Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! ZEXAL
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Autore: magixludo    10/02/2014    4 recensioni
"Le conosci le regole, draghi e fenici non legano... "
Sto per annuire, come al solito, quando l'immagine di un ragazzo biondo dagli occhi - e il cuore - di ghiaccio compare nella mia mente, e decido che d'ora in poi le cose cambieranno. Sogghigno: "Le regole sono fatte per essere infrante.."

Angela Hungets, un’adorabile ragazzina, nonché grande otaku, si ritrova misteriosamente ad Heartland City, il ché è fantastico visto che è una grande fan della serie Zexal, peccato solo che abbia già visto gli episodi e sappia come le cose andranno a finire, e non lo può tollerare.
Finita in una realtà parallela di cui cerca di cambiare il futuro, porterà uno stravolgimento temporale dopo l’altro e dovrà chiedersi se, per salvare una vita, valga davvero la pena rovinare tutte le altre…
Senza contare che nulla è come sembra, chiunque può nascondere oscuri segreti, anche le dolci ed adorabili ragazzine provenienti da mondi paralleli...
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kaito Tenjo/Kite Tenjo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: Una ragazza senza memoria
 
<< Allora? Sto aspettando una risposta! >> in piedi, di fronte a me che sono ancora seduta a terra, mi sovrasta e mette anche soggezione. Alza un sopracciglio e mi studia, impassibile.
E ora? Che faccio? Di spiegargli che sono capitata qui per un brutto scherzo giocatomi dalla mia "voce interiore" non se ne parla proprio; penserebbe che lo sto cercando di fregare o prendere in giro, si potrebbe arrabbiare, perdendo la pazienza, e quindi decidere di strapparmi l'anima, e a quel punto avrei problemi maggiori… e visto che non posso raccontargli tutto mi rimane una sola possibilità, e farò bene a dare fondo a tutte le mie doti di attrice perché devo assolutamente risultare credibile: << In realtà me lo sto chiedendo anche io, non ricordo proprio come sono finita qui e… >>
Lui mi guarda, io lo guardo di rimando e capisco che non l’ha bevuta, devo essere più convincente: << Scusa la domanda, ma ci conosciamo? Cioè, intendo, per caso sei un mio amico/parente venuto a recuperarmi perché non mi trovavate da giorni? >> metto su un'espressione interrogativa e perplessa, o la va o la spacca. Mi arrischio a buttare un occhio ad Orbital vicino a lui, mi guarda preoccupato: e uno è andato, ora arriva il difficile.
Kite mi scruta per qualche secondo – che però mi sembra durare delle ore – poi risponde: << No, non ti conosco, ti ho appena incontrata e non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa ci facesse una ragazzina come te in giro per questi quartieri a quest'ora di notte. >>
E ora che gli rispondo? << Mi dispiace non poter placare questo tuo dubbio, ma non lo ricordo… forse ho preso una botta e ha perso la memoria… >> e per rendere più credibile la spiegazione mi massaggio dietro la nuca, come se mi facesse molto male. Alla fine, una volta capito il trucco, è facile rispondere: essendo senza memoria non posso rispondere.
E sembra che la prova fosse proprio quella e che l'abbia superata perché il biondo cacciatore rilassa impercettibilmente i muscoli che fino a quel momento aveva tenuto in tensione, evidentemente ha stabilito che per lui non rappresento un pericolo.
E passato il "pericolo" scema anche la sua attenzione per me, perché si rimette in cammino – Orbital lo segue immediatamente –, mi supera e mi da le spalle; non posso fare a meno di pensare che la sua sia stata una valutazione frettolosa ed una decisione avventata, se lo avessi abilmente ingannato – come infatti è successo – e avessi intenzioni omicide adesso sarebbe del tutto privo di protezione, con la guardia abbassata, e basterebbe un colpo rapido e ben piazzato per porre fine alla sua esistenza.
Quando mi rendo conto del pensiero appena formulato rabbrividisco, sono arrivata da neanche mezz'ora e già mi voglio far conoscere? Meglio evitare. Prendo quindi la sofferta decisione di non ammazzare nessuno mentre sono qui e decido di rialzarmi, una buona volta!
Non faccio neanche in tempo a piegare le ginocchia che Kite si è già girato e riavvicinato, i muscoli di nuovo in tensione: << Che stai facendo? >> domanda imperioso, poco ci manca che mi punti contro l'indice accusatore.
<< Anche se non so dove andare, diciamo che l'idea di passare il resto della notte in questo posto >> e con un braccio indico l'ambiente circostante << non mi stuzzica. Chiamami schizzinosa se vuoi, ma le cose stanno così >> rispondo pronta (mentre, per un a buona volta, riesco a mettermi in piedi), anche se sono stupita per la rapidità con cui ha reagito: ma quale "valutazione frettolosa" e "decisione avventata", qui, quella che ha fatto un errore di calcolo, sono io.
<< Chissà >> aggiungo poi << forse prima di perdere la memoria ero una qualche principessa di un qualche paese lontano... >>
Lui mi guarda con occhio critico (forse l'ultima frase me la potevo risparmiare!) poi fa una cosa del tutto inaspettata: mi mette una mano dietro la schiena, poi mi passa un braccio sotto le gambe e, praticamente, mi prende in braccio.
<< Andiamo Orbital >> dice risoluto di fronte all'espressione scioccata del robottino << la signorina senza memoria viene con noi, non possiamo certo lasciarla qui da sola. >>
<< Subito, capo >> risponde e si trasforma in un paio di ali meccaniche che si attacca alla schiena di Kite, che con un balzo si solleva in volo.
Probabilmente dalle sue parole potrebbe sembrare che non si sia mosso a pietà, ma dal tono con cui lo ha detto, e dalla luce che gli brillava negli occhi, credo mi veda più come una specie di ostaggio; mi sa che ha preso un po' troppo sul serio la storia della principessa smarrita.
Non ho però neanche il tempo di preoccuparmi che atterriamo di fronte all’ingresso dell’Heartland Tower; è stato un volo breve.
Orbital si stacca dalle spalle del suo capo e torna al suo aspetto originale, poi corre ad aprire la porta visto che Kite ha entrambe le mani occupate, occupate da me.
Mi aspetto che adesso mi metta giù, invece avanza deciso ed entra.
L’interno non è illuminato, ma non mettiamo neanche un piede dentro che un uomo di corporatura massiccia ci affianca e chiede: << Allora, com’è andata la caccia? Mr.Heartland mi ha detto di aspettare il tuo ritorno per poi dirti di andare subito a fare rapporto da lui >> non deve neanche finire la frase che già ho capito chi è – anche perché gli occhi si sono abituati alla penombra – è Gauche, e a giudicare da come si rivolge solo a Kite non sembra essersi accorto della mia presenza, e non so se considerarlo un bene o un male.
<< D’accordo, riferiscigli che sono arrivato >> concede Kite, anche se si nota benissimo che ha la stessa voglia di incontrare il sindaco di Heartland City di quanta ne avrei io di prendere un’insufficienza ad un compito scolastico – ossia pari a zero – e forse per questo ci tiene ad aggiungere: << E digli anche che lo incontrerò domani mattina presto – e non m’importa se sta dormendo – perché per stasera ho da fare… >>
Gauche sta per chiedere << cosa? >> ma, seguendo lo sguardo del giovane cacciatore, mi vede e chiude la bocca di colpo rimanendo perplesso. Poi il suo sguardo s’illumina e, dopo aver dato un’affettuosa pacca sulla spalla ad un Kite che non sembra affatto gradire, se ne va, trascinandosi – per qualche oscura ragione – via con lui Orbital, e dicendo qualcosa del tipo: << Non ti preoccupare, ci penso io a coprirti con mr.Heartland, tu divertiti! >>
Kite non ringrazia neanche, ma riprende a camminare verso non so quale meta – dagli episodi non si capisce molto della struttura interna di quest’immensa torre – e mentre lui va io cerco d’immaginare cosa possa fare uno come lui di tanto divertente stanotte – un qualcosa per cui non è necessaria la presenza di Orbital, da cui non si separa quasi mai – e poi, purtroppo, ci arrivo.
Questo tipo ha appena lasciato intendere che lui… che noi… oh, *censura*!
Comincio a dimenarmi e non so come in un attimo sono sgusciata via dalle su braccia e sono di nuovo in piedi sulle mie gambe; forse mi ha aiutata un po’ – ok, tanto – l’effetto sorpresa, ma l’espressione di stupore/perplessità/disappunto/frustrazione(per essersi, in effetti, lasciato sfuggire la preda catturata) sul suo volto è impagabile, e, anche se il buon senso mi direbbe di scappare mentre è ancora intontito, rimango qui ferma, in parte curiosa di vedere come andrà a finire questa storia, anche perché so che se si arrivasse ad uno scontro – di un qualsiasi tipo – non sarei io a perdere.
Kite mi fissa (e a ben pensarci è da quando ci siamo incontrati che non sta facendo altro), poi si avvicina pericolosamente e io sento un brivido attraversarmi la colonna vertebrale – anche perché ha un’espressione indecifrabile che rende impossibile anche solo immaginare cosa gli stia passando per la testa – allunga la mano e sento i miei muscoli tendersi, reagisco d’istinto e scarto rapidamente di lato mentre lui abbassa la maniglia e apre la porta che c’era alle mie spalle.
Oh, questa non me l’aspettavo.
Dopo aver aperto la porta si sposta per lasciarmi passare. Entro.
La stanza è grande e spoglia, ci sono giusto un grande baldacchino, una scrivania e, nell’angolo, un armadio di legno.
Mi volto per dirgli qualcosa, ma lui mi precede: << Passa pure la notte qui e domani mattina sparisci >> sono sicura che vorrebbe incenerirmi con lo sguardo << la mia stanza è qui accanto >> e indica una porta accanto che prima non avevo visto << se hai bisogno di qualcosa chiamami >> ma, dall’occhiataccia che mi lancia, capisco che non devo azzardarmi a farlo. Mi domando allora perché me lo abbia proposto, poi ricordo la storia della principessa, e penso che forse abbia cercato di salvare le apparenze.
<< Ehm, allora ciao >> concludo e chiudo la porta.
Kite non saluta nemmeno, ma si dirige direttamente verso la sua camera.
Chiusa la porta mi appoggio ad essa con la schiena con il proposito di riprendere fiato dopo tutte queste emozioni e fare il punto della situazione, ma subito sento un tonfo e scatto in piedi riaprendo la porta. Sgrano gli occhi quando vedo Kite – lo stesso Kite che fino ad un attimo prima era tutto sicuro di sé e camminava impettito – accovacciato sul pavimento, piegato in due dal dolore. Vorrei aiutarlo ma, conoscendo il suo carattere individualista, so che non se lo – o me lo – perdonerebbe mai; so anche, però, che è di tempra forte e sono sicura che si riprenderà. Infatti, poco dopo, si rialza ed entra in camera sua, come se niente fosse successo; probabilmente si è trattato di uno degli attacchi che cominciano a venirgli a metà serie a causa dell’uso della trasformazione fotonica. Chissà in che stagione sono capitata?
Rientro nella mia stanza e mi dirigo verso il letto – Kite non mi ha vista – mi stendo e chiudo gli occhi – ed io non ho intenzione di dirgli che l’ho visto così fragile.
Sprofondo subito in quell’oblio chiamato sonno. Per una volta non faccio sogni assurdi.
 
A svegliarmi è la luce del sole che fa capolino dai pesanti tendaggi che coprono l’unica finestra della stanza. La sera prima, complice forse il buio, non mi ero accorta della sua presenza. E adesso che sono fresca e riposata mi accorgo anche dell’aria viziata e del pungente odore di chiuso. Sbatto le coperte e una nuvoletta di polvere si posa sul pavimento già sporco di suo; starnutisco.
Mi rendo conto che questa stanza non deve essere stata usata da molto tempo, chissà a chi apparteneva prima? Chiunque fosse, quando è andato via, deve essersi portato l’arredamento con sé.
Mi alzo con molta calma e con movimenti controllati. Appena aperti gli occhi credevo di trovarmi in camera mia, ma subito dopo è arrivata la sconcertante verità: sono davvero qui, sono ancora qui. E ora come torno a casa?
Visto che sono arrivata qui a mezzanotte in quel quartiere assurdo, la risposta più plausibile è che il portale si riaprirà di nuovo stasera lì, quindi ho la possibilità di passare un’intera giornata ad Heartland City. Cosa può chiedere di meglio un’otaku accanita come me?
Scendo dal letto e sento il freddo del pavimento sotto le piante dei piedi, vedo ai piedi del letto un paio di stivali neri, eppure sono certissima di non essermi spogliata prima di andare a dormire. Sempre in fondo al letto mi accorgo di un qualcosa di nero, mi avvicino per analizzare meglio e capisco che sono vestiti. E allora tutti i tasselli vanno al loro posto, è stata la mia adorata “voce interiore”, che forse ha voluto farsi perdonare questo brutto scherzo; in ogni caso da ieri sera non si è fatta più sentire. Chissà che le è successo? Non che sia preoccupata, intendiamoci, non so come ma riesce sempre a trovare un modo per tornare, per tornare da me.
A questo punto, sola e spersa in una città che non conosco, non mi resta che prepararmi ad affrontare la giornata. Prendo i vestiti e mi avvicino all’armadio, lo apro e, come avevo immaginato, ci trovo uno specchio a figura intera. Non so se è maggiore lo shock di trovare una cosa pulita qui in mezzo, oppure, proprio perché pulita, l’immagine di me che mi rimanda.
Infatti, per qualche assurdo motivo, sono cambiata, forse il mio aspetto era troppo normale per questo posto e quindi venendo qui mi sono trasformata. Niente d’assurdo di cui preoccuparsi, intendiamoci, niente capelli rosa alla Super Sayan, per capirci, però sono diversa.
Contemplo il mio riflesso: i miei capelli si sono schiariti, non più biondo dorato ma sul biondo platino, e adesso mi arrivano ad oltre metà schiena con delle ciocche azzurro metallizzato davanti alle orecchie ad incorniciarmi il viso. Anche gli occhi si sono schiariti, ora sono azzurro ghiaccio. C’è qualcosa che non va in questo aspetto, ho la sensazione di averlo già visto su qualcuno…
Inutile dire che anche gli abiti sono cambiati, sono molto diversi da quelli che metto di solito e me ne accorgo mentre mi rivesto: collant bianchi con gonna nera, maglia grigia a collo alto con manica a ¾, giubbotto in pelle nera con chiusura a zip e poi stivali alti lucidi e neri. Mentre seduta sul letto li sto infilando, un luccichio mi fa accorgere di qualcosa al loro interno: due pugnali gemelli dal bordo seghettato, piccoli ed affilati; anche se ho promesso di non ammazzare nessuno mentre sono qui, questo non vuol dire che non possano tornare utili.
Aggancio in vita la cintura con i deck e l’attrezzatura da combattimento – gentile omaggio della “voce interiore” benché io non sappia duellare, o almeno non ricordi di averlo mai fatto – e sono pronta.
Mi rimiro allo specchio e finalmente capisco chi mi ricorda questo aspetto: con capelli biondi e azzurri, occhi quasi grigi e look total black sono la copia femminile di Kite.
Per un attimo non riesco a connettere, poi mi rendo conto che è stata la prima persona che ho incontrato e forse per questo nel momento di cambiare look mi sono ritrovata così perché la carissima “voce interiore” si è ispirata all’unica persona di questo universo che conosceva. Spero solo che il diretto interessato non lo noti troppi.
Sto per uscire dalla stanza quando noto un luccichio sulle coperte del letto. Un altro pugnale? Mi avvicino e trovo la mia Chiave dell’Imperatore, quella che mi ha portato qui, solo che anche questa è cambiata: non è più plastica, ma vero oro massiccio, ma non oro giallo come quella di Yuma, questo è oro nero. Passò un dito sulla chiave e sento il freddo del metallo contro la pelle. Anche il piccolo pallino verde vicino all’impugnatura ha cambiato colore, ora è viola.
Metto la chiave al collo, ma poi mi rendo conto che – sebbene non sia la chiave di Yuma – se uscendo dovessi incontrare Kite potrebbe credere che in qualche modo sia imparentata con lui, allora la metto nella tasca della giacca e la chiudo lì. O, per meglio dire, c’è ancora una questione da risolvere, questa sicuramente non è più la Chiave dell’Imperatore, e allora deve cambiare anche nome oltre che aspetto: Chiave dell’Imperatore Oscuro? Che banalità! Chiave dell’Imperatrice? Ma per favore! E poi capisco come la voglio chiamare: Chiave della Fenice.
Esco dalla stanza e, prima di andarmene, decido di fare una follia, così mi dirigo verso la stanza di Kite per salutarlo, busso ma non ottengo nessuna risposta, quindi abbasso la maniglia ma non si apre, poi mi ricordo del suo colloquio con mr.Heartland e capisco che deve già essere uscito, peccato, in fondo avrei voluto ringraziarlo per quello che ha fatto.
Cambio quindi direzione e, a passo deciso, esco dal corridoio, e sbatto contro qualcuno, ci metto qualche istante a capire che quel qualcuno è Gauche; sento dei passi che si avvicinano rapidi, non so chi sia, ma ho la sensazione che sia meglio non farmi vedere, quindi scappo via, o almeno corro rapida fino a girare l’angolo, una volta “in salvo” mi fermo per ascoltare la conversazione e capire anche di chi erano gli altri passi.
<< Ma sbaglio o quella appena uscita dalla camera di Kite era una ragazza? >> dice la voce che appartiene ai passi appena sopraggiunti: voce di donna, donna giovane, sulla ventina o forse di meno, comunque più grande di me. A questo punto identificarla è facile: è la partener di Gauche, ossia l’odiosissima Droite.
<< Sì >> risponde serafico Gauche, che evidentemente non ha avvertito la punta di terrore presente nella voce della compagna, e continua imperterrito: << se l’è portata ieri sera dopo che è tornato dalla caccia, aveva detto che aveva “da fare per la serata” e che non poteva parlare con mr.Heartland, così l’ho coperto dicendo al capo che ancora non era tornato. Spero che almeno si sia divertito… >>
Se adesso mi sporgo rischio che mi scoprano, ma non so quel che darei per vedere l’espressione di capelli viola in questo preciso istante, sono sicura che sarà verde d’invidia e rossa di gelosia insieme, e poi anche indignata, orripilata, disgustata… e via dicendo, perché sicuramente anche lei ha capito quello che ha capito Gauche ieri sera. E, se a questo aggiungiamo che dal corridoio da cui sono sbucata non si capiva bene da che camera uscissi, credo proprio di aver fatto una saggia scelta nel non farmi vedere da Droite, altrimenti adesso non sarei qui a parlare.
Sono felice mentre mi dirigo verso l’uscita della Heartland Tower e, se sapessi fischiettare, forse in questo momento lo farei. Peccato che questo mio stare con la testa tra le nuvole non mi faccia notare che sto andando a sbattere contro la seconda persona nel giro di pochi minuti, e questa volta mi va anche peggio di prima perché cado, o almeno sarei caduta se la persona contro cui ho sbattuto non mi avesse presa al volo. Sempre quell’anima pia mi aiuta a rimettermi in piedi e, solo quando sono di nuovo salda sulle mie gambe, mi arrischio ad aprire gli occhi e… ed è come guardarmi allo specchio. Deglutisco sorpresa quando mi rendo conto che la persona che mi sta davanti è Kite, lui mi squadra prima con stupore – evidentemente è sorpreso che sia ancora qui – poi con perplessità – evidentemente si è appena reso conto della somiglianza tra di noi. Prima che possa dire qualsiasi cosa e mettermi in difficoltà, lo prevengo: << Ah, proprio te cercavo, volevo ringraziarti di ciò che hai fatto per me ieri e- >> ma lui mi interrompe: << È mezzogiorno, che fai ancora qui? Non ti avevo detto di sparire? >> e, senza darmi il tempo di rispondere, mi passa le mani intorno ai fianchi e poi mi carica in spalla (neanche fossi un sacco di patate!) e mi deposita fuori dall’Heartland Tower, non saluta neanche e torna dentro. Devo costringere il mio corpo ad obbedirmi per riprendere a camminare e, mentre cerco di trovare una spiegazione razionale allo strano calore che sento propagarsi in tutto il corpo, non posso fare a meno di pensare che, anche se era visibilmente arrabbiato, quando mi ha caricata in spalla è stato anche molto attento a non farmi male, o forse si è trattata solo di una mia impressione…
Vabbé, è inutile pensarci oltre, ormai è finita, ho altre dodici ore in questa città e poi si torna a casa! Chissà quali avventure mi aspettano…?

_________
 
Angolo autrice:

 
E sono tornata, con una settimana di ritardo sulla tabella di marcia, ma sono tornata!
Allora, che dire? Il capitolo doveva venire più lungo ma ho pensato di tagliarlo così voi potete iniziare a leggere questo mentre io scrivo l’altro pezzo. Nel frattempo sono bene accette recensioni.
Nel capitolo c’è una citazione al mio anime preferito, ossia Sailor Moon, vediamo chi la trova? Lasciate perdere, è difficile. Diciamo che nel punto in cui Angela si fa i film mentali su cosa Kite abbia in mente-
Angela: Cavolo, sei tu che scrivi!
e poi lui si “avvicina pericolosamente” è una citazione al primo appuntamento tra Seiya e Usagi (quando lei crede che voglia baciarla, ma in realtà deve solo prendere il telefono alle sue spalle).
Sì, vabbé, quella che si fa i film mentali qua sono io. XD
E allora, in questo capitolo si è scoperto qualcosa in più su Angy-chan(?) ma i misteri sono ancora tanti…
A cominciare dal perché prima Kite la salvi e poi la ignori brutalmente, la mia teoria a riguardo è che il cacciatore si sentiva in colpa, probabilmente ha pensato che qualcuno di quelli a cui aveva appena sottratto l’anima fosse un qualche parente di Angela e che quindi adesso la sua famiglia sarà distrutta come la sua; questa naturalmente è la mia versione-
Angela: Lo sai che sei TU l’autrice della storia, vero?
ma credo proprio che quella del diretto interessato non la sentiremo mai, conoscendone il carattere…
In ogni caso, nel prossimo capitolo Angela deciderà di partecipare al Carnevale Mondiale di Duelli e cercherà di completare il suo cuore e poi succederà qualcos’altro che la metterà nei guai con il sopraccitato biondo cacciatore.
Ah, riguardo agli OC, se volete inviarmeli via messaggio privato il modulo da compilare è questo:
 
Nome:
Cognome:
Età:
Sesso:
Provenienza:
Carattere:
Aspetto fisico ed abbigliamento:
(mi raccomando, che rispetti gli assurdi canoni zexal!!!)
Hobby ed aspirazioni:
Background:
(breve storia del personaggio e del perché si trovi ad Heartland City; se è un duellante e che tipo di deck usa; se partecipa al Carnevale Mondiale di Duelli e perché, se passa le qualifiche o perde prima; se caccia numeri e perché o anche solo conosce la loro esistenza; se ha relazioni particolari – parente/fidanzato/roba-simile – con altri personaggi della serie, ecc…)
 
Questo era il modulo, compilatelo in maniera esaustiva in ogni sua parte – serve a dare spessore ai personaggi – ed anche in maniera creativa, cercherò di accettare tutto nei limiti del possibile, ma, poiché questa storia ricalca le vicende della prima serie, eviterei bariani o pseudo-astrali a piede libero per le strade della città.
Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo!
Ludo.
  
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