TRIBUTI (Parte 1)
Nihal
osservò il tribunale degli elfi pronta a giudicarli.
Il suo povero figlio aveva pochi anni e guardava spaventato quelle
creature che
potevano imporgli il loro volere. Era stato torturato e maltrattato, ma
lei non
avrebbe permesso che gli facessero altro male.
Osservò
il suo marito adorato e sorrise sicura.
Sapeva
cosa fare.
Afferrò
l’amuleto e si lasciò uccidere. La sua morte
avrebbe placato l’ira degli Elfi, avrebbe salvato la sua
famiglia.
L’unico
suo rimpianto era di non poter rimanere al loro
fianco.
Ethan
vide Percy che lo guardava: vide la paura nei suoi
occhi, ma oltre vide la speranza, una lealtà che il figlio
di Nemesi non
conobbe mai.
Avanzò
lentamente.
Conosceva
il punto debole del figlio di Poseidone, ma per
una volta, decise di non farsi comandare. Sarebbe stato lui a decidere.
Non
Crono, non Zeus. Solo lui: Ethan Nakamura.
Avanzò
a attacco Crono.
La
lama, però si infranse in una pioggia di schegge
metalliche, una delle quali lo colpì e vide il suo stesso
sangue colare dal
petto. Osservò Percy Jackson e lo pregò prima di
cadere nel vuoto. Era certo di
morire, ma non fu il buio ad accoglierlo.
Piton
si considerava al sicuro, ma doveva immaginare che
sarebbe morto presto. Voldemort era crudele e malvagio. Lui voleva solo
il
potere e non gli interessava chi fosse morto. Il mondo
iniziò a sciogliersi.
Vide
due occhi, due occhi che amava, che ricordava e che
desiderava.
Harry
era lì, ancora ignaro del suo destino di morte. Il
professore morente decise che era il momento: di concentrò.
Ultimo sforzo,
prima di morire, nel richiamare i ricordi più importanti,
quelli più sepolti,
nascosti, eppure più importanti.
“Guar…
da… mi…” Furono le sue ultime parole.
Non voleva
morire senza memoria, odiato e distrutto. Voleva che, almeno la sua
memoria fosse
pulita, almeno sarebbe stato considerato meglio nella morte, che nella
vita.
Poi
venne il buio… e la luce.
Lucy
stava ancora osservando la mela dell’Eden: un
semplice globo di metallo che emanava luce dorata, eppure ne era
così attratta.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per carpirne i segreti. Quella poteva
essere la
chiave per porre fine ad una guerra millenaria.
Ma
poi tutto si fece nero.
Desmond
si era avvicinato a lei e l’aveva pugnalata a
morte. Il freddo pavimento le si avvicinò e lei
morì senza un lamento, ucciso
da colui che amava.
Brom
si considerava un veterano, un soldato esperto.
Eppure era disteso, in quella grotta, morente. Il veleno lacerava le
sue carni
dall’interno. Non poteva confessare tutto, ma poteva avviare
suo figlio.
Mostrò
il simbolo dei cavalieri.
Confessò
molto della sua vita e vide le lacrime del
figlio. Il dolore terribile, ancor più terribile del veleno.
Avrebbe potuto
risparmiargli quel dolore, ma era la vita. Presto Eragon sarebbe morto
davanti
ai suoi figli. Era il ciclo della vita.
Alla
fine il veleno lo consumò e pianse l’ultima
lacrima.
Disse
addio a suo figlio e alla sua gente, sapendo che
erano in buone mani: quelle di Eragon.
E
la luce lo avvolse.
Carla
era la creatura più potente del mondo. Un essere
dal corpo così grande da poter avvolgere un’intera
nave, ma poi Ada Wong la
colpì dove il suo intelletto era centrale. Urlò
di dolore e rabbia, mentre le
frecce esplosive le laceravano la carne.
Nulla,
però, poteva distruggerla. Eppure sentì il gelo
che la avvolgeva.
La
morte arrivò veloce come il fulmine e la luce la
avvolse, ma non prima di urlare vendetta contro Ada, Chris e tutto il
mondo.
Kazuya
era un combattente nato, abituato al peggio. Suo
padre l’aveva addestrato brutalmente affinché
potesse distruggere ogni suo
nemico.
Schiva…
para… attacca… schiva…
rispondi… attaccao…
Ma
alla fine era caduto sconfitto. Lo scontro era
terminato e lui era in ginocchio sull’orlo
dell’abisso.
“Mi
vendicherò, padre! Morirai!” Urlò,
prima di sentire
il piede dell’uomo spingerlo di sotto.
Verso
il vuoto…
Verso
la morte…
Verso
la luce…
Rose
si lanciò contro il Dio. L’armatura di dragone era
devastata, colpita più volte dai poteri del mostro.
Impugnò con tutte le sue
forze l’ammazzadraghi, mentre le sue braccia stringevano
Zieg, unico suo amore.
Diecimila anni passati a combattere senza speranze… ora
sarebbe morta con essa,
sapendo che i suoi vecchi amici l’avrebbero accolta, mentre
Dart e i suoi
sarebbero vissuti per lei.
“Sono
felice… di averti incontrato.” Disse, rivolta al
figlio di Zieg, poco prima di lanciarsi contro Melbu Frahama colpendo
con tutte
le sue forze.
L’urlo
del mostro fu tale che l’esplosione che seguì fu
quasi coperta.
Mordin
osservò dall’alto del velo Tuchanka, patria dei
Krogan. Ricordò i giorni in cui lavorava per
l’S.O.S. Al tempo era stato uno
scienziato, una spia, ed un soldato. Aveva combattuto, aveva pianto,
aveva riso
e aveva creato una malattia.
Era
pentito.
Aveva
fatto di tutto per giustificarsi, ma il Comandante
aveva ragione: non puoi nascondere centinaia di migliaia di morti
dietro a dei
semplici dati.
Aveva
sbagliato.
Ora
vedeva la verità dietro la sua opera di distruzione:
lo sterminio di un’intera razza. Era felice di poter morire
salvando quel
pianeta.
Riparando
ai suoi errori.
Flemeth
era la strega più potente della palude, eppure
non pensava che qualcuno l’avrebbe scoperta. Era forte, ma il
suo nemico
combatteva bene, tenendosi a distanza, stando attento a non farsi
colpire. Si
era trasformata in un drago per distruggerli, ma poi la lama del
Custode si
piantò nel suo petto.
“è
una danza che mia figlia conosce bene… ti propongo un
patto, custode.” Sussurrò tenendosi la ferita.
Avrebbe potuto curarla, ma ci
sarebbe voluto tempo.
Il
guerriero bloccò il suo compagno, pronto ad ucciderla,
e fece cenno alla strega di farsi avanti.
“Porta
il mio grimorio a mia figlia… dille… che mi hai
uccisa.” Propose, cercando di non mostrare la paura della
morte, in migliaia di
anni, mai sperimentata.
Ma
la lama fredda del custode la portò alla morte.
E
alla luce.
Khal
Drogo considerava se stesso il più potente dei
guerrieri, eppure non poteva nulla contro il più potente dei
nemici umani. Un
nemico che nessuna arma poteva sconfiggere: la debolezza di una
malattia. Lui
era il più potente dei Khan, mai era stato sconfitto. La sua
lunga treccia era
floscia e intoccata, trofeo
di decine di
duelli vinti.
Sua
moglie gli avrebbe dato un bellissimo figlio, di
quello era sicuro. Sarebbe stato un Khan, un Re nel popolo
dell’Ovest. Sarebbe
stato al suo fianco, ma non personalmente.
Il
suo spirito sarebbe rimasto.
E
mentre la litania della strega si faceva più fioca,
sentì la malattia arrivare al cuore, che cessò
presto di battere, nel forte
petto del guerriero.
Rue
sentiva ancora il dolore della lancia, quando sentì
il canto di Katniss che addolciva la sua fine. Era un canto dolce e
caldo, di
una persona veramente addolorata. Lei sarebbe morta, ma
sperò che la sua amica
sopravvivesse rimanendo ciò che era.
Non
meritava di cambiare, perché era una ragazza forte,
ma anche dolce. Sarebbe stata una brava madre. Pregò che
avesse una famiglia e
che vivesse felice.
Sentì
le lacrime dell’amica scenderle sul viso, mentre il
dolore spariva. Chiuse gli occhi, come se dovesse dormire, ma poco
prima di
cadere nell’oblio, sentì l’odore dei
fiori che Katniss le disponeva intorno,
come una bellissima tomba.
Un
ultimo omaggio alla purezza di Rue, una bambina, morta
per colpa di Panem.
Jake
si sentì colpito dal cecchino che aveva alle spalle.
Aveva
fallito.
Il
suo viaggio lungo il deserto fino alla terra del nord
si era concluso con un unico modo. Nonostante tutte le fatiche,
nonostante
tutti i sacrifici che aveva fatto per vincere, era caduto, sconfitto.
“Così
muoiono gli sciocchi come te… saresti dovuto
rimanere a casa.” Sbuffò l’uomo che
l’aveva ucciso, una volta che si avvicinò a
lui. “Non prendertela… nulla di personale,
ragazzo, mi hanno pagato per farti
fuori.” Aggiunse estraendo la pistola.
Jake
sentì la rabbia montare. Aveva fallito: non era
riuscito nel suo intento e sarebbe morto lì, sul tetto di un
palazzo nella
scura notte di Los Angeles.
“Che
tu sia maledetto…” Sussurrò, poco prima
di sentire
la pallottola colpirlo alla fronte.
Miraz
era furioso. Era stato sconfitto in duello da un
ragazzino. Lui, che era Re di Telmar e di tutte le terre circostanti,
non
poteva morire così. Si alzò, pronto a colpire
alle spalle, ma poi un dolore
lancinante lo travolse, a partire da un punto imprecisato della sua
schiena.
Troppo
tardi, capì che il colpo era stato scagliato da
uno dei suoi… tradito dai suoi stessi uomini.
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[Angolo
dell’autore]
Salve
gente! :D
Lo
so, mi odierete, ma questa storia è folle: ho
preso dei personaggi morti in varie storie che mi piacciono (Alcuni
sono libri,
altri sono videogiochi). Cronache
del Mondo Emerso, Percy Jackson, Hunger Games, Harry Potter, Trono di
Spade,
Eragon, Tekken, Legend Of Dragoon, Mass Effect, Assassin’s
Creed, Dragon Age,
Resident Evil. Inoltre
ho aggiunto due personaggi (Un
maschio e una femmina) fittizi di un mondo non specificato. In pratica,
i
tributi saranno 26 più 2, in pratica 28. Per chi tifate?
Chi
vincerà lo scontro della vita?
Chi
riuscirà ad ottenere il proprio obbiettivo?
AxXx