Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: Meow_    01/02/2014    3 recensioni
Alzai lo sguardo verso lo specchio. Avevo la faccia ricoperta di sangue, ma non riuscivo a capire da dove venisse.
-
Pensai di essere impazzita, di avere le allucinazioni.
-
«Queste occhiaie! E la faccia, guardami, sono color morte!»
«Stai impazzendo»
«Seriamente non vedi niente di strano?»
«No»
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 8
Illusione



Dopo ore –o forse giorni– di silenzio e buio, riuscii finalmente a vedere qualcosa. Ormai i miei occhi erano così abituati all’oscurità che anche la più tenue luce quasi mi accecò. Dopo qualche istante, riuscii a vedere oltre il bagliore. Stavo guardando l’interno di una casa, e dentro vi erano persone che stavano facendo colazione, o forse stavano pranzando; ancora non ero in grado di distinguere i particolari. Una cosa che notai subito, però, fu che non mi stavano prestando la minima attenzione, quasi fossi stata invisibile. Ma com’ero finita là? E chi erano quelle persone?
Una volta in grado di distinguere i particolari, mi resi conto che non ero esattamente dentro la stanza, ma la stavo osservando da qualche parte. Ma non da una finestra. Mi girai, e l’oscurità era sempre al solito posto, presenza costante degli ultimi giorni. A quel punto cercai di capire da dove stessi osservando la scena. Non era decisamente una finestra, e un buco nella parete era semplicemente improbabile. Piuttosto, era come un portale liscio, dal quale io potevo vedere loro, ma loro non potevano vedere me. Quella specie di portale rifletteva la luce verso la mia direzione. Poteva essere… Uno specchio? Era l’unica cosa sensata che mi venisse in mente.
Ma come potevo vedere attraverso uno specchio? Doveva essere per forza uno scherzo della Paura, alla fine era proprio tramite uno specchio che l’avevo ‘conosciuta’. Mi chiesi se in quel momento mi stesse osservando, o se stesse leggendo i miei pensieri. Lei mi osserva sempre, mi dissi, e in seguito cercai di scacciare quel pensiero raccapricciante dalla mia mente. Ultimamente sembrava essere sparita. Anche se in quel luogo avevo una concezione distorta del tempo, sapevo comunque che era passato molto tempo dall’ultima volta che l’avevo vista, o meglio… percepita. E con lei era sparito anche il senso di paura. Ha un suo senso, mi dissi. Non me n’ero accorta prima di quel momento, per in tutto quel tempo di attesa infinita ero sempre stata tranquilla. Annoiata, probabilmente, ma non di certo spaventata. Era strano, molto strano, considerato il terrore dei primi momenti. Avevo una malsana voglia di percepire il brivido della paura, di sentire il cuore accelerare ad ogni giochetto della Paura, volevo scoprire tutti i suoi misteri. Volevo provare paura. Insomma, che senso aveva vivere, se non si provava quella folle sensazione? Volevo che la Paura tornasse, e volevo che mi spaventasse con nuovi trucchi, nuovi misteri… Volevo tornare alla mia vita normale, e sentire di nuovo il respiro mancare ogni volta che mi guardavo allo specchio, proprio come la prima volta che avevo visto il sangue e le occhiaie… Iniziai persino ad ammirare quel suo gioco. Chissà quante risate si doveva essere fatta la cara Paura, quando aveva osservato la mia reazione, la reazione di un piccola ragazza, stupida e indifesa, che ha il terrore di provare paura. Una ragazza così diversa da ciò che ero ora, che non voleva altro che provare paura, e ancora più paura, e ancora più paura.
Fissai la scenetta di famiglia per qualche secondo, e poi un brivido mi percorse la schiena. Ma a cosa stavo pensando? Avevo seriamente desiderato la paura? Che cosa mi stava succedendo?
Non avrei mai e poi mai voluto rivivere quei momenti di terrore, per niente al mondo. Se la Paura pensava di farmi trascorrere in quel modo il resto della mia vita, be’, meglio morire subito. In quel momento formulai anche un altro pensiero: la Paura era via da molto, troppo tempo. Stava architettando qualcosa, probabilmente, e presto sarebbe tornata. Non sapevo cosa aspettarmi. Sapevo solo che avevo paura.


Mi svegliai, come ogni mattina. La luce del sole splendeva attraverso la finestra; doveva essere tardi. Qualcuno bussò dolcemente alla mia porta.
 «Svegliati, tesoro, la colazione è pronta» disse una voce gentile.
Mi alzai, strofinandomi gli occhi e passando una mano tra i capelli arruffati. Per un momento ebbi come un vuoto di memoria; non ricordavo quella stanza. Non ricordavo quella voce. Era tutto… sbagliato.
Ma poi la memoria tornò all’istante: quella era la mia vita, ma certo, che mi era preso?
I miei genitori, entrambi sorridendi, mi accolsero calorosamente a tavola, dove potevo vedere ogni genere di dolce. La strana sensazione tornò, ma cercai di non pensarci, concentrandomi sui dolci.
Dopo la colazione andai a prepararmi. Quando mi avvicinai allo specchio per truccarmi, notai un particolare che mi colpì. I miei occhi non erano castani? Ero convinta che lo fossero. Poi guardai meglio, e cercai di immaginarmi con gli occhi di quel colore. Ma no, ovviamente, i miei occhi avevano sempre avuto quel colore azzurrino, tendente al colore del ghiaccio. Era ciò che mi piaceva di più del mio viso.
La giornata trascorse in modo tranquillo. Scoprii che quel giorno non avevo scuola, e così i miei genitori mi fecero compagnia. Raccontai loro alcune cose successe i giorni precedenti, cose di cui mi ricordavo nel momento esatto in cui le dicevo. Eppure mi sembrava di non averle mai vissute. I miei genitori ridevano ad ogni cosa che dicevo, ed erano sempre sorridenti. Ad un certo punto notai che anche i loro occhi erano dello stesso azzurro-ghiaccio dei miei, anche se di mattina mi erano sembrati di un verde acceso. Ancora la sensazione strana, ancora una scrollata di spalle. Certo: i miei genitori avevano sempre avuto gli occhi di quel colore. Era giusto così. Stavamo ancora ridendo per una battuta di mio padre, quando la risata di mia madre si trasformò lentamente in un lamento agonizzante, che mi fece accapponare la pelle. Anche mio padre si unì a quel verso orribile, e le mie orecchie cominciarono a fischiare, mentre loro due si trasformavano in delle ombre indistinte…



Le tenebre mi circondavano. Dovevo essere svenuta, avevo sognato di avere una famiglia normale, con una vita normale, felice. Per un attimo mi cullai con quel pensiero e chiusi gli occhi, cercando di tornare a sognare. Ma poi mi venne in mente l’ultima scena del sogno, così riaprii di scatto gli occhi. Due cerchietti di un azzurro intenso mi fissavano. Cercai di muovermi, per allontanarmi da quella che sapevo essere la Paura. Ma, ovviamente, non potevo più muovermi. L’oscurità mi tratteneva, come se qualcuno mi avesse afferrato polsi e caviglie. Cercai di urlare, ma scoprii di non esserne più in grado. Così mi costrinsi a fissare gli occhi della Paura.
Sei tornata, pensai. Sapevo che mi avrebbe sentita.
«Non me ne sono mai andata» rispose con il suo solito tono divertito, che riusciva ad irritarmi e spaventarmi allo stesso tempo.
Quindi puoi diventare invisibile? Domanda stupida. La Paura era allo stesso tempo anche l’Oscurità.
«Volendo… Certo. Ma con te non sarebbe divertente» ridacchiò «A dire il vero, sono sempre stata con te. E tu mi hai sempre vista, solo che hai deciso di ignorarmi».
Cosa vuol dire? Io non ti ho vista per molto tempo… Pensavo te ne fossi andata.
«Mmh» la Paura fece un verso quasi irritato, e si avvicinò ancora di più. «Questo non va bene, stai mentendo a te stessa. E io non voglio che tu lo faccia. Voglio che tu sia sincera, perché se no le cose si complicano».
La odiavo, quando parlava così. A dire il vero la odiavo sempre, ma in quei momenti la odiavo molto di più. Ovviamente, non capii una singola parola di quello che disse. Non stavo mentendo a me stessa, tutto ciò non aveva senso.
«Oh, lo so che ora penserai che sono una povera pazza che dice cose senza senso solo per spaventarti» il suo tono sembrava quasi comprensivo «È sempre così, eppure tu dovresti ricordarlo?».
Ricordare? Una marea di domande inondò la mia mente. Era sempre così: con una singola frase era capace di creare un’infinità di dubbi.
Vuoi dire che sono già stata qui?
Questa volta la Paura rise davvero. La sua risata gelida e priva di allegria non faceva altro che aumentare la tensione che mi tormentava.
«Così è troppo facile, non credi? Quello che voglio è che tu arrivi a scoprire tutto da sola. E per fare questo, è necessario che tu sia sincera con te stessa».
Ancora quella storia, ancora dubbi. Mi imposi di non pensare niente, così forse l’avrebbe finita di parlare. Ma smettere di pensare mi riuscì totalmente impossibile.
«Non mi puoi combattere» scandì bene ogni sillaba. «Puoi solo fare ciò che ti dico. È la cosa migliore, credimi. Hai pensato a quella proposta, sì?».
La proposta. Come poteva essermi uscita di mente. La sua crudele, egoistica e terribile richiesta. Non ci avevo minimamente pensato, e questo lei doveva saperlo. A dire il vero, ero convinta di essermi arresa, di aver urlato che accettavo il suo orribile patto. Ma forse doveva essere stata solo un’allucinazione, anche se ora mi sembrava molto più reale. Molto più reale delle ultime cose che ricordavo… E all’improvviso tornò tutto: le numerose allucinazioni, il continuo passaggio da realtà, oscurità, illusione… Per ben due volte avevo vissuto la scena della famigliola felice, che volesse dire qualcosa? Con la Paura non potevo pensare che avesse lasciato anche un piccolo particolare al caso, eppure… Ormai non riuscivo a capire più cosa fosse vero e cosa fosse falso, e una speranza prese vita dentro me: forse anche questa era finzione…
«No, questo è reale, te lo posso assicurare» rispose prontamente la Paura. Ma che valore aveva la sua parola?
«La mia parola» rispose in tono infuriato «vale questo». Schioccò le dita, e nel giro di un secondo fui in almeno dieci situazioni diverse, alcune di queste terribili, episodi che quasi avevo rimosso dalla mia testa.
«Come hai fatto?» chiesi, quando finalmente riuscii a parlare.
«Io-posso-fare-tutto» rispose in tono annoiato «Mi sembrava di aver già chiarito quel punto».
Non sapevo cosa dire, né cosa pensare. Così restai in silenzio, pensando solo a quanto fosse buio il buio in cui eravamo.
«Abbiamo perso abbastanza tempo. Ora è arrivato il momento delle cose serie. Il patto: sì o no?» disse la Paura.
Il momento era arrivato. Sarei stata davvero in grado di torturare qualcuno proprio come aveva fatto lei? Avrei retto tutto quello? O forse avrei retto una vita, o un’eternità di sofferenze? Sapevo di essere egoista, ma sapevo anche che non sarei mai stata forte abbastanza per sopportare tutto quello.
«Sì». La mia voce era roca.
La Paura esplose in una risata agghiacciante, senza controllo. Un forte vento iniziò a soffiare da tutte le parti, mentre la sua risata riecheggiava, e l’oscurità iniziò a tramutarsi in luce…
«Questo» disse in tono deciso, una volta ripreso il controllo di sé «è il momento in cui capirai chi sei veramente».




Non aggiornavo da troppo tempo, scusatemi. Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, e ringrazio chi segue la storia e ha recensito gli scorsi capitoli. Mi auguro di riuscire ad aggiornare prima di, uhm, quattro mesi. 
A presto.


 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Meow_