Tributi (Parte 2
)
Amhal
sentiva il sapore del sangue in bocca e la vita che
scivolava via dal suo corpo martoriato. Il medaglione che lo teneva
prigioniero.
Senza sentimenti gli aveva lasciato solo una profonda ferita mortale.
Gli
dispiaceva di tutto quello che aveva fatto: aveva provocato
così tanta morte
che ne era stanco.
Strinse
a sé Adhara, l’unica che non aveva mai dubitato
della sua buona fede e afferrò il suo pugnale.
L’energia
fuoriuscì dal suo corpo in una volta sola e la
vita lo abbandonò.
Bianca
voleva bene a suo fratello, avrebbe dato qualsiasi
cosa per salvarlo. Era passato così poco tempo da quando
aveva avuto la
possibilità di salvarsi dalla manticora che, per poco, non
ebbe paura.
Ma
la profezia era stata chiara: per salvare tutti, uno
si doveva sacrificare.
Porse
la miniatura di Ade a Percy, affinché potesse
portarla a Nico. Un ultimo dono dalla sua adorata sorella. Si
gettò contro
l’automa impazzito, con le urla dell’amico che la
raggiungevano. Ma lei non lo
ascoltò, saltò su di esso e poi sentì
il calore dell’esplosione avvolgerla.
Cato
era stato addestrato per combattere ed uccidere, ma
una parte di lui sapeva che Panem non lo voleva vivo. Lui non aveva
conquistato
il pubblico come Peeta e Katinss. Sarebbe stato il cattivo, il nemico,
l’ostacolo che due innamorati dovevano superare. Anche se
avesse vinto, non
avrebbe mai avuto lo stesso peso dei due. Loro l’avevano
comunque battuto.
Non
poteva fare altro che svolgere il suo ruolo fino in
fondo: se Panem voleva il sangue, l’avrebbe fatta sudare.
Combatté
fino alla fine, ma poi la freccia lo colpì al
fianco. La stretta sul collo di Peeta si fece più debole, ed
infine cadde,
morente, mentre gli ibridi dilaniavano le sue carni.
Bellatrix
osservò con rabbia la sua avversaria, che si
era sostituita alle due ragazzine che poco prima stavano per cadere.
Non poteva
credere che quella sciocca traditrice sperasse di sconfiggerla, eppure
eccola,
pronta a combattere.
Lanciò
maledizioni terribili, eppure, sentì le forze
venirle meno.
Lei,
però, non avrebbe mai dato la soddisfazione ai
dannati traditori di arrendersi. La sua fedeltà
all’Oscuro Signore non sarebbe
mai venuta meno.
Tese
il braccio, per lanciare un altro incantesimo, ma si
rese conto dell’errore: Molly si abbassò e la sua
maledizione la uccise,
passando sotto il braccio ancora teso.
Catelyn
osservò il corpo morente del figlio Robb che
cadeva a terra con le frecce piantate nel petto. Lei strinse a se il
pugnale
con il quali sperava di poterlo salvare, ma nessuno, in un mondo dove
la gente
desidera solo uccidere, ha rispetto per amore di una madre.
Il
dolore per il figlio era così straziante da oscurare
quello per il coltello che le tagliò la gola.
Duncun
era un Custode Grigio, non temeva la morte.
Combatté finché le forze non gli vennero meno.
Nella mente le grida confuse dei
Prole Oscura, furiose e impazzite, desiderose di uccidere. Nelle
orecchie
quelle dei soldati, disperati e in fuga. Eppure il Re non
indietreggiava.
Continuava a combattere al fianco del Custode, fino alla fine.
Poi
il ruggito: l’imponente Ogre torreggiò sul
sovrano,
afferrandolo con la sua enorme mano, stritolandolo nella sua stessa
armatura.
Duncan
Urlò furibondo, colpendo il mostro al petto più
volte. Lo abbatté, nonostante le gravi ferite, ma
capì che la battaglia era
persa.
Vide
il segnale acceso, ma i rinforzi non arrivavano. I
soldati erano in ritirata e la guardia reale sconfitta.
Abbassò lo sguardo sul
corpo del Re e poi vide l’ascia dei Prole Oscura dirigersi
contro di lui.
Non
fu doloroso: la fine arrivò fulminea, come la lama
contro il suo collo.
Ashley
osservò le forze nemiche avvicinarsi alla carica
che aveva piazzato. Non c’era stato il tempo di caricare a
bordo anche lei. La bomba
stava per esplodere, distruggendo tutto in quella base, ma il
Comandante non
sarebbe arrivato a salvarla.
Altre
macchine attaccarono veloci, cercando di
abbatterla, ma lei le respinse, mentre il timer, ormai, lasciava
intravedere
solo dieci numeri.
Nove…
Otto…
Sette..
Sei…
Aveva
combattuto a lungo, era un soldato dell’alleanza, e
da soldato sarebbe morta.
Tre…
Due…
Uno…
L’esplosione
fu così potente che non sentì nemmeno un
po’
di dolore. Il suo corpo fu dilaniato e si disperse, ridotto a frammenti
piccoli
come atomi.
Albert
Wesker, creatura mutante, mostro senz’anima. La
sua base era distrutta e il suo piano fallito. Tutta cola di quella
maledetta
spina nel fianco di Chirs. L’avrebbe ucciso, avrebbe
dilaniato le sue carni e
lo avrebbe ridotto in poltiglia, calpestandolo più e
più volte, fino a renderlo
irriconoscibile.
Allungò
i suoi tentacoli verso l’elicottero, nel
tentativo di trascinarlo a terra con tutta la sua forza.
Due
missili partirono, però, dall’alto e uno lo
colpì
direttamente al volto, l’altro al torace. I tentacoli gli si
spezzarono e fu
come se gli avessero tagliato le braccia.
Si
sbilanciò e cadde all’indietro, bruciando
nell’abisso
di lava del vulcano sottostante.
Dana
si considerava una donna fredda e spietata, ma non
aveva mai creduto che sarebbe morta così. Era certa di
essere in grado di
sopravvivere a qualsiasi cosa, eppure, con tutta la sua esperienza di
infiltrato non era riuscita a cogliere il tradimento dietro la sua
stessa
squadra.
Alla
fine il buio arrivò silenzioso, come il coltello che
uno dei suoi stessi compagni le piantò nella schiena.
Islanzadi
si considerava una guerriera senza pari,
eppure, davanti al Barone Barst, nemmeno lei, poteva molto. Rinforzato
dalle
oscure magie di Galbatorix, quell’umano era veloce come un
elfo e forte come un
Urgali. I due combatterono fino alla fine. Le loro lame si incrociarono
più e
più volte, sprizzando scintille.
Ma
alla fine fu lui ad avere la meglio: con un unico
colpo abbatté la regina ed infierì su di lei.
Il
dolore per Islanzadi fu grande, ma alla fine tutto
cessò nell’oscuro silenzio della morte.
Lavitz
era sempre stato fedele al suo Re. Aveva
combattuto una guerra per lui ed era pronto a difenderlo con la sua
stessa
vita.
Quando
vide quell’uomo incappucciato ferirlo alle spalle,
però, la rabbia montò, annebbiando la sua mente.
Saltò ed evocò il suo potere.
L’armatura lo avvolse da capo a piedi, fino a diventare un
tutt’uno con il suo
corpo. Allargò le ali e si precipitò
sull’avversario, deciso a difendere il suo
re e, con esso, tutta la sua gente. Non capì che
così, la sua morte si
avvicinava.
La
lama fiammeggiante lo trafisse da parte a parte. Il
dolore fu assoluto e, alla fine, crollò a terra, morto.
Jun
amava suo figlio. Era pronta a difenderlo fino alla
morte. Però non poteva fare nulla, contro la malattia. Lei
era una lottatrice
ed una combattente esperta, ma non c’era lotta contro la
malattia. La morte era
imminente e pensò.
Pensò
al figlio, ancora giovane, eppure forte, abbastanza
da sconfiggere il padre.
Pensò
a se stessa, che aveva tentato di porre fine ai
tormenti del marito demone, senza riuscirci.
Infine
la morte arrivò, su quel lettino di ospedale,
perché nessuno, nemmeno il più abile dei
combattenti può sfuggire alla fine.
Cesare
Borgia parò il colpo diretto alla sua gamba, ma
troppo tardi si rese conto che quella di zio era una finta. La lama
celata lo
ferì al petto e lo spagnolo ebbe solo il tempo di
indietreggiare per
sfuggirgli. La ferita era grave, ma non mortale.
Altri
due suoi uomini corsero verso l’assassino, che,
però, li uccise rapido come un ombra, senza dar loro il
tempo di fare qualcosa.
Cesare
estrasse la pistola e la puntò di nuovo verso
Ezio, ma il colpo non partì, dato che il fiorentino gli
torse il polso
facendogli cadere la pistola.
A
quel punto i due si affrontarono di nuovo in duello. Lo
spagnolo tentò un ultimo disperato affondo, ma, alla fine,
l’assassino lo
aggirò e gli saltò addosso, facendolo cadere a
terra. La spada gli scivolò di
mano e la lama celata lo condusse nelle mani della morte.
Jadis
era certa di vincere. Il suo esercito era più forte
e lei la strega più potente di tutta Narnia. Quei ragazzini
avevano osato
sfidarla con troppo ardore e lei li avrebbe puniti per la loro
insolenza.
Era
vicina a Peter, pronta ad affondare la lama nel suo
petto e porre fine alla guerra, finché non sentì
il peso schiacciante buttarla
a terra.
Per
un attimo il suo sguardo si fissò in quello
cristallino del Leone Aslan, prima che le zanne affondassero sulla sua
gola
portandola alla morte.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ci
siamo, tutti i tributi sono in campo, pronti a
combattere. Hanno una seconda possibilità.
Alcuni
moriranno subito, appena si capirà cosa stia
succedendo, ma posso dire che la maggior parte sopravvivrà
al massacro finale.
Per
chi tifate? Recensite in tanti!
AxXx