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Autore: bemyronald    07/02/2014    2 recensioni
Ma cosa diamine mi prende? Perché continuo a guardarla così direttamente negli occhi?
E perché lei risponde guardandomi in quel modo così... così unico?
E poi le nostre mani si sono semplicemente sfiorate, ma perché mi fa questo effetto?
~
I loro occhi si incontrarono e lei si perse completamente nell'immensità di quell'azzurro naturale. Erano così limpidi, così puri, così sinceri e soprattutto erano lo specchio dell'anima. C'era bontà, stupore, spensieratezza, dolcezza, insicurezza. In quegli occhi spesso ci aveva trovato il mondo, quegli occhi erano un po' la sua casa perché per qualche oscura ragione (anzi, la ragione non c'entrava un fico secco!) quasi le toglievano il fiato ed erano capaci di cancellare, anche solo per un breve istante, tutto ciò che di brutto c'era. Ed in quel momento capì. Capì molto più di quel che Ron lasciasse trapelare, guardandolo era come se gli leggesse dentro, erano così veri che non riuscivano a mentire neanche volendo. Riflettevano la sua anima, il suo essere ed era quasi certa di non essersi sbagliata. C'era qualcosa che lui ostentava a nasconderle. L'aveva capito. Lei capiva sempre.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Ron ha mai tentato o anche solo pensato di invitare Hermione al Ballo del Ceppo? E se avesse trovato il coraggio ma qualcuno l'avrebbe intralciato? Costui potrebbe anche diventare il suo più acerrimo nemico! Buona lettura!

«Allora... ehm... da dove si comincia?» Harry e Ron erano seduti al tavolo Grifondoro, intenti a fare colazione.
«Non ne ho idea, che ne dici di "Ciao, ti va di venire al ballo con me?"» rispose Ron.
«Ottima domanda, non ci sarei mai arrivato da solo, sai? Grazie, Ron» fece Harry sarcastico.
«Figurati, uno che amico è se no» ribattè addentando una salsiccia. Intanto Hermione si avvicinava al loro posto e portava con sé uno scatolo che aveva l'aria di non essere molto pesante.
«Cos'è?» chiese Harry curioso mentre la ragazza si accomodava vicino a lui.
«Altre spille per il C.R.E.P.A.» rispose soddisfatta.
«Ma Heffione, ancofa?»
«Sì, ancora. Si dal il caso, Ron, che non intendo fermarmi e, tra l'altro, gli elfi domestici non sono in grado di...» si fermò vedendo di fronte a sé una ragazza ricciuta del terzo anno che fissava Harry. Hermione gli diede un colpetto per attirare la sua attenzione, Harry guardò la ragazza che tutto d'un fiato gli chiese se volesse venire al ballo con lei. Senza pensarci sù, gli rispose «no» e lei andò via offesa.
«Be', amico, era piuttosto carina» disse Ron sincero quando ebbe smesso di ridere.
«Era molto più alta di me, che figura ci avrei fatto?» ribattè Harry ancora sgomento.
Intanto il "fanclub" di Viktor Krum era a pochi passi da loro e lo sentivano bisbigliare e ridacchiare, Hermione si voltò verso le ragazze e borbottò stizzita qualcosa del tipo: «Lo adorano solo perché è famoso», Ron la sentì.
«Be', lui è Viktor Krum, è normale che...»
«No, Ron, non lo è. E poi sono davvero fastidiose dato che insistono col restare in biblioteca solo per mettersi a fissarlo, continuano a tornare nonostante Madama Pince le abbia buttate fuori un po' di volte»
«E come mai passa tutto quel tempo in biblioteca?» chiese Ron perplesso mentre guardava dalla parte di Krum, seduto al tavolo dei Serpeverde. Hermione arrossì leggermente e abbassò subito lo sguardo.
«Io... non lo so, immagino per... per fare ricerche o... be', non importa. Direi che è il momento di andare, abbiamo Trasfigurazione la prima ora» borbottò mentre si alzava dal suo posto senza sollevare il volto e si avviò lasciando una distanza di qualche metro tra i due. Hermione aveva capito perchè Krum passava tutto quel tempo in biblioteca. In effetti aveva notato, grazie al suo affiatatissimo e irritante "fanclub", che dal lunedì, da quando si era ormai diffusa la notizia del Ballo del Ceppo, era tra gli ultimi studenti a lasciare la biblioteca. Quel lunedì sera, si era avvicinato al tavolo che lei occupava e con molta gentilezza le aveva chiesto un'informazione su un testo che non riusciva a tradurre. Hermione gli aveva spiegato alcune differenze tra le parole e lui dopo averla ringraziata si era presentato ed era tornato al suo posto. La sera successiva, dopo aver lasciato l'infermeria, Hermione si era recata in biblioteca per consegnare dei testi e non potè non notare il suo fanclub stabilitosi, ancora una volta, fuori, e infatti Viktor Krum era lì. Hermione consegnò i libri, ci fu un veloce scambio di sorrisi tra lei e Krum, e fuggì via più veloce che mai. Il mercoledì, Krum era di nuovo in biblioteca, ma questa volta le si avvicinò prima che lei prendesse posto, gli chiese la mano dicendole: «Io sarei daffero onorato di afere te come dama al ballo. Ma se tu già occupata o non folere io capirò». Hermione fu presa alla sprovvista e cominciò a balbettare, se fosse diventata più rossa di così non ricordava, si sentiva lusingata per quell'invito, lo guardò per qualche secondo stupita.
«Io... g-grazie... io, veramente... Sì, va-va bene, sì... sarà un onore anche per me». Krum le baciò la mano con gentilezza e andò via senza più sostare in biblioteca nei giorni successivi. Aveva accettato quell'invito perchè Viktor Krum le era sembrato così garbato, un vero gentiluomo e non potè nascondere che le faceva piacere ricevere quel genere di attenzioni. A quel pensiero arrossì ancor di più e si chiese come un giocatore di Quidditch di fama internazionale potesse aver notato una come lei. Lei che se ne stava sempre per i fatti suoi, con la testa china sui libri dato che lo studio era una delle sue più grandi passioni alla quale dava un'assoluta priorità, inoltre non aveva mai pensato a qualcuno in particolare con cui andare... o forse sì, ma le sembrava così ridicolo e improbabile che frequentemente si era trovata a scacciare quel pensiero dalla testa.
Ma quel pensiero, prepotentemente, andava sempre più spesso a Ron, senza nemmeno che se ne rendersse conto.
Già, Ron. Aveva ben impresso nella mente ciò che aveva letto nei suoi occhi quella mattina in infermeria, era così sicura di non essersi sbagliata! Ma poi le sicurezze erano crollate, Ron si comportava come sempre, semplicemente come si comporta un amico, e nessuno dei due aveva più proferito parola su quell'abbraccio. E l'accaduto di qualche sera prima? Perché nel momento in cui le loro mani si erano semplicemente sfiorate lui era rimasto a fissarla in quel modo? Era un modo strano, non l'aveva mai guardata così, forse solo quel pomeriggio in infermeria, e lei quello sguardo lo ricordava fin troppo bene.

E allora, perché non si è ancora fatto avanti?
Avrei accettato ben volentieri un suo invito, lo ammetto.
Ma forse mi sto sbagliando di grosso, è solo ciò che io percepisco ma non ha niente a che fare con ciò che invece sente lui.
Vorrei solo avere delle conferme, questi segnali, se così si possono chiamare, non fanno altro che confondermi... Quegli occhi non fanno altro che confondermi...


«Hermione, tutto bene?» erano ormai in aula di Trasfigurazione e Ron le porse la domanda guardandola accigliato.
«Eh?... Ah, sì, bene» gli sorrise e il ragazzo ricambiò.
La lezione passò lentamente, Hermione alternava momenti di concentrazione e momenti in cui continuava a porsi le stesse domande che la tormentavano da un po' alla quale cercava spasmodicamente una risposta. Ma come comportarsi? Lei voleva sapere, aveva bisogno di sapere.

Terminata la giornata di lezioni, i tre si separarono. Hermione annunciò che sarebbe andata a concludere delle ricerche in biblioteca cercando di convincere anche Ron in modo che non restasse indietro con i compiti ma il ragazzo disse che avrebbe aspettato Harry che, intanto, era sparito dopo il test di antidoti di Piton.
Ron era in Sala Comune, seduto sulla solita poltrona davanti al fuoco mentre ascoltava divertito le battute di Fred e George e i modi che i due usavano per persuadere studenti dei primi tre anni a provare i loro prodotti.
Decise che quella sera avrebbe agito. Forse Harry aveva ragione, non c'era niente di male nell'andare al ballo con la propria migliore amica, lui avrebbe specificato che erano amici e che si sarebbero divertiti, proprio come quando andavano ad Hogsmeade. Ancora ricordava l'anno prima, quando Harry aveva perso un paio di visite al villaggio, e loro erano stati da soli per tanto tempo e tra battute esilaranti, chiacchiere, burrobirre e scorpacciate di dolci di Mielandia, Ron custodiva quei momenti gelosamente e, ricordandoli, un sorriso gli spuntò sul volto.
Era sempre così con Hermione. Lo faceva sorridere anche per le cose più semplici, anche se semplicemente la ricordava. Il solo pensare a tutto il bene che gli infondeva, gli diede quel pizzico di coraggio in più che gli serviva per una proposta che, al solo pensiero, gli faceva attorcigliare lo stomaco. Ma decise che non si sarebbe perso d'animo, che sarebbe andato fino in fondo e se lei gli avesse detto di "no" allora... be', poi ci avrebbe pensato. E se gli avesse detto di "si"? Sarebbe stato tutto diverso. Sarebbe stata una piacevole serata, avrebbero riso e scherzato come sempre e forse lei lo avrebbe anche rimproverato, perché sicuro le avrebbe pestato i piedi tante di quelle volte! Ma non importava, il problema del ballo era un grosso problema, certo, ma mai come quello di invitare una ragazza. Mai come quello di invitare Hermione.
Si alzò di scatto e deciso si diresse verso l'uscita della Sala Comune: in biblioteca, è lì che sarebbe andato.
Intanto, la sua mente lavorava frenetica. Cosa avrebbe dovuto dirle?
Accidenti, non sono proprio un asso negli approcci diretti, si trovò a pensare. Rallentò appena il passo. Stava già esitando? Ma non era nemmeno a metà strada!
No, forza, andrà tutto bene, mi uscirà spontaneo ciò che vorrò dirle.
Avanzò il passo, torturandosi le mani, avrebbe fatto meglio concentrarsi su pensieri positivi. Sarebbero stati insieme, e forse sarebbe stato così bene e così di buonumore che avrebbe potuto persino trovare il coraggio di dirle qualcosa in più, quel qualcosa che teneva nascosto. Tutto poteva essere...
«Ron!» si sentì chiamare, si voltò e vide Ginny venirgli incontro.
«Ron, hai visto Hermione?» 
«Ehm... dovrebbe essere in biblioteca, perché?» Ron vide Ginny voltarsi verso un gruppetto vicino a loro e notò che Fleur Delacour era intenta a parlare con Cedric Diggory.
«Che ti importa? Devo chiederle una cosa importante» ma Ron non sentì la sorella che lo informava di una lettera della mamma arrivata quella mattina.
Fissava Fleur Delacour come se fosse la cosa più bella che i suoi occhi avessero mai visto. Non era l'ottava meraviglia, forse? La ragazza scuoteva i capelli argentei e sorrideva a Cedric. Aveva un sorriso bello e seducente e Ron ne fu estasiato. Si sentì come svuotato e del tutto vulnerabile e allo stesso tempo forte e più coraggioso che mai. Il suo olfatto fu accarezzato da un delicato profumo di rose che gli fece perdere completamente il controllo. Si avvicinò un po' di più a Fleur e le disse, anzi, più che altro glielo urlò: 
«Fleur Delacour, verresti al ballo come?» la ragazza distolse lo sguardo da Cedric e smise di toccarsi i capelli. Qualcuno lì attorno comiciò a ridacchiare mentre Fleur fissava sbalordita Ron che intanto aveva il viso di un rosso così vivo da fare a cazzotti con i suoi capelli. Il ragazzo tornò in sé.
Non si sentiva né vuoto, né forte come prima e non sentiva più nemmeno quel bellissimo profumo inebriante. Provava solo un'immensa vergogna e avrebbe dato qualsiasi cosa pur di trovarsi in qualsiasi altro posto, persino nei sotterranei con Piton. Si girò di scatto verso Ginny che aveva portato le mani alla bocca, stupefatta, e senza guardare nessun altro, girò i tacchi dirigendosi in Sala Comune, con sua sorella alle calcagna.

Vorrei sapere cosa accidenti mi è preso! Cos'era quell'odore e quel vuoto mischiato a quell'incontrollabile forza? Sono per caso impazzito?

La sua mente non riusciva a pensare ad altro, camminava veloce, quasi correva e non guardava nemmeno dove stava andando, a stento riusciva a sentire Ginny che gli correva dietro intimandogli di fermarsi. Voleva scomparire.
«Ron, ti vuoi fermare un secondo?» avevano ormai attraversato il quadro della Signora Grassa quando Ginny lo fermò tirandolo per il braccio prima che il fratello si dirigesse verso il dormitorio dei maschi.
«Ma cosa ti è preso?» Ron si voltò e Ginny vide che era pallido da far paura. Aveva una sorta di cieco terrore stampato in volto. 
«Dai, siediti un attimo» aggiunse in tono consolatorio.
«Non so cosa mi è preso! Ma perché l'ho fatto?» farfugliò Ron portandosi le mani al volto.
«Andiamo, Ron, non importa» Ginny cominciò a dargli delle pacche comprensive sulla spalla mentre Ron continuava a ripetere in modo incomprensibile frasi del tipo "sono un idiota", "perché l'ho fatto", "che accidenti mi è preso". Continuarono così per una buona manciata di minuti, fino a quando non apparve Harry che li raggiunse subito, perplesso.
«Cos'è successo?» Ron sentì la voce dell'amico e tolse le mani dal proprio volto. 
«Perché l'ho fatto, perchè?» Harry guardò Ginny sperando di ricevere qualche informazione in più.
«Lui... ehm... Ron ha appena invitato Fleur Delacour» era chiaro che Ginny si tratteneva dal rideve mentre continuava a picchiettare sul braccio del fratello.
«Ron ha... cosa?» esclamò Harry.
Ron alzò di nuovo il volto.
«Non so cosa mi è preso» ripetè per l'ennesima volta, senza fiato. «Merlino, che mi è preso? C'era un sacco di gente intorno... tutti lì che guardavano! Le sono passato davanti... lei parlava con Cedric... E sono impazzito! Mi sono sentito strano, è stato più forte di me... gliel'ho chiesto! Anzi, in realtà le ho urlato... Lei mi ha guardato come se fossi uno schiopodo sparacoda o roba del genere. Poi... non so... sono tornato in me... e sono scappato via! Che altro avrei potuto fare?»
«Avevi ragione» rispose Harry «È in parte Veela, sua nonna lo era. Scommetto che sei passato di lì mentre faceva un incantesimo per Diggory e ti sei trovato in mezzo» spiegò. «Comunque perdeva il suo tempo, lui va al ballo con Cho Chang» Ron lo fissò.
«L'ho appena invitata e me l'ha detto» concluse Harry in modo inespressivo.
«Ma è pazzesco! Siamo i soli a non avere nessuno... be', a parte Neville» ridacchiò Ron che intanto cominciava a riprendere il suo colore. «Indovina? Ha invitato Hermione!»
«Cosa?» chiese Harry stupefatto.
«Già, è vero! Me l'ha detto dopo Pozioni, l'ha fatto perché lei è sempre così gentile con lui, ma Hermione ha rifiutato dicendogli che ci va già con un altro» Ron guardava da Harry a Ginny ridendo. «Ma và, solo che non voleva andarci con Neville, no? Voglio dire, chi è che l'avrebbe già invitata?»
«Sta' zitto Ron, non ridere!» intervenne Ginny seccata. «Cosa ne sai?»
In quel momento li raggiunse Hermione che si accomodò vicino a Ron.
«Perché voi due non siete venuti a cena?» chiese mentre ordinava dei libri che aveva tra le mani. Ron e Harry continuavano a guardarsi e ridacchiare.
«Perché... oh, smettetela di ridere, voi due... perché tutti e due sono appena stati bidonati dalle ragazze che avevano invitato al ballo!» rispose Ginny con aria soddisfatta come se avesse rivendicato l'amica.
Ron e Harry si zittirono all'istante.
«Grazie tante, Ginny» ribattè Ron aspro.
«Tutte quelle carine erano già occupate, Ron?» disse Hermione altezzosa. «Be', sono sicura che troverai qualcuna che ti dirà di sì» e tornò ai suoi libri. Ron si rabbuiò.
Per qualche minuto nessuno parlò. Ron tornò a pensare a ciò che era accaduto un po' prima. Non aveva mai provato tanta vergogna in vita sua e, tra l'altro, aveva perso l'occasione di invitare Hermione, per una volta che aveva trovato un briciolo di coraggio in più! Avrebbe potuto riprovarci, ma quando? Il ballo era ormai vicino e... Hermione era lì, vicino a lui... perchè non ritentare proprio in quel momento?

"Sono sicura che troverai qualcuna che ti dirà di sì"
Be', ma non m'importa, dimmi tu di sì, no? 
Forse quella era l'occasione giusta.
Sì, ok, ma cosa dirle? Oh, ci risiamo. Andiamo, sei un Grifondoro, puoi farcela.
Ora o mai più.


«Hermione...»
«Mmh?»
«Ehm... Neville ha ragione... tu sei una ragazza...»
«Però, sei un fulmine» ribattè lei acida.
No, non va bene così, Ronald, approccio sbagliato! Che ti prende? Ripara!
«Ehm... be'... puoi venire con... con uno di noi due!»
«No, non posso» replicò Hermione, sempre con lo sguardo fisso sul suo libro.
Dai, hai recupetrato, stai andando ben... cosa???
«Oh, andiamo, Hermione» disse lui impaziente mentre continuava a torturarsi le mani. «Abbiamo bisogno di una compagna, faremo la figuara degli stupidi se non troviamo nessuno» tentò ancora Ron.

Dì di sì, ti prego.
Dì di sì a me, ti prego...


«Non posso venirci con te» Hermione si voltò verso di lui per un attimo, Ron notò che era diventata rossa, prima di tornare al libro e aggiunse borbottando. «perché ci vado con un altro»
«No, non è vero!» disse Ron. «Non ci credo, l'hai detto solo per liberarti di Neville!»
Hermione si voltò e lo guardò, era furiosa.
«Oh, davvero? Solo perché tu ci hai messo tre anni per accorgertene, Ron, non vuol dire che nessun altro ha capito che sono una ragazza!»
Ron la fissò stupefatto.
No, non è possibile, non può essere vero. Non sei stato di certo un asso, probabilmente hai sbagliato del tutto l'approccio, va bene, ma "un altro" chi?
Ron si ricompose, Hermione ancora lo guardava ed era arrossita violentemente.
Non perderti d'animo, perché non può essere stato qualcun altro...
«Ok, ok, lo sappiamo che sei una ragazza» aggiunse subito sorridendo. «Va bene? Adesso ci vieni?»

Dì di sì, ti prego.
Dì di sì a me, ti prego...


«Ron, te l'ho già detto, ci vado con un altro!» ribattè arrabbiata, prese i libri e si precipitò verso la scala del dormitorio femminile.
Ron la guardò allontanarsi, sbalordito.
«Sta mentendo» disse tranquillamente, cercando di convincere sé stesso, più che altro.
«Non è vero» disse Ginny piano.
«E allora chi è?» chiese Ron in tono brusco.
«Sono affari suoi»
«Giusto» ribattè Ron sconcertato, mettendosi le mani nei capelli. «Ma questa faccenda sta diventando assurda! Ginny, tu puoi andare con Harry, e io...»
Io, cosa? No, è assurdo!
«Non posso» ribattè Ginny diventando scarlatta. «Neville mi ha invitato dopo che Hermione gli ha detto di no e, be', gli ho detto di sì, altrimeni non potrei venirci, non sono del quarto anno. Credo che andrò a cena...» disse allontanandosi e uscì a testa china dal buco del ritratto.
Ron fissò Harry con gli occhi sbarrati, decisamente sconvolto.
«Che cosa gli è preso, a tutti quanti?» 
Harry gli fece un cenno e si diresse in fondo la Sala Comune verso Calì e Lavanda. Ron comprese le intenzioni dell'amico e decise di aspettarlo nel dormitorio, così si avviò sù per la scala.

"Non posso venirci con te, perchè ci vado con un altro". 
Quella frase gli batteva prepotentemente in testa peggio di un martello pneumatico.
"Non posso venirci con te"

faceva proprio male, sì... e chi era "l'altro"? Chi l'aveva preceduto? Chi gli aveva bruscamente spezzato quel fragile e sottile filo di coraggio che aveva faticosamente recuperato? Era stato un idiota, avrebbe dovuto subito invitarla, non avrebbe dovuto esitare nemmeno per un secondo e invece aveva dato l'agio a qualcun'altro di portargliela via. Decise che "l'altro" sarebbe stato uno dei suoi più acerrimi nemici.

E tu sei uno stupido, Ronald Weasley, tu e il tuo imbarazzo.
Cosa credevi di fare? Perché porsi in quel modo? Si sarà sentita come la tua ruota di scorta e lei non lo è. Tu lo sai benissimo. Non avresti dovuto parlarle così. Lei è la tua amica. Lei è Hermione e questo dovrebbe bastarti.


Si colpì la fronte con la mano mentre questi pensieri continuavano a rimbombargli in testa e affondò la testa nel cuscino.





Hermione aveva la testa poggiata sul cuscino. Le esplodeva.
Si sentiva arrabbiata, frustrata e più confusa che mai.
Perché Ron si comportava così? Perchè la guardava in quel modo speciale e poi le schiaffava in faccia il fatto di essere "la ruota di scorta"?
"Abbiamo bisogno di una compagna"
Cercatela, non puoi venire da me solo perchè qualcuna ti ha dato buca o perchè non sai con chi altro andarci.

Perché faceva così? Perché le aveva parlato in quel modo?
Lei sapeva che lui era estremamente impacciato, aveva visto sottecchi le sue mani contorcersi e quando l'aveva guardato aveva notato il suo rossore e percepito il disagio. Ma ciò non toglieva il fatto che lei non era stata la sua prima scelta. Aveva aspettato e sperato con tutta sé stessa in una semplice proposta. L'aveva sperato davvero tanto. Ma lui l'aveva messa da parte per un attimo. Non si era accorto di nulla. Né di quel pomeriggio, né di quella sera. Aveva rovinato tutto.
Sei uno stupido, Ronald Weasley.
Si trovò a pensare, mentre con la mano scacciava via una lacrima che aveva ormai raggiunto la guancia.




Eccoci qua!
Ci ho messo un po' con questo capitolo ma ce l'ho fatta! Devo dire che sono abbastanza soddisfatta del risultato e spero soddisfi anche voi! :)
Ho deciso di attenermi al libro soprattutto nella parte in cui Ron cerca di invitare Hermione, non avrei mai potuto modificare quella parte, tranne per qualche battuta diversa e, ovviamente, ho voluto comunque dar voce ai pensieri di Ron. Ecco, io credo che lui abbia pensato di invitare Hermione e ci abbia pure provato ma... che disastro! Krum che lo anticipa di gran lunga e lui, be', il solito pasticcione. Inoltre Hermione non sa proprio darsi una spiegazione di questo suo comportamento e crede che lui non ricambi i suoi sentimenti. Nel suo modo di porsi, ha percepito una una sorta di "sostituzione"... se solo sapesse che andava da lei prima della "sventura" con Fleur Delacour! Nella parte in cui "invita" Fleur, ovviamente ho inventato gli effetti lasciati da un incantesimo Veela, non so quali siano ;) 
Vorrei ringraziare i miei primi due preziosi recensori: rosyweasley93 e Berta___D.
Grazie davvero ragazze, spero continuiate a seguire la storia e che vi incuriosisca sempre di più! Alla prossima :)
   
 
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