Titolo: C’è ancora tempo per Harry e Hermione
Genere: Angst, Introspettivo
Rating: Verde
Capitoli: 1- Oneshot (867 words)
Beta reader: Jaybree
Note personali: Avrei voluto pubblicare una commedia, perché non scrivevo sulla mia OTP da mesi e io non voglio smettere di farlo. Credo molto in loro e anche se la mia vita privata (diciamo lavorativa, che è meglio!) mi impedisce di farlo, ci sarà sempre tempo per Harry e Hermione.
Questa storia nasce grazie all’aiuto di Jaybree che, oltre ad averla betata, mi ha dato un prompt che io ovviamente non ho seguito e ho bellamente ignorato, ma mi ha comunque ispirato.
A Jaybree, la mia musa in DW e in HP.
… E Lights non essere gelosa! Sai bene che amo te, Jay, Kia, Bea, Fra… forse, devo fermarmi.
C’è ancora tempo per Harry e
Hermione
«It all just disappears,
doesn’t it?
Everything you are, gone in a moment, like breath on the mirror.»
Doctor Who,
The time of the Doctor
*
Sono
passati anni, decenni, dall’ultima volta che ha preso carta e penna per
scrivere un qualcosa che non fosse un
documento di lavoro, e per quelli non c’è bisogno di fare attenzione a cosa
potrebbe sfuggirgli, sentimenti che potrebbe rivelare.
Ha
quasi dimenticato cosa si prova nel mettere nero su bianco certe parole, pensieri erranti e pericolosi, che tanto premono
sulla sua coscienza, lì: su quel foglio, così semplice come poteva essere solo lei, ma così importante e prezioso.
Le
sue mani tremano, indugiano là dove vi è il rischio di
superare quel confine, quella barriera che gli avrebbe portato via tutto o
forse niente.
Troppo
umano e troppo timoroso, forse. L’avrebbero descritto così alla fine dei
giorni.
In
uno dei tanti libri che Hermione Granger avrebbe afferrato e scagliato lontano,
perché erano menzogneri, e lei conosceva la verità: nascosta agli occhi di
tutti, eppure così visibile.
Ha
scritto poco e nulla in quella lettera, non è abituato a farlo – a parlare
sinceramente con gli altri e persino con se stesso – e non vuole scarabocchiare
come un ragazzino alle prese con un tema di Pozioni.
Deve
solo rilassarsi e le parole verranno fuori da sole, una ad
una, perché non c’è più tempo, ogni cosa sta per andare avanti, procedere nel
naturale percorso e non ci sarà più spazio per Harry Potter e le sue avventure.
Passato, ogni cosa è sfumata, volata
via, come un aquilone, legato ad un polso, che lotta
per andare in cielo. Su, sempre più in alto.
Non
sa nemmeno se vuole ancora combattere o semplicemente gettare la spugna e
arrendersi. Non l’hai mai fatto e si domanda che cosa si provi: dolore o
serenità?
Ha
provato entrambi, Harry e nemmeno questa volta dichiarerà la sua resa.
Gli
anni sono passati e non è rimasto nulla di quel ragazzino ingenuo e con così
tanta voglia di affermarsi nel Mondo Magico, persino i suoi fedeli occhiali lo hanno abbandonato - caduti, infranti sul pavimento di
casa - e solo quegli occhi verdi gli ricordano che una persona ha lottato tutta
la vita e che anche lui deve farlo. È tanto difficile, e lui non è
forte come si reputava.
Grandi
imprese e grandi cadute. Eppure non era mai solo,
c’era sempre Hermione con lui. Il suo palmo era così gentile e forte allo
stesso tempo e, ad ogni stretta di mano, Harry sapeva
che ci sarebbe stato un indomani, incerto forse, ma ancora una volta qualcuno
avrebbe scritto di loro e della loro incredibile fiducia verso l’umanità.
Non
ha mai pensato di fuggire dalle sue responsabilità, mai tale pensiero ha fatto
capolino nella sua mente, eppure sarebbe stato normale farlo.
Non
ha esitato a buttarsi a capofitto nel pericolo perché doveva soccorrere
un’amica da un Troll di montagna, scattare in avanti e stringerle la mano.
Rilegge
ciò che ha scritto e storce il naso: non gli piacciono le parole - troppo poco
si adattano a quello che prova - e persino la calligrafia sembra artificiosa,
innaturale e lui non vuole che sia così.
Vuole
che sia felice e che rida mentre legge la sua lettera, commentando magari tutti
i suoi errori; è sicurissimo di commetterli, nonostante stia cercando di non
farli perché, anche se è finito il tempo della scuola, lui non dimentica come lei
amasse correggerlo e prenderlo in giro e vuole rivivere almeno per un attimo
quei momenti.
Ha
sempre voluto vivere, Harry. Fino in fondo, nonostante
un’ombra l’abbia accompagnato per tutta la vita.
Non
ha mai veramente capito Voldemort, non fino a quel
mattino. Come si poteva desiderare di vivere per sempre e di veder morire, uno ad uno, le persone che ami?
Sarebbe
stato meglio non provare quei sentimenti che sembravano divorarlo dall’interno,
annullarli come avrebbe fatto il suo nemico e perdere del tutto la sua umanità.
Cosa sarebbe diventato, poi?
Sa
solo che è un bugiardo e un illuso, perché non finirà mai quella lettera.
È
troppo tardi, l’eco delle sue parole si è dissolto al suono di quelle funeree
campane.
Tutto
scompare, la vita va avanti.
Cara
Hermione,
ho sempre amato i tuoi
abbracci e avrei voluto farlo per un'ultima volta.
Non c'è
più tempo per farlo, non c'è più tempo per noi.
Per
quello che avremmo potuto essere.
Sono uno
stupido, ma questo tu lo sai.
Mi manchi, Hermione.
Chiude gli occhi, Harry,
cercando di ricordarla felice, mentre ride per qualche stupida battuta di Ron.
Si concentra perché non riesce a vedere altro che il suo volto sofferente,
morente, e i sensi di colpa lo stanno distruggendo.
Vorrebbe invocare la
Morte, consegnarsi ad essa e correre tra le braccia di
Hermione.
Le manca, le manca terribilmente e non riesce a fare altro che scrivere
in un foglio di carta che non arriverà mai al destinatario.
C'è
tempo, Harry. Per voi. Per essere sinceri con voi stessi almeno una volta.
Non in questa vita, non
adesso.
Io...
Piega la lettera e la
ripone dentro un cassetto della scrivania. Chiuso a chiave, come ciò che prova.
Le dirà ogni cosa a voce,
davanti a lei. Ha deciso.
Quel giorno, parlerà forte
e chiaro e riuscirà a finire la frase.
Perché c'è ancora tempo per Harry e Hermione.