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Autore: Outlast_Amnesia    20/02/2014    11 recensioni
Spero accorrerete in molti!
Quest'introduzione sarà un po' banale, ma sarà in grado di spiegarvi il gioco.
Non vi dico altro, capirete da soli.
Tanti saluti ;))
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri tributi
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Shelk prosegue, sudando. Ultimamente, stanno succedendo cose un po' strane.
Poco fa, infatti, è passata davanti al corpo di una ragazza deceduta, eppure non c'era nessuno accanto a lei. Perché mai non l'avevano ancora presa? Poi, mentre si era voltata per andarsene, una luce accecante aveva investito la stanza e Shelk si era girata di scatto. Un Hovercraft era apparso sopra il corpo della giovane, e aveva abbassato l'arpione per afferrare il corpo. Malgrado ciò, la ragazzina era ancora lì. Un ologramma. Ma certo. Ma poi, il cuore di Shelk aveva cominciato a battere freneticamente. Un uomo era sbucato fuori da dietro una colonna. Aveva un lungo grembiule imbrattato di sangue e il di dietro era scoperto. Con le mani spostava una sedia a rotelle, mentre nella tasca del camice sporco Shelk aveva intravisto un paio di forbici enormi. In ogni caso, l'uomo aveva raccolto la ragazza e l'aveva portata via, convinto che nessuno l'avesse visto. Shelk ha, dunque, scoperto un altro segreto che questo "manicomio" preserva.
Adesso, l'oscurità non smette di opprimerla. I suoi passi riecheggiano nel vuoto, e quello è l'unico suono che le sue orecchie riescono ad udire. E' mai possibile che qui non c'è niente di niente?
La lancia pesa non poco e così è costretta a fermarsi. Ma c'è un'altra cosa che si fa sentire, in questo momento: la fame. Per questo motivo, si sfila lo zaino dalle spalle e apre la chiusura lampo. Con la torcia illumina l'interno e raccoglie un pacchetto di biscotti. Lo strappa velocemente e inghiotte incurante della quantità tutto il contenuto. Alla fine, getta via la busta e si rimette in marcia.
Qualche minuto dopo raggiunge una porta. La apre delicatamente e la attraversa. 
-Oh no- sussurra, cominciando ad indietreggiare. Se lo sarebbe dovuto aspettare, dopotutto. Gli Strateghi devono già essere assetati di altro sangue. La lancia che urta contro lo stipite della porta la tradisce. La figura in lontananza, che le suscita una paura incredibile, si volta, con il sangue che gli cola dagli estremi delle labbra. Se così si possono chiamare.
"Perché già gli Ibridi, maledizione" pensa Shelk, tremando. Il bestione, grosso come un armadio, le sorride malevolmente e inizia a rincorrerla. La sua forza è così bruta che ad ogni passo lancia per aria tutto ciò che incontra sul suo percorso. Shelk torna indietro e sbatte violentemente la porta, iniziando a correre come se non ci fosse un domani.
Quello, con solo tre spinte, la butta a terra e riprende l'inseguimento.
-Aiuto!- grida Shelk, presa dal panico. 
-Aiuto!- ripete qualche secondo dopo, ma le risponde solo il suo eco. E l'eco dei passi del bestione.
La morte incombe su di lei. Riesce a percepire il pianto delle sorelle. Riesce a percepire la distruzione che porterebbe in famiglia, se morisse qui, adesso, in questo modo brutale, alquanto violento.
Una strettoia le si mostra davanti e lei ci passa attraverso, accartocciandosi  per bene. Il mostro sbraita e tira pugni contro la parete, ma ormai la sua corsa è interrotta.
-Ti sta bene!- gli urla contro Shelk, abbozzando un sorrisetto. Ma quando si volta, un dolore tremendo la fa raggomitolare sul pavimento. Eppure, il suo cuore continua a battere come non mai.


Roxas ha un volto inespressivo. Il suo zaino adesso è a terra, così si abbassa per raccoglierlo. Quando si rialza, osserva la ragazza che ha colpito.
La lampada offre poca illuminazione, ma lui riesce a scorgere almeno le parti essenziali: ha dei capelli liscissimi, neri come la pece, e gli sembra anche che abbia le lentiggini, attorno agli zigomi. Nonostante siano molto diverse, Roxas ricorda Leevy. In quella ragazza, la rivede. Hanno la stessa corporatura, e anche la stessa altezza. "Cos'ho fatto?" si domanda, anche se il suo volto non cambia espressione.
La prende per le gambe e la trascina fino al muro lì vicino. Le fa bere un po' d'acqua, e la ragazza subito si riprende. Gli occhi azzurri brillano vividi di fronte al ragazzo.
-Cos'è... successo?- chiede Shelk, massaggiandosi la nuca. A pensarci bene, la rivede anche nei suoi movimenti. Chissà adesso dove si trova la sua compagna di Distretto.
-Chi sei?- propone Roxas, incorciando le braccia.
-Io sono... Shelk Satin, Distretto 8. E tu?-
-Roxas Finch, Distretto 9. E qualcuno ti ha colpita.-
-Chi?-
-Io.-
Shelk cambia espressione, fissandolo come se fosse un pazzo. Non gli chiede perché. Dopotutto, sono agli Hunger Games. Si limita ad annuire. Così, è Roxas ad intraprendere nuovamente una conversazione.
-Ehi, per caso hai visto Leevy?- domanda lui.
-Chi?-
-La mia compagna. Bionda, esile, un po' bassina...-
-Oh... be'... sì- risponde Shelk, fermandosi.
-E dov'è?- 
-Io... mi dispiace molto... non vorrei dirtelo così, ma... lei è... come dire... andata via.-
-Andata dove?- chiede il ragazzo, anche se sul suo volto c'è comprensione e rabbia. L'altra non risponde, ma abbassa il capo.
-Andata dove?!- alza la voce Roxas, puntando la lancia della ragazza contro di lei.
-In cielo- conclude Shelk. Sembra che voglia rimangiarsi le parole appena pronunciate.
-No, no, no, no. Non è possibile. No, no, no.- ripete Roxas, mettendosi le mani fra i capelli mori.
-Ho visto che la portavano via e...- prosegue Shelk, interrotta.
-Basta. Basta così. Mettiti in piedi e andiamocene da qui, prima che decida di farti del male- mormora il ragazzo, aiutandola a rialzarsi.
Eppure, Shelk sembra credere che lui non la ucciderebbe. Non ci riuscirebbe.


Damon si risveglia e viene colto da un'improvvisa sensazione di mancanza d'aria: una benda gli copre gli occhi e riesce a percepire che ha qualcosa sulla bocca, ma non riesce a capire cosa. Quando cerca di muovere le braccia, sente qualcosa che le tiene serrate. E' bloccato. Cosa sta succedendo? L'unica cosa che sa è che qualcuno lo sta trasportando, poiché il suo corpo è disteso su un aggeggio con le rotelle; lo capisce dal suono. Accanto a lui, qualcuno canticchia.
-E quando anche il sole sarà sooorto, anche tu sarai mooorto- stridisce la voce, chiaramente appartenente ad un uomo.
Damon cerca di scalciare, di liberarsi, di rimettersi in piedi, ma è tutto vano.
-Ehi, giovanotto, vuoi forse farmi innervosire?- sussurra l'uomo, fermando per un attimo la corsa. Un clangore metallico risuona nell'aria e Damon inizia a sudare attraverso tutti i pori del suo fragile corpo. Le sue labbra si aprono in un commento piuttosto offensivo, ma è ben consapevole che quello non lo sentirà. Ma almeno è uno sfogo.
-Cosa ti taglierò prima, una volta arrivati, eh? Gli orecchi? Il naso? O magari i testicoli?- suggerisce l'uomo, ridendo come fosse un pazzo. Poi, la sua voce si tramuta incredibilmente, tanto da far paura.
-Se non la smetti di muoverti, ti uccido all'istante, hai capito, moccioso dei miei stivali?!- grida l'uomo, colpendo il torace di Damon con un pugno. Un verso che esprime dolore si leva attraverso l'oggetto che gli copre le labbra, ma va affievolendosi pian piano.
Dopo un po', senza aver tentato altre ritorsioni, la barella su cui giace il suo corpo si ferma e l'uomo esegue una pericolosa manovra. Poi, quello afferra Damon e lo conduce su una specie di sedia. E finalmente, la luce.
Quando la benda che gli copriva gli occhi cade rapidamente sul pavimento, Damon viene colto di sopresa: un uomo, vecchio e raggrinzito, con numerose rughe sul volto e con solo quattro peli sopra il capo, gli sta davanti. Ha posizionato il ragazzo su una sedia a rotelle, come se dovesse entrare in quarantena. Ma ciò che sorprende di più il ragazzo è il corpo di quell'abominio: ustionato, dal collo fino alle unghie delle dita dei piedi. Uno spettacolo terrificante. E in più, ha un solo grembiule, sporco di sangue, a coprirgli l'organo sessuale; peccato che il sedere sia messo in mostra in una maniera leggermente disgustosa.
-Sei un Ibrido, vero?- domanda Damon, cercando di calmarsi. L'uomo non gli risponde subito, ma si ferma davanti a un lavabo. Si lava le mani come se dovesse eseguire un operazione urgente, si infila guanti verde fosforescente e poi inizia a parlare.
-Suppongo di sì-
-E come mai sai parlare?-
-Io sono davvero esistito, scettico-
-Non è possibile-
-Be', ovviamente a scuola non vi fanno fare la storia del Mount Massive Asylum- replica bruscamente l'Ibrido, grattandosi il mento.
-Questo è un manicomio?-
-Certo. Dove credevi di essere, ragazzo?-
-Io...non lo so, in verità...- mormora il ragazzo. Solo adesso si è accorto che la sua bocca è nuovamente libera. Chissà dove è finito l'aggeggio che poco fa gliela copriva.
Improvvisamente, l'uomo si avvicina, togliendo il respiro a Damon: stretto fra le sue mani, c'è una tronchese. Enorme. Poi, dopo uno scatto, solo un doloroso grido.


Bricyll cammina, trattenendo il fiato: ogni passo che fa, ogni sforzo in più che i suoi piedi eseguono, le sembra di essere all'Inferno. Un supplizio senza fine.
Konan, a questo punto, si ferma e incrocia le braccia.
-Okay, ascolta: se non sali immediatamente sulle mie spalle, giuro che ti lascio qui da sola- proferisce.
-Non voglio essere un peso per te, Konan. Ti prego, andiamo avanti- mugola la ragazza, anche se non sembra tanto convincente, dato che si appoggia al muro più vicino.
-Va bene, ho capito- annuisce il ragazzo. Poi, con un rapido spostamento, si mette la giovane in groppa e comincia a camminare, andando di qua e di là.
-Ehi, ehi, mi fai venire il mal di mare!- esordisce Bricyll, ridendo come non mai.
-Ma se non c'è nemmeno l'ombra del mare!- esclama Konan, unendosi alle risa della sedicenne.
Ma questo momento svanisce immediatamente, come una nuvola si dissolve dopo uno splendido arcobaleno.
-Senti, Konan... cos'era quella cosa che abbiamo visto prima?- 
-Credo fossero... persone impalate,- risponde il ragazzo, proseguendo senza distogliere lo sguardo.
-Ma... ne sei sicuro al cento percento?-. Ovviamente vorrebbe sentirsi dire di no, la giovane. Ma purtroppo, gli occhi non mentono.
-Sì. Lo so, era uno spettacolo terrificante. Ma adesso non pensiamoci più, ti prego.-
Dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio, i due raggiungono un incrocio. Due percorsi differenti si aprono sui loro lati opposti, mentre un'altra via si estende davanti a loro.
-Dai, Bricyll, a te la scelta- la incita Konan, posandola un attimo a terra. Quella, in tutta risposta, si mette le mani fra i capelli.
-Non lo so, Konan. Mi sembra tutto sempre così uguale in questo dannato posto...- replica lei, cercando di resistere alla voglia di camminare.
-Va bene, allora...- riflette il ragazzo, tendendo le orecchie per ascoltare il rumore che è appena riecheggiato nella via dritta.
-Ok, non mi piace... Konan, torniamo indietro, dai...- supplica Bricyll, ma ormai le voci sono vicine. Sembrano due persone. Ma è la voce di un ragazzo a farsi sentire.
-Ok, Crystal, ti giuro che se mi fai fare lo stesso giro un'altra volta, non ci penserò due volte ad ucciderti-
-Senti, Jeremy-so-tutto-io, non è colpa mia se qui c'è solo buio, buio e ancora buio. Perché non ti dai da fare e illumini questi stupidi corridoi, eh?- replica la voce di una ragazza. Poi si intromette una nuova voce, sempre femminile.
-Vi sembra il caso di piagnucolare, ragazzi? Abbiamo dei tributi da mettere a morte. Su, su, datevi da fare- 
-Tu sta' zitta, Coralyn, che non fai altro che stare in silenzio e affilare quei tuoi stupidi coltelli- ribatte il ragazzo. Poi le torce si incontrano e i Favoriti sorridono malevoli. 
Bricyll ha gli occhi sbarrati, Konan invece cerca di darsi forza. E anche da parte sua. Ma cosa può fare contro tre di loro?
-Bricyll... Bricyll... Bricyll, scappa!- urla il ragazzo, mettendosi davanti a lei. Jeremy balza in avanti e innalza la lancia che ha reperito il giorno prima. Konan la schiva prontamente, mentre Bricyll inizia a seminare i suoi nemici. Tuttavia loro non sono così stupidi come potrebbero sembrare. Le due ragazze, infatti, hanno cominciato ad inseguirla. Tanto c'è il Favorito dell'1 a tenere compagnia a Konan.
Quest'ultimo estrae la sua spada e la punta contro il petto di Jeremy, ma lui lo deride come fosse un bambino. Abbassandosi, fa lo sgambetto al diciottenne che cade a terra, sbattendo la testa. Mentre se la massaggia per constatare di non aver subito danni gravi, l'altro fa roteare la lancia nella sua mano e la conficca nel pavimento, poiché il ragazzo è stato più veloce di lui. Come un felino, lo assale e con le unghie comincia a graffiare il volto di Jeremy. Le prime gocce di sangue della battaglia si fanno vedere, finalmente.
Il Favorito si libera dalla presa del forzuto ragazzo e con un contrattacco molto particolare rovescia la situazione. La sua lancia colpisce la spalla di Konan, e questo cade sulle ginocchia, posandosi una mano sulla ferita e abbassando il capo, in segno di disfatta.
-Addio, mio caro- conclude Jeremy. Poi, la sua lancia attraversa il petto di Konan, trafiggendogli in pieno il cuore. Qualche lacrima si riversa sul freddo pavimento, prima che Konan si accasci sul terreno, esanime. Non ha tempo per pensare, né per parlare, né per fare altro. Nella sua mente, solo Bricyll. "Ce la farai, amore" sono i suoi ultimi pensieri, prima di abbandonare per sempre la vita terrena.


Coralyn respira faticosamente, mentre le sue gambe ormai avanzano senza fermarsi e senza che lei ordini loro cosa fare. Sono fuori controllo. La voglia di uccidere è troppa. E, a quanto pare, anche Crystal la pensa così.
Bricyll continua a correre, evitando ostacoli, casse messe qua e là e altri vari oggetti. Non c'è niente in vista, niente di niente.
La distanza fra lei e le altre due si accorcia sempre di più, così è costretta a riflettere il più velocemente possibile. Improvvisamente, nella sua mente appare l'immagine di Violet. La sua piccola sorellina, che canta. Poi, il fratello maggiore; poi, quello che si è trovato nella sua attuale situazione. Eppure, lui è morto. Sarà anche il suo turno, a questo punto? Inoltre, c'è anche la lettera. Le parole le vorticano in modo disordinato nella sua mente, senza un filo logico. "Ovviamente non sei morta, e spero che non succederà, ma il solo pensiero che tu stia lì mi distrugge...". Così finisce la parte di lettera che lei ha letto, prima che le venisse proibito di continuarla. Potrebbe vivere con il rimorso di non aver compreso interamente le reali intenzioni della madre? Magari avrebbe potuto perdonarla, un giorno, se almeno avesse potuto vederla, ancora una volta. Ma di questo passo, con quelle due assassine alle calcagna, quante speranze ha di fare ritorno? Probabilmente nessuna.
A un certo punto, però, una ragazza le appare davanti; anche se al buio non si vede quasi nulla, riesce a distinguere i suoi capelli rossi, ricci e che le arrivano poco sotto le spalle.
-Scappa!- grida Bricyll, attirando l'attenzione della ragazza. Ma quella, temendo di essere in pericolo, tira fuori il suo coltello e lo lancia in direzione di Bricyll. Lei, con un'abilità che non sapeva di avere, lo schiva, ma è intenzionata a non fare del male a quella ragazzina. Sembra proprio una bambina.
-Crystal, raccogli quel coltello, veloce!- urla una delle due voci dietro, e per loro la corsa comincia ad arrestarsi. Ma non per Bricyll. Lei ha intenzione di sopravvivere, a tutti i costi. La ragazzina, scorto il pericolo, si rintana subito in una stanza vicina e sbarra l'ingresso. Ma almeno per adesso, sembra che il peggio sia passato.


Leaf respira affannosamente, con la schiena appoggiata sulla porta. Menomale che ha trovato un pezzo di legno abbastanza resistente. Qualcuno le ha detto di scappare, poco fa. Eppure, ormai non si fida più di nessuno. Perché dovrebbe? Dopotutto, gli Strateghi sono stati capaci di farle uccidere il suo compagno di Distretto, l'unico di cui si fidasse ciecamente. E adesso è sola, immersa nella più completa oscurità. 
Nella sala da bagno che ha usato come bunker personalizzato la luce va e viene, come se all'interno di questa strana struttura ci fosse qualcuno che gioca con gli interruttori. Forse c'è, in fin dei conti. Ma adesso è il suo problema minore. Non riesce ancora a capacitarsi di come sia possibile che è ancora viva. Certo, i lavandini non sono del tutto rotti; di tanto in tanto, l'acqua scorre. Ma la ragazza non ne assapora grandi sorsate, dato che, per qualche oscuro motivo, è convinta che non sia potabile. E poi, quando lo stomaco brontola, si rende conto di non avere rifornimenti. Forse, dovrebbe mettersi in marcia.
Perciò, con rapidità raccoglie la sua torcia dal pavimento e perlustra per l'ennesima volta la stanza: ovviamente, ci sono sempre le stesse cose. Si aspetta forse che il cibo piova dal cielo? Non si vede neppure più, il cielo.
Posa l'orecchio sulla porta e fuori regna il silenzio. Così, libera la porta e tira la maniglia verso l'interno. E' tutto così uguale, in questo dannato luogo. Si butta i capelli dietro le spalle e avanza, senza armi e senza viveri. Solo con la sua torcia. 
Dopo qualche minuto, raggiunge nuovamente l'area principale, quella con la Cornucopia. Ma, ovviamente, non c'è più nulla lì dentro, o lì intorno. Uno strano suono lontano, tuttavia, le fa cambiare idea, e cambia direzione. Ad ogni passo, il pavimento scricchiola leggermente e teme sempre che ci sia qualcuno a seguirla. 
"Suvvia, Leaf, dove hai lasciato il tuo coraggio?" sussurra a se stessa, scrollando debolmente il capo.
-Ma che razza di posto è questo?!- comincia ad arrabbiarsi Leaf, con uno sguardo che farebbe paura anche ad un diciottenne. Lei sa di non trovarsi in un labirinto, eppure sembra che ogni passo che fa la conduca sempre nello stesso posto. Sta forse girando in tondo?
-Qualcuno mi aiuti!- grida nuovamente, tappandosi immediatamente la bocca. "Forse non avrei dovuto urlare" riflette, allontanandosi da lì. 


Haylee cammina a passo veloce, sempre con l'arco stretto nel suo pugno. E' da un po' che si è avventurata in una zona di questo "monumento" con la luce sempre accesa. Certo, un po' fioca, ma pur sempre presente. Ad un certo punto, mentre perlustra l'area in cui è arrivata, qualche ricordo le affiora nella mente.
Qualche anno fa, nel Distretto 3, una tempesta incombeva possente e minacciava coloro che restavano fuori le proprie abitazioni. Be', Haylee era fra quelle persone. Quando i primi fulmini si scagliarono sul suolo, la gente prese ad urlare sbigottita, come se avessero addirittura dimenticato dove vivessero. La piazza si stava sgomberando, pian piano, e Haylee, nonostante a scuola glielo avessero spiegato numerose volte, non era ancora riuscita bene a capire come mai i fulmini colpissero così assiduamente quella zona del Distretto. Anzi, il Distretto stesso, e non gli altri. Probabilmente a causa di tutti quei numerosi fili elettrici. Sì, probabile. Alla fine, qualcuno le afferrò il braccio e la condusse in una squallida abitazione, che puzzava di birra e di escrementi. Anche di piscio, a pensarci bene. Gli occhi della ragazza riconobbero instantaneamente il volto di Ronald.
-Cosa vuoi adesso, Ronald?- incrociò le braccia e inarcò le sopracciglia la ragazza, sebbene fosse sollevata dal non essere più fuori, a rischiare di prendersi un forte raffreddore.
-E' così che si tratta il miglior Pacificatore del Distretto?- ribatte lui.
-Sì, sì, hai ragione e tutto quello che vuoi. Adesso dovrei tornare a casa- sollevò il capo la ragazza, probabilmente aspettandosi che l'uomo l'avrebbe accompagnata a casa.
Ma lui, di tutta risposta, se la tirò verso il suo corpo e le infilò una mano sotto la camicetta di seta. Poi, le sbottonò i pantaloni e la sua lingua si insinuò nella bocca di Haylee, provocandole disgusto. Stava succedendo di nuovo.
-Aaaaah!- grida Haylee, appoggiandosi ad una colonna vicina. Perché continua a pensare a quel giorno? Avrebbe dovuto rimuoverlo dalla sua mente molto tempo fa. 
Si rimette in marcia, ed entra nella stanza più grande che probabilmente abbia mai visto: una specie di reception, con due lunghi tavoli lignei con sopra una decina di computer, piuttosto antiquati. "Saranno quelli che si usavano nel 2000" riflette, abbozzando un sorrisetto. Dall'altra parte di quei tavoli, qualcuno è a terra, e trema.
Lei corre nella sua direzione e gli solleva il capo.
-Chi sei? Che ti è successo?-
-Io sono... dietro... di te- mormora quella figura dai capelli mori, indicando qualcosa alle spalle della ragazza. Ma lei non ha il tempo di voltarsi, perché qualcuno o qualcosa la colpisce in testa, facendola svenire.


Sophie non sta facendo altro che fissare Geralt da un'oretta circa.
-Ma hai qualche problema della pelle?- domanda lei, non rallentando la propria camminata.
-Sono albino-. E' la risposta secca del ragazzo.
-Ah, ovviamente. Dunque per te è una fortuna trovarci al buio...- 
-Suppongo di sì-
-Ma quali problemi potresti avere alla luce solare?- chiede ancora la ragazza, volendole sapere di più. Il ragazzo trae un profondo sospiro, poi le risponde, con una voce calma anche se un po' distaccata.
-Nulla di che, ad essere sincero. Mi provoca solo un po' di fastidio, ma nulla di eccessivamente grave. A volte basta che mi copra. Diciamo che molto spesso il fastidio principale riguarda i miei occhi.
-Capisco... beh...- ricomincia Sophie, interrotta.
-Dobbiamo trovare Amy-
-No che non dobbiamo!- emette un grido Sophie, con un volto rabbioso.
-Perché non vuoi che sia qui con noi?-
-Non farebbe altro che rallentarci. Noi da soli siamo veloci e anche più forti. Non abbiamo bisogno di una stupida sedicenne...-
-Bada a come parli, Sophie. Ha avuto anche lei problemi difficili, quando era piccola. Non trattarla male- 
-Non mi importa quali siano i suoi problemi... sono solo stronzate.
Geralt a quel punto, accecato dalla rabbia, le si avvicina, la blocca contro il muro e le mette un braccio sulla gola.
-Ok, vedo che non ci capiamo: io non sono una persona molto amichevole, e non mi piace nemmeno dover spiegare alle persone come comportarsi. Voglio, tuttavia, che sia chiaro che Amy non è cattiva, a differenza tua, e mia.
-Tu non sei cattivo- cerca di difenderlo Sophie.
-Io ho ucciso delle persone, cazzo, Sophie! Una anche qui, nel Bagno di Sangue! Non capisco perché ti ostini a seguirmi, a questo punto.
-Perché so che a me non faresti del male.
-E perché mai credi una cosa del genere?
-Be', perché ti trovo attraente.


Crystal e Coralyn camminano l'una di fianco all'altra, senza preoccuparsi del fatto che Jeremy non le stia seguendo. Dopo l'inseguimento che hanno condotto nei confronti di Bricyll, il fiato è venuto a mancare e sono state per un po' in silenzio, mentre esploravano ancora le stanze nelle quali era possibile accedere.
-Fammi vedere quel pugnale- ordina Crystal a Coralyn, strappandoglielo da mano, con una disdicente violenza.
-Non credo che siamo arrivate al punto dove sei tu a impartire gli ordini.
-Io credo proprio di sì, invece- annuisce l'altra, mentre calcola nella sua mente i danni che un coltello del genere potrebbe causare a qualche tributo. O anche a qualche Ibrido, eventualmente.
Camminano senza una meta certa per un altro po', finché non si trovano di fronte ad un ascensore, che ovviamente non funziona.
-Maledizione!- stridisce Crystal, cominciando a prendere a calci l'aggeggio trasportatore.
-Ehi, non funziona, smettila!- la blocca Coralyn, interponendosi fra lei e l'ascensore.
-Ok, allora andiamo a sinistra- prende la decisione Crystal, proseguendo nella direzione da lei suggerita.
Una sedia a rotelle si trova in mezzo al corridoio, e qualcuno è seduto lì sopra. Ogni tanto la testa di quello vibra, sconcertata, per poi ritornare nella posizione originaria. Ha la pelle leggermente putrefatta, vista da lontano.
-Striscia lungo il muro, forza- incita Crystal a Coralyn, facendo andare prima lei.
-Questa è l'ultima volta che eseguo i tuoi ordini, Cr...-. La sua voce si blocca, quando quella persona le si getta addosso, afferrandole la testa.
-Aaaah! Aiutami Crystal!- urla, mentre quello le tira i capelli, cercando di scaraventare il capo della ragazza contro il pavimento.
Un colpo secco, e la testa di quello vola via.
-Era ora- si lamenta Coralyn.
-Allora, continuerai a rinnegare i miei ordini?-
-Dannazione.


-Aspetta, fa uscire prima me- sussurra il piccoletto.
-No, Willy, ce la faccio da sola, non preoccuparti- gli risponde Melissa, aprendo la botola con delicatezza e afferrando con le sue tenere mani i principali pioli della scaletta. I suoni che producono le sue scarpe a contatto con i pioli risuonano nell'aria, e non riesce a nascondere la paura che qualcuno possa sentirla. Eppure, al fianco di Willy e di Daniel, si sente alquanto sicura.
Alla fine, molla la presa e, cercando di non urlare troppo, dice :-Tutto bene. Venite giù.
-Spiegami ancora una volta per quale motivo stiamo scendendo- mugola Willy, afferrando anche lui i primi pioli della scala.
Daniel gli risponde con un tono un po' scocciato. -Dobbiamo prendere rifornimenti, a meno che tu non voglia morire di fame. A quel punto, resta pure qui.
-Ok, ok, non arrabbiarti. Volevo solo rendermene completamente conto...- si allarma il ragazzo, mentre passo dopo passo giunge accanto a Melissa. Pochi secondi dopo, li raggiunge anche Daniel e, insieme, si mettono in marcia.
Melissa tiene lo sguardo fisso sul martello di Daniel, ancora impiastricciato di sangue. Con che coraggio qualcuno avrebbe potuto fare quello che ha fatto lui? Anche se è questo che si fa, negli Hunger Games. Si uccide, pur di non essere uccisi. E per coloro che non vogliono uccidere, la morte sopraggiungerà senza farsi aspettare. Perché è così che la vita umana va condotta.
Sono passati più di quindici minuti e non hanno fatto altro che svoltare prima in un corridoio buio, poi in uno illuminato, poi di nuovo in uno buio. Nessuna traccia di cibo, nessuna traccia di acqua. Niente di niente. Assolutamente niente.
-Secondo voi gli Strateghi hanno svuotato questo posto?- domanda Willy, grattandosi la pancia.
-Non credo. Non è nel loro stile. Probabilmente avranno saccheggiato l'area i Favoriti- lo contraddice Daniel, con la mente occupata tuttavia da altri pensieri. 
"Haylee. Dove diavolo sei?" oppure "Ti prego, Dio, fa' che non sia morta". Speranze, direbbe qualcuno, vane, ma lui non smette di sperarci. Sa, nel profondo, che Haylee sta girovagando ancora intorno a questa sottospecie di ospedale.
Finalmente, dopo aver cercato e cercato invano qualcosa da usare per rifornirsi, i tre raggiungono un'ampia stanza, nella quale c'è una serie infinita di scatoloni.
Melissa si precipita ad afferrarne uno con un sorriso stampato sulle labbra. Le due ante dello scatolone si spalancono e Melissa emette uno strepito incredibile. Il contenitore ligneo viene scaraventato sul pavimento e dal suo interno si spargono varie parti del corpo umano su tutto il pavimento: membra, intestini, parti di cervello. Ci sono anche braccia e gambe.
Willy si sforza per non vomitare, mentre Daniel si avvicina, accorto. Opta per non toccare quelle cose, ma attraverso le sue narici cerca di individuare se siano reali o fittizie.
-Secondo voi qualcuno qui è stato... brutalmente ucciso?- domanda Melissa, con le lacrime agli occhi. Willy la abbraccia, disgustato quasi quanto la ragazza. Daniel si rialza, posandosi un pugno sopra il mento.
-Se dovesse essere vero, al massimo è stato smembrato. Come potete vedere, non c'è... più un corpo, a cui questa roba appartenga.
-Questo vuol dire che...- interviene nuovamente Melissa, che riceve un segno di consenso da parte di Daniel.
-Esattamente. Ci troviamo in un ospedale dove, invece di salvare la gente, i medici la smembravano. Probabilmenti per esperimenti.
-Ma come è possibile?- domanda Willy, ancora basito.
-Be', è facile. Un ospedale psichiatrico. Dove, possibilmente, anche i medici stessi erano pazienti di questo ospedale, senza rendersene effettivamente conto.


Una croce enorme. Lignea. Ecco ciò che gli occhi di Micheal vedono.
-Micheal, cosa sta succedendo?- domanda Amy, parzialmente preoccupata.
-Non preoccuparti... credo che... qui si svolgessero rituali religiosi. Nulla di cui preoccuparsi, penso- cerca di autoconvincersi il ragazzo, provando a convincere anche la sua compagna, che però non abbocca, a quanto pare.
Mentre tentano di avanzare, qualcuno sbuca da dietro la gigantesca croce. E' un uomo calvo, con qualche capello che gli sbuca appena sulla nuca; ha una tunica grigia, tendente al beige, simile a quella che portano i monaci, e possiede anche, stretta attorno al collo, una collana con una croce. Ha i piedi scalzi, e anche un po' consumati.
-Anime peccatrici di Dio, benvenute in questa pregiata sala- esulta l'uomo, aprendo le braccia in segno di magnificenza. Nei suoi occhi brilla una luce che nella stanza è inesistente. Amy è colta dal panico, e Micheal inarca le sopracciglia.
-Siete giunti nel momento giusto, miei cari peccatori. Volete redimervi dai vostri peccati?- domanda l'uomo, avvicinandosi ai due giovani. Micheal fa un passo indietro, preoccupato.
-Sta' fermo dove sei, Ibrido!- grida, mettendosi davanti ad Amy, che però non dà segno di voler essere protetta.
-Blasfemia! Le tue parole sono blasfeme! Come osi mettere piede in questo sacro santuario?! Scettico!- urla l'uomo, afferrando i primi oggetti che gli capitano a tiro e lanciandoli contro il muro. La rabbia lo sta sopraffacendo, e i due ragazzi cominciano a farsi prendere dall'ansia. Se non è un Ibrido, cos'è allora? "No, no, deve essere per forza un Ibrido" si rassegna Micheal, tornando a fissare l'uomo con sfrontatezza.
-Non mi ritengo scettico. E prima di insultare, conosciamoci. Chi è lei?
-Io sono il profeta di Dio, mio caro ragazzo. Mandato in questo splendido ospedale psichiatrico per salvare queste anime peccatrici dalle loro perversioni. Io sono il nuovo profeta di Dio!- scoppia a ridere l'uomo, mentre da dietro l'enorme croce appaiono altre persone, con la pelle bruciata e in parte distrutta. Alcuni di loro sono addirittura nudi, e sono tutti di sesso maschile. Improvvisamente, senza che i ragazzi potessero aggiungere altro, questi uomini afferrano il profeta per le braccia e lo incatenano alla croce, sia attraverso le braccia sia attraverso le gambe. Solo in quel momento, i due si rendono conto che sotto la croce ci sono dei pezzi i legno, e che uno degli uomini nudi sta appiccando il fuoco.
-Questo è il mio destino!- urla l'uomo; le sue parole sono seguite da grida di dolore, per il suo corpo che sta bruciando. Le fiamme si innalzano sempre di più, e l'uomo scompare dietro di esse. Alla fine, del profeta non restano che le ossa.
-Oddio! Oddio! Io.. io.. ti prego Micheal, torniamo indietro!- urla Amy, tirando il braccio del ragazzo, che è ancora sconvolto. I due si voltano, ma un riflettore si accende in lontananza, alle loro spalle.
-Non credo che la vostra fuga durerà molto, miei giovani eroi- dice qualcuno. Poi, l'intera stanza cade nell'oscurità.
Hanno giusto il tempo di vedere i morti del giorno: solo il ragazzo del 12. Bene.



~Spazio autore
Buonasera, miei carissimi e amatissimi lettori e recensori! <3
Ok, lasciate che cominci a riempire questo spazio con le mie più profonde scuse per il ritardo, anche se non eccessivo. Anche se certo, nove giorni... mi dispiace, ma è stata una settimana difficile >.<" Spero mi perdonerete *^*
Inoltre, salutiamo l'unico tributo decaduto di questo secondo giorno:

Konan Lupper, Distretto 12.

Ok, mi è dispiaciuto tantissimo doverlo uccidere, ma già è tanto che abbia deciso, per adesso, di salvare gli altri. Perché, ogni volta che scrivo, diventa sempre più difficile selezionare i morti in base al vincitore che, diavolo, non ho ancora scelto D:
In ogni caso, condoglianze :'(
Inoltre, potete esprimere un voto anche in questo capitolo, perché dal prossimo capitolo, tutti i tributi con almeno 2 voti riceveranno qualche dono dagli sponsor :) . Quindi datevi da fare, su su.
E, infine, mi piacerebbe, come ad ogni capitolo, che con una recensione mi faceste sapere cosa ne pensate del capitolo (e di eventuali errori).
Ringrazio sia coloro che leggono sia coloro che recensiscono (che ho nominato nello scorso capitolo ;)
Benissimo, allora.
Al prossimo capitolo,
-Outlast_Amnesia <3

P.S: Per quanto vorrei che l'idea risultasse originale, non mi piace prendermi meriti che miei, alla fine, non sono. Come ha giustamente detto yoyobigship nello scorso capitolo, questo "manicomio" non è di mia inventiva, ma l'ho tratto da un meraviglioso videogioco horror, il cui nome è proprio "Outlast". Ovviamente, le scene scritte sono puramente mie, ma i personaggi al di fuori dei tributi non proprio. Li ho solo modellati a modo mio, dato che nel videogioco non parlano molto ahah ;)
Be', spero che, anche se con questa notizia, continuerete a seguire la storia :))
Ecco, ad esempio, la scena vista dal punto di vista di Damon con quell'essere con il grembiule :)


  
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