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Autore: CowgirlSara    03/12/2004    2 recensioni
Un ragazzo e una ragazza, degli amici un po’ bastardi, un appuntamento non voluto, che si trasformerà in una serata indimenticabile.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elijah Wood, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ovvia, qualcosa di buono son riuscita a farlo anche in questo periodo un po' smorto, ho finito questa ff

Ovvia, qualcosa di buono son riuscita a farlo anche in questo periodo un po' smorto, ho finito questa ff! Mi spiace che sia così breve, ma era pensata come il racconto di una notte; ad ogni modo mi sono divertita a scriverla, me la sentivo proprio. Vi ringrazio per averla letta, un bacio ai commentatori e godetevi l'ultimo capitolo!

Ah, un'ultima cosa, una specie di sondaggio cui potrete rispondere nei commenti: questi due se lo meritano un seguito? ^_________-

Alla prossima!

Sara

 

5. Prima dell'alba

 

"Ti va un caffè?" Domandò Sunny ad Orlando, quando uscirono dallo studio; il tempo passava e si faceva tardi, ma nessuno dei due sembrava annoiato di stare insieme.

"Perché no!" Rispose allegramente il ragazzo, mentre rispondeva all'amichevole assalto dei barboncini rimasti fuori dalla porta.

"Seguimi, la cucina è a metà del corridoio." L'incitò la ragazza; lui si alzò e la guardò sornione.

"E' molto lontano?" Chiese con un mezzo sorriso.

"Mh... se aspetti cinque minuti passa la navetta..." Ribatté sarcastica la ragazza; risero, incamminandosi, seguiti dai cani.

La cucina era una stanza piuttosto ampia, rettangolare, arredata con mobili di legno bianco; su un lato c'era un grande tavolo con le sedie, mentre dall'altra parte, sull'angolo, c'erano i pensili e, al centro, il piano di cottura. Orlando seguì Sunny in quella direzione.

La ragazza, dopo essersi tirata su le maniche della camicia, si mise a preparare il caffè, mentre lui si appoggiava al mobile della cucina.

L'attore si mise ad osservarla; lei si muoveva agile sui suoi tacchi alti, muovendo tranquilla i fianchi atletici. Era proprio sexy, e non era la prima volta che Orlando lo pensava, quella sera; adesso stava riempiendo l'acqua battendo col piede il tempo di un'immaginaria canzone, lui sorrise. Certo che aveva ereditato un sacco di belle caratteristiche dalla madre... Beh, a parte il naso e gli occhi, il modo di fare forse, il resto di quello spettacolare fisico, asciutto ma con le curve giuste, veniva diretto dalla famosa modella danese.

Quando Sunny mise il caffè sul fornello, si accorse che il ragazzo la stava guardando con le labbra increspate in un sorriso sornione; piantò i suoi occhi blu proprio in quelli di lui e gli sorrise a sua volta.

"Che cosa fai?" Gli chiese ironica, con un ombra di sospetto.

"Stavo pensando che mi piaci." Rispose l'attore, comodamente appoggiato con le braccia conserte; lei alzò le sopracciglia.

"Ahh..." Fece poi. "Sai che... mi sa che mi piaci anche tu." Dichiarò quindi, mentre lo osservava col capo piegato di lato. "Specie quando fai quel sorrisino sexy-bastardo..."

Orlando scrollò la testa, sospirando e staccandosi dal mobile, dopo aver slacciato le braccia. "E... come ci si comporta in certi casi?" Domandò, avvicinandosi a lei.

"Beh..." Mormorò la ragazza, mentre sedeva sul mobile dietro di se. "...ci sono molte cose che si possono fare..."

Orlando, nel frattempo, si era fermato davanti a lei e aveva posato le mani sulle sue ginocchia. Mai come in quel momento, in tutta la serata, aveva sentito così forte l'attrazione che li legava, e sapeva che era reciproco, o Sunny non avrebbe avuto quello sguardo liquido. Si stavano sorridendo, mentre lui si metteva tra le sue gambe, spostando le mani ai fianchi.

"Vedi, però, c'è un problema..." Riprese il ragazzo, continuando a guardarla negl'occhi; ormai, poggiava con l'inguine contro il mobile, quindi fu lei a spostarsi un po' avanti.

"Quale?" Sussurrò poi, sensualmente, senza smettere di fissarlo.

"Il fatto è, che io non mi sento ancora pronto ad imbarcarmi in una nuova storia." Confessò Orlando, con la faccia di uno che pensa tutto il contrario. "Dunque, come la risolviamo?"

"Una bella scopata e via?" Suggerì ironica Sunny, lui si scostò un po', con un'espressione sorridente e stupita; si scambiarono un'occhiata divertita, poi scoppiarono a ridere.

Ridendo si abbracciarono; lei gli passò le braccia intorno al collo, circondandolo con le gambe, mentre lui la strinse alla vita, reclinando la testa sulla spalla della ragazza.

"Hem... attenzione, vi bolle l'acqua..." Una voce profonda e sarcastica li interruppe; Orlando si allontanò di scatto, spostandosi lateralmente, mentre Sunny scivolò giù dal mobile, mettendosi in piedi.

"Ned!" Esclamò la ragazza.

Davanti a loro c'era un uomo in jeans e camicia fantasia, con in braccio un barboncino nero, li osservava con un sorrisetto sornione; sarà stato alto più o meno un metro e novanta, con corti capelli chiari, profondi occhi blu e una cicatrice sul mento.

"Sei ancora alzato?" Gli domandò Sunny.

"Eh, sì..." Rispose, continuando a lanciare occhiatine all'attore. "Ti dispiace?" Aggiunse allusivo, rivolgendosi a lei.

"Ecchecazzo!" Sbottò con disappunto la ragazza, incrociando le braccia; con uno spostamento degl'occhi l'uomo le indicò il ragazzo, lei sbuffò. "Ti presento Orlando." Gli disse indicandolo, poi si girò verso di lui e gl'indicò l'altro. "Orlando lui è mio padre, Andrew Cole detto Ned."

Dopo un attimo d'imbarazzo, l'attore andò verso di lui con la mano tesa. "E' un piacere conoscerla, Signor Cole." L'altro non gliela strinse, ma sorrise ironico.

"Permettimi di dubitarne, figliolo." Gli rispose quindi, mentre si versava il caffè appena pronto. "Quante volte ti ho detto, Sgorbio, di farle di sopra queste cose?" Aggiunse, chiaramente rivolto alla figlia, ma senza guardarla.

Orlando era rimasto un attimo interdetto, con la mano alzata, ma la riabbassò quando capì che Ned non gliela avrebbe stretta; voleva però dire qualcosa per discolparsi. "Guardi che non facevamo nulla..." Mormorò, accennando un sorriso.

"Come no." Replicò lui, sedendosi a tavola con la sua tazza. "La conosco mia figlia..." Sunny, a quelle parole, chinò il capo massaggiandosi imbarazzata la fronte.

"Ned..." Sussurrò, aggrottando le sopracciglia.

"Dimmi..." Fece l'uomo, senza ascoltarla. "...sei nella musica, Orlando?" Domandò al ragazzo; lui sospirò, appoggiandosi al mobile.

"No, sono un attore." Rispose infine.

"Ah..." Commentò Ned, sgranocchiando un biscotto preso dal vaso sulla tavola. "Di cinema?"

"Sì." Annuì Orlando.

"Mh, è da quale parte dell'America arrivi?"

"Veramente, io sono di Canterbury..."

L'uomo si decise ad alzare gli occhi su di lui, aggrottando la fronte. "Kent?" Chiese fissandolo.

"Quella." Confermò l'attore; Ned si girò verso Sunny, con espressione poco convinta.

"E' inglese." Le disse.

"Lo so." Ribatté lei, con divertito fastidio. "Mi stai mettendo in imbarazzo, papà..." Aggiunse guardandolo negl'occhi.

"E perché? Gli sto solo facendo qualche innocua domanda, in fondo uscite insieme, io mi preoccupo per te." Spiegò lui sorridendo; Sunny scosse il capo. "Come ti vanno le cose, figliolo?" Domandò quindi, tornando a guardare Orlando.

Il ragazzo era leggermente perplesso e ci mise un secondo prima di rispondere. "Me la passo abbastanza bene, al momento..."

"Ehhh..." Replicò Ned. "...quelli come te, tirano al botteghino..."

"Ora basta." Intervenne decisa Sunny, interrompendolo; entrambi gli uomini si voltarono verso di lei. "Il terzo grado è finito."

La ragazza si diresse energica verso Orlando e lo prese per un braccio; sul viso aveva un sorrisetto nervoso. Lo condusse verso la porta, sotto lo sguardo divertito di Ned.

"Buonanotte papà!" Gli augurò con urgenza Sunny.

"E'... è stato un piacere, Signor Cole..." Balbettò l'attore, mentre lei lo trascinava via. "E ancora complimenti per il suo lavoro!"

"Grazie figliolo, ci vediamo domattina!" Proclamò l'uomo, salutando con la mano; Orlando spalancò gli occhi stupito, mentre Sunny lo guardava malissimo. Lui ridacchiò.

 

I due ragazzi si fermarono nel corridoio, di fronte all'arco che conduceva alle scale, ridendo; la ragazza gli lasciò il braccio, si guardavano negl'occhi, allegri.

"Scusalo." Esordì lei. "Adora stuzzicare i miei amici."

"Ma no, non è un problema, io sto allo scherzo, è stato anche simpatico, nonostante l'interrogatorio..." Ribatté tranquillo Orlando, massaggiandosi la nuca.

"E' tremendo..." Commentò Sunny, scrollando il capo.

"Però..." Riprese lui, facendole rialzare gli occhi. "...me lo immaginavo diverso, tuo padre."

"Ah, beh, non porta più i capelli lunghi dagli anni ottanta ed ha messo su un po' di pancetta, ma, per quanto mi riguarda, è sempre un gran bell'uomo!" Replicò lei sorridendo.

"Vi somigliate molto." Affermò l'attore. "E mi sa anche caratterialmente..." Aggiunse divertito, dandole una piccola spinta sul naso con l'indice; lei rispose con una bellissima risata dolce, reclinando all'indietro la testa.

Ad Orlando sembrava impossibile che, nel corso di quelle poche ore, le sue sensazioni verso Sunny fossero passate da «m'intriga» a «decisamente mi piace», a «mi attrae alla grande» fino a «ci farei sesso anche su una lavatrice»; quella ragazza gli trasmetteva degli impulsi molto forti, adorava il suo modo di porsi, così spontaneo, quello che diceva, il suo vivere apertamente le passioni. Era sexy, intelligente, spiritosa, mai invadente, pratica, e lo attizzava a palla, gli ormoni gli partivano col diretto anche solo a starle accanto. C'era un problema, però: lui si sentiva ancora piuttosto fragile, per via della recente rottura, e riteneva di sminuire Sunny, pensando di portarsela solo a letto; il poco tempo passato insieme era bastato perché in lui maturasse un grande rispetto per quella ragazza. Doveva riprendere un attimo fiato, stare per un secondo da solo...

"Dov'è il bagno?" Le chiese, quando Sunny smise di ridere.

"Quella porta laggiù." Gl'indicò un punto alle sue spalle; lui si girò e vide l'entrata, la ringraziò con un sorriso e si allontanò.

Quando Orlando entrò nel bagno, la ragazza sospirò profondamente, mettendo le mani sui fianchi e chinando il capo. Non era mica facile stargli vicino. Erano mesi che un uomo non la eccitava tanto; a lui erano bastate un paio d'occhiate date a modo e quel sorriso scanzonato. Parlando in modo irrazionale, gliel'avrebbe servita su un piatto d'argento, ma farlo le sembrava compromettere un rapporto bello, e potenzialmente profondo, che stava nascendo. Ciò non toglieva che faceva fatica a controllarsi, continuava a pensare a come poteva essere il sapore delle sue labbra, o avere le sue mani sulla pelle, oppure aprire del tutto quella camicia e finalmente vedere quel che ora poteva solo immaginare... No, non era pronta, sapeva di non esserlo, e non le andava di coinvolgere Orlando nelle sue seghe mentali.

"Oh!" La voce di suo padre la fece sussultare; lui era appena uscito dalla cucina, sorprendendola con gli occhi fissi sulla porta del bagno.

La ragazza si girò e lo trovò sorridente e molto divertito, chissà da quanto la fissava. "Che cosa c'è?" Gli chiese con tono stanco.

"Sai che questo tipo mi piace? E' carino, sembra a modo..." Le disse tranquillo. "...non ha culo, però..."

"Ci avevo fatto caso, grazie." Replicò serafica Sunny, incrociando le braccia.

"Eh, lo so che le guardi, certe cose..." Affermò malizioso lui, carezzando la testa del cagnolino che teneva in braccio, con un sorriso furbo.

"Buonanotte Ned!" Scandì la figlia, con un sorriso acido, poi gli diede le spalle.

"Notte tesoro." Rispose ridacchiando l'uomo, mentre si dirigeva alla scala.

In quel momento a Sunny venne in mente una cosa; si batté una mano sulla fronte, slanciandosi verso la porta del bagno.

Orlando, nel frattempo, ignaro degli autopipponi della ragazza, era in bagno e si guardava intorno smarrito; in quella stanza enorme non c'era il gabinetto...

In fondo, sull'angolo a sinistra, c'era una specie d’armadio a muro, mentre sulla destra un’enorme vasca da bagno rialzata e circondata da un largo gradino di marmo bianco; sulla parete di destra c'era il mobile, azzurro, con due lavandini e grandi specchi, a sinistra, nell'angolo vicino alla porta, c'era perfino un piccolo divano turchese, con accanto un tavolino di cristallo. Ma del water nessuna traccia.

Cavolo, gli scappava alla grande! Con le mani sui fianchi sbuffò pesantemente, scrollando il capo. Che poteva fare ora? Le possibilità erano due, per non fare una figura di merda: tornare da Sunny e fare finta di aver fatto, inventandosi una scusa per andare via subito, ma non aveva voglia di andarsene, oppure pisciare nel lavandino, ma non gli sembrava per nulla educato.

In quel momento qualcuno bussò alla porta e la voce di Sunny lo chiamò. "Sì?" Rispose lui.

"Se cerchi il gabinetto, è nello stanzino in fondo a sinistra." Gli disse la ragazza.

L'attore lanciò una veloce occhiata alla porta scorrevole blu, proprio di faccia alla vasca. "Oh, sì, grazie!" Fece poi, fingendo sicurezza. "L'avevo trovato!" Mentì spudoratamente.

"Perfetto!" Replicò allegramente Sunny.

Era andata bene, alla fine, aveva evitato figuracce e aveva qualche minuto per rinfrescare la mente dalle sensazioni forti della serata; aprì la porta blu, che sembrava fatta di carta di riso, tipo quelle giapponesi, e trovò finalmente il water. Il ragazzo espletò i suoi bisogni, si lavò con calma le mani, poi aggiustò i capelli e uscì. Sunny, nel frattempo, aveva usato il bagno di servizio accanto alla cucina; inutile negare che anche lei ne aveva bisogno.

Orlando, appena uscito dalla porta, si trovò davanti la ragazza, che gli sorrise, e realizzò che non basta fare pipì per far passare l'attrazione per una persona; lei pensava la stessa cosa, più o meno negli stessi termini. Si fissarono con un lieve sorriso per qualche secondo.

"Tutto a posto?" Gli chiese infine Sunny.

"Sì." Rispose tranquillo lui.

La ragazza, però, non lo vedeva convinto, le venne un sospetto. "Vuoi tornare in città?" Gli chiese, sperando che rispondesse negativamente.

"No." Dichiarò subito Orlando, continuando a guardarla; lei, allora, gli sorrise con più calore.

"Andiamo in salone allora, così ci sediamo sul divano." L'invitò quindi, indicando una grande porta scorrevole che stava davanti a loro.

 

Il salone era veramente grande, c'era un bel camino ad angolo, acceso, e davanti un divano e due poltrone di pelle color sabbia ed un ampio tavolino di cristallo; alcuni mobili antichi, di legno scuro, erano disposti lungo le varie pareti, in fondo, sotto le due finestre, erano posizionate due poltrone più piccole di stoffa avorio. Al centro della stanza troneggiava un enorme pianoforte a coda, col suo sgabello rettangolare di velluto rosso.

Sunny indicò ad Orlando il divano e lui si sedette, mentre la ragazza si mise a sistemare il fuoco. Attizzò la fiamma, poi buttò un nuovo ciocco, sistemò il parafiamma di ferro battuto, tutto senza voltarsi verso l'attore; in realtà lo faceva perché le era preso un improvviso senso d'inquietudine. Ora che suo padre era andato a dormire, lei era completamente sola con Orlando, e non era certa di saper resistere; si conosceva, quando le piaceva uno si faceva pochi scrupoli, era stato così anche con Darrin, perciò temeva un passo del ragazzo, cui il suo corpo era fin troppo pronto a rispondere.

Nascondendo l'imbarazzo che provava, si diresse, sotto lo sguardo perplesso di Orlando, verso il mobile che occultava la tv e lo stereo; lo aprì, prese un telecomando e si girò verso l'ospite.

"Un po' di musica?" Gli domandò; lui rispose incitandola con un cenno e fu dato il via.

La canzone cominciò mentre Sunny si dirigeva verso una delle poltrone; era una melodia rock, ma piuttosto romantica, cosa accentuata dal volume basso.

"Ma senti che cos'è..." Commentò la ragazza, sedendosi sul bracciolo della poltrona. "Chissà da quanto sta lì dentro." Aggiunse scuotendo il capo.

"Mi sembra una bella canzone." Intervenne Orlando, ascoltando incuriosito, dopo aver visto l'espressione assorta di Sunny.

"Sono i Mazaria." Affermò noncurante lei, mentre si faceva scivolare sulla poltrona.

"Però, sono bravi, non credevo." Fece l'attore.

"Sì..." Replicò la ragazza, con un cenno del capo. "...su quello non c'è nulla da dire, ci sanno fare." Il suo atteggiamento non lo convinceva, era troppo vaga, c'era qualcosa. "Questa canzone, Darrin l'ha scritta per me." Confessò infine.

"Oh..." Mormorò Orlando; ora capiva cosa l'aveva turbata, forse brutti ricordi. "E' un bel gesto, no?" Sunny annuì distrattamente. "Io non potrò mai dire ad una ragazza «ho scritto una canzone per te», è molto romantico..."

"Non scriverci un romanzo." L'interruppe lei, alzando una mano. "E' capace che l'abbia scritta sull'onda del rimorso per essersi fatto fare un pompino da un'altra."

Ad Orlando venne naturale ridere, visto il tono con cui l'aveva detto; poco dopo rise anche lei. Questo ruppe un po' la tensione e l'imbarazzo creato dal non detto.

"La vostra storia è entrata in crisi perché ti rifiutavi di fare certe cose?" Le domandò quindi Orlando, tanto ormai erano sul goliardico andante.

"Scherzi? Sempre fatte, ma non è questo." Rispose tranquillissima Sunny, raddrizzandosi sulla poltrona. "E' che Darrin è uno che ci mette quanto sputare in terra a scoparsi una nel backstage, e tornare poi sul palco a cantare, io ancora un po' di rispetto per me stessa ce l'ho."

La franchezza di Sunny era, a tratti, quasi violenta, ma gli piaceva, eccome se gli piaceva; Orlando ridacchiò, ascoltandola.

"Perché non ti siedi qui, accanto a me?" Le domandò il ragazzo, quando si fissavano da qualche secondo, in silenzio, illuminati dal fuoco nel camino.

"Non posso farlo, Orlando." Rispose lei, rammaricata.

"Perché?" Replicò lui, scrutandola con uno sguardo da cucciolo, che Sunny era sicura usasse ogni volta che voleva fare tenerezza ad una donna, riuscendoci.

Era bello come un dio, sexy da morire e, in più, possedeva quella intensa dolcezza nello sguardo ed una certa ombra di fragilità, che formavano un miscuglio micidiale, sedersi accanto a lui era come mettersi appollaiati su una mina innescata... Lo guardava, e l'unica cosa che desiderava era farci l'amore subito, direttamente su quel divano e senza neanche spogliarsi tanto. La ragazza si alzò in piedi.

"Sono... sono troppo attratta da te..." Spiegò infine, cercando di rimanere calma. "...e ho paura che possa succedere qualcosa, cerca di capire, io non voglio... Spero di non offenderti..." Aggiunse titubante.

"No." Ribatté Orlando, dopo essersi messo in piedi. "Stai tranquilla, capisco benissimo, perché sono nella stessa situazione." Lei lo guardò, un po' stupita.

"Allora, forse, siamo un po' stupidi a comportarci così." Affermò la ragazza, fissandolo negl'occhi. "Visto che siamo attratti l'uno dall'altra."

"Io non credo." Replicò lui sorridendo, mentre le sfiorava delicatamente lo zigomo con le dita; Sunny socchiuse gli occhi, godendosi quel gesto.

"Nemmeno io." Gli disse poi, riaprendoli.

"Mi devi un caffè." Annunciò Orlando, con uno sguardo luminoso, o forse era per via del fuoco che si rifletteva nelle sue iridi nocciola.

"Già!" Esclamò Sunny. "Poi non l'abbiamo bevuto!"

"Eh, no!" Confermò il ragazzo.

"Sai cosa facciamo? Tu mi aspetti qui, io vado un attimo di sopra, poi te lo porto, ok?" Orlando annuì, lei gli sorrise, poi scappò, attraverso uno degl'archi che davano sull'ingresso.

Il ragazzo passò i minuti da solo guardandosi in intorno; si avvicinò allo stereo e spense la musica, poi esaminò il mobile, convincendosi di doverne comprare uno simile per la sua casa di Londra, in un arredamento classico faceva eleganza nascondere le attrezzature tecnologiche. Camminò, quindi, fino al pianoforte, non sembrava un pezzo recente, ma era tenuto benissimo; provò un paio di note, era perfettamente accordato.

In quel preciso momento rientrò Sunny, con tazze e caffettiera su di un vassoio; gli sorrise avvicinandosi e posò la roba sul pianoforte.

La ragazza si era cambiata, portava sempre i jeans, ma ora aveva ai piedi delle ballerine particolari, nere ma con ricamate delle teste di topolino; ma la cosa che lo colpì di più era la maglietta; non tanto perché fosse una semplice magliettina grigio scuro, con le maniche lunghe e lo scollo a barca, quando perché non s'intuiva la minima traccia di reggiseno... Il tessuto elasticizzato formava una specie di piega che andava da un seno all'altro, esaltando la perfetta consistenza di tetta e capezzolo.

Orlando, mentre lei era impegnata a versare il caffè, alzò gli occhi al soffitto stringendo i denti e i pugni, mentre si lamentava mentalmente in almeno quattro lingue diverse.

"Zucchero?" Gli domandò Sunny, facendolo sussultare.

"Come?" Ribatté lui distratto, poi la vide aprire la zuccheriera. "Oh, sì! Due, grazie."

"Ma c'è qualcosa che non va?" Gli chiese insospettita la ragazza, qualche attimo dopo, servendogli il caffè.

Il ragazzo lanciò l'ennesima occhiata alla sua maglietta, poi, rassegnato, rispose. "Io ho le migliori intenzioni, Sunny, ma tu non fai nulla per aiutarmi..." E, mentre la guardava negl'occhi, abbassò lo sguardo sul suo seno; lei realizzò.

"Oh, cavolo!" Esclamò imbarazzata. "Scusami, davvero... io non... mi dava fastidio, non ci ho pensato, scusami! Non lo porto mai in casa..."

"Da domani mi stabilisco qui." Dichiarò Orlando, senza riuscire a spostare gli occhi.

"Certo che sei un bel marpioncello, tu!" Commentò divertita la ragazza, girandosi verso il piano, soprattutto perché era davvero imbarazzata; lui scoppiò a ridere, seguito poco dopo da lei, non sapeva resistere alla fantastica risata dell'attore.

 

Si sedettero sullo sgabello del pianoforte, sorseggiando tranquillamente il caffè e scambiandosi sguardi; quando ebbe finito, Sunny posò la tazza e si voltò verso Orlando, prendendogli la mano libera. Lui la guardò negl'occhi.

"Volevo dirti che, nonostante gli imprevisti..." E il ragazzo sapeva bene a cosa si riferiva. "...è stata un serata bellissima, e sono stata davvero bene con te."

Anche lui posò la tazza e, quindi, ricambiò la stretta, sorridendo. "Vale la stessa cosa per me, è stato veramente bello, e pensare che non ci volevo venire!"

La ragazza sorrise. "Allora dovrai ringraziare Lij e Hannah." Suggerì poi.

"Ehh, ho paura di sì, ma non gli darò mai soddisfazione!" Proclamò il ragazzo, ostinato.

Sunny scrollò il capo. "Testa dura, eh?" Gli fece, ammiccando; ricominciarono a ridere.

Fecero qualche battuta, continuando a ridacchiare, godendosi ancora la reciproca compagnia; il tempo passava e quasi non se ne accorgevano. Sopperirono con le parole quello che avrebbero voluto succedesse; ogni tanto si scambiavano piccoli gesti e carezze, ma tutto finiva lì.

"Ma che ore sono?" Domandò ad un certo punto Sunny; Orlando alzò le sopracciglia, poi guardò l'orologio.

"Le quattro e mezza?!" Esclamò stupito. "Santo cielo, il tempo è volato!" Commentò.

"Succede, quando si sta bene." Affermò la ragazza, stringendosi nelle spalle. "Sei stanco?" Gli chiese quindi.

"No." Rispose tranquillo lui, scuotendo la testa e facendo muovere i suoi bellissimi riccioli. "E tu?" Soggiunse.

"Assolutamente no." Dichiarò allegra. "Che ne dici se aspettiamo l'alba?" Propose poi.

"Qui?" Domandò Orlando, indicando il basso.

"No, sul terrazzo del piano di sopra, c'è una vista stupenda!" Rispose lei; il ragazzo si alzò, le porse la mano per fare altrettanto, poi le indicò elegantemente di precederlo.

La prima tappa fu la cucina, dove lasciarono le tazze sporche, quindi salirono al piano di sopra; la prima porta a destra delle scale, quasi di fronte a loro, era quella della camera di Sunny, si fermarono lì davanti.

"Aspetta." Disse lei, aprendo la porta. "Prendo una coperta." Lui annuì, seguendola, però si fermò sulla soglia.

"Ah, hai un letto a baldacchino!" Esclamò Orlando, guardando dentro; sulla parete sinistra si trovava, infatti, un imponente letto dal corposo baldacchino di legno scuro.

La ragazza rise, mentre prendeva una leggera trapunta blu dai piedi del letto, poi si diresse nuovamente verso di lui; si fermò davanti all'attore, posandogli una mano sul petto, quindi l'obbligò a fare due passi indietro, sempre fissandolo negl'occhi con aria maliziosa.

"Hai mai fatto l'amore su un letto a baldacchino?" Gli domandò con sensualità.

"No..." Rispose Orlando, con un sorriso sbieco.

"Neanche stasera!" Replicò Sunny, sbarazzina, chiudendosi la porta alle spalle; lui rise, c'era cascato in pieno!

"Ma lo sai che sei una bella rizzacazzi!" Commentò divertito; ridendo s'incamminarono verso la portafinestra che conduceva sul grande terrazzo.

La terrazza era enorme, sulla sinistra entrando c'era un grande tavolo di ferro battuto col piano di vetro, corredato da sei pesanti sedie, mentre sulla destra c'erano una paio di eleganti lettini in legno; Sunny si diresse da quella parte, seguita dall'attore.

La ragazza prese, da un armadio che stava contro la parete di fondo, il cuscino di uno dei lettini e ve lo mise sopra, poi si fermò davanti ad Orlando.

"Ci sediamo insieme?" Gli chiese, con tono rassicurante.

"Non mi sembra che tu mi stia lasciando molta scelta..." Rispose lui, accennando al fatto che ci fosse una sola coperta; Sunny gli sorrise, poi si sedette sul lettino, lui la raggiunse.

Si sdraiarono, la poltrona era grande a sufficienza perché ci si potesse stare tranquillamente in due; Orlando le passò un braccio intorno alle spalle e lei si accoccolò contro il suo fianco, quindi si coprirono.

Rimasero immobili per lunghi secondi; il ragazzo guardava l'orizzonte ancora scuro cercando di non pensare al fatto di averla così vicino, di avvertire chiaramente il suo seno sfiorargli il petto, mentre Sunny fissava il bordo della trapunta, che le arrivava giusto al naso, perché alzare gli occhi avrebbe significato vedere il collo di Orlando... Forse non era stata una buona idea, quella di sedersi insieme...

"Comincia a schiarire..." Mormorò ad un certo punto la ragazza, per cercare di spezzare la tensione, quindi alzò leggermente il capo per vedere la reazione.

"Eh, sì..." Fece di rimando l'attore, piegando la testa verso di lei; era imbarazzato da morire.

Si ritrovarono occhi negl'occhi, vicini come mai lo erano stati per tutta la serata, i cuori ebbero un lieve sussulto. Orlando si accorse che gli occhi di Sunny avevano delle striature color acciaio e che la ragazza aveva un piccolissimo neo sul labbro superiore; lei ammirò la perfetta imperfezione del suo naso e la sensuale piega delle labbra appena socchiuse. Resistere era difficile, ma doveroso.

Sunny, però, nonostante le raccomandazioni mentali che si era fatta fino ad un secondo prima, si sporse verso di lui e catturò le sue labbra con un gesto improvviso; Orlando rispose a quel bacio lieve sporgendo un po' il collo. Si staccarono quasi subito, senza approfondire il gesto.

"Non s'era detto di no?" Chiese perplesso il ragazzo.

Lei teneva il capo chino, nascondendosi col bordo della trapunta, ma annuì. "Sì."

"Allora siamo proprio stupidi!" Proclamò Orlando ridacchiando.

"Su questo non ci sono assolutamente dubbi!" Confermò allegra Sunny, enfatizzando le parole con un gesto. "Però voglio dirti una cosa." Continuò, tornando a guardarlo. "Questa notte non me la dimenticherò per molto tempo..." Lo abbracciò. "...sei il miglior ragazzo con cui non sono andata a letto."

Orlando la osservò per un lungo istante, serio. "Non ci giurerei, bella, siamo ancora giovani, ne avremo di occasioni per sperimentare anche quel lato!" Dichiarò poi, solenne.

Si fissarono per un attimo, poi scoppiarono entrambi a ridere, abbracciandosi; la tensione era sciolta, trasformata in energia positiva.

Riuscirono finalmente a rilassarsi e, dopo qualche altra battuta, finirono per addormentarsi; tutti e due erano piuttosto stanchi, nonostante non lo volessero ammettere.

 

Li svegliò un'alba di color rosa violetto, accompagnata da una fine nebbiolina; si alzarono dal lettino stiracchiandosi, non era stato il miglior riposo possibile, ma gli era comunque servito. La ragazza ripose il cuscino nell'armadio e piegò la coperta, mentre lui si dirigeva alla porta.

"Io vado a farmi una doccia." Gli disse lei, appena entrati in casa. "Vuoi approfittare?" Chiese quindi; lui fece un sorrisino furbo.

"Solo se la facciamo insieme..." Rispose ammiccante.

"Eh, eh, furbino..." Replicò Sunny, ridacchiando. "Ti dice niente il detto: non svegliare il can che dorme?"

"Oh, ma se il mio fa la cuccia buono buono, cosa insinui!" Ribatté Orlando alzando le mani.

"Non posso dire lo stesso del mio..." Affermò lei, abbassando il tono della voce e guardandolo languidamente negl'occhi.

"Ahahh..." Fece allora il ragazzo, annuendo; anche stavolta non si trattennero dal ridere. "Ti aspetto di sotto, nel frattempo chiamo un taxi." Annunciò però Orlando.

"Vabbene." Acconsentì la ragazza. "A dopo." Si salutarono con la mano, mentre lui scendeva le scale, dopodiché Sunny entrò nella sua stanza.

La ragazza scese la piano inferiore dopo una ventina di minuti, erano le sette passate; si era messa una tuta rosa e le sue solite ballerine. Cercò Orlando in biblioteca e nel salone, ma non c'era; cominciava a pensare che se ne fosse già andato, quando sentì delle voci in cucina. Si avvicinò alla porta aperta, avvertendo sempre più chiaramente il suono di risate, piatti e posate; affacciandosi vide una scena che non si sarebbe aspettata: seduti a tavola, che mangiavano tranquilli, c'erano Orlando e suo padre.

"Vedo che siete diventati amici..." Affermò serafica, posandosi le mani sui fianchi.

Entrambi la guardarono, ma fu Ned a rispondere. "Sai, il tuo amico non è male." Disse. "Per essere inglese." Precisò.

"Nemmeno tuo padre è male." Intervenne Orlando, mentre lei si avvicinava. "Per essere gallese..." L'uomo gli strizzò l'occhio, ridacchiando.

"Beh, ma non dovevi andare via?" Domandò Sunny al ragazzo, mentre posava le mani sulla spalliera di una sedia.

"Sì..." Rispose indeciso l'attore. "...ma sono andato in bagno, poi sono venuto qui, con l'intento di bermi un bicchiere d'acqua, ed ho trovato tuo padre che cucinava e..." Spostò gli occhi su Ned, e con espressione estasiata indicò il piatto con la forchetta. "Questi pancakes sono fantastici!"

"Che ti avevo detto!" Esclamò l'uomo soddisfatto. "E poi, con questa marmellata di limoni, sono pure meglio che con lo sciroppo d'acero!"

"Guarda, non ci credevo, ma ora ti devo dare ragione Ned!" Confermò Orlando, servendosi un'altra frittella.

Sunny non era stupita che fossero arrivati a darsi del tu, del resto Ned aveva la stessa abilità nel mettere a disagio o nel far rilassare le persone, non si meravigliava che da giovane fosse stato un eccitatore di folle; quello che la disturbava era che fossero entrati così in confidenza in pochi minuti, ed ora la stavano escludendo dalla conversazione...

"Ne vuoi uno anche tu, Sgorbio?" Le domandò all'improvviso suo padre, distraendosi dall'affascinante dissertazione sulle marmellate fatte in casa che sembrava interessare tanto anche ad Orlando.

"Sì, grazie." Rispose lei sarcastica, sedendosi davanti all'attore. "E... il taxi, Orlando?" Gli domandò, quando ebbe preso posto.

"Mh..." Lui rispose, dopo aver bevuto un sorso di caffè. "...l'ho chiamato qualche minuto fa, ma ci vogliono venti minuti per arrivare qui, quindi mi sono detto che c'era tempo per fare colazione con Ned!"

"Bravo ragazzo!" Intervenne l'uomo, dandogli una pacca sulla schiena; Sunny, invece, fece un sorrisetto tirato.

"Tu, esattamente, da quale parte del Galles vieni, Ned?" Domandò il ragazzo dopo un po', al suo terzo pancake; Sunny mangiava distrattamente.

"Io sono nato a Folton Bridge, sulla costa a nord." Rispose tranquillamente l'uomo, mentre la figlia tornava attenta alla discussione.

Orlando, però, a quella risposta, aggrottò la fronte perplesso; la ragazza lo osservò per un istante e capì a cosa stava pensando.

"Tranquillo, se non lo consci è normale." Gli disse. "E' un paesino talmente minuscolo, che non credo sia sulle cartine..." Affermò con noncuranza, ma Ned le lanciò un'occhiataccia. "...ma è molto carino, proprio un bel villaggio tipico, di pescatori..." Aggiunse con enfasi; Orlando rise sommessamente, a quel repentino cambio di tono.

"Anche mio padre era un pescatore..." Raccontò Ned, e da lì partirono dieci minuti di chiacchiere sulle bellezze del Galles, mangiando e bevendo caffè, finché non suonò il citofono.

"Sarà il taxi." Disse Sunny, alzandosi per andare a rispondere.

"Eh, sì." Rincarò Orlando pulendosi la bocca, quindi si alzò anche lui. "E' stato un piacere, Ned." Riprese, rivolto all'uomo, che era già in piedi.

"Te l'avevo detto che ci saremmo rivisti stamattina..." Ribatté malizioso, ma stavolta strinse la mano che gli veniva porta.

"Ehh, ma non è come pensi..." Replicò improvvisamente preoccupato il ragazzo. "...ci siamo addormentati in terrazza..."

"Sgorbio!" Esclamò Ned, lasciando la mano dell'attore e voltandosi verso la figlia. "Me lo fai dormire in terrazza, quando abbiamo una bella stanza degl'ospiti?!"

Lei gli fece un sorrisetto acido, fissandolo negl'occhi furbi, poi slacciò le braccia che teneva conserte e gli mostrò il medio sollevato; Ned ridacchiò.

"Beh, arrivederci Ned." Affermò Orlando, quando l'uomo tornò a dedicarsi a lui. "Spero che avremo l'occasione per rivederci."

"Lo spero anch'io, figliolo." Rispose l'altro, dandogli un'ultima pacca sulle spalle.

Il ragazzo, quindi, raggiunse Sunny sulla porta e, insieme, si diressero all'uscita; il taxi era già arrivato davanti alla fontana. Giunti sul porticato, i due si fermarono. Non si erano accorti di essersi presi per mano, durante il tragitto, ma ora, che stavano uno di fronte all'altra, se le tenevano entrambe.

"Può aspettare un attimo?" Chiese Orlando al tassista; quello annuì. "Grazie." E tornò a guardare la ragazza, che sorrideva.

"E' venuto il momento." Disse Sunny.

"A quanto sembra." Rispose lui. "Domani... sì, domani, torno a Los Angeles." Le confessò poi, con una titubanza dovuta alla perdita momentanea del senso del tempo a causa di quella strana notte.

"Lo immaginavo." Affermò tranquilla la ragazza.

"Pensi che ci rivedremo?" Le domandò appena preoccupato.

"Io spero di sì!" Esclamò lei sorridendo e stringendogli un po' di più le mani. "Beh, frequentiamo più o meno gli stessi ambienti, credo che sia possibile, in fondo."

"Hai ragione." Confermò Orlando annuendo.

Si fissarono negl'occhi per un lungo momento, senza accennare a voler interrompere il legame delle mani, come se potesse prolungare il piacere di essere stati insieme.

"Grazie." Mormorò infine Sunny.

Orlando sollevò le sopracciglia, sorpreso, poi sorrise. "E di che? Grazie a te..." Dichiarò dolcemente; lei gli sorrise.

A quel punto, Orlando si avvicinò ulteriormente e le sfiorò le labbra con un tenero e lieve bacio, cui Sunny rispose con la stessa delicatezza. Quando si lasciarono, lei lo fissò con un sorrisino insoddisfatto.

"E questo lo chiami bacio?" Gli domandò provocatoria.

Orlando tirò indietro il collo, inspirando con la bocca, poi sorrise di sghembo; questa volta non era disposto a cedere, la provocazione l'avrebbe accettata, eccome.

Le lasciò le mani e la prese con decisione per la vita, baciandola di nuovo; lei lo assecondò subito, passandogli le braccia intorno al collo. Stavolta il gesto fu molto più profondo: dopo aver giocato un po' con le sue labbra, cercò la lingua della ragazza, che non si tirò indietro. Andarono avanti per un bel po', sotto lo sguardo perplesso del tassista.

Alla fine dovettero riprendere respiro per qualche secondo, dopo essersi staccati; Sunny, che adesso sembrava molto compiaciuta, si passò la lingua sulle labbra, Orlando, invece, sorrideva soddisfatto.

"Ti va bene così?" Le fece sornione.

"Eccome..." Rispose lei, scrollando il capo con un sorriso.

"Allora..." Riprese l'attore, Sunny alzò gli occhi nei suoi. "...ciao."

"Ciao." Replicò serena la ragazza, mentre lui scendeva le poche scale verso il giardino.

Sunny lo guardò salire in macchina e rispose al suo saluto fatto con la mano; quando la macchina oltrepassò il cancello, tornò in casa.

In mezzo all'ingresso, davanti alla porta della biblioteca, c'era suo padre, con un sorrisino ammiccante sul viso; non si sarebbe meravigliata se li avesse guardati dalla finestra dell'atrio.

"Che c'è, sei contenta?" Le domandò l'uomo, alludendo forse al suo sorriso.

"Sai che ti dico, Ned?" Ribatté la ragazza. "La tua marmellata di limoni è proprio ottima!" Affermò convinta, poi si diresse su per le scale; Ned rise, entrando in biblioteca.

Sunny, mentre saliva di sopra, si passò di nuovo la lingua sulle labbra; Orlando aveva ancora in bocca il sapore dei pancake e della confettura, per quello il bacio era stato ancora più dolce. Ci poteva giurare che si sarebbero rivisti, non si sarebbe certo fermata lì.

 

Orlando guardava il paesaggio delle rive nebbiose dell'Hudson passare fuori dal finestrino del taxi; era preso da un lieve torpore, dovuto senz'altro alla stanchezza, ma si sentiva a posto, sereno, come raramente era stato negl'ultimi tempi.

Non lo avrebbe ammesso con nessuno, ma non era stato un bel periodo, anche se non era proprio depresso, uscire da quella storia era stato duro; adesso, però, poteva affermare di essere uscito dal tunnel, se così lo si poteva chiamare.

Incrociò le braccia, accomodandosi sul sedile, con la testa appoggiata allo schienale, poi sorrise. Gli sembrava ancora impossibile di essere stato tanto bene con una persona che non conosceva, ma, del resto, si era sviluppata subito un'alchimia speciale, tra lui e Sunny; non era solo una questione di attrazione fisica, per altro elevata, quanto il fatto che con la sua spontaneità e discrezione, la ragazza aveva toccato delle corde importanti nel suo cuore. E questo non lo avrebbe certo dimenticato.

Al prossimo incontro, perché ci sarebbe stato, ci poteva giurare, avrebbe verificato quelle sensazione ancora un po' confuse; chissà, magari anche il resto...

Il paesaggio stava ormai cambiando, i palazzi prendevano il posto degl'alberi ed il fiume spariva sotto i viadotti dell'autostrada, il sole appena sorto illuminava il viso tranquillo di Orlando e la nebbia stava sparendo; sotto il cartello dello svincolo per Manhattan, il ragazzo prese il telefono e digitò un messaggio per Lij.

"Buongiorno! Anche se sei un mezzuomo senza pisello ti devo ringraziare lo stesso. Dai un bacio a Ninny. Ci vediamo."

Dopo averlo inviato sorrise e si rimise nella posizione di prima, godendosi l'ultima parte del viaggio. Lo aveva sempre pensato che New York era una bella città. 

 

FINE

 

   
 
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