The Seventh:
Hellraiser
Part 8: Dawning
Chapt:
1: Hide and Seek
Non sappiamo quali
saranno i giorni che cambieranno la nostra vita. Probabilmente è meglio così.
[L’Acchiappasogni, Stephen King]
Data
terrestre: 1°Maggio 2015.
"Hey,
ma questo è mio!" Natasha esce
dal mio armadio brandendo il bilanciere e per poco non inciampa nello scatolone
davanti alla porta: "Ecco dov'era andato a finire, l'ho cercato ovunque."
"Sciocchezze: non l'hai mai
usato. Appena ce l'hanno consegnato e hai visto che era - testuali parole - ‘Un coso per
fighette che fanno aerobica' l'hai abbandonato in corridoio. C'è stato un
anno, prima che decidessi di spostarlo. Rotolava ovunque!"
Natasha lo guarda di nuovo storcendo
la bocca: "Volevo provare ad usarlo come appendiabiti. Se lo si attacca al
muro con due supporti-"
"Non avrai ripreso a guardare i
programmi sul fai da te, vero?"
"Mi rilassano!
"Bambine, fate le brave!"
Si raccomanda Clint rientrando nell'appartamento: "In macchina c'è ancora
posto per un paio di scatole e forse anche per una valigia, se ci stringiamo
bene: il trespolo di Morrigan ha preso più posto del
previsto. Nat, ma quello non è il bilanciere che hai
cercato ovunque?"
Fermo con adesivo l'ultimo scatolone
e poi lo faccio scivolare verso di lui: "Manca solo questo. Chiudo la
valigia e sono a posto."
Una
parola: è stracolma di vestiti. Ci devo
saltar su di peso, con Natasha che mi aiuta a chiudere la zip imprecando.
“Ci siamo scordate fuori il tuo
album di ricordi.” Nota mentre riprende fiato indicando l'unico oggetto rimasto
sul pavimento.
Ah.
Dannazione.
Riaprire la valigia è catalogabile come suicidio: o mi
ammazzo nel rinculo dell'esplosione o lo fa Natasha, piuttosto che ritentare la
chiusura.
“Lo prenderò su a mano.”
“Aspetta, forse c’è una borsa lì
dentro.” Nat infila di nuovo la testa nell’armadio.
"No, niente borsa, ma c’è un'altra scatola, piccola."
Ah.
Ri-Dannazione.
"È verde?” Mi risponde
affermativamente: “Beh, puoi anche lasciarla lì."
Lei inarca un sopracciglio e attende
che il fischiettio di Clint sia abbastanza lontano prima di tentare di
sollevare il coperchio. Gliela strappo dalle mani. Mi rifila due pizzicotti
sulle guance e ne approfitta del mio dolore per riprendersela e aprirla.
Guarda l'interno ed esige una
spiegazione.
"Sono le cose di Loki" Borbotto sedendomi sul letto coperto dal cellophan. "Le avevo messe via nel caso tornasse,
prima o poi, ma direi che è passato abbastanza tempo da poter considerare la
faccenda archiviata."
"Però non l'hai ancora
buttata" alzo le spalle: "Forse dovresti tenerla. Per ricordare e non
cadere nello stesso errore. Tanto qui non c'è niente di che."
Vorrei farle notare l'importanza che
quel 'niente di che' ha ricoperto per
me. Piccole cazzate quotidiane: uno
spazzolino da denti che gli avevo fatto trovare in bagno perché - cavoli - neppure i semidei sono immuni
dalla pesantezza del fiato mattutino, una maglietta nera che aveva usato un
giorno - non l'ho mai lavata e ci deve essere su ancora il suo profumo - e
Dracula di Bram Stoker, che gliel'avevo visto in mano
in una delle sue ultime visite.
Tre
cose. Tutta la nostra relazione.
Non mi ha neppure detto 'basta' a
voce. Semplicemente è sparito e non si è fatto più vedere.
Codardo. Vigliacco. Stronzo.
Evidentemente mi sbagliavo, non
ricoprivo tutta questa grande importanza per lui.
Pazienza.
Sto per trasferirmi e avere un
appartamento tutto nuovo - un lussuoso
appartamento tutto nuovo - nel luogo più invidiabile della città. Aria di vita
nuova, e Loki dovesse ritornare non mi troverà più
qui: che si fotta il signorino.
Ma non mi devo dimenticare che è
stato lui a tagliare i ponti.
Stronzo.
Nella scatola c'è anche una
ricevuta: devo guardarla un paio di volte prima di ricordami che è del take away della nostra ultima cena insieme: Sushi di ottima qualità, gentilmente offerto dalla sottoscritta,
ovviamente. Ricordo i movimenti goffi delle bacchette tra le sue dita lunghe.
Di come guardava incuriosito come mischiavo il Wasabi
alla salsa di soia.
Ricordo le sue sue
labbra sottili incresparsi in una smorfia d'approvazione, mentre assaporava per
la prima volta un Uramaki California.
Richiudo la scatola per scacciare il
ricordo del suo bacio al sapore di soia: "Hai ragione, non devo
dimenticare che ho speso 200 Dollari per offrirgli una cena."
"Tu a lui? Che cafone! La
gravità di questa cosa fa decisamente passare in secondo piano quella faccenda
della tentata invasione. Decisamente, uno così è meglio perderlo che
trovarlo."
Clint rientra con lo StarkPhone in mano chiedendoci se siamo pronte:
"Ceniamo nella Lounge per festeggiare? Dato che
non c'è Thor potremmo farci portare del cibo messicano."
Annuiamo in accordo e poi Natasha mi
aiuta a portare fuori la valigia.
Guardo un'ultima volta la mia
camera, poi il mio corridoio e la mia sala: ormai l'appartamento è
completamente vuoto, a parte qualche mobile che non serve più.
"È la fine di un'epoca."
mormora Natasha.
La nebbia si è alzata ed il cielo è
meno plumbeo, da alcuni giorni le piogge si sono diradate e le nuvole lasciano
filtrare più luce. Fuori dall'imboccatura della grotta, Loki
si riempie i polmoni del profumo intenso del muschio e ne osserva il colore più
vivo.
Quindi
anche su Niflheim le stagioni si alternano.
Il cambio di stagione è stato
avvertito prima dalla lupa, risvegliandone l'istinto selvatico: con i cuccioli
ormai cresciuti ed impazienti di scoprire il mondo al di fuori della grotta,
reprimere il richiamo della natura era impossibile.
A Loki
dispiaceva che la sua prima compagna in quel regno nebbioso se ne andasse, ma
non aveva osato. Solo, le aveva accarezzato il lungo pelo lungo, grattandole
energicamente la collottola come lei adorava in segno di ringraziamento.
Poi, la lupa si era avvicinata
all'unico cucciolo senza pelliccia presente nella grotta: la bambina a cui
aveva fatto da balia, che si addormentava tra i suoi figli dopo aver condiviso
la poppata.
L'aveva annusata a lungo quasi come
se volesse imprimere nella memoria il suo odore, e così avevano fatto i suoi
cuccioli, solleticandola con i loro musi. Lei, Hela,
aveva riso come sempre, ma quando li aveva visti allontanarsi e risalire
l'entrata della grotta aveva capito ed era scoppiata a piangere.
Solo uno dei giovani lupi si era
fermato: Fenrir, che si accovacciava sempre vicino a
lei lasciando che la bambina si aggrappasse al suo pelo e che lo stringesse
mentre si addormentava, sembrava non riuscire a staccarsi.
Aveva guardato la madre ed i
fratelli allontanarsi e poi quella che considerava la sua sorellina senza pelo
e senza artigli e che tendeva le braccine piangendo e balbettando il suo nome,
divincolandosi tra le braccia del padre. Ed infine aveva fatto la sua scelta,
tornando nella grotta, venendo accolto dal piccolo abbraccio per sfregare il
muso sul pancino e farle tornare il sorriso.
La felicità della bambina era stata
quella di Loki.
Fuori dalla grotta non ci sono pentapalmi o altre fiere pericolose, Fenrir
tiene le orecchie dritte ma non sembra percepire nulla. Loki
sistema il cappuccio in testa ad Hela e le avvolge
meglio la mantellina attorno alle spalle, prima di prenderla in braccio ed
incamminarsi.
Non riesce a trattenerla per molto:
anche se cammina ancora abbastanza incerta sulle gambe è sempre in movimento,
sgambettando per scendere a terra. Si arrampica ovunque, allungandosi per
toccare e guardare qualsiasi cosa. Loki non ha
termini di paragone, ma è istintivamente sicuro che sua figlia sia
straordinariamente curiosa e sveglia. Le parla a lungo spiegandole tutto quello
che vede e tocca e lei contraccambia con sorrisi soddisfatti e gridolini
eccitati.
La luce degli ultimi giorni ha fatto
crescere nuove piante e fatto sbocciare nuovi frutti: conosce abbastanza bene
la botanica da poterne capire le varie utilità e la possibilità che siano
velenosi o commestibili.
Trova una bacca color ambra,
l'annusa e l'assaggia con la punta della lingua trovandola troppo dolce per
essere innocua – Infatti sente subito la punta delle dita intorpidirsi - Così
la mostra alla bambina, tenendola fuori dalla portata delle manine:
"Visto? Questa è velenosa, non va bene." Scuote la testa per
sottolineare il concetto e lei lo imita un po' goffa. "No. Esatto. No no. La buttiamo?" La piccola
annuisce e lui la lascia cadere a terra, sorridendo quando Hela
fa ciao ciao con la manina e schioccandole un bacio sulla fronte.
Ha trovato alcuni piccoli frutti
oblunghi e succosi: sono un po' amari ed Hela ha
storto il nasino quando li ha assaggiati, ma Loki
pensa di addolcirli mescolandoli alla resina delle felci appena sbocciate.
Sicuramente sulla collina, dove c'è più sole, ne troverà di più. Prendendo
sulle spalle la piccola sale il leggero pendio del bosco, mentre Fenrir si è lanciato all'inseguimento di un leprotto.
Sul crinale gli alberi sono meno
fitti e l'erba spazzata dal vento è meno alta: lascia libera Hela di camminare da sola - e ogni tanto di sbilanciarsi
all'indietro e cadere seduta – mentre trova le felci e le taglia con il
falcetto interrompendosi solo per impedire che la bambina assaggi la preda con
cui Fenrir è tornato - ecco, forse è il caso di
iniziare ad insegnarle anche le buone maniere a tavola.
Il cielo è decisamente meno grigio e
la temperatura più mite. Ad ovest, in lontananza, sembra quasi che un raggio di
sole abbia ferito le nuvole e sia riuscito ad arrivare a terra.
La
primavera è decisamente arrivata. Loki
cerca di reprimere il ricordo del significato che quella parola aveva ad Asgard, di giorni lunghi e tiepidi e giardini tempestati di
fiori colorati. L'estate di Midgard, poi, l'aveva intravista nei vestiti più leggeri di
Addison, quelli che si sfilavano così facilmente.
Il falcetto scivola dal gambo di una
felce e gli graffia il polso.
Una goccia di sangue spunta e lui si
guarda attorno alla ricerca del muschio grigio, quello con poteri curativi. Lo
trova e lo gratta via da un sasso per spargerlo sulla ferita.
Distrazione.
Il pensiero di Addison lo è sempre
ed è qualcosa che fa fatica a soffocare; soprattutto quando riconosce il suo
sorriso sulla piccola bocca di Hela.
La sua nascita è qualcosa che ancora
non è riuscito a spiegarsi: è sensazionale, magia pura, qualcosa di troppo
misterioso e complicato persino per lui, che manipola la magia alla perfezione.
La guarda ammonticchiare dei
sassolini parlottando, le guance morbide e paffute arrossate dal movimento ed
incorniciate dal cappuccio: Hela va ben oltre la
perfezione.
Le nuvole hanno soffocato il raggio
di sole all'orizzonte, ma un altro spiraglio si è aperto più vicino.
Il potere emostatico del muschio fa
smettere di sanguinare il taglio.
Anche il secondo raggio di sole
scompare.
E Loki si
ricorda improvvisamente che Niflheim è sempre stata
immune all'occhio di Heimdall a causa della coltre di
nubi, e che uno dei pochi testi che parlavano di quella terra recitava
precisamente 'Nulla filtra da Niflheim, e nulla filtra verso Niflheim'.
Un terzo raggio di sole.
"Hela..."
Un cono luminoso sulla valle. Si
apre e si chiude velocemente, come uno
occhio alla ricerca di qualcosa.
"Hela..."
Loki
si volta.
"Hela!"
Il cappuccio le è scivolato
all'indietro e le sottili ciocche ribelli sono libere di muoversi nell'aria; il
faccino rivolto verso l'alto e gli occhi spalancati di sorpresa nel fascio di
luce che scende dal cielo e la inonda.
Loki
scatta, l'afferra al volo ed inizia a correre a perdifiato giù dal pendio.
Il raggio di sole li ha inseguiti
sino al limitare del bosco, ma mano a mano che scendono la collina non riesce a
penetrare gli alberi che si infittiscono.
Nella corsa Loki
sdrucciola su delle piccole rocce e poi scivola tra l'erba bagnata cercando di
far scudo con il suo corpo alla bambina. Batte la schiena contro un tronco, si
graffia un braccio in un cespuglio di rovi, ma stringe i denti e si rimette in
piedi velocemente e riprende a correre.
Raggiungono la grotta con Hela che piange spaventata, mentre trafelato rafforza
l'incantesimo a protezione del loro appena entra anche il lupo che li segue.
Vede la luce farsi faticosamente
strada tra i rami e raggiungere le foglie a terra. Dietro di sé, con la bambina
aggrappata alla coda, Fenrir ringhia.
Il fascio di luce è abbastanza
lontano dall'imboccatura della grotta, ma Loki si
appiattisce comunque contro la parete stringendo Hela,
premendole le labbra sulla fronte, cercando di calmarla con il suo contatto e
con la sua voce: "Va tutto bene, piccina, va tutto bene. Non ci possono
trovare ora. Va tutto bene."
Lo ammetto: quando Natasha mi ha
detto che Clint le aveva proposto di vivere insieme - solo loro due da soli -
non l'ho immediatamente presa bene.
Certo, i presupposti c'erano tutti:
Clint era ormai perennemente a casa nostra - si faceva anche recapitare la
posta da noi - e al collo di Natasha non mancava mai il ciondolo a forma di
freccia che le aveva regalato a Natale.
E poi i signori Stark,
tra un pannolino e una poppata, ci hanno informato che il progetto 'Avengers Lounge' era diventato 'Avengers Flats’: cinque lussuosi appartamenti - in aggiunta a
quello della Famiglia Stark - arredati secondo il
gusto impeccabile di Pepper ed il suo fantastico
budget illimitato.
"Cinque? E perché non
sei?" aveva chiesto ingenuamente il Capitano.
Ed io avevo abbozzato un sorrisetto
di circostanza e mandato giù l'idea che la coinquilina di Natasha - prima o poi
- non sarei più stata io.
Il prima o poi era arrivato fin troppo presto.
La sera dopo il trasloco di Nat mi sono ubriacata pesantemente in compagnia di Steve,
che data la sua immunità all'alcool è il peggior compagno di bevute possibile,
tanto che il mattino dopo mi ero risvegliata nel mio letto con le mutande
ancora addosso e Steve addormentato sul divano che - interpellato per una
spiegazione logica a fatti che non ricordavo - dichiarò che una sbronza così
triste non l'aveva mai vista addosso a nessuno: "E ti posso assicurare che
in tempo di guerra le sbronze tristi erano all'ordine del giorno."
Presentata all'appello della base in
condizioni pietose - struccata, spettinata, in ballerine e con le parti della
divisa decisamente scoordinate - la Hill mi prese da parte, retto la fronte
mentre vomitavo, dato un paio di aspirine e fatto un discorsetto sulla vita che
cambiava.
Piansi per un'ora seduta sul
gabinetto, finché Natasha non sfondò la porta e mi rifilò due sberle, che per
lei, in genere, equivalgono ad un gesto d’affetto.
E poi ho mantenuto la posizione. Mi
sono rifiutata di seguirli alla Tower, di prendere
possesso di quel bellissimo appartamento con la Jacuzzi nel bagno della camera,
l'armadio così spazioso da avere l'eco, la vetrata con vista infinita su
Manhattan e la Sala Cinema con una scelta di film infinita sullo stesso piano.
L'ho fatto principalmente perché
sono una deficiente.
Perché speravo che Loki si ripresentasse, di nuovo, e senza accorgermene mi
sono ritrovata a recitare la parte di Wendy che
aspetta Peter Pan alla finestra.
Che
cretina.
Ci ho ripreso un'altra sbronza
triste su. Beh, forse due.
Ma poi mi sono ripresa. Mi sono
fermata in tempo sulla soglia della Sbronza
Numero Tre, ho afferrato la cravatta del barista italiano del Phoenix Bar -
quello che conosce l'intimo significato della parola aperitivo - e me lo sono
portato a casa.
La Hill ha commentato l'episodio
definendolo come perfetto esempio di quanto l'assunzione di banane sia basilare
nelle diete femminile.
Due settimane fa ho detto BASTA
all'affitto e SI' al trasloco: Il Lair di GreyRaven è di fianco al Nest dei piccioncini.
Sì, è finita un'era.
E
col cavolo che mi volterò indietro a guardarla.
Loki
non ha chiuso gli occhi per tutta notte. È rimasto vigile e attento ad ogni
rumore a guardia dell'imboccatura della grotta.
Il focolare è spento ed Hela si è addormentata stremata dallo spavento e dal lungo
pianto, aggrappata a Fenrir. Le aggiusta la coperta
di pelliccia e le accarezza la testolina, la piccola mugola nel sonno e si
infila in bocca il pollice.
La stanno cercando, e chiunque sia è un
pericolo.
Loki
sa che la sua nascita non poteva passare inosservata, è il motivo per cui ha
deciso di nascondersi con lei: per attendere che crescesse e che fosse meno
indifesa, prima di reclamare il posto nel mondo che aveva di diritto.
L'inverno di Nifleheim
li aveva protetti, ma la primavera ha assottigliato le nuvole permettendo a chi
ne aveva il potere di cercare sul quel suolo. Sente l'angoscia incalzare i
battiti del cuore.
Se
ci prendono?
Se
ci separano?
Se
ci uccidono?
Se
LA uccidono?
Loki
stringe i pugni sino a far diventare le nocche bianche: non l'avrebbe mai permesso.
Ma come fare?
Dove andare?
Si fa largo l'idea di tornare su Midgard, presentare finalmente Hela
ad Addison spiegandole il motivo per cui è stato lontano da lei per così tanto
tempo e chiedendo la protezione dei Vendicatori per la bambina.
Non
potranno rifiutarsi di proteggere la figlia di GreyRaven.
Ma potevano rifiutarsi di aiutare
lui, e avrebbe dovuto lasciare la bambina nelle loro mani.
Separarsi
da Hela? MAI!
Sussulta quando vede Fenrir alzare di scatto la testa tendendo le orecchie e gli
occhi di ghiaccio fissi contro l'entrata della grotta, con un basso ringhio. Loki gli fa segno di tacere, cerca il suo pugnale, lo
sfodera e getta un'occhiata fuori: nessuno. Tende le orecchie, si appiattisce
contro la parete: ecco, forse sente un fruscio, come di passi cauti tra le
foglie. Ordina al lupo di star fermo al suo posto e non abbandonare Hela per nessun motivo.
I passi si avvicinano. Loki si accuccia ed esce a carponi, cercando di nascondersi
tra l'oscurità scivolando tra i tronchi degli alberi.
C'è qualcuno, ne percepisce la
vicinanza, ed è qualcuno che cammina su due piedi. Dal rumore del respiro e dei
rami che sposta stabilisce che è alto quanto lui, ma più pesante. E quindi meno
agile.
Loki
raccoglie il sasso che si ritrova tra le dita, e quando è abbastanza vicino
all'intruso lo lancia tra le fronde.
Percepisce il movimento dello
sconosciuto: si è voltato verso il rumore, dandogli le spalle. Scatta e lo
aggredisce alla schiena, il braccio attorno al collo per strangolarlo.
Lo sbalordimento dello sconosciuto
non dura che un istante: Gli blocca il polso armato e lo scaraventa a terra
colpendolo allo sterno con un pugno.
Loki
boccheggia ma non si dà per vinto, rotola su un fianco e lo calcia alla
caviglia per destabilizzarlo. Quando si piega lo colpisce al volto e poi tenta
di nuovo di pugnalarlo.
Viene ancora bloccato e gettato a
terra.
È
forte, molto più forte di quanto avesse calcolato.
Forte
quanto...
Lo sconosciuto alza la mano: il
fulmine che attraversa il cielo illumina il bosco.
"Thor?"
"Dos burritos de chilorio y tres quezadillias..."
"No, no: due quezadillias e tre burritos
-"
"PUM PUM
PUM PUM!!"
"PUM PUM
PUM!!"
Howie
ha voglia di giocare - manine infilate nei guanti dell'armatura di plastica di IronBoy - e ha trovato in Steve un perfetto compagno: finge
di cadere nell'imboscata e di finire a terra fritto - FFFFZZZZ! - e quando IronBoy gli salta addosso ululando per dargli il colpo di
grazia si riprende e lo fa impazzire di solletico. Per riuscire a comunicare al
telefono con il take away messicano devo tapparmi le
orecchie e appiattirmi dietro al bancone bar.
Ma
quanto casino può fare un essere così piccolo?
Sono costretta a sfilarmi una scarpa
e tirarla addosso a Steve per richiamare la sua attenzione e fargli segno di
smettere. Se ne esce dalla Lounge facendo fare
l'aeroplanino al piccolo casinista, gettandomi un'occhiataccia.
Me ne frego, mica sono io quella che
spacca i timpani alla gente al telefono: "Ricapitolando: Due quesadillas, tre burritos de chilorio, quattro porzioni di carne azadas,
due ensaladas di pollo e queso
e nove porzioni di chilli con carne, di cui quattro smodatamente piccanti. Ah, e per dolce..."
"HOWIE!"
Ah
cielo, smette il figlio ed inizia la madre?
Entra scortata da FerroVecchio con il piattino colorato del bambino:
"L'hai visto? Gli stavo dando la cena ma è sparito!"
Le indico il corridoio, le mimo il
saluto militare del Capitano, e lei ringrazia uscendo: "HOWIE! Ma perché
non ti ingozzi come un facocero come tutti gli altri? HOWIE!"
Inizio a pensare con malinconia alla
tranquillità del mio appartamento. Chissà se è già stato affittato?
"...E
per dulze, senorita?"
"Qualcosa di molto, molto,
molto calorico. Grazie."
Quando finalmente riesco a mettere
giù il telefono faccio la conta delle ordinazioni ed impreco ad alta voce. Pepper protesta, rientrando con figlio recalcitrante a
tracolla ed un FerroVecchio dall'aria depressa ed il
piattino ancora colmo in mano.
Sai
che roba... come se potesse capire quello che ho appena detto...
"Medda!"
Gioisce per l'appunto il piccolo lord mentre viene infilato nel seggiolone.
Seconda occhiataccia della serata,
stavolta da parte di Pepper. Ignoro anche questa:
"Non ho chiesto a Bruce cosa voleva per cena... E' ancora giù in
laboratorio? Forse faccio in tempo a fare un'aggiunta."
"Oh, è inutile, Bruce è ad
Austin sino a mercoledì: una conferenza di astrofisica molecolare ed ingegneria
aerospaziale a cui Tony non ha voluto partecipare perché 'tanto so già tutto'. Bruce era di diverso avviso."
"Oh. Austin.” Mi gratto la
testa con la biro con cui ho segnato le ordinazioni: “La stessa Austin che
compare negli stati di Facebook di Jane?"
Lei si concede una pausa
dall'imboccare Howie e mi guarda annuendo con l'aria
di chi la sa lunga: "Fanno schifo a nascondere certe cose, vero?"
"Già. "
Con un cenno Loki
riattizza il focolare nell'angolo e le fiamme riprendono ad illuminare
l'interno della grotta, permettendo a Thor di guardarsi attorno: è lunga e
piuttosto stretta, dalle pareti asciutte e lisce e il pavimento ricoperto in
gran parte da stuoie e pelli di animali: "Così questo è il tuo nascondiglio."
Il lupo in fondo alla grotta si è
destato ed abbozza un ringhio, che Loki placa con un
semplice gesto della mano prima di rivolgersi verso il fratello: "Cosa
vuoi?"
"Parlarti. Sei in grave
pericolo."
"Ma che novità!" ride a
bassa voce "Forse perché qualcuno
ha avuto la brillante - anzi lampante - idea di manifestare la propria presenza
con dei fulmini? Hai un bel fegato a parlarmi di pericolo, visto che ne sei la
causa!"
"Se sono qui è solo perché la
tua presenza era già nota in queste terre."
"Heimdall
non perde il vizio di farsi gli affari altrui, nevvero? E dunque? Sono in
esilio, rammenti? Posso stabilire la mia dimora dove più mi aggrada, al di
fuori dei confini di Asgard. Dove ho dunque violato
qualche imposizione?"
"Non è per dove sei, ma con chi sei che vieni cercato." Thor
viene colto di sorpresa e si ritrova con la schiena a terra: Loki lo blocca, una sottile e acuminata lama di ghiaccio
formata tra le sue dita gli sfiora la gola: "Allora torna indietro,
fratello, e avvisa tuo padre che da me non otterrà nulla."
"Loki..."
"Pa-pà?"
La bambina si è alzata in piedi, al
di là del lupo che continua a starle accanto come protezione e si stropiccia
gli occhi gonfi di sonno. Loki si sforza di abbozzare
un sorriso e lascia che la lama di ghiaccio si sciolga gocciolando sul viso del
fratello. "Va tutto bene, questo signore è venuto a trovarci ma se ne sta
andando, non è vero?"
Thor non sta prestando attenzione
alle sue parole, la fissa con la bocca aperta dalla sorpresa: "È questa la
creatura?"
"È una bambina, idiota." sibila Loki,
rifilandogli un colpo ai reni approfittando dell'attimo di distrazione della
piccola, prima di andare verso di lei. "Porta a mia figlia il rispetto che
conviene ad una Principessa."
"Non è mia intenzione farle del
male" Si affretta a spiegare, rialzandosi. "Dovevo venire qui ad
avvertirti: Sei stato a lungo cercato, a causa di una profezia delle Norne.”
"Le Norne hanno parlato di mia
figlia? Cosa hanno detto?"
"Le loro parole hanno turbato
profondamente Odino, tanto che ha ordinato ad Heimdall
di cercarvi: Non siamo i soli a farlo. Così come le Norne sono le profete di Asgard, veggenti
d'ogni mondo hanno emesso lo stesso vaticinio: Parlano di un regno sopra gli
altri regni, di una sovranità a cui tutti i Re dovranno inginocchiarsi. Heimdall oggi era sicuro di averla trovata. Non l'ho
sentito parlare di tua figlia, a dire il vero, ma l'ho sentito indicare Niflheim... e te. Non pensavo di trovarvi una
bambina…"
"Cosa pensavi che fosse? Un
mostro con... con due teste e corna? Uno Jotun?"
"No, no" si affretta a
negare Thor. "Non mi aspettavo che... che la considerassi tua figlia,
ecco."
"Lo è."
"Posso guardarla?"
Hela,
in braccio a Loki, sembra piuttosto riluttante a fare
una nuova conoscenza, nascondendo il viso contro petto del padre. "Non ha
mai visto nessun'altro al di fuori di me." Spiega Loki:
"Hela, questo è..."
Lo guarda avvicinarsi cauto e sorriderle, accarezzarle una manina e poi una
guancia morbida. "Questo è tuo zio."
"È un onore e una gioia fare la
tua conoscenza. Sei bellissima, sai?" Allunga le mani per prenderla in
braccio e Loki glielo lascia fare. Anche la bambina
sembra meno infastidita: "E assomigli a… com’è possibile? Assomiglia a GreyRaven. Come può?"
"È sua madre, infatti."
"Ma come? Son certo che lei
non..."
"Hela
non è nata da un ventre materno."
"E da cosa, allora, un uovo?
Oh, suvvia Loki, non scherzare...!"
"..."
"Beh..."
"..."
"D'accordo. Una questione per
volta, è meglio. Posso prenderla in braccio? Madre la adorerebbe! Sarebbe così
lieta di avere finalmente una nipote..."
"Pensavo che a quest'ora avessi
già regalato un nuovo principe ad Asgard."
Thor palleggia Hela
e si bea del suo sorriso coprendola di moine e complimenti. "No, non
ancora. Io e Sif non -"
Loki
sgrana gli occhi: "Tu e CHI?"
"L'intervento di Higgs durante il congresso valeva tutta la
partecipazione." asserisce Jane lasciandosi cadere sul materasso. Si sfila
le ballerine sfregando i piedi e le lancia dall'altro lato della stanza.
Appoggiandosi al bordo del cassettone, Bruce si allenta la cravatta: "In
compenso, Selvig è stato meno brillante del
solito."
"Hai ragione. Lo vedo un po'
stanco ultimamente, credo che tra un po' sparirà per la sua solita vacanza
greca."
"Lasciando tutto il lavoro alla
neo vice Direttrice?"
Arrossendo Jane fa un gesto di
noncuranza con la mano: "Non c'è ancora nulla di ufficiale, è solo una tua
supposizione!"
"Una mia supposizione?"
Bruce la raggiunge sul letto e si sdraia su un fianco: "Selvig è stato appena nominato direttore del nuovo
Osservatorio di Ricerca e Controllo di Nevada Field, chi altri può nominare
come sua Vice se non te? Lo meriti più di chiunque altro!"
"Finché non vedrò nulla di
scritto resterà una supposizione. E non festeggerò."
"Oh, davvero?" Le labbra
di Bruce scivolano dalla sua fronte all'orecchio e poi sul collo, la mano
sinistra risale una gamba e sfiora l'orlo della gonna scura: "E allora che
ci faccio qui?"
"A… a festeggiare l’intervento
di Higgs." Lo aiuta a sfilarsi la giacca e la
cravatta - come al solito si impiglia al naso - e gli sbottona la camicia
mentre lui si interessa a trovare l'elastico dei collant sotto alla gonna
scura.
"L'orologio!"
"Cosa?"
"L'orologio... stai attento...
sono le uniche calze che mi sono portata..."
Bruce fa scattare la chiusura del
cinturino e lo abbandona sul comodino senza curarsene troppo: "Scusa"
Mormora prima di riprendere il lavoro e farsi perdonare.
Com'è stare con Bruce?
Appagante.
La sintonia non è solo fisica - che
di fisico inizialmente non c'era proprio nulla - ma soprattutto mentale. Hanno
gli stessi ritmi folli, gli stessi bisogni. Si espongono a vicenda i propri
risultati, ne parlano e si comprendono l'uno con l'altro.
La conversazione tra di loro non
langue mai - Darcy ha da ridire a proposito, sostiene
che parlino troppo per essere due che
condividono una tresca pressoché segreta - ha aiutato entrambi ad aprirsi, a
Bruce fare il primo passo e a lasciare andare le reticenze che la sua
situazione gli ha imposto.
Bruce ha fame di un contatto fisico,
lei di quello mentale: si completano a vicenda, perfettamente compatibili.
E allora perché Jane alterna la
soddisfazione di essergli accanto con il senso di colpa?
"Thor
è ancora innamorato di te." Darcy
ne è sicura. "E tu non te lo sei
ancora tolto dalla testa. E ci credo, con quei muscoli!"
Thor ha detto basta al tira -e-molla dell'ultimo anno. Non ha
capito dell'altro, ma percepiva la
distanza nei suoi gesti e nei suoi sguardi. Gli ha spezzato il cuore – lei così
minuta ha fatto soffrire un colosso come lui – e secondo Darcy
il fidanzamento con Lady Sif ne è la prova.
"È
stato troppo presto. Sta cercando di farti ingelosire."
Forse ci sta riuscendo, è una cosa
che Jane non riesce ad impedire alla sua testa di pensarci.
Bruce non ha l'ardore di Thor, non
le fa perdere completamente la testa. È dolce e deciso ma ha sempre il
controllo della situazione: Prima di toglierle l'ultimo indumento si ferma,
trova la scatola di profilattici nel comodino, e poi prosegue.
Thor non ne comprendeva la
necessità: dava per scontato che avrebbero avuto un figlio, per lui e la sua
mentalità era assurdo evitarlo.
Bruce
è la ragione, Thor la passione.
Jane ha preso una decisione e non
intende tornare indietro.
Thor si è presentato sulla terrazza
- Quattro saette, due tuoni ben assestati ed il solito cono di luce colorata -
mentre Steve faceva la scarpetta alla sua porzione di Chili extra piccante:
quando lo vede entrare attira gelosamente il piatto verso di sé.
Ha l'aria un po' stanca e
pensierosa, ma non indossa l'armatura ed il Mjolnir
pende tranquillamente dalla cintura: buon segno, nessuno casino all'orizzonte.
"Giungo troppo tardi per
banchettare con voi?"
"Ma certo! Anzi, scusaci..... non sapevamo che saresti
venuto, e così abbiamo già cenato..."
Si giustifica Pepper,
mentre Tony punta il dito imitato da Howie: "Hey, Thor-minator,
ricordati la regola: niente brutte
notizie durante la cena."
Thor allarga le braccia e ci
assicura con un sorriso delle sue intenzioni amichevoli, poi prende una sedia e
si siede tra me e Steve, che sposta di nuovo il suo piatto con l'ultimo,
prezioso boccone di chili. "Non v’è problema alcuno, Lady Pepper, anzi, ho già desinato. Desideravo soltanto una
passeggiata." Mi guarda e ammicca sorridendo, prima di rubarmi la
bottiglia di birra e tracannarla. "E una cervogia chiara in
compagnia."
E
un po' di respiro dalla fidanzata assillante, magari.
Dall'occhiata che ci scambiamo io e Natasha, dall'altro lato del tavolo,
intuisco che la pensiamo allo stesso modo.
Thor si guarda attorno: "Non
vedo Banner. Non lo avrete mica esiliato, spero!" Scherza, poi si fa serio
e si rivolge a Pepper: "Spero che Jane stia
bene, hai avuto più sue notizie?"
Lei improvvisamente decide di dover
lavare i piatti, Natasha la vuole assolutamente aiutare, io ho ancora tanto queso nel piatto e Clint si
infila gli occhiali da sole. Tony fissa Steve con l'aria da chi ha appena avuto
una rivelazione; il Capitano pare aver finalmente colto un riferimento e dallo
sbigottimento lascia sguarnito il chili.
Con la sua velocità ultraterrena,
Thor agguanta l'ultimo boccone e se lo lancia in bocca.
Il nubifragio dura sette ore.
Quando Odino entra negli
appartamenti Reali è solo, eppure Sif capisce le sue
intenzioni dalla cadenza dei suoi passi. Si alza dalla sedia di scatto e si
volta e quando il Re varca la porta d’entrata, chinandosi in ginocchio:
"Maestà, io…”
"Tu e Thor credevate davvero di
poter aprire un portale ed eludere la sorveglianza di Heimdall?
Non fai ancora parte di questa famiglia e già la tradisci. Pensavo di aver già
cresciuto una serpe, ma a quanto pare la sto anche acquisendo come nuora!” Sif è atterrita e non sa cosa rispondere, Odino cammina
avanti ed indietro, la mano su Gugnir a scandire i
suoi passi e a trattenere la sua ira: “Quando Thor mi disse che aveva scelto te
per sposa ne fui lieto. Ti ho aperto le porte degli appartamenti della Regina,
quando ancora non avresti diritto di abitarli. È questo il tuo ringraziamento?”
Scuotendo la testa, Sif domanda perdono: “Thor temeva che steste per commettere
un grave errore, mio Re.”
“Parla.”
“Io non posso…”
“PARLA!”
“Con o senza il mio aiuto sarebbe
andato sino in fondo. Giudicava la profezia delle Norne incomprensibile, diceva
che non era giusto dare la caccia Loki come un
animale senza avere la certezza che la creatura in sua compagnia potesse essere
pericolosa per i Nove Regni.”
“E per veder ritornata la tua
devozione ed il tuo amore vai palesemente contro al volere del Padre degli Dei?
Donna stolta, non sarai mai all’altezza della Regina di cui usurpi le
stanze.”
Sif
alza lo sguardo da terra e lo punta dritto sul viso di Odino: “Ed invece agisco
secondo il pensiero di Frigga, Maestà: Lei direbbe che le parole delle Norne
non sono chiare. E che quella 'creatura' non
è che una bambina innocente.”
"Già una volta salvai ciò che
credevo innocente." Odino improvvisamente è molto stanco: distoglie lo
sguardo, le dà le spalle e si allontana: "Sei agli arresti, Sif. E dato che ammiri tanto chi ha vissuto in questo luogo
e ti ritieni da lei ispirata, non potrai lasciare queste stanze. Quando Thor
farà ritorno dalla sua visita,
troverà posto nelle prigioni.”
Negli ultimi giorni Loki è diventato più cauto: Niflheim
non è più la dimora sicura in cui nascondersi, è diventato un campo minato ed
ovunque avverte pericolo. Ha tolto le esche e le trappole per animali che aveva
nascosto nei boschi vicino alla grotta per non lasciare tracce e caccia al
crepuscolo o all'alba con una lancia. Non potendo permettersi il rischio di
allontanarsi troppo il bottino è misero e raccoglie troppi pochi frutti: Hela ha iniziato a succhiarsi il dito con più vigore anche
da sveglia e sul visetto smunto gli occhi verdi sono diventati più grandi.
Decide che devono muoversi, e alla
svelta; per scegliere la direzione si arrampica su uno dei sempreverdi più alti
della foresta per guardarsi attorno: a nord le nubi sembrano ancora abbastanza
dense e le montagne sono più alte. Risalendo il corso del torrente potranno
comunque essere coperti dai boschi per un bel tratto di strada. Sarà un viaggio
abbastanza lungo e sicuramente non privo di inside, ma non ha altra scelta.
Anche perché a Sud, in lontananza,
si alza il sottile filo di fumo di un fuoco.
Qualcuno ha già aperto la caccia.
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Bene,
ok, qui stiamo entrando nel vivo della vicenda. E siccome siamo per ‘Un casino
per volta’ prima risolviamo questa faccenda della piccola Hela.
Due
piccole note: il ‘pancino delicato’ di Thor, intollerante ai cibi piccanti, è
anticipato qui,
nella racconta di 50Shades of Grey(Raven).
Nevada
Field è un posto, segnato su Google Maps, che esiste
davvero, nel bel mezzo del deserto del Nevada. Non mi risulta che ci siano basi
militari o di ricerca. Ma magari sì, sono solo secretate dallo SHIELD…
Sì,
lo so che l’idea di tutti i Vendicatori che vivono sotto lo stesso tempo fa
pensare ad un Ostello della Gioventù con occupanti abusivi, ma vedetela così:
Tony ha a sua disposizione il controllo sui Vendicatori, la compagnia di Bruce,
ed una fornitura di babysitter infinita.
Oltre
che una notevole sicurezza per la sua famiglia. Insomma, il suo è un
investimento.
Quanto
a Loki ed Hela… l’unica
cosa che osso fare è scuoricinare, al pensiero di lui
papà single che si occupa della figlia in giro per Niflheim!
Mi
pare di aver detto tutto. Nel caso abbiate curiosità, o semplicemente per fare
quattro chiacchiere, c’è il mio ask.
Concludo
ringraziandovi per la meravigliosa accoglienza che ha avuto il Prologo. Siete
preziose. Bellissime e preziose. Non so come ringraziarvi.
Alla
prossima se lo vorrete.
EC