Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: pandamito    08/02/2014    2 recensioni
[CROSSOVER: RISE OF THE GUARDIANS / FROZEN]
Si guardò attorno, ma non vide nessuno. « Tu… puoi vedermi? » domandò, per sicurezza, puntandosi un dito contro il petto. Era scosso e si sentiva vulnerabile.
La bambina inclinò la testa, un po’ confusa. « Sì » rispose sincera, « perché non dovrei? »

Elsa è sola, sua madre sta per partorire e lei ha paura di non essere una buona sorella.
Poi un giorno qualcosa cambiò, Elsa ricevette dei poteri da qualcuno che le cambiò la vita, nel vero senso della parola. Nel bene e nel male, perché né Elsa né Jack potevano sapere che cosa avrebbero comportato; per quest'ultimo significava solo avere finalmente qualcuno in grado di vederlo.
Ma forse non sarebbe stato così per sempre.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Elsa, Sorpresa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 * Can you see me? *
 
– C H A P T E R  T W O –
 
 
Il camino era acceso ed era l’unica luce che risplendeva nella sala decorosa, ma Elsa cercava in tutti i modi di stargli lontano, perché di freddo non ne pativa, anzi sembrasse essere quasi disgustata da quel calore. Poggiava contro la finestra, le braccia incrociate al petto e gli occhi azzurri puntati ad osservare il cortile innevato. Olaf era ancora lì sotto, c’era sempre stato da quando quel giorno era arrivato l’inverno ad Arendelle, così com’era arrivato quel ragazzo che aveva rallegrato le giornate solitarie di Elsa. Ma, seppur ancor piccola, la bionda capiva che tra poco sarebbe arrivata la primavera, la neve si sarebbe sciolta e le nuvole avrebbero dovuto dare spazio ai raggi del sole; e ciò non la rallegrava per niente.
Si staccò dal vetro, camminando nervosamente per la sala e chiedendosi perché le domestiche le avessero vietato di entrare nelle stanze dei suoi genitori. Ogni tanto vedeva suo padre più agitato di lei, andare su e giù per il castello, seguito da guardie e così tanto immerso nel lavoro che non l’aveva degnata se non di qualche sguardo. Sua madre, invece, sembrava come scomparsa: oramai erano ore, se non giorni, che era chiusa in camera sua e la servitù si era dimezzava, le domestiche era quasi tutte con lei. Le avevano detto che forse presto avrebbe avuto finalmente un fratello o una sorella, ma lei non era più così tanto convinta di volerlo.
Improvvisamente sentì qualcosa battere alla finestra e si voltò, stringendo gli occhi azzurri a due fessure e vedendo un candido coniglio bianco bussare sul vetro con la propria zampina. Elsa batté le palpebre, mettendo in ordine i pensieri, ma sapeva esattamente a chi apparteneva quell’animaletto fatto di neve.
Come a confermare qualcosa che sapeva esattamente essere una certezza, una testa all’ingiù fece capolino, colpendo piano la finestra col dorso della mano per incitare la bambina ad aprirgli. Con tutti i pensieri che aveva in mente quasi se n’era dimenticata; Elsa andò immediatamente ad aprirgli, facendo entrare nella sala il vento gelido che come al solito lo accompagnava ovunque, ma che stranamente sembrava non scalfirla.
« Ti sono mancato, principessa? » ammiccò Jack Frost, facendole l’occhiolino e parlando col suo solito tono da sbruffone.
Elsa si sforzò di fargli un sorriso gentile, voltandosi verso la porta per accertarsi che nessuno sarebbe entrato nella stanza. Ma sapeva che non sarebbe successo, non quel giorno.
Sentì delle mani sfiorarle una guancia e lei le accarezzò, guardando Jack dritto in quelli occhi azzurri ancor più chiari e glaciali dei suoi. Se solo Elsa avesse saputo patire il freddo, avrebbe detto che quelle dello spirito non erano mani, bensì due lastre di ghiaccio puro.
« Cosa c’è che non va? » le domandò, inginocchiandosi alla sua altezza.
La biondina si guardò la punta delle scarpe, incerta. « Mia madre… » iniziò, titubante, « penso sia per partorite. »
Jack si mise comodo a gambe incrociate, ma non toccava il pavimento, la pungente brezza invernale che era penetrata precedentemente ora lo stava sollevando da terra di qualche centimetro.
« E non sei contenta? » chiese, pensando a tutte le volte che Elsa gli aveva ripetuto che non voleva essere più sola. « Finalmente avrai qualcuno con cui giocare, anche quando io non ci sarò. »
La bambina aggrottò le sopracciglia, colta di sorpresa da quelle parole vaghe, che le infondevano un brutto presentimento.
« Ma tu non te ne andrai » obiettò, « rimarrai sempre con me, vero? »
Jack rimase in silenzio, storcendo il muso. Si sentiva un bambino sorpreso a rubare caramelle e a cui risaliva il groppo in gola prima di chiedere scusa. Non aveva il coraggio di dirle su due piedi la verità, ma era stato sciocco e non aveva dato il giusto peso alle parole che doveva dire.
Gli occhi di Elsa si sgranarono ed i piccoli pugni iniziarono a battere impetuosamente sulla logora felpa blu di lui. « Non puoi andartene! » gridò, agitata. « Avevi promesso che saresti rimasto con me, non puoi andare via! »
L’albino portò un dito sulle labbra, intimandole di fare silenzio, per paura che qualcuno potesse sentirla. E sarebbe stato alquanto strano vedere una piccola principessa parlare da sola. Lì nessuno poteva vedere Jack Frost, perché nessuno credeva in lui. Nessuno tranne Elsa.
« Sei un bugiardo! » continuava a gridare la minore, sull’orlo delle lacrime.
Jack cercò di calmarla, afferrandole gli esili polsi e parlando piano. « Io non ti ho mentito » affermò. « Tornerò. Tornerò sempre, vedrai. Ma oramai sono restato fin troppo a lungo qui, devo portare l’inverno altrove. »
La minore tirò su col naso, fermandosi dal colpirlo ed ascoltando le sue parole per capire se stesse dicendo il vero. Ma, tanto, anche se Jack Frost le avesse mentito, lei comunque non sarebbe mai riuscita a non credere a qualcosa, se detta dalle sue labbra.
« E’ il mio compito come spirito, lo capisci? »
Elsa annuì tristemente e l’albino le accarezzò i capelli, sorridendole dolcemente.
« Ma io sarò sola » protestò la giovane.
Il maggiore ridacchiò, divertito dal sentire quella bambina comportarsi come qualcuno della sua età, quando solitamente era sempre composta ed educata. Lui di certo la preferiva così spontanea.
« No che non lo sarai. Presto avrai qualcuno a cui badare » le ricordò, facendole l’occhiolino.
L’altra tornò a guardarsi i piedi, ritirando il collo fra le spalle e borbottando: « Io non lo voglio. »
Jack ne rimase sorpreso, volteggiando in aria e facendo un giro su se stesso, per poi riscendere e tornare dalla piccola amica. « Come sarebbe a dire? »
Elsa si sedette e il ragazzo prese posto di fianco a lei. « Ho paura » ammise.
L’altro inclinò la testa, confuso. « Di cosa? »
« Io non so come si fa la sorella maggiore » disse in tono preoccupato. « E se non mi piace? Se i miei genitori vorranno più bene a lui e non a me? Se dovessimo odiarci? »
Jack osservò il viso delicato e paffuto della bambina, segnato dai continui timori, e lo accarezzò dolcemente. « Non lo sarai, Elsa » la rassicurò. « Vedrai, basterà comportarti come fai con me. » Strinse la giovane in un abbraccio, posandole delicatamente una mano sul capo ed accarezzandole i capelli. « E ti prenderai cura di lui. » La biondina affondò il viso nella solita felpa blu indossata dallo spirito, stringendolo forte per paura di perderlo. « Te ne prenderai cura come io faccio con te. »
« Io non sono te, io non so farlo » obiettò, allontanandosi di poco da lui e cercando di asciugarsi gli occhi.
Non era intenzione della giovane ferirlo e quelle parole le sembrarono così dure dopo averle dette, ma quando alzò lo sguardo verso l’amico, quello le sorrideva gentile, facendo rotolare il proprio bastone fra le mani.
« Sicura? »
Elsa alzò un sopracciglio, mentre il sorriso sulle labbra del ragazzo si faceva sempre più beffardo. La giovane principessa osservò le mani di Jack Frost sfregarsi fra loro, creando una sfera immaginaria, ma che velocemente si stava tramutando in neve creata dal nulla. Rimase rapita da quei gesti e dal loro continuo movimento, ma proprio quando la palla di neve aveva raggiunto la perfetta forma sferica, il ragazzo la lanciò in aria ed Elsa la seguì con gli occhi, guardandola esplodere in aria e ricadere sulle loro teste come mille scintillati cristalli. Ne rimase estasiata, rivolgendo i palmi delle mani verso il soffitto.
« Fra poco dovrò andarmene » la informò Jack, facendo scattare immediatamente l’attenzione della principessa verso di lui. L’albino era proteso verso di lei, i suoi occhi azzurro ghiaccio erano così vicini da toglierle il respiro. Avrebbe voluto restare così per sempre ed Elsa sentiva la paura invadere il proprio corpo, rinfacciandole che presto sarebbe stata di nuovo sola, o che avrebbe fallito come sorella maggiore. « Però non mentivo, ti dimostrerò che resterò per sempre con te. »
Jack avvicinò il palmo alla propria bocca e soffiò su esso, facendo volare una leggera e scintillante polverina, che finì per spruzzarsi sul viso di Elsa. Appena ne venne a contatto capì che erano dei semplici fiocchi di neve, ma improvvisamente sentì il corpo intorpidirsi ed un brivido la percorse lungo tutta la schiena. Strabuzzò gli occhi, estranea a quella nuova sensazione che pian piano si faceva spazio in lei, rimanendo immobile, ancora scioccata e confusa e non riuscendo a pronunciar parola, limitandosi solamente a guardare Jack con quegli occhi tristi che lo pregavano di non abbandonarlo. Il ragazzo si alzò da terra, aiutandosi col bastone ed Elsa lo seguì con lo sguardo.
D’un tratto qualcosa bussò alla porta, facendo scattare la testa bionda in quella direzione.
« Elsa, sei qui? » la voce di suo padre irruppe, aprendo la porta e neanche dandole il tempo di rispondere.
La sua figura alta e muscolosa fece capolino, posando lo sguardo su qualcosa dietro la piccola principessa. Elsa, per un attimo spaventata che suo padre potesse vedere Jack, si voltò immediatamente indietro, notando però che il suo amico era scomparso e la finestra era ancora aperta.
« Sei impazzita? » domandò suo padre, preoccupato. « Ti prenderai un malanno! »
Immediatamente corse a chiudere le ante di vetro e subito dopo Elsa gli chiese quanti giorni mancavano ancora al prossimo inverno, perché decise che li avrebbe contati fin quando lui non fosse tornato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
PANDABITCH.
Sono una cattiva persona perché ancora riesco a fare un banner decente ed anche se ci provo nessuno mi convince perché non riesco a trovare delle immagini adatte per un banner su questa fanfiction. Beh, in realtà non mi riesce nessun banner sui Super Six. C'è qualcosa contro di me.
Comunque io sono una bella persona ed inizierò una una mini-raccolta o qualcosa del genere sui Big Four dove tutti sono diventati dei guardiani/spiriti. <3 Il ragazzo sulla Luna ha pensato bene che esistono quattro stagioni e non solo l'inverno. #ifyouknowwhatImean
Stasera mangio cinese guardando Le 5 leggende e Dragon Trainer con gli amici. <3
Ecco, amicizia è quando si fanno cose del genere. Ed è anche il mio appuntamento tipo, perché mi drogherei di film e divani.
Inoltre ho già iniziato a scrivere una one-shot su una Pirate AU sempre sui Big Four, uh uh uh. Temete! <3
Per non parlare che io e delle mie amiche abbiamo fatto il marchio nero sulla borta del bagno delle ragazze della nostra scuola, ma dettagli. I bagni delle ragazze sono sempre maledetti, Harry Potter ha solo fatto aprire gli occhi alla gente. (???)
Uh, penso che non ci sia nient'altro da dire... forse...
Beh, se volete spulciare altre mie fanfiction io.... ne sarei.... cioè.... mi.... Va bé, basta. *la uccidono per tentato spam*
No, dai, sul serio, non vi elenco le altre mie trecentomila storie, però c'è Visualizzato da Elsa che è una raccolta di chat facebook tra lei e Jack Frost, lolle. E più la scrivo e più mi convinco ad iniziare la Modern AU sui Super Six.
Ho solo una domanda: ...................... me la sono appena scordata, damn.
Va bé, pazienza, era qualcosa sui genderbender sicuro. Quindi mi sembra ovvio che copia-incollerò lo spazio pubblicità e sponsor. (?)
Ricordate che sono @pandamito su twitter e Come una bestemmia. su facebook. Diffidate dalle imitazioni e se decidete di iniziare a seguirmi, sappiate che vi amerò forevah. <3
 
Baci e panda, Mito.
   
 
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