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Autore: King Of My World    13/02/2014    1 recensioni
E' da un po' che sto vedendo questa serie TV ed è la più bella che io abbia mai visto. Oggi mi sono deciso a scriverne una storia, e spero che vi piacerà. Farò all'incirca sei capitoli. Non credo sia molto coinvolgente, io scrivo ciò che mi passa per la testa. Credo di aver fatto bene.
Comunque parlo secondo il punto di vista di Rick, parlerò delle avventure e dei pensieri che lui stesso affronterà. Buona lettura!
Genere: Avventura, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci arrivati in macchina, oltrepassare quel cancello è come se fosse l’Inferno, con la speranza di cavarcela. Non è sempre tutto così semplice, ma tutti credono che io sia il leader. Invece sono solo un povero idiota che cerca di mettere di tutti in salvo.
I vaganti non fanno altro che aumentare là fuori, ciò è davvero spaventoso. Non mi piace sparare, ecco perché odio le armi ma senza di essere la sopravvivenza è pari a 0. Carl ha un’ottima mira, sembra molto più capace di me. Io no. Sono solo un rammollito, mi sento offeso al suo fianco: mi sento male al solo pensiero perché lui non merita questo tipo di vita, io invece, ho avuto un’infanzia senza interruzioni. Era perfetta, anche perché io sono stato felice, mentre lui deve combattere per sopravvivere. Che razza di mondo è questo…
Dio sembra che ce la voglia far pagare. Sopravvivere affinché la morte non verrà… Davvero una pazzia.
Come si può essere felici in questi momenti? Non facciamo altro che vivere nel panico. Dopo la morte di mia moglie, non mi sento più al sicuro. Là fuori non si fa altro che vivere nel pericolo, bisogna sempre tenere gli occhi aperti, fare attenzione, non ci si può rilassare un attimo. Il mondo è cambiato, ormai dovremo farcene una ragione; si stava meglio prima. Mentre adesso dobbiamo lottare per ottenere un qualche cosa che forse, non andrà affatto bene. Non si fa altro che vivere nella paura.
 
“Papà. Tutto questo, un giorno finirà?” mi domanda Carl, ha un’aria triste e malinconica, ma allo stesso tempo coraggioso.
“Non credo, non me la sento di mentirti. Ho la sensazione che tutto questo durerà per sempre. Ormai per vivere, devi lottare e basta. Devi riuscirci!” gli risposi, dandogli un filo di speranza.
 
Mi viene da piangere al solo pensiero, ma non davanti a mio figlio. Vorrei dimostrarmi più coraggioso del solito: sono un padre davvero inutile. Ecco, io mi sento inutile. Non sono stato capace di accettare le cose, sembra tutto così finto. No, non lo era affatto.
Sembra che tutto questo sia fatto apposta per metterci alla prova, ma forse la colpa è anche un po’ di noi essere umano; non è stato semplice arrivare fin qui, devo dire che è stato davvero un miracolo. Michonne mi guarda come se le avessi tolto qualcosa. Siamo amici, soltanto amici. Oh, quanto mi manca Lori. Non faccio altro che pensare a lei, al suo viso, ai suoi modi di fare. E, ricordo una delle cose che amavo di lei: alla domenica mattina, non faceva altro che preparare pancake, anche se erano buciati li mangiavo lo stesso. Com’è difficile dimenticarla.
 
“Sono giorni che sta sempre fatti tuoi, c’è qualcosa che non va?” mi chiede Michonne.
“Si, è vero. Penso che viviamo in un mondo di merda!” rispondo con aria infastidita.
“Siamo di mal umore stamattina? Sei proprio un figlio di puttana, devi tenerti Carol sulla coscienza e andare a marcire all’Inferno” dice Daryl mentre era al volante.
 
Non ho risposto al suo intervento, perché lui ha ragione e io ho torto. Ma quella è stata un scelta di Carol, non mia. Lei aveva ucciso delle persone, e le aveva bruciate dopo aver dato a loro una coltellata in testa. Non mi sembra una cosa molto normale, l’ha fatto per proteggerci ma almeno doveva consultare uno di noi, purtroppo non lo ha fatto…
 
“Ci potevo pensare io, invece tu che hai fatto? L’hai lasciata andare!” aggiunse ancora poco dopo.
“L’ho dovuto fare, mi capisci? Non poteva stare più con noi!” comincio ad urlare, sto perdendo il controllo di me stesso.
“Papà, calmati. Cerca di rilassarti” dice mio figlio per non farmi alterare troppo.
 
Deryl frena la macchina e mi guarda dritto negli occhi, come se volesse tagliarmi la testa per ciò che ho appena detto: forse è meglio tacere.
 
“Okay, ti prometto che in questi giorni la andremo a cercare e la riporteremo alla prigione” continuo, poco dopo essermi rilassato.
“Ora sì che si comincia a ragionare!” mi dice soddisfatto, per poi continuare a guidare.
“In effetti, abbiamo ancora bisogno di Carol. Lei è brava quanto Hershel” sussurra Michonne.
“Forse avete ragione, allora domani usciamo a cercarla” dico, anche se non sono affatto sicuro.
 
Siamo arrivati a destinazione, c’è voluto più di mezz’ora per arrivare e se siamo ancora vivi significa che ciò è un miracolo.
Non abbiamo erranti alle calcagna, quindi possiamo procedere senza nessun problema. Forse è tutto troppo tranquillo… Un po’ troppo.
Per entrare è stato troppo semplice. Okay, tutto tranquillo. Quindi possiamo prendere gli zaini e prendere ciò che ci serve: in questo centro commerciale ci sono tantissimi vaganti, ma lo sono solo all’esterno. Ne sono quanto una città intera. Noi, invece, entriamo sempre da dietro. Be’, se lo facciamo dall’entrata principale è come se servissimo il cibo su un piatto d’argento.
 
“Un rasoio” sussurra mio figlio.
“Cosa ci vuoi fare con quello?” dico con aria strana.
“Oh, ma non è per me. E’ per te, non ti fai una barba da un secolo” scherza, facendomi un sorriso.
“Spiritoso. D’accordo, prendilo” gli rispondo, accarezzandogli la testa.
 
All’improvviso, mentre stiamo sul punto per andare. Sento un ringhio di qualche errante che sta nel reparro alimentare.
 
“Avete sentito qualcosa?” domandò Michonne, al quanto preoccupata.
“Sì, ci penso io” dico, mentre mi dirigo verso il posto.
 
In effetti, è un vagante con la testa tagliato. Io gli ficco un coltello nell’occhio fino ad arrivare al cervello: in modo che si spegnesse definitivamente.
 
“Forse, è ora di andare papà! Prima che arrivino da un momento all’altro!” urla mio figlio, mentre noi tutti ci dirigiamo sull’auto.
 
“E’ anche oggi è andata” dico, mentre ci siamo rimessi tutti in viaggio verso la prigione.
   
 
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