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Autore: Fluxx    19/02/2014    6 recensioni
“Non funzionerà, è ancora troppo debole. Non possiamo aiutarlo se lui per primo non vuole alzarsi e combattere.” Sentì una prima voce, parlare in arabo.
“E cosa proponi di fare? Lasciarlo al suo destino?” Una seconda voce, in italiano.
“Non ne uscirà vivo in queste condizioni, soprattutto se continua così.” Riprese la prima. Era assurdo come capisse due lingue totalmente differenti dalla sua e come – queste due persone – sembrassero capirsi.
Desmond riaprì piano gli occhi, alzò leggermente il capo e notò ai piedi del letto – nello stanzino dove lo tenevano accanto all'Animus – Ezio ed Altair.
“Oh no.. Ancora.” Mormorò il giovane, lasciando ricadere pesantemente il capo sul cuscino. La stanza era diversa, più buia, e gli antenati risaltavano bene nell'oscurità: emanavano quasi una luce, un alone luminoso fasciava i loro corpi. Era un sogno?
I due Assassini, sentendo la voce del ragazzo, si voltarono verso di lui.
“Bentornato nel mondo dei vivi, Desmond.” Disse Altair.

Amareggiati dal finale di AC III e dalla morte di Desmond? Ecco qui cos'è accaduto dopo.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Desmond Miles, Quasi tutti, Rebecca Crane, Shaun Hastings, William Miles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione!
Ci tengo a precisare solo due cose prima che iniziate a leggere questo capitolo.

1. Lei è la prestafaccia del nuovo personaggio che introdurrò in questo capitolo:
Immagine 1 e Immagine 2
2. Le battute scritte in corsivo sono in lingua italiana, tutti noi sappiamo che i nostri assassini sono per lo più americani, dunque non facciamo mai la distinzione perché tutti i discorsi si svolgono in inglese. Da ora in poi no: quelli in corsivo saranno in lingua italiana fino a nuovo ordine! (poi casomai ve lo ricorderò nei capitoli a seguire!)
Buona lettura! :D








16. La ragazza dai capelli rossi

 

Quella mattina Desmond aveva un cerchio alla testa non indifferente: davvero bel modo per cominciare l’anno! Si limitava a seguire il ragazzo italiano di fronte a lui per le strade milanesi.
Odiava il tempo di Milano: uggioso, nuvole grigie dalle quali non si sapeva mai se dovesse scendere la pioggia o meno. Freddo, gelo, e quelli che sembravano i resti della neve sui lati delle strade. Era stato un Natale piuttosto rigido, a quanto aveva sentito sul notiziario.
Si stringeva nelle braccia e cercava di riscaldarsi un pochino quando aumentò il passo per rimanere al fianco di Demetrio. Una volta raggiunto si infilò le mani nelle tasche.
Non avevano parlato molto dopo essere usciti dalla metropolitana. Beh, in realtà neppure prima di prenderla avevano parlato un granché.
“Insomma… tu e Rebecca…” accennò il giovane americano. Notò una nuvoletta di vapore uscirgli dalle labbra e andarsi a disperdere velocemente.
“Io e Rebecca che cosa?” domandò Demetrio volgendo il capo verso Desmond e sorridendogli.
“Avete avuto una storia.”
“Sì, una volta” rispose l’italiano.
“Non ce ne aveva mai parlato…” commentò. Forse non era stato un commento molto carino. “O meglio, diciamo che nessuno di noi ha mai raccontato agli altri le proprie esperienze sentimentali!” si corresse.
“Non c’è problema Desmond. Seppur non ve ne avesse parlato io so quello che c’è stato tra di noi. E quanto ha contato per entrambi” sorrise.
“Guarda che non avevo intenzione di sminuirti.”
“Sminuirmi? Tranquillo. Dico sul serio, non me la sono mica presa!” rise appena.
Desmond sorrise ed annuì. “Meno male.”
Silenzio. Di nuovo.
Continuarono a camminare per un po’ e Desmond rimase nuovamente di qualche passo indietro, così si sbrigò ad affiancarlo ancora.
“Ma…” si schiarì la voce. “Pensi di farti sotto di nuovo?” domandò. Aveva ben visto la sera prima Rebecca e Shaun baciarsi. Aveva paura che l’italiano potesse intromettersi ora che i due sembravano essersi ‘dichiarati’.
“Desmond… io non credo che queste sono cose di cui tu ti debba preoccupare, sinceramente” disse quest’ultimo, volgendo il capo per guardarlo. “Non voglio essere scortese, bada bene. Ma anche se fosse? In amore ed in guerra non ci sono regole. Se volessi riprendermi Rebecca non vedo che male ci sarebbe se lei fosse della stessa idea. So che ti preoccupi per Shaun… e ad ogni modo sta tranquillo: non ne ho intenzione. Siamo buoni amici ora.”
Desmond annuì. “Certo, certo. Scusami. Non volevo essere invadente” si strinse nelle spalle.
Demetrio si fermò solo un attimo dopo, portandogli una davanti al petto per intimarlo a fermarsi.
“Fermo. Eccola lì” mormorò.
Erano vicini al D’Uomo e – dal marciapiede opposto al loro – una ragazza uscì da un portone. Aveva dei lunghi capelli rossicci e mossi, Desmond non riuscì a vedere bene il suo viso dal momento che non appena uscì svoltò a destra dando le spalle ai due.
“Sì, ok, è lei. Ma io non ho ancora capito… lei chi?” Domandò l’americano.
Demetrio ridacchiò. “Penso che oggi tuo padre ti spiegherà tutto. Io devo raggiungere Rebecca a breve...” si alzò la manica e vide l’ora. “Merda, è tardissimo! Devo andare!”
Desmond sbuffò. “Ma perché io sono sempre all’oscuro di tutto?! Siamo venuti qui solo per vedere una ragazza che se ne va a spasso per Milano? Il primo dell’anno? Non potevate lasciarmi dormire un’ora in più?”
“Chi dorme non piglia pesci Desmond! Ci vediamo stasera!” Gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò a passo spedito.
Il ragazzo sospirò frustrato. Si infilò nuovamente le mani in tasca e si guardò intorno. Bene, ed ora lui che faceva? Sarebbe potuto tornare al casale ma… un attimo dopo vide la ragazza svoltare l’angolo e sparire dalla sua visuale. Chissà perché avevano detto a Demetrio di fargliela vedere. Era curioso e così decise di seguirla. Non era una grande idea girare per i grandi centri visto la concentrazione di Templari, ma voleva assolutamente sapere che cosa si nascondesse dietro quella ragazza.
Svoltò l’angolo a sua volta e con una mano si tirò il cappuccio sopra la testa, tentando di nascondersi da occhi indiscreti.
Vide la ragazza continuare a camminare stretta nel suo cappottino color carne, tra le strade dell’affollata Milano. Desmond si chiedeva come mai anche il primo dell’anno quella città brulicasse di persone.
Continuò ad avanzare facendosi spazio tra la folla, mentre pian piano una sensazione di inquietudine cominciò a serpeggiargli nel petto: si sentiva osservato. Brutta storia.
Si guardò intorno con discrezione e in quel momento gli sembrò come se tutti gli occhi dei passanti fossero puntati su di lui. Sentì il cuore cominciare a battere più forte per via dell’agitazione mentre si imponeva mentalmente di mantenere la calma. Diamine, e se fossero i Templari? Non voleva tornare all’Abstergo! Sarebbe dovuto tornare al casale, maledizione!
La testa cominciò a girargli vorticosamente fin quando tutto non divenne offuscato e nero. Una miriade di pensieri si accavallavano l’un l’altro e nel frattempo continuava a sentire le voci dei passanti martellargli i timpani. Aveva un caos enorme nella testa al quale sembrava non riuscire a mettere ordine, tant’è che si portò entrambe le mani al capo, sperando che tutta quella confusione cessasse.
Il tutto venne inghiottito qualche attimo dopo da un profondo silenzio.

“Ehi?” sentì una voce accanto a lui.
“Ehi, si sente bene?” gli domandò ancora la medesima voce, fluida e cristallina, di una ragazza.
Desmond riprese coscienza di sé: aprì piano gli occhi e si riscoprì inginocchiato sul marciapiede, con le mani che stringevano ancora saldamente il cappuccio bianco della felpa. Alzò lentamente il capo notando che v’erano parecchie persone intorno a lui, dei curiosi che si erano fermati quando lo avevano visto accasciarsi al suolo. Da quanto era lì per terra?
Desmond volse piano il capo verso la sua destra, da dove aveva sentito la voce, e sorpreso notò la ragazza dai capelli rossi piegata sulle gambe accanto a lui, che gli teneva una mano sulla spalla. Aveva due occhi grandi, azzurri, del colore del cielo più limpido. La pelle era bianca, diafana, perfetta. Le labbra ben delineate erano colorate di rosso. Santo cielo, gli sembrò una visione!
La ragazza notò lo sguardo smarrito ed insistente del ragazzo su di lei, così tento nuovamente.
“Si sente bene?” domandò ancora, gentile, per l’ennesima volta.
Gli occhi di Desmond si posarono su qualcosa oltre la ragazza: vide due uomini farsi spazio tra la folla, erano loschi e familiari, li ricollegò subito ad una sola cosa. Abstergo.
“Oh merda!” esclamò sentendo i campanelli d’allarme cominciare a suonare. Si alzò in piedi di scatto, tanto da spaventare la ragazza. Quest’ultima non ebbe il tempo di fare nulla che la mano di Desmond raggiunse la sua.
“Andiamo!” disse strattonandola per tirarla su.
La rossa si ritrovò in piedi un attimo dopo, mentre quel giovane strano e bizzarro partì di corsa stringendole la mano e costringendola a seguirlo.
“Ehi! Ehi, lasciami!”
si lamentò lei nella sua lingua madre, in italiano, sotto gli occhi basiti dei passanti che si erano fermati qualche attimo prima, quando Desmond si era sentito male.
L’americano continuò a farsi spazio tra la folla, sentendo l’adrenalina schizzare alle stelle.
“Vuoi lasciarmi?! Guarda che mi metto a gridare!” disse ancora lei, ormai spaventata dalla situazione e da quel ragazzo.
“Vuoi chiudere quella bocca? Conserva il fiato per correre!” le rispose Desmond in inglese, non comprendendo a pieno le parole della ragazza ma intuendo ciò che volesse comunicargli.
Miles volse il capo e notò quei due loschi figuri che continuavano a seguirli svelti. Ecco, lo sapeva, Maledizione!
Continuò a sgattaiolare tra le persone mentre dalle labbra gli uscivano una miriade di ‘scusa’ e ‘permesso’.
Desmond si voltò ancora una volta, non vedendo più i due uomini alle loro spalle. Spinse la rossa in un vicolo alla fine del quale v’era un cancello.
“Che cosa stai facendo? Ehi?! Che fai?” gli chiese lei.
L’americano raggiunse il cancello e prese la ragazza per i fianchi, in braccio, per agevolarla nel scavalcarlo.
“Sali! Sbrigati! Forza!” la intimò, ricordandosi della sua pressoché nulla sensibilità alla mano destra, dovendo così fare tutto con la sinistra.
La ragazza arrivò con le mani in cima alla cancellata, poi con una spinta della mando di Desmond sul suo fondoschiena riuscì finalmente a scavalcarlo. Il giovane la seguì subito dopo: con una mano sola e l’ausilio delle due gambe, in men che non si dica, anche lui fu dall’altra parte della cancellata, sotto gli occhi stupefatti della rossa.
Desmond la prese e la spinse sotto la rientranza dell’arco di un portone: poggiò entrambe le mani ai lati del suo viso e aderì con il corpo al suo in modo che risultassero invisibili a chi guardasse nel vicolo dalla strada.
La rossa deglutì mentre le guance le si imporporarono. Entrambi avevano il respiro accelerato ed il cuore che gli martellava nel petto. Rimase ad osservare il volto del giovane americano senza spiccicare una parola, mentre quest’ultimo rimase attento ad ogni singolo rumore.
Qualche attimo dopo poterono sentire dei passi di corsa superare il vicolo. Solo in quel momento Desmond si abbandonò ad un sospiro.
Il portone accanto a loro si aprì, rivelando la figura di un signore che li guardò storto nel vederli così avvinghiati.
“Buongiorno” disse Desmond con il suo italiano maccheronico, mimando un sorriso più tranquillo e naturale possibile.
Quello gli rifilò un’altra occhiataccia e proseguì poi per la sua strada.
Silenzio.
Gli occhi scuri ed intensi del moro si posarono in quelli azzurri e limpidi di lei.
“Mi… mi sei troppo vicino” sussurrò, visibilmente in imbarazzo.
Lo sguardo di Desmond scivolò dai suoi occhi fino al suo petto, lì dove giaceva il ciondolo della sua collana: era sferico e dorato, con delle scanalature. Aveva tutto l’aspetto di una riproduzione della Mela.
“Maledizione, mi hai sentito? Mi sei troppo vicino!” si lamentò lei quando lo sguardo di Desmond divenne più insistente. Gli portò entrambe le mani sul petto e lo spinse.
L’americano sembrò tornare finalmente con i piedi per terra.
“Scusami” le disse.
La rossa a quel punto comprese che il ragazzo non parlava italiano. Lo aveva sentito parlare in inglese poco prima, ma era talmente agitata da quella situazione bizzarra che non ci aveva fatto caso.
“Sei completamente matto!” lo canzonò allora nella lingua madre di lui. “Come ti permetti?”
Desmond notò come quel tono e quell’espressione arrabbiata non facessero assolutamente parte di lei, come se fosse veramente raro vederla così.
“Potrei averti salvato la vita” rispose semplicemente lui.
Le sopracciglia di lei si aggrottarono, dipingendo un’espressione dubbiosa sul suo volto. “Ma chi sei?”
“Mi chiamo Desmond, e tu?”
La ragazza continuò a guardarlo titubante, poi il suo viso si rilassò. Non seppe perché ma quel ragazzo le ispirava fiducia, a pelle.
“Siria.”
“Siria? Che bel nome” le sorrise. “Mi dispiace di averti sballottato un po’.”
“Stavi fuggendo da qualcuno… ma da chi? Sei un… criminale?” domandò allora lei, preoccupata.
L’americano si abbandonò ad una sincera risata. “No, non preoccuparti. Non sono in criminale e non ho intenzione di farti male.”
La rossa sospirò sollevata. “Meno male. Ma credo che non me lo diresti, anche se fosse.”
“Non preoccuparti” le disse con un sorriso, prima di guardare a destra e a sinistra. Sembrava tutto sgombro e tranquillo.
“Da chi stavi scappando?” domandò ancora Siria.
Desmond guardò il suo ciondolo. Si avvicinò di un paio di passi e lo prese tra le dita.
“Che mi dici di questo?”
La ragazza abbassò lo sguardo sulla sua mano. “E’… una collana” gli disse ridacchiando.
Lui scosse appena il capo e sospirò. “Dove lo hai preso?”
“Cosa?” lo guardò nuovamente accigliata. “Me lo sono fatto fare, ma perché?”
“Te lo sei fatta fare? Ispirandoti a cosa?”
Ma che cos’erano tutte quelle domande? “Ad un gingillo che abbiamo trovato quando ero piccola” disse lei innocentemente, stringendosi nelle spalle.
Bingo! Lo sguardo di Desmond venne traversato da un bagliore. Ora si spiegavano molte cose.
“Ah” sorrise.
“Perché tutto questo interesse?” chiese allora lei.
Lui si strinse nelle spalle. “Così.”
Siria alzò le sopracciglia. “Perché non ti credo?”
Desmond rise appena, ritirando la mano e guardandola negli occhi.
“Senti… ora devo proprio andare. Non dire a nessuno del nostro incontro, va bene?”
“Oh, certo! E alla mia compagna di università che cosa le dirò quando mi presenterò da lei con un’ora di ritardo?” si lamentò la giovane.
L’americano sorrise. “Improvvisa! Ah e…” raggiunse nuovamente il suo ciondolo, prendendolo e lasciandolo scivolare sotto l’ampia sciarpa che la ragazza teneva attorno al collo. “Così va molto meglio” annuì. “Tienilo nascosto e fa attenzione.”
“Attenzione a che cosa?”
“Ci vediamo presto Siria” le disse prima di voltarsi e correre verso il cancello. Con uno slancio ed un gioco coordinato di mani e piedi arrivò in cima ad esso, scavalcandolo e lasciandosi cadere dall’altra parte. Una volta con i piedi nuovamente per terra si tirò su il cappuccio ed uscì dal vicolo, confondendosi tra la folla.
La ragazza lo osservò allontanarsi stupefatta: era più agile di un felino. Raggiunse con una mano il ciondolo, tirandolo fuori ed osservandolo. Si domandava che cosa ci fosse dietro tutto ciò, quel ragazzo, quegli uomini… le aveva detto che si sarebbero rivisti presto, chissà se era vero. Forse un po’ ci sperava.
Lo infilò nuovamente nella la sciarpa, lasciandolo scivolare sotto la maglietta, dopodiché si avviò dalla parte opposta.
Desmond. Che strano ragazzo.






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Angolo Autrice:

Ta-daaaan!
Pensavaaaate che vi avessi abbandonati, eh?!
Ed invece per la vostra (s)fortuna, no! :D
E con tre settimane di ritardo vi posto l'aggiornamento! Yeeee!!!
*Coriandoli ovunque*
(Tanto è carnevale, i coriandoli ci stanno!)
Ok, ahem... *coff coff* torniamo a fare i seri!
Chiedo veeeenia per il ritardo nel postare il sedicesimo capitolo, ma voi non avete idea di che cosa mi sia successo!
Ebbene: ho finito Mass Effect 3!
(Cori di: OOHHHHH!!! :0)
No, ok. Serio. Ho finito la trilogia di Mass Effect e... Wow, ragazzi, che videogioco! Ci sono rimasta talmente alla fine che ho dovuto esorcizzare il mio dolore in qualche modo - ovvero - scrivendo fan fiction su ME!
Per chi lo conosce e lo ha giocato, sa bene di cosa sto parlando!
Difatti non mi andava di inventarmi quali scuse per questo ritardo enorme, anche perché avreste potuto benissimo vedere sulla mia pagina che sono rimasta comunque attiva nel fandom di Mass Effect, quindi perché mentire? *tlin*
Semplicemente ero (e sono tutt'ora) terribilmente ispirata per quel fandom, e così mi sono buttata a pesce su di esso, ho scritto già parecchie cosucce e ne sto continuando a sfornare altre *w*
Chi di voi ci ha giocato? Chi di voi l'ha finito? Chi di voi lo ha amato?
IO! - Ehm... Vabbè, fatemi sapere u.u così potrò assillarvi con i miei feels... *piagnucola*
(*comincia a dispensare migliaia di piccoli cuoricini per Kaidan e Shepard... E tutti gli altri pg*)
*Sbava*

Passaaando alle cose seeerie! Ebbene sì, finalmente è entrato questo nuovo personaggio! E ad un mese esatto dall'ultimo capitolo postato, posto il nuovo!
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito un minimo u____u
E come al solito, passiamo ai ringraziamenti: ringrazio come al solito i fedelissimi SlytherinSoul, Lightning00 e Hamber of the Elves per aver recensito l'ultimo capitolo. Ringrazio anche il nostro nuovo compagno di viaggio: KeynBlack! Benvenuto nei miei scleri più profondi! :D
Come al solito ringrazio chi legge e ringrazio coloro che dopo gli ultimi capitoli hanno inserito la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite! Tanti cuori per tutti voi! <3

E... Che dire?
Grazie, grazie, grazie e grazie!
Ci vediamo al prossimo capitolo! 
Se sparisco per troppo tempo (cosa che spero vivamente di non fare) siete autorizzati a scrivermi i peggio insulti per mp! (So che Lightning00 mi prenderà in parola, caaaaVVa! <3)
Ahahaha e bene: alla prossima!
Baci! :)
   
 
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