Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: mychemicalromance96    06/02/2014    0 recensioni
Quando l'amore non è corrisposto si soffre, ma al contempo si ama sempre di più quella persona inseguendola continuamente con il cuore e con la mente.
Sarà Giulia a vivere questa situazione con tutta se stessa, venendo rifiutata continuamente dal ragazzo che ama.
Ma nonostante questo, continuerà a non arrendersi e a vivere con lui nei sogni, fantasticando con i poropri sentimenti..
Ma quando verrà a conoscenza di chi è veramente Stefano, colui che ama follemente, i suoi sogni si trasformeranno nella più cruente realtà...
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Stesa sul letto, osservavo pensierosa il soffitto di camera mia. Era da tempo ormai che pensavo continuamente alla mia vita, a cosa avrei fatto un giorno, ma in particolare con chi avrei fatto famiglia. Sebbene avevo solo 18 anni, quei pensieri mi tormentavano da un bel po. Avevo una terribile paura del mio futuro, non riuscivo ad immaginare cosa avrei fatto della mia vita, e nonostante avevo alcuni sogni, alcuni progetti pensavo sempre che non sarei ma in riuscita a portarli a termine dato il mio vizio di cambiare continuamente idea. Non ero mai stata molto sicura delle mie scelte e spesso finiva sempre che mi pentivo per la scelta che avevo fatto e che magari avrei dovuto fare diversamente. Solo la scuola e la scherma erano le mie più ferree decisioni, le mie sicurezze, ma sopratutto passioni. In particolare la scherma... Già, il mio sport preferito. Praticavo quello sport da quando avevo 10 anni. Attraverso la spada riuscivo a sfogarmi, a tirare dentro me tutta la rabbia e l'odio che provavo sopratutto verso me stessa verso tutti gli errori e gli sbagli che avevo fatto, ma sopratutto verso il mondo nel quale vivevo. Un mondo pieno di atrocità, di cattiverie, e in continuo dolore. Mi alzai lentamente e rivolgendo lo sguardo verso la mia amata spada poggiata con cura sulla cassapanca di legno affianco alla scrivania, sorrisi. Quando la impugnavo, iniziavo a sentirmi meglio, una strana energia, potenza mi penetrava nel corpo dandomi la carica giusta per iniziare a duellare contro il mio nemico. Già il mio nemico, il mondo stesso, ecco chi era il mio vero nemico. Avevo partecipato a molte gare in quegli anni e avevo sempre fatto per lo più il primo posto, poche volte il secondo e mai nessun terzo posto. A tutti piaceva come tiravo di scherma, e spesso mi chiedevano quali erano le tecniche che usavo, ma spiegavo loro che non usavo nessuna tecnica ma solo attenzione, tanta attenzione verso il proprio nemico nascosto proprio come me dietro quella maschera nera. Non avrei mai cambiato idea su quello sport e mai l'avrei fatto. Riusciva a completarmi, a riempire quel vuoto dentro me che neppure i miei amici riuscivano a colmare qualche volta. Solo in quel momento mi accorsi di aver lasciato la finestra di camera aperta. Mi alzai andando subito a chiuderla. Era notte e fuori oltre a tirare un gelido vento di fine inverno, pioveva. Abitavo con i miei genitori e mio fratello maggiore Luca, un anno più grande di me, in una zona un po più distante dal centro di Firenze, molto tranquilla dalla frenetica vita quotidiana. Non amavamo la vita troppo frenetica, sopratutto rumorosa. Avevamo sempre amato la più completa tranquillità, tranne un po mio fratello, il quale amava divertirsi la sera con i suoi amici in quale locale nel centro. Anche io lo facevo con i miei amici, ma evitavamo locali chiassosi. Osservai con attenzione la pioggia che cadeva violentemente dal cielo, picchiando con insistenza sulle case, sulla strada e persino contro le finestre. Sembrava anche lei arrabbiata proprio come me. Restai a lungo affacciata alla finestra senza dare importanza al fatto che mi stavo bagnando, e che il freddo penetrava nelle ossa come piccoli aghi pungenti. Volevo ascoltare il suo lamento, le sue grida, ciò che stava dicendo all'intera umanità, ma senza essere ascoltata, tranne da me. Mentre ero persa di nuovo nei miei pensieri, in lontananza nel buio della notte mi parve scorgere su una stradina che conduceva alla cappella di Santa Maria del Fiore, una figura molto strana. Sembrava confondersi con il nero del cielo notturno. Era molto lontana da me, e per questo non riusci' a definire chi fosse. Ma piano piano, nel gelido freddo di quella notte, mi accorsi che si muoveva verso me quasi zoppianco. Quando entrò meglio nel mio campo visivo, mi resi conto che si trattava di un ragazzo, ma la cosa che mi stupì fortemente fu nel vedere sulla sua schiena due grosse ali bianche quasi a voler spezzare tutto quel terribile nero notturno. Il ragazzo avanzava sempre di più verso me, e sia la paura che la curiosità si impossessarono maggiormente del mio corpo, quando quell'essere misterioso si fermò proprio sotto il mio palazzo. Sebbene vi erano 3 piani a separarci, avevo una terribile paura che quell'essere sarebbe arrivato fin da me e magari mi avrebbe uccisa. Chi era? E come era possibile che avesse due paia d'ali sulla schiena? Quando il ragazzo completamente fradicio alzò lo sguardo su di me, il terrore aumentò di più nel vedere sul suo viso bagnato due grosse lacrime rosse. Sembrava essere sangue. Aveva uno sguardo stanco come se fosse arrivato da molto lontano. Improvvisamente emanò un grido profondo, agghiacciante, quasi squarciandosi nel gelido freddo di quella notte di terrore. Gridai anche io, e per lo spavento, per la paura chiusi immediatamente la finestra, e feci lo stesso anche con le altre finestre della casa. Per fortuna non era molto grande, e dopo aver messo il lucchetto anche dietro la porta d'ingresso nel salone, cercai di riprendere fiato. La casa si suddivideva in due piani, e al piano di sopra vi erano la camera dei miei, mia e di mio fratello. La mia e quella di Luca erano vicine, quella dei miei genitori più in fondo al corridoio. Improvvisamente mentre cercavo di riprendermi dallo spavento sentì qualcosa muoversi in fondo al salone. Alzando lo sguardo vidi un ombra avvicinarsi con cautela verso di me. Gridai nuovamente ancora più spaventata. ''Giulia!" Gridò quest'ombra. Accesi di scatto la luce del lampadario da parete e mi accorsi che era mio fratello. Anche lui era spaventato quanto me. ''Giulia, cosa è successo? Perché hai gridato come una matta in camera tua?" Chiese preoccupato. ''Ho visto-ho vist..'' Non riuscivo a parlare tanto che ero spaventata. Subito mi afferrò per le spalle e stringendomi a se cercò di tranquillizzarmi. Mi voleva molto bene, e quando vedeva che ero spaventata o mi era successo qualcosa mi stringeva sempre a se per farmi stare subito meglio. ''Cosa hai visto?" Chiese con voce dolce. ''Un ragazzo sotto la pioggia, zoppicava verso casa nostra, verso di me, mi aveva vista. Aveva due grosse ali bianche sulla schiena e quando mi aveva notata, aveva alzato lo sguardo su di me. Due grosse lacrime rosse gli erano fuoriuscite dagli occhi.'' Dissi senza nemmeno capire io cosa diavolo avevo detto. Luca mi guardò perplesso. ''Giuly sicura di stare bene? Forse hai la febbre!'' Così dicendo controllò se scottavo. Quel gesto mi diede molto fastidio, tanto che mi allontanai. ''Ti giuro che ho visto quell'essere, Luca, era davvero terrificante. Che motivo avevo di iniziare a gridare e correre come una dannata per la casa serrando tutte le finestre?" gli feci notare seria. ''Sicura che non hai fatto un brutto sogno? A volte i sogni che facciamo sembrano così reali da spaventarci." Iniziò a dire. ''Non stavo sognando giuro..'' la rabbia iniziò a montare in me. ''Dai ora vai a riposare sei solo stanca, lo studio in questo periodo ti sta uccidendo molto...'' A quelle sue parole deicisi di fare come mi aveva detto. Ritornando in camera diedi un ultima occhiata alla finestra ormai serrata. Fuori la pioggia continuava a picchiare con violenza contro tutto ciò che incontrava alla fine della sua caduta. Una volta sotto il piumone sperai davvero che tutto ciò era stato solo un incubo e niente più.
  
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