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Autore: LittleSun    14/02/2014    6 recensioni
Molto spesso nella vita siamo costretti a vivere come qualcuno vorrebbe che noi vivessimo, annuiamo e lasciamo che tutto prenda una piega che non dipende da noi. Questo succede anche a Dafne che per scappare dalla sua vita soffocante si crea un alterego da usare online, Aloe. Sarà dopo numerosi problemi che Dafne riuscirà a liberarsi dall'influenza della madre e della zia e ad allontanarsi da casa, la sua vita però cambierà ancora. Cosa succede quando una persona abituata alla perfezione e un artista disordinato iniziano una convivenza? Cosa determinerà la presenza spigliata e focosa del coinquilino nella timida e un pò frigida Dafne? Lui riuscirà a fare uscire Dafne fuori dalla strada imposta dalla madre e della zia? Scopriamolo insieme ;)
Dal capitolo 4 (se ho fatto i conti giusti :P):
Regole per una sana convivenza con Aloe
1- Una volta a settimana si pulisce tutta la casa insieme, dividendo le spese dei prodotti.
2- Le spese del cibo si dividono anche così come i turni quotidiani di cucinare e lavare i piatti.
3- Negli spazi comuni è vietato accoppiarsi come conigli in primavera.
4- Negli spazi privati non di propria proprietà è vietato accoppiarsi o entrare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 4
Bel pigiama!

Il materasso il giorno prima era arrivato giusto in tempo per non farmi dormire in un albergo o per terra, a seconda dei casi, così ero andata a dormire serena nella mia nuova camera dopo avere messo un pò in ordine l'armadio e avere mangiato una pizza velocemente nella solitudine della mia nuova casa dato che Jason era uscito subito dopo essersi ripreso dalle pulizie.
Sono degli urli che mi risvegliano però dal mio gradevole torpore, non distinguo bene perché quando mi sveglio di solito ci metto un’ora per connettere il cervello, quindi quando il mio sonno viene interrotto non mi metto a fare due più due ma mi alzo di scatto e a tentoni cerco un’arma, trovo una gruccia.
Qualcuno sta urlando in casa, una donna sembra, vedo di sfuggita l’orologio e sono le sei del mattino, deglutisco a fatica e barcollando arrivo dietro la porta, riesco a sentire gli urli meglio da qui, ogni tanto diventano dei mugolii, forse la donna sta morendo, devo intervenire.
Ancora presa di sonno spalanco la porta della mia camera facendomi coraggio e tenendo la gruccia come un’arma mi dirigo verso la fonte del suono.
Tengo gli occhi semi chiusi perché non riesco ad aprirli bene, la voce viene dal salone, la porta è chiusa.
Avverto solo dei lievissimi mugolii ora, prendo un grosso respiro e spalanco la porta.
Nel momento in cui spalanco la porta però il mio cervello sembra finalmente risolvere il mistero, ma è troppo tardi, i miei occhi vedono cose che non avevano mai visto, spalanco la bocca basita, lei piegata e lui dietro di lei, mi guardano stupiti e… nudi.
Mi paralizzo, totalmente e deglutisco a vuoto.
“Ma che cazzo?!” dice Jason mentre con nochalance esce da dentro di lei e mi si avvicina, sempre nudo, io arretro e cerco di guardare ovunque tranne che nella sua direzione.
“Scusami, pensavo stessero uccidendo qualcuno” dico imbarazzata, avverto che si è immobilizzato, la donna borbotta qualcosa con tono offeso e lui scoppia a ridere.
“Uccisa? Stavi morendo tesoro?” dice chiaramente rivolto alla tizia.
“Si, di piacere sicuramente” risponde lei in tono derisorio.
“Beh… scusatemi, non volevo disturbarvi, continuate pure” biascico prima che la mia lingua si paralizzi nella mia bocca facendomi rimanere lì immobile e muta. Sono un’idiota. Velocemente chiudo la porta alle spalle e mi dirigo in bagno a passo spedito non prima di sentire dire “ma è normale? Sembra una bambina piccola, con quel pigiama poi” mi deride lei, “Boh, era l’unica disponibile per venire qui” risponde lui, poi non sento come procede il discorso perché chiudo la porta del bagno e apro il lavandino per lavarmi la faccia.
Mi guardo allo specchio, le guance sono arrossate e credo rimarranno così per molto tempo ancora, ma cosa mi è saltato in mente?
I miei capelli color caramello sono al solito legati nella treccia notturna ma nella notte la parte superiore si è gonfiata e ora sembro con un piccolo casco, sospiro e osservo il mio pigiama che era stato argomento di conversazione, lilla con dei merletti nel colletto, che ha di male? Non sono un oggetto sessuale né mi sono mai preoccupata di esserlo quindi la notte dormo con un pigiama caldo e comodo non con un baby doll in attesa che il principe azzurro venga a stuprarmi.
Prendo dalla mia parte di armadietto bagnoschiuma, shampoo e creme idratanti e vado a farmi una doccia per schiarirmi le idee e per prepararmi dato che tra qualche ora dovrò andare al corso.
Nella doccia mi svuoto di qualsiasi pensiero, scordo tutto e mi godo solo il calore dell’acqua e il profumo di cui si è impregnato il vapore.
Finita la doccia odoro di zucchero filato e vaniglia, dolciastro ma amo queste fragranze, mi avvolgo nella tovaglia e i capelli me li stringo in un turbante, prendo la crema idratante e dopo aver ordinato il bagno ed essermi assicurata che non c’è nessuno in giro mi fiondo in camera.
Mi siedo davanti alla finestra e vedo il cielo colorarsi della luce del sole, mi asciugo i capelli lentamente e li lascio prendere volume, tanto poi verranno piastrati, dato che ho i capelli abbastanza lunghi però impiego almeno 20 minuti per asciugarli tutti bene.
Una volta asciutti ancora avvolta dalla tovaglia  apro l’armadio , perfettamente ordinato e diviso in categorie, scelgo una camicetta lunga e lenta rosa antico, dei jeans, un reggiseno a pois e delle mutandine normali, non abbino mai la biancheria; poi scelgo una giacchetta di un rosa antico più scuro legata in vita con una cinturino, degli stivaletti marroncini con un tacco non troppo alto, una borsa abbastanza grande dello stesso colore e occhiali da sole, orologio, orecchini dorati e un bracciale di cuoio.
Mi fisso soddisfatta allo specchio che ho in camera, ho ancora un’ora prima di dover uscire quindi posso concedermi un’acconciatura un pelo più complicata del solito e mi trucco delicatamente, con un po’ di matita nera, ombretto rosa chiaro, mascara e un po’ di lucidalabbra alla fragola.
Sono finalmente le otto e posso uscire di casa, indosso giacca , sciarpa, occhiali da sole e metto il tablet nella borsa ed esco dalla stanza pronta a fare finta di nulla riguardo l’accaduto imbarazzante della mattina.
Vado in cucina per prendere uno snack da mettere in borsa e trovo Jason seduto al tavolo, solo, mi irrigidisco, lui si accorge di me e alza la testa.
“Esci così presto?”
“Si, devo essere a lezione alle nove e dato che esco prima ne approfitto per prendere un caffè al volo” rigidamente prendo lo snack e faccio per andarmene ma poi mi fermo e mi prendo di coraggio “Comunque per favore potresti limitarti ad accoppiarti solo nella tua stanza, per me è molto imbarazzante la situazione e quelle regole che ho attaccato alla porta non sono lì per non essere rispettate” parlo rivolta alla porta.
“Come vuoi… comunque c’è una differenza tra una persona che ha un’orgasmo e una che sta morendo. Come fai a confondere le due cose?” eccola, la presa in giro.
“Non tutti la notte sentendo delle urla riescono a comprendere le cose al volo, la mattina sono piuttosto lenta e la notte ancora meno” rispondo impettita in mia difesa.
“Comunque da ora in poi non preoccuparti più se la notte senti urla, giuro che non farò morire nessuno di piacere, manco a te Miss perfezione” aggiunge alla fine ammiccando, lo guardo con indifferenza mentre tento di nascondere  l’imbarazzo.
“Ne farò volentieri a meno, grazie comunque, ora vado. Questa sera preparo io la cena?” lo guardo nella speranza che non riapra il discorso, mi guarda incuriosito.
“Si, fai tu, io ceno a casa ma dopo esco” aggiunge.
“Come vuoi, preferenze? Sei vegetariano, vegano, onnivoro, carnivoro?” chiedo sorridente perché ho superato la fase peggiore.
“Mangio tutto” sorride e si mette le mani dietro la testa dondolandosi sulla sedia.
“Allora vediamo che riesco a preparare, a più tardi!” esco dalla cucina e mi dirigo alla porta, sento che si alza dalla cucina ed esce anche lui, ma non mi volto, sto per uscire ma mi blocco perché mi sento chiamare.
“Ah Aloe?”
“Si?” mi giro sinceramente incuriosita a guardarlo.
“Bel pigiama!” si lecca le labbra in maniera seducente, io arrossisco e lui scoppia a ridere.
“Idiota” sbotto infastidita e sbatto la porta di casa uscendo.
Fuori prendo grandi respiri e provo a calmarmi, non devo essere così suscettibile  risulto ridicola!
Mi prendo il mio tempo per ritornare nella mia bolla di tranquillità in cui le emozioni sbattono sulla patina e rimbalzano indietro, mi guardo intorno c’è freddo ma il sole che brilla riesce a rendere la temperatura abbastanza mite, sorrido rivolgendo il viso al cielo, prendo il caffè e mentre lo sorseggio mi dirigo alla sede del corso, ci sto un po’ a trovarla ma ,alla fine, arrivo sana e salva.
La sede è abbastanza grande e splendente, fuori ci sono altre persone che parlano tra loro e noto che l’abbigliamento che ho scelto è più che appropriato, emanano tutti un’aria di superiorità e eleganza, nonostante io sia una di loro mi mettono abbastanza in soggezione.
Leggo in un tabellone qual è l’aula del mio corso e una volta entrata scelgo un posto vicino alla finestra in terza fila, in classe ci sono solo altre 3 persone sedute sparse che si fanno i fatti loro, man mano che le ore passano l’aula di questo primo anno si inizia a riempire nel posto accanto al mio non si siede nessuno ed il prof entra, è un uomo brizzolato, vestito elegante con un foulard nero al collo, si presenta come Mr. Gardiner, ci presenta la materia e dopo mezz’ora inizia a spiegare, io prendo appunti, è bravo a spiegare lo riconosco.
A un certo punto la porta si apre ed entra una ragazza vestita meno elegante rispetto a gli altri, si scusa profusamente e il prof si limita a muovere le labbra in una linea retta e ad annuire , lei con il capo chino si dirige verso la mia fila e si siede accanto a me.
“Era libero,no?” mi sussurra rivolgendosi al posto che sta occupando.
“Si, tranquilla” rispondo timidamente, non sono un’esperta nel relazionarmi con il prossimo.
“Che palle questa roba” borbotta fissando il prof e giocando con una matita che ha uscito dalla borsa, la guardo perplessa.
“Come mai studi qui allora?” non posso fare a meno di chiederlo, la curiosità è l’unica cosa che mi sblocca e raramente le persone mi incuriosiscono.
“Guadagnano bene” storce la bocca ma poi mi sorride con uno sguardo complice.
Ha dei grandi occhi nocciola e capelli corti che le arrivano alle spalle spettinati castani anche, sembra vivace e molto intelligente , anche molto carina.
Ricambio il sorriso “Solo per questo?”
“Anche perché devo portare avanti il mestiere di famiglia… sennò pensa che delusione” la cosa non sembra turbarla minimamente e infatti usa un tono abbastanza ironico.
“Ti dispiace quest’imposizione?”
 “Non più di tanto perché nel tempo libero faccio quello che mi piace fare, quindi è un buon compromesso, se sarà ricca potrò coltivare le mie passioni”.
Il suo punto di vista mi illumina in qualche modo, perché non l’ho mai vista così? “Ha senso…” mi limito a dire.
“A te piace la legge?La giustizia?” fa una voce più grossa per dare enfasi alla cosa,  questa ragazza si diverte con poco.
“No, ma sono costretta” m’incupisco.
“Bella merda, vedrai che sopravvivrai” mi da una pacca sulla spalla poi sorridendomi sempre con il suo sorrisino divertito mi allunga una mano.
“Io comunque sono Nathalie, piacere di conoscere qualcuno che non ama la legge” ammicca, mi sorge spontaneo un sorriso  sulle labbra e stringo la sua mano.
“Io sono Dafne ma preferirei tu mi chiamassi Aloe” mi apro in un sorriso inizialmente timido ma che diventa sincero piano piano.
“Abbreviazione insolita” inarca un sopraciglio perplessa.
“Storia lunga, un giorno ti spiego davanti a un cafè” arrossisco notando poi che ho detto implicitamente che ci sarà un’altra occasione di vedersi, potrebbe non volere.
“Quando vuoi, anche dopo le lezioni se preferisci, sono felice di conoscere una persona che è qui non per scelta sua, mi fa sentire meno falsa e più tranquilla”  sembrava entusiasta e contagiò anche me, forse finalmente lontana da casa sarei riuscita a stringere amicizie come una persona normale.
La lezione finì dopo due ore e mentre uscivamo dall’aula riprendemmo a parlare.
“Sei di qui?” chiesi mentre ci dirigevamo al bar della facoltà.
“Si, sono nata e cresciuta qui, questa città ha ben pochi segreti per me, tu?”
“Io sono di Boston mi sono trasferita ieri”
“Ma quindi non conosci niente di qui, dovremo farci un giro qualche volta e magari andare a fare un pic nic a Central Park” Nathalie è una persona che si entusiasma facilmente a quanto pare, sembra compensare tutti i miei maledetti stenti.
“Mi piacerebbe molto” piego la testa di lato e le faccio un sorriso grato che lei ricambia.
“Hai coinquilini? Io vivo ancora dai miei ma non mi dispiace ho i miei spazi, la mia dependance e non mi rompono le balle perché se no lascio gli studi seduta stante e me ne vado, quidi patti chiari, amicizia lunga e … cazzi miei” disse fiera, non potei fare a meno di ammirare la sua sicurezza.
“Si, ho un coinquilino… un disastro, non puoi neanche immaginare come ho trovato la casa ieri e cosa è successo nell’arco di poche ore… terribile. Comunque ti ammiro, davvero, vorrei avere anche solo un quarto della tua forza di importi sui tuoi” sbuffai.
“Oddio,che è successo? Credimi c’è poco da ammirare a volte mi odio solo perché sto ascoltando questo loro desiderio. I tuoi sono molto severi?” ci sedemmo in un tavolo del bar abbastanza appartato e io volli sedermi vicino alla vetrata,  facemmo le nostre ordinazioni e poi le risposi, le raccontai di tutte le orribili vicende delle ultime ore e tra una risata e l’altra lei cercò di consolarmi anche se riuscì ben poco nell’intento perché non riusciva a smettere di ridermi in faccia, immagino sia comico visto dall’esterno quindi la perdonai.
“Comunque non so chi sia mio padre, sono stata cresciuta fino all’età di 6 anni da mia mamma e poi si è unita mia zia che ha dato un sincero contributo per rendere la mia vita quello che è adesso” sbocconcellai la ciambella che avevo ordinato.
“Uh, una situazione di merda quindi, vedrai che da tanta merda ne uscirai solo più forte, da grande sarai una donna che le persone rispetteranno, funziona così più il tuo passato è merdoso più il tuo futuro sarà splendente” mi ammiccò e sdrammatizzò, poco da dire, Nathalie mi stava molto simpatica.
“Spero davvero sia come dici tu, grazie” le regalai un sincero sorriso riconoscente e poi mi concentrai sul mescolare lo zucchero che avevo versato nella tazza.
“Quindi Aloe è il diminutivo di Dafne perché?” chiaramente mi stava prendendo in giro, alzai gli occhi al cielo e le feci una linguaccia.
“Dafne è un nome pesante, mi è stato imposto, come la mia vita del resto. Aloe è il mio lato libero quello che ancora nutre la speranza di poter essere come vuole, quello nato facendo ciò che amo” spiego cercando di non sembrare una pazza bipolare.
“Wow che figata! E sentiamo, cos’è che ami fare?” la mia gratitudine per questa ragazza che mi accetta senza sfottermi sta raggiungendo livelli mai toccati prima da nessuno essere umano.
“Scrivere, le cose che riguardano l’arte, tutto ciò che è un passo avanti la realtà, tutto ciò che nasce dalla nostra testa e di cui noi siamo padroni” i miei occhi brillano, lo sento, quando parlo di ciò che mi piace mi accendo di una luce diversa dal solito.
Se di solito sono una lampada con un velo sopra per fare meno luce e non disturbare chi dorme quando parlo di chi amo invece è come se quel velo volasse via lasciando che la stanza venga illuminata dalla luce che ho dentro fregandomene se sveglio chi dorme, peggio per loro.
“Sei una bella persona, mi sembravi solo una Miss perfezione ma vedo che c’è molto di più, sono sinceramente felice di averti conosciuta” mi stringe una mano.
“Anche tu con questo nomignolo schifoso?” Sbuffo infastidita dato che solo sta mattina quell’idiota di coinquilino mi aveva chiamato così.
“Si, dai! Guardati non hai niente fuori posto e scommetto che il tuo armadio è diviso per categorie e che sei una maniaca dell’ordine!” ride notando la mia espressione sconvolta e… colpevole. Si, lo ammetto, ci ha azzeccato in tutto… merda.
“C’è qualcosa di male?” borbotto offesa.
“No, assolutamente! E’ un dato di fatto ed è divertente notare alcuni tuoi atteggiamenti meticolosi” mi consola cercando di rimediare.
“Non è colpa mia… l’educazione che ho avuto ha queste controindicazioni!” dico in mia difesa.
“Secondo me saresti stata così precisina a priori,  ovviamente la tua educazione ha influito ma credimi alcuni tratti di noi rimangono anche se  ci provano a cambiare in tutti i modi. Hanno fatto fatica per insegnarti ad essere precisina?” il suo ragionamento mi stupisce, nuovamente, è un modo diverso di vedere la cosa.
“No, però pensavo  fosse perché a casa tutto era in ordine e mia mamma ci tiene molto, come mia zia del resto. Non ho mai riflettuto che effettivamente questa cosa ce l’ho avuta sempre a prescindere da loro” la guardo sorpresa.
“Visto? Sei così, Miss Perfezione ti accetto anche così, non preoccuparti.  Non pensare che ogni cosa di te è frutto del desiderio di qualcuno, impara a distinguere ciò che fai per gli altri e ciò che fai perché tu sei così”.
“Sai non mi aspettavo che oggi avrei conosciuto il mio nuovo guru, domani ti offro qualsiasi cosa al bar” mi sento leggera, questa ragazza mi ha aperto gli occhi sulla mia vita.
Lei scuote la testa sempre con il sorriso sulle labbra a farmi capire che non le devo nulla, poi ci alziamo, ci salutiamo affettuosamente e ognuno si dirige in direzioni diverse, mi sembra di conoscere questa ragazza da sempre.
Visto? Non sei così negata a stringere amicizie, sei solo una stronza complessata, dico a me stessa.
Mentre mi ritiro a casa ormai è quasi pomeriggio, passo in qualche negozio per comprare dei libri consigliati dal professore Gardiner e poi vado al supermercato, il sole sta incominciando a tramontare quando mi dirigo a casa con le buste piene di roba.
Una volta a casa sembra non ci sia nessuno, vado in stanza, mi tolgo tutti i vestiti e gli accessori, indosso il mio pigiama lilla, le pantofole comode bianche e pelose, mi strucco e mantengo i capelli legati così da non rischiare che qualche capello finisca dentro alla pietanza che preparo facendomi rimettere.
Quando sono pronta vado in cucina ed esco gli ingredienti: hamburger, formaggio affumicato, strisce di bacon, insalata e salsa barbecue. Questa idea mi è venuta mentre tornavo a casa e aver visto il menù esposto di un fast food.
Non ho cucinato molte volte nella mia vita, qualche dolce e pochi primi piatti, ma nonostante una quasi ustione alla mano riesco a cuocere perfettamente il tutto che metto in un panino, accompagnato con un insalatina giusto per alleggerire il peso della cena, si fanno le 20 e Jason non arriva, metto i panini nel micronde sperando non si raffreddino e vado in bagno a sciacquarmi perché cucinare mi ha accaldata.
Dieci minuti dopo sento la porta aprirsi esco dal bagno e lo vedo appendere la giacca all’appendi abiti, lo saluto con un cenno della mano.
“Ti piace proprio stare in pigiama” sembra lievemente perplesso.
“Sono a casa e sono stanca che cavolo ti aspetti?” ricambio lo sguardo.
“Boh… sei con un uomo in casa e sembra che sei a casa con la mamma” si dirige verso la cucina.
“La prossima volta mi farò trovare con tacchi a spillo e completino intimo così potrai mangiare direttamente sul mio corpo nudo” rispondo piccata dalle sue INUTILI parole non sapendo neanche io da dove mi escono certe frasi, lui mi fissa apatico e poi scoppia a ridere.
“Lasciamo stare, meglio che resti in pigiama” e passando mi scompiglia i capelli.
“Ehi! Solo perché sono più bassa di te e non sto provando a mangiarti non vuol dire che mi devi trattare come una bambina” ridacchio mentre lo scaccio.
“Come vuoi, che buon profumo, che si mangia?” sembra contento adesso e sorride felice mentre, quasi scodinzola, verso la cucina.
“Cheesburger bacon fatto in casa” rispondo con orgoglio mentre lui si siede e io gli servo il panino.
“Sembra buono, sicura di non averci messo veleni o altro?” mi guarda con finto sospetto.
“Lo do a un poveraccio della strada se fai ancora il principino” dico fingendo di levargli il piatto, lui se lo tira a se.
“Scherzetto! Mangio, ferma là” e lo addenta fissandomi soddisfatto e con aria di sfida.
Io mi limito a scuotere la testa e a mandare giù il mio panino, durante la cena parliamo del più e del meno.
“Quindi tu cosa studi?” mentre finiamo di mangiare la cena mi rendo conto di non sapere bene cosa studia, so solo che è nel campo artistico.
“Un po’ di tutto, fotografia, marketing della fotografia e materie pittoriche ma punto a diventare un importante fotografo, magari nel campo della moda” sorride soddisfatto.
“Sembra interessante, hai sempre voluto studiare queste cose?”
“Sempre” nei suoi occhi azzurri scorgo lo stesso calore che invade i miei quando parlo di ciò che amo.
“Sei fortunato”dico senza pensarci molto con un tono che sa molto di rimpianto e lui sembra accorgersene e mi guarda curioso.
“A te non piace la giurisprudenza?”
“No, ma a mia madre e mia zia si, quindi…” lascio cadere la frase in sospeso e sparecchio per poi cambio discorso “Tocca a te lavare i piatti, è il mio turno di riposo ora,adios” esco dalla cucina mentre lui guarda svogliatamente i piatti e le pentole accumulati nel lavello, mi scappa un risolino.
Vado in camera prendo il dvd del “Castello errante di Howl” e il mio plaid azzurro chiaro e mi dirigo verso il salone, poggio tutto sul divano e vado in cucina a prendere i pop corn che avevo comprato il pomeriggio apposta per l’occasione.
Quando rientro in cucina lui sta lavando i piatti e guardandolo da dietro mi accorgo di quanto sia muscoloso, ben messo e con un didietro niente male, questi pensieri mi fanno arrossire dalla punta dei capelli fino a quella dei piedi.
“Che fai lì impalata?” si gira dubbioso riscuotendomi immediatamente dai miei pensieri assurdi.
“Niente! Pensavo se volevo bere o no qualcosa” invento lì sul minuto dirigendomi verso il frigo per poi sparirci dentro, sento Jason ridacchiare e sollevo la testa facendola sbucare da dietro lo sportello del frigo.
“Che ridi?” lo fisso accigliata.
“No, nulla” evidentemente ha finito di lavare i piatti perché si sta asciugando le mani.
“Come vuoi” borbotto, prendo una sprite e mi dirigo verso il divano, inserisco il dvd, prendo il telecomando e me lo metto accanto sul tavolino vicino al divano, mi copro con il plaid e sospiro beata.
Sto selezionando la lingua del dvd quando la testa di Jason che sbuca dalla porta del salone mi distrae, lo fisso spazientita.
“Che fai?” chiede non potendo trattenere un risolino gutturale.
“ Guardo un film, posso? Non è un porno mi dispiace” metto su un broncino fasullo e poi faccio una smorfia infastidita e continuo a impostare il dvd.
“Sembri una nonnetta” ridacchia mentre si siede sul bracciolo del divano dal lato opposto del mio.
“Non è una bella giornata se non mi insulti almeno 10 volte” brontolo.
“Ma dai! Sei giovane e stai qui seduta a vedere film sola con la copertina” ora mi sta ridendo in faccia ,facendomi incazzare.
“Sai com’è siamo all’ inizio della settimana, vivo qui da due giorni e mi sono svegliata presto per colpa di qualcuno” lo accuso scoccandogli uno sguardo di fuoco che lui sostiene per qualche secondo e poi si concentra sul televisore.
“Inoltre questo è un divano e quello davanti è un televisore quindi ne sto facendo un uso proprio, dubito che tu qua sopra abbia mai visto un film dato che ci sai fare solo sesso” e noto il suo sguardo colto in flagrante e mi ritengo soddisfatta focalizzandomi totalmente sul film che sto per avviare se il signorino si toglie.
“Vuoi fare una scommessa?”.
Mi volto immediatamente a guardarlo con uno sguardo indagatore, lui mi sta sfidando, tutto di lui emana sfida.
“Prima dimmi” mi limito a dire.
“Io sta sera ti dimostro che so usare questo divano anche solo per guardare un film e tu domani sera mi dimostri che non passi ogni sera in questo modo” dal suo tono percepisco che sa già di aver vinto e probabilmente ha ragione ma non voglio ammetterlo.
“Va bene, ci sto” dico guardandolo senza lasciare trapelare il mio dubbio interiore, io posso permettermi di essere insicura dentro ma fuori la gente deve avere l’impressione di stare parlando con una persona che non ha dubbi, mai.
“Vedremo, domani sera c’è una festa, ti lascio l’indirizzo domani mattina prima di uscire, io vado direttamente lì mi cambio da un’amica, se tu non verrai avrò vinto” si tuffa nel posto libero accanto a me e si prende un po’ di coperta.
“Ok, no problem” oh si invece, non mi aspettavo avesse già pronta una serata, deglutisco in ansia.
“Puoi portare un’amica se vuoi” aggiunge alzando le spalle, “Che film è?” con la testa fa cenno verso la televisione.
“Il castello errante di Howl” dico sorridente afferrando i pop corn e lui subito si riempie un pugno facendomi imbronciare.
“Sei proprio una bambina” usa un tono intenerito però che non mi permette di seccarmi, un po’ imbarazzata mi limito a sbuffare e avvio il dvd.
Sono un’amante di Hayao Miyazaki, i suoi film hanno uno stile, delle musiche e delle storie così belle che non posso fare a meno di amarli, così leggeri e spensierati.
Nei primi minuti del film tiro su le gambe e mi accoccolo dal mio lato del divano poggiando la testa sul bracciolo che ho vicino, lui invece è stravaccato però si tiene la coperta sopra, questa specie di assurda intimità con uno sconosciuto mi fa sorridere, mi sento bene, più a casa ora che in 20 della mia vita.
Durante il film una volta finiti i pop corn siamo entrambi abbastanza assonnati, lui ha sbadigliato almeno 5 volte e io ho gli occhi lucidi per i numerosi sbadigli, non perché il film non sia bello ma perché sono le undici e l’accoppiata tv più pancia piena più copertina mi è deleteria e anche per Jason a quanto pare, a un certo punto lui si poggia su di me con nonchalance, io mi irrigidisco in imbarazzo, non sono abituata ad avere contatto con uomini ma lui sembra tranquillo e non dargli alcun peso.
“Tranquilla, non faccio nulla” dice senza staccare gli occhi dallo schermo notando il mio irrigidimento, sorrido tra me e me e mi rilasso, ed è in questa strana complicità che mi addormento improvvisamente nonostante raramente io mi addormenti davanti a un film che mi piace tanto.


http://i57.tinypic.com/t6cpdg.png  <- completo che indossa Aloe per andare al corso! Lo aggiungo perchè sono una fissata di vestiti e dovrete sopportarlo u.u

Angolo dell'autrice:
Ciao a tutte,
per prima cosa, al solito, ringrazio chi mi segue e chi mi legge in silenzio, grazie davvero.
In questo capitolo tralasciando l'ingenuità disarmante di Aloe si iniziano a vedere i primi passi di Aloe nel mondo esterno, conosce infatti Nathalie che diventerà un punto focale nella sua vita, l'amore è importante ma avere un'amica lo è ancora di più, almeno così la penso io.
Inoltre ha iniziato a studiare seriamente al corso e... cosa più importante: sta iniziando a conoscere Jason.
I due non hanno avuto molto tempo per loro e il fatto che siano quasi totalmente opposti diciamo che influisce ma si sa gli opposti si attraggono, tutto sta a farlo capire ai due interessati che vivono nel loro mondo "beati" e ignorano totalmente sentimenti inutili, a parer loro, come l'amore. ;D
Questo capitolo è abbastanza lungo e come promesso l'ho postato oggi per compensare la brevità di quello precedente.
Spero vi piaccia, se commentate mi fa molto piacere.
Alla prossima settimana,
LittleSun.


 
  
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