tutte quelle che aveva visto durante il tragitto.
"Questa è la tua camera, ti lascio sola adesso ho delle faccende da sbrigare. La tua compagna ti aspetta. Buona fortuna!" le sorrise e se ne andò ripenrcorrendo il lungo corridoio a ritroso.
Hero si fece coraggio, bussò lievemente alla porta e subito dopo una ragazza dagli occhio scuri le aprì sorridendole gioviale.
"Ohi, ciao! Tu devi essere Hero!" la invitò ad entrare. Anzi per l'esattezza l'afferrò per un braccio trascinandola dentro con forza.
"Si, sono io!"
"Oh, bene io sono Samanta. Oddio meno male che sei bella, non avrei mai sopportato di dividere la stanza con una ragazza brutta" disse con sincerità squadrandola da capo a piedi "Si" sentenzio quindi "Sei proprio molto bella, mi darai del filo da torcere. Ci scommetto!"
Hero non sapeve che rispondere, Samanta era cosi diretta in tutto quello che faceva e diceva. Mentre lei era cosi introversa.
"Bhe, non dici niente?"
"Ah, si scusa. Grazie mille per complimento!" si affrettò a dire Hero.
"Di poce parole vero? Io sono il tuo esatto opposto ma col tempo, vedrai, parlerai a macchinetta come me. Dicono che sono contagiosa!"
Le sorrise per poi indicarle un letto disfatto sul quale erano state appoggiate delle valigie che riconobbe essere le sue.
"Hanno portato qui tutta la tua roba, il letto è da rifare se vuoi ti do una mano. Le lenzuola sono nell'armadio!"
"Oh, ti ringrazio, sei gentile!" assieme recuperarono delle lenzuola pulite dall'armadio a muro e poi cominciarono a sistemare il letto.
"Vedrai che ti troverai molto bene qui" disse Sam mentre infilava la fodera al cuscino "Ci sono un sacco di bei ragazzi. Oddio, tu non hai ancora visto Bill" Hero la vide alzare gli occhi al cielo con aria  sognante" Dio, sarei disposta a tutto pur di farmi Bill almeno una volta" si lascio cadare sul letto stropicciando le lenzuola appena sistemate e chiuse gli occhi vagando tra i suoi pensieri.
"Bill? Chi è Bill?" Sam si issò sui gomiti lanciadole uno sguardo complice
"Oh, lo vedrai mia cara. Eccome se lo vedrai. Sono sicura che tu sei il suo tipo, da un po' di tempo a questa parte si interessa alle verginelle e tu hai tutta l'aria di essere una di quelle..." Hero arrossì, se possibile, fino alla punta del lunghi capelli biondi.
"Si" Sam si mise a ridere di gusto "Lo sapevo, sei vergine!!! Ti consiglio di non sbandierarlo ai quattro venti!"
Come se lei andasse in giro a urlarlo per i corridoi.
"Se, comunque, vuoi sbarazzarti di questo ingombrante problema" ah, bene! Adesso la sua verginità era anche un problema "C'è sempre Tom!"
"E adesso chi è Tom?" le chiese sdraiandosi accanto a lei sul suo letto.
"Oh, solo il gemello di Bill. Si è fatto praticamente tutta la scuola, comprese alcune delle professoresse!" Hero sbarrò gli occhi all'istante.
Non aveva mai sentito una cosa simile in tutta la sua vita...uno studente che va con un insegnante!
Anche se quella scuola le piaceva parecchio non riusciva a immaginarsi catapultata in un mondo così diverso da l suo.
Aveva proprio una mentalità diversa da quella dei ragazzi che frequentavano il collegio.
E sdraiata li sul suo nuovo letto, scrutando il soffitto bianco della sua camera, non potè fare a meno di chiedersi come sarebbero andate le cose ora che era sola.



Un capitolo intrduttivo, niente di spaciale.


 
  
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