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Autore: LoonyW    02/02/2014    4 recensioni
La guerra è finita, ma niente sembra tornare a posto: Harry è sparito senza lasciare spiegazioni, e l'Esercito di Silente scoprirà che spesso i problemi della vita quotidiana possono essere più difficili che affrontare le maledizioni dei Carrow.
Tra chi dovrà tornare a Hogwarts, chi capire cosa fare della propria vita, nonne impiccione, fidanzate gelose e malintesi, i ragazzi dell'ES cominceranno una nuova vita, lasciandosi alle spalle le macerie della guerra.
[Seguito di "The Other Story"]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Ginny Weasley, Luna Lovegood, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Volunteers for Hogwarts
 
 
 
 
 
Da lontano, le maglie azzurre dei volontari di Hogwarts sembravano tante margherite in un prato, contrastanti con l’erba verde brillante e lucida per la recente pioggia.
Le condizioni di Hogwarts erano ancora disastrose: metà struttura era semi-demolita e completamente da rifare –Sala Grande compresa- e il parco era stato rovinato dalla battaglia quanto il castello. Di comune accordo, nella prima giornata di Volontariato, i ragazzi si sarebbero occupati proprio di giardinaggio, sotto coordinazione della professoressa Sprite e di Neville, suo nuovo aiutante.
Ginny stiracchiò le braccia e legò i capelli per stare più comoda, buttando un’occhiata al gruppo di persone che si stava radunando. Luna saltellò da lei in modo allegro, battendo le mani eccitata. «Sono così contenta di poter fare qualcosa di utile per la comunità»
«E anche per noi, se pensi che quest’anno torneremo a vivere e studiare qui» le fece notare Ginny atona. Non che non fosse contenta di potersi rimboccare le maniche e distrarsi, ma anche in quella situazione le era impossibile non pensare all’assenza di Harry.
«Già» sussurrò Luna inseguendo distratta il volo di una farfalla «ogni tanto dimentico che per noi Hogwarts non è finita. Ma sembra un luogo così diverso ora, dopo la guerra. Non è più come prima, quando la sentivo come una seconda casa. Adesso i brutti ricordi inquinano le mura di questo castello»
Ginny le rivolse un’occhiata in tralice. Non l’aveva ancora ammesso a sé stessa, ma provava la stessa cosa. Era difficile non guardare a Hogwarts come a un nido caldo, ma in quelle condizioni –distrutta e ferita alle fondamenta- sembrava solo un luogo del passato, come se fosse cambiato insieme alle persone che un tempo vi abitavano. In un certo senso, anche Hogwarts era morta. Ma, a differenza delle persone, aveva la speranza di rinascere come una fenice.
«Terra chiama Ginny» irruppe una familiare voce.
Amy stava camminando verso di lei cercando contemporaneamente di infilarsi la maglietta azzurra dei Volontari, finendo ovviamente per ingarbugliarsi.
Ginny le andò incontro con un sorriso a labbra strette, aiutandola ad abbassare la maglietta che le si era incastrata tra il collo e il braccio destro. «Guarda un po’ chi si vede» le disse Amy in tono scherzoso, dandole un veloce abbraccio. Sembrava più affettuosa di come Ginny la ricordava, meno guardinga e sospettosa, più pronta alla risata. Evidentemente la sua nuova vita con Noel le stava facendo molto bene.
«Come vanno le cose in Irlanda?» chiese Ginny.
«Oh, tutto bene, sai… pioggia, lavori, Noel.. andiamo in giro parecchio» sorrise lei. «Tra poco arriverà anche lui»
«Un paio di braccia in più fanno comodo» rispose Ginny chinando lo sguardo.
Amy intuì subito. «Novità?» chiese in tono discreto, dopo qualche secondo di silenzio.
Ginny fece spallucce con aria depressa. Amy le strinse il braccio, ma sapeva che era di poco conforto in una situazione simile. «Vorrei venire a trovarti il prima possibile»
«Quando vuoi» annuì Ginny sforzandosi di sorridere.
Amy la guardò e sentì una stretta al cuore. Si augurò che dovunque Harry fosse, si rendesse conto di quanto stava facendo soffrire le persone che lo amavano. Ginny in particolare, che non si capacitava della sua sparizione.
«Dai, andiamo a piantare qualche albero» la spronò Amy, avvolgendole le spalle con un braccio. Io Harry lo ammazzo, pensò la ragazza, mentre Ginny si asciugava velocemente una piccola lacrima che le stava scivolando all’angolo dell’occhio.
La McGranitt, a pochi passi da loro, fece cenno ai presenti –una quarantina circa- di radunarsi in circolo. La guerra l’aveva cambiata: sembrava un po’ più vecchia di come la ricordavano, ma anche più forte. Sorrise incoraggiante, mentre le Maglie Azzurre si raggruppavano, pronti a combattere una nuova battaglia, ma senza spargimenti di sangue.
«Innanzitutto, voglio ringraziare tutti voi che siete qui, che avete deciso di partecipare all’Azione Volontaria di Hogwarts e mettervi a disposizione per la comunità. Vuol dire molto per noi poter contare su persone che hanno amato e amano questo posto e che vogliono curarlo, per farlo tornare ad essere la casa accogliente che è sempre stata. Hogwarts vi ringrazia, oggi più che mai. La guerra è finita, ma adesso ci aspetta la parte più difficile: ricostruire ciò che è andato distrutto o perduto. E per farlo dobbiamo essere uniti.»
Un piccolo applauso, partito da un infervorato Neville, interruppe il discorso della professoressa, i cui occhi brillavano fieri. Lo sguardo della McGranitt corse sui visi dei partecipanti per cercare quello di Harry, rimanendo deluso nel non trovarlo.
Dopo un piccolo sospiro, la McGranitt aggiunse: «Severus Piton e Albus Silente sarebbero stati orgogliosi di voi, come noi lo siamo di loro. E prima di iniziare, voglio dare una piccola notizia: essendo io nuova preside di Hogwarts, ho deciso che -date le circostanze- ai partecipanti all’azione Volontari di Hogwarts sarà concesso di soggiornare nelle mura del castello, nei Dormitori rimasti intatti, durante il periodo di servizio e di prendere parte alla mensa del castello, riaperta dai valorosi elfi di Hogwarts. Chi di voi è interessato a restare, può stabilirsi appena finito il primo turno. Detto questo, buon lavoro!»
I ragazzi dell’ES si guardarono eccitati ed entusiasti. «Come ai vecchi tempi» sussurrò Seamus prendendo a braccetto Neville e Ginny e stritolandoli in un abbraccio doppio. Ginny era titubante: temeva che fosse ancora troppo presto per lei rientrare in quel luogo affollato di brutti ricordi.
«Che mi sono perso?» chiese la voce di Noel, che arrivava giusto in quel momento, infilandosi la maglietta azzurra.
«Un discorso toccante e il permesso di restare a Hogwarts per un po’» gli rispose Amy senza enfasi, andandogli incontro per stampargli un veloce bacio sulle labbra.
«Davvero?!» esclamò lui incredulo «possiamo restare qui? Come prima? Ma è fantastico!»
«Yeeee!» gli fece eco Seamus, il più entusiasta di tutti.
«Qualcosa non va, fiorellino di campo?» chiese Noel a Amy, che era rimasta zitta e impassibile, in tono a metà tra lo scherzoso e il preoccupato.
«Fiorellino di campo?!» sbottò Amy ridendo.
Noel la prese sottobraccio e la trascinò poco lontano, lasciando gli altri a chiacchierare sui programmi e le possibilità di quel soggiorno.
«Perché non stai saltando dalla gioia?» chiese Noel turbato.
«Dovrei?» rispose Amy scettica.
«Perché no?»
«Perché sì?» domando lei.
«La smettiamo di risponderci a vicenda con delle domande?»
Amy ridacchiò. «Forse?»
Noel sbuffò divertito e la sommerse in un abbraccio soffocante. «Cosa non mi stai dicendo, Amy?»
Amy alzò gli occhi al cielo. Dopo i precedenti segreti, il suo ragazzo non faceva altro che temere che lei gli stesse nascondendo qualcosa. «I tempi dei misteri sono finiti. Non ti nascondo più nulla, lo sai. È solo che non sono sicura di voler tornare qui. Non sono neanche sicura di voler ricominciare a studiare qui»
«Cosa?!» sfiatò Noel.
«Insomma, sono successe tante di quelle cose orrende, non so che effetto mi farebbe..» si giustificò Amy.
«Ma.. ma» boccheggiò Noel interdetto «e cosa farai, se non tornare qui?»
«Non so, non ci ho ancora pensato… magari finire l’anno in Irlanda e poi vedrò…»
«Quindi avresti intenzione di rimanere lì per sempre?» chiese lui, guardandola con un’aria seria che Amy non gli aveva mai visto.
«VOLONTARI!» li chiamò qualcuno. «In azione!»
Amy fu grata dell’interruzione, ma Noel la prese per il braccio. «Non fare finta che vada tutto bene. Parleremo dopo, questa è una questione importante»
«Certo» annuì Amy cercando di sembrare tranquilla, ma in cuor suo temendo che quel discorso avrebbe potuto portare a una grossa frattura tra loro. Come avrebbe reagito Noel, se avesse saputo che Amy aveva davvero intenzione di non andarsene mai più dall’Irlanda?
Neville si era già messo all’opera, scavando e piantando gli arbusti più adatti, che si sarebbero poi trasformati in alberi, cespugli o fiori.
Noel e Amy si separarono, il primo si ricongiunse con i compagni Tassorosso che non vedeva da tempo, mentre la seconda si unì a Ginny e Luna.
«Successo qualcosa?» chiese Luna, alzando a malapena lo sguardo per un secondo. Sapeva essere dannatamente intuitiva e perspicace.
«Solo stanchezza» rispose Amy con un sorriso tirato.
«Se vuoi ho una tisana per il sonno. Un infuso di barbabietole, prezzemolo, miele, finocchio e semi di giansjunk, una pianta che cresce solo nei fiumi e che ruba il sonno a tutte le creature del fiume. Ricavando il succo si può dormire anche mille anni» propose Luna.
«Deve essere davvero buona. Ma non amo molto gli infusi..» balbettò Amy «grazie comunque»
Ginny era silenziosa. Questa era una delle sue tante, nuove caratteristiche, dalla fine della guerra. Dovevano tutti imparare a convivere con una Ginny diversa, opposta a quella che conoscevano. Amy cercò di dirle qualcosa, ma prima di aprir bocca l’occhio le cadde sul giornale dietro il punto in cui Ginny era seduta. Si chinò in avanti e posò a terra l’arbusto che stava per piantare, aprendo il giornale in modo da leggere l’articolo in prima pagina. Riguardava Harry. Prevedibile, pensò Amy. La questione del momento: Harry Potter vivo, morto o scomparso? Lesse qualche riga dell’articolo ma non riuscì a finirlo, le diede la nausea. I capelli di Ginny, voltata di spalle, si mossero sotto i suoi movimenti, e Amy distinse un capello chiaramente bianco, immerso in quella chioma ardente. La assalì un’immensa rabbia nei confronti di Harry. Non sapeva le sue motivazioni, ma, qualunque fossero, come aveva potuto abbandonare chi aveva combattuto con lui? Come aveva potuto abbandonare Ginny? Senza neanche una spiegazione, due righe ogni tanto, giusto per rendere noto al mondo che il Salvatore-Di-Questa-Gran-Pluffa stava bene.
Amy ripiegò con cautela il giornale e si rimise a lavoro, lanciando di tanto in tanto uno sguardo preoccupato a Ginny, concentrata in ciò che stava facendo.
«Sapete» disse la ragazza all’improvviso, scostandosi i capelli rossi dal viso «ho sempre desiderato vedere un roseto nel parco di Hogwarts. È l’unica cosa che mancava».
Amy e Luna si guardarono. «Magari possiamo proporlo. Non credo che dispiacerà a qualcuno» disse Amy.
«Anzi, magari le generazione future ci ringrazieranno» esclamò sognante Luna.
«Vado a dirlo a Neville» rispose Ginny alzandosi e dirigendosi verso il diretto interessato.
«Non riesco a vederla così» mormorò Amy a Luna, dopo che Ginny se ne fu andata.
«Adesso comincia a migliorare» sussurrò Luna, con gli occhi fissi sulla piantina che stava finendo di coprire di terra. «I primi tempi sono stati i più duri»
Amy prese a mordicchiarsi le labbra, come faceva ogni volta che era nervosa. «Mi spiace non essere stata più presente… avrei dovuto esserle più vicina»
Luna le rivolse uno sguardo che non era né di rammarico né di rimprovero. «Hai fatto quello che hai potuto. Anche tu dovevi iniziare una nuova vita»
Amy le fu grata per la comprensione e le rivolse un sorriso tirato, ancora tinto di sensi di colpa. «Magari potrebbe fare ad entrambe restare qui con il resto dell’ES per qualche giorno» pensò Amy ad alta voce.
«Oh, sì, credo anche io che vi aiuterebbe molto. Dovreste proprio restare» le rispose Luna sorridendo mentre sistemava la piantina.
Da lontano videro Ginny e Neville confabulare con la McGranitt e la Sprite, la quale indicò un punto oltre le spalle di Luna e Amy. Un grosso sorriso da parte di Neville mise fine alla conversazione, e lui e Ginny si diressero verso il punto che aveva indicato la Sprite.
«Abbiamo il permesso» disse Ginny alle due ragazze che lavoravano, passando accanto a loro.
«Da quest’anno, ogni ragazza di Hogwarts potrà avere una rosa quando vuole» dichiarò entusiasta Neville.
«Il romanticismo subirà picchi impressionanti» ironizzò Amy. «Chissà quanto ci odieranno i ragazzi che si sentiranno costretti a regalare un rosa alle fidanzate»
«In compenso le ragazze ci adoreranno» ribatté Neville. «Venite con noi a piantare il nuovo bosco di rose
«Sì, qui abbiamo finito» rispose Luna alzandosi e battendo l’ampia gonna gialla che indossava quel giorno, facendo cadere foglie e un po’ di terriccio.
«Dean non è qui?» chiese Neville mantenendosi su un tono neutro.
«Arriverà tra poco» disse Luna nel suo consueto tono tranquillo e allegro, che non lasciava trasparire né rabbia né risentimento.
Neville annuì silenzioso, cercando di sdrammatizzare mentre raggiungevano il muro, ma non gli venne in mente niente di divertente da dire.
Amy lanciò uno sguardo a Ginny e cercò di iniziare una conversazione, per poter introdurre l’argomento “soggiorno ad Hogwarts”, ma proprio in quel momento la voce della McGranitt richiamò l’attenzione della ragazza.
«Weasley! Weasley!»
Ginny si voltò lentamente e fece un passo in avanti verso la professoressa, che camminava svelta verso di lei con una lettera in mano. «È appena arrivata da un piccolo gufo che sembrava quasi un pulcino. Evidentemente deve sapere che ti trovi qui. È molto intelligente»
«Grazie» rispose Ginny prendendo la lettera, e la McGranitt non capì se si riferiva al complimento per il gufo o se la stava ringraziando per averle portato la lettera. Le rivolse un sorriso tirato che voleva essere anche un incoraggiamento e tornò sui suoi passi. Non riusciva a guardare Ginny per più di un minuto. Le provocava una fitta di dolore nel cuore stanco e anziano, che non poteva sopportare ancora per molto il peso di quella guerra e delle perdite che aveva portato. Ginny era sempre stata un’allieva attiva, intelligente, appassionata in ciò che faceva, coraggiosa. Adesso le sembrava una pila senza più batterie. E aveva solo diciassette anni. La addolorava, ma per esperienza sapeva che solo il tempo poteva lenire certe ferite.
Ginny si era avventata sulla lettera con furia, sperando che fosse –finalmente- un segno da parte di Harry, ma rimase in parte delusa nel costatare che il mittente era suo fratello Charlie. Evidentemente il gufo che aveva usato aveva lasciato la lettera a casa Weasley, e da lì Leopoldo –il piccolo gufetto nero- aveva intelligentemente deciso di recapitarla fino a Ginny, sapendo di trovarla a Hogwarts.
Scartò la lettera con gesti lenti, quasi svogliati.
“Carissima sorellina, spero di venirvi a trovare a breve per poter restare un po’ di tempo con voi. Come stai? Sono molto preoccupato per te, e anche per il resto della famiglia. Vorrei che tu sappia che se dovessi sentire il bisogno di allontanarti per un po’ da lì, casa mia è aperta per te e lo sarà sempre.
A questo proposito, vorrei dirti una cosa che forse migliorerà il tuo umore o forse lo peggiorerà, anche se spero vivamente nella prima ipotesi. Harry si trova qui. Immagino che al momento tu sia molto arrabbiata con lui, e in parte hai ragione. Ma ti prego di capirlo: ha semplicemente sentito il bisogno di allontanarsi da tutto e da tutti per un po’, per riflettere e ragionare su quello che è successo. Ha perso praticamente tutti i membri della sua famiglia e i giornali non gli lasciavano un attimo di tregua. Non ha detto nulla a nessuno per non essere scoperto, per paura che i media lo rintracciassero ovunque, non per sfiducia o sadismo. Sto dicendo questo a te, Ginny, perché meriti di sapere, e perché so che sei in pena per lui. Non farne parola con nessuno, ti prego. Mi fido di te. Harry non sa che ti sto dicendo questo, mi ha pregato di non parlarne con nessuno. È arrivato qui ieri dopo aver viaggiato spostandosi di tappa in tappa per tutta l’Europa, confondendosi tra i babbani. Tornerà presto. Voleva solo aspettare che si calmassero le acque. Lo capisco, se fossi stato in lui avrei fatto lo stesso. Non avercela con lui. Mi ha confidato di sentirsi molto in colpa per non averti detto nulla, ma spera allo stesso tempo che capirai quando saprai la verità.
Vieni a trovarmi, ogni tanto.
Charlie”
 
Passò qualche minuto prima che Ginny riuscisse a trovare la forza di mettere a fuoco e comprendere appieno ciò che aveva appena letto. Harry era vivo. Stava bene. In un primo momento si sentì ardere di felicità e sollievo, ma subito dopo arrivò la rabbia. Schiacciante, ardente rabbia.
«Brutto…» cominciò a dire, mordendosi le labbra per non parlare.
Si allontanò velocemente per non venire sommersa di domande, entrando nel castello per poter stare da sola. Era certa che qualcuno l’avesse vista sgattaiolare all’interno delle mura, quindi decise di correre fino al secondo piano, dove nessuno sarebbe andata a cercarla. Si infilò in un’aula vuota, ignorando la strana sensazione che le dava camminare di nuovo in quei corridoi in cui aveva chiacchierato, amato e combattuto.
L’aula era buia, polverosa e puzzava di chiuso. Ginny si avvicinò a una finestra e la aprì, scostando le tende che sollevarono una gran nube di polvere. Poi urlò.
Insulti, frasi sconnesse, parole senza alcun senso. Era conscia delle proprie grida, ma non riusciva a smettere, e più gridava più aveva voglia di farlo. Prese a pugni e calci la cattedra e i banchi, poi passò ad usare la bacchetta. Mandò in frantumi le sedie e i vetri, la lavagna e gli alambicchi disposti su un tavolo a lato della stanza. Poi, ansante, si fermò e si accasciò a terra, gemendo. Scoppiò a piangere prima che potesse fermarsi, con un lungo lamento.
«Perché non mi ha detto niente?» gemette, poggiando la fronte alle ginocchia. «Perché?»
«Ginny?» mormorò una voce timorosa, mentre si apriva uno spiraglio nella porta, lasciando entrare una lama di luce nella penombra.
Ginny si asciugò in fretta le guance e si voltò dall’altro lato, alzandosi in piedi.
Amy era entrata nella stanza, lasciando la porta aperta per far entrare più luce. «Ero.. ero entrata per andare in bagno e ti ho sentita urlare…» sussurrò la ragazza facendo un passo avanti «non voglio essere invadente, ma ho pensato che forse avevi bisogno di aiuto..»
Ginny si era coperta gli occhi con le mani tremanti, appoggiandosi alla cattedra quasi senza forze. «Ti spiace…» disse con voce roca. Tossì per schiarirsi la voce e riprese. «ti spiace lasciarmi sola per un poco? Vorrei.. riflettere su alcune cose..»
Non c’era accusa nella sua voce, solo una lieve supplica.
Amy annuì «Certo.. scusami, me ne vado subito. Quando vuoi ci trovi nel parco»
Se ne andò e richiuse la porta senza fare rumore, convinta che sarebbe stato meglio non lasciarla sola, ma allo stesso tempo timorosa di essere invadente e inopportuna.
Ginny, rimasta sola, riuscì a calmarsi dopo qualche minuto. La breve visita di Amy l’aveva rincuorata: le aveva fatto capire che non era sola, qualsiasi cosa succedesse, anche se una delle persone per lei più importante l’aveva abbandonata nel momento in cui tutto andava per il peggio. Ma adesso sapeva che era viva e che stava bene, ed era una buona notizia: stava cercando di accettarlo e di coglierne il lato positivo. L’ES le era accanto. Adesso lo capiva con certezza più che mai, anche se prima le era sembrato poco importante. Non lo era, lo aveva finalmente compreso.
Hogwarts mi chiama, pensò Ginny mentre usciva dall’aula e si immergeva di nuovo nella luce del giorno, sarà meglio ascoltarla e restare per un po’. 
  
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