POV Katniss
Ansimo.
“Benissimo, neanche il bambino ha subito
alcun danno.”
Io non sono incinta. Non posso esserlo.
Siamo sempre stati attenti, abbiamo sempre usato
quei…beh
quei cosi che si chiamano preservativi. L’ansia si
impadronisce del mio cuore
in modo improvviso e violento: io non posso avere figli. Non sarei mai
una
buona madre, non riuscirei mai a proteggerli. Non dagli Hunger Games o
dalla
fame, non è più questa la scusa… Non
riuscirei a proteggerli da me stessa,
dalla mia depressione costante e dagli attacchi di Peeta.
Ci sarebbe una soluzione. C’è
sempre.
-Beh, dalla sua espressione non mi sembra che lei
fosse a
conoscenza del suo stato. Congratulazioni. –
-Grazie…- riesco a mormorare poco
convinta. Gli vorrei
staccare la testa a morsi.
La voce del dottore mi ha risvegliato da quei
pensieri
assurdi. Come potrei mai uccidere il bambino di Peeta?
Ha sempre desiderato così tanto un
figlio che ucciderlo
sarebbe come uccidere lui, come perderlo di nuovo dopo Capitol City. E
io non
riuscirei più a rimettere i pezzi insieme, una volta
lasciata da sola e senza
Peeta. Questo bambino deve nascere… O comunque devo cercare
di mantenerlo in
vita… Per Peeta. Ma lui lo vorrà? Magari, a fatto
compiuto si tirerà indietro.
No, non è da Peeta.
Voglio vederlo. Ne ho bisogno.
Mi alzo dal lettino: sono sorda alle proteste del
dottore
che parla di riposo e di una crema da mettere nel collo 3 volte al
giorno visto
che, nel mio stato delicato, non posso di certo prendere dei
medicinali. Sono
all’ottava settimana.
Voglio vederlo.
Spalanco la porta e cerco disperata Peeta con lo
sguardo.
Fuori dalla stanza non c’è nessuno se non Gale.
Dov’è Haymitch? Perché Gale
è
qui? Non lo voglio. O forse sì? Cristo, gli ormoni.
-Catnip, che ci fai fuori dal letto? Torna
dentro.- mi
intima lui, prendendomi delicatamente le spalle.
-No…- la mia voce rauca mi da i nervi
– no, devo vederlo…
Deve sapere che sto bene, mi deve vedere.-
-Lo sa che stai bene. Haymitch è da
lui.-
Non è vero. Non sa tutto. E neanche
Gale sa che ogni volta
che ha un episodio, dopo ci sediamo l’uno accanto
all’altro e io lo consolo,
baciandogli ogni parte del suo viso e lui mi slega la treccia, una
ciocca alla
volta. E’ il nostro modo per far sì che Peeta
possa fare di nuovo la pace con
se stesso. E’ il suo modo per dire
“perdonami” e “grazie di essere ancora
qui”.
Non può affrontarlo da solo, non può stare solo
con Haymitch e lo
stramaledettissimo Dottor Aurelius.
Sono terribilmente spaventata da tutta questa
situazione.
Capitol City non fa bene a Peeta e l’episodio ne è
stato una chiarissima e
terribile dimostrazione. Dobbiamo salvare due sedicenni da un branco di
ragazzini inferociti che cercano di uccidersi a vicenda e… e
io sono incinta. Anche
se non lo voglio, non lo volevo e non l’ho mai voluto. Ma
questa è la mia
realtà. Scoppio in un pianto dirotto e quando Gale mi
stringe tra le sue
braccia non ho
sinceramente la forza di
ritrarmi. Mi è mancato, dopotutto. Nel profondo so benissimo
che non avrebbe
mai voluto la morte di Prim. Non avrebbe mai pensato che quelle bombe
sarebbero
state destinate a dei bambini e medici innocenti. E penso che anche lui
conviva
con degli incubi e dei sensi di colpa terribili quanto i miei.
-Ogni giorno vorrei uccidermi… ma non
ne ho il coraggio.- mi
sussurra all’orecchio.
Non rispondo, i miei singhiozzi si sono ormai
calmati da
qualche minuto.
-Non avrei mai voluto… quello. Sogno
Prim ogni notte.- il
mio cuore quasi si spezza quando lo sento pronunciare il nome di LEI- E
so che
lei avrebbe voluto che mi perdonassi e che andassi avanti con la tua
vita, se
questa si può davvero chiamare vita. Ma io non te lo chiedo,
Catnip. Perché io
sono come te e non ti avrei mai perdonato al posto tuo. Ma…
senza di te è tutto
così difficile. Io e te…-
-Gale…- mormoro roca, guardandolo nei
suoi occhi grigi.
-No. Non pensare male. So che tra di noi non
c’è niente.
Forse un tempo, ma ormai…beh, lo sai. Sono andato avanti ma
non averti più al
mio fianco… E’ terribile e so che anche a te
mancano certi momenti insieme.
Come dicevi sempre tu: i buoni compagni di caccia sono difficili da
trovare.-
Gli sorrido insicura. So che non ha
colpa… E che dovrei
perdonarlo perché mi manca terribilmente. Ma non puoi
cancellare 5 anni di
silenzio dal nulla. Non voglio neanche proporgli di ritornare al 12
perché
sarebbe…imbarazzante e doloroso rivederlo lì.
Dobbiamo ritrovare la fiducia
l’uno nell’altro. E’ questo quello che
dobbiamo fare.
-Ho una richiesta da farti.-
-Dimmi.-
-Portami da Peeta. Per favore. So come farlo stare
bene,
devo parlargli.-
Vedo Gale che esita. Non sa se darmi retta o meno.
Ti prego
rispondi di sì, fammi andare da lui. Vedo che sospira e che
fa un lieve cenno
d’assenso mentre mi conduce in una stanza non molto lontana
dalla mia. Prima
che possa bussare , gli blocco un braccio. Lui si gira verso di me.
-Mi sei mancato…- la gola fa male.
Lui mi sorride e poi apre la porta, facendomi
entrare.
E’ lì, seduto su una
poltrona, lo sguardo tormentato. Ma
quando mi vede sembra per un attimo rasserenarsi: è di nuovo
il mio ragazzo del
pane.
POV Peeta
La vedo entrare e per un attimo mi tranquillizzo.
Dimentico
la preoccupazione e la rabbia contro me stesso. Ma poi li vedo. Vedo i
maledetti segni delle mie dita sul suo collo esile e per
l’ennesima volta penso
che non guarirò mai.
Questi Hunger Games mi stanno distruggendo e non
posso far
altro che restare qui impassibile a farmi scuotere da questi episodi
che la dipingono
come un mostro. Un mostro che non è e che non è
mai stata. Mi odio.
Ma lei mi ama.
Katniss Everdeen, la ragazza di fuoco e colei che
aveva
finto per le telecamere si era finalmente accorta di amarmi. Amava la
persona
sbagliata, colui che avrebbe potuto ucciderla da un momento
all’altro in preda
ad un attacco omicida. L’ennesimo. Questo era stato forte.
Non ne avevo uno
così da anni ormai.
-Peeta… Peeta, come stai? Sta
tranquillo, sto bene, va tutto
bene.-
La sua voce… Deglutisco a vuoto mentre
accarezzo il suo
collo livido e, per un momento, si ritrae per il dolore. Magnifico.
-Non va bene. Guarda come ti ho ridotta.- mormoro.
-Passerà. E’ sempre passata.
E’ questo posto, è questa
maledetta edizione che ti sta facendo male. Tu stavi bene e lo starai
di nuovo.
Una volta rientrati a casa.-
Sento il dottor Aurelius che si schiarisce la
voce. Già, non
siamo soli. Haymitch ci guarda scuro in viso, mentre prende un sorso di
vodka.
-A proposito di questo, Katniss, pensavamo che per
Peeta
fosse più salutare tornare nel 12 e non continuare questo
ruolo. Lo
debiliterebbe ancora di più e, sinceramente dopo tutti i
progressi fatti,
sarebbe come tornare indietro ai primi tempi dopo la liberazione da
Capitol.-
Vedo il terrore di Katniss nei suoi occhi. Stringe
le sue
mani nelle mie.
-Io non sono d’accordo, ovviamente.-
dico io, duro. Non
potrei mai lasciarla qui da sola. Mai. – Non stiamo separati.
Dobbiamo sempre
essere insieme. Chiaro?-
-Peeta…-
-Mi dispiace, Aurelius. Lo so che in questi anni
ho sempre
seguito i tuoi consigli e le tue terapie. Ma starei ancora peggio a
saperla a
Capitol City da sola a provare a salvare due ragazzini innocenti che,
per
qualche miracolo, sono ancora vivi dopo il bagno di sangue della
Cornucopia.
Sono d’accordo a prendere le distanze durante il nostro
soggiorno qui. Niente
condivisione della camera e tutto. Ma non posso accettare di tornare
senza di
lei. Non esiste.-
- Per me è un errore.-
-Suvvia, dottore. Sono stati soli
nell’affrontare questi
cinque anni. Se la ragazza è ancora viva, un motivo ci
sarà- intima Haymitch,
venendo in mio soccorso. Lui conosce bene le nostre grida notturne. Sa
quanto
io e Katniss dipendiamo l’uno dall’altra.
-Io… io posso aiutarlo.- mormora lei,
insicura. Sembra quasi
una bambina piccola non il simbolo della libertà e della
rivoluzione.
Aurelius, stizzito, decide di uscire dalla stanza,
ormai
privo di idee.
-Stanze assolutamente separate. Su questo non
transigo.-
dice, uscendo dalla stanza.
Un silenzio quasi imbarazzante cala nella stanza e
poi
Katniss si risveglia, attirata da chissà quale pensiero.
-Haymitch… Jane e Matt…?-
-Sono vivi, tranquilla. Nonostante Matt sia sotto
shock. A
causa del.. beh, lo sapete. A causa del ragazzino che ha ucciso.-
-Per quello non si può fare molto.
Nessuna medicina.- dico
io, triste.
Sono diventati un bersaglio facile,allora. Jane
starà
cercando di convincere Matt ad andare avanti e spero che lo stia
rassicurando
sul fatto che lui non è un mostro e che le circostanze
tendono a cambiarci.
Soprattutto se queste circostanze vengono chiamate Hunger Games. O
uccidi o
vieni ucciso, non c’è altro modo. Così
come io fui costretto a finire la
ragazzina che aveva acceso il fuoco, durante la prima notte degli
Hunger Games.
Non potevo permettermi di farmi scoprire. E comunque era già
spacciata: ma non
dimenticherò mai l’espressione dei suoi occhi
mentre la vita l’abbandonava.
Con la coda dell’occhio vedo che Katniss
intima a Haymitch
di andare via, visto che è tutto in ordine. Almeno per ora.
Ho timore di stare
vicino a Katniss, non voglio farle di nuovo del male. Non vorrei essere
neanche
qui… probabilmente non avrò più il
coraggio di guardare lo show. Vedo che i
capelli della mia fidanzata sono liberi dalla sua solita treccia e le
ricadono
sulle spalle.
-Niente treccia oggi, eh?- le dico, cercando di
sorridere.
Lei risponde dolcemente e si siede sulle mie ginocchia, arricciando i
miei
capelli con un dito.
-Puoi sempre accarezzarmeli, no?-
Non voglio che soffra per colpa mia. Per me lei
è tutto e
non riuscirei mai a perdonarmi se la uccidessi.
-Dobbiamo trovare una soluzione a tutto
questo…- mormoro
mentre lei annuisce. – Potrei rimanere a Capitol ma
dovrò evitare di continuare
a vedere i giochi. E comunque anche questa soluzione non mi piace,
perché ti
lascerei da sola a vedere quelle immagini.-
-Ce la posso fare. Ci sono Johanna e Haymitch a
farmi
compagnia. Magari ti chiederò qualche consiglio ogni tanto
ma…riuscirò a
farcela. Basta saperti qui, al sicuro e sereno.-
Sbuffo – Sereno lo sarò
solamente quando torneremo al
distretto 12, lo sai.-
Restiamo per un attimo in silenzio e io mi beo
delle sue
carezze: è rilassante. Katniss è mille volte
meglio della terapia con Aurelius.
Mi rassicura vedere che sta bene… ammaccata ma bene.
-Peeta…-
-Mmm?-
-Ti devo dire una cosa. E’ importante.-
-Cosa succede? Stai male, devo chiamare il
dott…- le chiedo,
allarmato.
Lei mi mette un dito sulla bocca, per farmi tacere.
-No, non sto male.- vedo i suoi occhi grigi farsi
un po’
preoccupati, le sue guance diventano lievemente rosse e continua a
torturarsi
le mani come prima. – Peeta, aspetto un bambino.-
E’ come se qualcuno mi avesse lanciato
un secchio di acqua
fredda in piena faccia.
Un bambino.
Mio e di Katniss.
Un sorriso mi si dipinge in volto. Il mio sogno
più grande…
è successo. Qualcosa non ha funzionato o ci siamo fatti
prendere per un attimo
dalla passione e non ho affatto pensato alle protezioni ma ho fatto un
errore.
Un bellissimo errore. Ma lei lo vorrà? Le prendo il viso tra
le mani e lo
avvicino al mio.
-Sei sicura?-
-Beh, a quanto dice il dottore ne sono abbastanza
sicura.-
mi dice lei, sorridendo per il mio entusiasmo.
-Ma tu non… non volevi un figlio.
Cioè… vuoi tenerlo?-
Lei mi guarda, improvvisamente seria. Il mio cuore
batte a
mille.
-Non potrei mai uccidere il tuo bambino, Peeta. Ma
mi devi
promettere una cosa. Che quando io avrò le mie giornate
brutte, quando non
riuscirò neanche ad alzarmi dal letto, tu lo devi amare e
proteggere… Tu lo
devi amare per tutti e due, perché non so se io ci
riuscirò. Ora come ora sono
terrorizzata e se non fosse per il fatto che è il tuo
bambino, sarebbe già un
ricordo lontano e io sarei nell’altra stanza a implorare il
dottore di farlo
uscire da me. Promettimi Peeta che ti prenderai tu cura di lui.-
Che sciocchezze. Nella mia vita non ho mai visto
qualcuno
con più istinto materno e più protettivo di
Katniss. Ha cresciuto Prim
praticamente da sola, in questi anni si è presa cura di me,
mi ha curato, mi ha
amato… mi ha salvato dagli Hunger Games. Ma anche se sono
sicuro che si
sbaglia, visto che lei ha la tendenza a non capire proprio quanto
straordinaria
sia, le devo promettere questa assurdità. E’
nostro figlio, non mio.
-Te lo prometto.- sto per aggiungere mammina, ma
non mi
sembra davvero il caso visto che per Katniss questo è
più uno shock che una gioia.
La stringo forte a me. –Andrà tutto bene, Kat. Te
lo prometto.-
Ma improvvisamente mi ricordo del mio episodio di
prima e la
guardo preoccupato.
-Sta bene, vero? Io ti ho… oddio ti ho
attaccato e tu sei
incinta!-
Lei mi guarda e mi fa cenno di calmarmi e mi
blocca dal
momento che io mi sono alzato di scatto e mi sono diretto
dall’altro lato della
camera, lontano da lei.
-No, no Katniss. Stai lontana. Potrei farvi del
male.-
-Va tutto bene, Peeta stiamo bene. Prenderemo
tutte le
precauzioni mentre saremo qui. I giochi si stanno svolgendo in fretta.
Andrà
tutto bene.-
Ma non riesco ad ascoltarla, il terrore si
è impossessato di
me. Schivo il suo abbraccio, prendo la giacca e faccio per uscire dalla
mia
stanza. Vedo nei suoi occhi la tristezza.
-Per
favore, Kat. Ho
bisogno di un momento. Tornerò presto.-
Promesso.
Si, lo so... avevo detto che avrei aggiornato tra una settimana ma ,alla fine, l'ispirazione è stata così tanta che non sono riuscita a trattenermi e ho scritto di getto il capitolo!
Spero che vi piaccia:) Su dai, scrivetemi almeno altre 5 recensioni :* un bacione ragazzi, grazie per leggere e per commentare^^