Il loft dello stregone era ridotto in miseria. Mai era stato così disordinato e sporco. Bicchieri di caffè mezzi bevuti erano accatastati ad un lato della stanza. I vestiti erano ammucchiati ovunque e le briciole ricoprivano il pavimento. L'aria puzzava di cera bruciata.
Jace si era stabilito lì da un giorno. Dormicchiava sul divano quando non riusciva più a stare sveglio. A Magnus non dava fastidio, anzi, avere accanto qualcuno che amasse Perla come lui gli dava sollievo. Il ragazzo si mise seduto sul pavimento appoggiandosi al muro con la schiena. Guardava fisso davanti a lui. Era pallido e ormai aveva il corpo ricoperto di rune. Il silenzio era spezzato solo dagli incantesimi di Magnus. Lo stregone era stremato. Aveva la barba lunga, gli occhi infossati nelle occhiaie e i capelli baruffi. Indossava dei pantaloni del pigiama a fiocchetti rossi e una maglietta slavata...
All'improvviso un urlo. Magnus batté forte le mani sul tavolo:” è viva! Eccola, è in Messico.” Il mappamondo si illuminò, un puntino rosso evidenziava il Messico. Jace scattò in piedi e in un secondo fu accanto a lui, il cuore gli batteva forte nel petto:”come facciamo a raggiungerla? Potrei usare il portale.” Magnus scosse la testa:”è impossibile.” Jace lo guardò negli occhi:”ma devo trovarla!” Alec uscì velocemente dalla cucina avvicinandosi all'amico. Gli appoggiò una mano sulla spalla:”è viva Jace, Perla è viva.” Jace scosse la testa:”perchè non torna a casa?” Magnus strinse i denti:”il bracciale blocca i suoi poteri...” Il cacciatore alzò la voce:”allora cosa possiamo fare? Aspettare? Cosa?? Che la uccida?” Alec sfiorò il braccio dello stregone, lui si spostò immediatamente. Inspirò:”non possiamo fare nulla...” Jace strinse al runa di Perla.