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Autore: alimanga    18/02/2014    1 recensioni
Harry Potter: un gigantesco, immenso puzzle di storie, creature, morti, amori....
Un puzzle però a cui mancano tanti tasselli.
Domande rimaste senza risposta, dettagli mai rivelati, istanti dimenticati.
Cento prompt per cento tasselli, cento one- shot per cento momenti tralasciati dalla penna di J.K. Rowling. Perchè molto su questo mondo è già stato detto, ma altrettanto rimane ancora nell' ignoto. Spero che questa mia raccolta vi aiuti a trovare alcuni dei vostri pezzi mancanti.
Buona lettura!
Grazie a Lui_LucyHP per tutto il suo aiuto e incoraggiamento.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Missing Pieces
Pezzi Mancanti
di Alimanga

Contesto: Dopo la II Guerra Magica, nella Pace
Prompt:052. Fuoco
Sesto Tassello

Buona festa della Mamma



Alla fine,

Mentre svaniamo nella notte,

Chi racconterà la storia della tua vita?

E chi ricorderà il tuo ultimo addio?



"Devi stare attenta, tesoro. Il fuoco non è nostro amico: brucia la carne, arde la vita e spegne l' amore. 
Al suo passaggio, niente è più com'era prima. Questo vale anche per le persone, Babbani o Maghi che siano. Quindi stanne alla larga quanto più possibile potrai, me lo prometti?"
La bambina alzò gli occhi e li fissò in quelli della madre; il suo sguardo di cielo e il mare indaco delle iridi materne si incontrarono, e per un attimo rimasero uniti. "Si, mamma, te lo prometto." Helen sorrise e abbracciò la figlia. Poi si alzò, spense la luce e mormorò dolcemente: "Buonanotte, piccola mia."
"Buonanotte mamma."
Luna abbracciò il suo pupazzo preferito, Spruzzo il Drago sputa-acqua, e disse fra sè e sè: "Ora so che il fuoco è cattivo, non voglio più vederlo se non quando sarò proprio costretta a farlo. Per fortuna Spruzzo non è come tutti gli altri draghi, non vorrei mai doverlo mandare via. Tu non sei cattivo, vero Spruzzo? Tu sei mio amico!" Poco dopo, era placidamente addormentata.
Senza sapere che presto avrebbe dato l' addio alla persona che più amava al mondo.
Helen non raggiunse mai il marito nel grande letto di piume di Diricawl*, quella notte. Xenophilius era stanco, ed Helen gli promise che sarebbe andata a riposare a sua volta più tardi.. solo un pò, dopo aver finito quell' esperimento. Il marito non protestò, ormai abituato agli assurdi orari che la scienza magica dettava alla consorte, e con un bacio le augurò la buonanotte.

L' ultima.  
                                                                                                                  ********

Il suo volto era accaldato, gli occhi splendevano di gioia ed eccitazione. Finalmente, finalmente stava per farcela... poteva aver trovato la formula per creare  un Ardemonio innocuo alle persone! Da più di un' ora lavorava febbrilmente nel laboratorio, consultaldo tomi di antichi saperi, tritando erbe e minerali e mischiando i più diversi ingredienti nelle provette: squame di Petardo Cinese, sangue di salamandra, quarzi delle montagne dei Giganti... 
Dopo mesi di studio e vani tentativi, aveva individuato la corretta - e rischiosissima - procedura per fare avverare il suo sogno.
Helen era una studiosa dell' alchimia da molto tempo: conosceva a fondo i rischi di ciò che stava per fare. Ma non poteva fermarsi. Non ora.
E mentre stava per aggiungere al calderone l' ultimo ingrediente, quello che avrebbe determinato un miracoloso successo o un assassino fallimento, la donna pensò alla sua vita e a quanto avesse atteso quel momento, l' istante che le avrebbe dato la prova del suo talento. Dimenticò il marito. Dimenticò la sua bambina.
Pensò a se stessa e alla coronazione dei suoi sforzi, grandi quanto il mare color indaco che dimorava nei suoi occhi. Perchè era una moglie e una madre, ma prima di tutto una donna; una donna e una strega che aveva il diritto di nutrire ambizioni. Non per la gloria, ma per poter aiutare. Per dare alla comunità magica conoscenzeutili a migliorarne l' eistenza. Era stanca di vedere vite spegnersi, arse dalle fiamme del fuoco maledetto evocato dai malvagi o dagli stolti. Poteva essere lei a porvi fine, e questa volta sentì di esserci tanto vicina da non poter più sbagliare. Così, versò le ultime gocce di succo di Mandragora nel composto incadescente.
E Ardemonio fu.                                      
 
                                                                                                                    ********                  
 
Non fu il rumore a svegliarla. Un fumo acre le penetrò le narici, facendo scattare le palpebre.
Luna si tirò su a sedere, senza lasciare il suo Spruzzo, disorientata e confusa. Poi l' odore la raggiunse ancora e ancora, mischiato a qualcosa di ben più rivoltante: un tanfo nauseabondo che a Luna ricordò il fetore del manzo bruciato.Qualcosa di organico e vivo ardeva. Non ebbe neppure il tempo di preoccuparsi: un urlo squarciò le tenebre della notte. Poi un altro, e un altro ancora.
"Mamma!" Piena di terrore, la bambina corse fuori dalla stanza, urlando a pieni polmoni per non sentire la voce che amava tanto graffiare l'aria, deformata dal dolore.
Correva, le dita serrate attorno al povero pupazzo, unica ancora di lucidità nelle oscure spire della paura che la stavano avvolgendo.
"Papà! PAPA'!"
Xenophilius era balzato giù dal letto da tempo, ma non riuscì ad impedire alla figlia di precederlo al laboratorio della signora Lovegood. Luna splalancò la porticina d' abete, e le si fermò il cuore.
Fuoco e fiamme. Rosso e arancio ovunque. Un caldo opprimente, insopportabile, accompagnato da un fetore insostenibile che le bruciava le narici, correva lungo la laringe e poi nella trachea, fino a divorare i polmoni con violenza inaudita. Creature diaboliche di braci e fiamme bruciavano qualunque cosa si trovasse sul loro cammino. Ma tutto questo Luna lo vide appena, perchè qualcos' altro aveva colto la sua attenzione sin dal suo arrivo in quell' inferno.
Un corpo riverso a terra, lucido e sanguinante, con le braccia ormai ridotte a tizzoni anneriti. Il volto sconvolto dalla sofferenza, le pupille scioccate che fissavano lei, lei e nient' altro. E il mare in quegli occhi stava ormai morendo: la bambina poteva vederne l' acqua scorrere via, lungo le gote e il mento, mentre l' indaco sbiadiva sempre di più, come l' astro di cui portava il nome alle prime luci dell' alba.
  
  E il fuoco bruciò la carne.

In quel momento, Helen capì ciò che aveva appena fatto. Il suo corpo perse la sensibilità, perchè il dolore che ora sentiva veniva dal cuore. E bruciava più delle fiamme che lambivano le sue membra.
Guardando il cielo azzurro negli occhi della figlia, troppo scioccati per fare altro se non continuare a fissarla, comprese il suo egoismo. Perchè era una donna e una moglie, ma prima di tutto una madre; una madre che aveva appena distrutto con le sue mani la vita della propria bambina, senza averne il diritto alcuno.
E all' improvviso la donna con la falce che sentiva arrivare non la spaventava più; la morte le avrebbe dato sollievo, le avrebbe dato pace.
Ma le avrebbe tolto la sua piccola, perchè ogni cosa ha il suo prezzo.


Perché questa è la fine e non ho paura,


non ho paura di morire.


"Luna." Poco più di un soffio. Ma la bambina lo udì ugualmente. La trance in cui si trovava si spezzò, e finalmente una pioggia di lacrime riuscì a sgorgare dalle sue iridi celesti. Prima di raggiungere la madre, però, uno schianto e un grido di dolore la fecero voltare: suo padre era a terra, sotto le travi della soglia che lo schiacciavano.
Inerme, privo di coscienza. Incapace di agire e salvare. Incapace di vedere sua moglie lasciarlo e l' anima di sua figlia spezzarsi per sempre.
"Pa.." "LUNA!" Si voltò nuovamente verso la madre, terrorizzata. "Luna, non c'è tempo! Sto... andando via... Ma prima devo dirti..." "Mamma!" La piccola singhiozzò, accasciandosi al fianco della sua mamma.
Incurante delle bestie infernali che la occhieggiavano sinistramente, senza però avvicinarsi. "Luna, queste creature non ti toccheranno, non possono. Sapevo che potevo fallire.. Ieri ho messo nel tuo bicchiere e in quello di papà un antidoto al mio incantesimo, il mio Ardemonio non può farvi male." "Ma perchè? Perchè il tuo esperimento è fallito? Perchè non hai preso anche tu l' antidoto?"
"L' ambizione mi ha resa cieca, non ho potuto vedere una lacuna nel mio lavoro. E l' antidoto... non lo merito."
Un sorriso deformato dal dolore si dipinse sulle labbra della donna.
"Sono pronta ad assumermi le responsabilità del mio gesto, lo sono sempre stata. Ma prima di andare... Luna, perdonami. Ti prego. Ti sto facendo vivere questo inferno che rovinerà il  tuo sonno per molto tempo.. Scusami."
Con un gemito, Helen reclinò ancor di più il capo. "No, no!" Luna abbracciò il corpo della madre, incurante del sangue che arrossava il suo pigiama.  Poi, forzando se stessa con uno sforzo immane, riuscì ad alzare fieramente la testa e trattenere per qualche istante la piena inarrestabile di lacrime. "Te lo prometto. Non ti odierò mai, mamma. Per nessun motivo."
Un debole sorriso si dipinse sulle labbra della donna, per l' ultima volta. Mentre l' indaco dei suoi occhi cominciava a sbiadire, riuscì a dare un ultimo bacio carico d' amore sull' umida guancia della sua piccola.
"Grazie, amore mio. Dì a papà che lo amo tanto. Addio."
I muscoli si rilassarono. La testa cadde all' indietro. L' indaco scolorì del tutto, e le palpebre arrossate dal calore si chiusero definitivamente,
sigillando per sempre un mare puro e bellissimo che aveva pagato caro il suo egoismo.


Alla fine,

mentre la mia anima giace e riposa, cos'è rimasto del mio corpo?

O sono solo un guscio?

Attraverso tutto, ho dato la mia casa per un momento di gloria.

Ho dato tutto.


Mentre le rosse creature figlie di Ardemonio divenivano polvere, svanendo con la loro creatrice, la bambina non si mosse.
Continuò a stringere il corpo inerme della persona che più amava al mondo.
Mentre le sembrava che tutta l' acqua presente nel suo corpo lo stesse lasciando, sotto forma di minuscole gocce salate, qualcosa in Luna si spezzò. E seppe che la sua vita non sarebbe più stata la stessa.
Ma continuò a cullare quel guscio ormai vuoto, perchè non c'era nient' altro che potesse fare.
E il fuoco arse la vita.

Il silenzio regnava nella stanza, interrotto solamente dal ticchettio di un singolare orologio a cucù. Gli occhi di Luna erano vacui, il suo sguardo perso nel vuoto di dolore che era appena stata costretta a far riemergere.
Quanto a Ginny ed Hermione, non potevano fare altro che continuare a stringere la loro amica, con lacrime di commozione che scorrevano lungo le guance e un nodo in gola che impediva di dire alcunchè. Difficile dire quanto tempo passarono così, senza muoversi, alzarsi, parlare.
Poi, incredibilmente, Luna si scosse e riuscì a sorridere. Un sorriso vero, privo di alcuna amarezza.
"Ora sapete. Mi dispiace di avervi fatto piangere. Ma sono felice di avervelo raccontato: mi sento più leggera, davvero. E poi, siamo amiche da vent'anni ormai! Avrei dovuto farlo prima."
Le due donne la fissarono per un momento, attonite. Poi, però, anche loro si aprirono in un sorriso. Si, era quella la Luna che conoscevano.
Incapace di essere triste per più di poche ore. Lovegood o Scamander, non sarebbe mai cambiata.
"Capisco quanto sia difficile per te parlare di questo, Luna. L' importante è che tu finalmente ti sia aperta con noi. E adesso" Ginny lanciò un' occhiata all' orologio "meglio tornare di sotto, se te la senti, prima che i nostri mariti pensino che siamo scappate di nascosto!"
Hermione si asciugò rapidamente le lacrime e scoppiò a ridere, imitata da Luna.
"Tranquille, Rolf sa tutto. Avranno capito che avevamo bisogno di un pò di tempo fra noi, e.."
Un improvviso scoppio, seguito da numerose strilla infantili, troncò la conversazione.
Dopo un istante di sorpresa, Hermione sospirò con rassegnazione. "Immagino che Rose abbia di nuovo rubato la bacchetta di suo padre per provarla su suo fratello. Mi chiedo dove Ron abbia la testa, a volte!" Ginny sorrise divertita. "Conosci mio fratello da sufficiente tempo per conoscere la risposta, cara. Direi che è davvero il caso di andare, prima di trovare qualcuno dei bambini con un arto o due in più."
L' espressione di Luna era di nuovo traquilla, come la sua voce. "Si, lo credo anch' io. Ma.. andate prima voi, per favore. Ho bisogno di un altro minuto." Le due annuirono con dolcezza, e scesero le scale di corsa per dare man forte ai propri consorti che, a giudicare dal rumore, stavano tentando di riparare ai danni di qualche incantesimo sbagliato.
La signora Scamander, rimasta sola, rimase immobile per qualche secondo, assorta.
Poi, lentamente, si avvicinò alla cassettiera di chiaro legno d' abete. Dalla lucida superficie di una foto magica, una Helen di molti anni prima l' osservava con tenerezza, stringendo una deliziosa bimba bionda addormentata. La donna mandò un bacio alla figlia ormai cresciuta, che non potè fermare lo scorrere un' ultima lacrima lungo la guancia.
L' asciugò in fretta, e posò l' ormai avvizzito rametto di mimosa davanti alla cornice. Con un cenno di bacchetta ridonò un allegro giallo alle piccole corolle, quindi spense la luce. "Buona festa, mamma." sussurrò.
Prima di lasciare la stanza esitò, e si fermò sulla soglia. Si voltò. "Hai visto?"



Il fuoco non ha spento l' amore.


Alla fine,

Mentre svaniamo nella notte,

Chi racconterà la storia della tua vita?

E chi ricorderà il tuo ultimo addio?

Qualcuno lo farà.


  
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