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Autore: AxXx    18/02/2014    8 recensioni
Salve, popolo di EFP e amanti della Percabeth in particolare. Questa storia parla di un mondo senza genitori divini, Dei o mostri vari a cui dare peso.
Annabeth è una ragazza ricca che desidera diventare architetto, ma un giorno la sua vita cambia radicalmente e lei si ritrova isolata dal mondo, senza memoria e senza nulla che glielo faccia ricordare. Solo una persona la aiuta: un ragazzo di nome Percy Jackson.
Il passato, però, torna sempre a tormentarci e lei lo scoprirà nel modo peggiore.
[Percabeth]
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                     RICORDI

 

 

 

 

 

Non credevo fosse possibile, dopo quasi un mese. Invece, ecco che iniziano a riaffiorare. Sono orribili i primi ricordi che mi tornano in mente, perché non credo siano quelli della mia famiglia. Mi trovavo in una stanza ampia e poco illuminata.

Nel ricordo riuscivo solo a sentire un forte odore di benzina e un terribile dolore ai polsi. Il flash durò solo pochi secondi, ma mi lasciò completamente senza fiato.

“Annie… cos’hai?”

Nonostante la confusione riuscii a mettere a fuoco gli occhi di Rachel che mi guardavano preoccupati.

“Io… sto bene.” Mentii, cercando di rimettermi in piedi senza troppi problemi. Ero caduta in mezzo al salotto di Piper e tutti mi stavano intorno preoccupati, ma, vedendomi sveglia decisero che non ero in pericolo.

“Meno male… almeno tu non sei in pericolo. Ma Piper…?” Chiese Talia, preoccupata.

“Andiamo da nostro padre. Dovrà intervenire quando saprà della sua scoparsa.” Propose Jason, sicuro. Al contrario della sorella, lui aveva un buon rapporto con il signor Grace, ma qualcosa mi diceva che non sarebbe bastato.

“Tentare non costa nulla… e potremmo riuscire a salvare.” Disse Rachel, posando una mano sulla spalla di Talia che sembrava sul punto di ribattere.

Mi sembrò la mossa giusta: la rossa voleva evitare un litigio tra i due fratelli, soprattutto in quel momento in cui perdere tempo era inaccettabile. Il problema era che io non mi sentivo molto bene. Mi sentivo come se il mio cervello fosse stato aperto con un coltello a posta per far riaprire i ricordi più dolorosi. Quella sensazione di deja vu si era trasformata nel mio passato.

“Io… sentite… io trono a casa… sto… sto poco bene. Vorrei tornare a casa.”Ansimai, cercando di non farmi sopraffare dalla nausea.

Dovetti sembrare un vero zombie, perché nessuno protestò quando tornai a casa mia. In seguito non avrei potuto dire come riuscii a tornare, dato che il mio cervello continuava a proiettare immagini orribili di quello che mi era successo. Intuii che no solo quello fosse l’immagine di un mio rapimento, ma anche del motivo per cui avevo perso la memoria.

Arrivai alla porta che, ormai barcollavo per non vomitare. Mi sembrava di sentirmi ancora addosso le sue manacce schifose, mentre mi sporcava con la sua saliva. Avevo il desiderio di andare a farmi una doccia per pulirmi dal sudiciume che la sua sola presenza mi lasciava.

“Annie, che hai?”

Percy.

Lui era già tornato e vedermi in quello stato doveva averlo spaventato, perché me lo sentii subito a fianco, stringendomi in un tenero abbraccio che mi fece stare molto meglio. Per fortuna avevo lui.

“Percy…” Mi strinsi a lui, ispirando il suo odore salmastro, come se fosse appena andato in spiaggia. Sentii il nodo che avevo alla gola, sciogliersi di colpo e tutte le mie preoccupazioni fuoriuscirono in un colpo solo.

Iniziai a piangere in silenzio, stringendo la sua maglietta. Le sue mani indugiarono su di me, accarezzandomi i capelli per confortarmi. Iniziò a cullarmi, come una bambina e io lo lasciai fare, singhiozzando. Avevo paura di quel ragazzo dei miei sogni. Quel mostro che era così prepotentemente riapparso per rapire una mia amica e riportarmi nel vortice oscuro che mi aveva ingoiato.

Ci volle qualche minuto per riuscire a riordinare le idee, ma alla fine ci riuscii e sciolsi l’abbraccio, anche se mantenni la mano attaccata al suo petto. Dovevo avere un aspetto terribile: con gli occhi rossi e l’aria sconvolta, ma cercai di reagire. Non potevo piangermi addosso mentre Piper era in pericolo.

“Annie… che cos’hai? È successo qualcosa?” Mi chiese Percy, asciugandomi una lacrime che mi imperlava la guancia destra.

Io lo guardai negli occhi e gli presi la mano per portarlo al divano dove ci sedemmo. Presi un lungo respiro e gli raccontai ogni cosa: ogni paura, ogni timore, i miei ricordi che erano così improvvisamente tornati e della sparizione di Piper. Lui rimase in ascolto, senza dire una parola, attento e silenzioso come ogni giorno, dopodiché mi prese il viso tra le mani, per farmi voltare verso di lui.

“Annie… Mi dispiace davvero. Non posso nemmeno immaginare cosa stai provando in questo istante. Ma io so che sei una ragazza forte e che riuscirai a superare questo momento. Io sarò qui, al tuo fianco, ogni qual volta sentirai il bisogno di qualcuno. Tu ce la farai… io ne sono certo. E se quel pazzo dovesse tornare a cercarti, non gli permetterò di metterti le mani addosso. Prima dovrò passare sul mio cadavere.” Sentenziò lui deciso, con lo sguardo pieno di compassione per me e rabbia per quel che mi avevano fatto.

“Ma… se dovesse venire, potrebbe farti del male Percy! Non voglio che ti succede qualcosa… non voglio perderti.” Sussurrai, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime al solo pensiero. Se quel pazzo era riuscito a rapirmi era sicuramente armato e pronto a tutto.

“Annabeth… non dire sciocchezze. Non mi perderai, te lo prometto. Io per te ci sarò sempre.” Detto questo, si sdraiò sul divano, stringendomi e trascinandomi con lui. Eravamo sdraiati insieme, io sopra di lui, che mi stringeva, dandomi leggeri baci su tutto il viso, confortandomi, mentre le mie mani continuavano a tenerlo, quasi temessi di vederlo svanire da un momento all’altro.

Non mi lasciò per diversi minuti e io non volli allontanarmi. La sua presenza era un balsamo,  una medicina contro il dolore che provavo, come se fossi tornata all’inizio: lacerata tra la nuova vita e la vecchia che tornava prepotentemente a galla con i ricordi peggiori.

“Annie… che ne dici se ti fai una doccia, poi andiamo a quella cena. Sta’ sera dovevamo andare da Nico, ricordi?”

Annuii.

Percy stava cercando di tirarmi su, ma dubitavo che bastasse. Nonostante questo cercai di non farmi prendere dalla tristezza e mi trascinai in bagno con il cambio di abiti e mi spogliai. Osservai nello specchio il mio corpo che ormai sapevo violato da quell’animale e sentii di nuovo montare la nausea. Mi lanciai sotto il getto dell’acqua calda e mi lasciai cullare dalla sensazione di trovarmi in un posto sicuro.

Avrei preferito le braccia di Percy per stare meglio, ma non potevo rinchiudermi a tartaruga per sempre. Fare la muffa non mi avrebbe salvata. Inoltre il pensiero di Piper in pericolo era un chiodo fisso. Sentivo che lo era e che dovevo aiutarla.

Mi detti una pulita veloce e mi asciugai, velocemente, legandomi i capelli a coda.

Ormai avevo scelto: non avrei più avuto paura del mio passato.

 

 

 

“Allora… com’è andata?” Chiesi a Talia, appena fece il suo ingresso in casa Di Angelo.

Io ero andata con Percy da Leo, Nico e Grover che si erano riuniti a casa sua. Quando avevamo raccontato loro cos’era successo l’aria si era fatta pesante e nessuno aveva più voglia di mangiare nulla. Leo era diventato pensieroso, Leo aveva cercato di fare una battuta con il solo effetto di deprimere tutti e Grover si mise a mangiare salatini (Cosa che faceva spesso quando era nervoso) fino a che, per sbaglio, non morse il piattino che si era portato inavvertitamente alla bocca, facendosi malissimo. (Una cosa che rialzò, per qualche istante il mio umore.

Poi erano arrivate Rachel, Talia e Jason, che sembravano abbattuti e arrabbiati.

“Mio padre è un’idiota!” Sentenziò la mora, dando un calcio al muro.

“Perché? Che ha detto?” Chiese Nico, in ansia.

“Niente… all’inizio sembrava vagamente interessato, ma poi ha chiamato Tristan Mclean, il padre di Piper. Be’, non so cosa si siano detti, ma sembra che il Signor Mclean abbia detto che Piper si fosse allontanata volontariamente e che era molto impegnata e che non voleva essere disturbata.” Rispose Rachel, sedendosi accanto a Leo che, sorprendentemente, le si avvicinò dandole una pacca comprensiva sulla spalla.

“Ma è assurdo! Se ne sarebbe andata senza avvertire nessuno di noi!?” Sbottai, irritata. “Non è possibile, vostro padre DEVE intervenire!”

“è quello che gli abbiamo detto.” Rispose Talia prontamente. “Solo che lui ha risposto che non vuole indispettire i Mclean. Loro appoggiano la sua campagna elettorale e non vuole perdere il sostegno di cui gode. Così non ha nemmeno provato a cercare… semplicemente ci ha buttati fuori dal suo ufficio.”

Nico si avvicinò alla ragazza e le posò una mano dolce sulla spalla: “Tal, non è colpa tua. Avete fatto il possibile.”

Le sorrise tristemente e abbracciò il ragazzo per un attimo, sospirando, poi si staccò, lasciandolo un po’ sorpreso.
Per un attimo rimanemmo tutti fermi ai nostri posti, indecisi su cosa dire o fare, ma poi Percy ruppe il silenzio.

“Allora? Che facciamo?”

Tutti si voltarono a guardarlo.

“Come che facciamo? È la polizia ad occuparsi di queste cose, le regole sono chiare.” Disse, sconsolato Jason. Sembrava terribilmente abbattuto. Non potei dargli torto, non potevo nemmeno immaginare come si sentisse.

“Al diavolo le regole, Grace! È la tua fidanzata che è sparita! Io non la conosco nemmeno bene, però non rimarrò con le mani in mano! Quindi, Grace, tira fuori le palle e datti da fare! Se vuoi rivederla, smettila di seguire le regole e datti da fare!” Sbottò Percy, battendo i pugni sul tavolo.

Però che ramanzina.

Jason sembrò turbato da quel discorso. Tamburellò velocemente le dita sul tavolo un paio di volte prima di alzare le spalle: “Hai ragione, Jackson. Devo smetterla di seguire mio padre come un cagnolino. Faremo da soli!”

“E bravo fratellone!” esclamò Talia, dandogli una pacca sulla spalla. “Finalmente ti fai valere.”

Lui sorrise tristemente, ma il fatto che fossimo tutti d’accordo mi rincuorò e mi fece sperare che le cose stessero per migliorare.

“Ok, bene ragazzi… forse siamo determinati, ma su una cosa Jason ha ragione: non siamo poliziotti, non abbiamo i loro mezzi e non abbiamo nemmeno un indizio su dove possano averla portata.” Fece notare Leo, grattandosi i capelli pensieroso.

“Forse no… io… potrei avere qualcosa.” Dissi esitante, cercando di non farmi prendere dal panico. Avevo paura di condividere le mie esperienze, soprattutto perché non volevo che mi giudicassero.

Fortunatamente la mano di Percy corse sulla mia, stringendola. Mi guardò con i suoi intensi occhi verdi annuendo, mostrandomi che approvava e che mi avrebbe aiutata. La sua presenza mi dette coraggio, così presi un respiro profondo e raccontai dei ricordi che mi erano tornati in mente quel pomeriggio.

Ci volle un po’ perché continuavo ad esitare indecisa oppure spaventata, ma cercai di non interrompermi troppe volte. Un paio di volte sentii la mia voce incrinarsi, ma non mi fermai fino alla fine.

“Se quello stronzo ha messo le mani addosso a Piper, giuro che gli spezzo le ossa!” Sbottò Jason, a denti stretti.

“Calma, amico… prima di spaccargli la faccia dobbiamo trovarlo… almeno adesso sappiamo che c’è il tipo che seguiva Piper e che probabilmente l’ha rapita è lo stesso che ha fatto perdere la memoria ad Annabeth.” Lo calmò Leo, facendo battere l’indice sul tavolo, come per contare. 

“Annie… lo so che non è piacevole… ma non c’è altro? Non c’era un nome… qualcosa di più per identificarli?” Chiese gentilmente Rachel alla mia sinistra, tenendomi una mano dietro la schiena, come per accarezzarmi, quasi fossi un cucciolo.

Scossi la testa, mentre continuavo a spremere le meningi alla ricerca di quel particolare che mancava. C’era qualcosa, ne ero certa, che poteva aiutarci.

“Ragazzi… non tormentate più Annabeth… lei ha detto tutto quello che sapeva. Evitiamo di rendere tutto ancora peggio.” Li ammonì Percy, stringendomi la mano protettivo.

Ma io non lo ascoltai. Cercavo nei ricordi, scavavo nella memoria, alla ricerca di qualcosa di particolare. Ero certa, sicura, assolutamente di aver sentito il nome del mio rapitore.

“Luke…” Mi sfuggì dalle labbra. “Il suo nome… è Luke.”

All’improvviso vidi Talia osservare Percy che sussultò, come se gli avessi tirato un pugno con la sola pronuncia di quel nome.

“Io… credo di sapere qualcosa su di lui.” Ammise, dopo qualche minuto, abbassando la testa.

“Cosa!?” Chiesi, sorpresa. Il terribile sospetto che nacque nella mia testa, fu subito scacciato. Non poteva essergli complice.

“Non fraintendetemi… tempo fa, se ricordate bene, fui arrestato per essere presente sul luogo di uno scambio di merce rubata… in realtà… io ero lì per fare il palo. All’epoca non avevo lavoro e avevo assolutamente bisogno di un po’ di soldi. Un mio… conoscente… Ethan Nakamura, mi disse che, se avessi fatto il palo a quello scambio, mi avrebbero dato parte dei soldi.” Spiegò, tristemente. Fui certa che si sentisse in colpa. Potevo capirlo, anche se sapevo che lui non c’entrava nulla. Non aveva rapito nessuno e sapevo perché gli servivano soldi.

“Come ma non hai detto subito?” Chiese Nico accigliato, probabilmente sorpreso, dato che nemmeno lui sapeva nulla di quella storia.

“Perché all’epoca non aveva nessuna cicatrice… così quando l’avete nominato, non ho fatto subito il collegamento. Ma il nome… credo siano la stessa persona.” Disse, amareggiato.

“Hai ancora contatti con lui?” Chiesi, quasi del tutto certa della risposta. Non ne aveva mai parlato e se non l’aveva ricordato prima, non si incontravano da un pezzo.

“No… l’ho visto solo quella volta.”

“Però… aspetta… io conosco Ethan Nakamura!” Esclamò Leo, alzandosi in piedi.

“Davvero!?” Chiedemmo tutti in coro, guardandolo.

“Certo! Ha portato la sua moto alla nostra officina! Ci deve un po’ di soldi.” Spiegò il ragazzo, indicando se stesso e Nico.

Tutti ci guardammo, capendo che stavamo pensando tutti la stessa cosa: l’unico modo per ritrovare Piper era parlare con quel Nakamura.  

 

 

 

 

 

 

 

 

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[Angolo autore]

Ci avviciniamo alla fine di questa storia romanticosa. Annabeth comincia a ricordare il peggio e, ovviamente, certi imbecilli a capo della polizia Gioven Grace non intervengono. Per fortuna Percy è sempre pronto ad essere in prima fila per difendere Annabeth da qualsiasi cosa, anche dal suo passato.

Cosa sucederà?

No, non velo dico, dovrete soffrire per il prossimo capitolo :P

AxXx

PS: andate anche qui, nella mia seconda storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2459526&i=1

PPS: è Iniziato Venti del Nord, seguito di Sangue del Nord, se andate nella sezione di Percy Jackson, li troverete.

 

 
  
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