Perso non più contatto più niente,
se tutto cambia in un istante
In guardia e costantemente, fuori controllo
Perso non più certezze più niente, il vuoto accorcia le distanze
In fuga e costantemente, pronto allo scontro
( L’errore, Subsonica )
Ti togli quelle
luride manacce di dosso e lo afferri, stringendo le sue vesti in un pugno tanto
stretto da farlo rantolare.
Potrà anche avere la verità in tasca, ma non si può permettere di parlare così
dei tuoi amici. Non è tanto perché ti abbia dato fastidio sentir chiamare
Piuttosto sai che è così che si dovrebbe reagire, che avrebbe reagito un amico;
e per quanto riguarda Fred… Beh lui sarebbe passato direttamente ai pugni.
Ancora vuoi fingere che la strada che hai intrapreso da qualche mese a questa
parte non ti abbia cambiato o perlomeno che puoi tornare ad essere quello di
sempre. Ci mancherebbe solo che una volta tornato tuo fratello sia schifato da
ciò che sei diventato. Anche se, in verità, riaverlo in vita varrebbe anche il
suo imperituro disprezzo.
“Che le hai fatto?” Gli chiedi, cercando di veicolare nella tua voce una rabbia
che in realtà non provi. Ormai è un sentimento troppo sfiancante da coltivare;
l’apatia è ben più conveniente e produttiva.
“Nulla.
Costatavo l’ovvio; è un problema?” Risponde. Gli occhi annebbiati dall’alcool
non tradiscono alcuna paura, è ben conscio che la tua non è altro che una
patetica recita. “Non intendo sfiorarla nemmeno con un dito, non ti
preoccupare.” Puntualizza con un disgusto talmente evidente da rendere lampante
la ragione per cui ha escluso Angelina dal vostro progetto, per cui temeva che
lei ti avrebbe distratto e non voleva quindi che entraste in contatto. Pura e
semplice misoginia.
Allenti la presa per poi spingerlo lontano da te, voltandogli subito le spalle
per non dover costatare che ti sei letteralmente rovinato con le tue stesse
mani. Il rituale, sicuramente, non può essere finito così: sarebbe troppo
semplice e poi non ci sarebbe stato più nulla da scrivere, mentre avevi visto
che c’era ancora diverso materiale cartaceo al riguardo. Fatichi, però, ad
immaginare cosa possa essere richiesto nelle prossime fasi.
Insomma, senza sei completamente perso. D’altra parte quel pizzico d’orgoglio
che ti è ancora rimasto t’impedirebbe di inseguire il vecchiaccio…
“Non mi offri nemmeno un Whisky Incendiario, ragazzo?” Compare al tuo fianco
come se nulla fosse e, una volta che hai girato la chiave nella toppa, ti
precede arrivando fin davanti alla porta che conduce al tuo appartamento.
Un brivido ti scuote da capo a piedi. La bottega è un conto, casa vostra è un luogo sacro in cui è
concesso il privilegio di farti visita solo a pochi eletti, di cui lui non fa
certo parte. Neanche dovrebbe sognarsi di chiedertelo, se ti conoscesse. Ma non
ti conosce, così come tu ignori chi sia quel folle di cui vuoi così
disperatamente fidarti.
Effettivamente potresti sfruttare l’occasione per saperne di più dal diretto
interessato; dal momento che è difficile prevedere quando si rifarà vivo
sarebbe stupido farsi sfuggire un’opportunità così ghiotta.
A malincuore ti vedi costretto a darti ragione e, spinto anche dall’innata
curiosità che reclama risposte su Plum, lo accompagni al piano di sopra e lo fai
accomodare in cucina.
Sorseggiate il whisky squadrandovi a vicenda, in completo silenzio. Nella mente
ti scorrono un’infinità di domande da porgli, ma perché mai dovrebbe rispondere
con onestà a qualcosa che suona tanto come un terzo grado?
Sarebbe più ragionevole fargliele in modo casuale, cercando d’inglobarle in
qualche parte di una fantomatica conversazione. Stai per attaccar bottone,
tanto per sondare il terreno ma è Plum a prendere la parola, ancora una volta.
“La parte più difficile è fatta.” Sospira, leggermente deluso. “Ora viene
quella più lunga e noiosa.”
Sbatte sul tavolo le nuove pagine ed, in effetti, non sono che delle
lunghissime formule per complicati incantesimi, con tanto di note a piè pagina
sul come dev’essere mossa la bacchetta in certi punti o pronunciate determinate
parole in altri. T’informa che un errore significherebbe dover ricominciare
tutto da capo, perciò esamini ogni riga con estrema attenzione.
Innanzitutto
c’è scritto che questa fase del rito ha da essere compiuta nello stesso luogo
dove hai bevuto la mistura ieri sera. Camera tua.
Be’, se ti faceva star male l’idea di aprigli la porta di case ti provoca ancor
più nausea che varchi la soglia di un luogo tanto intimo. Solo che lui non lo
fa; resta lì appoggiato allo stipite ma senza proseguire oltre, mostrando un
rispetto che ti stupisce a dir poco. Non credevi nemmeno che lo sfiorasse mai
il concetto che gli altri avessero una sensibilità da poter urtare. Ugualmente
strano trovi il fatto che sia rimasto con te.
Magari aspetterà che tu sia a metà dell’opera per andarsene?
Ma questa volta non c’è assolutamente il brivido di essere scoperto come al
cimitero. Da osservare sarà solo una noia mortale, a cui sfuggire il prima
possibile.
“Resterò qui fino a quando non avremo concluso il tutto.” Sarà un Legimentis
oppure sei così prevedibile nei tuoi pensieri? “È nel mio interesse darti una
mano, dal momento che ho una certa fretta nel riscuotere il mio compenso.”
“Ci sono alcune cose che vorrei sapere, prima di iniziare.” Meno male che
doveva essere un approccio naturale, prendendola molto alla lontana. Se dovevi
essere diretto che facevi, gli tiravi fuori le parole con un Veritaserum?
“Potremmo rimandare a dopo questa simpatica sessione di obbligo o verità?”
Domanda, infastidito.
“No.” Replichi spavaldamente. Giacché ti sei rotto, di nuovo, le uova nel
paniere tutto da solo perlomeno non tirarti indietro al primo segno di
reticenza da parte di Plum! Anche se la tua ostinazione nell’avere delle
risposte è esattamente quello che si aspetta.
“Ma davvero? Guarda che non ci metto nulla ad andarmi a cercare qualcun altro,
qualcuno che faccia meno domande.” Ti minaccia, ma tu non ti fai intimorire.
“Sì, infatti mi sei venuto a cercare
perché c’è una fila di gente che si affiderebbe ciecamente a te.” Un sorriso
sarcastico ti si dipinge sulle labbra nel ribattere.
Arretra,
punto sul vivo, ma non va lontano. Si passa una mano sul volto, borbotta
qualcosa d’incomprensibile e torna a guardarti negli occhi.
“Avanti spara, cosa vuoi sapere?”
La prima domanda ti viene spontanea, perché è su quella che si baserà ogni
altra che porrai. “Risponderai onestamente?”
“Certo che ti dirò la verità. Le menzogne si fanno in fretta a scoprire e se tu
finissi per perdere ogni fiducia in me, cosa ci guadagnerei?” In effetti nulla;
per cui gli credi.
Sulla
seconda ci devi riflettere un po’ di più, però alla fine la valuti come la
migliore tra quelle che hai per la testa. “Che fine ha fatto la tua famiglia?”
Venire a conoscenza della storia, del destino del suo parentado ti servirà a
capire meglio cosa ti aspetta. Perché se loro lo hanno davvero riportato in
vita, il prezzo che hanno pagato sarà lo stesso che sarà richiesto anche a te,
no?
“Sono morti. Tutti. Di malattia, se così la vogliamo chiamare.” Lo dice con una
tranquillità tale da farti pensare che li abbia uccisi lui e non provi alcun
rimorso per il suo crimine.
“Che malattia?” Indaghi oltre, saggiando fino a che punto puoi tirare la corda.
“Anche se ti spiegassi non capiresti, non mi crederesti.” Scuote la testa. “Non
credi che sarebbe meglio vederlo con i tuoi occhi?” Di primo acchito non
capisci come questo sia possibile, poi ti torna alla mente un oggetto visto in
Presidenza, una delle tante volte che tu e Fred siete stati a rischio
d’espulsione. Ancora una volta senti una fitta al cuore, un rimpianto tanto
profondo da farti mancare l’aria nei polmoni ed al cervello, da farti perdere
quasi l’equilibrio, al pensiero di quei giorni in cui le vostre massime
preoccupazioni erano di non farsi beccare da Gazza o dai Prefetti a testare i
vostri prodotti sui primini.
Ti sembra sia accaduto una vita fa. Tanto tempo addietro da non sembrare
neanche la tua, di vita. Perché nella tua esistenza non é possibile che la
gente ci sia un momento e poi non ci sia più. Non lo accetti. Ci dev’essere
sempre, dal momento in cui nasci a quello in cui tu muori… Altrimenti che cavolo di significato ha doverla
incontrare, crescerci assieme? A renderti consapevole dell’ineluttabilità del
destino umano?
Grazie tante, ma tu lo sapevi già! No, no. Dovessi plasmare il mondo a tuo
piacere, questa cosa va proprio cambiata.
Ad ogni modo, Plum avrà sul serio un Pensatoio o è tutto un bluff?
“Non posseggo strumenti affinché questo sia possibile, ma sono certo che al
Ministero ne avranno almeno un paio. Confido che troverai il modo di metterci
le mani sopra.” Conclude, anticipandoti il tuo prossimo obbiettivo.
Effettivamente ti basterà dire a tuo padre che vuoi mettere da parte i ricordi
di Fred, in modo da non dover provare il dolore causato dal veder svanire,
progressivamente, prima i dettagli poi le memorie stesse della vostra vita
insieme. Potrà volerci un po’, ma se fosse necessario andresti a trafugarlo di
persona.
Ti riprometti di fare un salto alla Tana non appena avrai portato a termine il
compito di oggi.
“Ci puoi
scommettere. Conta che ce l’abbia già.” Fai lo sbruffone, ribattendo con
sufficienza. “Allora iniziamo?”
“Vai. Andrò a chiudere le finestre e bloccare il Camino, cosicché non ci
possano disturbare.” In realtà, se i tuoi famigliari non riceveranno risposta
dai soliti canali di comunicazione è ben più probabile che ti facciano
un’improvvisata. Dovrai correre il rischio, perché ti serve la massima
concentrazione e non puoi stare con gli occhi aperti e le orecchie tese per
captare ogni più piccolo movimento o rumore inconsueto. Lascerai questo compito
a Plum, per quanto al camposanto abbia dato prova di non avere grande talento
nel farti da palo.
Malgrado le tue preoccupazioni, l’isolamento non viene disturbato. Seppur paia
un vecchio ubriacone, in qualche cosa eccelle quel tipo. Essere irraggiungibile
al resto del mondo e far sì che lo sia anche tu. Già che ci riesca uno stregone
è ammirabile, poi che ne sia in grado un Magonò ha dell’incredibile.
Ti complimenteresti con lui, ma sei un po’ occupato a pronunciare una nenia
infinita, assicurandoti di non sbagliare nemmeno di un millimetro la posizione
della bacchetta in ogni sua volteggio tra le tue dita.
Non ti puoi fermare, neanche quando cominci ad avvertire una certa sete e la bocca
s’inaridisce. Anzi, continui con più convinzione, contando mentalmente le righe
che ti mancano alla fine.
Le parole iniziano ad essere un’indistinta macchia sul foglio e tu le fissi
finché non tornano ad avere la loro forma e continui, continui finché non
arrivi al punto fermo.
Giunto al termine noti che anche Plum sta recitando qualcosa, seppur privo di
bacchetta. Deve trattarsi di ciò che schermava la casa – seppur continui ad
essere inspiegabile che qualcuno senza poteri magici possa fare una stregoneria
del genere - dal momento che senti un
vociare provenire dal salotto poco dopo l’ultima parola pronunciata.
Si tratta della tua famiglia, senz’altro. Gli amici avrebbero lasciato passare
almeno un giorno senza tue notizie, ma la mamma non riesce neanche a
trascorrere un paio d’ore priva di ragguagli sulla tua salute… Specie da
quando… Sì insomma, vuole essere sicura che tu non faccia sciocchezze.
Ironico, no?
Rideresti, però hai un mago dall’aspetto tutt’altro che raccomandabile da far
sparire da casa tua ed una buona giustificazione sul perché ti sei tagliato
fuori dal mondo da preparare.
“Esci, alla svelta!” Dissimuli Plum con
un incantesimo non verbale, augurandoti che non abbia una durata infinita o si
ritroverà a mimetizzarsi con lo sfondo fino al vostro prossimo incontro. Apre
la finestra e gli chiedi se sia completamente impazzito; invece ha una
spiegazione anche per questo. “Noterebbero una porta che si apre seppur non ci
sia nessuno a tirar giù la maniglia.” Sbuffa, dileguandosi sotto la pioggia
torrenziale.
Appena in tempo. Molly ti corre incontro, schiacciandoti in un abbraccio
assassino. “George! Perché non rispondevi? Si può sapere che ti è preso?” Che
razza di domanda è? Se semplicemente non avessi avuto voglia di parlarle oggi,
sarebbe forse stata una colpa? Un po’ ti sembra che sia così, dai suoi occhi
velati di lacrime.
“Volevo stare un po’ da solo, senza
essere disturbato.” Un’affermazione cattiva, lo sai bene. D’altra parte un po’
se la merita.
“Oh, scusa
tanto se la tua famiglia si preoccupa per te!” Ron compare da non si sa bene
dove, evidentemente tirato in mezzo quando avrebbe preferito di gran lunga
passare la giornata con Hermione. Affari suoi, mica gliel’avevi ordinato tu di
venirlo a cercare. Poi una frase del genere te la saresti aspettata da Percy
che, da che mondo è mondo, ha ritenuto il suo tempo più prezioso di quello
degli altri dalla notte dei tempi. E che se crede che basti mostrarsi premuroso
e chiedere scusa per farsi perdonare di aver rinnegato per anni la sua famiglia,
di non essere stato capace di salvare Fred… No, lo sai che non è colpa sua ma è
così comodo dargliela che ora che ce l’hai davanti non puoi evitarlo. Vorresti
che se ne andasse, che non stesse lì a fare arredamento insieme a papà mentre
la mamma continua la sua strigliata e Ron t’osserva con la disapprovazione di
chi vorrebbe essere ovunque tranne che lì.
“Cos’è cambiato da ieri a oggi, scusate?” Chiedi, non appena riesci a fermare
il fiume di rimproveri ed il tuo quesito zittisce improvvisamente Molly e fa
trasalire gli altri tre.
Evidentemente dev’essere accaduto qualcosa che ti dovrebbe aver sconvolto, a
tal punto che tutti e quattro s’erano precipitati a vedere come stavi dopo aver
ricevuto una notizia del genere.
Quale, però?
“Non hai saputo, che Angelina è stata
arrestata?”