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Autore: valeriaspanu    23/02/2014    11 recensioni
"Si, questa è la mia vita… Non è perfetta e in parte è sempre incompleta ma, contando tutto ciò che ci è accaduto, devo ringraziare il cielo per avere Peeta e le sue braccia che mi stringono per farmi sentire il suo amore. Può essere questa la felicità dopo tutto ciò che abbiamo passato?"
La FIC si svolge 5 anni dopo la rivolta. Peeta e Katniss stanno insieme e cercano di lottare contro i propri incubi, ma una nuova minaccia creata da Capitol City incombe su di loro: riusciranno a superare le nuove prove?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Io non posso fare tutto da sola.

Davanti a me si ergono mille riviste sul “Come organizzare un matrimonio perfetto”. Io non voglio organizzare un matrimonio perfetto: non lo so fare!

-Cristo, cristo. Che roba è questa?...Giarrettiera… Come si dovrebbe indossare, secondo te, stupida giornalista dei miei stivali!- dico, borbottando tra di me.

Per fortuna Peeta è in panetteria e non può vedere il mio momento di follia causata dal panico che ho per organizzare feste in generale: non ho mai avuto molto da festeggiare nella mia vita precedente quindi, mi sembra ovvio che io sia totalmente inesperta. Cioè io sono Katniss Everdeen: cupa, irascibile e totalmente asociale. Peeta è stato subito d’accordo con me nel decidere per un matrimonio in piccolo ma Haymitch e Sue la Zozza, era stata la seconda persona a cui avevamo annunciato la lieta notizia, avevano fatto pressioni per organizzare un piccolo rinfresco per il distretto 12: eravamo stati i volti degli Hunger Games, coloro che ce l’avevano fatta, coloro che avevano sconfitto Capitol City. Cynthia se n’era andata, sparita nel cuore della notte. Ero preoccupata per Haymitch ma se la sarebbe cavata con qualche bottiglia o due o almeno lo speravo. Mi ero quasi sorpresa quando, qualche giorno fa, mi aveva detto “Dovresti chiamare Effie, dolcezza. Lei ci sa fare con queste cose.”. Aveva ragione: io ci avrei messo anni e non volevo che la gravidanza si notasse troppo. Sospiro e mi ritrovo davanti al telefono: è arrivato da Capitol qualche settimana fa. Compongo il numero della capitolina che trovo sulla rubrica e aspetto pazientemente.

-Pronto?-

-Effie… Sono Katniss, ciao!-

-Katniss, oddio che piacere !Come state? Vi siete ripresi?- chiede la mia accompagnatrice velocemente e con il suo forte accento di Capitol.

Dio non l’avevo neanche salutata quando eravamo tornati al 12: sei una capra, Everdeen. E le stai anche per chiedere di organizzarti il festino nuziale. –Perdonaci, Effie, ma volevamo così disperatamente tornare a casa che… non ti abbiamo salutata. Scusami.-

-Tranquilla, Katniss. So quanto deve essere stato tremendo per voi tornare qui… Lo capisco. Ma dimmi, come mai mi hai chiamato?-

-Prima di tutto per scusarmi- bugiarda!- E poi volevo dirti che… Io e Peeta ci sposiamo.- rispondo, sorridendo raggiante mentre dico quelle semplici parole.

L’urlo di gioia mi sfonda le orecchie e sento i complimenti di Effie che, non mi sorprendo più di tanto, quasi piange dalla felicità. Per non parlare di quando le chiedo di aiutarmi ad organizzare il banchetto.

-Ma te lo dico già da adesso, Effie. Niente eccessi: io e Peeta vogliamo un matrimonio tranquillo e soprattutto senza telecamere. Quindi, per favore, non dire niente a Capitol. Altrimenti Peeta potrebbe davvero dare di matto.-

-Certo, Katniss cara. Sarò muta come un pesce. Prenderò il primo treno per il 12 e arriverò in un baleno stasera o domani sul presto, d’accordo.-

-Grazie, Effie. Grazie davvero.-

Chiudo la chiamata e sospiro. Peeta ieri aveva avvisato Johanna e Annie che sarebbero arrivate qualche giorno prima del matrimonio, per aiutarmi a provare il vestito e ad abbellire la casa di Peeta dove avremo tenuto il ricevimento: oppure l’avremo tenuto sul Prato? Dovevamo ancora decidere.

Troppe, troppe cose.

Però c’era una persona che non avevo chiamato: mia madre. Non sapeva nulla né del matrimonio e né del bambino. Chissà, magari le sarebbe importato, magari avrebbe voluto esserci in quel giorno così importante per me. Ma l’assenza di Prim sarebbe stata così grande, così evidente da farci stare male. Forse era meglio se restava al quattro, ad affogare nel dolore da sola. Ma mi ritrovo comunque a desiderare di avere quella donna, ciò che rimane della mia famiglia, accanto a me per quanto non ci siamo mai comprese a fondo negli anni. Il telefono squilla e il cuore sembra volermi uscire dal petto.

-Pronto?-

-Mamma, sono io, Katniss.- come se ci fosse bisogno di precisazioni.

-Oh, Katniss. Hai cambiato numero. Sei tornata a casa?-

Sì, mamma. Grazie per avermi chiamato, per avermi chiesto come l’esperienza terribile di essere diventata una mentore mi abbia fatto sentire. Li hai almeno guardati gli Hunger Games? Hai pensato a me in quelle settimane?

-Sì, mamma. Da un mese ormai.- non osiamo chiederci “come stai?”, non riusciremo a mentire l’una all’altra. Troppo dolore, senza Prim e poche cose in comune tra di noi. –Io ti volevo dire una novità: io  e Peeta ci sposiamo.-

-Oh, cara… E’ meraviglioso, davvero.- la sento, mi pare scorgere una nota di vera felicità tra le sue parole.

-Mi piacerebbe se potessi venire qui, di nuovo, al 12. La tua camera è come l’hai lasciata.- le dico, un magone in gola. Mi ritrovo a sperare, a supplicare un suo “sì”.

-Katniss, io non so proprio se…-

-Sono incinta, mamma.- sbotto, prima che lei mi possa rifiutare di nuovo, un’altra dannatissima volta. Non puoi rifiutarti ora. Non potresti mai farlo, se fossi davvero una madre! Non farlo, cristo santo. Non farlo.

-Davvero?-

-Sì. Sono al terzo mese. Penso che sarà una bambina.-

-Peeta sarà felicissimo, sarà un ottimo padre.-

-Sì. E io ho bisogno di te, per una volta. Non tirarti indietro, per favore. Almeno non questa volta.-

Passano minuti di silenzio che a me sembrano anni infiniti. Ma poi sento la sua voce tremante che mi dice “Sì. Verrò.” Non la ringrazio, non potrei mai. Ma le dico che le farò sapere quando la data sarà sicura, così non dovrà trattenersi più del tempo necessario. Lei fa un accenno ad aiutarmi per la gravidanza: “ne parlerò con Peeta” le dico. E la nostra conversazione si chiude qui.

Mamma, vorrei tanto che papà non fosse morto nella miniera.

Mamma, vorrei tanto essere morta in quell’arena.

Mamma, vorrei tanto che Primrose fosse qui, sana e salva con me.

Mamma, scusami se non sono morta io.

Mamma, scusami se ti ho sempre spinto lontano da me.

 

 

Mi risvegliano le labbra di Peeta sulla mia fronte e gli sorrido, beandomi dei suoi occhi blu mare. Nell’aria c’è un profumo che può provenire solo dalle sue focaccine al formaggio: sembra che il suo obbiettivo sia di farmi mangiare il più possibile. Diventerò la balena imitatrice.

-Ben svegliata, amore.-

-Mmmm… Hai fatto presto oggi.- dico, guardando l’orologio che segna le 16: mi butto sul suo petto e inspiro il suo profumo, il profumo della panetteria. Casa.

-Come state?-

Alzo gli occhi al cielo, mormorando un “bene, STO bene”. –Ho chiamato mia madre e Effie oggi.-

-Eh..?-

-Ho chiamato Effie per aiutarmi con l’organizzazione di tutto questo banchetto e di tutto questo macello. Mia madre per invitarla. Ha detto che verrà. Mi ha detto che mi potrebbe aiutare per la gravidanza.-

-Kat, ma è meraviglioso! E’ il primo segno di riavvicinamento che abbiamo avuto in cinque anni! E tu volevi partorire in casa. Non in un ospedale costruito da Capitol: sarebbe perfetto.-

-E se qualcosa andasse male? Se perdesse la testa proprio mentre sono in travaglio?- mormoro, guardandolo preoccupata.

Lui sospira, baciandomi la fronte. A volte mi chiedo come faccia a sopportarmi, come riesca a sopportare le mie paure, le mie ansie, i miei incubi sempre dietro l’angolo.

-Come ti devo far capire che questo bambino non potrebbe essere più al sicuro di così? Sai che non ammiro tua madre. Anzi la detesto alquanto: ma se lei ha proposto una cosa del genere dovresti semplicemente ringraziare il fatto che sta cercando di tornare da te. Non si sarebbe mai proposta se non fosse stata certa di sopportare una tale responsabilità.-

So che ha ragione ma mi porto le mani sul ventre, preoccupata. So che mia madre è capace, so che, in fondo, mi vuole bene e vorrà bene al bambino che verrà. Ma sono disposta a correre il rischio?

No.

-Voglio un’altra ostetrica. Trova un’altra ostetrica.-

-Kat…-

-Ci ha lasciato morire di fame, Peeta. Non lascerò che uccida mio figlio. E’ stata tutta una sciocchezza, non dovevo chiamarla, non dovevo invitarla a questo matrimonio. Ci sarà lei e… e non ci sarà Prim e saremo tristi, lei sarà triste perché ero io a dover morire e non Prim. Prim, la mia dolce Prim. Lei si doveva sposare, lei sarebbe stata una madre, una moglie fantastica. Non io. Guardami Peeta. Guardami. Sono… sono…- non trovo parole per definirmi, per definire quanto sono a pezzi, quanto sono STANCA. Stanca perché il dolore sembra sempre alla porta anche adesso che dovrei essere felice, perché Lui è felice.

Peeta mi stringe in uno dei suoi abbracci soffocanti e mi mormora parole dolci all’orecchio.

-Sei il mio miracolo personale, Katniss Everdeen. Sarai la mia imperfetta moglie e la mia imperfetta madre. Ma io amo ogni tuo difetto, ogni tua espressione arrabbiata, ogni tuo capriccio. Cercheremo un’altra ostetrica, se vorrai. Ma ti prego Katniss: sii felice, perché mi stai uccidendo. Perché sto iniziando a pensare che questo bambino ti stia spezzando di nuovo. E la colpa è solo mia.-

Lo guardo con le lacrime agli occhi: gli sto togliendo il suo sogno, la sua gioia di essere padre. Ma io sono indecisa tra l’essere felice e l’essere terribilmente disperata da questa nascita: ho paura, ho sempre paura. Ma io voglio dare a Peeta questo bambino: se lo merita. Si merita di essere felice, di essere padre. Lentamente lo trascino al piano di sopra, davanti alla stanza proibita. La camera di Prim. Prendo un bel respiro e la apro, mentre Peeta mi guarda basito. Tutto è rimasto come lei l’ha lasciato. Il libro di medicina aperto e il quaderno degli appunti pieno di correzioni e di miglioramenti. L’unico cambiamento era una scatola impolverata, lasciata da una Katniss depressa a prendere polvere. Mi avvicino alla finestra e la apro, automaticamente: il suo odore se ne andrà presto. Tolgo le coperte al letto, rifacendolo mentre Peeta mi guarda in silenzio. Rifaccio i letto, meccanicamente. Mi avvio alla sua scrivania e inizio a impilare i libri, accarezzandoli, cercando di imprimere nella memoria la sua scrittura. Un libro mi cade e la mano di Peeta lo raccoglie, veloce. In silenzio, mi aiuta a liberare gli scaffali.

-Katniss, che cosa stiamo facendo?- mormora lui, dopo ore che siamo lì, dopo che le lacrime scendono copiose dalle mie guance: non me n’ero accorta.

-Alla bambina servirà una camera, non trovi?-

 

 

Piango anche io ragazzi.. questo capitolo è una fase di passaggio che ci doveva assolutamente essere nel corso della fic: il “ recupero” del rapporto con la madre di Kat e, finalmente, l’accettazione da parte della nostra DURA DURISSIMA Ghiandaia imitratrice. Peetino d’ora in poi potrà esprimere i propri dadfeels senza farsi mille paturnie mentali! Riusciamo ad arrivare ad almeno 6 commenti? Su, su bimbi miei:D Sennò vi punirò malvagiamente! Muahahahah! Un bacio! PS: Nell’altro capitolo ho messo il link da cui potete vedere il disegno di Matt&Jane

  
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