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Autore: AxXx    03/02/2014    1 recensioni
Una misteriosa entità ha radunato varie persone morte in varie storie, da vari universi per farle partecipare ad una versione ancor più pericolosa degli Hunger Games.
Un solo premio al vincitore: la vita.
Poter tornare in vita, per poter portare a termine i loro compiti, chiedere scusa e poter riparare ai loro errori.
Al massimo tre, forse nessuno, chi raggiungerà la fine di questo scontro?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Rue
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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                              Tributi (Parte 2 )

 

 

 

Amhal sentiva il sapore del sangue in bocca e la vita che scivolava via dal suo corpo martoriato. Il medaglione che lo teneva prigioniero. Senza sentimenti gli aveva lasciato solo una profonda ferita mortale. Gli dispiaceva di tutto quello che aveva fatto: aveva provocato così tanta morte che ne era stanco.

Strinse a sé Adhara, l’unica che non aveva mai dubitato della sua buona fede e afferrò il suo pugnale.

L’energia fuoriuscì dal suo corpo in una volta sola e la vita lo abbandonò.

 

 

 

Bianca voleva bene a suo fratello, avrebbe dato qualsiasi cosa per salvarlo. Era passato così poco tempo da quando aveva avuto la possibilità di salvarsi dalla manticora che, per poco, non ebbe paura.

Ma la profezia era stata chiara: per salvare tutti, uno si doveva sacrificare.

Porse la miniatura di Ade a Percy, affinché potesse portarla a Nico. Un ultimo dono dalla sua adorata sorella. Si gettò contro l’automa impazzito, con le urla dell’amico che la raggiungevano. Ma lei non lo ascoltò, saltò su di esso e poi sentì il calore dell’esplosione avvolgerla.

 

 

 

Cato era stato addestrato per combattere ed uccidere, ma una parte di lui sapeva che Panem non lo voleva vivo. Lui non aveva conquistato il pubblico come Peeta e Katinss. Sarebbe stato il cattivo, il nemico, l’ostacolo che due innamorati dovevano superare. Anche se avesse vinto, non avrebbe mai avuto lo stesso peso dei due. Loro l’avevano comunque battuto.

Non poteva fare altro che svolgere il suo ruolo fino in fondo: se Panem voleva il sangue, l’avrebbe fatta sudare.

Combatté fino alla fine, ma poi la freccia lo colpì al fianco. La stretta sul collo di Peeta si fece più debole, ed infine cadde, morente, mentre gli ibridi dilaniavano le sue carni.

 

 

 

Bellatrix osservò con rabbia la sua avversaria, che si era sostituita alle due ragazzine che poco prima stavano per cadere. Non poteva credere che quella sciocca traditrice sperasse di sconfiggerla, eppure eccola, pronta a combattere.

Lanciò maledizioni terribili, eppure, sentì le forze venirle meno.

Lei, però, non avrebbe mai dato la soddisfazione ai dannati traditori di arrendersi. La sua fedeltà all’Oscuro Signore non sarebbe mai venuta meno.

Tese il braccio, per lanciare un altro incantesimo, ma si rese conto dell’errore: Molly si abbassò e la sua maledizione la uccise, passando sotto il braccio ancora teso.

 

 

 

Catelyn osservò il corpo morente del figlio Robb che cadeva a terra con le frecce piantate nel petto. Lei strinse a se il pugnale con il quali sperava di poterlo salvare, ma nessuno, in un mondo dove la gente desidera solo uccidere, ha rispetto per amore di una madre.

Il dolore per il figlio era così straziante da oscurare quello per il coltello che le tagliò la gola.

 

 

 

Duncun era un Custode Grigio, non temeva la morte. Combatté finché le forze non gli vennero meno. Nella mente le grida confuse dei Prole Oscura, furiose e impazzite, desiderose di uccidere. Nelle orecchie quelle dei soldati, disperati e in fuga. Eppure il Re non indietreggiava. Continuava a combattere al fianco del Custode, fino alla fine.

Poi il ruggito: l’imponente Ogre torreggiò sul sovrano, afferrandolo con la sua enorme mano, stritolandolo nella sua stessa armatura.

Duncan Urlò furibondo, colpendo il mostro al petto più volte. Lo abbatté, nonostante le gravi ferite, ma capì che la battaglia era persa.

Vide il segnale acceso, ma i rinforzi non arrivavano. I soldati erano in ritirata e la guardia reale sconfitta. Abbassò lo sguardo sul corpo del Re e poi vide l’ascia dei Prole Oscura dirigersi contro di lui.

Non fu doloroso: la fine arrivò fulminea, come la lama contro il suo collo.

 

 

 

Ashley osservò le forze nemiche avvicinarsi alla carica che aveva piazzato. Non c’era stato il tempo di caricare a bordo anche lei. La bomba stava per esplodere, distruggendo tutto in quella base, ma il Comandante non sarebbe arrivato a salvarla.

Altre macchine attaccarono veloci, cercando di abbatterla, ma lei le respinse, mentre il timer, ormai, lasciava intravedere solo dieci numeri.

Nove…

Otto…

Sette..

Sei…

Aveva combattuto a lungo, era un soldato dell’alleanza, e da soldato sarebbe morta.

Tre…

Due…

Uno…

L’esplosione fu così potente che non sentì nemmeno un po’ di dolore. Il suo corpo fu dilaniato e si disperse, ridotto a frammenti piccoli come atomi.

 

 

 

Albert Wesker, creatura mutante, mostro senz’anima. La sua base era distrutta e il suo piano fallito. Tutta cola di quella maledetta spina nel fianco di Chirs. L’avrebbe ucciso, avrebbe dilaniato le sue carni e lo avrebbe ridotto in poltiglia, calpestandolo più e più volte, fino a renderlo irriconoscibile.

Allungò i suoi tentacoli verso l’elicottero, nel tentativo di trascinarlo a terra con tutta la sua forza.

Due missili partirono, però, dall’alto e uno lo colpì direttamente al volto, l’altro al torace. I tentacoli gli si spezzarono e fu come se gli avessero tagliato le braccia.

Si sbilanciò e cadde all’indietro, bruciando nell’abisso di lava del vulcano sottostante.

 

 

 

Dana si considerava una donna fredda e spietata, ma non aveva mai creduto che sarebbe morta così. Era certa di essere in grado di sopravvivere a qualsiasi cosa, eppure, con tutta la sua esperienza di infiltrato non era riuscita a cogliere il tradimento dietro la sua stessa squadra.

Alla fine il buio arrivò silenzioso, come il coltello che uno dei suoi stessi compagni le piantò nella schiena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Islanzadi si considerava una guerriera senza pari, eppure, davanti al Barone Barst, nemmeno lei, poteva molto. Rinforzato dalle oscure magie di Galbatorix, quell’umano era veloce come un elfo e forte come un Urgali. I due combatterono fino alla fine. Le loro lame si incrociarono più e più volte, sprizzando scintille.

Ma alla fine fu lui ad avere la meglio: con un unico colpo abbatté la regina ed infierì su di lei.

Il dolore per Islanzadi fu grande, ma alla fine tutto cessò nell’oscuro silenzio della morte.

 

 

 

 

Lavitz era sempre stato fedele al suo Re. Aveva combattuto una guerra per lui ed era pronto a difenderlo con la sua stessa vita.

Quando vide quell’uomo incappucciato ferirlo alle spalle, però, la rabbia montò, annebbiando la sua mente. Saltò ed evocò il suo potere. L’armatura lo avvolse da capo a piedi, fino a diventare un tutt’uno con il suo corpo. Allargò le ali e si precipitò sull’avversario, deciso a difendere il suo re e, con esso, tutta la sua gente. Non capì che così, la sua morte si avvicinava.

La lama fiammeggiante lo trafisse da parte a parte. Il dolore fu assoluto e, alla fine, crollò a terra, morto.

 

 

 

Jun amava suo figlio. Era pronta a difenderlo fino alla morte. Però non poteva fare nulla, contro la malattia. Lei era una lottatrice ed una combattente esperta, ma non c’era lotta contro la malattia. La morte era imminente e pensò.

Pensò al figlio, ancora giovane, eppure forte, abbastanza da sconfiggere il padre.

Pensò a se stessa, che aveva tentato di porre fine ai tormenti del marito demone, senza riuscirci.

Infine la morte arrivò, su quel lettino di ospedale, perché nessuno, nemmeno il più abile dei combattenti può sfuggire alla fine.

 

 

 

Cesare Borgia parò il colpo diretto alla sua gamba, ma troppo tardi si rese conto che quella di zio era una finta. La lama celata lo ferì al petto e lo spagnolo ebbe solo il tempo di indietreggiare per sfuggirgli. La ferita era grave, ma non mortale.

Altri due suoi uomini corsero verso l’assassino, che, però, li uccise rapido come un ombra, senza dar loro il tempo di fare qualcosa.

Cesare estrasse la pistola e la puntò di nuovo verso Ezio, ma il colpo non partì, dato che il fiorentino gli torse il polso facendogli cadere la pistola.

A quel punto i due si affrontarono di nuovo in duello. Lo spagnolo tentò un ultimo disperato affondo, ma, alla fine, l’assassino lo aggirò e gli saltò addosso, facendolo cadere a terra. La spada gli scivolò di mano e la lama celata lo condusse nelle mani della morte.

 

 

 

Jadis era certa di vincere. Il suo esercito era più forte e lei la strega più potente di tutta Narnia. Quei ragazzini avevano osato sfidarla con troppo ardore e lei li avrebbe puniti per la loro insolenza.

Era vicina a Peter, pronta ad affondare la lama nel suo petto e porre fine alla guerra, finché non sentì il peso schiacciante buttarla a terra.

Per un attimo il suo sguardo si fissò in quello cristallino del Leone Aslan, prima che le zanne affondassero sulla sua gola portandola alla morte.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ci siamo, tutti i tributi sono in campo, pronti a combattere. Hanno una seconda possibilità.

Alcuni moriranno subito, appena si capirà cosa stia succedendo, ma posso dire che la maggior parte sopravvivrà al massacro finale.

Per chi tifate? Recensite in tanti!

AxXx

  
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