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Autore: Hiraedd    17/02/2014    4 recensioni
A volte capita che il Capitano Grifondoro si ritrovi tra le mani uno strano enigma chiamato Dorcas Meadowes, che in sei anni gli ha rivolto la parola tre volte al massimo, tutte nel giro dell’ultima settimana.
Può anche capitare che un Serpeverde solitario e innocuo inciampi in una maschera che non nasconde solo un volto, ma un mondo intero. Perchè Benjamin odia Caradoc Dearborn, sia chiaro, e quegli occhi dorati non gli fanno alcun effetto. Forse.
Oppure può succedere che il Caposcuola sia innamorato da anni della sorellina del proprio migliore amico, che ha perso la testa per un Auror di stanza in Polonia, e abbia una fottuta paura che Edgar lo scopra e lo torturi perché no, quelli che fa verso Amelia sono tutto fuorché casti pensieri d’amicizia.
Per fortuna, però, che c’è Hestia Jones, deputato diario segreto degli studenti del settimo anno, che tutto osserva nonostante, a conti fatti, non distolga nemmeno per un secondo lo sguardo dal suo adorato fidanzato, il Prefetto Sturgis Podmore.
*
Siamo ad Hogwarts, è l’autunno 1969 e la guerra è già più vicina di quanto non sembri.
*
Altri personaggi: Gideon Prewett, Kingsley Shacklebolt, Sturgis Podmore, Amelia e Edgar Bones.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Benjy Fenwick, Caradoc Dearborn, Dorcas Meadowes, Fabian Prewett, Hestia Jones
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'oltre il fuoco comincia l'amore'
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Chi le ha sputato nel piatto di fagioli?*
 
 
 
CAPITOLO 16
 
 
 
 
<< Adesso vomito >>.
 
Demian Frazer, per il quarto anno consecutivo cacciatore per la squadra di Quidditch di Grifondoro a Hogwarts, seguì con lo sguardo la direzione indicata da Gideon Prewett, validissimo battitore del settimo anno. Il più grande impugnava la propria scopa come se dovesse strozzarne il manico e teneva gli occhi fissi sui primi gradini delle tribune, dritti di fronte a se.
 
<< L’allenamento non è ancora cominciato? Credevo di aver accumulato un po’ di ritardo, ero in punizione con la Sprite… >>.
 
Prewett gli rispose con un ringhio feroce malamente sopito, continuando ad incenerire con sguardo feroce le tribune.
 
Sui primi gradini, in effetti, Demian vide sedute tre ragazze e due ragazzi, intenti a tenere banco tra chiacchiere e risa con due dei membri più importanti della squadra, il Capitano Prewett e il Caposcuola Shacklebolt.
 
<< Ah, c’è Amelia! La Bones distrae sempre un po’ Kingsley, lo hai notato? >> domandò Frazer con curiosità. In quattro anni, la squadra aveva imparato a conoscerlo come una personalità allegra e un po’ invadente, quei tipi di persone a volte quasi urtante per la mania di avere sempre il sorriso sulle labbra a rispendere come un sole perenne << L’altra chi è? Quella vicina alla Jones, non credo di averla mai vista >>.
 
<< La Meadowes sta sempre per conto suo, non mi stupisce che tu non l’abbia mai notata. Non è il tuo genere di persona, Dem. Nemmeno il nostro, se devo essere sincero, non so per quale assurdo motivo Fabian si interessi tanto a lei. Non è nemmeno così bella, poi >>.
 
Demian arricciò le labbra in una smorfia contemplativa.
 
<< Con un’opportuna aggiustata, forse… bah, c’è di meglio in giro >>.
 
Frazer non potè non notare, stupito, che Fabian Prewett, sporto sulla tribuna verso la ragazza, pareva pensarla del tutto diversamente. Aveva, poteva vederlo benissimo anche da quella distanza, lo sguardo acceso dall’interesse mentre chiacchierava a ridacchiava insieme alla Meadowes, un po’ in disparte rispetto al resto del gruppetto.
 
<< Ad onor del vero Fabian sembra molto preso da lei. Chissà, magari è una di quelle ragazze >>.
 
Gideon scostò lo sguardo dal proprio fratello per puntarlo mezzo scettico in quello allegro e senza un’ombra di Demian Frazer.
 
<< Quali ragazze? >>.
 
Frazer ridacchiò scrollando una mano per aria.
 
<< Oh, sai, quelle che poi non ti riesci più a toglierti dalla testa. Quelle ragazze. Quelle che sembrano normali, sai che potresti benissimo vivere senza di loro, sembrano quasi inutili. Poi però ti accorgi che è tutto diverso. Quelle, no? >>.
 
Prewett lo guardò ancora per qualche secondo prima di tentare una risata, cercando di farla apparire convinta. Quelle.
 
<< La Meadowes? Stai parlando sul serio? No, non la conosci. Merlino santo, la Meadowes una di quelle. Mphmh >>.
 
Vedendolo ridere Demian scrollò le spalle.
 
<< Come vuoi >>.
 
Gideon smise di ridere sentendosi all’improvviso la gola secca.
 
Non era questione su cui scherzare, quella sottospecie di ossessione di suo fratello per la Meadowes. Era incomprensibile la fissazione di Fabian. Per cosa, poi? Quella ragazza aveva perfino un che di inquietante. Non era particolarmente divertente, o particolarmente dolce, o particolarmente simpatica.
 
 Andava avanti anche da troppo tempo, per quanto lo riguardava. Si mosse prima ancora di rendersene conto.
 
<< I nostri allenamenti sono a porte chiuse >> annunciò rivolto alle gradinate del campo di Quidditch.
 
<< E da quando? >>.
 
<< Ehi, aspetta! Sono io il Capitano, Gid, lo decido io se i nostri allenamenti sono o non sono a porte chiuse >>.
 
Senza scostarsi di un millimetro dalla propria posizione, per nulla intimidito dalle parole del fratello, Gideon gli rivolse un’occhiata sprezzante.
 
<< Ma dai! Te lo sei ricordato di essere il Capitano? Ho pensato che qualcuno dovesse fare il tuo lavoro, dal momento che sembravi estremamente impegnato a tubare con la Meadowes! >>
 
Cinque paia di occhi stupiti si voltarono a guardare i visi ora paonazzi dei due imputati; Fabian, sul volto l’espressione di un bambino colto a rovistare nel barattolo delle caramelle, aprì e chiuse la bocca più volte come un pesce rosso, incredulo. Dorcas Meadowes, quasi mortificata, si limitò a deglutire.
 
La cattiveria con cui Gideon aveva sputato il suo cognome all’indirizzo del fratello, pronunciandolo quasi come lei non fosse lì, pareva aver sconvolto anche i loro comuni amici spettatori.
 
<< Io credo che Gideon volesse dire… >>.
 
Il tentativo di Shacklebolt di rimediare alle parole sgarbate dell’amico venne stroncato proprio da quest’ultimo, che questa volta incenerì anche lui con lo sguardo.
 
<< Volevo dire che l’allenamento doveva inziare venti minuti fa ma qui non si vede ancora nessuno volare perché tra te e Fabian non so chi sia più impegnato a fare il tacchino con le ragazze. Tra pochi giorni giochiamo contro Serpeverde, cosa ne dite se invece di corteggiare ragazze provassimo a giocare una partita decente? Tra parentesi, è metà novembre, c’è un freddo del diavolo e un vento che porta via, che diamine ci fate voi ragazze a spasso nel campo di Quidditch? Amelia, puoi anche fare la carina con Kingsley stasera in Sala Grande e lasciarci giocare, adesso. Grazie >>.
 
Così come era arrivato, voltò le spalle agli astanti e se ne andò.
 
Amelia Bones, con lo sguardo basso e le labbra congelate in una linea dura, si aggiustò la sciarpa a righe gialle e nere. Quando, dopo qualche secondo, riuscì a riacquistare sufficiente padronanza di se, alzò lo sguardo fino ad incrociare quello di Dorcas Meadowes e le fece cenno di andare con lei.
 
Senza nemmeno salutare, le due si diressero al castello circondate da un amaro silenzio.
 
 
*
 
 
<< Sei sicuro di non volerci ancora qualche biscotto, Benjy? >>.
 
Con quanta più possibile nonchalance Fenwick fece scivolare il terzo biscotto roccioso offertogli da Hagrid sotto la frangia della sciarpa, e da lì in una delle tasche del mantello.
 
<< Sarebbe il quarto, Hagrid, e tra una mezz’ora scarsa è ora di cena. Non voglio rovinarmi l’appetito, davvero >>.
 
<< Certo, ti capisco. Le cene di Hogwarts sono le più buone che ci sono, è vero. Non vuoi mai perdertene una. E come sta Dorcas, Ben? Ultimamente non ci vediamo quasi più >>.
 
<< Sta bene, ma ha iniziato l’anno con molti impegni. Studia moltissimo e poi partecipa al Club dei Duellanti, non so se lo sai >>.
 
Hagrid annuisce portandosi un biscotto alla bocca. Per un attimo Ben può quasi sentir scricchiolare i denti e deve reprimere un brivido al pensiero.
 
<< Si, me lo hanno detto Caradoc e Sturgis. Proprio forti quei due, sono come fodero e bacchetta. Non si separano mai. Mi vengono a cercare, quei due, con in testa le loro idee strampalate. Proprio forti. L’altra volta volevano che ce ne andavamo tutti e tre insieme dalle acromantule. Dico, sono più matti di me. Ma sono simpatici, se capisci quello che voglio dire >>.
 
Benjamin si bloccò nell’atto di sistemarsi il mantello. Deglutendo, si alzò dallo sgabello e si mise a posto la sciarpa dei colori di Serpeverde.
 
<< Acromantule? Non ce li avrai portati, no? >>.
 
Dearborn è così scemo che ce lo vedo proprio a volerne accarezzare una.
 
<< Figurati, non ci penso proprio a portare qualcuno da Aragog. Va a finire che si offende, è un po’ permaloso. E quei due ci hanno la lingua lunga >>.
 
Un ragno gigante con un veleno che paralizza non vorrei mai incontrarlo. Figuriamoci poi se è pure permaloso.
 
<< Devo proprio andare, Hagrid. Tra un po’ servono la cena, e io devo andare a cambiarmi il mantello prima di andare in Sala Grande. Questo è ancora umido per la pioggia del primo pomeriggio >>.
 
<< Ci vediamo, Benjamin. Salutami Dorcas, mi raccomando >>.
 
Quando fu sicuro di aver ben chiuso la porta della capanna del Guardiacaccia, si cacciò le mani nelle tasche del mantello per tirarne fuori tre biscotti dall’aspetto poco rassicurante.
 
Non era mai riuscito a morderne uno, e al suo terzo anno, quando per la prima volta era stato ospite per il tè dal Custode, ci aveva quasi rimesso due denti davanti. Non era mai più riuscito a morderne uno, in realtà, perché non ci aveva mai più provato, probabilmente.
 
<< Benjamin >>.
 
<< Fenwick >>
 
Per un momento credette che Hagrid avesse riaperto la porta, poi si diede dello stupido riconoscendo le voci di Amelia Bones e di Dorcas, di ritorno al castello da una passeggiata al campo di Quidditch, probabilmente. Dorcas, di per se già molto silenziosa, si limitò ad affiancarlo in rigoroso mutismo e a camminare affianco a lui.
 
A stupirlo fu invece il silenzio profondo che arrivò dalle parti di Amelia, conosciuta in tutta Hogwarts per i modi sempre allegri e le risate frizzanti.
 
<< Dorcas, Amelia. Sono appena stato da Hagrid per il tè. Volete un biscotto? >>.
 
Dorcas declinò con un gentile cenno del capo, conscia di ciò a cui sarebbe andata incontro accettando l’offerta. Amelia invece afferrò uno dei biscotti e se lo portò alle labbra. Il conseguente mugugno offeso causò negli altri due brevi sorrisi quasi gentili.
 
Per qualche minuto, camminando verso il castello, stettero insieme in silenzio ascoltando i tenui rumori della notte al limitare della Foresta Proibita.
 
<< Dorcas, alla fine questo fine settimana non verrai ad Hogsmeade, vero? >>.
 
La Corvonero parve pensarci per qualche istante, poi scosse la testa.
 
<< Sabato non posso, ho promesso alla McGrannitt che sarei rimasta ad Hogwarts. Sai perché. Tu andrai al villaggio? >>.
 
Benjamin sospirò, sconfitto.
 
<< Devo, per forza. Martedì prossimo sarà il compleanno di Jodie, devo assolutamente trovarle un regalo altrimenti mi rinfaccerà la mancanza per i prossimi due anni >>.
 
Amelia Bones, riprendendosi per un attimo dallo stato catatonico in cui pareva caduta, si rivolse al ragazzo.
 
<< è il compleanno di tua sorella? Quanti anni fa? >>.
 
<< Ventiquattro anni. Non ho la più pallida idea di cosa regalarle. Speravo per questo nella compagnia di Dorcas, che è più brava di me nel fare i regali >>.
 
<< Io non credo che andrò ad Hogsmeade, questo fine settimana. Però, sicuramente, ad Hestia e agli altri farà piacere aiutarti. Caradoc e Edgar sono particolarmente ingegnosi nel fare regali, potresti andare con… >>.
 
<< Scusami, ma il pomeriggio passato con Dearborn due domeniche fa è ancora troppo fresco nella memoria. Mi basta per i prossimi sei anni, ne sono quasi sicuro >>.
 
Il tono brusco di Fenwick fece alzare uno sguardo stupito ad Amelia Bones, riscuotendola definitivamente dallo stato catatonico per farla tornare il normale animale curioso che era abituata ad essere.
 
<< Che vuoi dire con… >>
 
<< Dio del cielo, Ben, quanto la fai lunga con questa storia! >> si intromise Dorcas spazientita, interrompendo Amelia senza nemmeno accorgersene << A quanto mi hai raccontato di quel pomeriggio non è stato così male, né così lungo! Hai detto che Dearborn ti ha lasciato solo non appena Sturgis e Hestia se ne sono andati, quanto tempo avrai potuto passare insieme a lui? Addirittura quindici minuti? A volte sei melodrammatico in modo esasperante! >>.
 
Benjamin Fenwick avvertì distintamente due sensazioni, quando la sua migliore amica finì la propria invettiva per dirigersi con passo più veloce al portone del castello adesso davanti a loro.
 
La prima, fu una stretta un po’ colpevole e un po’ vergognosa allo stomaco. Nel raccontare a Dorcas di quel pomeriggio aveva mentito senza nemmeno accorgersene, e quando poi quella bugia aveva lasciato le sua labbra non c’era più stato modo o tempo di ritrattare.
 
La seconda cosa che sentì, chiaramente e a lungo, fu lo sguardo di Amelia Bones fissarlo interrogativa e sicuramente sorpresa dalla testa ai piedi e poi dai piedi alla testa. Probabilmente Dearborn, raccontando di quel pomeriggio –se mai lo aveva raccontato- aveva detto qualcosa di diverso. La domanda che sentiva irradiarsi da Amelia era una, e coincideva poi –a voler essere sinceri- con la stessa che lui medesimo si era posto un attimo dopo aver raccontato una bugia a Dorcas.
 
Perché aveva mentito?
 
 
*
 
 
<< Sembri distrutto >> borbottò Edgar Bones quando il Capitano della squadra di Quidditch dei Corvonero uscì finalmente dall’ufficio del Professor Vitious.
 
Il Tassorosso sapeva di non assomigliare per niente a persone come Caradoc Dearborn: non aveva né l’eleganza che il Corvonero ostentava perfino starnutendo nè la bellezza degna di nota che faceva voltare stormi di ragazze al suo passaggio.
 
In realtà non esistevano probabilmente al mondo due persone più diverse di Dearborn e Bones: se il primo godeva della propria maschera di principe superficiale il secondo si crogiolava nel suo essere uno spontaneo e pratico gentiluomo. 
 
Nonostante questo –o forse proprio per questo- all’alba del loro quarto anno i due avevano stretto amicizia.
 
<< Sono distrutto >>.
 
Edgar si costrinse a non ridere quando Caradoc gli rivolse un lungo sguardo da cucciolo bastonato. Camminava curvo come un vecchietto, il Corvonero, e pareva tenere il peso del mondo sulle spalle.
 
<< Ha reagito così male? >>.
 
Dearborn arricciò le labbra, cominciando a scendere le scale per raggiungere la Sala Grande in tempo per la cena.
 
<< Mi ha detto che è una mia scelta decidere di ritirarmi, però si notava che non era per niente d’accordo. Comunque la carica passerà a Max, ovviamente, perché Sturgis essendo Prefetto è troppo impegnato per essere anche Capitano >>.
 
Bones, riflettendo, tacque.
 
Aveva sempre un po’ invidiato il rapporto che legava Caradoc al professore di Incantesimi, che andava oltre la reciproca stima –per quanto un professore potesse stimare uno studente, si intende-. Dearborn pareva aver trovato in Vitious una figura a metà tra quella di un mentore e quella di un padre.
 
<< Sturgis sembra averla presa piuttosto male >> mormorò Bones alla fine di quel breve silenzio.
 
Osservò Caradoc sospirare, quasi vinto.
 
Se c’era una cosa in Dearborn che aveva avuto il privilegio di sorprendere Edgar fin dall’inizio di quell’amicizia era stata la complessa struttura di migliaia di maschere che parevano avvolgere il Corvonero come un bozzolo protettivo, o come le sbarre di una prigione.
 
Edgar si era fatto un’idea, con il passare degli anni, di come dovesse essere il vero Dearborn; Caradoc doveva essere così fragile, all’interno, che la sola idea di essere guardato davvero avrebbe potuto infrangerlo in mille pezzi.
 
Bones non lo invidiava per niente e, soprattutto, non gli somigliava per niente –per grazia di Merlino e Morgana- ma proprio per merito delle profonde differenze che li dividevano poteva capirlo senza giudicarlo troppo.
 
<< Quindi che cosa farai, ti iscriverai agli scacchi? >> domandò alla fine in tono più lieve, arrivati ormai quasi in Sala Grande.
 
Caradoc storse le labbra in un sorrisetto amaro, apprezzando evidentemente lo sforzo dell’amico nel provare a cambiare discorso.
 
<< Pensavo più alle gobbiglie >> stette al gioco << Ma potrei anche fare entrambe le cose e poi… >>.
 
Bones tornò a voltarsi verso di lui quando lo sentì interrompersi all’improvviso. Per un istante appena riuscì a vedergli dipinta sul volto un’espressione indecisa, di quelle che raramente lasciava trapelare -e solo davanti ad una traduzione di Antiche Rune-, poi Caradoc si accorse di essere osservato e si scostò il ciuffo dal viso con un gesto disinvolto.
 
<< è proprio buono questo profumo. Secondo me stasera c’è il Rostbeef >>.
 
Il Tassorosso seguì la direzione dello sguardo precedente di Caradoc, e si ritrovò inconsapevolmente a sorridere. Cosa poteva attrarre lo sguardo di Dearborn e ridurlo al mutismo meglio di una ragazza? E se quella ragazza era Cinthia Rosier, il sospetto non poteva che diventare certezza. La Serpeverde, in compagnia di qualcuno che Edgar di spalle non riusciva a riconoscere, era appena spuntata dalle scale per i sotterranei.
 
Bones si fermò vicino all’amico e gli diede di gomito.
 
<< Sarà la peggior serpe del mondo, ma è una bellissima ragazza >> mormorò << Potresti invitarla ad Hogsmeade. Mia sorella dice di averci parlato un paio di volte, e a quanto pare è anche una persona interessante. Se riesci a prenderla dal verso giusto, si intende >>.
 
<< Non so di cosa tu stia parlando, non mi avvicinerei ad una vipera come la Rosier nemmeno armato della Bacchetta di Sambuco >>.
 
Edgar spostò lo sguardo verso Caradoc. Lo riportò sulla Serpeverde giusto in tempo per vederla sorridere contenta e sporgersi per lasciare un delicato bacio sulla guancia al proprio accompagnatore. Bones proprio non riuscì ad impedire alla sua bocca di spalancarsi per la sorpresa quando riconobbe la figura che prima, di spalle, non aveva visto con chiarezza.
 
<< A quanto pare Fenwick ci si avvicina eccome alla Rosier >> sospirò alla fine << Andiamo a mangiare? Il Rostbeef attende >>.
 
 
*
 
 
<< Dorcas! Aspetta, per favore. Dorcas! >>.
 
Fabian Prewett aveva la voce roca e preoccupata, anche se Dorcas Meadowes non avrebbe proprio saputo spiegarsi il perché.
 
Stava scendendo a cena dopo aver lasciato il mantello e la sciarpa in dormitorio, e facendo due rapidi conti si chiese se l’allenamento di Grifondoro fosse già finito.
 
<< Fabian, è successo qualcosa? >> chiese vedendosi raggiungere da lui proprio davanti alla porta per la Sala Comune Corvonero.
 
Il ragazzo sembrava non essersi cambiato dopo l’allenamento e impugnava ancora la scopa. Doveva averla raggiunta direttamente dopo aver lasciato il campo, e doveva averlo fatto anche di gran fretta a giudicare dal colore vivo delle guance e dal modo in cui sbuffava cercando di recuperare il fiato.
 
<< Oh… beh io… volevo… >>.
 
Vedendolo annaspare s’inquietò anch’ella. Perché mai sarebbe dovuto venire a cercarla così di corsa se non per qualcosa di grave?
 
<< è successo qualcosa al campo, Fabian? Stai bene, gli altri stanno bene? >>.
 
Prewett le rivolse uno sguardo sbalordito, portandosi una mano alla testa per aggiustarsi i capelli in una posa meditabonda.
 
<< Chi? Gli altri? Certo che stanno bene. Benissimo, in realtà. L’allenamento è appena finito >>.
 
<< Ah, capisco >>.
 
No, in realtà ce la stava mettendo tutta, ma proprio non riusciva a capire.
 
<< E allora che cosa… ? >>.
 
<< Mi dispiace per quello che è successo. Al campo, prima. Quando Gideon ha detto quelle cose a te e a Meli, non so proprio cosa gli abbia preso. Non è stato per niente gentile, mi dispiace davvero se ti ha offeso in qualche modo>>.
 
Dorcas odiava non sapere dove le persone volessero andare a parare con le loro parole. In un’altra situazione avrebbe semplicemente tirato dritto e si sarebbe accontentata di buon grado di passare per una grande maleducata. Ma quello davanti a lei era Fabian Prewett, non poteva semplicemente abbandonarlo dopo tutta la corsa che aveva fatto dal campo all’ingresso della torre dei Corvonero, senza nemmeno lasciare la scopa in camera o cambiarsi dopo l’allenamento.
 
Perché lo aveva fatto?
 
<< Scusami, Fabian, davvero non capisco perché sei qui >>.
 
Aveva sentito dire che la sincerità pagasse, di quando in quando. Fabian, cadendo visibilmente dalle nuvole, assunse un’espressione ancora più pensierosa.
 
<< Cosa vuol… Sono qui per chiederti scusa! Per quello che è successo al campo >>.
 
La ragazza sgranò gli occhi, stupita.
 
<< Ti ringrazio, davvero >> mormorò poi stupita << Ma io non… insomma, tu non mi hai fatto niente. Non sono arrabbiata con te. Non mi è nemmeno passato per la testa il fatto che tu mi dovessi delle scuse. Non credo che qualcuno me ne debba, d’altronde >>.
 
<< Ma Gideon non è stato per niente gentile >>.
 
Ripensando alla scena di un’ora prima, al campo, Dorcas annuì. Poi però si fece ancora più perplessa.
 
<< Ma tu non sei Gideon >>.
 
 
*
 
 
Fabian si riteneva in generale una persona estroversa e amichevole. Aveva tanti amici, qualcuno che era davvero importante per lui e molti che lo erano decisamente meno: in linea di massima non aveva mai avuto problemi a rapportarsi con le persone. Nella sua esperienza di vita, i silenzi imbarazzati e gli sguardi bassi si potevano contare sulle dita di una mano.
 
Erano stati tutti collezionati in compagnia di Dorcas Meadowes, comunque, e tutti negli ultimi due mesi. Questo momento d’imbarazzo era soltanto uno in più da aggiungere alla lista.
 
<< Io… credo che tu abbia ragione, in effetti >> mormorò inseguendo i propri pensieri, con il rischio di rendersi ancora più ridicolo di quanto già non avesse fatto << è che sono così abituato a chiedere scusa agli altri da parte sua… ci vedono un po’ come un’entità unica e… scusami, sto blaterando >>.
 
Dallo sguardo educatamente composto con cui Dorcas Meadowes stava assistendo alla scena si rese conto che probabilmente la ragazza non aveva proprio capito cosa lui ci facesse lì. Si era sentito talmente ribollire di rabbia dal modo in cui Gideon aveva trattato e offeso Dorcas da volerle chiedere scusa al più presto, anche a costo di interrompere l’allenamento dieci minuti prima per poterla andare a cercare.
 
Insomma, qualsiasi ragazza di Hogwarts non gli avrebbe probabilmente più rivolto la parola dopo essere stata velatamente insultata e così sfacciatamente ignorata davanti a tutti da niente meno che suo fratello. E lui era rimasto tanto scioccato dall’atteggiamento di Gideon da non difenderla neppure!
 
<< Comunque, accetta le mie scuse, mi farebbe stare meglio >>.
 
Un sorriso gentile curvò appena le labbra sottili di Dorcas, che continuò a guardarlo per qualche secondo.
 
<< Certamente, accetto le scuse. Ora scusami, ma dovrei andare a cena e forse tu vorresti andarti a cambiare >>.
 
<< Oh… si, certo, la cena >> mormorò imbarazzato abbassando lo sguardo sul proprio corpo. Indossava ancora la tuta d’allenamento, e impugnava ancora la scopa. E piazzato lì fermo in corridoio probabilmente aveva l’aria dello stupido, a giudicare da come lo guardavano i pochi Corvonero che già si dirigevano in Sala Grande.
 
Dorcas lo salutò con un cenno riprendendo a camminare verso le scale.
 
<< Aspetta, Dorcas! >>.
 
La ragazza si fermò di nuovo, ricambiando il suo sguardo con un’occhiata cauta.
 
<< Si? >>.
 
<< Ti andrebbe di venire ad Hogsmeade con me, questo sabato? >>.
 
Dorcas si irrigidì all’improvviso, e in un modo o nell’altro Fabian capì di aver detto qualcosa di sbagliato. Seppe che gli avrebbe risposto di no senza alcuna ombra di dubbio.
 
<< Fabian, parliamo chiaro, ok? Tuo fratello mi ha offeso, pazienza, non è il primo e non sarà l’ultimo. Non c’è bisogno che mi inviti ad Hogsmeade per la tua assurda idea di farti perdonare per non ho ben capito quale motivo, grazie. Ora, se vuoi scusarmi… >>.
 
<< No! Non voglio invitarti ad Hogsmeade per… non l’ho fatto assolutamente… ti stai sbagliando, ok? >>.
 
Lo sguardo della ragazza lo percorse tutto, da capo a piedi e ritorno, come a volerlo osservare con cura. Raramente si era sentito osservato così, Prewett, ed era una cosa che non c’entrava proprio nulla con la malizia femminile tipica di Amelia o l’apprezzamento critico che gli avrebbe riservato Hestia. Era più uno sguardo alla McGrannitt, che guardava per vedere qualcosa.
 
Fabian fu certo di non aver passato l’esame.
 
<< Ascolta, Dorcas, ti sto invitando ad Hogsmeade perché voglio venire ad Hogsmeade con te. Sabato. Questo sabato, possibilmente. Gideon non c’entra assolutamente nulla e, ti prego, non facciamolo più entrare nel discorso. Ha già fatto abbastanza danni >>.
 
Pensierosa, la ragazza si appoggiò alla balaustra delle scale continuando a guardarlo con attenzione.
 
<< Questo sabato non posso, mi dispiace. Sono già impegnata >>.
 
Prewett inspirò bruscamente, poi deglutì.
 
Non è la fine del mondo, dai. Sei già stato bidonato nella tua vita.
 
Le altre volte avevano bruciato di meno, forse. 
 
Tutto quello che serviva, adesso, era una vanga con cui iniziare a scavare una fossa abbastanza profonda per seppellircisi. E possibilmente portare con se quell’idiota di suo fratello.
 
<< Volevo dire che ho già un impegno qui ad Hogwarts >> chiarì la Meadowes vedendolo annaspare << Ma se l’invito per venirvi a vedere giocare contro Serpeverde è ancora valido potrei venire al campo domenica mattina e… >>.
 
Gli scappò la scopa di mano, andando a schiantarsi al suolo. Il rumore improvviso nel corridoio più o meno silenzioso fece sobbalzare la Meadowes, che iniziò a guardarsi attorno cercando una via d’uscita. Sembrò trovarla nelle scale, perché gettò loro un’occhiata quasi bramosa prima di iniziare a scenderle mostrando un po’ di agitazione.
 
<< Dorcas, aspetta, non abbiamo ancora… >>.
 
<< Va bene così, ok? Ci vediamo in giro, Fabian >>.
 
Il minuto dopo era scomparsa oltre l’angolo, diretta alla Sala Grande.
 
Fabian Prewett continuò a guardare le scale senza sapere come doversi sentire. Raggiunse con lo sguardo la scopa, colpevole di tutto, e desiderò con tutto il cuore incenerirla.
 
Maledetta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Nonna fa, in Mulan 
 
 
NOTE:
qualcuno si ricorda ancora di me? Si, lo so, sono una persona terribile.
In questo capitolo ci sono i veri e propri primi sviluppi Fabian/Dorcas. Visto che leggendo i commenti mi sono resa conto che qualcuno vorrebbe che gli sviluppi tra questi due andassero un po’ più rapidi, avviso che non sarà affatto così. Fabian e Dorcas sono, in tutta la storia, quelli che andranno più lenti.
Questo capitolo è un po’ così, il prossimo è già in parte scritto e decisamente Carenji-centrico. Molto Carenjicentrico, oltre che il mio capitolo. Arriverà a breve, se ci riuscite ancora credetemi.
Mi scuso davvero tanto per il silenzio stampa di questi mesi, ho passato momenti davvero tesi e scrivere era proprio l’ultima cosa che mi riusciva.
 
In caso vi interessasse, vi segnalo una One-shot che ho pubblicato qui qualche settimana fa, nella sezione Originali (si, sono arrivata ad impestare anche gli Originali). Mi va di segnalarla perché è forse la storia più bella che sento di avere mai scritto, quindi, se vi va…
Il titolo è Vorrei che tu aprissi gli occhi
 
Per il resto buona lettura,
Hir
 
 

 
   
 
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