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Autore: Non ti scordar di me    28/01/2014    1 recensioni
Siamo nel 1938... all'epoca della persecuzioni ebree. La storia è ambientata in Italia.
Bonnie è un'ebrea, viene deportata nei campi di concentramento. Damon è un generale con un segreto che non riuscirà a mantenere a lungo... Cosa succederà tra i due?
Aggiungiamo Meredith ed Elena come ebree, Stefan un generale, Sage il vice capo, Tyler uno spasimante di Bonnie... E' la storia è fatta!
PS. I Salvatore non sono umani
Come finirà questa storia? E' un po' drammatica, ma ha un bel lieto fine...
Bacini :-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa
Genere: Drammatico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Tyler Smallwood | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Un amore impossibile...nel 1939
Capitolo 20: Falsa ipotesi
Bonnie Pov’s

Dire che Damon era un tipo calmo, era recitare una barzelletta. Aveva perso completamente la calma e c’era andato di mezzo il povero Stefan, che in tutto ciò non c’entrava niente. Non era colpa sua, se quel maledetto di Kol si era portato dietro il tirapiedi!

Elena – non so come – era riuscita a calmare le acque, ma Damon arrabbiato com’era non controllava cosa faceva. La signora Flowers era stata costretta ad usare un incantesimo per dividere quei due.

Io per tutta la scenata, ero rimasta impietrita a fissare il vuoto. Non riuscivo a muovere muscolo e non avevo nè la forza per continuare né il coraggio di farlo. Mi ero cacciata in un guaio più grosso di me, ero entrata in un girone che mi stava uccidendo pezzi pezzi e iniziavo ad avvertire i primi sintomi di stanchezza.

Di stanchezza vera.

“Damon!” lo richiamai seria. Il teatrino che avevo dinanzi a me, si bloccò di colpo e tutti si voltarono verso di me, che fin’ora non avevo spiccicato parola.

“Smettetela! Sono stanca! Non ce la faccio più!” dissi alzando il tono di voce. Mi alzai in piedi e li fissai uno ad uno squadrandoli da capo a piedi. Elena con calma si sistemò i capelli e si sedette sul divanetto con Stefan.

Damon mi guardò solamente, il suo sguardo era freddo come il ghiaccio. Non mi aveva mai rivolto uno sguardo così neutro, neppure ai primi giorni nel campo quando lo odiavo.

Presi un sospirone e cercai di reggere quello sguardo così pesante sul mio cuore. Gli feci cenno di sedersi, ma non riuscì a ribattere che suonò il campanello.

“Signora Flowers, non si scomodi.” Le dissi gentilmente. Mi sorrise e mi avviai verso la porta. La aprii con calma.

Davanti a me, vidi la persona che non mi aspettavo da vedere in quel momento. Klaus? Il tirapiedi di Kol? Mi fece un leggero sorriso. Si schiarì la voce.
“Non mi fai entrare, macherie?” mi chiese con un finto accento francese. I muscoli erano tesi, chiusi di scatto la porta. La sua mano bloccò la porta e scoppiò in una risata cristallina.

“Non voglio farti del male. Voglio darvi un’informazioni.” Continuò con tono interessante, sembrava un imprenditore altolocato. I miei occhi si assottigliarono e feci alcuni passi indietro. Non mi fidavo di lui, avevo uno sguardo troppo intenso e malizioso.

Feci un passo avanti, forse un passo di troppo. Klaus allungò di poco le mani, senza entrare nella casa in cui non era stato invitato e mi trasse a sé, facendo presa sul collo.

“Dì a qualcuno di farmi entrare, o…” non finì la frase, perché venne interrotto da un Damon incazzato, più del solito.

“O che cosa, Klaus?” gli chiese Damon. I suoi occhi erano rosso sangue, non riuscivo più a riconoscerlo. Non era il MIO Damon. La presa di Klaus non diminuiva, ma non mi faceva male.

“La sgozzo qui davanti a te.” Disse strafottente. Non ero agitata dalle sue minacce, Damon non lo avrebbe permesso. Dopo poco, anche, Elena e Stefan lo fissavano impietriti.

“Non mi fa né caldo, né freddo. Uccidila.” Gli rispose Damon con non curanza. Cosa cazzo stava dicendo? Non gli facevo né caldo, né freddo? Una rabbia istantanea mi salì dal profondo del cuore.

Stefan vedendo la scena, alquanto strana, si intromise rivolgendosi al fratello.

“Damon, non sei più tu. Il vampiro che è dentro di te, sta parlando ora. Devi sconfiggerlo!” disse serio. Sperai che Damon cambiasse idea, ma il suo sguardo non era cambiato affatto.

“Vuoi giocare, Damon?” chiese divertito. Estrasse dalla sua cinta un coltello, che mi puntò alla gola. Sentivo il mio cuore battere all’impazzata e le mani sudate. Perché Damon non reagiva? Perché mi stava facendo questo? Puntò la lama alla mia gola e fece una leggera pressione.

Le mie gambe non ressero il peso del mio corpo, non caddi a terra, visto che Klaus mi teneva stretta a sé e rideva, rideva come un sadico.
“Fermati!” gli urlò Elena, nel tentativo di fermarlo.
“Lo farò solo, se sarà Damon a dirlo!” gli intimò Klaus. Era sadico. Non c’era dubbio, io non volevo più parlare con quel bastardo!

Gli occhi di Damon si chiusero un minuto. Sbatté più volte le palpebre. I suoi occhi non erano più rosso sangue, erano un espressivo e profondo azzurro. Ditemi che era ritornato normale, urlavo tra me e me.

Con velocità sovraumana si avvicinò a me e a Klaus. Digrignò i denti.
“Se non togli quella lama dal SUO collo, giuro che ti farò morire in modo lento e atroce, così atroce che implorerai pietà dopo solo un minuto di quello che ti farò.” Disse minaccioso. Sul viso di Klaus si formò un sorrisino, fece cadere a terra la lama e lasciò anche la presa su di me.

Come un peso morto caddi tra le braccia di Damon, che mi stringevano a sé.

“Pettirosso, ti giuro non ero in me. Il vampiro che era in me, ha preso il sopravvento.” Mi sussurrò in un orecchio. Come potevo credergli? Lui non aveva idea di ciò che avevo provato quando aveva esordito con quella maledetta frase, che mi aveva frantumato il cuore per un minuto.

“Entra, Klaus.” Esordì Damon, tra l’arrabbiato e l’infuriato. Klaus con un sorrisino da mediocre, entrò nel Pensionato della Signora Flowers.
Damon mi appoggiò sul divano, la mia testa era appoggiata al suo petto e respiravo a fatica per lo spavento.

Tutti noi, eravamo molto distaccati da Klaus, ad eccezione di Damon che sembrava essere in buoni rapporti con lui, nonostante ci sia di mezzo Kol.
“Qual buon vento?” chiese Stefan scettico. Klaus analizzò la situazione che aveva di fronte a sé e sorrideva come un’idiota. Chissà cosa starà pensando quel bastardo.

“Forse so, cosa Kol ha dato al tuo Pettirosso.” Disse serio, fin troppo serio. Vidi un lampo attraversare gli occhi di Damon e quel rosso inquietante prendevano il posto del suo azzurro.

“Cosa?” chiese Elena, precedendo la reazione di gran lunga esagerata che il mio fidanzato avrebbe avuto sicuramente.
“Filtro di debolezza. Fa perdere la ragione e la voglia di combattere.” Continuò normale. Mi misi a sedere e mi allontanai da Damon, che in quel momento tutto era, fuorché raccomandabile.

“Debolezza?” sibilò Damon irrigidendosi. Io mi allontanai, ancor di più, da lui; ma la sua presa forte mi bloccò tra le sue braccia. Il mio respiro si fermò e il cuore accelerò le pulsazioni.

“Da…mo..n…Mi…fa..i..ma..le.” sussurrai con voce strozzata. La sua presa non cambiò affatto.
“Così la indebolisci prima.” Disse Klaus serio. Non avevo mai provato stima per quel tipo, ma con questa frase già mi era più simpatico. Damon cercò di calmarsi.

“Cosa dovremo fare, per salvarla?” intervenne dura Elena, con un ghigno non proprio amichevole sul volto.

“Damon devi farle bere un intruglio che ho qui con me, ma solo se avrò asilo in questa casa.” Disse, mettendo bene in chiaro cosa voleva in cambio. Voleva asilo in casa della Signora Flowers? Perché?

“Io non ci sto.” Concluse Stefan. Nemmeno io mi fidavo di Klaus, aveva un sorrisino che mi trasmetteva paura e malizia. Lui non ci voleva aiutare. Era solamente un brutto impostore. Quando mi aveva stretto a sé, avevo avvertito una brutta presenza. Lui non era ciò che diceva di essere, o meglio lui non voleva fare ciò che ci aveva proposto.
 

***
Ero sul lettone della stanza di Thephilia, che mi aveva gentilmente ceduto per quei pochi giorni. La mia mano era intrecciata a quella di Damon, che mi sorrideva.

“Io non mi fido.” Gli raccontai per filo e per segno, ciò che avevo avvertito in Klaus; però non mi voleva credere. Perché?
“Bonnie, non posso permettermi di perderti. Non voglio. Non posso.” Nei suoi occhi vedevo una profonda tristezza.

“Perché ti fidi di lui?” gli chiesi semplicemente. Lui abbassò lo sguardo, questo significava che mi stava nascondendo qualcosa.
“Io non mi fido. Qualsiasi cosa, Kol ti abbia dato non può essere filtro di debolezza. Se lo avessi bevuto, già ora non avevi più controllo delle tue azioni. Agisce nel giro di poche ore.” Mi spiegò Damon. Assunsi un’espressione interrogativa.

“Questo significa che era tutto un tranello.” Continuammo contemporaneamente io e il mio bel corvino. Cosa significava tutto questo? Kol non aveva un semplice piano, aveva un piano più grande e complesso; che noi non eravamo riusciti a capire.

Era un passo avanti a noi, aveva un asso nella manica e noi non avevamo scampo. C’era solo una soluzione: entrare nella mente contorta e perversa di Kol. 
Con un semplice incantesimo, tutto si poteva risolvere.





ANGOLO DELLA PAZZA: Non uccidetemi! Sono sicura che appena avete letto filtro di debolezza, avete pensato ‘era semplice! Potevo arrivarci!’ e invece no! Ho deciso che le cose da ora in poi si faranno più complicate.
La mia domanda è: qual è il piano di Kol? Perché ha mandato Klaus? Cosa vuole? Mi piacerebbe sapere, cosa vorreste accadesse. Per farmi un’idea! ;) ;)
Grazie per le splendide recensioni, non vedo l’ora di leggerne altre. Vi voglio bene! Dedico il capitolo a tutti voi! Ringrazio anche coloro che hanno letto la mia nuova storia ‘Love me, I just love you’ e magari se qualcuno di voi vuole passare a leggerla.
Alla prossima! VVB
Bacioni :-*:-*:-*:-*:-*:-*:-*
Cucciolapuffosa

  
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