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Autore: Kirara_Kiwisa    26/01/2014    2 recensioni
Volume 2. Seguito di: "Victoria's Memories. Il Regno dei Demoni".
Victoria e Nolan si allontanano prendendo due strade diverse, la protagonista vorrebbe dimenticarlo ma il marchio che il demone le ha imposto le impedisce di essere realmente libera. Pur essendo legata a lui, tenta almeno di affezionarsi sentimentalmente ad una nuova persona. Ma l'amore non può durare quando appartieni al prossimo Re dei Demoni...
"Mi rivoltai verso la persona che mi aveva afferrata, verso Elehandro. Gli saltai addosso, iniziando a combattere e a rotolarmi sotto la pioggia con un vampiro che presentava un buco nel petto.
Nonostante le ferite, alle fine fu lui che riuscì ad atterrarmi. Mi bloccò a terra, sedendosi sopra di me stringendomi forte i polsi [...] Il sangue che perdeva dal petto mi gocciolava addosso, macchiandomi. Qualche goccia mi cadde sulle labbra. Lo assaggiai, anche se non necessitavo di possederlo. Il suo sangue mi stava già crescendo dentro. "
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Il Capitano non venne a trovarmi. Rimasi tutta la notte con Hunter, a piangere.
Non sapevo perché piangevo, eppure non riuscivo a smettere.
Elehandro avrebbe dovuto sapere del marchio prima o poi, avrei dovuto essere preparata a quel momento. Forse ero tanto triste perché era avvenuto nei peggiori dei modi, davanti a tutti.
- Mi ha tagliato la corda-
Continuai a ripetere, per l’ennesima volta.
Per l’ennesima volta lo stregone annuì, poggiandomi una mano sulla spalla.
- Lo so Vic, lo so-
- Ho creduto davvero di morire-
Continuai, durante i singhiozzi.
- E il marchio si è attivato-
- Lo avevo intuito sì-
- E’ stato peggio che affrontare Isaac ed Abrahel insieme-
Spiegai, rannicchiata sul letto.
- Odio morire annegata-
- E’ una cosa comune-
Mormorò lo stregone.
- Ma Abaddon ti ha salvata-
- Solo perché glielo ha ordinato Nolan-
Borbottai, tuttavia non capendo perché non fosse venuto di persona. Cosa stava facendo di tanto importante?
- Poteva farlo più discretamente però!-
Sbottai fuoriuscendo dal mio guscio e mostrando le guancie arrossate e gli occhi pieni di lacrime.
- Perché aprire uno squarcio nel cielo e mostrarsi in quel modo?! Ha rovinato tutto!-
- Forse l’ha fatto apposta-
Annuii, conoscendo Abaddon. Sicuramente lo aveva fatto apposta.
- La deve pagare-
Affermai.
- L’angelo?-
- Lucyndra-
Dichiarai asciugandomi il volto.
- La pagherà per avermi gettato in mare, pagherà per tutto-
- Cosa hai in mente?-
- Di ucciderla non appena la vedo-
Hunter mi ricordò che ero confinata nella mia stanza.
- Non ho intenzione di farlo-
Spiegai.
- Mi rimangono quattro giorni per farla fuori. Non intendo passarli tutti qua dentro. Ormai è diventata una questione personale, non è più per salvare tutti voi-
Il ragazzo iniziò a ridere, nonostante io fossi così seria.
- Non era già una questione personale?-
Chiese riferendosi alla ferita al cuore e alla gola.
- Questo è diverso-
Mormorai.
- Mi ha fatto perdere Elehandro, quattro giorni prima-
 
Riposai per il resto della notte e gran parte del giorno, certa che non appena fosse sorta nuovamente la luna avrei sfidato e ucciso la vampira. Il tempo passò in fretta, senza che me accorgessi. Al risveglio la testa già doleva meno e le forze che avevo perso parevano essere in parte tornate.
A svegliarmi fu Thos, che mi portò da mangiare.
- Sarai anche in punizione ma non a digiuno!-
Sbottò l’enorme demone, ridendo.
- Punizione? Bel modo di chiamarlo-
Notai, afferrando una brioche piena di marmellata.
- Mi sento più una prigioniera-
- Una prigioniera a cinque stelle!-
Affermò l’uomo, passandomi del succo d’arancia. Sorrisi, pensando che forse aveva ragione.
- Posso vederlo?-
Domandò dopo un po’ il demone, timidamente.
- Cosa?-
Indicò il marchio.
Feci spallucce, mostrandoli il polso mentre continuavo a mangiare con la mano sinistra.
- Wow, è bellissimo-
- Prova tu ad essere legato ad uno stupido che rischia di morire ogni minuto, poi ne riparliamo-
- Ha fatto male?-
Continuò a chiedere, senza perdere la meraviglia nei suoi occhi.
- Quando te lo ha posto, ha fatto male?-
- Sì, un po’ sì. Ma fa più male quando lui viene ferito. Sento tremendamente tutto. È una spina nel fianco-
- Perché non te ne sei liberata subito?-
Feci di nuovo spallucce.
- Perché sono stupida. Non c’è altra spiegazione-
Entrambi tacemmo per un po’.
- Cosa dice il Capitano, di questo?-
- Non lo so-
Borbottò il demone. Roteai gli occhi.
- Avanti Thos, posso farcela. Dimmi tutto-
- Beh, è deluso. Molto deluso. Arrabbiato. Molto arrabbiato-
- Ok, ho afferrato. Che altro dice?-
- Che non capisce perché tu non glielo abbia detto-
- Stavo per farlo!-
Sbottai.
- Davvero! Stavo per dire tutto ma poi è scoppiata la tempesta!-
Thos mi lanciò lo sguardo del “avresti dovuto dirglielo fin dal principio e non solo ieri” ma continuò.
- Dice che hai messo tutti in pericolo-
- Ok, qualcosa che non sappia già?-
Ebbe qualche premura prima di proseguire.
- Che non avrebbe dovuto giacere con l’oggetto di un demone-
Il boccone mi andò di traverso ed iniziai a tossire.
Bevvi del succo, prendendo ossigeno.
- Lo sta dicendo a tutti??-
- No, non a tutti. Lo ha detto ad Hunter che lo ha detto a me-
Mi posi le mani sulla fronte, desiderando sparire.
- C’è altro?-
- Ti terrà rinchiusa, finché il tuo demone non verrà a prenderti-
- Cosa?!-
- Ah e ha capito che il tuo demone è il Principe dei Demoni, visto che si tratta del padrone dell’angelo Abaddon-
Tornai a nascondere il volto fra le mani, scuotendo il capo.
- Thos-
Sbottai scoprendo il volto.
- Devo trovare il modo di incontrare Lucyndra senza che il Capitano mi scopra-
 
Attesi la notte, che il nostro piano prendesse forma. Avevo incaricato Hunter e Thos di occuparsi della parte tecnica, io avrei pensato a quella fisica. Intitolammo il piano “Operazione uccidi Lu”.
Barbas non volle partecipare, né aiutarci. Era certo che mi sarei fatta uccidere e tutto l’aiuto che ci diede fu quello di non denunciarci al Capitano. Thos doveva fare in modo che il ponte della nave fosse sgombro quando io ne avessi avuto necessità e, al momento giusto, Hunter doveva distrarre il comandante. Avrebbe finto uno svenimento, avrebbe fatto oscillare la nave e ci avrebbe dato tutto il tempo necessario. Non so Thos con quale scusa avrebbe liberato il ponte nel pieno orario di lavoro. Forse disse semplicemente la verità.
Iniziai a crederlo quando uscì abusivamente dalla mia cabina. Nonostante tutti sapessero che ero marchiata da un demone, mi sorridevano e mi lasciarono raggiungere il ponte. Nessuno mi fermò, mi obbligò a tornare agli arresti. Ogni singolo marinaio fece un cenno di approvazione durante il mio passaggio, alcuni mi augurarono buona fortuna.
Mi fermai davanti all’entrata per il ponte. Presi un bel respiro e mi tolsi l’anello. Sfoderai il fioretto certa che, come prevedeva il piano, Lucyndra si sarebbe trovata lì. Non era il nemico più forte e più spaventoso che affrontavo, non mi inquietava davvero. In verità la sua presenza nel mondo nemmeno mi sfiorava, semplicemente era una minaccia per le uniche persone che erano state gentili con me. Dovevo eliminarla assolutamente.
Uscii sul ponte, sotto il cielo libero da nubi. Cercai la vampira con lo sguardo, non trovandola. Me ne stupii e procedetti cautamente, osservando ogni singolo angolo buio. Hunter doveva averla convinta a trovarsi sul ponte in quel preciso momento, eppure non c’era. Raggiunsi la balaustra, osservando le onde dell’oceano. Forse ero in anticipo o in ritardo.
Improvvisamente mi sentii afferrare la caviglia da qualcosa. Stringeva forte e faceva male. Abbassai lo sguardo constatando che si trattava della corda di una frusta nera. Lucyndra era arrivata.
Non ebbi il tempo di reagire che la donna strattonò la corda, facendomi perdere l’equilibrio.
Caddi a terra, dove rimasi immobile per qualche istante, dolorante. Continuai a stringere il fioretto nella mano destra, con il naso schiacciato sulle assi dorate.
- Lucyndra!-
Gridai da terra. Cercai di voltarmi ma in quel momento la frusta venne tirata ancora, con tutta la forza che una persona potesse metterci. Fui violentemente trascinata indietro, lontana dalla balaustra. Dalla potenza con cui fui strattonata, sentii anche il mio corpo alzarsi leggermente dal suolo. Sbattei nuovamente in terra, picchiando il capo. Chiusi gli occhi per il dolore, anche la caviglia mi bruciava. Mugolando cercai la figura della persona che mi aveva portata ai suoi piedi e nel buio la vidi.
- Bastarda-
- Credevi che non avrei capito?-
Domandò ironica la vampira.
- Uno strano invito a trovarmi sul ponte, deserto in pieno turno. Pensi che sia stupida?-
- Devo rispondere?-
Il sorriso della ragazza si tramutò in una smorfia. Cercai di rialzarmi ma il comandante in seconda tirò ancora con forza facendomi ricadere al suolo. Mi aveva in pugno, finché non mi liberavo dalla frusta. La colpì con il fioretto, violentemente.
Spalancai gli occhi incredula quando notai che non l’avevo minimamente scalfita. Alzai lo sguardo fino ad incrociare quello divertito del demone. Era incantata.
- Adesso ci divertiamo-
Promise, sogghignando. Diede uno strattone alla frusta talmente forte che mi sollevò in aria. Mi lanciò dietro le sue spalle, dove andai a sbattere contro il fianco della nave. Mugolai, constando che era terribilmente più forte di me. Mi ritrovai ancora al suolo, a pancia in giù. Chiusi gli occhi e la prima cosa che vidi, riaprendoli, furono i suoi tacchi neri davanti al mio volto.
Si accucciò accanto a me, sorridendo.
- La tua presenza è durata fin troppo a lungo. Sei stata più problematica delle altre-
Alzai il volto, ansimando per il dolore. Altre?
Utilizzò nuovamente la stessa tecnica, sollevandomi o meglio lanciandomi in aria. Mi fece sbattere ripetutamente da un lato all’altro del ponte, giocando come se lei fosse il gatto ed io il topo. Solo dopo la quarta volta che sorvolavo il ponte, sbalzandomi vicino al timone mollò la presa sulla caviglia. Libera dalla frusta, rotolai per qualche metro percorrendo tutto il pozzetto. Rimasi a terra qualche istante per riprendermi, dandole il tempo di raggiungermi. Innanzi ai suoi occhi soddisfatti mi posi a sedere, senza mai perdere il contatto visivo con lei.
- E’ il mio turno-
Affermai, puntando la spada verso di lei. Canalizzai il mio potere in essa, come avevo imparato. Con l’ausilio del fioretto l’incantesimo era più preciso e meno soggetto alle dispersioni di potere. Lanciai una tecnica immobilizzante sulle sue gambe, trasformandole in un blocco di diamante.
Tentò subito di liberarsene, facendo delle strane smorfie con la bocca mentre tentava di muovere le gambe. Ma era tutto inutile.
- Sei nelle mie mani adesso-
Sbottai soddisfatta. Il comandante in seconda parve non gradire e cercò di riprendermi con la frusta.
Mi scansai prontamente, non cascandoci per la seconda volta. Ebbi pochi istanti per gongolare, con un frisbee l’arma della vampira tornò indietro verso di me. Troppo occupata a compiacermi, non avrei fatto in tempo a spostarmi. Parai l’attacco con il fioretto, lasciando che la corda si attorcigliasse intorno ad esso. Lucyndra sorrise, certa che così mi avrebbe disarmata. Iniziò a tirare, tentando di farmi perdere la spada. Contrastai la sua forza, facendo di tutto per impedirle di rubarmi l’arma. Puntai i piedi sulle lisce assi d’oro, finendo trascinata con il fioretto verso il demone. Digrignai i denti, tentando di impedire che la creatura mi portasse a sé. Avrei dovuto trovare un modo per tagliare quella maledetta frusta.
Improvvisamente mi venne in mente che non dovevo necessariamente distruggerla, bastava che Lucyndra la perdesse.
Evocai delle fiamme, incendiando la mia spada. Il vampiro rise, schernendomi.
- Il fuoco non funzionerà di certo. Niente può bruciare la mia piccolina-
Aveva ragione, fortunatamente a me serviva solo che la sua arma fungesse da tramite.
Dalla mia lama, le fiamme si propagarono in fretta percorrendo la corda incantata fino a raggiungerla. Quando Lucyndra comprese fu troppo tardi, il fuoco le era ad un passo e per evitare di ustionarsi dovette mollare la sua “piccolina”. La gettò a terra terrorizzata dalle fiamme, urlando.
Con l’ausilio del fioretto ancora attorcigliato, allontanai la frusta da lei, appropriandomene. Sotto i suoi occhi e sogghignando, la gettai nell’oceano provocando un sussulto nella vampira.
- Maledetta!-
Urlò.
- Era quella buona!-
- Tanto non ti servirà più-
La informai.
- Se non lo hai capito, stai per morire-
La donna mi fulminò con lo sguardo, emettendo la stessa identica promessa.
Improvvisamente i suoi occhi pieni e colmi di rabbia, svanirono. Come loro, anche tutto il resto del suo colpo. Sussultai, osservando il blocco di diamante lasciato vuoto e privo della sua prigioniera.
Maledizione, mi ero dimenticata che i demoni potevano farlo.
Non ebbi il tempo di reagire che il comandante in seconda mi comparve alle spalle, dandomi un calcio nella schiena. A causa della sua forza mi scaraventò giù dal pozzetto, facendomi atterrare sul ponte. Iniziai a tossire cercando di alzarmi, invano. Mi sembrava di avere la schiena a pezzi.
- Maledetta-
Sussurrai con il muso sul pavimento. Mi mancava l’aria e non riuscivo ad inveire quanto avrei voluto.
- Sei una creatura debole-
Sbottò sprezzante la vampira, raggiungendomi con agilità.
- Solo una stupida spererebbe di uccidermi senza essere dotata delle giuste capacità-
- Capacità-
Ripetei divertita, iniziando le manovre per alzarmi da quella assi d’oro.
- Te le farò vedere le mie capacità-
La donna sorrise, accettando la sfida.
- Se ti riferisci alle tue tecniche di seduzione, con me non funzionano-
Sorrisi, sollevandomi finalmente in piedi.
- Non ho solo quelle-
Mi avventai su di lei con il fioretto per graffiarla, solamente per graffiarla. Lucyndra senza frusta non era abituata a schivare, solitamente bloccava l’arma avversaria. Riuscì a colpirle superficialmente il braccio con poche stoccate, con l’intento di ottenerne il sangue sulla punta della mia arma. Sorrisi quando lacerai la sua pelle, attendendo di vedere il sangue fuoriuscire dalla ferita.
Attesi ma dalle sue vene non uscii niente. Sobbalzai, incredula, notando che sulla lama avevo solamente polvere.
- Ma cosa…?-
Polvere. Non c’era sangue nelle sue vene, non ne scorreva. Si era essiccato secoli prima, l’unico modo che aveva la vampira per sopravvivere era assumerne da creature vive.
Lucyndra continuò ad affrontarmi in uno scontro corpo a corpo, non capacitandosi del perché perdessi tempo. Ci misi un po’ per metabolizzare il problema. Non potevo usare la mia tecnica più forte, per la prima volta ebbi paura di non riuscire a vincere.
Questa titubanza mi rese vulnerabile e la donna riuscii ad atterrarmi ancora una volta. Caddi di schiena, perdendo la spada.
- La tua vita termina qui-
Eruppe teatralmente la donna, affondandomi uno dei suoi stiletti nello stomaco. Urlai, tremendamente. Sogghignando, il demone ritrasse lo stivale colpendomi nuovamente. Puntò al petto, affondando il tacco vicino al cuore. Gridai ancora, più forte della volta precedente. Riaprii gli occhi che avevo socchiuso, fissando i suoi così pieno di divertimento. Non voleva uccidermi subito, prima voleva giocare.
- Credi che urlando correrà mio fratello a salvarti?-
Strinsi i denti, non riuscendo a risponderle. Non ci avevo nemmeno pensato, certo che non volevo che Elehandro corresse a salvarmi. Sarebbe stato troppo umiliante.
A proposito di soccorsi, dopo quel colpo sferrato così vicino al cuore il marchio si illuminò. Doveva bruciare ma non riuscì a percepire il dolore a causa delle altre ferite. Anche il comandante in seconda notò la sua luce nelle tenebre, spaventandosi. Si allontanò di scatto dal mio corpo, con in volto una pura espressione di terrore. Libera dal suo peso sul mio petto iniziai ad ansimare, a respirare forte osservando il suo comportamento. Come gli altri, anche Lucyndra aveva paura di Nolan.
Approfittai della sua distrazione, ruotando le gambe verso di lei per colpirla trasversalmente sulle caviglie e farla crollare a terra. Cadde come un sacco di patate, strillando. Mi rialzai in fretta, vendicandomi assestandole una serie di calci nello stomaco.
La donna mugolò, non riuscendo a reagire fra un calcio e l’altro.
- Ti ucciderò…-
Borbottò.
- Talmente in fretta che lui…non arriverà in tempo-
Spiegò, riferendosi al mio marchio incandescente. Ci posi l’altra mano sopra, quasi desiderando di spegnerlo. Nolan non doveva venire ad interrompermi. Presi un bel respiro, cercando di calmarmi, cercando di abbassare le pulsazioni del mio cuore. Il marchio percepiva i miei segni vitali e mandava un messaggio quando questi venivano compromessi. Era solo un graffio sul petto e sullo stomaco, non avevo bisogno di essere salvata da nessuno. Dopo qualche attimo di respirazione e auto convincimento, l’incantesimo parve crederci. La luce si spense di colpo, dandoci modo di continuare.
- Non ti illudere Lucyndra-
Affermai.
- Nessuno ci interromperà-
La donna si rialzò, vacillando.
- E’ quel che spero-
Ammise, offesa.
- Non sarò soddisfatta fino a che non ti avrò tolta di mezzo-
- Avanti allora-
La vampira accettò il mio invito, attaccandomi. Fendetti il fioretto per colpirla ma la sua figura scomparve nuovamente, dissolvendosi nel vuoto. Richiamai le fiamme, con le quali avvolsi a spada. Con essa come torcia osservai ogni angolo oscuro del ponte, attendendo un segno della sua presenza. Improvvisamente percepì del vento dietro la mia schiena, dei passi. Mi volsi scaraventando il gettito di fuoco apparentemente nel vuoto, dopo un attimo il demone comparve in quel punto assestando in pieno il mio attacco. Urlò, disperatamente, circondata dalle fiamme.
Iniziai a ridere innanzi a quello spettacolo. Finalmente, occhio per occhio.
Senza pensarci due volte, la strillante Lucyndra si gettò nell’oceano. Sghignazzando, attesi pazientemente che la sua figura riaffiorasse dalle acque, sbucando bagnata fradicia sul ponte.
Si venne a creare una pozza salata sulle assi dorate, sottostante alla vampira che ansimava e mi fissava con odio.
- Ti ammazzo-
Ringhiò.
- Giuro che ti ammazzo-
- Prova a farlo, invece di parlare-
Invitai, stufa delle sue chiacchiere. La smorfia di rabbia del demone si contorse ancora di più. Avanzò verso di me, echeggiando il rumore dei suoi tacchi nella notte.
- Attenta ragazzina. Non sei la prima che dissanguo su questo ponte-
La fissai attentamente, divertita.
- Fallo-
Il vampiro non ebbe esitazioni, evocò un incantesimo chiamato “catene della morte”.
La magia nera non colpì me, bensì l’aria che mi circondava. Da esse comparvero quattro catene di acciaio massiccio che mi afferrarono i polsi e le caviglie, facendomi perdere il fioretto.
Mi sollevarono da terra, portandomi a mezz’aria e tirando con forza ognuna nella direzione opposta. Iniziai ad urlare nuovamente, cercando con lo sguardo il loro punto d’origine. Non lo trovai, spuntavano semplicemente dal vuoto tenendomi ben salda ferendomi la pelle. Alle mie urla il sorriso della donna si allargò, ritenendosi compiaciuta dalla mia vista. Non abbastanza soddisfatta, diede ordine alle catene di strattonarmi ancora, così da farmi urlare maggiormente. Se solo avesse voluto, mi avrebbe spezzata in due o meglio in quattro parti. Alle mie urla presto si contrapposero le risate della donna, così forti pure da prevalere le mie grida. Non male per una che non fa incantesimi.
Il marchio si illuminò nuovamente e quello fu il segnale per Lucyndra che i giochi erano finiti. Adesso doveva fare sul serio. Si avvicinò a me, mostrandosi bagnata e bruciacchiata dal mio attacco precedente. Mi fissò, leccandosi le labbra con la lingua assaporando già il mio sangue. Sorrisi, nonostante il dolore. Doveva solo assaggiarlo e allora sarei stata io a ridere.
Mi accarezzò i capelli, liberando il collo così da poterci affondare le zanne.
Ma non appena sfiorò la mia pelle si ritrasse spaventata, con le labbra ustionate dal calore del mio corpo. Digrignai i denti, così non avrebbe funzionato. Non avrebbe mai bevuto il mio sangue.
- Ma cosa sei?!-
Domandò con entrambe le mani sulla bocca, continuando a tenermi bloccata dalle catene.
- Cosa sei tu?!-
- Un mostro!-
Gridai, rispondendo sempre così volentieri a quella domanda che puntualmente mi veniva posta.
- Il tuo sangue è avvelenato…mostro!-
Sbottò furiosa la creatura.
- Tu volevi che ti mordessi!-
Roteai gli occhi, annoiata. Se non ci fosse stato il dolore delle catene mi sarei addormentata a causa della sua lentezza.
- Mi dispiace averti delusa-
Lucyndra non parve ascoltarmi. Afferrò il fioretto che mi era caduto di mano, usandolo per punzecchiarmi come se fossi stata un sacco di carne appeso al soffitto.
- Ehi cosa fai?! Fermati-
Protestai.
- Il tuo sangue è come acido. Ribolle nelle vene-
Constatò il vampiro, smettendo di usare la punta della spada sulla mia pelle.
- I tuoi organi sono circondati dalle fiamme dell’inferno-
- Hai finito di parlare come un sacerdote?-
La donna mi liberò dalle catene, facendole svanire. Caddi a terra, di faccia. Picchiai le ginocchia e il mento ma almeno il marchio aveva smesso di illuminarsi e questo ci dava un altro po’ di tempo.
Il demone mi fissò con disprezzo dall’alto verso il basso, senza più quella voglia di divorarmi nello sguardo. Sembrava essere rimasta davvero delusa.
- Non mi arrendo-
Eruppe poco dopo.
- Tu finirai come Morgan-
Sobbalzai al nome della bibliotecaria. A seguito della sua minaccia, la vampira mi scagliò contro uno strano fumo nero. Tossii non appena mi colpì in volto. Fui costretta a respirarlo, non potei farne a meno. Attesi qualche istante, alzando lo sguardo verso il suo chiedendomi se sarei morta avvelenata. Mi portai a sedere, notando che né il marchio stava bruciando né io stavo morendo. Sembrava che non stesse succedendo niente.
- Cosa mi hai fatto?-
Domandai non capendo. La donna sorrise, avventandosi su di me velocemente. Ancora sconcertata non riuscì a spostarmi, in realtà credevo di non averne il bisogno. Non appena mi avesse sfiorato si sarebbe ustionata per la seconda volta, quindi semplicemente aspettai.
Contrariamente a ciò che credevo, la creatura mi afferrò il collo. Stringendo forte, mi sollevò in alto. Osservai i suoi occhi non riuscendo a respirare, non riuscendo ad esternare quello che provavo.
Non si stava bruciando, il mio tocco non funzionava. Mi stringeva senza finire vittima della mia temperatura, quasi non esistesse. Improvvisamente, realizzai che il mio corpo non bruciava più.
- Cosa c’è? La tua grinta si è spenta?-
Domandò ridacchiando. Cercai di dimenarmi ma le sue braccia erano troppo forti.
In un attimo percepì le sue zanne corrermi lungo il collo e il cuore sussultò.
Non avevo vie di fuga, non mi ero mai preparata a questo. Il mio tocco non funzionava, il controllo del sangue era inutilizzabile. Mi ritrovai spiazzata come poche volte.
Non potei fare niente, Lucyndra affondò i suoi denti nella mia pelle e mi morse. Sentii il sangue scorrere via dalle mie vene, abbandonarmi. Fu una sensazione terribile. Mi sentii privare della mia vita e diventare sempre più fredda. Nel giro di pochi istanti non riuscivo più a percepire il mio corpo, le braccia caddero penzoloni e la vista iniziò ad appannarsi. Non capivo come potesse essere successo, battuta da una stupida vampira viziata.
Il mio cuore iniziò a diminuire i battiti, non galoppava più nonostante avessi paura. Il mio respiro non era più affannoso, nonostante mi mancasse il fiato. Il marchio bruciava terribilmente.
Si stava appropriando di ogni goccia del mio sangue, nel giro di pochi secondi. Chiusi gli occhi, intuendo che avevo perso.
Quando ero convinta di morire, sentii le zanne del vampiro staccarsi bruscamente da me. Caddi a terra, come un peso morto.
- Cosa stai facendo?!-
Udii qualcuno urlare, una voce arrabbiata che mi risuonava nelle orecchie.
- Siamo tutti morti adesso!-
Il mio cuore dolse a quella affermazione anche se la mia mente confusa non la comprese.
Aprii leggermente gli occhi, notando la figura di un uomo davanti a me.
Era più preoccupato per le loro vite che per la mia e questo mi ferì, profondamente.
Mi sembrò di percepire delle mani toccarmi, percorrere il mio corpo prosciugato dalla vita.
- E’ fredda! Cosa le hai fatto?!-
 
- Quanto tempo abbiamo?-
Sentii porre la domanda da una voce preoccupata, un uomo che percorreva la stanza più volte andando avanti e indietro.
- Chi può dirlo Signore. Nessuno conosce questo incantesimo-
- Sarebbe dovuto essere già qui-
Dichiarò la voce con inquietudine, sospirando per poi tornare a parlare.
- Gli uomini…-
- Tutti gli uomini, ogni singolo demone di questa nave è in posizione Signore-
Spiegò una terza persona, un uomo dalla voce più roca e possente delle altre due.
- Non basterà comunque. Nessuno di noi basterà. Quando arriverà…-
- Noi saremo pronti-
Concluse l’interlocutore, interrompendo il discorso dell’altro. Udii un sospiro profondo, un sospiro non molto convinto di quelle parole. Cercai di aprire gli occhi ma una luce troppo intensa mi costrinse subito a richiuderli. Avevo freddo, freddo come mai ne avevo avuto in vita mia.
Iniziavo ad essere certa di trovarmi per l’ennesima volta in infermeria. Percepii la presenza di qualcuno accanto a me, intravidi un uomo basso e tozzo con il camice.
- Come sta?!-
Udii gridare un giovane, precipitatosi dentro la camera sbattendo con forza la porta. Cadde il silenzio, l’uomo dalla voce roca salutò andandosene. Secondo i miei conti erano rimasti il dottore, l’uomo preoccupato e il ragazzo in preda al panico.
- E’ viva?!-
Continuò a chiedere la voce più giovane di tutte. Mi raggiunse in fretta, sfiorandomi per poi ritrarsi spaventato.
- E’ congelata!-
- Ha perso molto sangue-
Spiegò il medico.
- Non è solo quello. Cosa le ha fatto Lucyndra?-
Cadde nuovamente il silenzio, il mio animo sussultò a quel nome. Mi ricordava qualcosa, il volto di una persona che riusciva ad innervosirmi terribilmente.
La voce preoccupata sospirò ancora, chiedendo al dottore di lasciarli soli ma non prima di porre un ulteriore domanda.
- E’ in pericolo di vita?-
- Si è stabilizzata, anche la temperatura sta aumentando-
- Allora perché quel coso non la smette di scintillare?-
Cadde ancora il silenzio.
- Perché è debole. E non le è rimasto molto sangue in corpo. Però è forte, incredibilmente forte. Il cuore non sembra intenzionato a cedere. Siete arrivato in tempo-
- Non puoi farle una trasfusione?-
Continuò a chiedere con freddezza la voce dell’uomo che finalmente aveva smesso di camminare avanti e indietro.
- Dispongo di ogni gruppo sanguigno nelle mie stanze-
- Rigetterebbe qualsiasi cosa-
Spiegò il medico.
- Il suo sangue…è strano. Unico. C’è qualcosa di tremendamente sbagliato, non esiste niente che sia compatibile-
- Cosa c’è di così sbagliato?-
- Il suo sangue, è misto. Posso dichiarare che una metà sia stregonesca ma l’altra…non ho mai visto niente del genere. Non so a quale razza appartenga-
Il dottore venne congedato e udii ancora dei profondi sospiri opprimere la voce preoccupata.
- E’ tutto pronto?-
Domandò ancora una volta, aspettando che la voce del ragazzo rispondesse.
- Tutti sono svegli, sia turno di giorno che di notte. Armati dalla testa ai piedi-
Fummo circondati da un ulteriore silenzio, freddo quanto il mio corpo.
- Secondo te perché ci mette così tanto?-
- Forse perché il dottore ha ragione. Non è in pericolo di vita-
Rispose il ragazzo, tornando a porsi accanto al mio letto. Mi sfiorò la mano, accarezzandola. Potei sentire tutto ma gli occhi facevano fatica ad aprirsi. Dovetti combattere, per riuscire finalmente a scorgere il suo volto.
- Hunter-
Sussurrai.
- Ciao-
Salutò raggiante lo stregone, mostrandomi un sorriso a trentadue denti.
- Sei viva-
Informò il ragazzo, lieto.
- Dovevo essere morta?-
Chiesi. Lui si sedette vicino a me, senza lasciarmi la mano che aveva afferrato così ardentemente. Se la pose vicino ad una guancia, facendomi percepire il calore del suo volto. La sua temperatura era più alta della mia.
- Ci sei andata vicina-
Raccontò, socchiudendo gli occhi per un attimo.
- Cosa è successo?-
Il mozzo ci mise un attimo a rispondere, dando una rapida occhiata alle sue spalle.
- Non sei riuscita a sconfiggere Lu, ricordi?-
Come un fulmine nella mia mente, tutto mi tornò alla memoria. Chiusi gli occhi dalla vergogna, portandomi una mano sulla fronte.
- Maledizione-
Sbottai.
- Ho fallito di nuovo-
- Ehi non preoccuparti-
Consolò il ragazzo, a bassa voce.
- Adesso devi solo stare meglio. Ti ha preso molto sangue-
- Ma non ho tempo-
Gli ricordai.
- Io…quanto ho dormito?-
Chiesi spaventata.
- Quanto mi resta?-
Hunter mi intimò di calmarmi, accarezzandomi la fronte e sorridendomi gentilmente, quasi tristemente.
- Non credo che tu debba più preoccuparti per quello-
Osservai i suoi occhi, non capendo. Mi sentivo stordita, ovattata, con una nausea e una debolezza terribile. Stare dietro alle sue parole mi costava molta fatica e desideravo solo dormire, per questo non avevo notato il marchio sul polso.
- Sta arrivando-
Avrei voluto alzarmi e gridare, urlare forte la mia rabbia fino a farmi male. Nonostante la furia, il mio corpo non mi sostenne e ricaddi nuovamente nel buio, accompagnata da questa terribile consapevolezza.
 
Improvvisamente mi risvegliai, forse per il troppo rumore.
Aprii gli occhi di soprassalto, trovandomi nelle tenebre e non ricordando assolutamente dove fossi e perché. Tornai solo a sentire quella forte nausea, un giramento di testa orribile e un gran freddo. Non avevo la forza per girare il capo, verso la porta da dove proveniva tutto quel rumore.
Alzarsi era completamente fuori discussione. Richiusi gli occhi, desiderando addormentarmi, desiderando smettere di stare così male. Le voci della ciurma echeggiavano durante il mio tentativo di ricadere nell’oblio, tuttavia non incuriosendomi. Poteva cadere il mondo, io volevo solo che la testa smettesse di girare. Rimasi in ascolto, volente o nolente. Correvano tutti in fretta, passando davanti alla stanza. Urlavano, gridavano, sentivo il rumore delle spade, dei fucili. Invocavano il Capitano, ogni qualvolta notavano qualcosa di sospetto. Ogni volta che intravedevano la persona che stavano apparentemente cercando. Improvvisamente sentì delle esplosioni provenire dal ponte.
Riaprii di nuovo gli occhi, furiosa di udire così tanta confusione. Il dolore mi faceva arrabbiare e la rabbia mi faceva desiderare di uccidere qualcuno. Qualsiasi cosa stesse accadendo, dovevano aspettare. Io volevo dormire.
Finalmente forse riuscii nuovamente ad addormentarmi, coccolata dalle tenebre.
Una voce, delle grida mi fecero risvegliare leggermente.
- Eccolo!-
- L’ho visto!-
Un colpo di fucile, un altro di pistola. Le voci sparirono ma dei passi aumentarono. Sempre più persone correvano davanti alla mia porta.
- Capitano!-
Udii ancora.
- E’ qui!-
- Fermati!-
Tre spari, tre urla di terrore, tre tonfi e poi le noiose voci sparirono nel nulla.
Per un po’ ci fu la quiete, che ascoltai ad occhi chiusi. Poi percepii dei passi di una persona sola avvicinarsi, qualcuno aprii la porta ma non me ne curai. La porta si richiuse, lasciandomi con la consapevolezza che non ero più sola. Stranamente, questo mi consolò un poco.
Sicuramente, una persona si sedette accanto a me. Altrettanto sicuramente, mi stava osservando.
Lasciai che lo facesse, per niente infastidita. Mi bastava solo che non facesse rumore.
Improvvisamente percepii il suo tocco sulla mia pelle. Dapprima mi prese una mano, rilasciandola immediatamente.
- Sei freddissima-
Dichiarò, ricordandomi una scena vissuta poco prima.
Successivamente le sue mani passarono sulla mia testa, che prese ad accarezzare come se stesse toccando un cucciolo ferito. Non riuscii a ribellarmi, a muovere un solo muscolo. Niente rispondeva, quell’assoluta debolezza non mi lasciava altra possibilità che rimanere immobile.
- Scusa se non sono arrivato subito-
Affermò la voce del ragazzo che mi era vicino, mentre mi stava regalando un po’ di calore dalle sue mani.
- Scusa se non sono venuto di persona, l’altro ieri-
Continuò.
- Sarei dovuto venire e portarti via immediatamente-
Sembrava che stesse parlando con se stesso più che con me, eppure non avevo la forza di dirgli di tacere.
- Avevo…molto da fare-
Spiegò, come se necessitassi di saperlo.
Improvvisamente rise leggermente, portandomi la mano sulla sua bocca, baciandola. Ero curiosa di sapere cosa cavolo avesse da ridere.
- Vorrei tanto che tu potessi vederti in questo momento-
Continuò, cercando di contenersi.
- Magari mi daresti ragione, per una volta. Oppure no. Continueresti a dire che sei abbastanza forte per fare tutto-
Quelle parole mi diedero un fastidio tremendo. Nonostante non fossi certa di cosa significassero né di chi le stesse pronunciando, qualcosa dentro di me tremò dalla rabbia. Volevo rispondere, anche senza sapere bene come. L’importante era rispondere.
- Stupido-
Riuscì solamente a dire, sperando che quella singola parola raccogliesse il concetto. Il ragazzo udì, nonostante l’avessi pronunciato con un filo di voce.
- Sei sveglia-
Constatò, riprendendo ad accarezzarmi la testa. Cercai di aprire gli occhi, conscia ormai che la mia quiete era irrimediabilmente interrotta. Nelle tenebre della stanza scorsi due occhi d’oro, che mi osservavano con dolcezza. Leggevo rabbia e preoccupazione in essi, sensi di colpa come anche le sue parole dimostravano ma soprattutto dolcezza.
- Come ti senti?-
Ci misi un po’ a capire che la domanda fosse rivolta a me.
Allora ci misi un altro po’ a trovare una risposta, non ero nemmeno sicura di essere ancora viva.
- Prosciugata-
Riuscì solo a dire, avvicinandomi dannatamente alla verità.
Il ragazzo sospirò, senza mai smettere di accarezzarmi la testa. Avrei potuto addormentarmi sotto il suo tocco ma volevo guardare. Guardare i suoi occhi e ricordare a chi appartenessero.
- Chi è stato?-
Quella domanda scatenò un vortice nella mia mente. Chi era stato. Cosa era successo. Con chi dovessi prendermela. Perché mi trovavo lì. Dovevo risolvere tutte quelle questioni prima di addormentarmi di nuovo.
- Ti sei messa contro la persona sbagliata, ancora?-
Chiese il ragazzo, sorridendo. Mi sentii nuovamente offesa.
- No-
Sbottai.
- Potevo batterla. Potevo riuscirci-
Esplicai, tuttavia non essendo molto sicura di chi stessi parlando.
- Mi ero allenata tanto-
- Cosa è successo invece?-
Cercai di ricordare. Qualcosa mi aveva spiazzato, qualcosa mi aveva impedito di combattere come meglio sapevo. Qualcuno mi aveva battuto.
- Il sangue-
Risposi.
- Lei non ha sangue. Non ho potuto controllarlo-
Il ragazzo parve capire, anche più di me. Mi consolò, rincuorandomi che adesso andava tutto bene. Ero viva, ero sopravvissuta. Eppure ero certa che qualcosa non andasse bene.
- Era “lei” la faccenda che dovevi sistemare?-
Ogni domanda si faceva più difficile. Sbattei gli occhi, cercando di collegare le parole l’una all’altra. Dovevo sistemare una faccenda, avevo chiesto tempo proprio per quello.
- Non sono riuscita a risolverla-
- Ci penso io-
Affermò il ragazzo, sbalordendomi.
- Ormai non è più un tuo problema da risolvere-
Continuò con risolutezza.
- Non so perché tu volessi ucciderla ma dal momento che ti ha fatto questo, non è più importante. Pagherà con la sua vita l’affronto che mi ha arrecato e allora anche la tue faccende saranno risolte-
- No-
Risposi decisa. L’affronto arrecato a lui?
- Voglio farlo io-
Il ragazzo fece una smorfia, non del tutto convinto. Io continuai, iniziando una vera e propria conversazione su chi avrebbe dovuto uccidere Lucyndra. Finalmente ricordai di chi diavolo stessimo parlando.
- I tuoi poteri non funzionano con lei, lo hai detto tu stessa-
- Tu non puoi sempre intervenire. Devo pensarci da sola-
- Ti ho posto il marchio proprio per non preoccuparmi di questi demoni di classe B. Mio fratello, il Concilio e gli Angeli sono abbastanza. Non posso lasciare che un demone qualsiasi…-
- Io non sono un tuo oggetto-
Sbottai, riacquistata un po’ di chiarezza in testa, tanto da essere in grado di mettere insieme un discorso sensato.
- Se qualcuno mi getta a terra, sono io a rialzarmi e a rendergli la spinta con il doppio della forza. Non devi essere tu a farlo-
Nolan sospirò, forse desiderando che tornassi ad essere incosciente. Ovviamente ero molto più trattabile in quella condizione.
- Mi dispiace-
Affermò dopo averci pensato per qualche istante.
Provai una morsa allo stomaco, non potendo fare altro che osservarlo mentre mi sollevava dal letto. Inerme e senza possibilità di dimenarmi, mi ritrovai fra le sue braccia.
- Non posso lasciare che la tua cocciutaggine ti faccia uccidere-
Spiegò intento a sollevarmi.
- E la tua di cocciutaggine?-
Ribattei con il fiatone. La discussione, la rabbia mi avevano resa ancora mi stanca. La testa che aveva smesso di girare per l’adrenalina, adesso faceva ancora più male. Chiusi gli occhi, aggrappandomi alle vesti di Nolan. Le strinsi forte, credendo di dover vomitare. Il ragazzo si fermò a pochi passi dal letto, stringendomi e fissandomi fino a che non stessi un po’ meglio.
- Se…-
Cercai di pronunciare, non potendo lasciare che il mio corpo mi impedisse di combattere.
- Se mi porti via adesso non te lo perdonerò mai-
Il ragazzo sospirò ancora una volta. Chiuse gli occhi, assumendo uno sguardo disperato.
- Devo…-
Tentai di proseguire, poggiando la fronte sul suo petto. Venire quasi dissanguata era la rottura più grande avessi mai potuto sopportare.
- Devo proteggere tutti da Lu…-
- Ti ho già detto che uccido io il demone-
Continuò a proporre Nolan esasperato, come se questo potesse risolvere tutto.
- Chi deve uccidere Lu?-
Domandò il Capitano, spuntato sulla soglia. Il Principe si volse lentamente, incrociando gli occhi del vampiro. La porta dietro le sue spalle era chiusa. Era spuntato nella stanza da chissà dove, cogliendoci di sorpresa. Abbassai lo sguardo innanzi a lui, cercando di dare la colpa alla debolezza. In realtà non riuscivo ad affrontarlo.
- Immagino che tu sia il Capitano di questa nave-
Intervenne Nolan. Udì un sottile cambiamento nella sua voce, si era fatta più maligna.
- Sì, sono io-
Confermò Hyner.
- Ti ho cercato, lungo la tua nave-
Raccontò il ragazzo dagli occhi d’oro, continuando a stringermi a sé senza che la presenza del vampiro lo preoccupasse.
- Sono qui adesso-
- Lei era affidata a te-
Ricordò Nolan, Elehandro annuì nonostante la frase non suonasse come una domanda.
- Il mio servo ha detto che il Capitano si era preso la responsabilità della sua vita-
- E’ vero-
Ammise il demone, senza chinare il capo o abbassare lo sguardo. Affrontò gli occhi del mezzo demone, senza tirarsi indietro.
- Ciononostante hai permesso che venisse quasi uccisa, per la seconda volta da quando è sulla tua nave-
- La terza volta-
Corresse il vampiro. Alzai gli occhi fino ad incrociare il suo volto. Non aveva la mano sulla spada come a suo solito innanzi ad un pericolo, sembrava semplicemente rassegnato. Così però non stava migliorando la situazione.
- Capisco-
Sibilò il demone che mi stringeva al petto.
- Per me è sufficiente-
Stavo fissando Hyner in quel momento, così potei notare un fremito nel suo corpo.
Dalla sua gola fuoriuscì un gemito, come se improvvisamente non riuscisse più a prendere aria.
Lo vidi cadere in ginocchio, con gli occhi sbarrati, terrorizzati.
Volsi velocemente il capo verso Nolan, scorgendolo mentre era così in tento ad osservare il Capitano. Ebbi un sussulto innanzi ai suoi occhi, divenuti stranamente rossi vermiglio.
Il colore oro delle sue iridi era stato completamente divorato dal sangue.
- Smettila-
Ordinai, sferrandogli un pizzicotto.
- Ahia-
Il Principe sobbalzò, perdendo il contatto visivo con il vampiro. I suoi occhi tornarono normali ed Elehandro ricominciò immediatamente a respirare. Cadde con le mani sul pavimento, tossendo.
- Non puoi ucciderlo-
Spiegai, ancora fra le braccia di Nolan, raccogliendo ogni sorta di energia per continuare a parlare.
- Ma…-
- Zitto-
Sbottai.
- Non puoi e basta. Non lui-
Il ragazzo rivolse imbarazzato lo sguardo al Capitano, per poi tornare su di me.
- Victoria, ti prego…non davanti ai sudditi-
Mi volsi verso Hyner, che ci stava fissando inginocchiato sul pavimento. Stava ancora riprendendo fiato, più pallido del solito se mai fosse possibile. I suoi occhi sgomenti non facevano altro che fissare i miei e quelli di Nolan, forse non avendo ben chiaro se fosse vissuto o meno.
Tornai ad alzare il volto verso il Principe che, contrariamente ad Elehandro, era leggermente arrossato sulle guancie.
- Ho detto di no-
Ripetei risoluta.
- Non puoi ucciderlo-
Nolan sospirò, così forte che io venni spostata dal movimento del suo petto. Socchiuse gli occhi per un momento, forse maledicendomi.
Quando tornò ad aprirli, furono immediatamente diretti alla figura del vampiro.
- Alzati-
Ordinò.
Hyner non perse molto tempo, barcollando riuscì ad alzarsi, presentandosi alla figura del sovrano.
- Una punizione devo pur trovarla. Non puoi passarla liscia per aver danneggiato qualcosa che mi appartiene-
Gli sferrai un altro pizzicotto ma questa volta il demone lo assestò in silenzio, intenzionato a non fare altre pessime figure.
- Quindi…-
Ricominciò gettandomi semplicemente un’occhiataccia.
- Siccome non posso prendere la tua vita, la tua pena sarà pecuniaria. Dovrai cedere metà dei tuoi bottini alla corona per i prossimi venti…-
Gli artigliai un braccio.
- Dieci-
Si corresse.
- Dieci anni. La metà esatta, se non rispetterai l’accordo, sarà mio diritto ucciderti-
Il Capitano annuì, dopo averci pensato ragionevolmente per qualche istante. Perdere metà dei propri guadagni per un decennio non era facile da accettare ma forse era sempre meglio che morire.
- Ritieniti fortunato-
Concluse infine Nolan avanzando di un passo verso la porta.
- Cosa stai facendo?-
Borbottai preoccupata, facendolo fermare nel bel mezzo della stanza.
- Pensavo che avessimo affrontato la questione-
Affermò il ragazzo estenuato.
- Ti porto via di qui-
- No-
Sbottai, tentando di allontanarmi dal suo corpo. Lo sforzo mi provocò una nausea maggiore e dei peggiori giramenti di testa. Dovetti bloccarmi, inerme. Il demone non procedette oltre, decidendo di non portarmi via di forza. Sospirò, cercando una poltrona dove appoggiarmi. Riuscii a mettermi seduta, con una mano sulla bocca tentando di non vomitare.
- Non posso lasciarti qui-
Spiegò Nolan, con estrema pazienza.
- Ci sono…-
Iniziò, non sapendo bene come continuare.
- Delle cose che devo fare, che mi potrebbero impedire di raggiungerti in tempo-
Esplicò, sperando che io capissi immediatamente. Scossi il capo, dichiarando che non mi sarei mossa di lì.
- Non sono in grado di proteggerti qui, devo portarti dove posso tenerti al sicuro-
- Non sono la tua arma-
Sbottai, facendo sospirare ulteriormente. Nolan si alzò, allontanandosi da me con entrambe le mani sul capo. Rivolse uno sguardo disperato ad Hyner, che era sempre in piedi intento a fissarci.
- Puoi dirglielo tu che non può rimanere qui?-
Pregò il Principe. Il vampiro sussultò, dirigendo il suo sguardo verso di me.
Se avessi potuto, mi sarei messa a ridere. Ovviamente Elehandro avrebbe appoggiato il suo sovrano, avrebbe adorato l’idea di farmi lasciare la Gold. Da quando sapeva del marchio, non desiderava altro che sparissi.
- Se mi permettete Altezza, non credo che costringerla possa giovarvi-
Sobbalzai incredula. Il comandante voleva che restassi a bordo!
- E’ scappata una volta, scapperà di nuovo se la portate via contro la sua volontà-
- Sulla tua nave è quasi morta per ben tre volte-
Ricordò Nolan, adirato.
- Non intendo lasciarla di nuovo nelle tue mani-
I due si fissarono intensamente, pericolosamente vicini.
- La settimana non è ancora passata-
Ricordai velocemente, distogliendo il ragazzo dal pensiero di uccidere Elehandro.
- Mi avevi dato sette giorni-
- E’ ridicolo-
Affermò il demone dagli occhi d’oro.
- In queste condizioni non saresti comunque in grado di portare a termine le tue “faccende”. Tanto vale che vieni con me immediatamente-
Il Capitano mi fissò, curioso della mia risposta. Forse sarebbe stato più intelligente accettare ma io non ho mai agito con molta arguzia.
- Non posso-
Spiegai, pregando che Nolan mi desse ascolto. Lui, disperato, si avvicinò a me. Si inginocchiò, raggiungendo la mia altezza. Mi prese entrambe le mani, fissandomi negli occhi e pregandomi a sua volta di dargli ascolto.
- Ho fatto una promessa-
Gli sussurrai.
- Qui posso finalmente fare qualcosa di buono, per la prima volta-
- Con me conquisteresti il mondo. Mi sembra altrettanto buono-
Quello era un ottimo motivo. Avrebbe potuto convincermi prima di salire sulla Gold, prima di conoscere Hunter e gli altri.  
- Non posso lasciarli morire-
Dissi.
- Lei li ucciderà Nolan, tutti quanti. Non posso vivere con il peso di non aver fatto niente-
Il ragazzo si alzò di scatto, promettendo di nuovo che lo avrebbe fatto lui. Si rivolse al Capitano, domandando dove fosse questa donna. Hyner sobbalzò, così come feci io.
- Ti ho risparmiato Capitano ma così non sarà per il demone che l’ha ridotta in questo stato-
Esordì il Principe indicandomi.
- Portami da lei-
A quelle parole il corpo di Elehandro subì un secondo fremito di terrore. Indietreggiò di un passo alla figura del mezzo diavolo, ponendo lentamente la mano destra sulla fodera della spada. Nolan lo notò e sul suo volto comparve una smorfia, non aspettava altro che un motivo per ucciderlo.
- Nolan vattene!-
Gridai, tentando di alzarmi ma ricadendo immediatamente a terra. Ancora una volta l’attenzione si spostò su di me e i due demoni si allontanano l’un dall’altro. Nolan cercò di aiutarmi ma io scacciai la sua mano, urlando.
- Hai rovinato tutto! Fin dal primo momento!-
Sbraitai fingendo di piangere, tentando di distrarlo dall’uccidere El.
- Io stavo bene qui, me la stavo cavando ma tu hai dovuto finire in quella maledetta trappola e rovinarmi ogni cosa-
- Non era una trappola!-
Ribatté, offeso.
- Io stavo…-
- Sei caduto in trappola come uno stupido e non lo vuoi ammettere!-
Contraddissi senza smettere di urlare.
- Devo sempre correre a salvarti!-
- Ma se era la prima volta!-
- Ora sto male e non ricordo se era la prima volta! Comunque sia hai rovinato la mia copertura sulla nave!-
Continuai, divorandolo con gli occhi.
- E vogliamo parlare di copertura? Tipo Abaddon?! Era proprio necessario che spezzasse il cielo in due per salvarmi?!-
- Io non…-
- Lo avete fatto di proposito! Per rovinarmi tutto! Per vendicarti che ti ho lasciato non è vero?-
Il ragazzo sobbalzò, allontanandosi leggermente da me. Non riuscì a rispondere, fissandomi sgomento.
- Potevo lasciarti morire-
Continuai, iniziando a piangere davvero da ottima attrice.
- E non l’ho fatto. Potevo scegliere di tornare libera ma ho scelto di salvarti la pelle. Non farmene pentire-
Quelle parole provocarono un brivido nel corpo del demone.
- Mi hai già rovinato tutto, tutti i piani che avevo su questa nave. Non continuare, fermati prima di distruggerli completamente-
Ci fissammo per qualche istante, momenti in cui lui ancora non riusciva a ritrovare la parola.
Mi fissava, inerme mentre io da terra piangevo e gli inveivo contro. Non poteva battermi sulle sceneggiate tragiche.
- Vattene!-
Ripetei.
- E fammi il piacere di non tornare se il marchio si illuminasse!-
- Ma…-
- Non sono stata attaccata da Abrahel-
Ricordai, asciugando le lacrime.
- Né da Isaac, né dagli Angeli. Questi sono problemi miei, che mi sono creata in queste settimane sulla Gold. Non è niente da cui tu debba difendermi-
- Devi tornare da me prima o poi-
Sentenziò il Principe, facendola suonare quasi come una minaccia.
- Mentre tu te ne stai qui, là fuori la guerra si sta facendo più violenta ed io ho bisogno di te. Non posso rinunciare ai tuoi poteri, non intendo farlo. Quando sarai pronta, dovrai tornare da me-
A spezzare il silenzio, fu Hyner.
- Stiamo navigando verso il Regno dei Demoni-
Sia io che Nolan ci voltammo verso il vampiro.
- Fra due o tre settimane dovremmo attraccare-
Continuò, lanciandoci la palla aspettando che noi la prendessimo al balzo.
- Per allora sarò pronta-
Esordii, consapevole che non avrei potuto ottenere di più. Nolan mi fissò, valutando attentamente la proposta.
- Potreste aspettarla al porto, sarò io stesso a consegnarvela. Integra ovviamente-
Il Principe sospirò forte, constatando di non poter fare diversamente. Dovette accettare, se non desiderava che io lo odiassi per sempre.
- A questo punto non voglio saperne niente-
Disse seccato voltandomi le spalle.
- Sono certo che non sarò più in grado di venire qui, se sarai nuovamente in pericolo io…-
- Non lo sarà-
Interruppe Hyner, avanzando un passo verso il mezzo demone. Nolan lo fissò e il Capitano abbassò subito rispettosamente il capo, ripetendo il concetto.
- Non la perderò più di vista, nemmeno una volta. Giuro sulla mia vita di proteggerla-
- Accetto il tuo giuramento Capitano-
Affermò il ragazzo, seriamente.
- Perché in tal caso non me ne farò niente dei tuoi soldi. Sarà la tua vita che agognerò-
Elehandro annuì e il Principe sfiorò il pomello della porta, per andarsene senza neanche salutarmi.
- Perché?-
Domandai, alzandomi di scatto. Mi appoggiai alla lunga lampada di fianco alla poltrona, utilizzandola come un bastone. Rimasi attaccata ad essa mentre Nolan si voltava scrutandomi negli occhi, improvvisamente divenuti preoccupati.
- Perché non sei venuto prima? Perché non potrai più venire?-
Continuai a chiedere, facendo un passo verso di lui con il cuore che prese a battere forte. Prima la mia mente era ancora troppo confusa per rendermene conto, adesso quel poco di lucidità che era sopraggiunta mi faceva capire che qualcosa non andava.
- Cosa stai combinando, Nolan?-
Incalzai, non ricevendo risposta. Lasciai la lampada, quasi cadendo a terra. Il comandante mi afferrò al volo, impedendomi di cadere. Fissai i suoi occhi neri, ringraziandolo sottovoce.
Approfittai della sua stretta per rimanere in piedi, facendomi accompagnare ancora verso il demone dagli occhi d’oro. Lo fissai intensamente, notando che tardava così tanto nel rispondermi.
- Non avresti mai mandato Abaddon-
Continuai.
- Sai che mi odia. Che mi avrebbe lasciato morire se avesse potuto-
- Non poteva-
Intervenne immediatamente il mezzo diavolo.
- Gli avevo ordinato…-
- Non avresti mai corso il rischio, avendo potuto-
Lo bloccai, fissando con preoccupazione il suo volto. Nolan si ritrasse, abbassando il volto e distogliendolo del tutto dal mio.
- E questa notte, non sei arrivato. Non provare neanche a dire che tanto sapevi che non stavo morendo-
Affermai. Il Principe sospirò, quasi impercettibilmente ma io lo notai.
- Cosa stavi facendo di tanto importante?-
- Perché vuoi saperlo?-
Chiese il ragazzo, riprendendosi e tornando a posare lo sguardo su di me. Improvvisamente era divenuto duro, innervosito da quell’interrogatorio.
Fissai Elehandro che mi stava aiutando a rimanere in piedi, sapevo che necessitavo di lui ma avevo anche bisogno di rimanere sola con Nolan. Lo pregai di lasciarci, affermando che sarei tornata a sedermi sul letto dell’infermeria. Se pur titubante, il Capitano obbedì. Prima di lasciare la stanza salutò rispettosamente il suo sovrano e chiuse la porta dietro di sé, solo allora potei dire la verità.
- Sento la loro puzza-
Nolan sussultò.
- Di chi?-
- Degli Angeli, dentro il tuo sangue. Lo possiedo, ricordi?-
Il ragazzo sospirò ancora una volta in quella nottata, venendo a sedersi sul letto accanto a me.
- Perché non me lo hai detto?-
- Cosa dovevo dirti?!-
Sbottò, innervosito.
- Che la ferita dell’angelo si era infettata? Che in realtà non ero mai guarito dalla sua stupida magia bianca? Che differenza avrebbe fatto?-
Tentai di rispondere ma le parole mi morirono in gola. Io non ero capace di curare le ferite causate dalla mia stessa specie. Si era trascinato la ferita inferta da Moloch per mesi.
- Ho catturato un angelo-
Confessò Nolan.
- Stavo peggiorando, ero vulnerabile e mi sono messo sulle loro tracce-
- E cosa ne hai fatto?-
- L’ho torturato, fino a che non ha accettato di curarmi-
Annuì, affermando che aveva fatto bene.
- Non potevo interrompere la tortura, non potevo muovermi per venire a salvarti-
Annuì ancora, comprendendo.
- Qualcuno non poteva darti il cambio?-
Lessi un sorriso maligno sul volto del demone.
- Nessuno sa torturare come faccio io-
Sorrisi come lui, non avrei mai voluto provarlo. Improvvisamente rabbrividì, per il freddo.
Il ragazzo mi abbracciò, riscaldandomi con la temperatura che io avevo perso.
- Era lo stesso che stavi facendo ad Hyner?-
- Chi?-
- Il vampiro-
- Ah. No, lui lo stavo uccidendo-
Poggiai la testa sulle sue spalle, domandando se alla fine l’angelo lo avesse curato.
- Certamente, altrimenti sarei ancora lì a divertirmi con lui-
- Quindi stai meglio adesso-
- Sì-
- Allora perché non potrai venire da me se avessi bisogno?-
Il ragazzo si scostò leggermente da me, per fissarmi negli occhi.
- Proprio perché adesso sto bene-
Non mi ci volle molto a capire.
- Stai andando da Abrahel?-
Nolan annuì, allontanandosi da me e alzandosi sul letto. Disse che a proposito non aveva tempo da perdere, al castello lo stavano aspettando.
- Ti farai ammazzare-
- Nah, non credo-
Rispose lui, facendo spallucce innervosendomi.
- Anche io non voglio saperne niente!-
Sbottai.
- Se dovessi avere bisogno, nemmeno io correrò da te a salvarti-
- Vuol dire che finalmente ti libererai di me-
Affermò, facendomi la linguaccia come un bambino. Sussultai davanti al suo sorriso, non sembrava per niente preoccupato di finire all’Inferno prima del tempo.
- L’angelo-
Lo bloccai, prima che andasse.
- Cosa ne hai fatto?-
Nolan si volse verso di me, sorridendomi.
- L’ho spedito a far compagnia ai Diavoli. Sono certo che rimarrà occupato da qui all’eternità-
Mi ritrovai anche io a sorridere mentre Hyner e Nolan si davano il cambio all’interno della stanza. Il demone dagli occhi d’oro sparì nei corridoi, ritornando chissà come nel suo regno, dalle sue truppe.
  
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