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Autore: Betta3x9    19/06/2008    10 recensioni
(M come Mihael)
"Mihael"
Solo questo – Mihael – sussurra Matt, vedendolo.
Mi-ha-el. Punto.
E poi rimane lì, fermo, guardandolo come si guarda un quadro, o una statua.
[E' una cosa strana da pensare, ora che Matt – Matt – è lì davanti a lui, è strano pensare che lui, il suo nome, l'aveva quasi dimenticato]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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F come Fuoco

“Insomma, Mel, che cazzo è successo?”

L'accendino scatta con un rumore secco, scuotendo il silenzio avaro di risposte.
Un attimo, la fiammella ride solo un attimo; giusto il tempo di accendere la sigaretta, illuminando sprazzi di emozioni e sentimenti casuali.

“Cosa credi che sia successo, eh, Matt?”

La voce colora la penombra di echi sarcastici.
Mello tiene gli occhi fissi sulla brace della sigaretta, per non scontrarsi con lo sguardo denso di rimproveri di Matt.
Un po' lo teme.

“Non te l'hanno insegnato che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda?”
“'Fanculo”

Anche se l'ombra si è mangiata gran parte della sua figura, Mello riesce ad indovinare lo sguardo infuriato di Matt, ed i suoi gesti nervosi nel portarsi la sigaretta alle labbra.

“Non dovresti fumare in presenza di un malato, Matt”

Il rosso non risponde, ma il puntolino infuocato della brace si spegne tra qualche sbuffo di fumo.

Mello si pente di aver rimproverato l'amico per la sigaretta; si sente quasi sperduto nella penombra della stanza, senza quella goccia di luce a cui rivolgere la sua attenzione.
Artiglia le lenzuola, di riflesso.

“Stai male?”

Un po' lo irrita la preoccupazione di Matt; lo odia quando fa così.
Sì, lo odia.

“No”
“Sei sicuro? Me lo diresti?”
“No”
“...Ma che ci ragiono a fare con te?”

A Mello verrebbe da sorridere, se solo non avesse mezza faccia strizzata nelle bende.
Anzi, sorriderebbe se solo ce l'avesse, una faccia.

Dopotutto, è contento che Matt sia lì con lui: non gli piace lasciare in giro la sua roba.

“Come va con il caso Kira?”
“Bene”
“E' servito farti sciogliere la faccia?”
“Non è che l'avessi previsto, eh!”
“...Ti ha fatto male?”
“...Un pò”


L'inferno, doveva essere l'inferno.
Un attimo prima cercava di raccapezzarsi tra i colpi di pistola e il suo nome (stracciato così tanto tempo prima!) urlatogli contro, affilato come la più letale delle armi; e un attimo dopo...
Cos'era successo, dopo?
Il mondo si era ripiegato sul pulsante di un detonatore, questo lo ricorda, e poi...
Dio, gli era sembrato di sciogliersi.
Il fuoco gli aveva mangiato la stoffa dei vestiti e per quanto si agitasse ed urlasse... Nulla.
Nessun flashback, nessun ricordo, nessun pensiero...Riusciva soltanto ad urlare nel sentire la pelle gonfiarsi e spaccarsi, il sangue ribollire, e la carne accartocciarsi e bruciare.
Aveva urlato per chi sa quanto tempo, anche quando la plastica della maschera anti-gas era gli colata sulla faccia, resa liquida dalle fiamme.
(Matt aveva faticato non poco quando aveva cercato di staccargliela: si era mezza fusa alla sua carne, indistinguibile sul viso bruciato e piagato).
E se solo avesse potuto vedersi, avrebbe riso di fronte a quelle braccia che si agitavano, a quel corpo che si muoveva a scatti, come un burattino a cui strattonano i fili...
Aveva qualcosa di buffo, sì.
...Era riuscito a spegnere le fiamme, Dio solo sa come.
Ed infine...Bhè, infine c'era stato Matt.



“Capisco”

La risposta laconica del rosso lo riporta al presente, su quel letto di lenzuola aggrovigliate e bende insanguinate.

Capisco...E vorrebbe urlargli che no, non capisce, non può capire, perché la sua stupida faccia è lì, intatta, e con un'espressione assolutamente idiota dipinta sopra; ed invece lui ha solo un ammasso di vesciche e piaghe insanguinate strizzate nelle bende.
Non può capire.

Ma si morde la lingua e sorride, a fatica, con la gola che gli va a fuoco.

“Senti, Mel...Cosa farai, ora?” Chissà perché, ma sembra quasi una supplica.
“Catturerò Kira”
“Ah, geniale. E, di grazia, cosa intendi fare?”
“Batterò Near sul tempo, no?”
“Cazzo, Mel, ti vuoi spiegare o no?!?”

No.

“Non sono affari tuoi”

Non vuole che siano affari suoi, no. Forse sarebbe più facile se lui... No.
Non sa esattamente il perché, ma non può trascinare il rosso in quella follia, perché intuisce che non ci saranno occasioni per scusarsi, semplicemente perché non avrà più tempo.
E questa volta non è una scusa per essere arrivato tardi ad un appuntamento, o per non aver fatto tutti i compiti; questa volta ha barattato il suo futuro con una vendetta fumosa.

Mello non ce l'ha più un futuro, gliel'ha sussurrato il fuoco.

Matt dovrebbe tenersi stretto il suo.

“Vengo anch'io, Mello”
“No”

Non ha voglia di discutere, Mello: sente male ovunque e ha solo voglia di dormire, senza sognare né Kira, né L.
Ma può solo osservare il rosso stringere le mani a pugno, e lanciargli un'occhiata contrariata che si disperde nella penombra.

“Perché?!?”
“Decido io, Matt”
“La vita è mia!”
“Rovineresti solo il mio piano”
“Inventane una migliore, stronzo. Mica sono un tizio qualunque, io: ero il terzo candidato alla successione di L!”
“Morirò”
“Non dire cazzate, Mel. Guarirai, lo so che fa male, ma sono solo ustioni”
“Non capisci, Matt: io morirò, lo so. Forse non questa volta, magari la prossima; ma, cazzo, sta certo che per catturare quel pazzo, succederà!”

Mello stringe i denti, e pianta le unghie nei palmi delle mani strette a pungo.
Dio, sta per svenire.
La faccia, o quello che ne resta, gli sta pulsando terribilmente, e le fitte lo stanno lasciando senza fiato.
Un'altra fitta, l'ennesima, lo costringe a piegarsi in avanti di scatto, con i denti serrati e le mani, frenetiche, a cercare il rosario abbandonato sul petto.

“Mel? Ecco, vedi? Che cazzo pensi di fare da solo? Fatti aiutare, per una volta!”

Mello vorrebbe tanto urlargli contro, per sfogare il dolore che sente – alla faccia, alla spalla, alla gola, al cuore: chissà – ma sta lì immobile, con il fiatone.

E le fiamme lo divorano ancora, senza spegnersi mai, proprio lì, nella sua testa; ed odia Matt che l'ha salvato – l'avesse lasciato bruciare! Almeno le fiamme l'avrebbero consumato una volta per tutte!

Invece quel giorno – era ieri? L'altro ieri? Oppure l'anno scorso? - Matt gli era comparso davanti, la sigaretta appena accesa tra le dita e gli occhi nascosti dai suoi ridicoli occhiali arancioni, e l'aveva guardato solo un attimo – a terra, agonizzante, con il viso irriconoscibile e la prima preghiera che gli fosse venuta in mente stampata sulle labbra.
Mello aveva sollevato gli occhi e aveva sperato che lo uccidesse.
“Aiuto...”
E Matt, semplicemente, l'aveva salvato.

Il resto è solo un ammasso confuso di ricordi, di voci, di grida, di preghiere.
Ma non importa; no, non gli importa più.

Matt era rimasto lì accanto al suo letto, in silenzio, accendendo una sigaretta dopo l'altra.
L'odore aspro e nauseante del fumo lo avevano convinto che era ancora vivo e che Matt era realmente seduto su quella scomoda sedia di legno: non era un sogno.
Mello aveva sperato che lo fosse.

“Basta così, Mel, dormi un po': ne parleremo più tardi” L'ennesima sigaretta tra le labbra confonde un po' le lettere.

Mello lo guarda e basta, senza dire nulla, reso remissivo da dolore.
Sussulta per l'ennesima fitta.
Si ritrova a pensare che deve essere davvero uno spettacolo patetico – chissà se lo pensa anche Matt.

Non mi guarderò più allo specchio.
E' una cosa strana da pensare, mentre il dolore divora ogni altro pensiero vagamente sensato – gli occhi socchiusi, ed i denti serrati.

In realtà non ha paura di vedere chissà cosa nello specchio: non è che si preoccupi granché di come possa apparire la sua faccia – un nodo gli serra la gola - neppure perché, come qualcuno potrebbe stupidamente pensare, quella cicatrice rappresenti qualcosa di doloroso, come un fallimento, uno sbaglio o Dio solo sa cosa.

E' solo che, cazzo, è una cosa davvero idiota da pensare ora, ma non è mai riuscito a portare a termine nulla, lui.
La colpa è un po' di Near sì, ma anche questa volta che pensava di avercela fatta... Bum. Fuoco.
E non aveva vinto, no.
D'altra parte non aveva nemmeno perso: dopotutto era ancora vivo.

Dio, non era riuscito nemmeno a morire.

Al diavolo tutto, avrebbe tentato ancora, perché lui è Mello, perché ha qualcuno da battere e qualcun altro da vendicare – una L fatta di pixel dentro ad uno schermo.

E continua a fissare Matt, che ha abbassato lo sguardo, cercando di non battere le palpebre, quasi.

La brace della sigaretta, stretta tra le dita dell'altro, risalta nella penombra, e a Mello viene da pensare che le fiamme di quel giorno maledetto non si siano ancora spente, ma stiano lì, nascoste in quella sigaretta e lo spiino, ridendo di lui.

“Che c'è, Mello?”

Alza gli occhi, e il suo sguardo si impiglia tra i capelli rossi dell'altro, rossi come il fuoco – anche se nel buio potrebbero essere di qualsiasi colore, ma non importa lui sa che sono rossi.

“Nulla”

E gli viene da pensare che Matt sia il suo fuoco.
Che cosa stupida.

“Non te l'hanno insegnato che non si fissano le persone?” Mello indovina il suo sorriso impertinente nella la penombra.

Non te l'hanno insegnato che non si scherza con il fuoco?
Mello sussulta appena. Forse è l'ennesima fitta di dolore, chissà

“No”
“Bhè, ora lo sai” La voce suona divertita.
“Sì, ora lo so”

Matt lo fissa un attimo, come fosse sorpreso dalla risposta accondiscendente; ma poi scrolla le spalle, senza dargli importanza.

Mello è troppo stanco per ribattere; crolla sul materasso, stringendo il rosario nella mano destra.
Volta la testa dall'altra parte, per non dover più scorgere la brace incandescente della sigaretta. Ora lo infastidisce.

Eppure il fuoco è sempre lì, nella sua testa, e ride piano, giusto un passo dietro di lui.
Anche se serra gli occhi e si tappa le orecchie con le mani, non importa: il fuoco lo aspetta ancora.
E sussurra piano, parlandogli di cicatrici senza significato, di spire di fumo – di sigarette o di pistole ancora calde? – di crocifissi di legno che si consumano tra le fiamme in una chiesa abbandonata, e di tanto altro, anche se lui non vuole sentire, non vuole sapere.

Dopotutto non gli importa più nulla, perché il fuoco ha divorato anche i suoi sogni, ed a lui non resta che osservarne il fumo.
Ma va bene così.

“Matt?”
“Che c'è, Mel?”
“Grazie”

Mello osserva il fumo della sigaretta, quasi la risposta dell'amico fosse nascosta lì dentro, e si sente un po' più leggero.
Ora le fitte non sono più così intense.

FINE


Ringrazio chi ha commentato il capitolo precedente, ovvero: Adaralbion, Ardenspuffy, Soleya, Reichan86, KLMN, Elly_Mello, Slepless, strana90, Fofolina, MellosBarOfChocolate, beat, Hyatt. ^^
Grazie a tutti: ci vediamo alla G!



   
 
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