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Autore: AxXx    11/02/2014    6 recensioni
Salve, popolo di EFP e amanti della Percabeth in particolare. Questa storia parla di un mondo senza genitori divini, Dei o mostri vari a cui dare peso.
Annabeth è una ragazza ricca che desidera diventare architetto, ma un giorno la sua vita cambia radicalmente e lei si ritrova isolata dal mondo, senza memoria e senza nulla che glielo faccia ricordare. Solo una persona la aiuta: un ragazzo di nome Percy Jackson.
Il passato, però, torna sempre a tormentarci e lei lo scoprirà nel modo peggiore.
[Percabeth]
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                             RISVEGLIO

 

 

 

 

Nel buio vidi due occhi di ghiaccio che mi puntavano come quelli di un predatore.  Provai a sfuggirgli, ma quelli mi seguivano. Sentii una sensazione soffocante, come se mi stessero premendo un cuscino sulla faccia. Provai ad urlare, ma non mi usciva voce dalle labbra, provai a divincolarmi, ma il corpo era schiacciato a terra.

La mia pelle sembrò bruciare, poi arrivò il dolore, come se tutte le ferite mi fossero state aperte con un coltello arroventato.

Poi aprii gli occhi.

Una luce calda, soffusa e dolce usciva dalla porta finestra alla mia destra. Mattina.

Ero spaventata: avevo fatto un incubo e la cosa peggiore era che avevo la sensazione che fosse anche un ricordo. Quegli occhi di ghiaccio mi facevano davvero paura. Notai che mi ero agitata nel sonno, dato che le coperte erano spostate e attorcigliate intorno alle mie gambe.

Per un attimo il mio cuore iniziò a battere all’impazzata, nel timore di aver dimenticato di nuovo qualcosa, così mi alzai veloce.

‘Mi chiamo Annabeth, sono a casa di Percy Jackson che mi ha ritrovata moribonda per strada. Ieri mi sono addormentata sul suo divano letto e ho fatto un incubo. Ho preso due volte la metropolitana, ho mangiato a pranzo una mezza pizza e a cena un hamburger. Ho conosciuto Talia Grace, figlia di Gioven Grace, Rachel e Grover Underwood.”

Fare il punto della giornata precedente mi fece sentire meglio. La paura di dimenticare non ce la puoi avere se non hai mai perso la memoria. Avevo paura di svegliarmi, senza più sapere che mi chiamavo Annabeth, senza sapere chi era il ragazzo che mi aveva salvata, né chi era l’amica che mi aveva ricordato il nome.

Sospirai e mi alzai, prendendo i vestiti ch la sera prima avevo ripiegato con cura e posti sul futon. Mi diressi verso il bagno, mi lavai la faccia e togliendomi il sonno dagli occhi.

Poi sentii la porta aprirsi.

Percy era entrato nel bagno con ancora solo i pantaloni e mi stava fissando intensamente, come se fosse sorpreso. Io, di mio, mi coprii frettolosamente con l’asciugamani, visto che ero ancora svestita. Proprio in quel momento doveva entrare!? Ero rossissima, tanto che potevo fare concorrenza ai capelli di Rachel e non solo per il fatto che lui guardasse me. Infatti, anche io non potei non soffermarmi sui suoi addominali scolpiti, il petto sporgente e le braccia forti. Era davvero bello, sarei stata molto felice di abbracciarlo, se non fosse un cafone pervertito con l’abitudine di vedermi in intimo.

“Esci dal bagno, maniaco!” Sbottai, cercando di tornare a concentrarmi su qualcosa che non fosse lui.

“Ma… guarda che il bagno è mio!” Protestò lui, distogliendo lo sguardo. Meno male.

“Non guardarmi, pervertito, esci! Lasciami vestire!”

La mia voce era altissima e stridula, ma non riuscivo a controllare, farmi vedere così mi metteva terribilmente in imbarazzo. Volevo sparire il prima possibile.

“D’accordo,  non c’è bisogno di agitarsi… vedi di non occuparlo troppo a lungo.” Sbuffò lui, uscendo, facendomi sentire un po’ meglio.

Tornai al lavandino e mi sciacquai di nuovo la faccia, ma questa volta per rinfrescarla e calmare il rossore acceso che mi colorava le guance. Respirai profondamente e mi asciugai veloce. Presi i miei vestiti e li indossai, sollevata, finalmente il mio cuore iniziò a calmarsi.

“Sai che sei comunque in casa mia?” Mi canzonò Percy, un po’ infastidito, quando uscii dal bagno.

“Ma non potevi bussare!? Sai che ci sono anche io e tu apri la porta? Così a caso!?” Ero ancora furibonda per il fatto che lui mi avesse messo in imbarazzo per l’ennesima volta.

“Ma è casa mia! Da quando devo bussare ad una porta di casa mia!?” Chiese lui arrossendo, forse per il fatto che si sentiva scavalcato, ma che cavolo! Aveva dimenticato le regole basilari della decenza?

“Da quando mi hai invitato a restare… non potresti ricordare che ci sono anche io!?”

“Lasciamo perdere.” Sentenziò lui, entrando nel bagno, sbattendomi la porta in faccia. Bravo cafone.

Sospirai, sentendomi la testa un po’ pesante per via di quella sfuriata, così mi misi a lavoro e rifeci il letto, stendendo con cura le coperte e le lenzuola per poi mettere a posto il copriletto. Soddisfatta del lavoro che avevo fatto, mi sedetti e mi guardai intorno. Dal giorno prima non era cambiato nulla: era ancora tutto in disordine.

‘Percy non è un grande amante dell’ordine.’ Pensai, raccogliendo un paio di calzini. Ero un po’ disgustata, ma non mi piaceva affatto tutto quel disordine. Inoltre, visto che mi aveva ospitata, decisi di mettere un po’ a posto, almeno il salotto (Così magari quel cafone avrebbe imparato un po’ di educazione).

Stranamente non fu fastidioso o lungo come credevo: Percy aveva messo un po’ a posto, quando ero finita lì, quindi non dovetti raccogliere tutto il suo armadio. Inoltre sembrava aver pulito da poco, perché gli armadi non erano coperti di polvere e il pavimento era pulito. Mi limitai a piegare un paio di calzini.

“Grazie… l’avrei fatto io… uno di questi giorni, ma mi hai tolto la fatica.” Mi disse, improvvisamente alle spalle, uscendo dal bagno, facendomi sobbalzare.

“Stavo solo cercando di rendere più accogliente casa tua.” Mi spiegai, arrossendo un po’. Strano che ogni tanto fosse così gentile e poi diventasse un cafone incredibile in altre situazioni. Stranamente quel comportamento mi affascinava.

“Allora… nulla?” Chiese, sedendosi sul divano rifatto, invitandomi accanto a lui.

Scossi la testa e accettai: “No… nemmeno il sonno mi ha fatto ricordare qualcosa.”

Non volli raccontare del terribile incubo che avevo fatto. Avevo paura che mi desse della pazza e poi non era nemmeno un ricordo. Non aveva senso preoccuparlo per nulla. Inoltre avevo lo strano desiderio di non andarmene da lì, quasi mi fossi affezionata a quel posto nuovo, ma che sapeva di casa.

“Mi dispiace…” Sussurrò, Percy, prendendo del latte dal frigo. “Ti va’?”

Annui, senza esitazione, così mi porse una tazza di latte, accompagnata da un pacchetto di biscotti. Non avevo molta fame, ma seppi che, se non l’avessi fatto, sarei svenuta per il poco cibo, così mi sforzai di mandare giù qualche biscotto e il latte. Non parlammo fino alla fine della colazione.

“senti, io devo andare a lavoro. Puoi rimanere qui. Ho qualche DVD, anche se non so se sono il tuo genere… poi ci sono i miei libri e i miei videogiochi, ma non li riprendo da un pezzo e non so se a te piacciono… oh, nell’agenda lì ci sono i numeri di Talia e Rachel, se vuoi, ma non so se sta’ mattina possono venire, comunque sia, ho una copia delle chiavi sotto il telefono.” Propose lui, mettendo le tazze vuote nel lavandino.

Io rimasi attenta e, sinceramente, ancora non me la sentivo di parlare con loro. Ero ancora un po’ confusa e volevo rimanere nella mia solitudine.

“Credo rimarrò qui… se vuoi. Magari leggo qualcosa, ma non so cosa… qualche consiglio?” Decisi, infine, voltandomi verso di lui.

Per tutta risposta, Percy si alzò e si diresse verso la libreria, scorrendo i vari volumi.

“Mmmh… non ho idea di cosa possa piacerti. Hunger Games è molto bello da leggere, mi manca il Canto della Rivolta, Il Signore degli anelli è pesante… gli altri libri sono ancora peggio. Magari potresti vederti qualche DVD, mi hanno regalato il film de lo Hobbit, è molto divertente.” Mi propose, aprendo il lettore, osservando il cellulare.

“Lascia… faccio io, ora vai a lavoro.” Lo incoraggia, cercando di mostrarmi sicura, quando in realtà, non lo ero.

“D’accordo, allora ci vediamo dopo.” Mi disse lui, poggiandomi una mano sulla spalla per poi avvicinarsi, dandomi un buffetto amichevole sulla guancia.

Cavolo! Ora diventava gentile e tenero. Mi sentii arrossire e rimasi imbambolata, mentre lui si staccava da me, uscendo. Io mi sentii le gambe molli, ma non volevo cedere. Non dopo un giorno, che cavolo! Non era nemmeno il mio tipo, dopotutto non lo sopportavo quando era un cafone… però era irresistibile quando si preoccupava per me con quei suoi modi dolci.

Scossi la testa e mi avvicinai al televisore, cercando di capire come funzionasse. Non avete idea di quanto fosse complesso imparare a far funzionare di nuovo un dannato lettore DVD. Mi sentivo un’emerita imbecille. Mi ci volle un quarto d’ora per riuscire a capire come funzionasse tutto, compreso il telecomando. Misi il Cd e mi guardai il film che mi aveva proposto.

In effetti era molto divertente, era strano che, però, i nani Kili e Fili fossero così belli, quasi fossero dei modelli bassi. Invece Thorin le piacque, ma caratterialmente il migliore era Bilbo. Furono due ore molto divertenti e non le dispiacque affatto aver deciso di rimanere lì per potersi vedere un bel DVD in pace.

Alla fine, decise di guardarmi qualcos’altro e scorsi la collezione di film di Percy. Il problema era che mi sembravano tutti un po’ troppo… strani. C’erano un sacco di film Horror o con troppa azione: come transformers, Resident Evil e altri. Stranamente Avengers sembrò attrarmi, ma non seppi se provarlo. Soppesai la custodia con attenzione per decidere quando il telefono suonò.

Per la sorpresa per poco non lasciai cadere la custodia, ma riuscii a reggerla. La misi a posto e andai a rispondere.

“Pronto? Chi Parla?”

“Oh, Annabeth, cercavo giusto te… sono Rachel, posso passarti a prendere? Vorrei fare un giro in centro con te e, visto che non hai altri vestiti, pensavo di darti io qualche cambio.” Propose lei, entusiasta, dall’altra parte della cornetta.

Io giocherellai con il cavo telefonico. Sapevo che Percy tornava tardi e non potevo guardare solo film. Erano ancora le undici e un quarto, la giornata era ancora lunga: “D’accordo… se vuoi… ti aspetto, allora.”

“Perfetto! Sono certa che ti distrarrà, magari ti divertirai anche.” Disse lei, chiudendo la telefonata.

Sospirai, un po’ in ansia. Dopotutto un po’ di compagnia non mi avrebbe fatto male. Presi le chiavi che Percy mi aveva indicato e mi sedetti, sospirando, attendendo l’arrivo della rossa. Forse aveva ragione: rimanendo lì avrei potuto solo rimuginare su me stessa, senza ottenere risposte. La mia mente era un ammasso di nulla. Forse avevo davvero bisogno di distrarmi.

 

 

 

“Allora? Come ti senti?”

Rachel mi aveva portata in un grande centro commerciale in centro a New York, facendomi fare decine di giri. Non avendo nemmeno un soldo, non potevamo comprare nulla, ma guardare non sembrava una cattiva idea. C’erano tantissime cose, soprattutto sembrava che ci fossero montagne di prodotti, come se dovessero mostrare opulenza. C’era così tanta gente che il rumore mi stordiva.

Nonostante questo, riuscii a tenere dietro alla mia amica, senza troppi problemi. Ogni tanto mi fermavo davanti a qualche vetrina ad osservare vestiti particolarmente affascinanti o vestiti molto belli. Tuttavia era più la curiosità a spingermi, non il desiderio di averli. Non mi sembrava il caso di spendere così tanto per certe cose.

Verso l’una del pomeriggio, ci sedemmo in un bar, per mangiare un panino. Nonostante fossi preoccupata per quell’uscita, dovetti ammettere che camminare mi aveva tranquillizzata, e non avevo più la mente affollate di domande del mio passato.

“Ora mi sento meglio, grazie davvero, Rach.” Risposi, piluccando distrattamente il panino che avevo in mano. Avevamo parlato per tutto il giorno e lei era una ragazza davvero allegra ed energica. Grazie a lei ero riuscita a liberarmi un attimo delle mie preoccupazioni, facendomi ridere e avevamo, persino, iniziato a chiamarci per nomignoli.

“Di nulla, Annie, solo che devi davvero passare da casa mia. Avrai bisogno di qualche cambio… e poi come fai a sopportare Percy?” Chiese, allegra, mentre leggeva una rivista ambientalista.

“Grazie… ma, Percy non sembra male…” Dissi debolmente, pulendomi la bocca, bevendo un sorso dell’aranciata che mi era stata offerta.

“hai ragione… però, sai. Ti sto parlando da amica. E poi, credimi, lo conosco meglio i di te. Ci siamo frequentati per due mesi, prima che lo lasciassi.” Rispose, noncurante, continuando a sfogliare la rivista.

Improvvisamente sentii il mio stomaco contorcersi e provai un moto di gelosia alla notizia che Rachel era l’ex di Percy. Cercai di scacciare quel sentimento: lei mi era stata molto vicina e non avevo voglia di spezzare subito quell’amicizia.

“Oh… quindi… avete rotto? Perché?” Chiesi, cercando di mantenere un tono neutro, anche se mi sentivo stranamente allegra nel saperlo libero.

“Mmmh… diciamo che non mi piaceva il fatto che lui mi ignorasse, soprattutto perché dava così tanto peso ai suoi lavori e aveva poco tempo per me. Mi bidonò anche diversi appuntamenti importanti. Gli dispiaceva, certo, ma non la smetteva di farlo. Quando, poi, mancò una cena dove sarebbero stati presenti anche i miei genitori gli parlai. Era davvero dispiaciuto, ma mi disse che un aveva avuto un impegno a lavoro, così ci chiarimmo e… be’, decidemmo di rimanere amici.” Spiegò lei, tranquilla.

“Non ti dispiace che abbiate rotto?”

“Un po’ sì.” Ammise. “Ma stava diventando imbarazzante per entrambi, e poi meglio averlo come amico che no. Inoltre credo che non avrebbe funzionato comunque. Abbiamo preferito conservare l’amicizia.”

Mentre riflettevo su quello che aveva detto la ragazza, sentii squillare il suo cellulare. Lei rispose tranquilla, incurante del mio sorriso a mezze labbra che non riuscivo a trattenere.

“Pronto? Ciao Nico! Sì… d’accordo… no, lo sai che a quest’ora è a lavoro. D’accordo, lo avverto io, e sì, c’è anche Grover… sì… sì, d’accordo, apparecchia per una persona in più, ci sarà un ospite a cena. A sta’ sera!”

Detto questo chiuse la telefonata e si rivolse a me: “Ehi, Annie… ti va una cena all’Italiana?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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[Angolo dell’autore]

A causa di un certo problema la stesura della mia storia principale su questo fandom è ritardata. Fondamentalmente è causato dall’irreperibilità della mia adorata collega. Il che, però, mi permette di dedicarmi a questa, facendo più capitoli possibili.

Quindi vi lascio a questo sesto capitolo con Annabeth con gli incubi e qualche rivelazione focosa sul passato del caro Percy Jackson. Il prossimo capitolo vedrà la comparsa di altri personaggi.

AxXx

PS: recensite, recensite e recensite.

  
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