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Autore: MissShinigami    14/02/2014    1 recensioni
La storia si svolge in Inghilterra, almeno all'inizio, dei Mezzosangue che non sanno la verità sui propri genitori, altri che sono stati inviati in missione, altri ancora che combinano casini.
Due ragazzi vogliono sovvertire l'ordine del mondo, facendo cadere gli dei ... almeno si pensa ... ma qualcuno gli metterà i bastoni fra le ruote!
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona decapitaz-cofcofcof!! Hem ... Buon SanValentino!!!
E in questo giorno ciò che alcuni attendono e che ad altri farà cambiare idea ... ah! Giusto! Alla mia kohai Grimrose: ti prego, quando lo leggerai, non smattare.



Sue rientrò nella grotta dopo essersi affacciata fuori ed aver controllato che non ci fosse nessuno in giro che avrebbe potuto trovarle, ma per loro fortuna quella zona non sembrava molto frequentata.
“Niente?” le chiese Sonny.
L’altra scosse la testa e si sedette poco distante poggiando la schiena ad un masso.
Selena camminava avanti e indietro poi si fermò. “Salvezza … significa sia che uno si salva sia che … non muore?”
Fu osservata da tre paia di occhi increduli. Ginny, Sue e Sonny la stavano osservando confuse.
“Scusate … stavo ripensando alla profezia.
Sonny sospirò. “Però è vero …” il suo tono di voce era teso. “Quale dei due … mmhpf … significati avrà inteso la profeta?”
“L’Oracolo.”
“Quello che è.”
Sue roteò gli occhi poi rispose: “È probabile che intendesse entrambi.”
“Perciò?” domandò Ginny.
“Perciòòò … non lo so …” chinò il capo la figlia di Dioniso. “Certo è che l’Impresa non finirà quando saremo uscite di qua assieme a Fran.
“Assieme a Fran che cammina con le sue gambe …” precisò Sonny.
“Be’ sì.” concluse la mora.
 “Ma così … dicendo ‘la storia non finirà con la salvezza’ praticamente dice che …” Ginny diede voce ad un suo pensiero ma non riuscì a terminare la frase.
“Continueremo a combattere anche dopo esserci riprese Fran e probabilmente non finirà bene …” completò Selena scivolando a terra, sedendosi accanto a Sue.
Nella grotta scese il silenzio più assoluto.
Nessuna si mosse per un bel po’.
“Quasi quasi ci provo anche io.” borbottò Sonny.
“Che stai farfugliando ora?” le domandò Ginny ancora seduta accanto al corpo addormentato di Fran.
“No, qui tutti dormono … magari se lo faccio anche io la situazione si sblocca.”
“Momentaneamente le uniche con i sensi abituati al pericolo siamo solo io e te.” le fece Sue. “Per cui vedi di non farlo.”
Aurea si mosse nel sonno e sollevò leggermente un braccio.
“Ok … se inizia anche a parlare giuro che la sfotto.” promise la figlia di Apollo.
Aurea però non stava sognando, tutto quello che stava provando e facendo in quel momento era piuttosto reale, o almeno lo era per il dio con cui stava parlando.
 Un uomo alto dai riccioli corvini era comparso dal nulla, la guardava da lontano con i suoi occhi blu come il mare; fece un passo avanti e tutto intorno a lui iniziò a prendere forma, come se emergesse dal buio. Adesso la cacciatrice si trovava su una strada poco battuta, sembrava una pista in un parco, una di quelle su cui puoi incontrare molte persone fare jogging o a portare a spasso il cane.
Lei salutò timidamente lo con la mano, lui le sorrise e le si avvicinò.
“Aurea, è da molto che non ci vediamo. Non ti dispiace se camminiamo?”
Annuì e presero a camminare. “Non poi così tanto, se consideriamo che io non posso invecchiare e che lei è un dio.”
Ermes rise.
“Ma dove sono Martha e George?” domandò la ragazza sorpresa della mancanza dei due serpenti.
“Ci sono sì.” il dio sollevò il caduceo.
“Buongiorno Aurea.” la salutò Martha sollevandosi dal bastone.
“Buongiorno.” poi la sua attenzione ricadde sull’altro serpente che ancora non aveva parlato. “George? Tutto bene?”
“Abbiamo fatto un patto, se lui la smette di chiedere topi  a tutti io gliene do uno.” fece l’occhiolino la serpente. “Solo che adesso, per paura di non riuscire a trattenersi, non parla proprio.”
“E chi lo farebbe?” commentò George.
Martha gli fece un sibilo. “L’ultima volta quel povero ragazzo lo hai fatto blu con questa storia!”
“He … gli stava bene il blu, no?”
“Ma senti questo!”
“Ok, ragazzi …” Ermes parlò e il terreno sotto ai piedi dei due che camminavano cambio divenendo soffice neve, intorno solo pochi alberi e monti di neve.
Aurea rise ma dopo un attimo tornò seria. “Sa perché sono qui?”
“Certo che lo so, non si parla d’altro sull’Olimpo.” scosse un attimo la testa. “Per meglio dire, Afrodite è molto eccitata della cosa e non vede l’ora di un ricongiungimento tra i due.”
“Peccato noi abbiamo trovato solo lei e se lui arrivare, per quanto buone siano le sue intenzioni, credo che Sonny potrebbe staccargli la testa a colpi di accetta.”
Il dio sospirò profondamente, quante cose sapeva e le avrebbe potuto dire? Ma lei era più spaventata da quelle che non avrebbe potuto dirle.
Distolse lo sguardo. Si accorse che mentre camminavano, lo scenario intorno a loro era cambiato, non erano più nel parco ma su una spiaggia dalla sabbia soffice e bianca, le onde del mare battevano ritmate contro la bagnasciuga.
“Cosa avevi in mente?”
“L’idea era di farli riavvicinare tenendoli lontani.”
Ermes si fece più attendo.
“Lei potrebbe farli incontrare in un sogno?”
Il dio sorrise. “Posso come ho potuto portare tu qua ora.” allargò le braccia e l’ambiente cambiò di nuovo, erano sul bordo di una crinale roccioso e sotto di loro si stendevano ettari ed ettari di bosco.
“La ringrazio. La ringrazio infinitamente.” sorrise Aurea chinando il capo. “George vedrò cosa posso fare per quel topo ...”
“Ci conto dolcezza!” fece l’occhiolino il serpente.
Martha scosse il capo con l’aria di una che aveva perso le speranze.
Aurea rise poi lentamente intorno a lei si fece sempre più buio.
“Intanto potremmo portarla in superficie, no?”
“Non credo sia una buona idea spostarla.”
Riconobbe le voci delle sue compagne.
“È una pessima idea.” fece mente apriva lentamente gli occhi.
“Alla buon’ora!” sbottò Sonny. “Dormito bene?”
“Meravigliosamente.” fu la risposta della cacciatrice.
Mason era come sospeso tra la coscienza e l’incoscienza, sapeva di star dormendo ma non capiva se quello che sentiva era un sogno o la realtà.
All’improvviso toccò terra e da sotto le sue scarpe iniziarono ad allargarsi colori diversi e tanto vividi che sembravano colpiti direttamente dalla luce del sole anche se tutto intorno a lui era buio. Alla fine vide che si componevano formando un gigantesco rosone gotico, su cui poteva camminare come se non fosse fatto di fragile vetro.
Sollevò lo sguardo da terra, qualcun altro era atterrato sul rosone assieme a lui.
Fran.
Si guardava intorno sorpresa senza capire dove fosse; doveva avere anche lui la sua espressione, ma adesso niente importava: lei era lì, qualsiasi espressione avesse potuto fare il suo volto era solo per lei, nessun altro l’avrebbe vista oltre che lei.
Non si era accorta che era lì.
Dopo aver visto il rosone, aveva notato che era davvero lei, in carne ed ossa e non la sua ombra. Ora si osservava con una facci ancora più stupita. E rise sollevando le braccia al cielo, felice.
Anche se tutto quello fosse stato solo un sogno, anche lui era felice. Felice di vederla così, felice che lei fosse lì.
Fran abbassò lo sguardo su di lui, lo vide chiaramente, e il suo aspetto cambiò.
Mason vide chiaramente il cambiamento: divenne più piccola, incurvò un po’ le spalle e fece un passo indietro, sulla sua faccia si dipinse un’espressione stranamente apatica e diffidente.
Paura? Non di lui. Non poteva, gli avrebbe spezzato il cuore.
Il ragazzo fece un passo avanti.
“Fermo.” la voce era ferma anche se le batteva il cuore a mille e le mani non smettevano di tremare.
Mason si fermò.
“Perché … che posto è questo?”
“Non lo so, credo sia solo un mio sogno.”
“Impossibile, stavo correndo e …” scosse con forza la testa. “La mia ombra stava correndo poi sono come caduta nel vuoto e sono atterrata qua.” riprese fiato. “Questo è il mio corpo, com’è possibile?”
“Per questo pensavo fosse solo un mio sogno …” ribadì lui.
La sua voce era triste. Non poteva vederlo triste, ma non voleva neanche ammetterlo.
Mason era ferma e si dondolava irrequieto, voleva avvicinarsi a lei ma non gli era permesso. “Fran, io …”
non sapeva esattamente cosa dire.
“Ti ho visto.” iniziò lei. “Venivi da me, a vegliare sul mio corpo. Piangevi.” non c’era tono nelle sue parole. “Poi … poi te ne andavi.” ebbe un tremito.
Il ragazzo iniziò a camminare verso di lei a passi sicuri.
Lei rimase immobile.
Erano faccia a faccia adesso, al centro del rosone, circondati dal buio più totale.
“Fran, mi dispiace. Non sai quante volte abbia certo un’altra via per evitare tutto questo, per evitarti tutto questo dolore. Non potevo lasciare che tu incorressi in pericoli così grandi. Ci sarà una guerra. Non volevo che tu vi prendessi parte. Volevo solo proteggerti, non volevo che le cose andassero così. Volevo solo evitarti di soffrire!” sembrava un fiume in piena e gli tremava  la voce ad ogni parola di più.
“Mason, Mason …” dovette chiamarlo più di una volta per farlo tranquillizzare. Alla fine gli prese il volto tra le mani. “Mason, sono qui. Non sto soffrendo.”
Lentamente, senza neanche accorgersene, si baciarono.
Il terreno tremò e il vetro sotto i loro piedi si incrinò all’improvviso. Si spaccò e li divise.
“Fran!!”
Lei riprese l’equilibrio appena in tempo per evitare di cadere nel nulla. Vide lui in piedi sull’altra parte del rosone che si allontanava inesorabilmente.
“Fran!! Ti verrò a prendere, in qualche modo. Ti ritroverò!!” le urlò.
Poi scivolò all’indietro e non lo vide più.
“Mason!”
E anche lei cadde.
Si sentì precipitare, stranamente felice.
Riaprì gli occhi all’improvviso con ancora addosso la sensazione di cadere all’indietro ed ebbe un tremito.
Poi avvertì qualcosa che le tastava insistentemente la guancia e le faceva anche male.
“Ginny, smettila!” disse ancor prima di aprire gli occhi.
Si sentì distintamente che tutte le presenti nella grotta trattennero il respiro.
Poi Fran aprì gli occhi. “Stige, che buio che c’è qua dentro, non vedo niente.” disse mentre tentava di mettersi lentamente a sedere tastando intorno a sé.
Poi sentì che qualcuno le si gettava al collo e la faceva ricadere a terra.
“Fraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaan!!” squittì la figlia di Afrodite.
“Così mi ammazzi del tutto …” fu la risposta strozzata dell’altra.
Poi si avvicinarono anche le altre e piano piano si salutarono tutte.
Aurea si avvicinò alla sorellastra e la abbracciò, mentre erano ancora strette le avvicinò le labbra all’orecchio e sussurrò: “Come andata?”
Fran si irrigidì un attimo poi sorrise e rispose piano: “Bene …”
“Hei, figlia di Atena perché ci hai messo così tanto a svegliarti?” la canzonò Sonny.
Fran si voltò nella sua direzione. “Non so, voi quanto ci avete messo ad arrivare qui?”
La nera rise: “Non ne parliamo.” e alzò la mano in alto e attese un cinque volante.
Che non arrivò.
“Ohi … il sonno ti ha rallentato le sinapsi?” le domandò.
“Cosa?” Fran era sinceramente sorpresa dell’osservazione.
“Vuoi lasciarmi con la mano in aria ancora per molto?”
“Sonny, che stai dicendo?”
“Ma non vedi?”
“È completamente buio come faccio a vedere?” tentò di guardarsi intorno facendo strani versi con gli occhi, sgranandoli e socchiudendoli ma niente cambiava. “Certo che non mi sembrava così buio quando ero ombra …”
Le si posò una mano sulla spalla.
“Fran … non vedi davvero niente?” la voce era di Sue.
“No, ma è buio, giusto?” non era più tanto sicura della cosa.
“Proviamo ad uscire di qua.” suggerì Selena.
Uscirono dalla grotta lentamente, Fran teneva le braccia tese lateralmente per sentire la roccia ruvida ed evitare di andare a sbatterci contro.
“Ci siamo.” fece Sue dopo che ebbe controllato che non ci fosse nessuno in giro.
Adesso c’era molta più luce, se così si poteva chiamare la luce cupa e rossastra degli Inferi.
Tutte si voltarono verso la figlia di Atena.
“Ora non puoi non vedere …” le fece Selena.
Lei guardava avanti a lei, poi abbassò le sguardo cercando di vedere le sue mani. Le strinse una nell’altra c’erano. Se le portò all’altezza del viso, proprio davanti agli occhi.
“Allora?” chiese impaziente Sonny.
La ragazza lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. “No … niente.”
“Fran, tu sei …” iniziò Ginny.
“Io sono cieca.”



Queste sono le canzoni che mi hanno influenzato mentre veniva fuori la storia tra Mason e Fran:
Avril Lavigne:  
Rock 'n' Roll            http://www.youtube.com/watch?v=uuNTO31FlY8    
I'm with you             http://www.youtube.com/watch?v=dGR65RWwzg8
Take me away         http://www.youtube.com/watch?v=KE4Ykg0ETpw
I love you                 http://www.youtube.com/watch?v=MDQk0IOSDHM
Sto standing there    http://www.youtube.com/watch?v=7bzAIwU6Mpw
 
  
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