Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Samita    21/02/2014    3 recensioni
Rivisitazione di questo spettacolare film in chiave adulta, un po' missing moments, molto centrata sul rapporto Anna/Elsa, con qualche OOC per un'interpretazione più matura. A chi gradisca, è benvenuto.
«Vai.
Esci.
Anche per me.
Così che io la sera possa sentire ancora questi passi felici.»

«Questo è quello che dice la gente, ché alla gente piace dire molte cose. Dice che fosse l’inverno più freddo degli ultimi cent’anni, e che il manto innevato avesse bloccato le porte delle case, e le finestre: tanta era la neve che la stessa levatrice non aveva avuto modo di giungere in tempo al castello.
Questo è quello che dice la gente.
Chè la gente lascia che le parole fluiscano come nulla fosse, e crea le leggende.
Sono quelle, ciò che restano.
Ciò che dice la gente.»
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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7: Arendelle




Fatemiuscirefatemiuscirefatemiuscire – questo era l’unico pensiero che passava per la sua testa, stretta fra il tizio a sinistra (Udof, da quel che aveva capito), quello a destra – che rimaneva senza nome, al momento – e Marie, che la chiudeva da dietro.

"La piantiamo con tutta questa birra? La ragazzina si ubriacherà solamente ad annusarne i fumi!"

"E che t’aspettavi di trovare in una taverna? Miele? Dai, prendi –" Udof continuava a sventolarle un boccale sotto il naso, che veniva sistematicamente sequestrato dall’oste, Aaron, che lo allontanava da Anna e lo riportava ad una distanza minima di qualche metro da lei.

"Non farti buttare fuori, Udof." ripeteva.

L’odore di birra era effettivamente forte – molto forte: la cosa peggiore non era l’odore di birra, era l’odore di gente che sapeva di birra – nauseante. Anna l’aveva già sentito, quell’aroma pungente, ma non riusciva bene a collocare nella sua mente dove o come.

Il naso arricciato, tentava disperatamente di individuare una via di fuga.

"Se l’assaggiassi, ragazzina, non faresti quella faccia schifata."

"Oh, ma piantala, Mateus – la birra è roba da Uomoni."

"UomOni? rise Mateus.

"Bimba, lasciali stare, sono andati."

"Hem...." pigolò Anna, cercando di voltare le spalle al bancone. "Forse è il caso che me ne vada..."

"Ma no – perché? Non è tardi, via!"

"Veramente, il sole..."

"Ma qui il sole va giù subito, principessa!"

Anna ebbe un sussulto.

Principessa?

Oh, merda.

Benvenuta, prima imprecazione della vita di Anna. Era in effetti il momento più adatto per spuntare dalla sua mente.

"Hem..." continuò a pigolare quella. Perché la trattenevano lì?

Perché?

AH, ecco. Certo. Era un rapimento.

Lo sapeva.

No, non lo sapeva.

Ne era convinta.

"Credo proprio di dover andare..."

"Neanche mezza pinta?"

"Mezza pinta?" tuonò Aaron. "Tu fai toccare anche solo mezza goccia di birra alla lingua di quella ragazza e ti giuro che ti sbatto fuori a calci! Ci manca solo che mi pigli una multa, sai? Eh? Udof, ascoltami!"

"Non posso, sono sbronzo." fu la semplicissima risposta di Udof.

Anna, nel panico mentre le trame delle possibili evenienze le intasavano il cervello, iniziava a lasciarsi afflosciare sulle gambe, facendosi via via più piccola.

"Beh? Che ti prende, bimba?" chiese Marie, osservandola sprofondare con la schiena appiattita contro il bancone. "Stai male?"

"Non fatemi del male..." mormorò la ragazza.

Marie aggrottò le sopracciglia, abbassandosi: Anna ebbe un primissimo piano dei suoi poderosi seni.

"Non ti sarai mica fatta spaventare da questi tre?" domandò, retorica.

"Ehi!" protestò l’oste, passando di là mentre continuava a porte birre a destra e a manca.

"Beh? Nemmeno tu ci fai una bella figura! Guarda, povero scricciolo - è tutta impaurita."

"D’altronde..." mormorò Udof, guardandola dall’altro ed alitantole fumi di birra sui capelli. "Da sola..."

"In una taverna..." aggiunse Mateus, voltandosi a sua volta verso il buco che aveva lasciato Anna, ormai acquattata per terra.

"A quest’età..."

"La smettete?"

"Beh, non si può dire che abbia fatto una cosa intelligente." borbottò Aaron, sporgendosi dal bancone. "Ehi, ragazzina. Sei ancora fra noi?"

Anna strizzava gli occhi, le braccia attorno al capo come per proteggersi.

"L’abbiamo persa."

"Non fatemi del male..."

"Sono i fumi dell’alcoo–" "Ma piantala, Mateus. Aiutami a tirarla su."

"Se le state così addosso è la volta buona che la perdiamo – lasciatela respirare. Voi espirate solo birra."

"Non fatemi del male..."

"Principessa, nessuno ad Arendelle ti farà del male."

Anna aprì di scatto gli occhi, voltando lo sguardo verso l’alto: c’erano solo le loro quattro facce – e i seni di Marie.

"Mi rapirete." sentenziò lei, con sicurezza. Una netta affermazione.

"Cosa?"

"Non so quanto posso valere, ma sappiate che c’è un intero esercito pronto a – a... credo."

"Delira."

"Lasciatele spazio!" Marie prese Mateus e Udof per la giacca e li strattonò verso l’alto. "Adesso chiamiamo qualcuno."

"Nononono!" fece lei, alzandosi di scatto dalla posizione accucciata dov’era "Non chiamate nessuno! Sto bene! Ecco! Adesso mi prendo e me ne torno da dove sono venuta, come se nulla di questo fosse mai succ..."

Insomma, è una pessima idea alzarsi di scatto quando si è rimasti a lungo in basso in un posto dove l’ossigeno scarseggia quando invece abbondano i fumi della birra.

Anna svenne.


La ragazza riaprì gli occhi lentamente, la testa dolorante.

Si ritrovò su un letto che non conosceva, in una stanza disadorna, il legno delle travi e delle assi del pavimento, scheggiato in vari punti, a vista.

Dov’era?

"Ben svegliata, principessa."

"Uh... chi... ODDIO."

Flash: le immagini della taverna, i fiati puzzolenti di birra dei due avventori, dell’oste e di.. Marie.

Che la guardava dall’angolo della stanza, seduta su una sottospecie di poltrona sgualcita.

L’avevano fatto.

Lo sapeva.

Che idiota.

"Merda." si lasciò sfuggire la principessa.

"Va meglio?"

"Dove sono?"

"Al piano di sopra."

Anna cercò intensamente di non pensare a cosa poteva succedere nel letto di un piano di sopra di un’osteria.

ODDIO.

"Merda. Sentite, qualunque cosa vogliate..."

"Cerca di darti una calmata, sei sempre così in ansia! Smettila."

Ah-ah. Facile. La ragazza si guardò attorno spaesata, cercando di capire che ora del giorno fosse.

Buio, e una candela.

"Cosa volete?"

Marie aggrottò le sopracciglia dipinte. "Noi? Niente. Che tu stia bene, suppongo."

"Beh, certo - vi servirà sano, un ostaggio..."

"Un ostaggio?" chiese la donna, più con un punto fermo che con un punto interrogativo.

"Sapete, non è una buona idea prendere in ostaggio me. Voglio dire. No, non è una buona idea. Quanto tempo ho dormito?"

"Dieci minuti. Forse." Marie, con un sospiro, si levò dalla sedia. "Si può sapere che turbe hai? Sei svenuta, ti abbiamo portata su. Udof e Mateus possono essere imbarazzanti, in effetti, e ti stavano un po’ troppo addosso... Aaron gli sta facendo la predica - hah!" la donna ridacchiò al suo stesso dire.

"Ah. Oh."

Marie osservava Anna guardare ogni singolo angolo della stanzetta, compiendo movimenti scattosi, irrequieti - ecco, stava per tornare nel panico.

"Quindi adesso che succede?" domandò la ragazza, tornando interrogativa verso la donna.

"Beh. Adesso... quando ti sentirai bene, cercheremo di trovare qualcuno che ti accomp.. "

"No!"

"...agni a casa..."

Anna non ci capiva più niente. Aveva rinunciato da un po’.

Marie però era veramente perplessa dall’atteggiamento imperscrutabile della ragazza.

"Non chiamate mia sorella, vi prego. Vi prego. Per qualsiasi cosa, non chiamate lei."

"Ah." fece la donna. "Ok. Va bene. Non era quella l’idea, ma..."

"Ah." la interruppe Anna, perplessa. "Ah. Qual era l’idea?"

"Pensavamo ai tuoi genitori, in realtà... Anche se in effetti, forse l’hai fatta grossa ad uscire di sera da sola in inverno... posso capire."

"I miei..."

"genitori, principessa. Se ci dici chi sei, magari – Arendelle è relativamente piccola, li troveremo in fretta."

"... oh."

Adesso aveva capito tutto.

Era solo un modo di dire.

Era solo una donna.

Di un’osteria.

Di Arendelle.

Oh.


Oh.


"E se me ne tornassi a casa da sola?" provò a dribblare la ragazza.

"Non se ne parla."

"No?

"No. Non ho nessuna intenzione di lasciarti uscire da qui da sola."

Ah, ecco.

Visto?

"Quindi sono un ostaggio."

Marie sbuffò.

"Va bene. Sei un ostaggio. Contenta, adesso?"

Anna fu lì lì per annuire, ma poi si trattenne, rendendosi conto dell’assurdità della cosa.

"Allora, come ti chiami?"

"Anna." rispose lei.

"Oh, Anna. Che bel nome. E’ lo stesso della principessa secondogenita, sai..?"

"Eh, già."

"Già."

"Già."

"..."

"..."

...

"AARON." Anna tremò al sentire la voce di Marie tuonare in tal modo: "AAAARON." Se la sua intenzione era quella di sovrastare tutte le voci che si levavano dal piano di sotto – diamine, c’era decisamente riuscita. "TU NON MUOVERTI – AAAAROOOOOOOON!"

Merda.

Perché l’aveva fatto?

Aaron e Marie ricomparvero rocambolescamente dalla porta. "Principessa?!"

"No, ci inganna –" questa era la voce di Mateus, dal corridoio. "Quelle due non escono da quando erano bambine, praticamente. E’ impossibile! Lo fa per bere gratis, dico io."

"Stai zitto, tu."

"Che cosa è venuta a fare qui la principessa?" borbottò Aaron, irrequieto.

"Secondo me era per vedere se rispettavi le legg.. le leggi sull’acoo.. alcool per i minori."

"Udof, ti prego."

"Scusate, scusate - ve lo giuro, non tornerò mai più."

"Cosa?" fece Marie, sconcertata "Scherzi? Cioè, scherzate? Siete le benvenute qui!"

"Ci mancherebbe." continuò a borbottare Aaron.

"No, ma io..." Anna aveva ripreso a pigolare.

"E state indietro, voi due ubriaconi! Vi sembra il modo? Udof! Mettiti in piedi, per l’amor del cielo!"

Mateus rideva.

"Ignorateli, principessa." fece Marie.

"Scusate per i modi..." Aaron sembrava non saper far altro che borbottare, ormai. "Non sapevamo."

"Eh - no... non... non era previsto che sapeste, in effetti."

"Cosa fare fuori dal castello?"

"Da sola?"

"Io..."

"Ecco perché aveva tanta paura di sua sorella."

"Cosa?" scattò Anna.

"Oh, beh, in effetti."

"Anche io avrei paura."

"Di che state parlando?"

"Lo avete detto voi - di non dirlo a vostra sorella. La principessa Elsa, immagino."

"Sì, ma - voi che ne sapete?"

I due nella stanza – Udof e Mateus erano ammassati in corridoio, ansimanti per la sbronza – si zittirono.

"Noi... no. Niente."

"Scusateci, principessa. Siamo stati irrispettosi."

Anna fissava i due, seduta sul letto da cui non si era ancora praticamente mossa, con le labbra leggermente schiuse, attonita.

Non ci aveva mai pensato.

No.

Mai.

Che idea aveva Arendelle di loro due?

Il silenzio scorreva, dipingendo sempre di più il disagio sui volti di Aaron e Marie.

Solo allora Anna si rese conto della posizione in cui era.

"Scusate. Non... io, niente. Non fate quelle facce, per favore." cercò di stemperare l’atmosfera. "Ero solo uscita a fare un giro. Tutto qua."

Niente, il silenzio rimaneva.

Ancora il silenzio.

"Sentite, io... dai, sono solo una ragazzina, no? Vi prego. Non guardatemi così."

Marie fu la prima a rilassarsi: lentamente, le si riallargò un sorriso, materno, sul volto.

"Per favore."

"Siete solo uscita a fare un giro, eh?" borbottò l’oste, scuotendo il capo. "In effetti siete in età da marachelle."

"Aaron!"

Il borbottio dell’uomo si fece definitivamente incomprensibile.

"Suppongo che ci sia un motivo per cui ci hanno costrette a non uscire dal castello... per cui lo hanno svuotato... ma questo non centra nulla con noi." fece la ragazza. "Vi prego, non siamo mica aliene."

"E chi lo ha detto?"

"... i vostri sguardi."

I due abbassarono gli occhi, l’uomo portandosi la mano al capo.

"E’ solo che Elsa la vedo poco spesso, ecco."

Che idea si erano fatti?

La domanda le martellava la testa.

Voleva saperlo. Doveva. Assolutamente. Saperlo.

"Cosa si dice di noi in città?" lo chiese tutto d’un fiato, tenendo gli occhi chiusi quasi per paura di dover affrontare a volto aperto la risposta.

"Poco." le rispose Marie, dolcemente.

"Poco?" chiese lei di rimando.

"Vi stiamo aspettando, è questa la verità. Prima o poi vi conosceremo, supponiamo."

Aspettano.

"Certo, quando il Re ha chiuso i cancelli..."

"Oh, quello è stato un momentaccio."

"Dicevano avesse problemi coniugali – un’amante –" la voce di Udof venne stroncata in un ‘oof’, probabilmente il risultato della carica di Mateus, che non s’era fatto venire in mente un’idea migliore per zittirlo.

"Ti sembrano cose da dire alla Principessa, caprone ubriaco che non sei altro?!"

Anna aveva abbassato lo sguardo, meditabonda. "Beh... non saprei. Non mi pare." poi levò gli occhi, verso i due: "Non lo so." Insomma, forse poteva essere vero.

Certo, non le era mai venuto in mente, ma era piccola.

"Anna – posso chiamarti Anna?"

Anna annuì, attendendo il resto del discorso di Marie.

"Non ascoltare le voci. Le voci vanno e vengono. E poi... dobbiamo farti le condoglianze per il tuo lutto, prima di tutto."

"Amante o non amante, è stato un grosso lutto."

"Ti ci metti anche tu, Aaron?"

"Scusa. Scusa. Sono stato inopportuno. Scusate. Scusate." borbottio borbottio borbottio.

"Vostro padre era un grande sovrano." fece Mateus, dal corridoio. "Arendelle se l’è sempre cavata benone sotto di lui."

"Amante o non am..." "TACI, CAPRA!"

Anna si lasciò scappare un sorriso per il teatrino che andavano imbastendo i due nel corridoio.

Non le interessava granché di che cosa avesse o non avesse fatto suo padre. Ok, certo, il fatto che l’avesse segregata nel castello, forse, era qualcosa che non le andava a genio - ma un’amante?

No, no. Impossibile.

Anna non aveva il minimo dubbio sul legame che c’era fra i suoi genitori.

Credeva.

Importava, forse, ora che erano morti?

No, non importava.

Che avrebbero fatto?

Aspettato.

"Un giorno Elsa sarà Regina. Le cose cambieranno, vedrete. Lei è brava. E’ riservata, ma è brava. Anzi. E’ brava e basta. Aspettate e vedrete di cosa sarà capace la regina Elsa. E apriremo le porte. Le dovrà aprire. Sarà una gran cosa. Grandissima. Vedrete."

Marie sorrise. "Vedremo."


In tutto questo Anna non s’era accorta che parte del discorso era stato sviato.



***


Era tardi, quando finalmente sentì i passi di Anna davanti alla sua stanza.

Finito il libro - quel libro – Elsa era rimasta in attesa, seduta con la schiena poggiata sulla porta, mentre osservava fuori dalla sua finestra.

Era un po’ che non vedeva così bene da quei vetri: i cristalli sembravano essersi leggermente riassorbiti.

Poi la notte era scesa, e s’era inoltrata. C’era il buio, fuori.

Iniziava a chiedersi che fine avesse fatto.

Iniziava a preoccuparsi.

Poi li sentì, quei passi leggeri, nella notte, quasi trottati.

Chissà cosa aveva visto, lì fuori.

Chissà che magie c’erano in strada.

L’entusiasmo.

Beata lei che poteva, si disse.

Beata, Anna.

Vai.

Esci.

Anche per me.


Così che io la sera possa sentire ancora questi passi felici.













_____________________________


Come avevo detto nella risposta ad una recensione, non siamo molto dark, qui. Anzi, mi sono divertita come una ladra a scrivere sto pezzo XD Il dark arriverà. Il motivo del capitolo (a parte il mio divertimento) è motivare la sconsiderata fiducia che ha Anna nel genere umano. E dopotutto Arendelle è un posticino tranquillo, lo è sempre stato.

C’è qualche dettaglio che andrà a rimpinguare la parte oscura (in arrivo, promesso), ma per il resto sì, è molto ciaciarone come capitolo.




   
 
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