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Autore: TheHellraiser    31/01/2014    1 recensioni
Fra tutti i sicari del mondo ce n'erano sette che risiedevano a New York e avevano formato una specie di gruppo. Facevano semplicemente il loro lavoro: tu chiamavi uno di loro, e loro uccidevano la tua vittima. Un lavoro pulito, spettacolare e completamente anonimo. E' impossibile risalire al mandante o anche avere una minima prova. L'unica differenza fra gli omicidi era che venivano compiuti con sette tipi diversi di arma, quindi la teoria dei sette killer iniziava a prendere forma. Ormai, la leggenda non era più tale. Se vai in un qualsiasi bar, tutti sapranno che puoi avere uno di loro per la modica cifra di tremila dollari a persona più varie ed eventuali. I sette killer si sono dati dei nomi d'arte, e hanno scelto quelli dei sette vizi capitali: Envy, Sloth, Lust, Greed, Pride, Gluttony ed infine il loro capo, Wrath.
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La storia è ambientata a New York e parla di una "leggenda metropolitana" su sette assassini con i nomi dei peccati capitali. Spero vi piaccia. :D
Genere: Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The HitMen'
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Dopo essere usciti, aver preso una delle macchine del parcheggio e aver guidato per più di tre ore, l'allegro gruppetto arrivò presso una villa fuori New York. Era una villa grande in stile italiano, con un giardino gigantesco. Gandle parcheggiò l'auto in giardino. Tutti uscirono, e Dylan venne sollevato di peso e scaraventato fuori da Tony.
-Questa è... la villa di Envy?- chiese. Tony gli rifilò un calcio allo stomaco.
-Non parlare se non sei interpellato, coglione- sibilò, irato. Alexei rise sguaiatamente, sembrava esilarato dalla situazione. Dylan rinunciò a gemere, perchè sapeva che Sloth ci godeva a pestarlo.
-Andiamo, che cazzo aspetti. Muoviti- gli ordinò poi, spingendolo. Entrarono nella villa. Quando avevano indagato sull'omicidio di Ludwig/Envy avevano scoperto che quella casa era sua. Lui non ci era mai stato, ma gli avevano detto che era una villa strana, fin troppo grande per una sola persona. Non c'era nulla di particolare, era solo una casa con parecchie stanze e abbastanza lussuosa. Ludwig ci passava un sacco di tempo. Avevano setacciato la casa da cima a fondo, ma non avevano trovato niente. Julia si diresse verso il salotto e spostò il tappeto. Una pesante botola d'acciaio stava sul pavimento, sotto il tappeto.
-Eh, voi poliziotti siete stati così coglioni da non trovarla- sogghignò Tony, soddisfatto. Alexei afferrò la botola con entrambe le mani e, con un pesante sforzo delle braccia, sollevò la botola. Sotto stava una scala.
-Avanti, scendi o ti butto giù io.
Fra i quattro, Tony era l'unico che continuava a parlargli, minacciarlo o a dargli ordini. Chissà, magari faceva parte del piano, visto che fra i killers era il più terrificante.
-Tony, sei cattivo- rise Gandle - Ragazzo, mi sa che Tony ti odia.
-Cosa? Mah. E' questione di punti di vista, se Tony lo odiasse sarebbe già morto- ghignò Julia.
-In effetti...- disse Gandle, più a sè stesso che agli altri - In fondo, se ad odiarti è una persona comune non ti fa nè caldo nè freddo, se invece a odiarti è Tony forse devi considerare l'idea di mettere almeno due continenti fra te e lui- sogghignò infine.
Grazie, come se non avessi già abbastanza paura di questo tizio pensò Dylan, guardando Matt. Scesero le scale in fila, e Tony si procurò di fargli sbattere la testa almeno tre volte contro il soffitto bassissimo. Dylan stava per mettersi a piangere. Ma cosa aveva fatto di male? Quando uscirono dal cunicolo, si ritrovarono in una stanza enorme scavata sottoterra. Sembrava uno di quei "covi malvagi" che si vedono nei film. Non c'erano finestre e non si vedeva niente. Alex premette un interruttore, e in un attimo la stanza venne inondata dalla luce fredda delle lampade al neon. Dylan si guardò intorno. Era una stanza sotterranea, con le pareti di cartongesso e alcune parti d'acciaio e il pavimento di parquet probabilmente in tek. In un angolo c'erano due divani di pelle nera con davanti un caminetto enorme. Quella zona stonava parecchio con il resto, sembrava una specie di "zona relax". Nel resto dello stanzone erano affisse foto sui muri, contratti, fogli e in alcuni punti anche armi, appese tramite dei chiodi come se fossero in esposizione. C'erano anche nove computer spenti, degli armadi con dentro vestiti di ogni tipo e un altro armadio stracolmo di medicinali, bendaggi e cose simili.
-Casa, dolce casa- disse Julia, guardandosi intorno.
-Fa freddo. Matt, accendi il caminetto- disse Alexei.
-Freddo? Ma tu non dovresti essere russo, in teoria?- brontolò Gandle, ma andò comunque ad accenderlo. Evidentemente, da quanto Dylan aveva capito, loro vivevano nella villa e si rifugiavano lì sotto quando dovevano lavorare o nascondersi. Una specie di bunker nascosto 30 metri sotto terra.
-Tony, lascia in pace Dylan, mi serve che mi sistemi una microspia. Anzi, fai tre. Audio e video- disse Julia. Dylan venne lanciato - letteralmente - su uno dei divani da Tony, che andò a fare ciò che gli era stato ordinato. Julia si sedette accanto a Dylan.
-Allora, ascoltami bene. Domani mattina ti rimanderemo al lavoro con Matt, e ti metteremo le microspie addosso. Il senatore ha una talpa in polizia, dobbiamo scoprire chi è. Intesi?
Tornò Tony con una siringa.
-Il braccio- disse, laconicamente, tendendo la mano.
-COSA!? No, no, no, scordatelo. Non mi inietterai quella merda, qualunque cosa sia- disse, tirandosi indietro di colpo e cercando di strisciare via. Tony alzò gli occhi al cielo. Julia lo afferrò per il collo, facendo in modo che non si muovesse.
-E stai buono, è solo una microspia, non è mica polvere d'angelo- sogghignò. Tony sbuffò senza commentare, lasciando che a parlare fosse Julia.
-No, non voglio, non voglio!- piagnucolava lui.
-Ma questo tipo non ha le palle- commentò Alexei. Gandle si stava spanciando dalle risate nel vedere la scenetta.
-E basta, mi hai rotto i coglioni!- disse Tony ad un certo punto, sferrandogli un calcio in faccia con i pesanti anfibi militari. Dylan svenne e cadde riverso.
-Secondo me gli hai fracassato qualcosa- disse Julia - Attento a non rovinarlo troppo, o capiscono che l'abbiamo gonfiato di botte per convincerlo a fare la spia.
Tony sogghignò. Quanto si divertiva a fare del male a qualcuno, specialmente quando questo qualcuno era da lui considerato poco più di un ragazzino piagnucoloso. Prese il braccio di Dylan e gli iniettò la microspia con il GPS. Poi, prese un ago sottilissimo e lo infilò nella sua pelle. Quello era il microfono. Infine, prese la piccola catenina che portava al collo e ci aggiunse un ciondolo di finto oro. Quella era la microspia video.
-Ecco, perfetto. Ora non potrà nemmeno farsi una sega senza essere filmato- disse Tony.
-Credete che possiamo fidarci di lui? Sembra un tipo senza palle. Secondo me, appena lo minacciano dice tutto- disse Gandle.
-Secondo me potremmo farlo fuori anche subito, non mi piace il modo in cui ti guarda- brontolò Alex, rivolto verso Julia.
-Alexei, non puoi far fuori un tizio semplicemente perchè guarda la tua fidanzata- ghignò Tony, anche se in realtà lui era molto peggio.
-E dove sta scritto, scusa!?- replicò lui.
-Sveglialo, devo spiegargli un paio di cose- disse Julia, ignorando Alex. Tony prese Dylan per il bavero e gli assestò un paio di ceffoni che risuonarono per tutta la stanza. Ormai la faccia di Dylan aveva assunto un colore viola-bluastro ed era ricoperto di ecchimosi. Dylan si risvegliò di colpo, ansimando. Si tastò il braccio, e capì di avere un microchip sottopelle. Sospirò.
-Non c'è modo di toglierlo, vero?- disse, piano.
-No, a meno che tu non voglia farti aprire in due il muscolo. Penso che Tony sarebbe ben felice di farlo- ghignò Alex. Sul viso di Tony si dipinse un sorrisetto compiaciuto.
-Ma... Uff. Non potevi sceglierti un altro compagno di stanza!?- sbottò contro Julia. Julia rise, e Alex gli assestò un pugno sul naso. Il naso fece uno strano rumore, come quando qualcosa di appiccicoso viene schiacciato. Iniziò a colargli del sangue sul viso. Si tastò il naso con la punta delle dita.
-Non osare più urlare alla mia ragazza, avvicinarti alla mia ragazza, parlare con la mia ragazza, guardare la mia ragazza, pensare alla mia ragazza. Non respirare nemmeno la sua stessa aria, o farò in modo che tu smetta di respirare definitivamente- ringhiò Alex.
-L'hai rotto- disse Dylan, guardandosi le dita macchiate di sangue - Ma perchè mi trattate così, cosa vi ho fatto?- chiese, piangendo sommessamente.
-Beh, ti rigiro la domanda. Hai fatto qualcosa per essere trattato con rispetto? Beh, non penso. Tu nemmeno hai gli attributi, piangi come un ragazzino per un paio di schiaffi e te la fai quasi addosso solo perchè Tony ti tormenta un po'. Amico, non vedo perchè dovremmo rispettarti- sbuffò Alex, seccato.
-Julia, aiutami, ti prego, questi sono pazzi- piagnucolò. Julia fece un cenno ai tre.
-Cosa? Dovremmo...- iniziò Gandle. Tony non ribattè, e si avviò immediatamente verso le scale.
-Perchè non preparate la cena, intanto?- disse, con tono che non ammetteva proteste. Gandle e Alex sbuffarono, seguendo Tony. Quando se ne furono andati, Julia si alzò ed andò verso l'armadio delle medicine. Prese delle bende, del cotone, del disinfettante, un pacco di ghiaccio istantaneo e alcune garze. Tornò da Dylan.
-Stai buono, ok?- gli disse, dandogli il ghiaccio. Gli disinfettò la puntura sul braccio e gli asciugò il sangue che colava dal naso. Gli bendò le piccole ferite che aveva ovunque, che Tony si era divertito ad incidere sulla sua pelle mentre viaggiavano in macchina. Dylan tirò su con il naso.
-Stà tranquillo, non è rotto. Smetterai di sanguinare fra una mezz'oretta- gli disse. Dylan rimase immobile, con il ghiaccio premuto sul mento. Il calcio di Tony aveva lasciato un'ampia ecchimosi nerastra, che gli faceva male ogni volta che tentava di parlare. Dylan rimase a guardare Julia, e poi scoppiò a piangere. Lei rimase immobile, lasciandolo piangere sulle sue ginocchia e rimanendo a fissare le fiamme del caminetto.
-Ma cosa ho fatto di male? Quello mi vuole morto, fa paura. Non è vero che è apatico, è un sadico. Ci gode a farmi del male. Non lasciarmi solo con lui o mi ucciderà orribilmente e poi farà un bagno nel mio sangue, ti prego- disse a Julia, continuando a piangere. Julia scosse la testa.
-Non ti preoccupare di Tony. Al massimo ti fracasserà tutte le ossa, ma non ti ucciderà. Non è colpa sua, è solo incazzato con il mondo intero- disse lei - Comunque ti conviene fare il bravo e smetterla di piagnucolare, perchè Tony non vede di buon occhio i lagnoni che stanno ancora praticamente attaccati alla sottana della mammina. Ah, e Alex ti odia da un sacco di tempo, perchè siamo coinquilini- rise. Dylan smise di piangere, e si tirò su a sedere.
-Ma... Ma non puoi tenerli buoni? Sei Wrath, il capo, no?- disse piano. Julia alzò le spalle.
-Lo so. E' che sono tutti incazzati e alquanto preoccupati perchè già Nick e Ludwig sono morti. Potrebbe toccare a uno di noi anche domani. E poi, Tony e Alex sono gelosissimi, per questo sono così cattivi- disse, con una risata.
-E che c'entra, quel tipo non è capace di provare altro che odio- brontolò Dylan, riferendosi a Tony.
-Se fossi in te non ne sarei così sicuro- disse. Cosa? pensò Dylan. Non ci credeva.
-Aspetta, ma il tuo fidanzato non è quel tipo russo? Alexei come-si-chiama?- disse, piano.
-Sì, Alexei è il mio ragazzo. Ma sai, esistono anche gli amanti. Ad entrambi va bene così, e allora mi tengo il moroso e l'amante. Doppio divertimento per me- rispose, con un sorriso malizioso.
-Avresti dovuto essere tu LUST, sai?- commentò Dylan. Julia alzò le spalle.
-Sì, lo dicono tutti. Ma Wrath è più adatto per me... A parte questo, muoviti, andiamo su, o Alex fra poco scenderà con un Kalashnikov- rise Julia. Dylan annuì piano e la seguì su per le scale.
  
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