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Autore: Tatan    18/06/2008    2 recensioni
Fissai per un’ultima volta ciò che rimaneva di quello stupendo affresco, e con mano tremante mi avvicinai per sfiorarlo...Della Dama non rimaneva che una mano e un lembo di veste, mentre il Cavaliere era stato privato del cavallo e di una gamba [...] STORIA ABBANDONATA
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Storico
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Ed eccoci qui, con il terzo capitolo della mia delirante storia

Ed eccoci qui, con il terzo capitolo della mia delirante storia!

Qui, la storia diverge: da una parte Dalila, dall’altra Adrien.

POV Dalila

Un raggio di sole troppo coraggioso si infilò tra le tende tirate e mi svegliò senza troppi complimenti: di malavoglia aprii gli occhi e mi stiracchiai. Mi sentivo troppo stanca e debole per iniziare una nuova giornata, e il letto di zia Cecilia era fin troppo comodo.

La notte, popolata da incubi, non aveva portato il sonno ristoratore in cui speravo.

Mi girai su un fianco, raggomitolandomi, e il ricordo della sera prima mi investì: maledissi tra me e me mia madre, che non aveva voluto accompagnarmi, mio padre, che aveva insistito per farmi andare da sua sorella a quell’ora, e naturalmente tutti i Desesperados del mondo.

Comunque, non arrivai ad accumulare tanto rancore da impedirmi di sorridere quando Adelina spalancò la porta: la morbida cameriera di casa Tolè portava un fantastico vassoio pieno di leccornie che non tardarono a mettermi in pace col mondo.

Adelina era, oltre che una donna sempre sorridente, una meravigliosa cuoca.

Mi stavo letteralmente ingozzando di dolci, che la dolce cameriera mi avvisò a tradimento:

-La signora Tolè è giù che ti attende in salotto ed è ansiosa di ascoltare i tuoi progressi col pianoforte. Perciò sbrigati bambina mia, che il tuo pubblico ti aspetta!

Bastò questo per farmi precipitare di nuovo nel malumore più cupo.

Dieci minuti dopo, ero vestita, pettinata e lavata, e Cecilia mi stava trascinando davanti all’imponente pianoforte a coda che occupava metà del salone principale. Era venuta anche una sua carissima amica, ed entrambi vollero che suonassi qualcosa, ignorando le mie proteste.

Non potei fare a meno di notare quanto si assomigliassero quelle due: entrambe statuarie e frivole, civettuole e leziose da una parte, determinate e spietate dall’altra.

Infatti, tra una risatina ed un caffè, riuscirono a farmi suonare.

Mi costrinsero ad eseguire Jeux d'eau almeno tre volte, e alla fine si sperticarono in complimenti, mentre io arrossivo per l’imbarazzo. Amavo suonare, ma sapevo di non essere particolarmente dotata.

Riuscii perfino a strappare un mezzo apprezzamento anche da zio Ricardo, che se ne stava in disparte a consumare la sua colazione, lasciando le due donne a commentare il mio talento di pianista pressoché mediocre.

Adelina, conscia che quel concerto privato non mi avrebbe tirato su l’umore, mi attendeva in cucina con un pezzetto di tùrron in mano.

POV Adrien

-Adrien!Tira giù quel cazzo di culo da quel cazzo di letto e vieni qui SUBITO!

Letto, sbuffai. Addirittura. Un mucchio di coperte schifose non è un LETTO. Un letto è quel mobile con una struttura in legno, sormontato da un materasso, con lenzuola e piumino, dove si dorme comodi e non si convive allegramente con pulci e pidocchi.

Incazzato nero col mondo già di prima mattina, mi alzai e andai da Paul, che stava inginocchiato accanto a Teresa.

Quest’ultima, gemeva e si lamentava, mentre il pancione si sollevava ed abbassava in modo convulso.

I bei capelli erano sparpagliati sul pavimento, e il viso una maschera di dolore.

-Adrien, vai a chiamare Jean…corri!

La voce di Paul, resa un po’ isterica dall’emozione, mentre stava per diventare padre nonostante la gravidanza travagliata di Teresa. L'uomo stava stringendo la mano della ragazza, e sentii il cuore sciogliersi ed il malumore scivolare via alla vista dei due futuri genitori. Guardai un' ultima volta il viso di Teresa, con qulla carnagione scurissima e sudata: si stavva torturando il labbro carnoso con i denti, gli occhi contratti e la fronte corrugata. L'esile Teresa stava per diventare mamma, dopo nove mesi si agonia.

Sembrava impossibile fosse passato così tanto tempo, nulla era cambiato.

Uscii dal capannone e attraversai la strada. Appena giunto alla Plaza entrai nella chiesa.

Un giovane prete mi vide e si mosse all’istante; si tolse frettolosamente la tonaca, prese un cuscino dalla sacrestia e una bottiglia di acquasanta, assieme ad un piccolo libro di preghiere.

Poi, corremmo veloci fino ad arrivare alla Casa del Sole, senza scambiarci una parola.

Teresa era ormai sfinita, e ad accudirla erano arrivate a anche Dolores e Bea; le due donne, giovanissime, si affacendavano attorno a lei con una premura ed una dolcezza che non riservavano nemmeno a loro stesse.

Paul era uscito dalla stanza e accompagnava il travaglio della moglie con il suo talento di musicista, suonando furiosamente un vecchio violino.

Jean si inginocchiò accanto alla donna distesa, e iniziò ad istruire le altre due:

- Bea, aiutami ad alzarla.

Dolores, vai a prendere un po’ di acqua, e un paio di forbici.

Io uscii silenziosamente dalla stanza, salutai Paul, e ritornai alla Plaza, dove mi aspettavano Carlos e Miquel. I due fratelli, imponenti e spaventosi, erano spalla a spalla, e pur nell confusione mattutina della piazza risaltavano per la loro stazza, che creava una sorta di alone di timore riverenziale attorno a quei ragazzi. Avevano entrambi un'aspetto esotico, ereditato dalla madre: i capelli biondi, il taglio degli occhi, il portamento, li faceva sembrare degli cherubini caduti dal cielo, due cherubini identici. Tutto combaciava nei due, perfino il carattere; tutto, tranne che il nome.

-Ehi, figlio di buona donna! Come sta Teresa?

- Come vuoi che stia? Sta partorendo il suo primo ( e speriamo unico) figlio.

- E Paul?

- Isterico.

-Come sempre.

-Di più.

I due gemelli scoppiarono a ridere, e poi Miquel mi chiese:

-È già arrivato il prete?

-Certo.

-E immagino che Dolores sia lì che aiuta la sorella.

-Esatto. C’è anche Bea con lei.

- Pensi sia una buona cosa? Non vorrei che, quando arriverà anche per lei il momento di partorire, si spaventasse al ricordo di Teresa.

-Dolores è più forte di Teresa, non sarà così dura.

Miquel si azzittì, mentre ci avviammo verso la Villa dei Sogni.

Carlos portava matite, carboncino, ed un pacco di fogli bianchissimi; sogghignai, mentre pensavo alla faccia cha avrebbe fatto suo padre quando avrebbe scoperto del furto.

Mi scuso per il capitolo frettoloso…

Grazie moltissime a Hyla ed Ego!!

Caro Ego, ho visto le tue opere ed ho lasciato la recensione su Alice voleva Morire, probabilmente la mia preferita.

Spero di non avervi fato vomitare troppo, e vi avviso che dal prossimo cap. parte la avventura di Diego e Alexia, i due Adrien e Dalila odierni.

  
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