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Autore: ladymisteria    15/02/2014    4 recensioni
Siria ha sempre voluto "scendere in campo" al fianco dei genitori, e quando Jack Harkness chiama il Dottore per proporre a lui e a River una spedizione su Dubhe sembra finalmente che il momento tanto atteso sia giunto.
Ma basterà la sua testardaggine a convincere il Dottore che la bambina è davvero pronta?
Versione riveduta e corretta.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 11, Jack Harkness, Nuovo personaggio, River Song
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Baby Time for Doctor and River'
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«Allora, come vanno le cose? River mi ha detto che “il rientro” è stato un po’ impegnativo» disse Jack.

«Il rodaggio ha richiesto qualche sforzo in più, è vero. Ma ormai è tornato tutto alla normalità. Beh, quasi tutto. Non posso negare, per cominciare, di avere decisamente un motivo per detestare i Serpenti Tsunami, ora. E non posso negare nemmeno di avere molti più secoli sulle spalle, o più esperienza in campi in cui non avrei mai pensato di dover apprendere qualcosa. Che tu ci creda o meno, sono diventato bravissimo ad aggiustare giocattoli» replicò il Dottore.

I due uomini risero.

Percorrevano con cautela le mura di cinta che circondavano il piccolo villaggio di Kharia, al cui interno la sonda di Jack aveva rivelato essere presente una massiccia concentrazione di Sontaran.

«Che mi dici del Torchwood, invece? Resiste ancora?» chiese il Dottore, interessato.

«Un po’ a fatica, ma sì. Al momento siamo in un buon periodo, in realtà. Nessuno richiede il nostro intervento da quasi sei mesi».

Il Dottore ghignò.

«Allora è per questo che sei tornato ad occuparti di faccende al di fuori del pianeta Terra. Ti confesso che il tuo interessamento per Dubhe mi aveva alquanto incuriosito» ammise.

Jack non rispose subito.

«Sì, beh… Bisogna pur tenersi occupati, in qualche modo. Almeno fino a quando potrò ancora farlo. Continuo a domandarmi che senso può avere essere immortali, se sono costretto ad invecchiare comunque. Non hai idea di quanto io ti invidi, in questo momento» disse, accennando al viso – di nuovo giovane – dell’amico.

Il Dottore si grattò la guancia, in un gesto istintivo.

«Ancora devo abituarmi all’idea che i Signori del Tempo mi abbiano concesso di tenere questo aspetto. Beh, oltre a quella che mi abbiano regalato un nuovo ciclo di rigenerazioni, è chiaro» confessò.

I due ripresero a studiare le mura, in cerca di una via d’accesso.

«E che mi dici del tuo popolo? Hai già trovato un modo per riportarli “da questa parte”?» chiese Jack a bassa voce, vedendo un Sontaran di guardia poco lontano dal punto in cui si trovavano loro.

Il Dottore scosse il capo.

«Dopo la battaglia, la crepa si è richiusa. Presumo che la mia gente dovrà utilizzarne un’altra - o trovare il modo di riaprirla - da qualche parte dell’universo. Il problema è che visto cos’ha scatenato la prima volta, dubito decideranno nuovamente di trasmettere un messaggio in tutto il tempo e lo spazio per rintracciarmi. Ma così facendo a me non resta che girare l’universo intero, in ogni suo angolo più remoto...».

Jack annuì, iniziando poi a ridacchiare.

«Che ci trovi di tanto divertente, scusa?» domandò il Gallifreyano, confuso.

«E’ solo che… Per secoli le crepe non hanno fatto che seguirti, senza che tu ne conoscessi il reale valore. E ora che sei tu ad avere bisogno di anche solo una di loro…».

Il Dottore lo fissò in tralice.

«Non è divertente» borbottò stizzito.

«Invece lo è eccome».

Il Gallifreyano lo ignorò, tornando a pensare al modo migliore per aggirare il Sontaran.

«Dovremmo distrarlo, in qualche modo. Se davvero vogliamo tramortirlo, abbiamo bisogno che ci dia le spalle» disse Jack, pensieroso.

«Lascia fare a me. Come ti dicevo, ho accumulato un bel po’ di esperienza. Tutto ciò che dobbiamo fare ora è…».

Si udì un rumore sordo, e il Sontaran cadde in avanti.

Jack e il Dottore alzarono lo sguardo sbalorditi, incontrando gli occhi sgranati di Siria.

La bambina nascose una pistola stordente dietro la schiena, mordendosi il labbro.

«Sono nei guai, vero?».

*

River e Siria si guardarono intorno attentamente, assicurandosi di essere sole.

Anche loro si erano dirette immediatamente al villaggio di Kharia, ma a differenza di Jack e del Dottore avevano preferito “affrontare a viso aperto” i Sontaran.

River si chinò alla stessa altezza della figlia.

«Okay, Siria. Ti ricordi quello che devi fare?».

Siria annuì.

«Mi avvicino ai cancelli e attiro l’attenzione delle sentinelle. Quando saranno distratte, tu le tramortisci» ripeté, ubbidiente.

River sorrise, posandole un bacio sulla fronte.

«Brava la mia bambina».

Siria s’inorgoglì, avvicinandosi a testa alta ai cancelli del villaggio.

Individuò un’unica sentinella, e cominciò a piagnucolare in modo tale da poter essere facilmente sentita da questa.

Il Sontaran le si avvicinò, puntandole contro un fucile.

«Che hai da piangere, ragazzino?» chiese, secco.

Siria dovette trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo.

«Sono una bambina» borbottò, con stizza.

Il Sontaran rimase spiazzato per qualche istante.

Poi alzò un po’ di più il fucile.

«Che hai da piangere, ragazzina?» si corresse.

La bambina tirò su con il naso, cercando di apparire il più convincente possibile.

«Ho perso la mia mamma. Ero uscita dal villaggio insieme a lei, poi ci siamo divise, e ora non so più che fine ha fatto» piagnucolò.

Vide il Sontaran fare una smorfia.

«Se è fortunata sarà morta in modo glorioso» replicò questi.

Fece cenno a Siria di entrare dal cancello.

«Andiamo. Ora sei ufficialmente un prigioniero del glorioso impero Sontaran, ragazzino».

River – raggiunto l’alieno alle spalle durante lo scambio di battute – lo colpì con un vecchio tubo di ferro alla nuca, facendolo crollare a terra privo di sensi.

«Ti ha detto di essere una ragazza» precisò, gettando il tubo.

Sorrise a Siria.

«Ottimo lavoro, tesoro».

Si chinò a legare il Sontaran in modo tale da impedirgli di muoversi, poi – con l’aiuto della figlia – lo nascose in una rientranza nella roccia, poco distante dai cancelli.

River si pulì le mani, soddisfatta.

«Fuori uno. Non resta che fare lo stesso anche con gli altri».

Studiò le mura del villaggio.

«Devo ripetere la stessa scusa? O posso inventarne una nuova?» chiese Siria, eccitata.

Si stava davvero divertendo un mondo.

Capiva, finalmente, per quale motivo ai suoi genitori piacesse tanto aiutare tutte quelle popolazioni; perché amassero salvare mondi sempre diversi.

Se avesse saputo quant’era divertente, avrebbe sicuramente insistito di più con entrambi per poter essere presente già diverso tempo prima!

River, però, scosse il capo.

«Credo sia meglio che tu rimanga qui, Siria. Presto si accorgeranno che all’appello manca una sentinella, e questo sicuramente li metterà in allarme. Non voglio che decidano di sparare a vista su chiunque si avvicini troppo a loro» disse, seria.

Siria aprì e chiuse la bocca per diversi istanti.

«Ma mamma! Non posso certo lasciarti andare là fuori da sola! Papà si arrabbierebbe tantissimo, se sapesse che ti è successo qualcosa! E hai sempre detto che questo non deve succedere mai!» esclamò la bambina.

Non poteva accettare di essere “messa in panchina” proprio nel momento in cui le cose si facevano interessanti!

River sospirò.

«Si arrabbierebbe molto di più se dovesse accadere qualcosa a te. E anche io. Non ti piace vedermi arrabbiata, vero?» domandò, seria.

Siria rabbrividì.

Fin da piccola sapeva che non c’era nulla di peggio di sua madre nelle sue “giornate no”.

Ad eccezione forse di suo padre.

Siria non l’aveva mai visto davvero arrabbiato, ma grazie a sua mamma, a Clara e a Jack sapeva che poteva ben dirsi fortunata di questo...

Era stato lui stesso a dirle, fin da quando lei aveva memoria, le tremende cose che aveva fatto, spinto dalla rabbia e dalla furia cieca.

Azioni di un passato mai troppo lontano e di cui lui si vergognava e si pentiva solo a volte.

La bambina si fissò i piedi.

«No» mormorò piano.

«Ma nonostante questo, mi oppongo fermamente! Voglio aiutare!» esclamò poi, decisa.

Puntare i piedi, con suo padre, aveva funzionato alla fine.

River caricò la pistola stordente, preferendo utilizzarla al posto di oggetti di fortuna.

«Prendo nota della tua obiezione, tesoro» disse, tranquilla.

«Quindi?» chiese Siria, speranzosa.

«Quindi no. Rimarrai qui al sicuro fino al mio ritorno. È la mia ultima parola» replicò la donna.

Poi, senza darle tempo di replicare, si allontanò.

Siria saltellò sul posto stizzita, lasciandosi infine cadere seduta a terra.

Si rialzò però immediatamente, con fare deciso.

Avrebbe raggiunto suo padre.

Sicuramente lui le avrebbe permesso di aiutarlo.

Si incamminò furtiva verso le mura, stano ben attenta a non farsi scoprire dalle sentinelle.

Non aveva idea di che direzione avessero preso suo padre e Jack, ma i suoi geni da Signore del Tempo le suggerivano chiaramente che era sulla buona strada per trovarli.

Dopo qualche minuto, infatti, li vide.

Erano ben nascosti nelle vicinanze di un muro, almeno cinque metri davanti a lei.

Quel che vide, però, fu anche una sentinella Sontaran, proprio a metà strada tra i due uomini e lei.

Suo padre e Jack non potevano essersene accorti – dedusse Siria – poiché immersi in una fitta conversazione.

Che fare?

Non poteva certo urlare a suo padre o a Jack di stare attenti: avrebbe immediatamente rivelato la sua e la loro posizione...

Non poteva nemmeno andare a cercare sua madre, e abbandonare i due uomini nei guai!

Siria si morse il labbro, nervosa.

Cosa le aveva detto sua mamma?

Quasi si mise a saltellare, quando se ne ricordò.

Impugnò la pistola stordente che aveva con sé, puntandola sul Sontaran - che in quel momento le dava le spalle.

La bambina prese un lungo respiro.

Era solo una pistola stordente, non era una vera e propria arma.

Il Sontaran non avrebbe sofferto, si disse.

Poi si fece coraggio e fece fuoco.

Non ci fu alcuno scoppio, come invece Siria aveva sempre creduto.

Solo il rumore sordo di una scossa elettrica, e il tonfo della sentinella che cadeva al suolo.

Siria riaprì gli occhi, incrociando immediatamente quelli verdi di suo padre, che la fissava stupefatto e scioccato.

Ricordò improvvisamente l’opinione che l’uomo aveva delle armi, e nascose la pistola dietro la schiena, con aria colpevole.

Poi si schiarì la vice, nervosa.

«Sono nei guai, vero?».
 
 
 
 
 
Vorrei chiedere immensamente scusa del mio ritardo nel postare questo capitolo, ma solo oggi l'influenza ha deciso di lasciarmi in pace ^^

 

   
 
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