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Autore: VahalaSly    14/02/2014    4 recensioni
Tra una più che incasinata famiglia, due amiche che non si rivolgono la parola a vicenda e la sua incapacità di formare una frase di senso compiuto davanti al ragazzo che le piace, Amanda non desidera altro che un po' di tranquillità.
Ma quando quello che riteneva un amico le si rivolterà contro, scatenando una reazione a catena di problemi, Amanda si ritroverà a doversi appoggiare all'ultima persona che si sarebbe potuta immaginare...
/Attenzione: è presente romance tra un minore e un adulto/
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Breathe Into Me

Capitolo Sesto:
La Festa

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Dopo il terribile appuntamento con Paolo, il tempo per Amanda sembrò riprendere il suo normale corso, lasciandola tornare alla sua quotidianità. Più ci ripensava, più si convinceva che – per quanto disastrosa – quella serata fosse stata un vero toccasana: era come se finalmente fosse riuscita a tirarsi fuori da una realtà idealizzata, in cui Paolo era un essere senza difetti e lei altro non aspettava che essere salvata da lui.

Ma lui era tutt'altro che perfetto, e lei non doveva essere salvata proprio da nessuno.

In effetti, la situazione sembrava essersi ribaltata: era lui ora che la salutava incerto, abbassando poi lo sguardo con imbarazzo. Amanda sapeva che probabilmente si sentiva ancora in colpa per quanto era successo, ma lei da parte sua era ben decisa a sfruttare l'accaduto come un'istruttiva esperienza.

Era per certi versi felice di averla vissuta, ma decisa a non ripeterla mai più.

Non aveva tuttavia raccontato la verità a Michela e Giulia al riguardo, sapendo bene che queste difficilmente l'avrebbero lasciata correre a Mirco per una seconda volta. Erano entrambe, a loro modo, ragazze piuttosto violente.

No, Amanda non voleva dare nuovamente a Mirco la soddisfazione di mostrarsi ferita. Non sapeva se quest'ultimo avesse detto quelle cose a Paolo con il proposito che accadesse quanto accaduto o se lo avesse semplicemente fatto per rendersi migliore agli occhi del cugino, né le interessava. Per quanto la riguardava, Mirco e tutti i problemi che si portava dietro avevano smesso di esistere.

Anche a scuola ormai la storia del post era diventata poco meno di un ricordo, e i professori stessi erano tornati ad osservare Amanda con la solita espressione annoiata.

Beh, quasi tutti almeno.

“C'è un motivo per quell'espressione beata?”

Amanda si riscosse dai suoi pensieri – che stavano cominciando a prendere una svolta pericolosa – staccando la fronte dal finestrino gelido e voltandosi a guardare Michela, seduta sul sedile accanto a lei.

“No. Stavo solo pensando alla festa” mentì, sorridendo senza troppa convinzione.

Michela non ci credette nemmeno per un secondo, sorridendo furbescamente “Stai pensando a Paolo, eh?”

Il fratello di Michela staccò gli occhi dalla strada, osservandole dallo specchietto retrovisore “Paolo? Dovrei preoccuparmi di sto tizio?”

“No e no” disse Amanda, sollevando gli occhi al cielo e tornando a rivolgersi all'amica “Te l'ho detto, non ha funzionato”

“Tutti hanno diritto ad una seconda possibilità, giusto? Magari è alla festa, e quale occasione migliore per riappacificarsi se non quando sembri una top-model?”

La ragazza scosse la testa, sorridendo appena. Quando Michela aveva detto che ci avrebbe pensato lei a prepararla per la festa, Amanda non si era decisamente aspettata quello. Aveva trovato ad attenderla la più grande collezione di oggetti per il trucco che avesse mai visto, completa di decine e decine di arnesi che Amanda non aveva mai visto in vita sua. Michela si era messa subito all'opera, divertendosi decisamente troppo nell'utilizzare l'amica come modella personale.

Quando finalmente aveva finito, Amanda quasi aveva stentato a riconoscersi allo specchio. Si era quasi pentita di non essersi messa altro addosso che un paio di jeans e una camicia chiara, ma aveva comunque rifiutato con decisione il minuscolo vestito che le aveva proposto l'amica in cambio.

Doveva ammettere però che non si era mai sentita così sicura del suo aspetto. Uscendo dalla casa di Michela, quel sabato sera, si era davvero sentita come se per una volta non fosse invisibile.

“Paolo c'è alla festa, ma lo ha detto ieri” disse infine, cercando di ignorare come entrambe le persone nell'abitacolo ora la stessero osservando con malizia.

“No, davvero, chi è sto tipo?”

Michela sbuffò. “Michael, smettila di fare l'impiccione e pensa a guidare, che siamo già in ritardo”

Questo fece una smorfia, voltandosi nuovamente verso la strada. Amanda ridacchiò, osservando Michael farle l'occhiolino dallo specchietto. Nonostante quei due litigassero in continuazione, lamentandosi poi ad ogni occasione disponibile per la poca fantasia che avevano avuto i loro genitori in fatto di nomi, raramente Amanda aveva incontrato fratelli più uniti.

Michael era poi stato la prima grande cotta di Amanda, inevitabilmente ( e tristemente) sfumata non appena aveva scoperto che, beh, quest'ultimo avrebbe più facilmente ricambiato i sentimenti di Paolo che non i suoi.

Michela le si avvicinò, sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio e controllandole un'ultima volta il trucco“Lo stenderai stasera, vedrai”

“Non ho intenzione di stendere proprio nessuno” ribadì la ragazza per l'ennesima volta, sospirando pesantemente “Sopratutto non Paolo”

“Riccioli d'oro, non penso che potrai farci niente” sghignazzò Michael, svoltando a sinistra “Stasera riusciresti a stendere perfino me”

 

Michela le fece strada nel locale, la mano stretta nella sua mentre la trascinava tra la folla. La musica a tutto volume e la calca di persone stavano rendendo ad Amanda difficile perfino pensare, tuttavia il locale sembrava essere meno peggio di quanto aveva previsto. Era piuttosto grande, il soffitto altissimo da cui pendevano strane lampade lunghe almeno un metro, le quali emettevano una luce soffusa e colorata. Amanda adocchiò subito alcuni divanetti in un angolo, ma Michela la trascinò nel senso opposto, verso il bancone del bar.

Non fu difficile capire il perché, Paolo seduto su uno degli sgabelli che le salutava con entusiasmo.

“Ehi!” urlò, cercando di farsi sentire oltre il frastuono generale. Puntò poi il suo sguardo su Michela, sorridendo “Michela, giusto?”

L'amica annuì, sorridendo a sua volta. “Tu devi essere Paolo” disse civettuosamente, fingendo inconsapevolezza “Amanda mi ha parlato molto di te”

Amanda diede una gomitata all'amica, cercando di farla passare inosservata. Quando Paolo si voltò verso di lei si limitò a scuotere la testa con impazienza, sollevando gli occhi al cielo.

“Stai benissimo stasera” urlò lui, osservandola da capo a piedi.

Amanda sorrise “Anche tu”

“Siete qui da sole?”

“Sì” confermò Michela “Serata tra ragazze”

“E Giulia?”

Amanda ignorò l'occhiata infastidita di Michela “Questa non è esattamente il suo genere di serata. Inoltre aveva da fare”

Paolo annuì, facendo segno verso il bancone del bar “Bevete qualcosa?”

Michela si sedette su uno sgabello, osservando le bottiglie davanti a sé “Qualcosa da consigliarmi?”

“Fanno un Bloody Mary eccezionale. Aspetta però, ho visto la carta dei drink da qualche parte...”

Amanda si sedette a sua volta, lasciando Paolo e Michela a destreggiarsi con la lista e richiamando a sé il barista.

“Un'aranciata per favore” urlò, osservando poi una figura familiare posarsi accanto a lei al bancone, dando a sua volta il suo ordine al barman. Fu probabilmente per lo shock che le ci volle così tanto a riconoscerla.

“Professore!” si ritrovò ad esclamare, pentendosi immediatamente di averlo fatto. Alessandro si voltò con aria sorpresa, sgranando appena gli occhi non appena la vide “Amanda! Che ci fai qui?”

“Serata tra ragazze” ripeté, indicando Michela al suo fianco. Questa sollevò la testa “Guarda chi si vede!” esclamò entusiasta. Paolo si animò a sua volta, sporgendosi così da avvicinarsi un poco. “Prof! Anche lei a festeggiare?”

“In realtà questo è il locale di un mio amico” spiegò Alessandro, guardandosi poi attorno “Sono qui perché... ah, eccola!”

Una donna si avvicinò a loro, osservando i tre ragazzi con evidente curiosità. Amanda ricambiò, ammirando la cascata di capelli ramati che le scendeva per le spalle e il fisico asciutto. Seppure non fosse un'incredibile bellezza, c'era qualcosa in quella donna di così particolare da renderla ipnotica. Forse erano gli occhi azzurri, così chiari da risaltare perfino nella penombra del locale. O forse erano i tratti del volto, incredibilmente marcati. Qualunque cosa fosse, ad Amanda non piaceva nemmeno un po'.

“Lara, loro sono Amanda, Michela e Paolo, tre studenti della mia scuola” disse, passando un bicchiere alla donna e voltandosi poi verso di loro “Ragazzi, lei è Lara”

“La sua ragazza” aggiunse questa, ignorando le facce stupefatte dei tre giovani. Amanda era paralizzata, la sua mente che cercava di assimilare l'ultima frase della donna, solo per fallire miseramente.

“Non mi sembra di averti vista sabato, alla partita” fece Michela, piegando appena la testa con fare curioso. Amanda arcuò le sopracciglia: non sapeva nemmeno che ci fosse andata.

“No, non c'ero infatti” rispose Lara “Ero a Milano, io vivo e lavoro lì. Sono arrivata poche ore fa con la macchina”

Paolo spostò lo sguardo da Alessandro a Lara “Relazione a distanza quindi. Forte!”

Alessandro fece una smorfia divertita, la donna invece sospirò “Faticosa più che altro, ma fortunatamente tra qualche mese il problema sparirà”

Amanda non riuscì a trattenersi “Si trasferisce qui?”

Lara sorrise, scuotendo appena la testa “Qui? No, non fa proprio per me. È Alessandro che viene a Milano”

Se qualcuno avesse fatto ingoiare ad Amanda una granata prossima all'esplosione, probabilmente non sarebbe riuscito ad emulare la sensazione che quest'ultima stava provando. La ragazza osservò Alessandro con incredulità, notando la smorfia seccata sul suo volto. Possibile che non avesse detto niente? Non che si aspettasse con condividesse un'informazione simile con lei, ma almeno con la classe! Non riteneva fosse il caso di informare i suoi alunni che avrebbero cambiato insegnante?

La ragazza scosse la testa. Era inutile mentire a se stessa. Sapeva bene che il senso di tradimento che provava era completamente personale. Insensato, ma personale.

“Forse ora è meglio se andiamo” fece lui, ora chiaramente a disagio. Lara sospirò “Sì, troviamo Stefano in fretta, che poi io ho davvero bisogno di andarmene a letto. Sono distrutta”

Amanda sorrise, facendo un veloce saluto con la mano e sperando che il suo volto non mostrasse come effettivamente si sentiva. Non sapeva nemmeno bene il motivo, non era come se avesse mai sperato di avere una chance con Alessandro – era il suo professore, oltre ad avere quasi undici anni più di lei – né in effetti ci aveva davvero mai pensato, tuttavia vederlo con Lara le stava dando i crampi allo stomaco.

Sapere poi che entro qualche mese se ne sarebbe andato... Dio, era pietosa.

E dire che ormai avrebbe dovuto aver imparato a smettere di vivere nelle sue fantasie.

Senza nemmeno aspettare che la coppia si fosse allontanata si voltò nuovamente verso il bancone, la voce di Paolo che che le giungeva ovattata alle orecchie, quasi fosse solo nella sua immaginazione. Osservando l'aranciata posata davanti a sé, la ragazza sentì il senso di desolazione crescere ancora di più in lei, lasciandola esausta.

“Sa cosa?” disse al barista, allontanando da sé la bottiglietta di aranciata “Mi dia una birra”

Forse, se avesse smesso di sognare ad occhi aperti, avrebbe anche smesso di restare delusa. Forse doveva solo imparare a vivere davvero.

 

Due birre e un tempo imprecisato più tardi, Amanda cominciò a pentirsi amaramente di aver scelto proprio quella sera per 'cominciare a vivere'. Incominciava ad avere la vista appannata, le palpebre pesanti per la sonnolenza ed era piuttosto convinta che prima la musica non fosse stata così alta. Le sembrava di avere delle casse acustiche dentro le orecchie.

Ricordava di essersi ubriacata una volta, quando aveva dodici anni, e le cose non erano andate proprio per il meglio. Era rimasta a casa da sola con Roberta, la bambina che dormiva profondamente nella sua culla, e aveva trovato una bottiglia di Vodka nell'armadio della madre. Aveva – stupidamente – pensato bene di berne un po', tanto per assaggiarla.

Aveva compreso il suo errore dopo essersi denudata e gettata nella piscina gonfiabile del vicino.

Da allora si era tenuta ben lontana dall'alcol, decisa a non ripetere l'esperienza. Almeno fino a quella sera.

Si voltò verso gli sgabelli di Paolo e Michela, corrucciando le sopracciglia quando li vide vuoti. Si concentrò, ricordandosi di come l'avessero invitata ad andare a ballare, e lei avesse rifiutato. Non era sicura al cento per cento che fosse successo davvero, però.

La ragazza scese dallo sgabello, afferrando il bordo del bancone così da non cadere, la testa che le girava.

“Sai mica dov'è il bagno?” domandò al barista, battendo un paio di volte le palpebre nel tentativo di scacciare la sonnolenza. Non si era accorta fosse così carino. Forse avrebbe dovuto chiedergli il numero.

Questo comunque si limitò ad indicare alla sua sinistra, tornando veloce a servire le persone che si stavano affollando attorno al bancone. Amanda sospirò, incamminandosi incerta verso il punto che le era stato indicato. Qualcuno avrebbe decisamente dovuto sistemare il pavimento, era tutto storto.

Cercò di farsi strada tra la folla, borbottando di tanto in tanto uno “scusate” quando si scontrava con qualcuno, cercando di mantenere l'equilibrio ormai sempre più precario. In qualche modo riuscì a perdersi, ritrovandosi al centro della pista da ballo, le persone sempre più schiacciate tra loro che si muovevano a ritmo di musica. Amanda si fermò, alzandosi sulle punte dei piedi e cercando con lo sguardo qualcosa che assomigliasse all'insegna di una toilette. Fu quasi tentata di chiedere ad un tipo lì vicino di prenderla sulle spalle, così da poter vedere meglio.

Fortunatamente non era così ubriaca.

Certo che però era proprio alto. Lo osservò meglio, accorgendosi solo in un secondo momento della ragazza appiccicata a lui, le braccia strette attorno al collo e la bocca appiccicata alla sua. Cercò di mettere meglio a fuoco, sicura di averlo già visto da qualche parte.

Edoardo! Ma certo! Fece per avvicinarsi e salutarlo – non si erano nemmeno mai parlati, ma in quel momento non le sembrava così importante – quando l'idea che stesse baciando una ragazza riuscì finalmente a insinuarsi nella sua mente. Una ragazza che decisamente non era Michela.

Oh porca paletta.

Doveva intervenire. No, anzi, doveva andare a dirlo all'amica. Subito.

Si voltò, guardandosi attorno spaesata. Dirlo a Michela. Una parola. Non sapeva nemmeno da dove iniziare a cercarla.

Qualcuno le afferrò una spalla, facendola voltare. Amanda focalizzò lo sguardo sugli occhi marroni davanti a sé, arretrando appena.

“Mirco”

Il ragazzo le sorrise timido, stringendosi una mano nell'altra “Ehi”

“Non voglio parlarti”

Lui le afferrò un polso, trattenendola “Ascolta, voglio solo scusarmi”

“Non ho tempo adesso” la ragazza cercò di liberarsi dalla sua stretta, il cervello che continuava a mandarle messaggi di allarme. Ora stava decisamente pentendosi di aver bevuto.

“Solo un paio di minuti, per favore”

Amanda strinse le labbra, poi annuì. Un paio di minuti, non le costava niente. Un paio di minuti e poi avrebbe potuto smettere di pensarci una volta per tutte.

Lui sorrise, poi cominciò ad avviarsi verso un lato del locale, fino a quando non si trovarono entrambi schiacciati in un angolo. Lei faticò a stargli dietro, rischiando di inciampare un paio di volte. Quando finalmente si fermarono lui la osservò curioso “Sei ubriaca?”

“No” mentì lei, la risposta chiaramente troppo repentina per essere onesta.

Il suo sorriso si allargò, e Amanda si posò a disagio contro il muro, sentendosi quasi in trappola. Forse non avrebbe dovuto seguirlo. Non aveva la mente nemmeno lontanamente abbastanza lucida.

“Sei davvero bella stasera” sussurrò lui, avvicinandosi appena. Lei si ritrasse, guardandolo con diffidenza, al che lui si allontanò un poco. “Senti, mi dispiace davvero per quel post. Ero arrabbiato e ho agito di impulso. Me ne sono pentito appena l'ho pubblicato, te lo giuro!”

“Perché non l'hai cancellato allora?” le parole le uscirono leggermente impastate, la lingua che le dava una strana sensazione in bocca, come se non dovesse trovarsi lì.

“Ormai l'avevano visto già alcune persone, non potevo tirarmi indietro”

“Certo che potevi. Dovevi”

Mirco fece una smorfia di disapprovazione “Ti avevo portato a cena, capisci? Un bacio me lo dovevi”

Amanda sollevò le sopracciglia “Io non ti dovevo proprio niente”

“Oh, andiamo, non fare così. Non intendevo che dovevi, però insomma, è come una regola non scritta, giusto?”

“Io adesso devo proprio andare” Amanda provò a scansarlo, decisa a superarlo ed andarsene. Non sapeva se era l'alcol o quello che le stava dicendo Mirco, fatto sta che le stava venendo la nausea.

Lui la bloccò, obbligandola a tornare a poggiarsi al muro “Solo un altro minuto”

Sospirò, passandosi una mano sul volto “Ho fatto un errore, va bene? Mi dispiace. Non puoi dimenticalo? Ti imploro. Ho davvero bisogno di sapere che mi perdoni”

Amanda era stanca. L'aria stava cominciando a diventare irrespirabile, e le gambe facevano sempre più fatica a reggerla. Voleva solo andarsene da lì “Sì, certo” disse, chiudendo gli occhi “Va bene”

“Davvero? Cazzo, sei la migliore! Magari possiamo uscire uno di questi giorni, così, per sigillare la nostra pace”

“Mirco” lo bloccò lei “Ti perdono, ma quello che hai fatto è stato orribile. Mi dispiace, ma non sono interessata a te né lo sono mai stata. Non voglio uscire con te”

Lui la osservò sorpreso, quasi non riuscisse a credere alle sue parole. Amanda stessa era un po' sorpresa di quanto fosse stata diretta, tuttavia ne era felice. Se non altro in questo modo aveva messo le cose bene in chiaro.

“Dai, non dire così” borbottò lui, avvicinandosile fino a lasciarla schiacciata contro il muro. Lei sollevò un braccio, cercando di spingerlo via.

“Posso migliorare, te lo giuro. Dammi solo una possibilità”

“Devo andare” si lamentò lei, cercando di spingerlo via con più forza, ma notando come lui sembrasse appena sentirla “Lasciami passare”

Lui le si avvicinò ancora, finché tra loro lo spazio fu quasi completamente eliminato. Si chinò verso di lei, poi la baciò.

Amanda spalancò gli occhi, cercando di sfuggire al suo tocco. Il suo corpo reagì d'istinto, facendo scattare il ginocchio verso l'alto e andando a picchiare con forza tra le gambe del ragazzo. Mirco emise un lamento, staccandosi da lei e chinandosi, il volto arrossato e il respiro mozzo.

“Stronza!” esclamò, la voce rotta dal dolore.

Lei non aspettò un attimo, scavalcandolo e allontanandosi veloce, tornando in mezzo alla folla. La testa le girava sempre di più, ora per l'agitazione oltre che per gli effetti dell'alcol. Si passò con forza una mano sulla bocca, l'orribile sensazione delle labbra di Mirco che non accennava ad andarsene, quasi non si fossero mai staccate.

Di nuovo un forte senso di nausea la colpì, e lei fu costretta a fermarsi, posandosi le mani sulle ginocchia e respirando profondamente. Doveva calmarsi. Doveva calmarsi e poi uscire da lì.

“Amanda!” la voce di Mirco la raggiunse, facendola nuovamente scattare in piedi. Avvistò il ragazzo a qualche passo da lei, il volto ancora arrossato “Mi dispiace! Per favore!”
Amanda si voltò, cominciando a correre tra la folla, decisa a non ripetere due volte lo stesso errore. Scansò malamente un paio di persone, ignorando i loro lamenti indignati. Andò a sbattere in pieno petto contro qualcuno, rischiando di cadere all'indietro. Questo la afferrò, impedendole di cadere, ma la ragazza cercò comunque di sfuggire alla sua presa. Non ci capiva più niente, le sembrava tutto uguale, non riusciva più a pensare. Doveva uscire. Doveva uscire!

“Amanda? Amanda, va tutto bene?”

Riconobbe la voce, sollevando il volto con sorpresa. Alessandro la osservava preoccupato, gli occhi che vagavano sul suo viso, quasi cercasse qualcosa che non andava.

“Amanda!” la voce di Mirco era più vicina stavolta, facendola sussultare. Sentì le braccia di Alessandro spostarla, e dopo pochi istanti era dietro di lui, il suo corpo a fare da scudo tra lei e il ragazzo.

“C'è qualcosa che non va?” domandò a Mirco, una punta di rabbia nella sua voce. Il ragazzo osservò l'uomo con cautela, quasi lo stesse studiando. “Professore” borbottò, riconoscendolo “Anche lei qui?”

Alessandro non rispose, lo sguardo puntato su quello di Mirco e le braccia tese verso Amanda, quasi a circondarla. Mirco strinse le labbra, lanciando un'occhiata veloce alla ragazza e voltandosi poi indietro, perdendosi presto in mezzo alla folla.

Alessandro finalmente si rilassò, girandosi e posando entrambe le mani sulle spalle di Amanda, abbassandosi leggermente così da poterla guardare attentamente negli occhi “Tutto bene?”

“Solo un 'aintendimento” borbottò, facendo un profondo sospiro e cercando di calmarsi. Alessandro sollevò un sopracciglio, piegando la testa “Hai bevuto?”

Lei si passò la lingua sulle labbra, sorridendo appena “Solo un po' di birra”

“Il barista ti ha servito alcolici? A diciassette anni?”

“E' legale dai sedici” ribadì lei, sicura di aver letto la cosa da qualche parte - non che il barista si fosse preoccupato di chiederle un documento. Stava per aggiungere che lo stesso valeva per il sesso con i maggiorenni, ma riuscì a fermarsi in tempo.

Inoltre, la regola non valeva per i professori.

“Forse sarebbe meglio se andassi a casa”

Amanda annuì, guardandosi attorno “Michela, devo andare con lei. Devo anche dirle qualcosa...” rifletté la ragazza, grattandosi la tempia.

“Sai dov'è?” chiese Alessandro, cercandola con lo sguardo. Amanda sollevò le spalle, scuotendo la testa. Il movimento fu troppo brusco, rischiando di farle perdere nuovamente l'equilibrio. Alessandro la tenne ferma, osservandola con apprensione. Dopo un po' si frugò nelle tasche dei pantaloni, tirando fuori qualcosa di familiare “Dai, ti accompagno io. So già dove vivi intanto, giusto?”

“Lo sai, così è suonata molto inquietante”

Lui ridacchiò, spingendo piano la ragazza verso l'uscita “Sì, nella mia testa era decisamente migliore”

“E Lara? La lasci qui?”

Lui scosse la testa, aprendo la porta del locale e lasciando passare la ragazza, la quale accolse l'aria pulita con un sospiro inebriato.

“Se n'è andata da un po', ha fatto parecchie ore di viaggio oggi”

“Tu sei rimasto”

“Sì, beh, ero con Stefano, ma è troppo impegnato a dirigere questo posto per darmi attenzione” scherzò.

Amanda annuì. Ora che era fuori all'aria aperta cominciava a sentire la mente schiarirsi, ritrovando un po' di lucidità.

“Se comincio a spogliarmi, ti prego fermami”

Alessandro si voltò verso di lei, fissandola con scetticismo. Amanda si limitò ad agitare una mano “Lunga storia”

Lui scosse la testa, aprendole la portiera, e lei entrò subito in macchina, posando la testa con stanchezza sullo schienale del sedile.

“Mi dispiace” borbottò, non appena lui si sedette accanto a lei, infilando le chiavi nel blocchetto d'accensione della macchina. Lui si voltò a guardarla con sorpresa “Per cosa?”

“Per lo sfruttamento come autista”

Lui scoppiò a ridere, girando la chiave e accendendo il motore “Sbrigati a prendere la patente, così potrai ricambiare”

“Non penso che la prenderò. Le macchine mi fanno paura. Non saprei nemmeno come imparare”

“Fanno dei corsi alla Scuola Guida, no?”

“Non posso. Il pomeriggio devo stare con Roby e lì non me la lasciano portare. Ho chiesto” borbottò, chiudendo gli occhi e rilassandosi completamente sul sedile, cullata dal movimento dell'automobile.

Dopo pochi secondi si raddrizzò di scatto, aprendo gli occhi. Lui la osservò curioso. “Che succede?”

“Devo avvertire Michela! Penserà mi avranno rapita” spiegò Amanda, frugandosi nelle tasche. Tirò fuori il telefono a fatica, cercando di focalizzarsi sul tasti. Impiegò più del previsto a formulare un messaggio che non sembrasse essere stato scritto sotto la minaccia di un coltello alla gola, ma alla fine il risultato sembrò piuttosto passabile.

Ho trovato un passaggio, sto tornando a casa. Non sto andando a casa di uno sconosciuto a fare sesso semi-consenziente. Ti spiego meglio domani.

Alessandro adocchiò lo schermo del telefono, poi sorrise, scuotendo appena la testa e tornando a focalizzarsi sulla strada davanti a sé.

“Senti,” cominciò, lasciando scorrere le mani sul volante “Se vuoi posso darti io qualche lezione. Di guida, intendo. L'ho già fatto con un amico”

“Grazie ma mia sorella-”

“Puoi portarla, non c'è alcun problema” la interruppe, volandosi a guardarla per qualche secondo “Conosco un posto perfetto per provare a guidare senza il rischio di fare un incidente”

Amanda lo osservò con curiosità, sentendo un sorriso nascerle sulle labbra. Lui le lanciò un paio di occhiate, poi sorrise a sua volta “Che c'è?”

“Niente” sussurrò lei “Solo che, beh, sei gentile”

Lui continuò a fissare davanti a sé, e per qualche istante comparve un sorriso malinconico sul suo volto “E' che mi ricordi una persona”

Amanda non domandò oltre, riconoscendo immediatamente un forte senso di tristezza nella sua voce. Si sistemò invece meglio nel sedile, così da guardare anche lei la strada davanti a sé. Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti, ma non era intenzionata ad addormentarsi nella macchina del suo professore. Inoltre, le piaceva passare il tempo con lui, e non desiderava sprecarne nemmeno un minuto.

“Quindi ti trasferisci” disse, decisa a combattere il sonno.

“Non è una domanda”

“Hai ragione” fece Amanda, osservando il semaforo davanti a loro diventare rosso “Perché non vuoi trasferirti?”

Lui si voltò verso di lei, sorpreso “Come?”

“La tua faccia. Quando lei ha detto che ti saresti trasferito tu”

“Cosa aveva la mia faccia?”

“Era... contrariata. Non sembravi felice”

Ora Alessandro sembrava davvero attonito. Batté un paio di volte le palpebre, poi arricciò appena il naso “Immagino di non poterlo negare”

Amanda piegò la testa “Allora non vuoi?”

“E' più complicato di così” mormorò “Qui ho amici, lavoro, una casa... però Lara non può trasferirsi, la sua vita è molto più organizzata della mia. E la nostra relazione sta cominciando a risentire della distanza”

La ragazza si morse un labbro “Tu la ami?”

Di nuovo, lui si voltò a guardarla con sorpresa “Credo che tu abbia bevuto decisamente troppo”

“Questo era già stato appurato” biascicò lei, continuando però a fissarlo in attesa di una risposta. Alessandro vedendo che non demordeva sospirò, sfregandosi una mano sulla fronte “E' più complicato di così” ripeté.

“Lo è?”

Questa volta lui non rispose, approfittando del verde per tornare a guardare la strada invece della ragazza. Amanda si pentì delle sue parole, rendendosi conto di quanto fossero state inappropriate. Decise che lei e l'alcol da quel momento in poi avrebbero preso strade separate.

“E tu, con quel ragazzo? Era lo stesso del messaggio di Facebook, vero?”

Amanda annuì “Era lui”

Alessandro azzardò una nuova occhiata “La situazione sembrava piuttosto tesa. Non ha...?”

“Non è stato lui a farmi quei lividi” sbottò lei, sapendo bene dove volesse andare a parare. Perché non poteva semplicemente dimenticarsi di quella storia?

L'uomo corrucciò le sopracciglia, ma non commentò oltre, probabilmente sapendo che difficilmente lei avrebbe risposto alle domande che gli affollavano la mente.

“Scusami” sussurrò lei, sospirando “E' che non posso davvero... vorrei solo che fingessi non fosse mai successo, va bene?”

“Non credo di poterlo fare,” mormorò lui “Ma se è quello che vuoi, allora ci proverò. Promettimi però che non lo lascerai accadere di nuovo”

Amanda abbassò lo sguardo, mordendosi le labbra. “Promesso” mentì, sapendo bene che non aveva alcun modo di mantenere un impegno simile. Lui non sembrò molto convinto, voltandosi ad osservarla e stringendo le labbra, tuttavia non commentò oltre.

Nel veicolo scese il silenzio, e Amanda si voltò verso il finestrino, posandovi la fronte. Non si era nemmeno accorta che avesse iniziato a piovere, ma ora piccole gocce bagnavano il vetro, colando lentamente fino a sparire. Le osservò per qualche secondo, chiudendo poi gli occhi.

Il rumore di una portiera fece sobbalzare la ragazza. Si stiracchiò, stropicciandosi gli occhi; doveva essersi addormentata senza nemmeno accorgersene. Osservò Alessandro dirigersi verso di lei con un ombrello, aprendole poi la portiera e tendendole una mano per aiutarla ad uscire.

“Grazie” borbottò, strofinandosi la fronte dolorante. Doveva avere un aspetto orribile, decretò, abbassando il volto nella speranza che i capelli lo coprissero abbastanza da nasconderlo alla vista.

Alessandro richiuse la portiera, poi si incamminò insieme ad Amanda verso la porta di casa. La ragazza lo osservò di sottecchi, cercando di capire se per caso fosse arrabbiato con lei, ma lui sembrava solo molto stanco.

Quando arrivarono davanti all'ingresso lei tirò fuori le chiavi, riuscendo ad infilarle nella toppa dopo un paio di tentativi. Prima di aprire la porta però si voltò nuovamente verso di lui; dopo tutto quello che gli aveva detto quella sera, tanto valeva concludere “Ascolta, lo so che... che probabilmente non puoi. Né vuoi. Però, ecco... mia sorella voleva che ti invitassi alla sua festa, mercoledì. Le ho già detto che sarebbe infattibile, però... insomma, volevo dirtelo”

Santo cielo, sembrava una balbuziente.

“Mi piacerebbe” disse lui, un sorriso sincero sul volto “Ma quel pomeriggio ho già da fare, ci sono i consigli di classe”

Lei annuì, girando la chiave ed aprendo la porta “Riferirò”

“Falle gli auguri da parte mia, d'accordo?” esclamò Alessandro, richiamando la sua attenzione “E bevi tanta acqua prima di andare a letto. Ti aiuterà”

“Lo farò. Per entrambe” assicurò lei, entrando e poggiandosi allo stipite “E grazie per il passaggio”

“Ci metteremo d'accordo per quelle lezioni di guida, va bene?”

Amanda annuì. Quasi se ne era dimenticata.

“Buona notte, Amanda”

“Buona notte, Alessandro”

Lo guardò voltarsi, incamminandosi verso la macchina, poi chiuse la porta.

  
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