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Autore: ila74cullen    09/02/2014    6 recensioni
Breaking Dawn lo conososciamo tutti, a raccontarcelo sono stati Bella e Jacob, ma gli altri personaggi che hanno popolato il libro come hanno vissuto la storia? Qual'era il loro pensiero? In questa FF proverò a dare voce, oltre che ad Edward, anche al resto della famiglia Cullen e a tutta una serie di personaggi minori che nel libro originale non hanno avuto molto spazio.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
Capitoli:
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Incredibile ma vero siamo all’ultimo capitolo!!!! Non ci credo nemmeno io …

Mi scuso ancora una volta per l’enorme ritardo che ho avuto nel postare, purtroppo la vita ci impone sempre più spesso di mettere da parte le nostre passioni per l’urgenza della quotidianità e sia io che la mia Beta abbiamo avuto problemi a palate.

Sono contenta però di essere arrivata alla fine.

Grazie a Serena e a tutti coloro che hanno letto e commentato, a quelli che hanno letto silenziosamente, a chi mi ha inserito tra le preferite e anche a chi si è stufato di starmi ad aspettare e mi ha lasciata perdere, ha fatto bene!!

Se ancora c’è qualcuno che vuole leggerla BUONA LETTURA!!

 

29

 

Edward

 

Stava proteggendo solo me oppure aveva messo tutti sotto il suo scudo?

Come aveva fatto?

Da quanto lo stava facendo?

Me ne ero accorto soltanto quando, percependo i pensieri di Chelsea, avevo capito che non riusciva a raggiungerci con il suo potere e indebolire, così, i nostri legami.

Lo stesso valeva per Jane.

I ripetuti attacchi contro mia moglie non avevano sortito, come sempre, alcun effetto; ma adesso ci stava provando con me e, non riuscire a piegarmi dal dolore con il suo potere, la stava irritando.

«Chelsea sta cercando di rompere i nostri legami», le sussurrai incredulo, per sincerarmi della mia teoria. «... ma non riesce a trovarli. Non ci sente ... Sei tu con il tuo scudo?».

«Sto dominando tutta la situazione». Mi rispose risoluta, e il suo viso si riempì di soddisfazione.

“Carlise …” pensò improvvisamente Jane spostando lo sguardo su mio padre. Lasciare la mano di Bella per raggiungerlo, fu un attimo.

«Carlisle? Tutto bene?» chiesi preoccupato.

«Sì. Perché?»

«Jane», risposi senza aggiungere altro.

In quello stesso istante, furiosa per il suo inspiegabile fallimento, provò a sferrare una raffica di attacchi a tutta la nostra formazione.

Non ne andò a segno nemmeno uno.

Restammo tutti miracolosamente Illesi.

«Incredibile», Sussurrai con soddisfazione.

«Ma perché non aspettano che decidano?» sibilò Tanya che, come gli altri, aveva già capito, dal breve scambio di battute che avevo avuto con mia moglie, che Bella era riuscita a gestire il suo dono meglio di ogni nostra più ottimistica previsione.

«È la loro procedura normale» risposi brusco. «Di solito rendono inoffensive le persone sotto processo, in modo che non possano fuggire». “… e poi, quando sono già a pezzi, fingono di sciogliere il conclave … bastardi!”

“Ti distruggerò. Fosse l’ultima cosa che faccio.” Pensò la piccola strega puntando nuovamente su Bella, ma il ringhio feroce che ne seguì mi diede conferma del suo ennesimo fallimento.

Alec confortò la sorella e poi, imperturbabile e sicuro di sé, mentre ancora la stringeva a sé, si voltò verso di noi, il suo potere era diverso, potevamo vederlo arrivare e da quel momento la nostra copertura sarebbe stata sotto gli occhi di tutti.

Pregustavo già la sorpresa.

«Tutto bene?» mi chiese preoccupata. Rimasi interdetto: Qual’era il problema?

«Sì» sussurrai.

«Alec ci sta provando?»

Annuii. Non l’aveva mai visto in azione e giustamente non sapeva cosa aspettarsi. «Il suo dono è più lento di quello di Jane. Avanza strisciando. Ci raggiungerà fra qualche secondo» e, come previsto, alcuni istanti dopo una foschia grigia, appena percettibile, sullo sfondo bianco del terreno innevato, iniziò a fluire lentamente verso di noi.

“Non ci avrete senza lottare!” Pensò Benjamin alle mie spalle, la terra tremò sotto i nostri piedi, scatenando un turbinio d’improvvise folate di vento. Stava cercando di dirottare la nebbia di Alec, purtroppo però non era così semplice … Nemmeno la faglia che squarciò il terreno tra le nostre fazioni arrestò il suo cammino.

Riuscì, però, a sciogliere la riunione dei tre anziani, lasciandoli ammutoliti, davanti al baratro che si era creato tra noi.

“Splendido! Splendido e … terrificante!” gioì nella sua mente Aro, senza manifestare alcuna emozione in volto “Che meravigliose annessioni … dobbiamo solo limitare le perdite … sarebbe un peccato …”. Conosceva già Zafrina e il suo potere, sapeva perfettamente che in fase di scontro sarebbero stati accecati, il dono di Benjamin non destò certo meno interesse … e doveva ancora scoprire le piene potenzialità di mia moglie.

Jane sorrideva soddisfatta del fallimento dell’egiziano, quando vide, però, la nebbia del suo gemello scontrarsi contro lo scudo di Bella e arrancare nella sua avanzata, le sue certezze vacillarono.

«Bel colpo, Bella!», esultò Benjamin a voce bassa.

Bella sogghignò, ed io con lei.

Alec, per la prima volta in vita sua, rimase esterrefatto.

Aro impazzì di gioia e terrore.

“Uno scudo … che meraviglia … che potenza … ho sempre saputo che quell’umana avrebbe avuto potenzialità immense come vampira … Ottime scelte Carlisle, uno schieramento minimo ma ben dotato … dobbiamo solo limitare le perdite … Potrei perdere più di quanto riesca a guadagnare … dobbiamo valutare, capire, e se il rischio è troppo … distruggere … ma che terribile spreco … un’assoluta situazione di parità … estremamente pericoloso … ritirarsi adesso, ridicolo …” rifletteva tra sé.

Il respiro mi si fermò in gola.

Non glielo avrei permesso.

NON.MIA.MOGLIE.

MAI.

«Dovrò assolutamente concentrarmi», mi sussurrò lei. «Quando arriveremo al corpo a corpo, sarà più difficile mantenere lo scudo intorno alle persone giuste».

«Te li terrò lontani». “Non permetterò a nessuno in alcun modo, di farti del male!”

«No. Tu devi assolutamente occuparti di Demetri. Sarà Zafrina a tenermeli lontani».

“Scordatelo!”

«Nessuno toccherà questa ragazza», promise l’amazzone risoluta.

“Te lo puoi scordare, sta a me proteggerla!” pensai fissandola dritto negli occhi.

Sostenne il mio sguardo per poco più di un secondo per poi spostarlo ribattendo «Mi occuperei io di Jane e Alec, ma sono più utile qui».

“Che donna ostinata. Fai come credi” pensai “io non mi allontano di un passo comunque.”

«Jane è mia», sibilò Kate. «Ha bisogno di essere ripagata con la sua stessa moneta».

«E Alec è in debito di varie vite con me, ma posso accontentarmi della sua», ruggì Vladimir dall'altra parte. «È tutto mio».

«Io voglio solo Caius», “Pagherà per la morte di mia sorella.” disse pacata Tanya.

L’improvvisa consapevolezza del nostro inaspettato vantaggio aveva dato una sferzata di ottimismo a tutti quanti.

La speranza sarebbe stata il nostro asso nella manica.

«Prima che votiamo...», esordì finalmente Aro dopo aver valutato brevemente l’inutilità delle loro migliori armi. «... lasciate che vi ricordi che, qualunque sia la decisione del consiglio, non occorre che ne consegua alcuna violenza qui».

“Certo, adesso che hai capito chi può farti comodo!” pensai esplodendo in una macabra risata. “peccato che non sai come cavarne le gambe da questo scomodo impiccio!!”

«Sarebbe uno spreco deplorevole per la nostra specie perdere qualcuno di voi. Specialmente tu, giovane Edward, e la tua compagna neonata.» continuò Aro fingendosi costernato «I Volturi sarebbero felici di accogliere molti di voi fra le loro schiere. Bella, Benjamin, Zafrina, Kate. Avete molte possibilità di scelta davanti a voi. Prendetele in considerazione».

E comunque se avesse voluto, almeno, sembrare più credibile avrebbe potuto ordinare a Chelsea di smettere di provare a spezzare i nostri legami.

Non ero in grado di avvertire il suo potere in azione, ma potevo leggere nei suoi pensieri tutta la rabbia e l’incredulità di fronte al fallimento dell’ordine impartitole.

Aro ci passò in rassegna uno ad uno cercando, nei nostri volti un qualsiasi segnale che finalmente Chelsea fosse andata a segno. Non ne trovò.

«Votiamo, dunque», disse infine vedendosi costretto a trovare una soluzione alternativa alla “procedura standard”.

«La bambina è una variabile impazzita.» esclamò Caius impaziente di ottenere la sua giustizia «Non ci sono motivi per permettere che esista un rischio del genere. Deve essere distrutta insieme a tutti quelli che la proteggono.» Aggiunse con un ghigno malvagio.

«Non vedo rischi nell'immediato. La bambina per ora non rappresenta un pericolo. Possiamo sempre giudicarla in seguito. Viviamo in pace». Votò Marcus, come se tutto quello che stava accadendo gli fosse appena scivolato addosso come acqua fresca.

«A quanto pare il voto decisivo spetta a me», finse di mormorare fra sé Aro.

Fu in quel momento che nella mia mente riecheggiò una voce che pensavo, non avrei più potuto udire “EHI FRATELLONE!!! Pensavi vi avessimo abbandonati?” Incredulo e sorpreso come mai prima d’ora mi paralizzai all’istante.“Prendi tempo. Stiamo arrivando. È questione di minuti. Renesmee non è l’unica mezza vampira al mondo. Assicuragli che la sua crescita non sarà un problema. Ho con me dei testimoni, più di quanto si potesse sperare. CREDIMI! Abbiamo delle possibilità di vittoria, ne abbiamo molte. Possiamo farcela.”

«Sì!», sibilai trionfante.

Bella mi guardò perplessa, ma non era il momento delle spiegazioni, anche perché avrei sciupato l’effetto sorpresa e non potevo fare un torto simile ad Alice; le piacevano troppo le entrate in grande stile!

«Aro?» chiamai fermo e risoluto, lui percepì all’istante il cambiamento del mio tono di voce.

«Sì, Edward? Hai qualcos'altro da...?»

«Forse», lo interruppi cercando di dominare la mia esaltazione. «Prima di tutto, posso chiarire un punto?».

«Ma certo», disse mellifluo e viscido come mai prima d’ora.

«Il pericolo che vedi rappresentato da mia figlia nasce soltanto dalla nostra incapacità di prevedere la sua crescita? È questo il nodo della questione?»

«Sì, amico Edward», asserì. «Se potessimo solo essere certi ... essere davvero sicuri che, quando crescerà, sarà capace di restare celata al mondo umano, senza mettere in pericolo la sicurezza del nostro mondo segreto ...». Aggiunse, fintamente, addolorato che non ci fossero altre possibili soluzioni.

«Quindi, se potessimo sapere con certezza cosa diventerà...», insinuai parlando molto lentamente in modo da guadagnare istanti preziosi, «non ci sarebbe alcun bisogno di un ulteriore consiglio?»

«Se ci fosse un qualche modo di essere certi al cento per cento», convenne Aro, cercando al contempo di capire dove volessi arrivare con i miei giri di parole. «In quel caso, sì: non ci sarebbero più problemi su cui discutere». Ci sperava, lo percepivo dai suoi pensieri, era preoccupato per lo scontro, era la prima volta che si confrontavano alla pari con dei nemici e non era preparato per questo evento. Sia noi che loro ne saremmo rimasti fortemente indeboliti, ma, lui, aveva messo in gioco anche la credibilità cui tanto teneva.

«E noi ci saluteremo in pace e saremo di nuovo buoni amici?» Chiesi ironico.

«Ma certo, mio giovane amico. Niente potrebbe farmi più piacere». Si stava spazientendo.

«Allora, ho davvero qualcos'altro da offrirti». Risposi ridacchiando soddisfatto.

Gli occhi di tutti erano puntati increduli su di me. Bella, ormai, non era più la sola a considerarmi pazzo da legare … Aro affilò lo sguardo. «Lei è assolutamente unica. Il suo futuro si può solo indovinare». Sibilò.

«Non è assolutamente unica», dissentii. «È rara, di sicuro, ma non proprio unica».

Lo stupore generale rimbombò come un’eco nella mia mente.

«Aro, puoi chiedere a Jane di smettere di attaccare mia moglie?» chiesi gentilmente. Stava letteralmente impazzando nel tentativo di poterci piegare al suo potere, dovevamo dargliene atto, lei e Chelsea erano perseveranti, fino allo sfinimento. «Stiamo ancora discutendo delle prove».

Aro alzò una mano. «Pace, miei cari. Ascoltiamolo».

Jane ringhiò dalla rabbia.

“SIAMO ARRIVATI! Siamo alle vostre spalle!”

«Perché non ci raggiungi Alice?», chiamai forte.

Il precedente stupore si tramutò in giubilo.

 

Alice

 

Questa volta avevo superato me stessa.

“Un ingresso da vera star…” pensai godendomi la mia entrata trionfale insieme a Jasper ed ai nostri testimoni.

L’istinto m’incitava a correre ad abbracciare la mia famiglia, Esme in primis, che non riusciva a levarmi gli occhi di dosso e sorridere come se le avessero fatto il più bel regalo della sua vita, poi Bella … Dio solo sa quanto mi fosse mancata; ma resistetti.

Tutti i presenti erano rimasti senza parole, l’unica cosa che riuscivano a dire era il mio nome.

Persino Aro.

Potei costatare con soddisfazione che la mia visione si era ancora una volta avverata, Bella era riuscita a tirare fuori tutto il suo potenziale e stava dominando la situazione egregiamente.

È quando si è convinti che tutto stia per finire che si trova la forza per reagire.

Con un piccolo balzo oltrepassai la foschia di Alec e mi fermai a fianco di Edward, con gli occhi fissi sul nostro nemico avvertii le carezze della mia famiglia e mi sentii più forte e determinata che mai.

Ero stata costretta ad allontanarmi da loro e sapevo benissimo quanto avrebbero sofferto ma non avevo avuto scelta; vedere che adesso eravamo nuovamente una cosa sola, una famiglia, mi diede un’incredibile sferzata di energia.

“Vai fratellone, stupiscili! Ci resteranno malissimo!” pensai, e Edward prese la parola.

«Nelle ultime settimane Alice ha cercato per conto suo dei testimoni», spiegò. «E non è tornata a mani vuote. Alice, perché non ci presenti i testimoni che hai portato con te?»

«È finito il tempo concesso alle testimonianze! Aro, deciditi a votare!». Ringhiò furioso Caius, ma Aro senza spostarmi gli occhi di dosso lo tacitò.

Ostentando una fermezza che dubitavo di avere, in quel momento, feci un passo avanti e presentai i miei compagni di viaggio. «Lei si chiama Huilen e lui è suo nipote Nahuel».

«Parla, Huilen», ordinò Aro. «Dacci la testimonianza per la quale sei stata condotta fin qui».

Huilen mi guardò titubante, le sorrisi cercando di darle coraggio, la stessa cosa fece Kachiri posandole la mano sulla spalla.

«Mi chiamo Huilen», disse la piccola vampira «Un secolo e mezzo fa abitavo con il mio popolo, i Mapuche. Mia sorella si chiamava Pire. I nostri genitori le avevano dato il nome della neve sulle montagne, perché aveva la pelle chiara. Ed era bellissima, fin troppo bella. Un giorno venne da me a confidarmi il segreto dell'angelo che l'aveva scoperta nei boschi e l'andava a trovare di notte. Io la misi in guardia, Come se a farlo non fossero bastati i lividi che aveva sulla pelle. Sapevo che si trattava del Lobishomen delle nostre leggende, ma lei non voleva ascoltarmi. Era sotto l'effetto di un incantesimo. Quando fu sicura che il figlio del suo angelo scuro le stava crescendo dentro, me lo disse. Non cercai di scoraggiarla dal suo progetto di fuga: sapevo che persino nostro padre e nostra madre avrebbero convenuto che quel bambino doveva essere ucciso e Pire insieme a lui. L'accompagnai nelle zone più remote della foresta. Lei cercò il suo angelo demonio, ma non trovò nulla. Mi presi cura di lei e cacciai per lei quando le forze le vennero meno. Si cibava di animali crudi, beveva il loro sangue. Non avevo più bisogno di conferme su quello che lei portava nel ventre. Speravo di salvarle la vita prima di uccidere il mostro. Ma lei amava il bambino che le cresceva dentro. Lo chiamò Nahuel, come il giaguaro, quando diventò forte e le spezzò le ossa; e nonostante questo continuava ad amarlo. Non riuscii a salvarla. Il bambino uscì dal grembo facendo a pezzi il corpo della madre e lei morì presto, mentre mi supplicava senza sosta di prendermi cura del suo Nahuel. Fu il suo ultimo desiderio, e accettai di esaudirlo. Però lui mi morse quando cercai di sollevarlo dal corpo di sua madre. Andai a nascondermi nella giungla a morire. Non mi allontanai di molto perché il dolore era troppo. Ma lui mi trovò: il neonato si era fatto strada a fatica nel sottobosco fino ad arrivare da me e mi aspettò. Quando il dolore finì, trovai il piccolo accoccolato vicino a me che dormiva. Mi sono presa cura di lui finché non è stato in grado di cacciare da solo. Cacciavamo nei villaggi della nostra foresta, restando in disparte. Non ci siamo mai allontanati tanto dalla nostra casa, ma Nahuel voleva vedere la bambina che c'è qui». E in silenzio tornò a nascondersi dietro l’amazzone che ci aveva accompagnato.

Dalla smorfia appena accennata, comparsa sul volto di Aro capii che non aveva apprezzato la mia iniziativa «Nahuel, hai centocinquanta anni?», gli chiese.

«Sì, decennio più, decennio meno», rispose sicuro di sé.

Mi piaceva questo ragazzo, fiero e determinato.

Sicuramente sarebbe stato un buon partito per la mia nipotina, se non si fosse impelagata con il capo del canile! «Noi non li contiamo». Ribadì.

«E a quanti anni hai raggiunto la maturità?».

«Circa sette anni dopo la mia nascita avevo completato la crescita».

«E da allora non sei cambiato?»

Nahuel alzò le spalle: «Non che io sappia».

«E di cosa ti nutri?», lo incalzò Aro, palesemente seccato di dover mostrare interesse.

«Di sangue, soprattutto, ma anche di cibo umano. Posso sopravvivere con entrambi».

«Sei stato capace di creare un'immortale?» Chiese ancora ma stavolta con rinnovato interesse.

Pessimo segno. Ma l’avevo previsto.

«Sì, ma nessuna delle altre sa farlo». Replicò Nauhel gestendo il terzo grado senza problemi.

«Le altre?» chiese bruscamente Aro.

“Ti abbiamo stupito vero??”

«Le mie sorelle», rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Lo sguardo di Aro fiammeggiava di rabbia, avesse potuto, l’avrebbe incenerito all’istante. Il precario castello di carte che aveva costruito per colpire la mia famiglia stava crollando rovinosamente.

«Immagino che tu ci voglia raccontare il resto della tua storia, visto che a quanto pare non è finita.» esclamò acido; e Nahuel cominciò.

«Qualche anno dopo la morte di mia madre, mio padre è venuto a cercarmi. È stato felice di trovarmi. «Aveva due figlie, ma nessun altro figlio maschio. Si aspettava che mi unissi a lui, come avevano fatto le mie sorelle. Si sorprese di non trovarmi solo. Le mie sorelle non sono velenose, ma non so se dipenda dal sesso o dal caso, chi può dirlo? Comunque io avevo già formato una famiglia con Huilen e cambiare non m'interessava», aggiunse. «Ogni tanto lo vedo. Ho una sorella nuova: ha raggiunto la maturità circa dieci anni fa».

«Tuo padre come si chiama?» sibilò Caius furente.

«Joham», rispose Nahuel. «Si considera uno scienziato. È convinto di poter creare una nuova razza eletta». Non si sforzò di nascondere il disgusto.

«Tua figlia è velenosa?», chiese con disprezzo a Bella.

«No», rispose decisa.

«Prendiamoci cura dell'anomalia che c'è qui e poi proseguiamo verso sud», ringhiò Caius cercando di incalzare il fratello.

Aro tacque.

“Bene, questo lo so … l’ho già visto … arriviamo al dunque Aro! So che ti ho fatto un favore, quindi, non stare a rimuginarci tanto!” pensai iniziando a innervosirmi per tutto questo tergiversare.

«Fratello» disse, finalmente,con un sussurro a Caius. «Pare proprio che non ci sia pericolo. Questo sviluppo è davvero insolito, ma non vedo alcuna minaccia. Sembra che questi mezzi vampiri siano quasi uguali a noi».

«Questo è il tuo voto?», chiese perentorio Caius.

«Sì».

“Credimi è meglio per tutti così …” pensai entusiasta!

«E quel Joham? Quell'immortale così appassionato di sperimentazioni?» Insistette.

«Forse è il caso che andiamo a parlare con lui», convenne Aro.

«Fermate pure Joham se volete», intervenne Nahuel. «Ma lasciate stare le mie sorelle. Loro sono innocenti».

Aro annuì. «Miei cari», gridò al corpo di guardia. «Oggi non si combatte».

E finalmente potei rilassarmi.

Avevamo vinto.

 

Carlisle

 

«Sono così felice che tutto si sia potuto risolvere senza violenza», disse Aro con artefatta dolcezza. «Carlisle, amico mio, quanto mi fa piacere poterti chiamare di nuovo amico! Spero non ci sia rancore. So che capisci il rigido fardello che il nostro dovere ci pone sulle spalle».

«Vai in pace, Aro», risposi con distacco. «Ricorda che qui dobbiamo ancora proteggere il nostro anonimato, quindi fa' in modo che le tue guardie non si mettano a cacciare in questa regione».

«Ma certo, Carlisle», mi rassicurò. «Mi dispiace che tu disapprovi, caro amico. Forse, col tempo, mi perdonerai».

«Forse, col tempo, se ci dimostrerai di nuovo la tua amicizia». Ci tenni a precisare, anche se non condividevamo il reciproco stile di vita li avevo sempre considerati all’altezza del ruolo che rivestivano, persone su cui si poteva contare, sia per la loro correttezza che per la loro imparzialità.

Mi ero sbagliato.

E non avrei commesso il solito errore due volte.

Mi costava ammetterlo, perché credevo veramente nella nostra antica amicizia, ma gli stratagemmi che avevano cercato di imbastire contro di noi con l’unico fine di accrescere il loro potere; la coercizione con cui avevano sicuramente costretto i loro testimoni a presenziare, mi avevano talmente disgustato che la loro sola vista mi dava la nausea e riusciva a scatenare in me sentimenti che credevo ormai sopiti da secoli.

Aro chinò il capo, vittima della sua stessa vergogna, e come gli altri prima di lui sparì.

 

Renesmee

 

La zia era tornata!

Lo sapevo che non sarebbe stata bene senza di noi.

Aveva portato con sé degli amici … il ragazzo era come me … e loro avevano convinto i cattivi ad andarsene. Dovevano avergli fatto davvero tanta paura. Chissà cosa li aveva spaventati di più …

«È davvero finita?», sussurrò mamma guardando papà.

«Sì. Si sono arresi. Come tutti i prepotenti, dietro la spavalderia sono dei vigliacchi». Rispose papà sorridendole proprio come piaceva a lei.

Ma anche a me piaceva quando sorrideva così … era stato tanto triste negli ultimi giorni …

Ma se davvero erano tornati a casa loro perché nessuno diceva nulla?

Perché tutto quel silenzio?

Potevo abbracciare mamma e papà o dovevo rimanere con Jacob?

Forse stavano tornando indietro? Si erano nascosti tra gli alberi?

Per sicurezza cominciai a scrutare il bosco.

«Sul serio, gente. Non ritorneranno. Potete rilassarvi tutti, ora». Disse zia Alice ridendo come papà.

Ancora tutti zitti.

Qualcuno in lontananza borbottò qualcosa e, subito dopo, tutti iniziarono a gridare impazziti dalla gioia.

Si abbracciavano, ridevano, si baciavano, era come una grande festa.

Solo i due Vampiri con la faccia vecchia sembravano ancora arrabbiati. In quel momento mi sentii sollevare, «Nessie, Nessie, Nessie», ripeteva mamma mentre mi staccava dalla schiena di Jacob per stringermi stretta al suo petto … allora non dovevo più partire?? Avevo capito bene??? Quando anche papà ci avvolse nel suo abbraccio capii che nessuno ci avrebbe più separati.

«Posso restare con voi?», chiesi piano piano.

«Per sempre», mi sussurrò mamma baciandomi la fronte.

«Per sempre», le ripeté papà nell'orecchio.

Mamma si voltò verso di lui e gli diede un bacio, uno di quei baci belli, quelli dove c’è tanto tantissimo amore e che non mi sarei mai stancata di stare guardare, e stretta in mezzo al loro abbraccio mi sentii al sicuro.

 

Edward

 

«E quindi alla fine ha agito una combinazione di fattori, ma se bisogna sintetizzare è stata... Bella», spiegavo gongolando dalla gioia e pieno d’orgoglio, alla mia famiglia e agli ultimi ospiti rimasti.

La maggior parte di loro era ripartita subito dopo aver festeggiato, desiderosi di tornare ognuno nelle proprie realtà, eccetto Vladimir e Stefan, che si dileguarono ancor prima che iniziassimo a festeggiare; gli sarebbe piaciuto assistere alla disfatta fisica, oltre che morale, dei Volturi, ma quella non era la nostra guerra, certi problemi dovevano risolverseli da sé. L’unico velo di tristezza che offuscò la nostra gioia fu il dolore che inevitabilmente trapelava dagli occhi delle nostre cugine per la perdita della sorella. Nonostante tutto ci lasciarono per ultimi e Garrett lì seguì. Mi piaceva quel patriota, ed ero contento per Kate. Sperai in cuor mio che anche Tania potesse, un giorno, darsi pace e trovare l’altra metà del suo cuore.

Tutti ci aspettavamo che Huilen e Nahuel partissero con le Amazzoni, invece ci stupirono trattenendosi ancora un po’. Fu Nahuel a insistere, d’altra parte mia figlia era l’unico esemplare della sua specie che non fosse una sua sorella, e questo lo incuriosiva non poco.

Huilen conversava con Carlisle, suo nipote, invece, ascoltava, apparentemente rapito, la mia versione della contesa di quella mattina; lanciando, però, insistenti occhiate a mia moglie e mia figlia.

Chiunque avrebbe frainteso quegli sguardi, mi stupiva che Jacob non si fosse agitato, Bella era visibilmente a disagio, potendo però avere accesso alla sua mente provavo per lui solo una gran pena.

«Alice ha fornito ad Aro la scusa che gli serviva per uscire dallo scontro.» dissi cercando di ignorare il comportamento del nostro ospite «Se non fosse stato tanto terrorizzato da Bella, probabilmente avrebbe portato avanti il piano originale».

«Terrorizzato?», s’intromise Bella, scettica. «Da me?».

«Quando ti deciderai a vederti in modo chiaro?», dissi pieno di ammirazione e al contempo spazientito dal suo continuo sminuirsi «In duemilacinquecento anni i Volturi non hanno mai combattuto ad armi pari. Men che meno in condizione di svantaggio. Specialmente da quando hanno acquisito Jane e Alec, si sono dedicati solo a massacri nei quali la resistenza del nemico era nulla. Avresti dovuto vedere che impressione gli abbiamo fatto! Di solito Alec annienta i sensi e le emozioni delle vittime mentre loro fingono di riunirsi in consiglio. In quel modo, nessuno può scappare quando pronunciano il verdetto. Ma noi eravamo lì, pronti, in attesa, in numero superiore al loro, con doni speciali tutti nostri, mentre i loro talenti venivano neutralizzati da Bella. Aro sapeva che, con Zafrina dalla nostra parte, all'inizio sarebbero stati accecati. Sono sicuro che le nostre schiere sarebbero state decimate abbastanza gravemente, ma loro erano certi di subire almeno altrettante perdite. C'era persino una discreta possibilità che perdessero. Non gli è mai capitato di misurarsi con una possibilità simile. Erano totalmente impreparati».

«Difficile sentirsi sicuri quando si è circondati da lupi grossi come cavalli», rise Emmett scherzando con Jacob.

«Sono stati i lupi a fermarli, prima di tutto», sentenziò Bella.

«Di sicuro», convenne Jacob.

«Proprio così», annuii. «Altra visione senza precedenti, per loro. I veri “Figli della Luna” si muovono raramente in branco, non riescono a controllarsi molto. Non erano preparati alla sorpresa di sedici enormi lupi irreggimentati. Caius ha davvero il terrore dei licantropi. Ha quasi perso uno scontro con uno di loro, qualche migliaio di anni fa, e non l'ha mai dimenticato».

«Quindi esistono dei veri licantropi?», chiese meravigliata. «Con la luna piena e le pallottole d'argento e tutte quelle storie?».

«"Veri". Ed io cosa sono, immaginario?». Sbuffò Jacob

“Magari … Non sarebbe male se svanissi come un brutto sogno …” pensai.

«Hai capito benissimo».

«Sì, la luna piena è una storia vera», dissi sorridendo delle loro schermaglie. «Quella delle pallottole d'argento, no: è solo una leggenda nata perché gli umani si sentissero in grado di fronteggiarli. Non ne rimangono molti. Caius li ha fatti cacciare fin quasi all'estinzione».

«Non ne hai mai parlato perché...?»

«Non ce n'è mai stata occasione». Tagliai corto. Parlare dei lupi non era mai stato tra i miei interessi primari, avrebbe dovuto saperlo ormai.

“Sta diventando petulante questa ragazza! Speriamo che con i secoli non peggiori!” scherzò Alice infilandosi sotto il mio braccio «Sputa il rospo, Bella». Sospirò infine dopo che la stessa l’aveva fulminata con uno sguardo feroce.

«Come hai potuto farmi questo, Alice?».

«Era necessario».

«Necessario!», sbottò. «Eri riuscita a convincermi che saremmo morti! Sono stata uno straccio per settimane».

“E non solo te … ma una cosa è certa: dei comportamenti ameni di mia sorella dobbiamo sempre fidarci ciecamente. Mai scommettere contro Alice Cullen!”

«Poteva finire così», rispose serafica Alice. «Nel qual caso dovevi essere preparata a salvare Nessie».

«Ma sapevi che c'erano anche altre possibilità», l'accusò stringendo la piccola che dormiva ancora di più a sé. «Sapevi che qualche speranza esisteva. Ti è mai venuto in mente che avresti potuto dirmi tutto? Ho capito che Edward, per via di Aro, doveva credere che fossimo spacciati, ma almeno a me avresti potuto dirlo».

«Non credo proprio», disse dopo un brevissimo istante di riflessione. «Non sei una brava attrice, punto e basta».

“E su questo non c’è ombra di dubbio …”

«Cioè il problema era il mio talento nella recitazione?».

«Non esagerare Bella. Hai idea di quanto sia stato complicato organizzare tutto? Non ero nemmeno sicura che esistesse qualcuno come Nahuel: sapevo solo che stavo cercando qualcosa che non avrei potuto vedere! Prova a immaginare di individuare un punto cieco: non è certo la cosa più facile che mi sia capitato di fare. In più dovevamo inviare qui i testimoni principali, come se non avessimo già avuto abbastanza fretta. E poi ho dovuto tenere gli occhi aperti in continuazione, nel caso tu decidessi di mandarmi altre istruzioni. Un giorno o l'altro mi dirai cosa c'è a Rio. »

“Rio??”

«Ma, ancora prima, dovevo prevedere tutti i trucchi che avrebbero potuto utilizzare i Volturi e trasmetterti ogni indizio in mio possesso per prepararti alla loro strategia... tutto nelle poche ore che mi rimanevano per abbozzare ogni possibilità. Ma principalmente, dovevo garantirmi che foste tutti convinti che vi avessi mollati: Aro doveva essere certo che non aveste assi nella manica, altrimenti non si sarebbe mai lasciato una scappatoia del genere. E se credi che non mi sia sentita un'idiota... ».

«Okay, okay!», la interruppe. «Scusa tanto! Lo so che è stato terribile anche per te. È solo che... be', mi sei mancata da morire, Alice. Non farmi mai più una cosa del genere».

 «Anche tu mi sei mancata, Bella. Quindi perdonami e cerca di accontentarti di essere la supereroina della giornata». Rispose riempiendo la stanza della sua contagiosa risata cristallina.

Finsi di ignorare lo sciocco imbarazzo di mia moglie e continuai il racconto dettagliato di quanto fosse stata determinante con il suo potere e il suo sangue freddo. Era solo merito suo se eravamo vivi se non ci fosse stato il suo scudo Alice non sarebbe arrivata in tempo con i suoi testimoni, la nebbia di Alex ci avrebbe privato della volontà e con Jane non avremmo avuto scampo … senza contare poi tutti gli altri …

Avevo ragione io, l’avevo sempre sostenuto: Bella era unica, speciale, insostituibile e solo e soltanto MIA.

Lentamente la discussione e commenti sulla giornata si divisero in piccoli gruppi … sentivo un peso tremendo sulle spalle, come se mi fossi portato appresso una montagna intera per giorni e giorni, la stanchezza non faceva parte del nostro mondo, era tutta una questione mentale, lo stress di questa terribile giornata e delle settimane precedenti ci aveva in qualche modo stremato … avevo solo bisogno di tranquillità … della mia famiglia …

«Portiamo Nessie...». Sussurrò Bella incrociando per un istante il mio sguardo.

Non le permisi nemmeno di finire la frase.

«Buona idea», esclamai. «Sono sicuro che non ha dormito bene la notte scorsa, con tutto quel russare». Puntualizzai scherzando a Jacob che, per tutta risposta, sbadigliò. Questa nuova dinamica tra noi era ancora un po’ troppo difficile da accettare per me, ma ci stavo lavorando.

«È da un po' che non dormo in un letto. Credo che mio padre si emozionerà tantissimo ad avermi di nuovo sotto il suo tetto». Farfugliò lui, in mezzo ad un altro sbadiglio.

Salutò Bella, diede un bacio sulla fronte a Nessie e mi assestò un pugno sulla spalla.

«Ci vediamo domani. Mi sa che adesso sarà tutto un po' noioso, no?».

Non mi sembrava di avergli concesso tutta questa confidenza, ma ero troppo spossato per intavolare qualsiasi tipo di discussione «Lo spero ardentemente», risposi, e finalmente anche lui sparì.

Lentamente, cercando di non svegliare Nessie ci alzammo e cominciammo ad avviarci alla porta quando «Ah, Jasper?», chiese inaspettatamente Bella.

«Sì, Bella?».

«Sono curiosa: perché J. Jenks si spaventa a morte solo sentendo il tuo nome?»

“No amore è meglio che tu non lo sappia …” pensai sorridendo “Ti faresti solo delle idee sbagliate sul povero Jasper …”

Jasper ridacchiò. «Per la mia esperienza, certi rapporti di lavoro funzionano meglio se sono motivati più dalla paura che dal guadagno».

Bella non mi sembrò convinta.

Lasciò correre ma già sapevo che sarebbe tornata presto su quell’argomento … povero Jasper, non aveva la minima idea di cosa lo aspettasse, era estremamente cocciuta quando s’impuntava su qualcosa.

Augurammo a tutti la buona notte e finalmente uscimmo, incamminandoci lentamente, senza fretta, verso casa.

La nostra casa.

Ormai avevamo l’eternità davanti a noi, che bisogno c’era di correre? C’era stata fin troppa premura negli ultimi tempi, non ne potevo più di quella vita frenetica.

Intorno a noi solo i rumori sommessi del bosco, i nostri respiri e il cuoricino di mia figlia che batteva placidamente.

«Devo dire che sono davvero colpito da Jacob al momento», dissi.

«I lupi fanno la loro figura, vero?».

«Volevo dire un'altra cosa. Oggi non ha mai pensato al fatto che, secondo quello che dice Nahuel, Nessie avrà raggiunto la maturità completa solo fra sei anni e mezzo».

«Lui non la vede così. Non ha nessuna fretta che cresca. Vuole solo che lei sia felice». Rispose Bella dopo averci riflettuto un attimo.

“Io invece ho riflettuto parecchio si questo problema, e non mi piace … per più di un motivo!” «Lo so. E la cosa mi colpisce, come ti dicevo. Sarà anche una cosa da non dirsi, ma poteva andarle molto peggio».

Si accigliò. «Non intendo pensarci per i prossimi sei anni e mezzo».

“Nemmeno io, puoi starne certa!” pensai ridendo «Certo, a quanto pare avrà un concorrente di cui preoccuparsi, quando arriverà il momento».

«Me ne sono accorta. Sono grata a Nahuel per oggi ma tutto quel fissare era un po' strano. Non m'importa niente che lei sia l'unica mezza vampira che non è sua parente».

«Ma non stava fissando lei: fissava te». Risposi con una punta di gelosia nella voce.

«E perché dovrebbe?».

«Perché tu sei viva», mormorai.

«Non ti seguo».

«Per tutta la vita - e ha cinquant'anni più di me...», cominciai a spiegare.

«È decrepito, allora», m’interruppe.

La ignorai.

«... si è sempre sentito una creatura del male, assassino per natura. Anche le sue sorellastre hanno ucciso le proprie madri, ma non ci avevano mai dato peso. Joham le ha educate nella certezza che gli umani fossero animali, mentre loro erano divinità. Nahuel invece è stato cresciuto da Huilen, che amava sua sorella più di ogni altra cosa. È stata lei a plasmare tutto il modo di pensare del ragazzo. E per certi versi lui si è detestato davvero».

«Che cosa triste», sussurrò.

“Già … è l’unico motivo per cui non l’ho fatto a pezzi …” pensai «Poi ha visto noi tre e ha capito per la prima volta che, se anche è mezzo immortale, non vuol dire che sia una creatura malvagia per natura. Mi guarda e vede... ciò che avrebbe dovuto essere suo padre».

«Ma tu sei una figura piuttosto ideale, da tutti i punti di vista», sentenziò.

Continuai ad ignorarla, e sbuffai.

Non avrebbe mai smesso … «Guarda te e vede la vita che avrebbe dovuto avere sua madre».

«Povero Nahuel», mormorò sospirando.

«Non essere triste per lui. Ora è felice. Oggi ha cominciato finalmente a perdonarsi».

 

Arrivammo davanti a casa e un brivido mi percorse la schiena, era veramente una scena da favola, non c’era la luna quella notte ma l’immagine ai miei occhi era nitidissima, sembrava veramente una casetta delle favole, adesso che nella nostra favola era finalmente stato scritto il “vissero per sempre felici e contenti”, quella minuscola casetta mi appariva esattamente per quello che era: un posto magico, solamente nostro.

Portammo Nessie nel suo lettino e le rimboccammo piano le coperte, mentre un dolce sorriso le illuminò il volto.

Con la stessa calma con cui avevamo passeggiato nel bosco arrivammo nella nostra stanza. «È una notte da festeggiamenti», mormorai alzandole il viso per baciarla.

«Aspetta», esitò, ritraendosi.

“Come?” dovevo sicuramente aver capito male.

Non poteva avere mal di testa.

Quindi, dov’era il problema?

«Voglio provare una cosa», si affrettò a dire vedendomi “giustamente” perplesso. Un simile comportamento non era da lei.

Mi posò le mani su entrambi i lati del viso e chiuse gli occhi. Fu un attimo ma ne rimasi sconvolto.

«Bella!», esclamai.

La sua mente si era aperta, avevo sentito i suoi pensieri, avevo visto i suoi ricordi, più o meno nitidi, la maggior parte erano ricordi umani … tutta la nostra storia davanti ai miei occhi esattamente come l’aveva vista lei … mi vidi entrare in sala mensa, abbracciarla nella radura, mi sentii chiamarla disperato quando James l’aveva catturata, mi rividi aspettarla all’altare nel giorno più bello della mia esistenza, l’immagine che i suoi occhi, velati di lacrime, mi stavano mostrando, rendevano tutto ancor più sfumato e magico … la luna di miele … potei percepire la sua gioia quando sentii per la prima volta i pensieri di Renesmee e poi di nuovo ricordi della sua nuova vita … tutto questo non erano solo immagini … avvertivo pensieri, sensazioni … persino il battito del suo cuore che tanto mi mancava, e in tutto questo c’era amore, tanto tantissimo amore, lo percepivo ovunque, in ogni sguardo, in ogni pensiero.

Non potei più resistere e sopraffatto da tutte queste emozioni la baciai.

La connessione tra le nostre menti si spezzò.

«Ops, l'ho perso!», sospirò.

«Ma io ti ho sentita», sussurrai ancora incredulo. «Come ci sei riuscita?».

«È stata un'idea di Zafrina. Ci siamo allenate qualche volta».

Ero sbalordito.

«Ora lo sai», disse spensierata, «Nessuno ha mai amato tanto qualcuno quanto io amo te».

“Stai sbagliando tesoro!” «Hai quasi fatto centro». Sorrisi sornione. «Conosco solo un'eccezione».

«Bugiardo». Replicò, ma la zittii con un altro bacio.

«Puoi rifarlo?», chiesi poi fermandomi di scatto.

«È molto difficile». Rispose con una smorfia, tornò con le sue mani sul mio viso; ed io ripresi a baciarla.

«Non posso reggerlo se mi distrai anche solo un pochino», mi ammonì.

«Faccio il bravo»

Socchiuse gli occhi e si concentrò.

Certo che se indugiava con dovizia di particolari sulla notte in cui avevamo inaugurato la nostra casa, non poteva pretendere che rimanessi impassibile.

«Accidenti», ruggii, senza interrompere il bacio, quando la sua mente, nuovamente, si oscurò.

«Abbiamo un sacco di tempo per allenarci», mi ricordò.

«Tutta l'eternità», mormorai.

«Mi sembra convincente».

E continuammo a occuparci beati di quella parte piccola, ma perfetta, della nostra eternità.

 

 

FINE

 

 

  
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