Ci tengo a precisare solo due cose prima che iniziate a leggere questo capitolo.
1. Lei è la prestafaccia del nuovo personaggio che introdurrò in questo capitolo:
Immagine 1 e Immagine 2
2. Le battute scritte in corsivo sono in lingua italiana, tutti noi sappiamo che i nostri assassini sono per lo più americani, dunque non facciamo mai la distinzione perché tutti i discorsi si svolgono in inglese. Da ora in poi no: quelli in corsivo saranno in lingua italiana fino a nuovo ordine! (poi casomai ve lo ricorderò nei capitoli a seguire!)
Buona lettura! :D
16. La ragazza
dai capelli rossi
Quella
mattina Desmond aveva un cerchio alla testa non indifferente: davvero
bel modo
per cominciare l’anno! Si limitava a seguire il ragazzo
italiano di fronte a
lui per le strade milanesi.
Odiava il tempo di Milano: uggioso, nuvole grigie dalle quali non si
sapeva mai
se dovesse scendere la pioggia o meno. Freddo, gelo, e quelli che
sembravano i
resti della neve sui lati delle strade. Era stato un Natale piuttosto
rigido, a
quanto aveva sentito sul notiziario.
Si stringeva nelle braccia e cercava di riscaldarsi un pochino quando
aumentò
il passo per rimanere al fianco di Demetrio. Una volta raggiunto si
infilò le
mani nelle tasche.
Non avevano parlato molto dopo essere usciti dalla metropolitana. Beh,
in
realtà neppure prima di prenderla avevano parlato un
granché.
“Insomma… tu e Rebecca…”
accennò il giovane americano. Notò una nuvoletta
di
vapore uscirgli dalle labbra e andarsi a disperdere velocemente.
“Io e Rebecca che cosa?” domandò
Demetrio volgendo il capo verso Desmond e
sorridendogli.
“Avete avuto una storia.”
“Sì, una volta” rispose
l’italiano.
“Non ce ne aveva mai parlato…”
commentò. Forse non era stato un commento molto
carino. “O meglio, diciamo che nessuno di noi ha mai
raccontato agli altri le proprie
esperienze sentimentali!” si corresse.
“Non c’è problema Desmond. Seppur non ve
ne avesse parlato io so quello che c’è
stato tra di noi. E quanto ha contato per entrambi” sorrise.
“Guarda che non avevo intenzione di sminuirti.”
“Sminuirmi? Tranquillo. Dico sul serio, non me la sono mica
presa!” rise
appena.
Desmond sorrise ed annuì. “Meno male.”
Silenzio. Di nuovo.
Continuarono a camminare per un po’ e Desmond rimase
nuovamente di qualche
passo indietro, così si sbrigò ad affiancarlo
ancora.
“Ma…” si schiarì la voce.
“Pensi di farti sotto di nuovo?”
domandò. Aveva ben
visto la sera prima Rebecca e Shaun baciarsi. Aveva paura che
l’italiano
potesse intromettersi ora che i due sembravano essersi
‘dichiarati’.
“Desmond… io non credo che queste sono cose di cui
tu ti debba preoccupare,
sinceramente” disse quest’ultimo, volgendo il capo
per guardarlo. “Non voglio
essere scortese, bada bene. Ma anche se fosse? In amore ed in guerra
non ci
sono regole. Se volessi riprendermi Rebecca non vedo che male ci
sarebbe se
lei fosse della stessa idea. So che ti preoccupi per Shaun…
e ad ogni modo sta
tranquillo: non ne ho intenzione. Siamo buoni amici ora.”
Desmond annuì. “Certo, certo. Scusami. Non volevo
essere invadente” si strinse
nelle spalle.
Demetrio si fermò solo un attimo dopo, portandogli una
davanti al petto per
intimarlo a fermarsi.
“Fermo. Eccola lì” mormorò.
Erano vicini al D’Uomo e – dal marciapiede opposto
al loro – una ragazza
uscì da
un portone. Aveva dei lunghi
capelli rossicci e mossi, Desmond non riuscì a vedere bene
il suo viso dal
momento che non appena uscì svoltò a destra dando
le spalle ai due.
“Sì, ok, è lei. Ma io non ho ancora
capito… lei chi?” Domandò
l’americano.
Demetrio ridacchiò. “Penso che oggi tuo padre ti
spiegherà tutto. Io devo
raggiungere Rebecca a breve...” si alzò la manica
e vide l’ora. “Merda, è tardissimo!
Devo andare!”
Desmond sbuffò. “Ma perché io sono
sempre all’oscuro di tutto?! Siamo venuti
qui solo per vedere una ragazza che se ne va a spasso per Milano? Il
primo
dell’anno? Non potevate lasciarmi dormire un’ora in
più?”
“Chi dorme non piglia pesci Desmond! Ci vediamo
stasera!” Gli diede una pacca
sulla spalla e si allontanò a passo spedito.
Il ragazzo sospirò frustrato. Si infilò
nuovamente le mani in tasca e si guardò
intorno. Bene, ed ora lui che faceva? Sarebbe potuto tornare al casale
ma… un
attimo dopo vide la ragazza svoltare l’angolo e sparire dalla
sua visuale.
Chissà perché avevano detto a Demetrio di
fargliela vedere. Era curioso e così decise di seguirla. Non era una grande idea girare per i grandi centri
visto la
concentrazione di Templari, ma voleva assolutamente sapere che cosa si
nascondesse dietro quella ragazza.
Svoltò l’angolo a sua volta e con una mano si
tirò il cappuccio sopra la testa,
tentando di nascondersi da occhi indiscreti.
Vide la ragazza continuare a camminare stretta nel suo cappottino color
carne,
tra le strade dell’affollata Milano. Desmond si chiedeva come
mai anche il
primo dell’anno quella città brulicasse di persone.
Continuò ad avanzare facendosi spazio tra la folla, mentre
pian piano una
sensazione di inquietudine cominciò a serpeggiargli nel
petto: si sentiva
osservato. Brutta storia.
Si guardò intorno con discrezione e in quel momento gli
sembrò come se tutti
gli occhi dei passanti fossero puntati su di lui. Sentì il
cuore cominciare a
battere più forte per via dell’agitazione mentre
si imponeva mentalmente di
mantenere la calma. Diamine, e se fossero i Templari? Non voleva
tornare all’Abstergo!
Sarebbe dovuto tornare al casale, maledizione!
La testa cominciò a girargli vorticosamente fin quando tutto
non divenne
offuscato e nero. Una miriade di pensieri si accavallavano
l’un l’altro e nel
frattempo continuava a sentire le voci dei passanti martellargli i
timpani.
Aveva un caos enorme nella testa al quale sembrava non riuscire a
mettere
ordine, tant’è che si portò entrambe le
mani al capo, sperando che tutta quella
confusione cessasse.
Il tutto venne inghiottito qualche attimo dopo da un profondo silenzio.
“Ehi?”
sentì una voce accanto a lui.
“Ehi, si sente bene?” gli
domandò
ancora la medesima voce, fluida e cristallina, di una ragazza.
Desmond riprese coscienza di sé: aprì piano gli
occhi e si riscoprì
inginocchiato sul marciapiede, con le mani che stringevano ancora
saldamente il
cappuccio bianco della felpa. Alzò lentamente il capo
notando che v’erano
parecchie persone intorno a lui, dei curiosi che si erano fermati
quando lo
avevano visto accasciarsi al suolo. Da quanto era lì per
terra?
Desmond volse piano il capo verso la sua destra, da dove aveva sentito
la voce,
e sorpreso notò la ragazza dai capelli rossi piegata sulle
gambe accanto a lui,
che gli teneva una mano sulla spalla. Aveva due occhi grandi, azzurri,
del
colore del cielo più limpido. La pelle era bianca, diafana,
perfetta. Le labbra
ben delineate erano colorate di rosso. Santo cielo, gli
sembrò una visione!
La ragazza notò lo sguardo smarrito ed insistente del
ragazzo su di lei, così
tento nuovamente.
“Si sente bene?”
domandò ancora,
gentile, per l’ennesima volta.
Gli occhi di Desmond si posarono su qualcosa oltre la ragazza: vide due
uomini
farsi spazio tra la folla, erano loschi e familiari, li
ricollegò subito ad una
sola cosa. Abstergo.
“Oh merda!” esclamò sentendo i
campanelli d’allarme cominciare a suonare. Si
alzò in piedi di scatto, tanto da spaventare la ragazza.
Quest’ultima non ebbe
il tempo di fare nulla che la mano di Desmond raggiunse la sua.
“Andiamo!” disse strattonandola per tirarla su.
La rossa si ritrovò in piedi un attimo dopo, mentre quel
giovane strano e
bizzarro partì di corsa stringendole la mano e
costringendola a seguirlo.
“Ehi! Ehi, lasciami!” si
lamentò lei nella sua lingua madre, in italiano,
sotto gli occhi basiti dei passanti che si erano fermati qualche
attimo prima,
quando Desmond si era sentito male.
L’americano continuò a farsi spazio tra la folla,
sentendo l’adrenalina
schizzare alle stelle.
“Vuoi lasciarmi?! Guarda che mi
metto a
gridare!” disse ancora lei, ormai
spaventata dalla situazione e da quel
ragazzo.
“Vuoi chiudere quella bocca? Conserva il fiato per
correre!” le rispose Desmond
in inglese, non comprendendo a pieno le parole della ragazza ma
intuendo ciò
che volesse comunicargli.
Miles volse il capo e notò quei due loschi figuri che
continuavano a seguirli
svelti. Ecco, lo sapeva, Maledizione!
Continuò a sgattaiolare tra le persone mentre dalle labbra
gli uscivano una
miriade di ‘scusa’ e
‘permesso’.
Desmond si voltò ancora una volta, non vedendo
più i due uomini alle loro
spalle. Spinse la rossa in un vicolo alla fine del quale
v’era un cancello.
“Che cosa stai facendo? Ehi?! Che
fai?”
gli chiese lei.
L’americano raggiunse il cancello e prese la ragazza per i
fianchi, in braccio,
per agevolarla nel scavalcarlo.
“Sali! Sbrigati! Forza!” la intimò,
ricordandosi della sua pressoché nulla
sensibilità alla mano destra, dovendo così fare
tutto con la sinistra.
La ragazza arrivò con le mani in cima alla cancellata, poi
con una spinta della
mando di Desmond sul suo fondoschiena riuscì finalmente a
scavalcarlo. Il
giovane la seguì subito dopo: con una mano sola e
l’ausilio delle due gambe, in
men che non si dica, anche lui fu dall’altra parte della
cancellata, sotto gli
occhi stupefatti della rossa.
Desmond la prese e la spinse sotto la rientranza dell’arco di
un portone:
poggiò entrambe le mani ai lati del suo viso e
aderì con il corpo al suo in
modo che risultassero invisibili a chi guardasse nel vicolo dalla strada.
La rossa deglutì mentre le guance le si imporporarono.
Entrambi avevano il
respiro accelerato ed il cuore che gli martellava nel petto. Rimase ad
osservare il volto del giovane americano senza spiccicare una parola,
mentre
quest’ultimo rimase attento ad ogni singolo rumore.
Qualche attimo dopo poterono sentire dei passi di corsa superare il
vicolo.
Solo in quel momento Desmond si abbandonò ad un sospiro.
Il portone accanto a loro si aprì, rivelando la figura di un
signore che li
guardò storto nel vederli così avvinghiati.
“Buongiorno” disse
Desmond con il suo
italiano maccheronico, mimando un sorriso più tranquillo e
naturale possibile.
Quello gli rifilò un’altra occhiataccia e
proseguì poi per la sua strada.
Silenzio.
Gli occhi scuri ed intensi del moro si posarono in quelli azzurri e
limpidi di
lei.
“Mi… mi sei troppo
vicino” sussurrò,
visibilmente in imbarazzo.
Lo sguardo di Desmond scivolò dai suoi occhi fino al suo
petto, lì dove giaceva
il ciondolo della sua collana: era sferico e dorato, con delle
scanalature.
Aveva tutto l’aspetto di una riproduzione della Mela.
“Maledizione, mi hai sentito? Mi sei
troppo
vicino!” si lamentò lei quando lo
sguardo di Desmond divenne più
insistente. Gli portò entrambe le mani sul petto e lo spinse.
L’americano sembrò tornare finalmente con i piedi
per terra.
“Scusami” le disse.
La rossa a quel punto comprese che il ragazzo non parlava italiano. Lo
aveva
sentito parlare in inglese poco prima, ma era talmente agitata da
quella
situazione bizzarra che non ci aveva fatto caso.
“Sei completamente matto!” lo canzonò
allora nella lingua madre di lui. “Come
ti permetti?”
Desmond notò come quel tono e quell’espressione
arrabbiata non facessero
assolutamente parte di lei, come se fosse veramente raro vederla
così.
“Potrei averti salvato la vita” rispose
semplicemente lui.
Le sopracciglia di lei si aggrottarono, dipingendo
un’espressione dubbiosa sul
suo volto. “Ma chi sei?”
“Mi chiamo Desmond, e tu?”
La ragazza continuò a guardarlo titubante, poi il suo viso
si rilassò. Non
seppe perché ma quel ragazzo le ispirava fiducia, a pelle.
“Siria.”
“Siria? Che bel nome” le sorrise. “Mi
dispiace di averti sballottato un po’.”
“Stavi fuggendo da qualcuno… ma da chi? Sei
un… criminale?” domandò allora
lei, preoccupata.
L’americano si abbandonò ad una sincera risata.
“No, non preoccuparti. Non sono
in criminale e non ho intenzione di farti male.”
La rossa sospirò sollevata. “Meno male. Ma credo
che non me lo diresti, anche
se fosse.”
“Non preoccuparti” le disse con un sorriso, prima
di guardare a destra e a
sinistra. Sembrava tutto sgombro e tranquillo.
“Da chi stavi scappando?” domandò ancora
Siria.
Desmond guardò il suo ciondolo. Si avvicinò di un
paio di passi e lo prese tra
le dita.
“Che mi dici di questo?”
La ragazza abbassò lo sguardo sulla sua mano.
“E’… una collana” gli disse
ridacchiando.
Lui scosse appena il capo e sospirò. “Dove lo hai
preso?”
“Cosa?” lo guardò nuovamente accigliata.
“Me lo sono fatto fare, ma perché?”
“Te lo sei fatta fare? Ispirandoti a cosa?”
Ma che cos’erano tutte quelle domande? “Ad un
gingillo che abbiamo trovato
quando ero piccola” disse lei innocentemente, stringendosi
nelle spalle.
Bingo! Lo sguardo di Desmond venne traversato da un bagliore. Ora si
spiegavano
molte cose.
“Ah” sorrise.
“Perché tutto questo interesse?” chiese
allora lei.
Lui si strinse nelle spalle. “Così.”
Siria alzò le sopracciglia. “Perché non
ti credo?”
Desmond rise appena, ritirando la mano e guardandola negli occhi.
“Senti… ora devo proprio andare. Non dire a
nessuno del nostro incontro, va
bene?”
“Oh, certo! E alla mia compagna di università che
cosa le dirò quando mi
presenterò da lei con un’ora di
ritardo?” si lamentò la giovane.
L’americano sorrise. “Improvvisa! Ah
e…” raggiunse nuovamente il suo ciondolo,
prendendolo e lasciandolo scivolare sotto l’ampia sciarpa che
la ragazza teneva
attorno al collo. “Così va molto meglio”
annuì. “Tienilo nascosto e fa
attenzione.”
“Attenzione a che cosa?”
“Ci vediamo presto Siria” le disse prima di
voltarsi e correre verso il
cancello. Con uno slancio ed un gioco coordinato di mani e piedi
arrivò in cima
ad esso, scavalcandolo e lasciandosi cadere dall’altra parte.
Una volta con i
piedi nuovamente per terra si tirò su il cappuccio ed
uscì dal vicolo, confondendosi
tra la folla.
La ragazza lo osservò allontanarsi stupefatta: era
più agile di un felino.
Raggiunse con una mano il ciondolo, tirandolo fuori ed osservandolo. Si
domandava che cosa ci fosse dietro tutto ciò, quel ragazzo,
quegli uomini… le
aveva detto che si sarebbero rivisti presto, chissà se era
vero. Forse un po’
ci sperava.
Lo infilò nuovamente nella la sciarpa, lasciandolo scivolare
sotto la
maglietta, dopodiché si avviò dalla parte opposta.
Desmond. Che strano ragazzo.
__________________________________
Angolo Autrice:
Ta-daaaan!
Pensavaaaate che vi avessi abbandonati, eh?!
Ed invece per la vostra (s)fortuna, no! :D
E con tre settimane di ritardo vi posto l'aggiornamento! Yeeee!!!
*Coriandoli ovunque*
(Tanto è carnevale, i coriandoli ci stanno!)
Ok, ahem... *coff coff* torniamo a fare i seri!
Chiedo veeeenia per il ritardo nel postare il sedicesimo capitolo, ma voi non avete idea di che cosa mi sia successo!
Ebbene: ho finito Mass Effect 3!
(Cori di: OOHHHHH!!! :0)
No, ok. Serio. Ho finito la trilogia di Mass Effect e... Wow, ragazzi, che videogioco! Ci sono rimasta talmente alla fine che ho dovuto esorcizzare il mio dolore in qualche modo - ovvero - scrivendo fan fiction su ME!
Per chi lo conosce e lo ha giocato, sa bene di cosa sto parlando!
Difatti non mi andava di inventarmi quali scuse per questo ritardo enorme, anche perché avreste potuto benissimo vedere sulla mia pagina che sono rimasta comunque attiva nel fandom di Mass Effect, quindi perché mentire? *tlin*
Semplicemente ero (e sono tutt'ora) terribilmente ispirata per quel fandom, e così mi sono buttata a pesce su di esso, ho scritto già parecchie cosucce e ne sto continuando a sfornare altre *w*
Chi di voi ci ha giocato? Chi di voi l'ha finito? Chi di voi lo ha amato?
IO! - Ehm... Vabbè, fatemi sapere u.u così potrò assillarvi con i miei feels... *piagnucola*
(*comincia a dispensare migliaia di piccoli cuoricini per Kaidan e Shepard... E tutti gli altri pg*)
*Sbava*
Passaaando alle cose seeerie! Ebbene sì, finalmente è entrato questo nuovo personaggio! E ad un mese esatto dall'ultimo capitolo postato, posto il nuovo!
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito un minimo u____u
E come al solito, passiamo ai ringraziamenti: ringrazio come al solito i fedelissimi SlytherinSoul, Lightning00 e Hamber of the Elves per aver recensito l'ultimo capitolo. Ringrazio anche il nostro nuovo compagno di viaggio: KeynBlack! Benvenuto nei miei scleri più profondi! :D
Come al solito ringrazio chi legge e ringrazio coloro che dopo gli ultimi capitoli hanno inserito la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite! Tanti cuori per tutti voi! <3
E... Che dire?
Grazie, grazie, grazie e grazie!
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Se sparisco per troppo tempo (cosa che spero vivamente di non fare) siete autorizzati a scrivermi i peggio insulti per mp! (So che Lightning00 mi prenderà in parola, caaaaVVa! <3)
Ahahaha e bene: alla prossima!
Baci! :)