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Autore: Farawayx    03/02/2014    12 recensioni
E' come se la tua intera vita fosse stata basata su delle bugie, un giorno sei una persona normale e l'altro vieni catapultata in un susseguirsi di eventi che ti lasciano senza fiato. Di chi puoi fidarti? Chi sa la verità?
Ma la domanda che continua a porsi Samantha Reyes è solo una: chi è realmente?
Le sue risposte sembra averle tutte una persona: Jonathan Christopher Morgenstern.
« Io non sono cattivo, ho solo il lato oscuro un po' pronunciato, mi sento come l'angelo affascinato dal buio.»
Nel buio ho trovato il mio angelo.
Un angelo pieno di paura e di odio, pieno di rancore e di voglia di vivere.
Nel buio l'ho amato, l'ho cullato, abbiamo cantato e sognato.
Abbiamo riso e ci siamo amati intensamente.
Ma alla luce mi ha annientato.
E se qualcuno insegnasse ad amare ad un angelo oscuro?
Genere: Avventura, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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» Capitolo 8
                                 
«Monsters are real, and ghosts are real too.
They live inside us, and sometimes, they win.
» 
-Stephen King
 







Quando Sam entrò nella carrozza, tre paia di occhi si posarono sul suo viso.
-Cosa c’è?- Chiese, mentre tornava a sedersi vicino ad Alec, tentando di sistemarsi i capelli con la punta delle dita.
-Quello che hai fatto con la spada… -iniziò Will.
-E’ una cosa davvero strana. - concluse Jem.
La ragazza annuì lentamente, distogliendo lo sguardo dai loro volti. –Non lo nemmeno io.- Sussurrò con un filo di voce mentre girava il volto verso il finestrino, osservando con lo sguardo le facciate delle case. – Non lo so.- ripeté così a bassa voce che nessuno riuscì a sentirla.
Non distolse lo sguardo dal paesaggio che attraversavano con la carrozza, era come se le ombre prendessero forma, creando delle figure spretali lungo il ciglio della strada. Era udibile solo il rumore degli zoccoli dei due cavalli che guidavano la carrozza tra le strade deserte della Londra notturna.
Era tutto così confuso nella sua mente, c’erano tanti pezzi, ma nessun pezzo era rilevante per completare il puzzle. Non sapere cosa fosse la faceva sentire senza un posto, come se girasse in tondo su se stessa senza arrivare mai al capo di niente.
-Dove stiamo andando?- Chiese Alec, interrompendo il silenzio che era calato nell’ambiente.
-A casa di Camille.- rispose Will. –Non possiamo portala all’istituto, i vampiri non ci possono entrare. -
-Lo so.- disse Alec, come per ricordare al Nephilm che anche lui era un cacciatore.
Sam avvertì il peso dello sguardo di Jem sul proprio viso, così sollevò gli occhi, incontrando quelli argentati dell’esile cacciatore, rivolgendogli un leggero sorriso, come per dirgli “Va tutto bene”.
Il Nephilim ricambiò il suo sorriso, rassicurandola. Nonostante non conoscesse da molto quel ragazzo, aveva sentito subito di aver creato un legame con lui, l’aveva tratta con gentilezza e sembrava preoccuparsi dei suoi sentimenti.

§
 
Quando la carrozza si fermò i tre cacciatori scesero velocemente, lasciandola sola con Camille, che giaceva ancora svenuta, al suo interno.
-Controlliamo che sia sicuro. Ti chiamo io quando avremo finito, va bene?- le disse Alec prima di andare.
Sam si era limitata ad annuire, si sentiva così stanca, i suoi occhi cercavano solo un secondo di riposo, un istante poteva permetterselo, pensò, mentre accasciava la testa contro la parete del cocchio, rilassando del tutto i muscoli del corpo.
Ma qualcuno bussò contro la porta della carrozza. Sam, colta di sorpresa, scattò in piedi ad andando a sbattere la testa contro il tettuccio, massaggiandosi poi lo stesso punto con una mano.
-Chi è?- Chiese sull’attenti mentre cercava con le mani di recuperare un coltello dalla giacca che Will aveva lasciato sul sedile imbottito.
-Potrei farvi la stessa domanda, milady. - Una voce parlò attraverso la porta.
Sam ci mise due secondi per riconoscerla e aprire lo sportello con una velocità che non sapeva di possedere.
-Magnus!- quasi urlò per la gioia, posando lo sguardo sullo stregone e quando incrociò il suo dubbioso, pensò che probabilmente lui non la riconosceva.
Lo sguardo dell’uomo vagò nella carrozza e non appena vide il corpo di Camille accasciato di fianco a Sam, fece una smorfia. –Era proprio necessario, angioletto?- chiese e sul viso di Sam si formò un sorriso enorme.
Senza pensarci molto si lanciò velocemente verso lo stregone, gettandogli le braccia al collo e stringendosi contro di lui. –Finalmente ti abbiamo trovato, avevo così paura che non mi avresti riconosciuta. -
Lo stregone perse per alcuni istanti l’equilibrio, quando la ragazza gli arrivò addosso. Sembrava in difficoltà, non sapendo bene se ricambiare quell’abbraccio o allontanarla, tenendo così una mano a mezz’aria. Alla fine posò quella mano sulla sua schiena, dandole delle impacciate pacche su di essa.
-Cosa è successo?- Le chiese poi, scostandola appena dal suo corpo e notando il viso di Sam completamente sfatto.
-Sebastian ci ha seguiti fin qui. – sussurrò lei. –Poi ho ucciso un demone... - continuò.- o almeno credo, sono un po’ confusa. --Jonathan, cosa?!- esclamò Magnus. –E tu hai ucciso cosa?! Oh, mamma mia, ti ho mandato con Alec il carino per farti stare al sicuro e questi ti trasformano nella versione nana di Tomb Raider .-
Sam lo guardò male. –Ehi, non sono bassa!- sbuffò.
-Lo so, ma resti comunque la versione nana di Tomb Raider, non credo tu voglia paragonarti ad Angelina Jolie.-
-Chi è Giolina Giulì?- Chiese una voce alle loro spalle, facendo voltare così entrambi.
-Spesso mi chiedo in che epoca vivano i cacciatori.- Scosse la testa Magnus, portandosi una mano sulla fronte.
Alec puntò i suoi occhi azzurri sul viso dello stregone, rilassando il viso in una specie di sorriso. –Sei qui.- sussurrò.
-Sì Alexander, ma qualcosa mi dice che ci resteremo ancora per poco. – commentò Magnus, sollevando una mano e portandola sulla spalla del ragazzo, avvicinandolo a se.
-Dove andate?- questa volta fu Will a parlare e non appena lo sguardo di Magnus si posò sul suo viso, Sam notò qualcosa di diverso nel suo sguardo, era come una triste malinconia.
-William.- Sussurrò lo stregone e Alec s’irrigidì, sfuggendo al suo tocco. Magnus lo osservò con lo sguardo per alcuni istanti, per poi lasciar cadere la mano lungo il proprio fianco. –Raccontatemi di Jonathan. – disse poi.
-Chi è Jonathan?- Chiese Sam, esponendo la domanda silenziosa che si erano posti anche gli altri due cacciatori.
-Sebastian. – Rispose Magnus, scocciato.
-Ma quanti nome ha?-
-Due? Jonathan Christopher.- annuì lo stregone.
-Allora perché io lo chiamo Sebastian?- chiese Sam confusa, grattandosi appena la fronte.
-Sebastian è un poverino che ha ucciso e di cui ha preso l’identità. – Tagliò corto Magnus.
-Visto che bella persona?- Disse Alec rivolgendosi a Sam e lei evitò il suo sguardo.
Un forte colpo di tosse interruppe la conversazione e tutti si voltarono nella direzione da cui proveniva quel suono. Jem era piegato sulla schiena, mentre teneva una mano premuta contro le labbra, che copriva con un fazzoletto bianco. Will gli arrivò subito vicino, portando una mano sulla spalla del compagno. –Jem.- lo richiamò preoccupato.
Il corpo del cacciatore continuava a essere scosso da colpi di tosse e quando scostò il fazzoletto, Sam notò con orrore che era sporco di sangue.
-Jem, ce l’hai con te?- Chiese Will, nonostante il tono di voce fermo, nei suoi occhi c’era il panico.
Il ragazzo scosse la testa, ricadendo sulle ginocchia.
-Sei uno scellerato! Perché non l’hai portata Jem.- Gli urlò contro Will, sollevandosi in piedi e dirigendosi verso Thomas. –Dobbiamo tornare subito all’istituto.- disse al cocchiere, voltandosi poi nuovamente verso il gruppo. –Gettate fuori dalla carrozza la vampira e andiamocene, la sua presenza è inutile!- Esclamò.
Sam nel frattempo si era chinata al fianco del ragazzo, cingendogli entrambe le spalle con un braccio, cercando di dargli sostegno. –Jem, che hai?- sussurrò con un filo di voce.
-Sto bene, non preoccuparti.- sussurrò il cacciatore, tra un colpo di tosse e l’altro.
-No, non stai bene.- Rispose lei duramente, usando un tono di voce che non era il suo, poi si sollevò leggermente e si mise di fronte a lui. Nei suoi occhi c’era qualcosa di diverso, Sam aveva le pupille completamente nere, sembrava un burattino che si muoveva a comando. Portò entrambe le mani intorno alle guance di Jem e gli sollevò il viso.
-Ma cosa sta facendo?!- Esclamò Will impaziente, mentre gettava in malo modo il corpo di Camille sotto la tettoia della casa.
Magnus osservava la scena con curiosità. –Sembra assente.- commentò.
-Sam, spostati, Jem non sta bene, dobbiamo portarlo via.- la richiamò Alec. Ma niente, la ragazza restava immobile, il suo sguardo perso e vitreo era fisso negli occhi di Jem, che la osservava con stupore, mentre altri colpi di tosse scuotevano il suo esile corpo.
-Se non ti sposti ti prendo ti peso e ti lascio qui, lo giuro sull’Angelo.- Disse minaccioso a denti stretti, Will.
La ragazza sembrava non sentirli e con uno movimento veloce, avvicinò il viso di Jem al suo, baciandolo.
Magnus e Alec spalancarono gli occhi, completamente meravigliati. –E’ impazzita?- chiese sotto voce il ragazzo.
Will mosse dei passi verso i due, ma il braccio di Magnus lo trattenne. –Guarda Jem, sta succedendo qualcosa.-
Jem inizialmente aveva spalancato gli occhi per la sorpresa di quel gesto, ma poi li aveva richiusi, lentamente, come se quel contatto stesse provocando qualcosa in lui. Le sue guance non erano più pallide e la tosse sembrava sparita.
Quando Sam si scostò dalle sue labbra, sollevò una mano, con la quale accarezzò appena una ciocca di capelli di Jem, facendo scivolare poi le dita lungo la sua guancia. Ma non appena la pelle della ragazza sfiorò l’argento dei capelli di lui, quelli cambiarono di colore, creando una ciocca corvino.
Jem la osservò allibito, come gli altri tre, completamente sbalorditi da quello che avevano appena visto.  
La ragazza, aveva ancora lo sguardo vitreo, ma non appena chiuse gli occhi, ricadde senza sensi tra le braccia di Jem che l’afferrò prontamente.
 
 §
 
 
Sam riaprì lentamente gli occhi, come se quel semplice gesto fosse stata la cosa più difficile del mondo.  Il suo sguardò si posò su un soffitto rosso che non riconosceva, così come l’intero ambiente che la circondava. Si sollevò di scatto realizzando che non fosse all’istituto, ma non capiva nemmeno cosa fosse successo, come era arrivata lì? L’ultima cosa che ricordava era Jem accasciato a terra. Oddio Jem, il pensiero del ragazzo le attraversò la mente ma il panico svanì via non appena notò il ragazzo addormentato sulla poltrona vicino al suo letto.
Sam si portò una mano sul petto, sentendo di poter tornare a respirare. Se c’era Jem significava che in quel posto era al sicuro. Un qualcosa di diverso caratterizzava il ragazzo, la sua pelle era più rosea e una ciocca di capelli neri risaltava tra l’argento.
-Finalmente ti sei svegliata.- disse a voce bassa Jem, senza però aprire gli occhi.
La ragazza distolse lo sguardo, quasi imbarazzata, per poi riportarlo su di lui incrociando gli occhi del ragazzo, che la osservavano.
-Cos’è successo?- gli chiese lei confusa, stringendo tra le dita il lenzuolo.
-Sei svenuta.- rispose lui, sollevandosi in piedi.
La ragazza alzò una mano portandosela alla testa, picchiettando con un dito contro la tempia. –Io non ricordo di aver perso i sensi…- disse in un sussurro.
-Non ricordi nulla di quello che hai fatto?- le chiese Jem con curiosità, sedendosi sul bordo del letto.
-Perché, che ho fatto?- chiese Sam a sua volta.
- Mi hai baciato.-
-Io ho fatto cosa?!?- Urlò sbarrando gli occhi.
-E mi hai salvato la vita.- continuò lui con un tono tranquillo.
- Jem, hai bevuto del caffè corretto stamattina?- gli chiese lei, guardandolo scettica.
Jem sorriso per poi scuotere la testa. –No, lo hai fatto per davvero.- annuì per poi raccontarle brevemente quello che era accaduto la sera precedente e di come lei lo aveva aiutato.
-Sam, devi sapere una cosa. –Sussurrò poi, stringendo entrambe le dita sulla pancia.- Come avrai già capito io non sono di Londra. Ho vissuto maggior parte della mia vita a Shangai, con i miei genitori, entrambi erano a capo dell’istituto della città. Quando avevo undici anni un demone di nome Yanluo riuscì a trovare un modo per abbattere le difese dell’istituto e riuscì a entrare. Uccise le guardie e prese come ostaggio la mia famiglia. Aveva del rancore verso i miei genitori e per fargliela pagare usò me, mi torturò davanti ai loro occhi iniettandomi sangue di demone bollente. Questo mi bruciò le vene e mi dilaniò la mente. Per alcuni giorni ero in uno stato di incoscienza, continuavo ad avere delle allucinazioni…-sussurrò prendendo un respiro profondo, per poi continuare senza dare modo a Sam di dire qualcosa.- Qualche volta tornavo cosciente e sentivo i miei genitori chiamarmi... Ma poi la voce di mio padre sparì e c’era solo mia madre a pronunciare il mio nome. –Deglutì appena, aumentando la stretta delle dita.- Quando l’Enclave di Shangai notò che non c’erano più notizie dall’istituto, fece irruzione per salvarci, ma era troppo tardi. I miei genitori erano entrambi morti ed io gridavo in preda al delirio. Mi condussero dai Fratelli Silenti, -sono coloro che possiedono le arti mediche nei cacciatori- e tentarono di curare il mio corpo come meglio potevano, ma da una cosa non riuscirono a curarmi. – Ci fu un attimo di silenzio e Sam sentì il cuore stringersi. –Ero diventato dipendente dalla sostanza che il demone mi aveva iniettato nelle vene. Provarono a farmi disintossicare, ma qualvolta andavo in astinenza il mio corpo cedeva, rendendo la sofferenza insopportabile. Dopo varie prove e continui esperimenti, capirono che non c’era molto da fare, ero dipendente da quella sostanza e non potevo viverne senza. Prendere la droga significava una fine lenta, ma non prenderla mi avrebbe portato a una morte quasi istantanea.- disse il ragazzo, sollevando lo sguardo verso di lei, per poi estrarre dalla tasca una scatolina. –Questa è droga.- Sam intravide all’interno uno strato di una sostanza di color argento. –Ne prendo un po’ ogni giorno. E’ per questo che ho quest’aspetto, è la droga a far defluire il colore dai miei occhi e dai mie capelli, rendendo chiara perfino la mia pelle.- chiuse la scatolina, riponendola nuovamente all’interno del taschino. –Se devo combattere ne prendo di più, prenderne di meno mi rende più debole.-
-Allora ieri sei stato male perché ne avevi presa poca?- chiese Sam in un sussurrò e il ragazzo annuì.
-Sì, Will conosce quel tipo di crisi, quindi sapeva cosa stesse accadendo, però poi ti sei avvicinata tu. Avevi lo sguardo completamente spento come se fossi stata una bambola di ceramica, mi hai toccato e poi hai posato le labbra sulle mie. Inizialmente ho pensato che fossi impazzita, ma successivamente è successo qualcosa che accade solo quando prendo la droga. Mi sono sentito forte e la tosse è andata via.- Sollevò una mano indicando la ciocca di capelli neri che risaltava tra gli altri. –Poi hai sollevato una mano e hai sfiorato i mie capelli, e questi al tuo tocco sono tornati al loro coloro originale.- concluse Jem infine.
Sam si guardò istintivamente le mani, lasciando vagare lo sguardo da quelle al viso del ragazzo. -Non so cosa sia successo, Jem.- sussurrò. –E’ come se questa cosa fosse dentro ma… -Fece una pausa prendendo un respiro profondo. – Non lo so Jem.- ripeté tristemente abbassando lo sguardo.
Lui le rivolse un sorriso, portando una mano su quella di lei. –Io sono qui solo per ringraziarti.-
Lei annuì lentamente e ricambiò il suo sorriso, per poi chinare velocemente lo sguardo. –Jem…-
-Sì?- rispose lui con gentilezza.
-Stai… - sussurrò come se quelle pesassero un macigno. -…morendo?- gli chiese infine con una voce spezzata, sollevando lo sguardo sul suo viso.
Lui annuì lentamente. –Va bene così, Sam, non esserne turbata.-
 
§
 
Dopo che Jem aveva lasciato la stanza, Sam aveva seppellito la testa sotto il cuscino, davanti al ragazzo non aveva lasciato che le emozioni prendessero il sopravvento ma ora che era completamente sola sentiva di potersi lasciare andare e delle copiose lacrime non tardarono a rigarle il viso. Soffocò alcuni singhiozzi contro il tessuto del cuscino, lasciando che tramite il pianto tutte le cose che aveva accumulato andassero via.
Pianse per i suoi genitori che l’avevano data via come niente, pianse per il suo cane, pianse per Jem e pianse per se stessa.
Gli occhi ormai erano completamente gonfi, il naso arrossato e il viso stanco. Non appena avvertì una mano accarezzarle la linea della schiena, s’irrigidì e scattò in piedi.
Il suo sguardo incrociò degli occhi neri e mossa dall’istinto si ritrasse a quel tocco, indietreggiando.
-Cosa ci fai qui?- disse con rabbia mentre con i palmi delle mani si asciugava le guance. –Devi seriamente smetterla di sbucare fuori in ogni momento. – continuò. –Io non ce la faccio più, Sebastian o qualunque sia il tuo nome.-
Il ragazzo la guardo e a Sam sembrò di notare nei suoi occhi della tristezza ma quella sfumatura li aveva abbandonati con la stessa velocità con cui era arrivata.
-Mi serve il tuo stregone.- rispose lui con noncuranza, stringendo le braccia al petto.
-Allora materializzati dal mio stregone e lasciami in pace.- disse lei velenosa.
- Cosa è successo?- Sebastian le si avvicinò, senza però sedersi.
-Non ti riguarda.- Mormorò lei voltando il viso, sperando che il flusso delle lacrime diminuisse.
Lui si chinò leggermente sulle ginocchia e allungò una mano verso il viso di Sam, catturando con la punta dell’indice una delle sue lacrime.- Non devi piangere.- le disse portandosi il dito alle labbra, assaporando così il sapore salato. –Non ti si addice.-
-Se magari non violassi di continuo la mia privacy, eviteresti di assistere a scene così pietose. – rispose lei, seguendo con lo sguardo i movimenti di Sebastian.
-Puoi anche toglierla la maschera, siamo solo io e te, nessuno ti giudica se non mi tratti come meriterei.-
La ragazza restò in silenzio ma ogni suo muscolo era rigido e il suo cuore batteva all’impazzata.
-Smettila, non puoi fare così ogni volta.- rispose a denti stretti.
Lui sollevò una mano, guardandola in maniera interrogativa, nascondendo un sorriso sulle labbra. –Così come, Samantha?-
Lei lo fulminò con lo sguardo, coprendosi poi il viso con entrambe le mani, esasperata.
Avvertì il materasso abbassarsi sotto il peso del corpo di Sebastian, probabilmente si era seduto sul letto, pensò Sam mentre scostava le dita dal viso. Il suo cuore quasi perse un battito quando si ritrovò il ragazzo difronte. I suoi occhi erano puntati in quelli di lei e, anche volendo, Sam non riusciva a distogliere lo sguardo come attratta da una calamita.
Sebastian sollevò le mani, stringendole a coppa contro le guance di lei. –Siamo come lo Yin e lo Yan, lo sai, vero?- Le chiese a voce bassa.- Non c'è acqua senza fuoco, non c'è notte senza giorno, non c'è sole senza luna, non c'è bene senza male. E il segno dello Yin e dello Yang è perfetto. Perché il bianco e il nero si abbracciano. E all'interno del nero c'è un punto di bianco e all'interno del bianco c'è un punto di nero.- Sussurrò.
Lei tenne lo sguardo sul suo viso, quando lui era vicino sentiva che quello che provava non era poi così sbagliato, che forse dedicarsi a una cosa come questa la rendeva coraggiosa. Il buio spaventava tutti, ma lei non aveva mai provato una reale paura nei confronti di quel ragazzo. Forse Sebastian aveva ragione.
Il ragazzo la osservava in silenzio, mentre se ne stava in ginocchio su materasso, davanti a lei, senza lasciare la presa sul suo viso. Sam si teneva una mano sul petto, come per controllare che il proprio battito del cuore non la tradisse. Ma poi lui si mosse.
I loro volti si avvicinarono fino a che le punte del naso non si toccarono, Sebastian però inclinò leggermente il volto, chinandosi, e avvicinando le sue labbra al collo delicato di lei, cominciando a baciarlo leggermente godendo del profumo della sua pelle.
Sam piegò indietro la testa, abbassando così le sue difese, permettendo al ragazzo di facilitare la sua operazione e lui non si lasciò scappare l'occasione di mordicchiarle il mento, adesso esposto così graziosamente ai suoi occhi.
La ragazza lasciò che un sorriso spontaneo le si formasse sul viso, quando sentì la mano di Sebastian ricadere dalla sua guancia, portandola dietro la schiena e usando quel punto per attirare Sam maggiormente a sé.
Fermò le labbra su un punto del suo collo, prendendo così a succhiare la sua pelle chiara, creando un leggero livido che risaltava su di essa. Un mugolio uscì involontariamente dalle labbra di lei mentre lui ripassava la macchia violacea con la punta della lingua.
Sebastian sfiorò la sua pelle con l’estremità del naso, per poi tirare la testa indietro. Erano l'uno di fronte all'altra, gli occhi di Sebastian cercarono quelli di Sam, e Sam a sua volta li portò in quelli di lui, lentamente alzò un braccio e con la mano tremante cominciò a farsi strada sul duro volto del cacciatore passando le dita sulla linea quadrata della mascella e poi lungo il collo muscoloso. Si sorrisero e Sebastian la guardò per un attimo, leggermente stupito dalla reazione della ragazza. Le sue labbra si dischiusero, mentre con le mani prese possesso dei fianchi di Sam, passando le dita lungo il tessuto della maglia.
I loro volti si avvicinarono fino a che le punte del naso non si toccarono nuovamente, per poi spostarsi lateralmente per agevolarsi il contatto. La tensione e la voglia fu coronato dal morbido e debole tocco delle loro labbra, che man mano si fece sempre più profondo. Cominciarono a sfiorarsi con le loro bocche, godendosi appieno quel momento di estasi nel silenzio della camera. Anche le loro lingue entrarono a far parte di quel contatto, senza freni, muovendosi con veemenza nelle cavità orali. Quel bacio, così passionale e desiderato, trascinò Sam fuori dai suoi schemi mentali, portandola a indietreggiare, così da poggiare la schiena contro il tessuto del cuscino, trascinandosi dietro Sebastian, che si lasciava condurre dai movimenti della ragazza, distendendosi sul suo corpo.
-Questo sì che è un risvolto interessante.- disse una voce, rompendo del tutto l’enfasi del momento e riportando Sam bruscamente alla realtà.
Tirò indietro Sebastian dal proprio corpo, sollevando lo sguardo con il quale intercettò quello di Magnus che aveva le braccia strette al petto e un sorriso divertito sulle labbra, ma i suoi occhi sembravano di fuoco.  






NOTE D’AUTRICE 
Buonasera a tutti! Come state?
Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Sono curiosa di sapere i vostri pareri che come ben sapete per me sono davvero molto importanti! Mi piace da morire leggere le vostre recensioni e vedervi coinvolte nella storia almeno quanto me :)
Bene bene, volevo dire che questa storia è ambientata prima dell'arrivo di Tessa, quindi (SPOILER PER CHI NON HA LETTO L'ANGELO) Will è ancora sotto la maledizione e Jem dipendente dalla droga!
Beh, detto questo un bacioni grande e niente grazie mille a tutti <3
 
Come sempre, se notate errori, ditemelo :)






Credits
: Per la barra prima delle note a : yingsu
   
 
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