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Autore: Catnipp    29/01/2014    2 recensioni
e se Katniss avesse ascoltato Gale e fosse scappata con lui nei boschi prima della mietitura? cosa sarebbe cambiato? avrebbe conosciuto lo stesso Peeta?
Questa fan fiction è una storia alternativa a quella del libro che ci può portare in una nuova, ma non meno complicata, avventura. Basta poco a cambiare il destino delle persone, basta una scelta diversa..
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Una luce bianca fin troppo intensa mi sveglia.
Dove sono? Sono morta?
Questo è il paradiso?
Se il paradiso fa così male preferisco scappare da qui.
Un dolore fitto alla testa mi tormenta. Si fa sempre più forte finchè non diventa insopportabile e mi fa svenire di nuovo.
 
Rieccomi sveglia, con la solita luce puntata sul viso.
Sta volta è un po’ meno forte per fortuna.
Penso di aver dormito troppo perché la luce mi acceca ancora.
Uno strano brontolio al di sotto di me si fa sempre più chiaro. Ma dove sono finita?
Strizzo gli occhi cercando di aprirli e pian piano il mondo torna a colori.
Vedo una tenda color rosso intenso e la luce del sole farsi spazio tra le sue fibre invadendo la stanza. Ecco spiegata la luce accecante.
Mi accorgo di essere sdraiata su un divano fin troppo morbido e di avere un fazzoletto bagnato sulla testa.
Ragiono mentre cerco di capire qualcosa.
Mi metto a sedere e mi guardo un po’ intorno.
Ci sono dei quadri sulle pareti, un ragazzo seduto al tavolo, una piccola stufa a legna..
Aspetta…un ragazzo seduto al tavolo!!
Non lo vedo bene a causa della luce puntata dritta negli occhi ma distinguo il suo fisico giovanile.
-ti sei svegliata finalmente- dice.
Dovrei conoscerlo? Sono confusa.
-chi sei? E dove ci troviamo?- chiedo sentendomi ancora più nel mondo dei morti che in quello dei vivi.
-mi chiamo Peeta. Siamo sul treno diretto a Capital City-
-cosa?- ribatto. –devo andarmene subito da qui-
-mi dispiace contraddirti Prim, ma non penso sia possibile-
-proprio così, dolcezza- interviene una seconda voce.
E ora chi è quest’altro? Mi volto con aria interrogativa.
-scusa, sono Haymitch. Anche se ho il presentimento che tu mi conosca già.- dice aprendo un armadietto in cerca di non so cosa.
Ragiono un attimo scorrendo l’elenco dei nomi che pian piano mi tornano alla mente.
Haymitch..Haymitch…ah si! È l’unico vincitore degli Hunger Games del nostro Distretto.
Aspetta…Haymitch, Capital City, Prim?!?
Ora è tutto chiaro!
Pensano che io sia Prim e ora mi stanno portando nell’arena al suo posto.
Bene, se è Prim che vogliono, sarò io la loro Prim.
Non permetterò che prendano la mia sorellina e che la conducano al patibolo a morire.
-posso avere almeno un bicchiere d’acqua?- chiedo cercando di sviare il discorso.
-certo, te lo porto subito- risponde Peeta.
Rovescia un po’ d’acqua in uno dei bicchieri posti sul tavolo e viene verso di me.
Prima di portarmelo però sosta davanti alla finestra per chiudere le tende.
-ti dava fastidio il sole vero?- dice con fare molto dolce.
Annuisco senza dire niente.
Guardo Haymitch ancora intento a cercare qualcosa che non penso troverà mai.
Ha già perlustrato due armadietti e ora è passato ad un terzo.
-ecco il tuo bicchiere Prim- sussurra Peeta chinandosi verso di me.
Mi volto per afferrare il bicchiere, ma la mia presa si fa subito debole.
Guardo negli occhi il ragazzo, lui guarda negli occhi me ed entrambi rimaniamo come paralizzati.
Fiumi di ricordi iniziano ad invadermi la testa.
Io lo conosco, ne sono sicura.
Lui è il ragazzo del pane, lo stesso ragazzo che mi ha tenuta in vita quando tutto sembrava perso.
Un flashback che sembra essere infinito mi occupa la mente.
Vedo mio padre, la mina e tutto che salta in aria.
Mia madre seduta su quella sedia per mesi senza dare più un segno di vita.
Io e Prim diventare pian piano pelle e ossa, senza ormai un punto di riferimento o una giuda da seguire.
Mi vedo da sola, allo stremo delle forze. Goccioloni di pioggia non smettono di bagnarmi il viso, nascondendo perfettamente le mie lacrime. Ormai sono quasi esaurite pure quelle.
Poi delle urla, uno schiaffo violento e una porta si apre. Esce un ragazzo.
Mi sembra di avere le allucinazioni: ha dei panini in mano.
Per la prima volta provo una sensazione di forte gelosia nei confronti di alcuni maiali a cui è destinata quella che poteva essere la mia prima cena in tre giorni.
Che fa ora il ragazzo? Lancia un’occhiata furtiva all’interno della panetteria e quando pensa di avere il via libera, si volta nella mia direzione.
Lancia una pagnotta e a ruota una seconda.
Poi scompare di nuovo.
Non ci penso due volte ad afferrare i panini ancora caldi.
Li osservo attentamente ancora incredula che possa essere pane vero.
Sono un po’ bruciati ai lati e forse è quella la ragione per cui li stava lanciando ai maiali, ma dopo tre giorni di digiuno la qualità è l’ultimo dei miei problemi.
Mi passa per la mente l’ipotesi che quel ragazzo abbia fatto bruciare di proposito quelle pagnotte per poterle offrire a me.
I giorni seguenti a scuola lo incrocio spesso e tutte le volte che lo guardo il suo sguardo è già fisso su di me. Entrambi poi lo distogliamo immediatamente per l’imbarazzo, ma so che non riuscirò mai a dimenticarmi quel nome: Peeta Mellark.
Ho sempre voluto potergli ripagare questo debito che mi assilla da allora, ma non si è mai presentata l’occasione.
E ora l’occasione ci sarà sempre di meno dato che da quanto ho capito sto per finire insieme a lui in un’arena, pronta ad ucciderlo per salvare la mia vita.
Ma io non posso ucciderlo, non lui!
-trovato!-
La voce di Haymitch mi riporta al presente.
Il bicchiere cade a terra e si frantuma in mille pezzi.
-io non…- cerco una qualunque parola adatta a delle scuse ma non mi esce niente.
-tranquilla- mi interrompe.
–scusa non sto molto bene, meglio che vada in camera mia.- dice.
Si dirige poi a passo svelto verso un lungo corridoio, sparendo dietro ad una porta blu.
Guardo Haymitch che finge indifferenza ed esce con una bottiglia di rum sottobraccio.
Cerco di nascondere lo shock appena ricevuto, ma i miei occhi si chiudono e non posso fare altro che ributtarmi all’indietro affondando la testa tra il cuscino e i miei pensieri tormentati.
Cosa devo fare?







so che non è il massimo questo capitolo, ma prometto che dal prossimo cercherò di farmi perdonare..voi lasciate più recensioni che potete che è sempre bello sapere cosa ne pensate:)
  
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