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Autore: Lifaen    28/01/2014    1 recensioni
Salve a tutti! Come si può evincere dal titolo, la trama ruota attorno ad un gruppo di avventurieri che affrontano i demoni che infestano il loro mondo, nel tentativo di liberarlo. Spero vi divertiate a leggere questa storia come io mi diverto a scriverla! Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo stavano osservando tutti. Ovvio, era stato lui a chiamarli lì.
Lifaen fece un sospiro, guardandosi attorno. Era seduto ad uno dei tavoli che costellavano la biblioteca di villa Athanatos (o almeno lui intimamente l’aveva ribattezzata così, dato che non ne era sicuro e che la padrona non aveva espresso nulla al riguardo): ci era entrato da quando i debilitanti effetti del veleno demoniaco dell’uomo dal mantello bianco erano scomparsi, e ci era rimasto per quattro giorni. Sapeva bene che i suoi amici si stavano tutti riprendendo, dalla batosta e dalla notizia della separazione forzata che la Carezza aveva imposto loro. Ognuno faceva qualcosa che gli infondesse forza e coraggio: Keyleth recitava i suoi versi sacri, Lenn si esercitava con i suoi fulmini e sembrava stare raggiungendo vette di abilità veramente sconcertanti, Mildred e Nom si allenavano costantemente, per non permettere che una situazione come quella di Fallensun si ripresentasse mai più. Lifaen leggeva.
Fin da bambino, aveva sempre amato la lettura, anche se mai gli era sembrato vitale come in quei quattro giorni apprendere qualcosa di nuovo. La biblioteca personale della Carezza, come aveva sospettato, era praticamente sterminata, e nonostante avesse passato ogni momento non dedicato ai pasti a leggere, ancora sentiva come tremendamente inadeguate le proprie conoscenze.
Aveva letto resoconti storici, tomi di esoterismo e demonologia, scritti sacri: sembrava veramente che in quella biblioteca fosse racchiuso tutto lo scibile mortale dall’alba dei tempi, e non solo. La gente andava e veniva senza degnarlo di uno sguardo, probabilmente per ordine della donna meravigliosa. Si era imbattuto in parecchie informazioni interessanti, soprattutto riguardo gli avvenimenti degli ultimi secoli, che prima aveva studiato poco approfonditamente per lasciare tempo allo studio di tattiche, della psicologia e agli addestramenti marziali indispensabili per un buon condottiero, ma che ora aveva recuperato e integrato con quello di cui già era a conoscenza.
Cominciò a parlare, e vide lo stupore dipingersi sui volti degli amici, mentre lo ascoltavano utilizzare quel tono serio, proprio lui che era sempre così spensierato.
“Per cominciare, la Carezza mi ha detto dove andremo quando avremo terminato di riprenderci.”
Percepì distintamente il fastidio che quel preambolo costituiva per i suoi compagni, ma andò ugualmente avanti.
“Keyleth, tu andrai a Silverbell, una città a qualche settimana di cammino da qui; presterai servizio nel tempio del dio del Sole, come apprendista di una sacerdotessa lì presente. Il luogo dovrebbe essere sicuro, e stando alle mie ricerche, non ancora intaccato dalla presenza demoniaca.”
Osservò Keyleth chinare mesta il capo, e fu tentato di prenderle la mano per consolarla almeno in parte; la sua cara amica, sempre pronta a dispensare parole di saggezza e conforto agli altri, che chinava il capo, obbediente come ogni volta, e andava a servire i suoi dei dove essi la mandavano.
“Se questa è la volontà degli dei, così sia” mormorò la sacerdotessa.
“Questa non è la volontà degli dei” disse Mildred, granitica come al solito. “Solo di quella donna spietata e inquietante.”
Lifaen non poté che trovarsi d’accordo. Mildred aveva ragione, come molto spesso le era capitato senza che lei se ne rendesse pienamente conto. Andò avanti.
“Mildred, tu dovrai andare a nord da qui, nelle terre selvagge. Dopo quindici giorni raggiungerai un villaggio, dove incontrerai una persona. Non mi ha detto altro.”
La barbara fece un brusco cenno di assenso, e l’eladrin pensò per l’ennesima volta a come non avesse mai incontrato qualcuno di così forte e fragile, capace di andare incontro all’ignoto con una spavalderia da fare invidia ai più coraggiosi tra i mortali.
“Nom, tu dovrai andare ad ovest, dove c’è una fortezza in cui abita … un suo vecchio amico, ha detto.”
Il guerriero assentì, e Lifaen si scoprì a tirare un sospiro di sollievo: Nom e la Carezza sembravano essere particolarmente legati, o meglio lui sembrava saldamente avvinto a lei, e aveva temuto che potesse fare problemi nell’essere spedito così lontano dalla donna. Inoltre, come se non bastasse, non gli piaceva che avesse tutto quell’ascendente sul suo amico.
Per ultimo si rivolse a Lenn, il ragazzo per cui sentiva di provare affetto come per un figlio.
“Lenn, tu rimarrai qua. Ha detto di avere un compito particolare in serbo per te.”
Il ragazzo sembrò particolarmente sorpreso, cosa che non avvenne affatto per Lifaen. Aveva capito molto poco dell’Angelo delle Tenebre, ma di una cosa era sicuro: a quella donna piacevano i prodigi, e non era evidentemente disposta a separarsi da un talento in ascesa come il giovane stregone. E questo lo preoccupava anche più della relazione che intercorreva fra la signora ed il guerriero.
Ed ora, le cose veramente importanti pensò il condottiero.
“So perfettamente che questo non era lo sviluppo che ci saremmo aspettati” e sollevò una mano per evitare che lo interrompessero. “Anzi, penso che avremmo fatto tutti volentieri a meno di una sconfitta tragica come quella a Fallensun, per cui vi faccio ancora le mie scuse. Mi dispiace davvero, non avrei dovuto reagire a quel modo. Ma sto divagando. Quello che voglio dirvi è che in questi quattro giorni ho scoperto diverse cose su dove andrete, e ho anche fatto ipotesi sul perché.”
“Allora parla!” disse il guerriero, già abbastanza teso ed eccitato per la nuova avventura che gli si prospettava.
Lifaen sospirò benevolmente sull’irruenza del suo amico. “La città dove andrà Keyleth è famosa per una cosa. Circa duecentotrenta anni fa ha subito un poderoso assalto di demoni, terminato solamente quando la somma sacerdotessa rubò qualcosa al capo delle orde che cingevano d’assedio la città. Le fonti sono vaghe sulla natura di quell’oggetto, anche se sospetto possa trattarsi di un potente artefatto demoniaco; ma sono precise sulla descrizione del demone: dalle apparenze di un essere umano, indossava sempre un mantello bianco con cappuccio.”
Fecero tutti un sobbalzo.
“E’ stata la mia stessa reazione” fece l’eladrin. “Ma è comunque possibile. I demoni possono anche arrivare a vivere migliaia di anni.”
“E noi avremmo affrontato … quel demone?” domandò Lenn, ancora sbigottito.
“E’ possibile. Ma non è questo il momento adatto per pensarci. Fa’ solamente attenzione, Keyleth. Il luogo potrà anche non essere pericoloso, ma forse le sacerdotesse sanno più di quanto non diano a vedere o non racconti la storia.”
L’elfa fece un cenno di assenso, ma Lifaen notò che le brillavano gli occhi. Andò ugualmente avanti.
“Mildred, il villaggio dove andrai tu è rinomato per una persona in particolare, il suo capo. Nonostante sia uno dei combattenti selvaggi più potenti di sempre, sembra non si sia mai lasciato sopraffare dalla furia. Penso che voglia che tu vada lì per questo.”
Alla barbara non sarebbe potuto interessare meno: dopo aver sentito “più potenti di sempre” sembrava aver ottenuto tutte le informazioni di cui abbisognava.
“Nom, il luogo dove andrai tu è la fortezza di un carismatico leader di un clan di guerrieri specializzati nell’uso dello spadone pesante a due mani. Penso che lei voglia farti recuperare la tua abilità con quel particolare tipo di arma, e forse anche fungere da … una sorta di “spia”, penso.”
“Sarà l’occasione buona per riprenderci la mano” disse il guerriero strizzandogli l’occhio con un sorriso cameratesco a cui l’elfo alto rispose a sua volta con un sorriso.
“Molto bene”, fece alzandosi dalla sedia e lasciando sul tavolo un mare di libri. “Allora, ci vediamo presto.”
“Un attimo, Lifaen!” urlò Lenn correndogli dietro, mentre l’eladrin si allontanava. “Non ci hai detto dove andrai tu!”
Lifaen si fermò un attimo, voltandosi verso i suoi amici, mentre sul suo volto si dipingeva un sorriso misto a tristezza, nostalgia e gioia incontenibile. “Io?” chiese, mentre Lenn lo osservava allibito. Chissà quando e se lo avrebbe mai rivisto.
“Io tornerò a casa.”
  
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