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Autore: naley3gwain46    03/02/2014    5 recensioni
Dean è un giornalista di una grande metropoli, che per motivi familiari si è dovuto trasferire in una minuscola città dell'Inghilterra per fare da tutore al suo Fratellastro di 17 anni Arthur, quello che credeva fosse una tranquilla cittadina in realtà nasconde pericoli inaspettati ... drammi adolescenziali e mistero non mancheranno.. per non parlare dell'amore... perchè si sà le anime gemelle si ritrovano sempre ;) -Ti prego Arthur dimmi che non hai sul serio comprato un castello.- lo supplicò....
-Arthur lo guardava fisso e alla fine scoppiò a ridere, Dean Camelot è una leggenda, dovresti vedere la tua faccia, tranquillo non sono un completo idiota è un villino in una strada tranquilla vicino al tuo nuovo posto di lavoro e alla biblioteca – -E alla tua nuova scuola giusto?- chiese Dean retorico.
-Si signorina Rottermaier e alla mia nuova scuola- gli rispose prendendolo in giro. In quel preciso momento si materializzò davanti a loro un enorme cartello stradale con su scritto “Benvenuti a Greyhollow”. Dean alzò gli occhi al cielo e pensò che il nome almeno lo avevano azzeccato.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'it's a little small world'
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*** la storia prosegue .... qui si scoprirà un po di più su Sam e Colin e Arthur beh vedrete.. o meglio leggerete.. nessuno mi appartiene... diosololosaquantovorreichefossecosì.. scrivo cosi per le paperelle che leggono <3 ...enjoy this***




 
Capitolo 6
 
The Alley
 
Nel pomeriggio Dean passò di nuovo in ufficio.
Aveva un bisogno urgente di parlare di informazioni, ma non certo da quello stoccafisso che era costretto a chiamare capo.
 
Aveva frugato tra le scatole di Sam, che Carson gli aveva lasciato in camera sua.
 
Tra le varie cianfrusaglie, tra cui assurdi libri da nerd e dvd di telefilm improbabili, Dean aveva trovato un diario, scritto nella calligrafia elegante e precisa di suo fratello.
 
Non era un vero e proprio diario, erano per lo più appunti, annotati  giorno per giorno, appunti di un lavoro che sembrava durare da una vita.
 
Sam a quanto pare aveva scoperto qualcosa.
Qualcosa di grosso e di importante a livello storico, era infatti un archeologo, ma Dean pensava che si occupasse per lo più di teoria piuttosto che della pratica, non credeva certo che suo fratello giocasse a fare Indiana Jones nel suo tempo libero.
 
Eppure in alcuni passaggi Sam affermava di avere paura che qualcuno mirasse alle sue ricerche.
 
 Parlava di un oggetto misterioso, di grande valore, una spada appartenuta a chissà quale re britannico, ma Dean non era riuscito a capire di più, era scritto tutto in “secchiese” un linguaggio incompresibile alle persone normali come lui, doveva trovare qualcuno, un secchione come suo fratello per l’appunto, che l’aiutasse a comprenderlo fino in fondo.
 
Ora quello che era accaduto stava finalmente iniziando ad avere un senso.
 
Quando lo avevano chiamato per comunicargli che suo fratello era scomparso, Dean aveva subito rifiutato la teoria della polizia che Sam fosse sparito di sua volontà.
Si era convinto che qualcosa fosse successo.
Qualcosa di brutto.
Conosceva suo fratello.
 
Ma la polizia ne era convinta.
Nessun corpo.
Nessun  segno di lotta intorno alla sua auto abbandonata in un bosco presso la città.
Nessuna  macchia di sangue.
Le cose di Sam erano sparite, aveva  preso degli indumenti che aveva con se, visto che stava tornando a casa dopo un viaggio di lavoro, ma aveva lasciato il cellulare.
 
Per loro a Sam era successo quello che a succede a molti.
Stanco di vivere li ,di prendersi cura di suo fratello, di tutti i suoi doveri se ne era semplicemente andato abbandonando tutti.
 
Aveva deciso di sparire lasciandosi tutti alle spalle.
 
Dean era dall’altra parte del mondo e aveva potuto fare ben poco.
 
Nei boschi erano state fatte ricerche nei primi giorni, ma niente era stato ritrovato, e la zona era talmente vasta, che le ricerche erano state quasi subito abbandonate.
Nessuno in quella stupida città aveva fatto nulla di più.
 
Dean aveva pensato che forse Sam potesse essere stato aggredito da qualcuno, ma i poliziotti avevano subito messo da parte questa teoria, Sam non possedeva nulla di valore con se, ne erano certi avevano interrogato tutti quelli che lo conoscevano.
E comunque sostenevano che i malintenzionati avrebbero preso anche il cellulare.
Dopo essersi accertati che nessuna richiesta di riscatto sarebbe arrivata avevano liquidato la faccenda.
“E comunque in mancanza di un corpo il reato non sussiste”.
Questo era quello che si era sentito ripetere al telefono.
 
La polizia se ne era fatta una ragione dicendo che prima o poi Sam sarebbe ricomparso.
 
Erano passati dei mesi ormai ma Dean non si era rassegnato non come tutti gli altri, il motivo per cui aveva smesso di cercare era che non aveva nessuna pista.
Nessuna idea su cosa suo fratello stesse facendo o perché potesse essere stato aggredito, o rapito, o peggio.
 
Ma adesso tutto era cambiato, con queste nuove informazioni tutto gli appariva sotto un'altra luce.
 
Era diventato il tutore di Arthur e si era dovuto occupare del trasferimento, tutte priorità, ma non aveva mai smesso di voler scoprire la verità.
 
Certo si era trasferito li, perché il padre di Arthur glielo aveva imposto nel testamento, suo figlio per ereditare la sua fortuna doveva terminare gli studi in Inghilterra nella sua città natale, ma era andato li anche per sapere cosa era realmente successo.
 
Avrebbe trovato pace e si sarebbe sentito a posto con la coscienza, solo scoprendo cosa era accaduto realmente a suo fratello e adesso queste nuove informazioni erano la sua più grande opportunità.
 
Non le avrebbe consegnate a quegli incapaci di poliziotti.
 
Avrebbe indagato e investigato da solo,  aveva solamente bisogno di uno storico, un esperto in materia, in grado di decifrare quel “blablabla” per lui incomprensibile, ma dove avrebbe potuto trovarne uno?
 
Ed era per questo che era andato in ufficio, voleva chiedere a suoi colleghi il nome di qualche possibile consulente.
 
Dean osservò la segretaria seduta dietro la scrivania.
Una ragazza bionda con gli occhiali, ma molto carina e solare, decise che poteva unire l’utile al dilettevole magari e di partire proprio da lei a fare domande.
                                                
                                                                                        ****
 
Castiel era appena uscito dall’ufficio di Ian.
Avevano passato la pausa pranzo insieme.
O meglio Cas aveva pranzato.
Ian era stato tutto il tempo al telefono, a parlare con non so quale importante società, per non so che importante notizia, dopo circa cinque minuti aveva perso interesse e si era concentrato sul suo hamburger perso nei suoi pensieri.
 
Ironia della sorte il pensiero più insistente che aveva avuto per tutto il pranzo si era appena materializzato di fronte  a  lui.
 
Dean era li, seduto sulla scrivania della segretaria dalla parte posteriore accanto alla sua sedia, le gambe allungate incrociate l’una sull’altra, le mani nelle tasche del giubbotto.
 
Stavano ridendo e lui la guardava con occhi languidi.
 
All’improvviso Dean,tolse le mani dalle tasche, le si avvicinò al volto le sfilò gli occhiali e lei sorrise di imbarazzo.
Se li rigirò tra le mani per un po’e poi si chinò di nuovo vicinissimo al suo volto e glieli riappoggiò sul naso con delicatezza.
 
Cas notò il rossore sulle guance della ragazza.
 
Qualcosa si mosse ribellandosi da qualche parte del suo stomaco.
 
Si avvicinò a grandi falcate al tavolo.
 
Che diavolo voleva fare?
 
Qualunque cosa succedesse tra quei due non erano affari suoi.
 
Eppure non riuscì a trattenersi.
 
-Signorina Smoak, notizie dal tuo ragazzo?-chiese rivolgendosi alla segretaria, senza degnare Dean neanche di uno sguardo.
Lo stava punendo ma per cosa?
Mio dio che ipocrita si sentiva a far notare a Felicity che era impegnata quando forse non lo era anche lui?
 
Felicity sbatté le palpebre distolse lo sguardo da Dean e fissò Cas stupita.
 
-Signorina Smoak?? Questa è bella… sono anni che mi chiami Felicity  Castiel, che ti prende? Stai bene?Comunque ancora nessuna notizia - disse Felicity guardandolo sinceramente preoccupata.
 
Dean la guardò e sorrise.
 
-Non si preoccupi Miss Smoak- iniziò Dean.
 
Felicity lo interruppe subito spazientita ma sorridente:
 
- Dean anche tu? Chiamami Felicity te l’ho detto-
 
-Bene allora.. non preoccuparti..-si corresse Dean appoggiando la mano sulla sua spalla e fissandola negli occhi mentre sfoderava il suo miglior sorriso – Felicity…sta bene ..Cas mi sta solo facendo notare che non dovrei darmi da fare  con persone impegnate giusto Cas?- lo guardò negli occhi con aria di sfida.
 
Tra di loro sembrava scorrere una corrente elettrica che poteva folgorare chiunque fosse capitato nel mezzo.
 
Aveva marcato la parola persone con una certa enfasi e Cas capì che si rivolgeva a lui.
 
-Cos..tu..che.. volevi darti da fare.. con me?? ..oh Cielo- Balbettò Felicity sinceramente sorpresa e un tantino imbarazzata dalla situazione.
 
-Non credo proprio Dean ..Castiel mi conosce e..e poi non vedo perché dovrebbe fartelo notare..aspetta un attimo come l’hai chiamato? Cas??- disse ripensandoci.
 
Cas pensò che ormai era troppo tardi per rimangiarsi tutto e si maledì, per essere stato cosi stupido.
E così geloso con che diritto poi.
 
Felicity era in gamba, troppo sveglia, non per niente il suo ragazzo l’aveva assunta, non era solo una semplice segretaria, gestiva metà della sua compagnia praticamente, anche se poi i meriti ricadevano tutti solamente su Ian.
 
 Mentre andava con lo sguardo sbigottita da uno all’altro, a Cas sembrava di poter sentire gli ingranaggi del suo cervello scattare uno dopo l’altro fino a giungere alla giusta conclusione.
 
Qualcosa non le tornava c’era qualcosa in quei due, in come sfuggivano il suo sguardo,mentre cercava di osservarli meglio, le stavano nascondendo qualcosa,pensava,ma  no, non era possibile, conosceva Castiel da tantissimo tempo e non era il tipo, si ripeteva nella sua testa, eppure, la freddezza con cui le si era rivolto, non era da lui, gli sguardi che lui e quel ragazzo si lanciavano erano carichi di tensione, e lui lo aveva chiamato Cas in una maniera così confidenziale.
 
Cas vedeva chiaramente la nebbia diradarsi dai suoi occhi e mettere tutto a fuoco chiaramente.
 
-Castiel non ci credo tu?..lui? Non è possibile..non ci credo..-sbottò.
 
-E Tanti saluti al “non lo saprà nessuno”-disse Dean sarcastico, guardandosi intorno preoccupato, gli altri giornalisti si erano voltati nella loro direzione, Felicity aveva praticamente quasi urlato.
 
-Shhhhhh- la zittì Castiel e continuò- non deve saperlo nessuno ok? E’ stato un terribile errore che non si ripeterà!- sibilò Cas evitando di guardare Dean mentre pronunciava l’ultima frase.
 
-Non ci posso credere..proprio tu mister Angelo..voglio sapere tutto..voglio entrarci anche io!- Disse Felicity  con un tono a metà tra l’euforico e lo sbalordito.
 
Dean e Cas la guardarono stupiti.
 
-Non nel senso che voglio entrarci..non tra di voi..non che sarebbe una cosa spiacevole..insomma..che avete capito.. nel senso che dovete raccontarmi tutto se volete che tenga la bocca chiusa.-ora devo lavorare- il telefono stava squillando -ma non credete di cavarvela così- concluse e aggiunse divertita- Ah Dean se cercavi uno storico esperto per le tue ricerche ..Beh Castiel gestisce la biblioteca nessuno è più ferrato di lui-
 
La conversazione era finita, prese la cornetta e iniziò a parlare in francese con un cliente.
 
Dean era esterrefatto come aveva fatto quella ragazza da poche parole a capire che cosa era successo tra loro, e avrebbe davvero tenuto il loro segreto?
 
Ma soprattutto come avrebbe fatto a lavorare fianco a fianco con Cas, quando era evidente che non potevano stare nella stessa stanza senza fare casini.
 
                   
                                                                                ****
 
Colin stava tornando a casa da scuola, si era trattenuto più del solito per finire un progetto di scienze.
 
Amy e Rory erano già andati a casa da un pezzo.
Era molto tardi le strade erano buie e semi deserte, si spinse le cuffie nelle orecchie e si calò di più il berretto sulla faccia.
Camminava a passi spediti con le mani in tasca.
Il vento gli sferzava la faccia, nonostante l’autunno non fosse neppure iniziato, aveva freddo.
La luce dei lampioni allungava la sua ombra e la distorceva in maniera inquietante.
 
Era perso nei suoi pensieri.
 
La voce di Mika risuonava nelle sue cuffiette.
“we are young
we are strong
where not looking for where we belong”
 
E aveva ragione lui era sempre se stesso, nonostante questo avesse tenuto sempre le persone a distanza, non sarebbe certo cambiato per appartenere a qualcosa.
 
O a qualcuno, bisbiglio una vocina cattiva nella sua testa.
 
Stava ancora rimuginando su quanto era accaduto quella mattina, a quanto pare le parole di quel ragazzo lo aveva colpito profondamente.
Aveva passato la giornata intera ad evitare Arthur.
 
E per di più aveva dovuto sopportare per tutto il giorno le lamentele e i rimproveri di Amy su come fosse stato precipitoso nel dare giudizi e su come fosse sgarbato e maleducato.
Aveva finito per piantarla in asso dopo il pranzo, non riusciva più a sopportare le sue ramanzine così  gli aveva scritto per Sms che sarebbe tornato a casa da solo perché doveva trattenersi dopo la fine delle lezioni.
 
Rory invece aveva passato tutto il giorno a illustrare aule e corridoi a Arthur, sembrava diventato la sua ombra, ogni volta che li beccava nei corridoi stavano allegramente ridendo della grossa, come si conoscessero da sempre e questo lo mandava parecchio fuori di testa, dopotutto  era lui il suo migliore amico non “Arthur Pendragon”.
 
Quello Era solo un borioso narcisista, possibile che i suoi amici fossero stati abbindolati dal suo fascino da quattro soldi, prima Amy, adesso Rory, possibile che solo lui riuscisse a vedere quel pallone gonfiato per come era in realtà, e cioè un egoista senza cervello.
 
Era vero che non aveva fatto niente per conoscerlo meglio, ma gli era bastato quello che aveva visto, niente che lui avesse potuto dire o fare gli avrebbe fatto cambiare idee.
 
Se un “nerd sfigato” non era all’altezza di sua maestà tanto meglio.
 
All’improvviso fu strappato dai suoi pensieri.
 
Un tipo muscoloso e con un cappello da baseball calcato sugli occhi si stava avvicinando con fare minaccioso nella sua direzione.
 
A Colin sembrò di aver visto un coltellino stretto nella sua mano.
 
Si convinse che la sua immaginazione fosse troppo fervida,abbassò lo sguardo a terra, e si affrettò a superarlo.
 
Ma quando arrivò alla sua altezza il tipo con il berretto da baseball lo afferrò per un braccio, gli puntò il coltello alla schiena e lo trascinò con violenza nel vicolo più vicino.
 
Nel vicolo un altro tizio col volto coperto se ne stava fermo immobile sembrava li stesse aspettando. Nessuno passava dalla strada e Colin pensò di essere spacciato.
Se quella era una rapina magari se la sarebbe cavata senza farsi del male.
 
-Vi prego prendete tutto quello che volete ma non fatemi del male- grido.
 
Una cuffia gli era caduta dalle orecchie ma nell’altra la canzone continuava a risuonare nella sua testa.
we could rule the world
on a silver platter”
from the wrong to the right light
to an open stream”
 
Avrebbe riso per l’ironia se non fosse stato paralizzato dal terrore.
 
Quello con il volto coperto parlò mentre l’altro lo teneva fermo per un braccio e con l’altro gli teneva sempre il coltello puntato contrò la schiena.
 
-Dove è il diario?- chiese con voce fredda.
 
-Quale diario?- urlò Colin.
 
Non aveva idea di cosa quel tizio volesse, a che diario si riferiva lui non aveva nessun diario, ma anche se l’avesse avuto, perché minacciarlo con un coltello per averlo, che diavolo stava succedendo lo avevano sicuramente confuso con qualcun altro.
 
-Di a tuo zio che sappiamo che ce l’ha lui e che se vuole che il suo prezioso nipote non si faccia male deve consegnarcelo al più presto!-
 
-Mio zio? Ma cos- l’uomo non lo lasciò parlare lo colpi in faccia con un pugno.
 
-Ti dico io quando è il tuo turno di parlare- disse quello in maniera distaccata.
 
Il sangue che gli colava dal naso gli finiva diritto nella bocca.
 
-Non ho idea di cosa tu voglia- gridò più forte.
Fissandolo negli occhi con aria di sfida.
 
-Ho forse detto che potevi parlare?-la sua bocca si incurvò in un ghigno.
 
Colin serrò gli occhi preparandosi psicologicamente al pugno che sarebbe arrivato.
 
                                                                              ****
Arthur aveva fatto tardi nell’ufficio della preside una certa “Donna Noble.”
 
Pensava avrebbe avuto a che fare con un uomo, non si aspettava certo una donna testarda, ma soprattutto immune al suo fascino.
 
“Queste moine con me non attaccano giovanotto, devi ottenere la sufficienza in tutte le materie altrimenti non potrai diplomarti con i tuoi compagni” aveva detto categorica.
 
Aveva provato con la storia dei genitori morti e del fratello scomparso, ok sembrava brutto approfittarsene, ma insomma era la verità mica una bugia.
 
Ma quella era stata irremovibile, aveva detto “Mi dispiace per la tue perdite ragazzo, ma questo non vuol dire che posso permetterti di diplomarti, la mia scuola non ha mai sfornato capre e tu non sarai la prima, perciò ti consiglio di trovarti un tutor, magari uno studente più ferrato che ti possa aiutare, vedrai che con un po’ di impegno ce la farai e renderai i tuoi cari fieri di te no? Non è questo che vuoi?”
 
Già era esattamente questo che voleva.
 
Aveva lasciato l’ufficio della preside con il morale sotto le scarpe.
 
Mentre camminava per strada e stava rimuginando su come sarebbe uscito da quel casino, udii delle grida e dei colpi  provenire da un vicolo.
 
Sbirciò senza farsi notare, due tizi grandi e grossi stavano menando un ragazzo, quello se ne stava li immobile a farsi menare senza reagire.
 
Guardò meglio e riconobbe il ragazzo che stavano malmenando, era Colin.
 
Cosa poteva fare, si sarebbe dovuto voltare e sarebbe dovuto andarsene via, per la sua strada, era quella la cosa più saggia da fare.
 
Ma si disse che non era mai stato un ragazzo saggio in effetti.
 
Prese dalla sua sacca la mazza da Baseball, fortunatamente Dean lo aveva costretto a unirsi alla squadra,non sapeva quanto sarebbe durato, ma per ora si rivelava abbastanza utile.
Il tipo che teneva fermo il ragazzo era di spalle quindi non lo vide arrivare, l’altro era troppo impegnato a sferrare pugni.
 
Colpì quello che teneva fermo Colin da dietro  sulla sua schiena con tutte le sue forze.
 
Quello si piego in avanti e cadde sulle ginocchia, lasciando andare Colin, il coltello cadde a terra cosi come Colin, sembrava che non riuscisse a rialzarsi.
L’altro fu preso alla sprovvista cosi si gettò con tutte le sue forze contro Arthur che lo schivò e lo colpi al fianco con la mazza.
Colin guardava stupefatto la scena.
La destrezza con cui Arthur aveva schivato il colpo e poi risposto, come se fosse nato per fare quello.
Come se lo facesse da sempre.
Le cuffie erano cadute a terra ora la musica usciva dal telefono e si espandeva nell’aria, tutti potevano sentirla.
“with Crush and burn
 we could make it better
 turn it upside down
 just you and me”
Il tipo con il berretto da baseball  si era rialzato in piedi e stava per avventarsi su Arthur alle spalle, cosi Colin trovò la forza di reagire. Prese il coltello da terra e glielo punto alla gola.
 -Di al tuo amico di smetterla.-gli intimò minacciandolo.
L’altro tizio si fermò di colpo.
Anche Arthur si bloccò  lo fissava ammirato.
Che non lo credesse capace di reagire?
Colin si avvicinò ad Arthur lo fissò negli occhi come cercando di comunicargli qualcosa attraverso lo sguardo.
 Afferrò la sua mano e se lo trascinò dietro Arthur lo segui.
Iniziarono a correre via da quel vicolo e via da quell’incubo.
-Di a tuo zio che la prossima volta non sarai così fortunato-gli gridò dietro il tizio col volto coperto - vogliamo quel diario-concluse urlando.
Sentivano la musica uscire dal telefono sempre più lontana.
“We’re not cool
We are free
And we’re running with blood on our knees”


 ***Mika è un grande chiunque dica il contrario pagherà con la vita mi piace questa canzone e ce l'ho messa pappapero XD... per il resto .. che succederà chi lo sa dov'è Sammy?? chi sono quei loschi individui??? lo scopriremo solo vivendo... grazie a tutte le paperelle che recensiscono e a chi legge vi adoro.. commentateeeeeeeee non siate timidi xoxo HiatusGirl!***
 
 
  
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