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Autore: bemyronald    13/02/2014    2 recensioni
Ma cosa diamine mi prende? Perché continuo a guardarla così direttamente negli occhi?
E perché lei risponde guardandomi in quel modo così... così unico?
E poi le nostre mani si sono semplicemente sfiorate, ma perché mi fa questo effetto?
~
I loro occhi si incontrarono e lei si perse completamente nell'immensità di quell'azzurro naturale. Erano così limpidi, così puri, così sinceri e soprattutto erano lo specchio dell'anima. C'era bontà, stupore, spensieratezza, dolcezza, insicurezza. In quegli occhi spesso ci aveva trovato il mondo, quegli occhi erano un po' la sua casa perché per qualche oscura ragione (anzi, la ragione non c'entrava un fico secco!) quasi le toglievano il fiato ed erano capaci di cancellare, anche solo per un breve istante, tutto ciò che di brutto c'era. Ed in quel momento capì. Capì molto più di quel che Ron lasciasse trapelare, guardandolo era come se gli leggesse dentro, erano così veri che non riuscivano a mentire neanche volendo. Riflettevano la sua anima, il suo essere ed era quasi certa di non essersi sbagliata. C'era qualcosa che lui ostentava a nasconderle. L'aveva capito. Lei capiva sempre.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Se l'aria natalizia si sentiva già da un po', in quegli ultimi giorni si percepiva in ogni dove, ed era davvero piacevole, così piacevole che ad Hermione era quasi passata l'incavolatura, della sera prima. Eppure qualcuno che la irritava indiscutibilmente c'era.
«Oh, che tragedia! Si crede davvero chissà che cosa quella là, vero?» Sbottò, dopo aver sentito i commenti di Fleur Delacour sul cibo di Hogwarts che aveva definito "troppo pesònte" e la causa, se nel caso, non fosse riuscita ad entrare nel suo vestito da sera. Ron era seminascosto dietro Harry, era dal giorno dell' "incidente" che si eclissava dietro chiunque si trovasse a tiro non appena incrociava Fleur.
«Hermione, con chi ci vai al ballo?» buttò lì, non appena misero una notevole distanza tra loro e Fleur, e potè uscire allo scoperto. Quante volte le aveva posto quella domanda? Aveva perso il conto. Pensava che forse se l'avessa irritata al punto giusto o l'avesse colta di sorpresa, lei per disperazione e per farlo tacere, gliel'avrebbe detto. Ma Hermione non cedeva, si limitava a mettere il broncio, a sbuffare impaziente o a non guardarlo e rispondere semplicemente: «Non te lo dico, mi prenderesti solo in giro» proprio come aveva appena fatto. Ma perché avrebbe dovuto? E poi lui stesso si dava dello stupido e, ovviamente, non incolpava di certo lei! Incolpava se stesso e... l'altro.
Lei non cedeva e lui voleva saperlo. A tutti i costi. Per cui quella sorta di breve battibecco era ormai all'ordine del giorno.
Si dirigevano in Sala Comune, Hermione nel camminare, li aveva superati di qualche passo e Ron notò qualcosa di diverso nei suoi capelli. Erano decisamente più lisci, ma c'erano comunque quei boccoli ribelli che sembrava non volessero stare proprio a posto, eppure trovo abbiano un loro perché, si trovò a pensare, li trovava caratteristici. I capelli di Hermione erano delicatamente semiraccolti, erano lucenti e presentavano delle lievi sfumature che andavano nel dorato. Era incredibile quanti dettagli riuscisse a notare in lei se la guardava con più attenzione... ma era ancora più incredibile che si stesse fissando su semplici e banali dettagli! Non era mica tipo "dai minimi particolari" lui, non che fosse superficiale, ma dedicava la sua attenzione solo alle cose che trovava davvero interessanti, alle cose che più gli piacevano...
«Hermione» disse avanzando il passo per raggiungerla.
«i tuoi capelli...» aggiunse guardandola di sottecchi, indeciso se fosse una mossa giusta o meno. Ma era spontanea, quindi...
«Cos'hanno?» chiese lei.
«Be', sono diversi... l'ho appena notato...» rispose esitante.
«In effetti non credo di aver mai unito due ciocche in questo modo, volevo provare e allora...»
«No, voglio dire, sono diversi nel senso che sono... sono più lisci ma non troppo... mi piacciono» sorrise mentre le orecchie avvamparono e lei arrossiva leggermente.
«Oh, be', sai ho usato la Tricopozione Lisciariccio... è complicata, e per un buon effetto bisogna applicarla il giorno precedente, quindi...» 
«Il giorno precedente a cosa?» ennesima domanda a tradimento.
«Al ballo, Ron!»
«E con chi ci vai?»
«Sei esasperante! Tanto non te lo dico!» sbuffò, però sorrideva e avanzò il passo.
Ron non sapeva come sentirsi. Le aveva appena fatto un complimento del tutto spontaneo, indeciso se azzardare un commento sui capelli di una ragazza fosse sbagliato o meno, ma non l'ha presa mica male!, si disse compiaciuto. Le aveva posto quella domanda seccante ancora una volta, ma in fin dei conti lei aveva sorriso. Un sorriso sfuggì anche a lui, ma scomparì non appena si rese conto che non avrebbe mai saputo, se non la sera stessa del ballo, chi fosse "l'altro". Non poteva dare un nome e un volto alla persona che detestava più di un esercito di schiopodi sparacoda maturi, o più delle lezioni di Piton, o ancora, addirittura più di Malfoy, forse! E lei non voleva dirglielo, ma perché?



Il giorno successivo, la mattina di Natale, Hermione fu svegliata da Ginny che con un gran baccano entrò in stanza augurandole un buon Natale e dandole il suo regalo. 
«Wow, Ginny!» esclamò Hermione.
«Ti piace?» chiese Ginny raggiante. Le aveva regalato un fermaglio elegante e semplice, con piccole pietre blu e azzurre fissate lungo il perimetro. Hermione le diede un abbraccio.
«Be', ho pensato che si abbini al tuo abito e che staresti davvero bene con i capelli raccolti»
«Oh, grazie! È stupendo» Hermione sciolse l'abbraccio e le porse il suo regalo. Scartò i doni dei suoi genitori: due romanzi del suo autore preferito, Charles Dickens; Harry le aveva regalato il nuovo volume di Rune Antiche che le mancava e che tanto desiderava. E, infine, l'ultimo regalo era quello di Ron che, stranamente, aveva la forma di un libro.
Ron? Un libro?
Hermione scartò il pacchetto con estrema curiosità e ne venne fuori un libriccino sottile, di circa 20 pagine, intitolato "La Fonte della buona Sorte - tratto da Le fiabe di Beda il Bardo". Fissò il libriccino accigliata. Ron le aveva regalato un libro, e già questa era una cosa strana, ma era un libro di cui lei non aveva mai sentito parlare, sicuramente si trattava di fiabe del mondo magico e infatti Ginny adocchiò il titolo ed esclamò: «Oh, Beda il Bardo» Hermione la fissò con aria interrogativa. 
«Ah, già, scusa. Vedi, le storie di Beda sono le fiabe più famose del mondo magico. La mamma ce le leggeva sempre da piccoli» rispose Ginny sorridendo. «Sono tante fiabe, ma vedo che questo libriccino contiene solo "La Fonte della buona Sorte", chi te l'ha regalato?» aggiunse guardando la copertina. 
«Ron» rispose semplicemente Hermione. 
«Mio fratello? Mio fratello ti ha regalato un libro?» sbarrò gli occhi. «E poi perché proprio questa fiaba singola?»
«Non so, io non le conosco» rispose Hermione con una scrollata di spalle. Prese il libriccino e lo sistemò vicino al suo letto. Moriva dalla curiosità di scoprire di cosa parlava quella storia, voleva chiederlo a Ginny ma pensò che sarebbe stato meglio leggerla da sola. Era davvero cuoriosa di sapere perché Ron avesse scelto quella fiaba in particolare. Le scappò un sorriso mentre pensava al fatto che lui l'avesse sorpresa. Non sapeva niente di fiabe del mondo magico, non sapeva nemmeno chi fosse Beda e perchè Ron le avesse regalato una fiaba per bambini, ma, ecco, era sorpresa e non sapeva spiegare il perché. Sistemò le ultime cose e scese con Ginny per la colazione.
Raggiunse Harry e Ron, e li ringraziò allegramente per i regali. 
«Ron, non conosco le Fiabe di Beda il Bardo, ma leggerò la storia con piacere»
«Davvero? Ma io credevo che... insomma, che le conoscessi... credevo che tu conoscessi quella fiaba...» borbottò arrossendo. 
«Ehm... no, Ron, mi spiace. Da piccola mi leggevano favole babbane, ma non importa» rispose sorridendo.
Ron rispose al sorriso anche se non era troppo convinto. Aveva pensato molto al regalo da fare ad Hermione, e non poteva negare di aver avuto parecchia difficoltà. Se c'era una cosa di cui poteva essere certo, era che, più di tutto, amava leggere. Apparentemente poteva sembrare una cosa facile e scontata, quella semplice informazione avrebbe potuto risolvere il "dilemma regalo", spesso aveva sentito i nomi dei suoi scrittori Babbani preferiti che lui invece conosceva a malapena, ma non aveva idea quale romanzo di Shakespeare o di Joyce le piacesse di più, così era andato sul sicuro, su qualcosa che lui conosceva. Be', non è che era proprio sicuro di volerle regalare un libro per bambini, ci aveva pensato su un po' di volte, ma lui amava quelle storie e se lei non le conosceva, come poi aveva appena scoperto, avrebbe voluto che le leggesse. Forse poteva essere un pensiero ridicolo, insomma, era solo una breve favola di appena venti pagine e lei non era di certo una ragazza da un libriccino di poche pagine! Eppure pensò che avesse bisogno di qualcosa di semplice e leggero, qualcosa che la rilassasse. Andiamo, non le avrebbe mai regalato un librone che approfondiva complicati temi di Aritmanzia: storse il naso solo al pensiero! E poi non era un caso che avesse scelto proprio quella fiaba, se lui non era bravo con le parole allora forse avrebbe dovuto far fare a chi con le parole ci giocava ed era in grado di farsi comprendere. Era strano, in quel periodo si era trovato nella più totale confusione, non sapeva più come gestire ciò che provava: aveva deciso di nasconderlo perché preso dal panico che qualcosa potesse cambiare per il peggio, e tutt'a un tratto, gli era sembrata una cosa stupida e ormai incontrollabile. Certo, non sarebbe mai andato subito al dunque, non sarebbe mai stato esplicito, proprio non se ne parla!, ma forse un passo alla volta... piano, piano e ci sarebbe arrivato... si sarebbero capiti... Tempo al tempo.
I tre si avviarono nel parco, pronti a passare una giornata di totale spensieratezza in attesa dell'evento di quella sera. Chiacchierarono del più e del meno, nessuno menzionò il ballo o i loro accompagnatori e, nel pomeriggio, Harry e Ron si unirono a Fred e George per una battaglia all'ultima palla di neve. Nel pieno della battaglia, Hermione annunciò che sarebbe andata a prepararsi.
«Di già? Ma Hermione, sono solo le cinque passate!» In quel momento George lo colpì sul braccio con una grossa palla di neve, Ron ricambiò subito centrando la parte sinistra del viso, e tornò a girarsi verso Hermione che intanto si incamminava verso il castello.
«Con chi ci vai?» le urlò, ma lei fece un cenno con la mano senza girarsi e proseguì.


Ron si fissava allo specchio atterrito e disgustato allo stesso tempo, pensò che se avesse girato il mondo per il resto dei suoi giorni, probabilmente non avrebbe trovato vestito peggiore. Era di velluto marrone, aveva un orlo di pizzo attorno al collo e ai polsini. Più lo guardava e più gli dava l'impressione che fosse un vestito da donna. Fece l'ennesima smorfia disgustata, si sentiva terribilmente a disagio, più di quanto non lo fosse già, più di quanto non lo fosse un normale adolescente di quattordici anni al suo primo ballo. «Perché tutte le cose che ho sono schifezze?» borbottò disperato, mentre con la bacchetta scagliava un incantesimo Tagliuzzante su quei tremendi pizzi. Funzionò, ma gli orli erano ancora sfilacciati e cominciò a tirar via tutti i fili penzolanti.
«Non riesco a capire come avete fatto voi due a beccarvi le ragazze più carine del nostro anno» mugugnò Dean.
«Magnetismo animale» ribattè Ron cupo mentre continuava a maledire e a torturare i polsini sfilacciati.

Capirai, ma chi se ne importa che è la più carina! Non è mica con lei che avrei voluto andarci. Anzi, non vorrei andarci proprio! Questo vestito è orrendo, se potessi, scomparirei all'istante. È ingiusto.

Senza accorgersene diede uno strattone un po' troppo forte al polsino e quasi lo stracciò. Harry lo raggiunse vicino allo specchio. 
«Ron, smettila di tormentarlo, è a posto così»
«No che non lo è» ribattè aspro. «Niente è a posto» aggiunse borbottando.
«Andiamo, pensa che io dovrò danzare sotto gli occhi di tutti, e sono costretto a farlo» mormorò cupamente Harry. «Non può andare peggio di così, no?».
Dopo esser scesi in Sala Comune e aver incontrato Calì, si diressero nella Sala d'Ingresso.
«Dov'è Hermione?» chiese Ron non appena attraversarono il quadro della Signora Grassa, Harry alzò le spalle in risposta. La Sala d'Ingresso era piena zeppa di studenti di tutte le età e di tutte e quattro le Case che si incontravano, ma Ron non vi badò, cercava una sola persona.

Ma insomma dov'è finita? Ci sarà tra tutte queste ragazze, no?
Possibile che non riesca a riconoscerla?


Non si accorse nemmeno che lui, Harry e Calì, avevano raggiunto Padma Patil, sua accompagnatrice, che lo salutò, non troppo convinta.
«Ciao» disse Ron ricambiando il suo saluto senza guardarla, mentre era impegnato a scrutare tra la folla.

Andiamo, dove sei?
Con chi sei?


Piegò appena le ginocchia per nascondersi dietro Harry al passaggio di Fleur Delacour, non appena potè raddrizzarsi continuò a guardare oltre le teste esclamando ancora una volta: «Ma dov'è Hermione??»

Forse si sta ancora preparando! Forse dovrei tornare in Sala Comune ed aspettarla.
È impossibile che non riesca a riconoscerla!
Forse non è ancora qui perché... perché entrerà insieme ai quattro Campioni, forse uno di loro l'ha...


Spalancò leggermente la bocca a quel pensiero, un secondo dopo si ricompose scuotendo la testa.

No, che sciocchezza. Harry è con Calì, Cedric con Cho Chang e Krum... non ne ho idea... ma no, figuriamoci.

Mentre rifletteva sulla momentanea assenza di Hermione, il portone si aprì e gli studenti di Durmstrang fecero il loro ingresso accompagnati da Karkaroff.
Ron rimase senza fiato.
La prima persona sulla quale focalizzò l'attenzione, fu la ragazza sotto il braccio di Viktor Krum. Non sentì la McGranitt che chiamò a gran voce i quattro Campioni, sentì appena Harry che gli riferiva che sarebbe tornato dopo l'apertura delle danze. Era completamente concentrato su quella ragazza. Lui la conosceva, la conosceva fin troppo bene. Indossava un abito di un tessuto morbido blu pervinca, aveva i capelli ancor più belli del giorno precedente, erano perfettamente lisci e legati in un nodo elegante.

Cavolo, Hermione, sei bellissima...

Si riscosse dai suoi pensieri non appena sentì Padma esclamare:
«Ma quella è Hermione Granger con Viktor Krum»
Un secondo dopo puntò gli occhi sull'accompagnatore di Hermione e, sì, era proprio Viktor Krum. Quel Viktor Krum.
Era stato così immerso nei suoi pensieri e così rapito da Hermione che non aveva nemmeno rivolto mezzo sguardo al suo accompagnatore. Gli studenti cominciarono a muoversi in direzione dei tavoli, Ron passò davanti ai quattro campioni senza degnare Hermione di uno sguardo, e si accomodò al suo tavolo senza guardare altro se non i suoi piedi. Ora, finalmente, poteva dare un nome e un volto "all'altro", eppure non disse nulla. Non imprecò, non commentò con sarcasmo, non riusciva ad essere arrabbiato, in realtà non riusciva nemmeno a pensare. Era semplicemente stupefatto, si sentiva stordito, non gli sembrava fosse vero. Poteva prendersi a schiaffi per far tornare la mente alla realtà? Era come se i pensieri si fossero fermati a pochi minuti prima, a quando cercava Hermione tra la folla e a quando l'aveva vista entrare, ma quello era successo un attimo fa. La realtà era che davanti a sé, in quel preciso istante, aveva Viktor Krum, un giocatore di fama internazionale, che teneva la mano a Hermione... a Hermione!... e la conduceva sulla pista da ballo.

Viktor Krum. Viktor Krum!
Ma come...? Ma che diamine...? 
No. No, no, non può essere possibile. È assurdo.
E perché non me l'ha detto?
E lui, chi si crede di essere? Solo perché è famoso non può andarsene in giro a pavoneggiarsi e ad invitare chiunque!
Aha! Se ne stava in biblioteca apposta! Ricerche, compiti gnègnè... sì, certo! Cos'è l'ha seguita per scoprire i posti che frequenta? E che modi sarebbero? Io non ho bisogno di seguirla perché lo so... lo so e basta, io!
E lei non me l'ha detto? Ma perché? Perché non l'ha fatto? Credeva davvero che l'avrei presa in giro?
Forse... forse, ecco, avrei avuto una certa reazione, va bene, ma almeno sarei stato "pronto"... sì, be', insomma...
Ma cos'è non si fida di me nemmeno per dirmi chi frequenta?
E come darle torto? Ho appena ammesso che avrei avuto "una certa reazione"!
Ma non è questo il punto... Oh, Merlino, credo che impazzirò!


Ora sì che cominciava a sentire la rabbia ribollire nel sangue. Sentiva che sarebbe esploso da un momento all'altro, stringeva i pugni così forte e nemmeno se ne rese conto. Non sapeva se essere più arrabbiato con Hermione che l'aveva tenuto all'oscuro di tutto, e lui la considerava una mancanza di fiducia, o con Krum perché... be', perché?

Perché lui è arrivato prima di me.
Perché è famoso, è uno sportivo di fama internazionale. Chi gli direbbe di no? Lei gli ha detto di sì.
E io non sono Viktor Krum.
Perché mi ha fatto perdere anche quel poco di coraggio che avevo duramente ripreso.
Perché lui l'ha seguita in biblioteca ed è andato al dunque, io non ho fatto altro che girarci intorno, non ho fatto altro che farle stupidi e inutili complimenti. Ero troppo occupato a nascondere quello che provo. Perché sono uno stupido.
Perché ora continua a parlarle e a tenerle la mano.
Perché non doveva! Miseriaccia, non doveva proprio!
Perché me l'ha portata via.


Non sopportava quello che gli si piazzava davanti. Più cercava di guardare altrove e più i suoi occhi, con ostinatezza, continuavano a puntare su quei due. Non sopportava il fatto che qualcun altro la guardasse, che incontrasse quegli occhi che tante volte avevano incontrato i suoi e che tante volte gli avevano parlato. Non poteva sopportare che si tenessero per mano.

Cos'è, Ron, sei geloso per caso?
Non dovresti esserlo, sai? Lei non è tua e se tu non sei stato in grado nemmeno di invitarla al ballo e quando ci hai provato l'hai fatta solo infuriare, allora, probabilmente, lei non meritava di venirci con te. Sta bene così, sta bene con lui, con Viktor Krum.


Si portò la mano al viso mentre quei pensieri frullavano senza sosta, non sentiva nemmeno la musica, avvertiva solo un assordante frastuono. Ma la confusione più grande era fatta di parole, ed era proprio dentro la sua testa.
"Non posso venirci al ballo con te, perché ci vado con un altro"
Faceva ancora più male.
Si accorse della presenza di Harry e non rispose al suo "Come va?", sentiva che se avesse aperto bocca avrebbe urlato a più non posso e sarebbe scappato via furioso. In effetti, che ci faceva ancora lì?
Dopo un po' si avvicinò Hermione. Ecco, ora doveva andare via, doveva sparire. Per quanto avrebbe continuato ad implodere?
«Fa caldo, vero?» Hermione guardava da Harry a Ron e aggiunse: «Viktor è andato a pendere da bere»
Ron, controllati, non fare lo stupido e sta' zitto. Controll...
«Viktor? Non ti ha ancora chiesto di chiamarlo Vicky?» disse tutto d'un fiato.
«Che cos'hai?» Hermione lo guardava ma lui cercava di evitare quello sguardo.
«Se non lo sai tu!» ribattè. «È di Durmstrang e tu stai... fraternizzando col nemico!»

Non capisci? Non mi importa! Non mi importa più di niente!
Di Krum, di questo stupido vestito, di questo stupido ballo, di questa stupida gelosia e non mi importa nemmeno di quello che provo!


«Non fare lo stupido! Il nemico! Chi era quello scalmanato che voleva il suo autografo?» Ron cambiò strategia, ancora non la guardava in faccia.
«Immagino che ti abbia chiesto di accompagnarlo quando eravate tutti e due in biblioteca». Solo il pensiero gli fece torcere lo stomaco.
«Sì, e allora? Se proprio lo vuoi sapere lui... lui ha detto che veniva tutti i giorni in biblioteca per cercare di parlare con me, ma non trovava il coraggio!» entrambi ormai, facevano a gara a chi arrossiva di più.
«Sì, certo è quello che dice lui! Ma è ovvio, no? Karkaroff sa chi frequenti e sta solo cercando di avvicinarsi a Harry! Cos'è, vi siete consultati già su ciò che dice l'uovo?»
«Come... come osi dire una cosa del genere?» rispose Hermione indignata.

Proprio non capisci che mi fa male vederti con un altro?
Ti sto urlando in faccia cose che non penso perché sono accecato dalla gelosia, perché volevo e voglio esserci io al suo posto, ma questo non riesco ad urlarlo nemmeno adesso e vorrei farlo, credimi, ma continuo ad arrampicarmi sugli specchi perché mi manca il coraggio di dirti la verità. Quel coraggio l'ho perso... di nuovo.


«Perché non vai a cercare Vicky? Si starà chiedendo dove sei finita»
«Non chiamarlo Vicky!» Hermione si alzò fuoriosa e ben presto scomparve dalla sua visuale.

A mezzanotte le Sorelle Stravagarie smisero di suonare. Harry e Ron avevano passato la serata al tavolo a discutere di giganti dopo aver scoperto di Hagrid. Ron si concentrò sulla discussione, tranquillo del fatto che almeno non avesse più davanti agli occhi quei due. Si dirigevano in Sala Comune quando Cedric raggiunse Harry e gli chiese di scambiare due parole. Ron si avviò, camminava velocemente, voleva solo raggiungere il letto e mettere fine alla serata più orribile di tutta la sua vita. Non aveva più senso quella situazione, non riusciva a gestirla, era una continua disputa tra i suoi pensieri contrastanti. Era arrivato alla conclusione che col tempo le avrebbe fatto capire tutto, ma quella sera tutto era crollato. Voleva solo che tutto finisse, che fosse capace di controllare i sentimenti... ma quelli non si controllano, nemmeno con la magia! Fanno semplicemente il loro corso che ci piaccia o no...
Oltrepassò il quadro e quasi andò a sbattere contro Hermione che era arrivata poco prima di lui. Per la prima volta, in tutta la sera, si guardarono e i loro occhi lanciavano fulmini e saette.
«Si può sapere che ti prende?» sbottò Hermione. Ron non rispose, si girò in direzione della scala che conduceva al dormitorio maschile. Hermione lo bloccò per il braccio costringendolo a girarsi verso di lei.
No, non voglio parlarti.
Non voglio guardarti...

«Te l'ho detto e non ho intenzione di aggiungere altro!» ribattè Ron.
«Oh, no, io credo tu debba dirmi qualcos'altro» rispose Hermione che intanto aveva mollato la presa dal suo braccio.
«Lasciami stare, Hermione» 
«No, che non ti lascio! Voglio sapere cosa ti è preso! Perchè hai detto che l'avrei aiutato a scoprire cosa dice l'uovo? Credi davvero che pugnalerei Harry alle spalle? Io non so come tu abbia potuto anche solo pensare una cosa del genere, Ron!» il tono di Hermione era decisamente più alto ed era rossa in faccia.
«E allora perché hai accettato l'invito di un Campione che gareggia contro Harry? Perché hai accettato il suo invito? Potrebbe essere questo il suo scopo, tu cosa ne sai?»
«Ma cosa ti importa di cosa faccio e con chi, è una cosa che non ti riguarda! Credi che sia così stupida?»

No che non lo sei, lo sono io.
E sono anche un bugiardo e un vigliacco.
E, sì, mi importa eccome. Tu non hai idea di quanto mi importi. 
Non hai idea di quanto mi importi di te.


«Allora? Credi davvero che io sia così stupida?» Hermione teneva le braccia incrociate, aveva uno sguardo gelido.
«Non importa, va bene? Lascia stare!» le urlò Ron in risposta.
«Smettila di essere così superficiale! Forse non ti rendi conto di quanto sia dura la tua accusa!»

Sì, me ne rendo conto. Ma non sono nemmeno in grado di prendermi le mie responsabilità per le sciocchezze che sto dicendo e, soprattutto, di essere sincero con te. Proprio non ce la faccio. 

Erano ormai uno di fronte all'altra, pochi metri li separavano. Ron stringeva entrambi i pugni, non seppe cosa ribattere, riuscì ad urlare semplicemente:
«Tu non capisci!»
«Questo è quello che credi tu!» 
«Basta! Non mi importa! Non mi va più di discuterne, di... di...»
«Be', se non ti va, lo sai qual è la soluzione, eh?» gridò Hermione; i capelli le stavano crollando dalla crocchia elegante, e il suo volto era contratto dalla rabbia.
«Ah sì?» urlò Ron di rimando. «E qual è?»
«La prossima volta che c'è un ballo, invitami prima che lo faccia qualcun altro, e non come ultima spiaggia!» Ron aprì e chiuse la bocca senza parlare come un pesce rosso fuori dall'acqua, mentre Hermione girava sui tacchi e correva su per la scala delle ragazze. Ron si voltò a guardare Harry che aveva notato solo in quel momento e si chiese quanto avesse sentito.
«Be'» farfugliò, folgorato, «be'... questo dimostra solo... non ha proprio capito...»
Senza più guardare l'amico, si voltò per raggiungere il dormitorio.
Era stravolto. Sentiva ancora le urla di Hermione che risuonavano nella sua testa. L'aveva accusata di "fraternizzare col nemico", di cospirare contro un amico. L'aveva accusata di cose orribili che assolutamente non pensava, e perché?
Perché era un codardo, ecco perché. Come aveva potuto dirle quelle cose? Ancora una volta aveva sbagliato e questa volta il suo imbarazzo non c'entrava nulla. Questa volta la codardia la faceva da padrona. Questa volta l'aveva ferita con le sue stupide parole perché non riusciva ad essere sincero.
"Invitami prima che lo faccia qualcun altro, e non come ultima spiaggia!"
Ma lei non era la ruota di scorta o l'ultima spiaggia. E se lo pensava era solo per colpa della sua esitazione e lui sapeva benissimo che non avrebbe dovuto esitare nemmeno per un attimo e avrebbe dovuto invitarla subito.
Ma lei capiva che le sue emozioni continuavano a fare a cazzotti?
Che non riusciva più a controllarle?
Capiva che si sentiva morire solo al pensiero che qualcun'altro la guardasse negli occhi o le tenesse la mano?
Capiva che si sentiva come se l'avessero preso a schiaffi perché lei non gli aveva detto nulla e non si era fidata di lui?
Capiva che lui non voleva andare a quello stupido ballo con nessuna se non con lei?
Lei capiva che lui si stava innamorando?

Forse no... o forse sì.

Ma ormai è tardi, è andato tutto storto. Ho fatto un casino, ho sbagliato sin dal principio e, come se non bastasse, poco fa ho peggiorato la situazione! Non ho fatto altro che mentire e forse lei nemmeno mi merita. 

Si buttò sul letto pregando che il sonno lo chiamasse il prima possibile.



Ritardo assurdo, sì, me ne rendo conto! D:
Non solo la sessione di esami mi sta togliendo anche l'anima, ma sappiate che ho trovato molto difficile scrivere questo capitolo! Credo che la testa di Ron sia davvero complicata hahaha Come si faccia a dire che sia un personaggio semplice e banale ancora non riesco a capirlo. Spero che il suo personaggio sia attinente a quello del libro, non me lo perdonerei mai se fosse il contrario, e comunque ho cercato di dare il meglio ;)
Grazie ai miei carissimi e preziosissimi recensori, spero di non aver deluso le vostre aspettative con questo capitolo! Il prossimo sarà quello finale e... se ne vedranno delle belle! :)
A prestissimo!!!
   
 
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