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Autore: effe_95    01/02/2014    2 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.
60.Negli occhi rivedo i tuoi occhi.
 
<< No Yulian, non chiamarmi amore mai più >>
Il ragazzo cominciò a sentire le mani farsi ancora più fredde di quel che erano, le ferite appena rimarginate cominciarono a bruciare senza sosta, come se qualcuno le avesse toccate. << Perché? >>
Claudia ritornò indietro nel tempo, ai quei suoi sedici anni vissuti con quel ragazzo così strano, a tutte le volte che si erano sentiti così per telefono, a quanto fosse sbagliato dopo due anni di assenza.
<< Mi odi vero? Mi odi perché ho un altro ragazzo, vero? >>
Tutta la tensione accumulata nelle mani di Yulian si sciolse, e finalmente capì che una volta chiarito quel punto, non ci sarebbe stato più nulla da dire al riguardo.
<< No, non ti odio. Anche io ho un’altra, Claudia >>
Quanto era strano dirselo in quel modo, Yulian non avrebbe mai pensato un tempo di dover dire una cosa del genere proprio a lei, proprio all’unica ragazza che aveva amato e con cui avrebbe voluto passare tutto il resto della sua vita.
<< Si, lo sapevo, lo sapevo già, ma per me … >>
<< Per te non è diverso Clo, non lo sarà mai. Almeno un po’, lo ami? >>
Claudia poteva sentire benissimo quanto fosse difficile per Yulian pronunciare quella frase, ma se nessuno dei due avesse fatto quel passo, se nessuno dei due avesse detto quella verità, sarebbero rimasti bloccati per sempre con i sensi di colpa, non lasciando che il futuro facesse il suo vero corso in quella vita.
<< Si >>
<< Beh, io lei non la amo per niente, ma mi va bene lo stesso >>
Claudia soffocò un singhiozzo, asciugandosi il viso inzuppato di lacrime, era sempre stata debole quando si trattava di lui, dal primo momento.
<< Non dirmi queste cose Yul, ti prego non dirmele! Non posso vivere sapendo che stai male, non posso venire li da te per stringerti la mano, non posso accarezzare le tue guance per asciugarti le lacrime, quindi non dirmele queste cose >>
Yulian si lasciò cadere malamente sul suo letto sfatto, guardando il soffitto con aria persa, dimenticandosi ti tutto quello che stava studiando un minuto prima da quel libro.
<< No Clo, io starò bene, io sono forte, ce la faccio. >>
<< Lo so che ce la fai >>
Rimasero entrambi in silenzio, con la consapevolezza che una spada di Damocle pendeva sulle loro teste, per quell’imminente addio, ancora una volta.
<< Devi essere felice, Claudia. Devi essere felice finché non torno. >>
<< Anche tu, promettimelo! Devi promettermelo >>
Qualcosa picchiò malamente alla camera della stanza di Yulian, e poco dopo la porta si aprì lentamente, mostrando la presenza del piccolo Il’ja, che camminava instabilmente su quelle sue gambe paffutelle. Quanto ancora avrebbe dovuto imparare, soffrire, amare quel bambino. << Te lo prometto >>
<< Non mentirmi, perché da qui non posso vederti >>
Yulian ridacchiò, mentre aiutava il fratello più piccolo a salire sul letto, e molto più precisamente sul suo petto.
<< Solo un’ultima cosa nanerottola. Abbi cura di te, sempre >>
<< Sempre >>
<< до свидания >>
<< Arrivederci >>
Non appena chiusero quella telefonata, il cuore di Claudia si svuotò di colpo, e subito sentì la mancanza di quella voce calda e roca, con quell’accento così strano, solo che non avrebbe ceduto più da quel momento in poi.
Aveva fatto una promessa e l’avrebbe mantenuta.
Sarebbe stata felice.
 
La stessa sera di quel freddo Gennaio, Jurij e Iliana si misero a giocare con la neve gelata.
Non era davvero una buona idea data la possibilità di beccarsi un raffreddore, ma non avevano la testa per pensare di essere responsabili.
Giocarono con la neve come dei bambini, e poi vi si gettarono sopra, combattendo arditamente con la sensazione del freddo pungente sulla pelle e poi risero.
<< Era da un sacco di tempo che non mi divertivo così tanto >>
Disse Iliana tenendosi le mani sulla pancia piatta, Jurij rise al suo fianco, anche la sua risata era tutta particolare, cristallina, innocente.
<< Che vita triste che hai avuto! >> Commentò lui disegnando qualcosa nelle neve al suo fianco, il freddo penetrava anche tra la stoffa, e gli bagnava il dito, ma Jurij non ci pensava proprio.
<< Non è vero, un po’ di felicità l’ho avuta anch’io >>
<< Davvero? >> Iliana aveva gli occhi rivolti al cielo, quel giorno carico di neve, grigio e gelido, ma così sconfinato che la voglia di raggiungerlo era sempre più forte, la voglia di contare tutte quelle stelle nascoste dalla luce del sole era impareggiabile.
<< Si. Sai Jurij, io sono nata da una violenza. Era un periodo terribile per la mia famiglia, Danil, mio fratello più grande, era morto da solo due anni. I miei non facevano altro che litigare, incolpandosi a vicenda, mio padre tornava spesso a casa ubriaco e picchiava la mamma. Yulian aveva solo due anni all’epoca, ma è stato quello che ha sofferto di più. Io sono venuta al mondo esattamente in quel contesto. Ho portato un po’ di stabilità in famiglia, ma col risultato che mio padre smettesse di picchiare la mamma per cominciare con Yulian. >>
Jurij le prese frettolosamente la mano protetta dal guanto e la strinse, il suo non era un gesto di compassione, lui era tranquillo, Jurij voleva solo farle sapere che stava ascoltando, che avrebbe capito senza provare pena.
<< Poi siamo andati in Italia, io avevo appena compiuto sei anni, e li le cose sono solo peggiorate, fino a quando non abbiamo incontrato Claudia e Francesco.
Si, Francesco è stata l’unica cosa felice che io abbia avuto nella mia vita. Mi ha salvata. Hanno salvato la mia famiglia, e se adesso abbiamo Il’ja, e se adesso ci amiamo, è solo perché loro hanno amato noi, tutto qui >>
Jurij sorrise, rivolto verso quel cielo che stava per piangere lacrime bianche ancora una volta, quanto bella era la vita, quanto avrebbe voluto vivere ancora in quel mondo.
Tante erano le cose brutte, ma di più quelle belle.
Jurij avrebbe voluto afferrare la vita e stringerla tra le braccia, ringraziarla di avergli concesso anche solo diciotto anni, avrebbe voluto vivere ancora un minuto, ancora un’ora, un giorno, un mese in più. Vivere e basta.
<< Tornerai da lui un giorno, ne sono sicuro. Tornerai da lui e sarai felice ancora una volta, e quando tornerà il dolore, tu alzerai gli occhi al cielo e ti ricorderai di quest’amico che voleva solo il tuo bene e non soffrirai. Vero Iliana? Vero? >>
Iliana non avrebbe pianto quel giorno, e infatti non sentiva la necessità di farlo, si sentiva tranquilla e serena, nulla avrebbe potuto farle del male, nulla avrebbe potuto più turbarla, ancora una volta grazie a quel ragazzo.
<< Te lo prometto >>
<< La vita è bella Iliana, è bella anche quando è brutta. Ci sono ancora troppe cose in questo mondo per cui vale la pena lottare, ed è per questo che non è ancora finito >>
Bastava guardare quello spiazzo di neve, quegli alberi così suggestivi che li contornavano, il cielo che sorrideva, bastava guardare solo quelle cose per non provare più quella tristezza enorme che l’aveva accompagnata così a lungo.
<< Parlami di te Jurij, voglio sapere tutto >>
<< Ho iniziato a parlare all’età di due anni io, prima non avevo mai detto nulla, se non articolato frasi senza senso. La mia prima parola non è stata “mamma”, ma “ stella”. Mio padre stava guardando un documentario sullo spazio, e io ero seduto li accanto a lui, rimase davvero senza parole quando mi sentì parlare. Credo che da allora sia nata la mia passione per il cielo, ecco, mi sarebbe piaciuto davvero studiarlo seriamente >>
Jurij si lanciò in una dettagliata spiegazione di ciò che si trovava sopra la loro testa, gesticolando con le braccia, indicandole tutto quello che non si vedeva, e Iliana lo ascoltava beandosi del suono di quella voce, perdendosi in quei suoi occhi così acquerello, credendo a ogni sua singola parola.
Iliana cominciava a credere che gli angeli esistessero davvero, e che quell’angelo in particolare era stato inviato lì solo per lei, che Jurij era nato per quello scopo lì, per salvarla dalla disperazione.
<< Tu di sicuro sarai scesa dal pianeta Venere >>
<< Come? >>
<< Venere non è la dea della bellezza per i romani? >>
Iliana ridacchiò, avvicinandosi all’amico, aveva i capelli tutti bagnati e sentiva che la neve stava cominciando anche a toccarle la nuca, ma non le importava nulla, si aggrappò al braccio di Jurij abbandonato sulla neve e avvicinò maggiormente le loro teste facendole toccare.
<< Tu sei sceso dal Paradiso invece, per essere il mio angelo custode >>
Jurij squadrò ancora una volta il cielo infinito, e sollevò un dito come a volerlo toccare, come se volesse disegnarvi sopra qualcosa.
<< Sai, io credo che sopra le nuvole, e ancora più sopra, il Paradiso ci sia davvero. Credi che io possa diventare un angelo? >>
<< Si, lo credo davvero >>
Rimasero in silenzio per cinque minuti buoni, ognuno perso nei propri pensieri, che non dovevano essere così diversi l’uno dall’altro, e poi cominciò a nevicare, ma loro rimasero li dov’erano, con i fiocchi di neve che cadevano sul loro volto sciogliendosi al contatto con il calore emanato dal corpo.
<< Facciamo l’angelo nella neve? >> Domandò ad un certo punto Iliana, e Jurij non aspettava altro che lei lo dicesse.
Così fecero due angeli nella neve uno accanto all’altro, si alzarono per ammirarli e notarono che erano proprio uno accanto all’altro, e sembravano darsi la mano, in un’eterna promessa di fiducia e aiuto reciproco.
Iliana scattò una foto a quella scena con il cellulare, e poi chiese a Jurij se gli andasse farsi una foto con lei.
Vennero uno accanto all’altro, con le guance rosse dal freddo che si toccavano, il cappello di Jurij accanto al cappello di Iliana, sorridenti e felici, congelati a causa del freddo e sulla strada dell’ipotermia, ma contenti.
Presero la strada verso la metropolitana tenendosi mano nella mano, cercando di non scivolare sulla strada ghiacciata.
<< Iliana, vorrei che tu mi promettessi una cosa >>
<< Tutto quello che vuoi Jurij >>
<< Quando rivedrai il tuo Francesco, vorrei che tu gli parlassi di me, perché mi avrebbe fatto davvero piacere conoscerlo >>
Iliana aveva finalmente ritrovato la speranza, sotto quell’immenso pezzo di cielo dedicato a quella grande città. Respirò aria fresca.
<< Te lo prometto >>
 
Il giorno dopo quel freddo giorno di Gennaio, Jurij fu ricoverato urgentemente in ospedale per un malore improvviso. Era seduto fuori al balcone di casa sua e guardava il cielo, aveva il libro dei pianeti aperto tra le mani, e voleva vedere a tutti i costi Venere.
Iliana invece si trovava a casa quando ebbe la notizia, si trovava a casa e stava attaccando la foto degli angeli e quella con l’amico sulla parete, ne aveva fatto fare due grandi poster.
Quel freddo giorno di Gennaio non sarebbe stato la fine.


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Effe_95

Buongiorno :)
Vi è piaciuta la conversazione tra Yul e Clo? So che l'altro capitolo è finito in maniera un po' sconcertante, ma era solo per lanciare il vero imput a questo. Claudia e Yulian avrebbero voluto dirsi tante altre cose, ma sicuramente non è questo il momento adatto.
La parte di Jurij e Iliana mi ha strappato un pezzo di cuore nel scriverla, e spero vivamente che vi sia piaciuta.
Il titolo del capitolo è stratto dalla canzone dei Negramaro " Sei".
Grazie mille e alla prossima.

 
 
  
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