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Autore: MissShinigami    02/02/2014    2 recensioni
La storia si svolge in Inghilterra, almeno all'inizio, dei Mezzosangue che non sanno la verità sui propri genitori, altri che sono stati inviati in missione, altri ancora che combinano casini.
Due ragazzi vogliono sovvertire l'ordine del mondo, facendo cadere gli dei ... almeno si pensa ... ma qualcuno gli metterà i bastoni fra le ruote!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Avete intenzione di svegliarvi o devono passare  altre dieci ore?”
La voce era brusca ma molto giovane, di un ragazzo.
Sonny aprì un occhio, ma non riuscendo a distinguere niente, perché era calata la notte e non doveva essere da poco, dovette aprire anche l’altro; allora distinse alla poca luce di un lampione una figura non tanto alta e niente di più. Scattò e gli puntò un’accetta alla gola. “Che vuoi? Chi sei?”
Con quel rumore si svegliarono anche le altre. Sue estrasse la sua asta per dar man forte alla compagna, le altre si misero sul chi va là. Aurea rimase praticamente immobile, non riuscendo neanche a sollevarsi da sola se non con grande fatica.
La figura si scostò dalla luce per farsi vedere bene in faccia, stando ben lontano dalla lama della figlia di Apollo. “Non qualcuno di cui preoccuparsi.” era un ragazzino dai capelli completamente neri, lunghi quasi fin alle spalle, e gli occhi come due pozzi oscuri. “Mi hanno chiesto di venire qua a darvi una mano e …”
“Chi lo avrebbe fatto?!” continuò Sonny.
Lui fece una smorfia, non doveva piacergli essere interrotto. “La vostra amica, Fran.”
Il gruppo ebbe un fremito d’agitazione.
“È sveglia?” domandò Ginny.
“Certo che no, però è certamente in grado di combinarmi dei gran casini!” si lamentò. “Comunque sia mi ha chiesto, praticamente supplicato, di venirvi a prendere, sapendo che non sareste mai riuscite a trovare l’entrata in tempo.”
“Che carina, perché stiamo andando a salvarla, scusate?” commentò Sonny abbassando l’arma.
“Che significa … in tempo?” chiese affannosamente Aurea.
“Non lo so. Non me l’ha voluto dire, cioè aveva iniziato poi si è fermata e mi ha ordinato categoricamente di venire da voi.”
“Sì, è Fran.” commentò Selena.
Il ragazzo rise digrignando i denti. “Allora volgiamo andare?”
Le ragazze si scambiarono un’occhiata veloce e annuirono.
Mentre rimettevano a posto quelle poche cose che avevano tirato fuori dagli zaini, Sue si voltò verso il ragazzino e domandò: “Ma tu chi sei? Come ti chiami?”
“Nico Di Angelo, sono il figlio di Ade.” rispose senza neanche guardarla, era troppo abituato e stufo delle reazioni che le persone avevano quando lo diceva, ma era quello che era e non poteva cambiarlo.
Non parlarono più.
Nico le portò verso il laghetto a nord poi si fermò davanti a delle rocce che non avevano niente di così strano, erano solo … rocce. “Questa è la Porta di Orfeo.”
“Quello con l’arpa?”domandò Sonny.
“Quello con la lira!” rispose molto bruscamente. “Ho un dejavù … comunque serve della musica per aprirla.”
“Niente di più facile!” rispose Sue guardando la figlia di Apollo.
“Ah, se non ho nessuno strumento voglio vedere come posso!” rispose alzando le mani a livello delle spalle.
“Scusa ma tu come fai a passare di solito?” chiese Ginny al ragazzino.
“Tramite i varchi oscuri che creo, ma non vi posso portare tutte di là: non è così semplice come può sembrare. Inoltre da questa parte non dovete passare né da Caronte né da Cerbero.” poi si infilò una mano in stanca e ne estrasse una fisarmonica. “Spero basti.” disse lanciandola a Sonny. “Potrei provare io ma non sono ancora così bravo da non sbagliare qualche nota …”
“Basterà!” fece la ragazza soppesando lo strumento. “Che volete? Michael Bublé, Jovanotti …”
“Tchaikovsky!” saltò su Ginny.
La nera strabuzzò gli occhi poi iniziò a suonare un brano riarrangiato del Lago dei Cigni e piano piano le rocce che in fondo non erano solo rocce si mossero, spaccandosi e rivelando un’apertura irregolare.
“Ecco a voi il passaggio.” fece Nico senza grande enfasi.
Il passaggio si apriva su un cunicolo stretto con degli scalini disfatti che conducevano in basso, l’odore era terribile, puzzava di zolfo, muffa e morte.
“Bene, io adesso me ne vado.” sbuffò il ragazzo mentre si riprendeva la fisarmonica dalle mani di Sonny.
“Hei, no, un momento, una volta scese che dobbiamo fare?” scattò Selena visibilmente preoccupata per il viaggio che stavano per affrontare.
“Semplice, andate a diritto, sulla scogliera girate a sinistra fino alla Stige Beach, siete vive per cui non entrate, continuate avanti, alla bancarella chiedete a Ciro informazioni. Lui vede e sa praticamente tutto. Ci vediamo …” si fermò. “Forse …” poi scomparve nelle ombre del parco.
“Stige Beach?”
“Ciro?”
“Dove stiamo andando?”
“Avanti, prima scendiamo prima risaliamo.” fece Aurea accendendo un fiammifero all’inizio dell’apertura.
Presero a scendere nel silenzio e nel buio, era ovvio che non potevano andare avanti a fiammiferi per cui ne accendevano uno solo ogni tanto, ma niente nel cambiava durante il tragitto: roccia nera, scalino, roccia rossa, scalino … poi il rimbombo di un fiume in piena. Accelerarono il passo.
Il cunicolo si aprì poco prima di una scogliera, proprio come aveva detto Nico. Le ragazze andarono a sinistra e continuarono a camminare, adesso ci vedevano alla luce rossa del luogo, affatto rassicurante tanto meno se si mettevano ad ascoltare le urla che sembravano provenire da ogni direzione. Era surreale. Superarono il cartello che indicava in rosso rimarcato l’inizio della spiaggia, sabbia nera vulcanica e zolfosa. L’odore di bruciato adesso aveva sostituito quello di muffa del cunicolo. Si fermarono a riprendere fiato, soprattutto per far riposare Aurea, sedute su delle rocce sporgenti dal terreno. Non c’era nessuno nei paraggi, così si sentivano più tranquille anche, pensando che un incontro agli inferi non avrebbe potuto che portarsi dietro altri guai e problemi.
“Per quanto ancora dovremmo continuare a camminare?” si lamentò Ginny. “Non è che quel ragazzetto ci ha ingannate?”
“Non credo …” iniziò Aurea ma senza riuscire a continuare.
Tutte le altre si scambiarono un’occhiata preoccupata: senza dell’ambra divina non sapevano quanto potevano metterci le ferite a guarire e lei a riprendersi.
Mangiarono qualcosa velocemente, anche se avevano lo stomaco chiuso, poi ripresero il cammino non volendo rimanere ferme tanto a lungo nello stesso posto.
Dopo poco in lontananza videro una piccola baracca completamente di legno, lì intorno c’erano dei tavolinetti rotondi, un posticino quasi carino non fossero stati nel bel mezzo degl’Inferi, solo le ombre avrebbero potuto trovare ristoro in un luogo del genere.
Al dì là del banco sopraelevato e completamente di legno c’era uno scheletro con un’orribile barba finta, ingiallita e che emanava un odore putrido che si sentiva benissimo anche da una certa distanza, e una benda sull’occhi che non ci incastrava per niente.
“Sonny, va tu!” la spinse avanti Sue
“Perché?!  Non eravamo d’accordo a mandare avanti la piccoletta in queste situazioni?”
“Hei!” brontolò Selena.
“Vado vado!” si mosse la figlia di Apollo prima di ricevere un pugno. “Hem … hem …” si schiarì la voce.
Ma non c’era bisogno di attirare in qualche modo l’attenzione dello scheletro: era viva e tanto bastava a dare nell’occhio tanto quanto avrebbe potuto farlo un cartello gigante a forma di freccia con le luci al neon puntato su di lei.
“Scusi … lei è Ciro?”
“Sí, señorita, y ella está viva.”
“Cosa!?”
“Sei viva, è una cosa non di poco conto quaggiù.” una voce brusca le rispose non proprio carinamente.
Non si erano accorte che un tavolino era occupato da due ombre: erano due ragazze. Quella che aveva parlato sembrava più grande con le gambe accavallate e le braccia conserte, l’altra le salutava con la mano sorridendo affabile, ma entrambe erano vestite come Aurea.
“Cacciatrici di Artemide.” mormorò Sue.
“Ragazze vive … è dai tempi in cui l’altro scemo non è sceso per farsi un bagnetto che non si vedevano. Se non contiamo la Bella Addormenta-TA!” sembrava che qualcuno le avesse tirato un pizzicotto e anche parecchio forte.
Le ragazze si scambiarono un’occhiata sorpresa, non sapendo bene cosa dire.
“L’altro scemo?” si focalizzò Selena.
“Credo che noi siamo qui per la Bella Addormentata.” fece notare Aurea.
“La vostra amica non ha una bella cera.” alzò la testa la più piccola. “Dovremmo portarla da mio fratello …”
“Tu vuoi portare chiunque da tuo fratello. È ovvio che stia male, è ferita e poi l’aria di qui non ti invita certo a tenerti stretta la tua vita.”
“Ma chi siete voi?” domandò alla fine Sonny, visibilmente scocciata dello scambio di battute in cui ci capiva davvero poco.
L’altra nera fece un verso strano con la bocca. “Io mi chiamo Zoe, ex-cacciatrice di Artemide, come avete già ben capito. E lei è Bianca.”
“Bianca Di Angelo, anche io ex-cacciatrice di Artemide.”
“Di Angelo!?” scattarono in coro le vive.
“S-sì …”
“Abbiamo conosciuto tuo fratello, è stato lui a dirci come entrare qua e anche di …” iniziò Ginny.
“Di venire qua perché avremmo avuto informazioni.” finì Sue.
“Stiamo cercando una nostra amica, è qua sotto da qualche parte e …”
“Dorme come un ghiro. Ahia!” fece Zoe come pizzicata ancora un volta.
Bianca si alzò. “Vi porto da lei. Noi ci vediamo dopo, okey?” diede un’occhiataccia all’altra. “Comportati bene.”
“Tanto mi sta rimproverando da quando sono arrivate.” e completò la frase con un sorriso sarcastico.
“Andiamo andiamo!” invitò le altre senza ascoltarla realmente l’altra che già si era incamminata.
Il gruppo non seppe bene quanto ci mise per giungere davanti all’ingresso di una piccola grotta, dal soffitto alto ma minaccioso che incombeva sulle loro teste.
“Lei è là dentro …” fece cupa Bianca. “Io adesso me ne andrei, va bene?”
“Sì, grazie del tuo aiuto.” parlò Aurea.
Le due si scambiarono un’occhiata, la bionda avrebbe voluto ringraziarla meglio come si confà ad una cacciatrice morta in battaglia, ma non ci riuscì era stravolta dalla situazione e dalle ferite. Così fu Bianca a chinare il capo e a sorriderle comprensiva prima di andarsene.
Le ragazze entrarono avanzando con cautela. In breve le pareti si aprirono in uno spazio più ampio, una grotta vera e propria, a terra al centro di essa era stesa Fran, immobile ancora con  i suoi pantaloni neri e la maglia del Campo, come aveva previsto Ginny.
Si precipitarono da lei.
“Fran!” la scosse Sonny.
Ma lei non si mosse e continuò a dormire.
“Diavolo!”
“Non la strapazzare così potrebbe farsi male!” la riprese Sue.
Ginny e Selena si avvicinarono piano.
La loro amica dormiva, non faceva altro ma sembrava morta.
La figlia di Afrodite le si sedette accanto e iniziò a darle dei colpetti sulle guance con l’indice.
“Non si sveglierà neanche così.” fece Aurea mentre si sedeva con difficoltà a terra.
Accanto a lei si piazzò Sonny in modo da aiutarla a tenere su la schiena, infatti la cacciatrice si appoggiò all’amica stando spalla contro spalla.
“Come si svegliò Psiche?” domandò la nera.
“Fu Eros a svegliarla …”




Spero che quest'ultima frase ve l'abbia fatta prendere b-b-bene ^^
Mi dispiace che sia corto, ma rimproverate gli esami non me!!
Ok, settimana prossima, precisamente da mercoledì pomeriggio, finisco di scrivere la parte negli Inferi, per la vostra g-g-gioa!
  
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