Io non posso fare tutto da sola.
Davanti a me si ergono mille riviste sul
“Come organizzare
un matrimonio perfetto”. Io non voglio organizzare un
matrimonio perfetto: non
lo so fare!
-Cristo, cristo. Che roba è
questa?...Giarrettiera… Come si
dovrebbe indossare, secondo te, stupida giornalista dei miei stivali!-
dico,
borbottando tra di me.
Per fortuna Peeta è in panetteria e non
può vedere il mio
momento di follia causata dal panico che ho per organizzare feste in
generale:
non ho mai avuto molto da festeggiare nella mia vita precedente quindi,
mi
sembra ovvio che io sia totalmente inesperta. Cioè io sono
Katniss Everdeen:
cupa, irascibile e totalmente asociale. Peeta è stato subito
d’accordo con me
nel decidere per un matrimonio in piccolo ma Haymitch e Sue la Zozza,
era stata
la seconda persona a cui avevamo annunciato la lieta notizia, avevano
fatto
pressioni per organizzare un piccolo rinfresco per il distretto 12:
eravamo
stati i volti degli Hunger Games, coloro che ce l’avevano
fatta, coloro che
avevano sconfitto Capitol City. Cynthia se n’era andata,
sparita nel cuore
della notte. Ero preoccupata per Haymitch ma se la sarebbe cavata con
qualche
bottiglia o due o almeno lo speravo. Mi ero quasi sorpresa quando,
qualche
giorno fa, mi aveva detto “Dovresti chiamare Effie, dolcezza.
Lei ci sa fare
con queste cose.”. Aveva ragione: io ci avrei messo anni e
non volevo che la
gravidanza si notasse troppo. Sospiro e mi ritrovo davanti al telefono:
è
arrivato da Capitol qualche settimana fa. Compongo il numero della
capitolina
che trovo sulla rubrica e aspetto pazientemente.
-Pronto?-
-Effie… Sono Katniss, ciao!-
-Katniss, oddio che piacere !Come state? Vi siete
ripresi?-
chiede la mia accompagnatrice velocemente e con il suo forte accento di
Capitol.
Dio non l’avevo neanche salutata quando
eravamo tornati al
12: sei una capra, Everdeen. E le stai anche per chiedere di
organizzarti il
festino nuziale. –Perdonaci, Effie, ma volevamo
così disperatamente tornare a
casa che… non ti abbiamo salutata. Scusami.-
-Tranquilla, Katniss. So quanto deve essere stato
tremendo
per voi tornare qui… Lo capisco. Ma dimmi, come mai mi hai
chiamato?-
-Prima di tutto per scusarmi- bugiarda!- E poi
volevo dirti
che… Io e Peeta ci sposiamo.- rispondo, sorridendo raggiante
mentre dico quelle
semplici parole.
L’urlo di gioia mi sfonda le orecchie e
sento i complimenti
di Effie che, non mi sorprendo più di tanto, quasi piange
dalla felicità. Per
non parlare di quando le chiedo di aiutarmi ad organizzare il banchetto.
-Ma te lo dico già da adesso, Effie.
Niente eccessi: io e
Peeta vogliamo un matrimonio tranquillo e soprattutto senza telecamere.
Quindi,
per favore, non dire niente a Capitol. Altrimenti Peeta potrebbe
davvero dare
di matto.-
-Certo, Katniss cara. Sarò muta come un
pesce. Prenderò il
primo treno per il 12 e arriverò in un baleno stasera o
domani sul presto,
d’accordo.-
-Grazie, Effie. Grazie davvero.-
Chiudo la chiamata e sospiro. Peeta ieri aveva
avvisato
Johanna e Annie che sarebbero arrivate qualche giorno prima del
matrimonio, per
aiutarmi a provare il vestito e ad abbellire la casa di Peeta dove
avremo
tenuto il ricevimento: oppure l’avremo tenuto sul Prato?
Dovevamo ancora
decidere.
Troppe, troppe cose.
Però c’era una persona che
non avevo chiamato: mia madre.
Non sapeva nulla né del matrimonio e né del
bambino. Chissà, magari le sarebbe
importato, magari avrebbe voluto esserci in quel giorno così
importante per me.
Ma l’assenza di Prim sarebbe stata così grande,
così evidente da farci stare
male. Forse era meglio se restava al quattro, ad affogare nel dolore da
sola.
Ma mi ritrovo comunque a desiderare di avere quella donna,
ciò che rimane della
mia famiglia, accanto a me per quanto non ci siamo mai comprese a fondo
negli
anni. Il telefono squilla e il cuore sembra volermi uscire dal petto.
-Pronto?-
-Mamma, sono io, Katniss.- come se ci fosse
bisogno di
precisazioni.
-Oh, Katniss. Hai cambiato numero. Sei tornata a
casa?-
Sì, mamma. Grazie per avermi chiamato,
per avermi chiesto
come l’esperienza terribile di essere diventata una mentore
mi abbia fatto sentire.
Li hai almeno guardati gli Hunger Games? Hai pensato a me in quelle
settimane?
-Sì, mamma. Da un mese ormai.- non
osiamo chiederci “come
stai?”, non riusciremo a mentire l’una
all’altra. Troppo dolore, senza Prim e
poche cose in comune tra di noi. –Io ti volevo dire una
novità: io e
Peeta ci sposiamo.-
-Oh, cara… E’ meraviglioso,
davvero.- la sento, mi pare
scorgere una nota di vera felicità tra le sue parole.
-Mi piacerebbe se potessi venire qui, di nuovo, al
12. La
tua camera è come l’hai lasciata.- le dico, un
magone in gola. Mi ritrovo a
sperare, a supplicare un suo “sì”.
-Katniss, io non so proprio se…-
-Sono incinta, mamma.- sbotto, prima che lei mi
possa
rifiutare di nuovo, un’altra dannatissima volta. Non puoi
rifiutarti ora. Non
potresti mai farlo, se fossi davvero una madre! Non farlo, cristo
santo. Non
farlo.
-Davvero?-
-Sì. Sono al terzo mese. Penso che
sarà una bambina.-
-Peeta sarà felicissimo,
sarà un ottimo padre.-
-Sì. E io ho bisogno di te, per una
volta. Non tirarti
indietro, per favore. Almeno non questa volta.-
Passano minuti di silenzio che a me sembrano anni
infiniti.
Ma poi sento la sua voce tremante che mi dice “Sì.
Verrò.” Non la ringrazio,
non potrei mai. Ma le dico che le farò sapere quando la data
sarà sicura, così
non dovrà trattenersi più del tempo necessario.
Lei fa un accenno ad aiutarmi
per la gravidanza: “ne parlerò con
Peeta” le dico. E la nostra conversazione si
chiude qui.
Mamma, vorrei tanto che papà non fosse
morto nella miniera.
Mamma, vorrei tanto essere morta in
quell’arena.
Mamma, vorrei tanto che Primrose fosse qui, sana e
salva con
me.
Mamma, scusami se non sono morta io.
Mamma, scusami se ti ho sempre spinto lontano da
me.
Mi risvegliano le labbra di Peeta sulla mia fronte
e gli
sorrido, beandomi dei suoi occhi blu mare. Nell’aria
c’è un profumo che può
provenire solo dalle sue focaccine al formaggio: sembra che il suo
obbiettivo
sia di farmi mangiare il più possibile. Diventerò
la balena imitatrice.
-Ben svegliata, amore.-
-Mmmm… Hai fatto presto oggi.- dico,
guardando l’orologio
che segna le 16: mi butto sul suo petto e inspiro il suo profumo, il
profumo
della panetteria. Casa.
-Come state?-
Alzo gli occhi al cielo, mormorando un
“bene, STO bene”. –Ho
chiamato mia madre e Effie oggi.-
-Eh..?-
-Ho chiamato Effie per aiutarmi con
l’organizzazione di
tutto questo banchetto e di tutto questo macello. Mia madre per
invitarla. Ha
detto che verrà. Mi ha detto che mi potrebbe aiutare per la
gravidanza.-
-Kat, ma è meraviglioso! E’
il primo segno di riavvicinamento
che abbiamo avuto in cinque anni! E tu volevi partorire in casa. Non in
un
ospedale costruito da Capitol: sarebbe perfetto.-
-E se qualcosa andasse male? Se perdesse la testa
proprio
mentre sono in travaglio?- mormoro, guardandolo preoccupata.
Lui sospira, baciandomi la fronte. A volte mi
chiedo come
faccia a sopportarmi, come riesca a sopportare le mie paure, le mie
ansie, i
miei incubi sempre dietro l’angolo.
-Come ti devo far capire che questo bambino non
potrebbe
essere più al sicuro di così? Sai che non ammiro
tua madre. Anzi la detesto
alquanto: ma se lei ha proposto una cosa del genere dovresti
semplicemente
ringraziare il fatto che sta cercando di tornare da te. Non si sarebbe
mai
proposta se non fosse stata certa di sopportare una tale
responsabilità.-
So che ha ragione ma mi porto le mani sul ventre,
preoccupata. So che mia madre è capace, so che, in fondo, mi
vuole bene e vorrà
bene al bambino che verrà. Ma sono disposta a correre il
rischio?
No.
-Voglio un’altra ostetrica. Trova
un’altra ostetrica.-
-Kat…-
-Ci ha lasciato morire di fame, Peeta. Non
lascerò che
uccida mio figlio. E’ stata tutta una sciocchezza, non dovevo
chiamarla, non
dovevo invitarla a questo matrimonio. Ci sarà lei
e… e non ci sarà Prim e
saremo tristi, lei sarà triste perché ero io a
dover morire e non Prim. Prim,
la mia dolce Prim. Lei si doveva sposare, lei sarebbe stata una madre,
una
moglie fantastica. Non io. Guardami Peeta. Guardami. Sono…
sono…- non trovo
parole per definirmi, per definire quanto sono a pezzi, quanto sono
STANCA.
Stanca perché il dolore sembra sempre alla porta anche
adesso che dovrei essere
felice, perché Lui è felice.
Peeta mi stringe in uno dei suoi abbracci
soffocanti e mi
mormora parole dolci all’orecchio.
-Sei il mio miracolo personale, Katniss Everdeen.
Sarai la
mia imperfetta moglie e la mia imperfetta madre. Ma io amo ogni tuo
difetto,
ogni tua espressione arrabbiata, ogni tuo capriccio. Cercheremo
un’altra
ostetrica, se vorrai. Ma ti prego Katniss: sii felice,
perché mi stai
uccidendo. Perché sto iniziando a pensare che questo bambino
ti stia spezzando
di nuovo. E la colpa è solo mia.-
Lo guardo con le lacrime agli occhi: gli sto
togliendo il
suo sogno, la sua gioia di essere padre. Ma io sono indecisa tra
l’essere
felice e l’essere terribilmente disperata da questa nascita:
ho paura, ho
sempre paura. Ma io voglio dare a Peeta questo bambino: se lo merita.
Si merita
di essere felice, di essere padre. Lentamente lo trascino al piano di
sopra,
davanti alla stanza proibita. La camera di Prim. Prendo un bel respiro
e la
apro, mentre Peeta mi guarda basito. Tutto è rimasto come
lei l’ha lasciato. Il
libro di medicina aperto e il quaderno degli appunti pieno di
correzioni e di
miglioramenti. L’unico cambiamento era una scatola
impolverata, lasciata da una
Katniss depressa a prendere polvere. Mi avvicino alla finestra e la
apro,
automaticamente: il suo odore se ne andrà presto. Tolgo le
coperte al letto,
rifacendolo mentre Peeta mi guarda in silenzio. Rifaccio i letto,
meccanicamente. Mi avvio alla sua scrivania e inizio a impilare i
libri,
accarezzandoli, cercando di imprimere nella memoria la sua scrittura.
Un libro
mi cade e la mano di Peeta lo raccoglie, veloce. In silenzio, mi aiuta
a
liberare gli scaffali.
-Katniss, che cosa stiamo facendo?- mormora lui,
dopo ore
che siamo lì, dopo che le lacrime scendono copiose dalle mie
guance: non me
n’ero accorta.
-Alla bambina servirà una camera, non
trovi?-
Piango anche io
ragazzi.. questo capitolo è una fase di
passaggio che ci doveva assolutamente essere nel corso della fic: il
“
recupero” del rapporto con la madre di Kat e, finalmente,
l’accettazione da
parte della nostra DURA DURISSIMA Ghiandaia imitratrice. Peetino
d’ora in poi
potrà esprimere i propri dadfeels senza farsi mille paturnie
mentali! Riusciamo
ad arrivare ad almeno 6 commenti? Su, su bimbi miei:D Sennò
vi punirò
malvagiamente! Muahahahah! Un bacio! PS: Nell’altro capitolo
ho messo il link
da cui potete vedere il disegno di Matt&Jane