03/02/2014
1 recensioniRating: PG (?)
Avvertimenti: slash e angst, perché Albus è una lagna che non si sa godere nemmeno le brevi gioie tra un dolore e una tragedia
Note: Ancora e di nuovo grazie alle mie Muse, che mi hanno gettato un "bolle di sapone" come prompt e tanta voglia di riabbracciare questi due vecchietti
Bolle di sapone
Sembra tutto così semplice, talmente spontaneo da essere quasi ridicolo. Albus spera che si tratti solo di un sogno.
Sbatte le palpebre convinto di vedere i contorni del giardino farsi sottili e confusi, come se fosse davvero un sogno appannato. Invece rimane tutto là, intriso di una naturalezza che non dovrebbe sporcarsi così tanto di dolore.
E' reale. Il terreno umidiccio sotto i palmi delle sue mani, lo sguardo accigliato di Abeforth che li sta scrutando guardingo dal portico, il calore dei raggi del sole sulla sua pelle sensibile, arrossata dal calore estivo, e le risate di Ariana - le risate genuine, serene, le risate che non sentiva da anni - è tutto reale, ma non può esserlo. Non vuole che lo sia.
Se quello fosse un sogno, solo un sogno, niente di più di sogno, non dovrebbe avere paura che finisca - è il punto dei sogni, scorrono via piano perché è giusto, lasciano solo una punta di delusione amara ma non fanno male, non veramente, non come la realtà quando muta - o forse non c'entra la filosofia, forse ormai la felicità gli fa male in qualsiasi forma.
Scuote la testa perché è un pensiero da vecchi, orribile, triste.
"Albus" il sorriso di Gellert si spegne a metà, preoccupato. La sua bacchetta è tesa nell'aria, a costruire quel piccolo divertimento improvvisato; è decisa ma non minacciosa, Ariana non ne è spaventata.
Albus guarda sua sorella ridere gettando indietro la testa, scossa dall'allegria. Era così tanto che non si concedevano l'allegria.
"Albus" sussurra di nuovo Gellert, le bolle di sapone che continuano a materializzarsi tra di loro, il suono dolce e acerbo delle risate di Ariana che le rincorre con gesti scoordinati. Reale, tutto reale.
"Albus" dice ancora, e Albus lo guarda incerto. Si accorge di star piangendo solo quando quando le dita di Gellert si allungano ad asciugargli delicatamente le guance. "E' troppo?" domanda, percettivo.
"No" soffia, "no". 'Non lo so', vorrebbe dire, 'ho solo paura che sia vero'.
Una bolla di sapone scoppia con un 'pop' deciso, e Ariana grida estasiata.