10. Ritorno di fiamma? Voglia di fragole? Amici o non amici? Questo è il problema!
Il
grassone sprofondò nell’imbottitura della sua
sedia girevole,
cominciando a contare le banconote con le sue dita a salsiccia, un
ghigno soddisfatto e i due occhietti infossati animati da una luce
avida. Ino sedeva di fronte alla scrivania, rigida e palesemente a
disagio, con le gambe strette una contro l’altra nei suoi
jeans
attillati, mentre osservava con una nota di disgusto il pessimo
arredamento dello studio. - Ci sono tutti, insomma, nessuno sta
tentando di fregarla! - proruppe ad un certo punto,
irritata -
Posso andarmene adesso, o vuole minacciarci ancora di buttarci fuori
da casa nostra? -
-
Vedo, vedo, Yamanaka. Certo che sono un bel po’ di soldi
tutti in
una volta, eh? Un notevole miglioramento, dico bene? - sul volto
dell’uomo, il ghigno perverso si allargò. Ino non
poté fare a
meno di irrigidirsi - Me l’aspettavo però, se devo
essere sincero.
Ho sentito che tu e l’Haruno ultimamente ve la fate con dei
pezzi
grossi, eh Yamanaka? Beh, complimenti, proprio un bell’affare
-
-
Io non me la faccio proprio con nessuno, e tanto meno Sakura. E lei
è
disgustoso! - replicò Ino alzandosi di
scatto e mostrandogli
con rabbia il pugno chiuso. Il grassone proruppe in una risata roca,
dondolandosi avanti e indietro sulla sedia scricchiolante, e
rivolgendole poi un sorrisetto sornione - Non ti conviene provarci,
mia cara, o ti spezzerai quelle belle unghie da puttanella. E
comunque, guarda che … dopotutto, potrei offrirti anche io
un compenso … adeguato, Yamanaka, se capisci cosa intendo
… - Ino
si ritrasse nauseata. - Ma per sua sfortuna, io sono sempre stata un
tipo molto schizzinoso, e i vecchi porci come lei non rientrano nei
miei parametri - Lui rise di nuovo, ma a lei venne la pelle
d’oca.
Si cacciò la borsetta in spalla con un movimento stizzito e
riattraversò lo studio quasi di corsa. Le dita sudate
scivolarono un
paio di volte sulla maniglia prima che le sue mani tremanti
riuscissero a fare presa su di essa. La voce dell’uomo la
raggiunse
di nuovo da dietro, facendole venire i brividi. - Se casomai ci
dovessi ripensare, Yamanaka, sai dove trovarmi -
Disgustoso.
Vecchio porco disgustoso. Ino si richiuse la porta alle spalle con un
colpo talmente forte che fece tremare le pareti.
Eppure,
le sue mani ancora non ne volevano sapere di smettere di tremare. Non
aveva paura, non era questo. Ma le parole di quell’uomo
l’avevano
ferita, in qualche modo. Era come se una piccola, piccola parte
dentro di lei fosse d’accordo. Si era già ripetuta
un centinaio di
volte che Shikamaru era un suo amico, dannazione. Che lei non se la
stava facendo proprio con un nessuno!, eppure
… eppure, le
sue mani, il battito impazzito del suo cuore … Solo un suo
amico,
si ripeté di nuovo, scuotendo la testa con decisione. Solo
un amico.
Solo un amico. Solo … oh, al diavolo,
qualsiasi cosa fosse,
non le interessava! Sapeva
soltanto che in quel momento aveva un disperato bisogno di vederlo.
-
Vieni, tesoro, credo che sia questo il piano giusto -
sussurrò
Sakura uscendo dall’ascensore, tenendo Chiyo per mano e
guardandosi
intorno con aria interdetta. Attraversarono l’ampio e
luminoso
corridoio, raggiungendo la scrivania di quella che doveva essere la
segretaria di Sasuke. - Ehm - Sakura diede un colpo di tosse, per
attirare l’attenzione della donna, occupata a scrivere
qualcosa su
un documento pieno di grafici incomprensibili - Mi scusi, il signor
Uchiha è ancora occupato? -
-
Sì - rispose in fretta la segretaria, senza nemmeno
guardarla, poi
però alzò lo sguardo, aggiustandosi gli occhiali
sul nasino alla
francese e squadrandola da capo a piedi. Si soffermò sul
pizzo
sgualcito della sua camicetta, sullo smalto azzurro delle sue unghie,
sui capelli rosa raccolti in due trecce disordinate ai lati della
testa, e la sua espressione si suddivise a metà tra la
sorpresa e un
disgusto malcelato. Fece lo stesso con Chiyo, e Sakura
rafforzò
istintivamente la stretta sulla manina infreddolita della figlia - Il
signor Uchiha sta ancora lavorando, sì. Per caso lei ha un
…
appuntamento? - disse poi, come se considerasse la
cosa del
tutto improbabile. - No, non ho un appuntamento - rispose Sakura
scuotendo la testa. Sul viso della segretaria si aprì un
sorrisetto
da 'come volevasi dimostrare' - Ma dica al signor Uchiha, per favore
- aggiunse Sakura - che sua moglie e sua figlia lo stanno aspettando,
e gradirebbero molto che si sbrigasse a terminare tutte le sue
barbose faccende da grande uomo d’affari per dedicare invece
un po’
del suo tempo a … noi - concluse, con un
sorriso. La
segretaria la fissò come se l’avesse appena
schiaffeggiata. Fece
passare lo sguardo da Sakura alla bambina, incredula.
-
Sua … sua …? -
-
Oh, e sia gentile, già che c’è,
potrebbe farci portare anche …
dunque, per me un caffè lungo, con molto, molto zucchero e
… tu
tesoro? -
Chiyo
si alzò in punta di piedi, appoggiandosi alla scrivania coi
gomiti -
Per me un gelato alla fragola, con molta, molta fragola, e con un
po’
di panna montata sopra, grazie - Sakura nascose un sorrisetto
orgoglioso dietro il palmo della mano. - Bene, perfetto. Grazie
molte, signorina, il suo è stato un aiuto davvero prezioso.
Allora
noi ci mettiamo lì ad aspettare, lei torni pure al suo
lavoro.
Arrivederci, molto piacere di averla conosciuta. Su, vieni tesoro -
-
Piacere … mio - replicò quella a mezza voce, la
bocca spalancata,
osservando madre e figlia che si accomodavano sul divanetto accanto
alla parete e si scambiavano un cinque ridendo - Oh, cielo -
Shikamaru
fece scorrere la chiave dentro la serratura di casa con uno sbadiglio
da record. Rimise il mazzo di chiavi in tasca e chiuse la porta
dietro di sé dandole una spinta col piede. - Ehi. Bentornato
-
Qualcuno che non era lui accese l’interruttore. Shikamaru
riconobbe
la sua voce in meno di un nanosecondo. Il
suo cervello ci mise ancora meno per ricollegare la voce alla sua
proprietaria. A occhi chiusi, l’odore pungente del profumo
costoso
di lei gli stuzzicò le narici. Un tempo, era sicuramente
stato il
suo preferito. E forse lo era ancora. Per un attimo, dentro la sua
testa se ne sovrappose uno più dolce, ma meno familiare.
Scacciò
in fretta quel pensiero inopportuno - Cosa ci fai qui, Tem?
-
-
Sono passata a trovarti. Non sei contento di rivedermi?
-
-
Beh, non troppo, chissà perché … eh? -
replicò lui con tono
ironico - Qualunque cosa tu voglia, non è il momento. Sto
aspettando
un’amica, Tem. Vorrei che tu uscissi di
qui prima che arrivi
lei -
-
E ti aspetti anche che io ti creda, Shika? Ehi, hai da accendere? -
-
No. Sto cercando di smettere. Perciò, se
non ti dispiace - borbottò lui togliendole la
sigaretta di
bocca.
-
Certo, Shika. Tu che smetti di fumare, ma per
favore - Gli
fece scivolare una mano dietro la nuca, e per un attimo Shikamaru si
sentì avvolgere dal sapore agrodolce del suo respiro,
mischiato al
fumo. Si ritrasse, aggrottando la fronte con uno scatto infastidito -
Ho capito. Sei ancora arrabbiato - sospirò lei alzando gli
occhi al
cielo con una punta d’irritazione. - Sì, lo sono!
Ne ho
ogni fottuto diritto, Tem. Vuoi andartene adesso?
-
-
D’accordo - ribatté - Ma quando avrai sbollito la
rabbia, amore,
chiamami. D’accordo? Mi manchi, lo sai -
-
Potevi pensarci prima -
Lo
baciò di nuovo, lasciando sui suoi vestiti tracce labili di
profumo,
prima di sparire dietro la porta socchiusa.
Shikamaru
sospirò, passandosi una mano sul viso bollente. Era sua
moglie, e
l’amava, ne era certo. Ma non era altrettanto certo di
rivolerla
davvero nella sua vita. Era stata fin troppo brava a uscirne, e
lasciarlo da solo, a pezzi. Per quanto lo riguardava, una volta era
più che sufficiente.
Ino si alzò sulle punte dei piedi sporgendo il naso verso di lui, e aggrottò le sopracciglia, sospettosa.
- Che fai? Sei diventata un segugio adesso? - domandò Shikamaru divertito, scompigliandole brevemente i capelli con un gesto affettuoso.
- Shikamaru, puzzi di nuovo da morire! Hai … hai per caso fumato? - domandò con tono accusatorio.
Lui esitò un attimo, ritraendo la mano dalla sua nuca e ficcandosi entrambe le mani in tasca, sulla difensiva. No, non lui.
- Ehm. Eddai, Ino. Solo un tiro, che sarà mai - borbottò, grattandosi la testa imbarazzato.
La biondina abbassò lo sguardo, contrariata, assumendo al contempo un broncio semplicemente adorabile.
- Come ti pare. Se vuoi bruciarti i polmoni, fa pure. Non sono affari miei -
- Ehi. Mi dispiace, d’accordo? Cosa devo fare? Mettermi in ginocchio?
- Non sarebbe una cattiva idea … - sussurrò Ino, mordendosi l’interno delle guance per impedire alle labbra di curvarsi verso l’alto. Era più forte di lei. Non ci riusciva a tenergli il muso troppo a lungo. Shikamaru sbuffò divertito, scompigliandole di nuovo i capelli biondi. Stranamente, lei lo lasciò fare. - Allora, dimmi un po’, cosa hai portato? - domandò lui sporgendosi in avanti con fare curioso. - Ah! Sono tutti vecchi film. Molto romantici. Molto tragici. Sai, prevedo di piangere un sacco - esclamò Ino consegnandogli un sacchetto rigonfio di videocassette e sorpassandolo per entrare in casa.
- Spero tu stia scherzando … - sospirò Shikamaru abbassando lo sguardo sul contenuto del sacchetto. L’espressione dell’amica però sembrava dire tutto il contrario. Shikamaru si richiuse la porta alle spalle, col suo immancabile mendesouke sospirato tra le labbra secche.
Ma stava sorridendo.
Angolino
di Sisya
Bene,
e questo era il decimo capitolo, tutto per voi, tutto dedicato a Ino
e Shikamaru.
Lo
dedico a tutti coloro che mi hanno seguita fino a qui, e che magari
si sono appassionati a questa storia.
Con
costoro mi scuso anche per il ritardo di aggiornamento,
perché tra
un impegno e l’altro il tempo non è davvero mai
abbastanza. Non
riesco nemmeno a rispondere alle vostre recensioni, accidentaccio. Ma
vi ringrazio tutti, dal primo all’ultimo, dal profondo del
cuore,
per avermi supportata *O* Vi
adoro!!
Sono tanto, tanto dispiaciuta per il ritardo, davvero.