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Autore: debbythebest    01/02/2014    0 recensioni
Questa storia è ambientata Dopo The Departed, in un AU dove Stefan è stato soggiogato da Rebekah, ed Elena è morta come nella fine della serie. Ma qualcuno si sentirà in debito nei suoi confronti. Qualcuno la aiuterà con i nuovi e improvvisi cambiamenti. L'amore si nasconde dietro ogni momento. Tutto ciò che dobbiamo fare, è capire se siamo pronti ad accogliere questa consapevolezza.
/Tratto Dal Primo Capitolo/
Prima che potessi rendermene conto, la mia vista si offuscò, ed un senso di smarrimento si fece strada in me. Sentii che provare a respirare sarebbe stato solo tentativo di rianimare un corpo ormai inghiottito dall'acqua. Era dunque questo, ciò che significava morire? Perdere semplicemente conoscenza, e non risvegliarsi più?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Elijah, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the Departed - Elena's diary <3'
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34-After The Departed we are still alive,after all...



Cornovaglia  1942
 
Quel luogo gli piaceva, gli fece ricordare sin da subito la sua terra natia. Le foreste di abeti a nord, i boschi puri e incontaminati. Era un bel posto per...pensare. Ed anche per nascondersi dal suo passato. Un passato che lo rincorreva in ogni modo. Prese il diario e lo rinchiuse nel fondo di un cassetto. Nessuno lo avrebbe trovato lì. Nessuno. Qualche volta gli veniva voglia di pensare alla sua casa, alle sue origini e a come tutto era iniziato. Alla vita che tutto toglieva ma tutto dava. Si affacciò alla finestra e chiuse gli occhi solo per un secondo, lasciando che la brezza della notte lo investisse. Non sentiva come era fredda. Percepiva il vento certo, ma non la sua temperatura reale. Sarebbe potuto stare nel bel mezzo del deserto nella giornata più calda e indossare giacca e tweed comodamente. Aveva scelto la casa dove si trovava per restare isolato. Su uno strapiombo che finiva in un fiume, circondata da mille e bellissimi paesaggi surreali. Lá fuori c'era una guerra, e lui ne aveva combattute così tante che si era stufato oramai di gettarsi nella mischia. Aveva una certa età,  e le cose così infantili alle volte seccano.
Bastò un secondo. Percepì la sua "vicina", -se così si poteva definire la signora Watson che abitava a due kilometri da lì- che parlava con un uomo. Un volto troppo familiare per essere vero. In un battibaleno si ritrovò nel panico. Erano all'ingresso,  come e dove sarebbe potuto scappare adesso?
 
-Signor Mikaelson,  c'è un uomo che dice di essere suo fratello, un certo Klaus! -. Non rispose, si mise le mani nei capelli e pensò alla svelta. Certo, non prima di aver chiuso la porta a chiave. Come se questo fosse servito a placare l'ira  di un vampiro originario.
 
-Signor Mikaelson??-. Sentì ancora di sotto. La prima cosa che gli venne fu la più folle e la più geniale allo stesso tempo. Si levò la giacca, poi calcolò mentalmente la distanza che serviva per fare un volo sull'acqua anziché sulle roccie.
Prese un profondo respiro prima di gettarsi nelle acque gelate del fiume e nuotare il più lontano possibile da quel posto.
Quando Klaus forzò la porta era ormai troppo tardi. Diede un calcio ad un mobile, per poi afferrare una lampada e scagliarla a terra. Gli era sfuggito un'altra volta,  ancora non riusciva a crederci veramente! Pensò a dove potesse essere scappato. Si era lanciato nel vuoto,  oppure era ancora lì?  Non sarebbe stato così stupido, o forse era su questi suoi pensieri che contava. Iniziò a cercare da per tutto:dietro le tende, un possibile passaggio segreto,  ma dopo un'ora di discreta eppure approfondita ricerca niente. L'altra opzione era rimasta. Che lui si fosse buttato nel vuoto? Di certo aveva il coraggio necessario,  ma al buio, in una notte senza luna? Scosse la testa. Ne aveva viste di follie, ma con suo fratello doveva sempre ridefinire il vero significato della parola "pazzia".
Emise un gemito soppresso,  poi tornò di sotto. L'avrebbe trovato ancora, a costo di impiegarci vent'anni di nuovo.
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Villa Mikaelson era stranamente silenziosa quella sera. Klaus la guardò negli occhi e glielo disse, schietto,  come non aveva mai detto niente a nessuno.
 
-Credo di essermi innamorato di te dalla prima volta che ti ho visto...-. Dapprima lei pensò ad uno scherzo,  e scoppiò a ridere come una pazza. Lui rimase piuttosto triste da quella reazione.
 
-Non scherzo...-. Disse semplicemente abbassando lo sguardo,  al che lei sgranò gli occhi e sputò l'acqua nel bicchiere. Ultimamente le facevano provare sempre questo tipo di emozione quando beveva, tsé!!
Restò un po' in silenzio prima di rispondere.
 
-È perché sono la figlia della dea dell'amore Klaus! -. Stavolta era lei ad abbassare lo sgaurdo.
 
-No, non è per questo! -. Ribattè lui convinto. Le prese le mani con le sue fissando impaurito la sua faccia pietrificata.
 
-Si, io...-. Lui negò.
 
-Credimi,  lo saprei. In tutto questo tempo, ho capito quanto sei speciale,  e ho scoperto che quella redenzione che andavo cercando...-. Cercò le parole in ogni dove, da ogni parte della stanza come se le parole fossero scritte sui muri.
 
-Tu sei la mia redenzione! -. Itaca gli mise sulle spalle e lo guardò con le lacrime negli occhi. Sapeva che i suoi sentimenti non erano reali, lo percepiva come un sesto senso. Lo allontanò da sé dolcemente e scappò giù per le scale con una velocità da dea.
-------------------------------------------------------------------------------------------------È scesa la notte ancora ed inesorabilmente su Mystic Falls. Sento la porta aprirsi dal piano di sotto, poi una voce.
 
-Elena...-. Ah, è solo mio fratello...un momento! È Jeremy!!
 
Prima che possa vedere da dove arrivo mi butto tra le sue braccia e lo stringo forte.
 
-Elena...-. Dice ancora, stavolta però ha un tono strano. Sembra sorpreso. Mi prende per le spalle e mi guarda negli occhi con una silenziosa domanda. Annuisco in preda alla commozione e ricordo le parole di Damon. "Diventare un vampiro ti ha fatto male!"-"Decisamente! ".
 
-Sono così contento. Non hai idea!!-. Sospira contro il mio collo. Ci accasciamo a terra e rimaniamo così finché non sento la porta aprirsi di nuovo. Ci metto un secondo a staccarmi da lui e ad assumere un'aria da Katherine. Jeremy mi fissa sconvolto,  ed io gli faccio segno di stare zitto.
 
-Beh, guardate tutti me?-. Chiede l'originario entrando in casa con una busta. Un attimo dopo è in cucina a sistemare delle sacche di sangue in frigo.
 
-Sai, Elena...-. Gli faccio ancora segno di chiudere il becco, e solo allora mio fratello sembra capire veramente. Elijah si volta lentamente.
 
-Cosa...?-. Chiede curioso con una punta di ironia nella voce. Sembra essersi ripreso dalla situazione "Katherine". Bene, non lo sarà ancora per molto. Sento un dolore immenso dentro di me. Tutte le persone che ho ucciso, tutte quelle che ho ferito...le mie mani si sono irrimediabilmente sporcate di sangue innocente,  ed anche se attualmente non lo do a vedere mi sento completamente distrutta in tatti piccoli pezzi che non so come rimettere a posto. Ah, e in più c'è la mia situazione sentimentale a completare il tutto.
 
-No, niente...quei capelli le stanno così. ..male-. La bitta giu lì per lì. Vorrei strozzarlo ma mi trattengo. Il vampiro si gira un attimo verso di me, con uno sguardo indecifrabile,  poi torna alla sua faccenda.
 
-Come mai sei tornato,  Jeremy?-. Chiede senza guardarlo. Si, in effetti perché è venuto? Sono curiosa anche io!
 
-Andromeda,  lei voleva che Elena le parlasse! -. Sospiro pesantemente. Come farò a farle credere che sono ancora in modalità "umanità in stand by"?
 
-Okay, penso che più tardi potremmo raggiungerla...-. Sussurra Elijah ancora di spalle.
 
-Potremmo?  Vuole parlare con me, non con te!!-. Sbotto io arrabbiata. Oh no! Mi trattengo ancora e prendo fiato. Devo controllare le emozioni,  controllarle!!
Questa cosa mi scuote. Se non riuscissi a tenere la mia umanità nascosta dinnanzi ad Andromeda e lei lo dicesse in presenza di Elijah? Sarei rovinata,  e lui avrebbe vinto.
 
-Può accompagnarmi mio fratello,  se proprio qualcuno deve!-. A quella mia ammissione l'originale si volta verso di me e poi si avvicina. È di fronte a me con un'espressione strana sulla faccia. Resta qualche secondo impassibile,  poi inizia a ridere come un matto. Ci rimango male, ovvio. Che diavolo sta facendo?
 
-Cosa diavolo stai facendo?-. Chiedo scettica. Cerca di rifarsi serio appoggiandosi all'isola della cucina.
 
-Tu credi davvero che manderei una serial-killer immortale a zonzo per la città con un ragazzino come scorta? -. Fa male,  in una maniera che non avrei mai immaginato.Sento che le lacrime pungono, e prima che lui riesca a dire qualcos' altro io sparisco al piano sopra. Non posso, non devo pensarci troppo. Mi appoggio allo stipite della porta e lentamente scivolo a terra. Mi tengo seria cercando di respirare il più possibile. Se piango lui sente tutto, e devo trattenermi. Quando ci sono riuscita mi siedo sul letto sentendo dei passi sulle scale.
Apre la porta e mi fissa con rimprovero.
 
-Non te la sarai mica presa,  no?-. Rimango zitta e lo fisso scettica.
 
-Presa per cosa?  Tu, che fai da guardia del corpo, a me? Non mi devi più nulla, tranquillo,  non devi fingere che ti importi qualcosa di me, non più! Posso benissimo. ..-. Ma mi interrompe e mi fissa ora a pochi centimetri dal mio viso.
 
-Sei patetica,  non te ne rendi conto?-. Sussurra cattivo. Io stringo gli occhi.
 
-Sei tu quello patetico,  se credi di poterti prendere gioco di me! Mi sono stufata,  di essere l'unica che viene sempre giudicata!-. Mi alzo e mi scaglio contro di lui. Sono fuori controllo adesso. Quando ripenso a lui che bacia quella donnaccia l'interruttore scatta e non sono più io.
 
-Tu, che mi hai ingannato per tutto questo tempo! Tu che dicevi di essere un uomo di onore, quando eri legato a Katerina Petrova per tutto questo tempo!-. Si alza minaccioso verso di me. Avrei paura in momenti come questo, ma la mia rabbia non mi lascia ragionare.
 
-Tu, razza di farabutto! L'hai baciata davanti me, l'hai fatto davvero!-. Sto per mollargli un ceffone ma lui mi blocca. Vedo i suoi occhi divenire rosso sangue.
 
-A te non importa più niente di me!-. Dice glaciale,  e io rido come una pazza.
 
-La mia umanità è tornata da giorni,  idiota!-. Sembra sbiancare a quella frase. Si fa improvvisamente indifeso e mi fissa come se fossi un fantasma.
Non dandogli alltro tempo gli do uno schiaffo e mi allontano da lui.
 
-Stai lontano da me il più possibile! -. Urlo adirata e ferita. Alla fine è successo, ho mostrato la mia debolezza. Tento di uscire dalla stanza ma lui mi sbatte contro la ports chiusa e mi fissa negli occhi.
 
-Lasciami spiegare! -. Dice con gli occhi impregnati di lacrime. Vederlo piangere fa solo più male, ma non toglie un secondo gli occhi dai miei.
 
-Non c'è nulla da spiegare! -. Sibilo arrabbiata come un serpente.
 
-Si invece!-. Mormora molto lentamente e con la voce rotta. Davvero? Cosa c'è da spiegare?
 
-Era una strategia,  Elena. Cercavamo di...-. Basta questo a farmi sentire una scema. Avrei dovuto saperlo, avrei dovuto capire che non sarebbe mai arrivato a tanto...ma quegli sguardi,  quei sorrisi...allora li ha finti veramente?
 
-Io...-. Non ho il coraggio di guardarlo adesso. Guardo il pavimento con una faccia da cane bastonato che so di avere in questo preciso istante.
Mi prende il viso tra le mani e mi fissa così intensamente che sento di poter svenire.
 
-Non importa cosa accadrà,  noi ci ritroveremo sempre,  non è così?-. Sorride leggermente e poi le sue labbra si poggiano lentamente sulle mie. Ora ricordo cosa si prova a sentire il cuore battere all'impazzata quando si sta con la persona amata. Mi è mancato,  terribilmente. È come se gli fossi stata lontana mesi,  e non settimane. Porto una mano ad accarezzargli una guancia, stando ben attenta a non lasciarlo andare. Pochi secondi dopo lui mi cinge la vita con le braccia e mi stringe di più approfondendo il bacio. Ecco, adesso penso che potrei davvero perire in santa pace. E stranamente non c'è nessuno scocciatore nelle vicinanze che rovina il momento. Direi che l'ultima parola non è veramente l'ultima,  ma in questo caso lo è. Voglio solo stare con lui adesso,  senza scocciature.
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In quella serata di fine febbraio il vento era così forte, che le strade di Mystic Falls erano totalmente vuote. I negozi erano quasi tutti chiusi, eccetto forse qualche supermercato e l'emporio della signora Flowers, accanto alla sua pensione. Quell'atmosfera irrequieta sembrava riflettersi su una testa bionda, che uscì di corsa da casa Mikaelson come se l'avessero scacciata via nella peggiore delle maniere. Continuò a camminare con passo spedito fino alla macchina. Lui la seguiva, ma a lei poco importava al momento. Avrebbe anche potuto chiederle tutte le scuse del mondo in tutte le lingue, e lei comunque non gli avrebbe dato quello che cercava:un pretesto per non essere infelice.
 
-Itaca, ti prego aspetta! -. Aprì lo sportello dell'auto con una velocità superiore alla sua e mise in moto. Non esitò neanche quando si mise davanti alla macchina per non farla partire.
 
-Stai lontano da me!-. Sibilò la ragazza arrabbiata. Doveva cercare di allontanarlo da sé,  non poteva gestire una situazione del genere e passare il resto della giornata con la mente intatta.
 
-Ti prego Itaca,  sai che è importante per me!!-. La interrogò con lo sgaurdo.
 -Possiamo almeno parlarne?-. La semidea aprì il finestrino e incurante delle gelide folate di vento che penetravano nell'abitacolo lo invitò ad esprimersi.
 
-Io...l'ho detto perché lo provo...io...-. Lei alzò gli occhi al cielo e lo fissò poi arrabbiata.
 
-Tu ami lei, non me. Non è reale! È un effetto creato dalla mia aura,  lo sappiamo. E poi non provo niente per te in quel senso!-. Klaus abbassò la testa e cercò un modo per non mostrare la sofferenza che si celava nel suo sgaurdo azzurrino. Gli occhi blu notte della ragazza lo scrutarono ancora un po' seccati.
 
-Non sai quello che provo, non sei entrata nella mia testa!-. Si ritrovò a ridere a quell'affermazione,  perché le venne in mente che in effetti lei non poteva. Tutti gli altri avevano dei poteri psichici si, ma lei no. Sua madre diceva che era perché aveva la forza di un titano. Era vero, era il braccio del gruppo nonostante la sua minuta statura. Lei ed Elena lo erano. Sarebbe servita a qualcosa di davvero utile un giorno?
 
-Io...quando ti avevo promesso di aiutarti nella tua redenzione non intendevo questo! -. Esclamò mordendosi poi il labbro inferiore. Klaus alzò gli occhi a guardarla, facendo però molta attenzione a non essere troppo pesante.
 
-Itaca ti prego...è vero, quando ci siamo conosciuti amavo ancora Caroline, ma lei non mi ha mai considerato e ...-. Sorrise leggermente. -Le donne hanno sempre fatto a gara nei secoli per ottenere la mia attenzione,  e ora sono una specie di sfigato che...-. Con sguardo scettico lei lo fissò ancora.
 
-Oh ti prego, risparmiatelo, lei è gelosa di te!-. A quella affermazione l'ibrido saltò di curiosità e le chiese silenziose spiegazioni.
 
-Non sarò una sensitiva come Elena o Andromeda,  ma riesco a capire quando una donna è gelosa. Caroline è come se ti considerasse di sua proprietà! -. Gli sorrise stanca e afferrò il volante.
Lo lasciò lì, a rimuginare sul suo amore proibito e guidò il più in fretta possibile verso l'hotel. Quando entrò in camera lo vide, che stava seduto sulla sedia dinnanzi alla sua finestra. Non si aspettava che fosse così insolente da entrare addirittura nella sua camera.
 
-Ho visto tutto!-. Disse solamente non degnandola di uno sguardo. Beh certo, riusciva a vedere la verità del presente!! Lei si portò le braccia al petto e lo fissò scocciata. Non era proprio la serata giusta.
 
-Beh, sono sicuro che tu sia felice di questo,  ora esci dalla mia camera!-. Gli ordinò categorica. Leo si voltò lentamente verso di lei e le si avvicinò. La fissò dall'alto al basso con un'espressione di puro dolore. Sembrava quasi che fosse tornato a provare emozioni umane.
 
-Mi dispiace, per tutto quello che ho fatto in passato...-. Sussurrò con voce spezzata. -Per essermi messo tra te e Xavier...-. Riuscì ad intravedere i suoi occhi lucidi e rimase completamente interdetta. -Il fatto è che sei stata l'unica donna che io abbia mai amato, e una delle poche persone che mi siano mai veramente state vicine quando ne avevo bisogno! Io non volevo perderti,  né lo voglio adesso!-. Non si scostò quando le accarezzò dolcemente la guancia,  facendo sembrare il suo tocco più leggero di un sospiro della luna. Lei lo guardò finalmente con i suoi occhi blu, e solo per un attimo poté intravedere l'ombra del vecchio Leo. Quello che lei chiamava Vladimir Hindemburg.
 
-Leo...-. Lui annuì e si allontanò.
 
-Un giorno sceglierai me, lo so!-. Disse tornando al suo solito tono da noncurante.
 
-Sai che non potrà mai...-. Ma lui la bloccò ancora.
 
-L'amore è più forte di quanto immagini. Non a caso non è svanito neanche quando mi sono rimosso dal corpo la freccia di tuo fratello! -. A quest'ultima frase la ragazza prese a ridere silenziosamente e gli diede le spalle. Eros e i suoi tentativi di farla accasare...
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Se una volta mi avessero detto che sarei stata insieme ad Elijah un giorno,  io sarei scoppiata a ridere. Ancora di più se mi avessero detto che l'avrei amato. Ma la vita si sa, è più imprevedibile di quanto possiamo anche solo immaginare. Mi stracchio e lo vedo lì accanto a me. È notte piena, riesco a sentirlo. Non so perché mi sono svegliata,  ma so che non riuscirò più a chiudere occhio per stanotte. Troppe cose sono successe,  davvero troppe. Siamo stati talmente tanto a compiangerci che siamo finiti col crollare addormentati come dei bambini dopo aver visto in tv il suo film preferito. Mi alzo e vado dritta verso la finestra,  come per un gesto automatico. Non so per quanto ancora continuerà il destino a separarci, ma riesco a percepire una cosa: attraverserei mari e monti per ritrovarlo, non esiterei neanche per un secondo. L'ho perso già troppe volte,  e non voglio assolutamente rischiare di farlo ancora. Apro gli occhi e spingo la maniglia aprendola appena. Fuori c'è un così bel panorama...mi viene voglia improvvisamente di uscire, poi ci ripenso e mi limito ad affacciarmi come succede alla fine di uno di quei film romantici,  quando la protagonista si mette a guardare le stelle. Io però non sono alla fine,  ma forse all'inizio di una vicenda che si sarebbe dovuta concludere anni fa. Tengo gli occhi fissi sulla luna piena e non riesco a non pensare alla notte in cui sono morta. C'era la luna piena, sia quando Klaus mi sacrificò che quando morii su Wickery Bridge. Ironia della sorte, in entrambi i casi c'era Elijah. Lo guardo e non posso fare a meno di sorridere piano. Facendo in modo che non se ne accorga mi avvicino in un nano secondo al letto e lo fisso mentre dorme. Forse è sveglio,  forse no. Rimango ferma per secondi,  dopodiché allungo una mano e gli sfioro delicatamente i lineamenti. Potrei disegnare perfettamente il suo viso nella mia mente, non ne scorderei nemmeno un tratto. Sono assorta, e non mi accorgo di niente quando apre gli occhi e sorride. Solo in un secondo momento me ne rendo conto, quando mi chiama e io sussulto.
 
-Sei sveglio? -. Chiedo allarmata. Lui annuisce e affonda la testa nel cuscino.
 
-Mi hai svegliato nel momento in cui hai aperto gli occhi!-. Dice assonnato guardandomi negli occhi.
 
-Ah bene. Perché ho intenzione di tenerli aperti per tutta la notte se il mio umore non migliora! -. Mormoro guardando il soffitto.
 
-Cosa ti turba?-. Chiede come risvegliandosi all'improvviso. Io non rispondo. Lo sa, conosce bene quel fatidico "perché"...allora perché me lo domanda? Sadismo?
 
-Nulla, a parte tutta la mia vita...-. Sospiro stanca. Il suo sguardo si fa incredibilmente dolce a quella ammissione.
 
-Dovresti dormire, domani dobbiamo dare agli altri la bella notizia!-. Sottolinea accarezzandomi il volto. Chiudo gli occhi al suo contatto tiepido. La sua pelle non è altro che quella di un morto. Alla mia stessa temperatura certo, ma non calda come quando era umano. Mi fa ripensare irrimediabilmente al suo essere umano. Tutto si ricollegava sempre a me. Alla necessità di non essere un peso o a quella di essere meno mortale. Tutto per colpa mia...
Se non ci fossi stata io, a lui sarebbe piaciuto essere umano?
 
-Elijah...-. Resto qualche attimo in silenzio prima di parlare. -Se non mi avessi mai conosciuta, e avessi avuto la possibilità di tornare mortale...cos'avresti fatto?-. Quella domanda parve coglierlo impreparato,  e si estraniò per qualche istante dal tutto.
 
-Suppongo che non avrei accettato. Ti dissi che non spengo i sentimenti come Niklaus,  ma lo facevo spesso prima di conoscerti a dirla tutta. Mi piaceva spassarmela, vivere senza rimorso e quando iniziavo a sentirmi leggermente in colpa mi attenevo al mio codice morale per far passare il fastidio della mia coscienza. Sono andato avanti così per secoli, pensando di essere la perfezione e credendomi meglio dei miei fratelli perché loro si facevano trasportare. Non avrei mai rinunciato alla mia immortalità per tornare ad essere un patetico umano...-. Mi guardò con una tale intensità che sentii subito l'istinto di abbracciarlo.
 
-Certo, questo prima di incontrarti...poi ho capito che c'è solo un caso in cui vorrei tornare mortale...-. Ride un po' nervoso e si passa la mano fra i capelli. Io sono piuttosto incuriosita ora come ora.
 
-Nel caso in cui tornassi ad essere mortale anche tu. Se sapessi che potremmo avere una famiglia, invecchiare insieme... In quel caso tornerei volentieri umano!-. Sono delle parole che mi fanno commuovere, davvero. Il modo in cui le ha dette, come se potessero divenire realtà da un momento all'altro, il significato di per sé. Riesco ad immaginarmi la scena, lui che porta i bambini a scuola e io che esco dopo di lui a comperare qualcosa di già pronto perché non so cucinare. Una famiglia,  tutto ciò che volevo quando ero ancora umana. E se ne avessi la possibilità,  anche solo per un secondo di averne una con lui, mollerei subito tutto e volerei tra le sue braccia. Essere un vampiro ha i suoi vantaggi,  ma non era l'immortalità che bramavo. Bensì a stare con lui e con le persone che amo per sempre.
 
-Hey...-. Come uno spettro la sua mano vola ad accarezzarmi la guancia. Chiudo gli occhi un secondo,  come non faccio da molto oramai.
 
-È così orribile quello che ho detto?-. Chiede con voce innocente. Ma io so che sta scherzando,  come per un sesto senso.
 
-No è che...-. Scuoto leggermente la testa prima di rispondere. Lo guardo sfoggiando il più dolce dei sorrisi e lui sorride ricambiando. -Sarebbe bellissimo...-. Dico solamente. Ed è così,  sarebbe bellissimo, mi darebbe tanta di quella gioia...sentire Jeremy che viene chiamato zio in lontananza,  e non dai figli di Bonnie o di Matt, ma dai miei. Era una cosa a cui pensavo spesso quando avevo sedici anni. Non sapevo affatto cosa volevo, però mi fermavo a pensare a come sarebbe stata la mia vita con Matt. Certo,  all'epoca in cui stavamo insieme... Poi successe la tragedia.
 
-Si lo sarebbe...-. Mi fa eco lui tutto d'un tratto sovrappensiero.
 
-Già...-. Continuo vaga. Mi appoggio alla sua spalla e lo sento cingermi la vita per attirarmi di più a sé,  quel tanto che basterebbe per non lasciarmi più andare via da lui. E lo spero,  di non allontanarmi più da nessuno dei miei cari ma soprattutto da lui. Non voglio altro che ... Un momento.
 
-Andromeda voleva parlarmi. Temo che sia molto, molto importante! -. Aggiungo saltando letteralmente giù dal letto. Prima mi becco uno sguardo torvo e stanco, poi si alza allarmato quanto me.
 
-E proprio adesso te ne sei ricordata? -. Si lamenta con quella sua voce profonda.
 
-Beh, è adesso che mi è venuto in mente!!-. Mi giustifico io alzando le mani in segno fi resa. Mi arrendo,  davvero. Tutto questo continua irrimediabilmente a stupirmi di continuo.
 
-Beh, domani...-. Ma lo fermo prima che possa continuare. No, non posso aspettare domani. Sento che quello che aveva detto Andromeda riguardo alle trance mi riguarda adesso più che mai. Non posso permettermi una vita normale,  non ora almeno. So cosa devo fare.
 
-Torno il più presto possibile! -. Dico flebile mentre mi infilo la giacca con uno scatto. Recupero gli stivali e inizio ad indossarli, però Elijah mi guarda scettico.
 
-Elijah,  credimi quando ti dico che vorrei restare qui adesso. E avremo molto, molto tempo da passare insieme quando tutto questo sarà finito!-. Mi viene incontro senza dire una parola. Adesso che sono tornata sono ritornate anche le responsabilità e le paure, insieme alle angosce dell'essere una semidea. È orrendo per certi versi, ma sento che una volta che sarò riuscita a battere tutto questo potrò finalmente,  anche solo per un secondo,  avere la felicità che voglio.
Il vampiro mi accarezza la guancia lentamente e si china su di me. Rimango ferma, sentendo che con un'innata calma si avvicina alle mie labbra. Poi però cambia strada, e invece mi scocca un dolce bacio sulla fronte. Lento, che mi fa rimanere letteralmente di stucco. Poso la mia mano sulla sua e lo fisso supplicante. Non deve prendersela per questo,  sa che lo faccio per il bene di molte anime.
 
-Torna presto.-. Sussurra semplicemente. Annuendo rassicurante lo bacio velocemente sulle labbra prima di correre via da casa mia. C'è una cosa che non ho pensato: dove diavolo sarà Andromeda? Ma come per un sesto senso percepisco che è in casa degli originari che si trova. Salgo in macchina ed è lì che mi dirigo come prima cosa. Se c'è una cosa che ho imparato in questi ultimi tempi, è che il mio sesto senso ha sempre dannatamente ragione. 
 

NDA:Come sempre in ritardo, lo so che tecnicamente dovrei postare ogni settimana come prima ma sinceramente con tutti gli impegni che si stanno presentando davanti alla porta di casa non ce la faccio...
Che dire...cercherò di portarla avanti fino alla fine , è una promessa :-)

Un bacione a tutti quelli che mi seguono :*, in particolare  a Sere, che mi ha sempre sostenuto fin dall'inizio ;-)

 

   
 
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