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Autore: Alepotterhead    24/02/2014    2 recensioni
Mags è l'adorabile ottantenne che tutti abbiamo conosciuto, ma anche lei è una vincitrice. O meglio una sopravvissuta.
Ecco a voi i Noni Hunger Games. Gli Hunger Games di Mags.
Dal capitolo 9
“Tributi prendete posizione”
La voce mi fa sobbalzare e la pedana si solleva leggermente, le ante del tubo che la circondano si aprono. Guardo il pacificatore alle mie spalle, non si muove di mezzo millimetro. Prendo un respiro profondo e faccio i due passi che mi separano dalla piattaforma, sento le gambe di gelatina. Prendo posizione come mi è stato detto.
“Cinque secondi rimanenti alla partenza”
Conto mentalmente… Cinque… Quattro… Tre… Due… Uno…Ci siamo.
Le porte si chiudono e la piattaforma inizia lentamente a sollevarsi.
Si apre una botola sopra la mi testa e una cascata di luce piove su di me.
Ci siamo davvero.
All’inizio non riesco a distinguere ciò che mi circonda, appena mi abituo alla luce, rimango senza fiato.
È un paesaggio incredibile."
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mags, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Bum.
Sobbalzo col cuore che martella furiosamente nel mio petto, sgrano gli occhi e scatto in piedi, sono sudata e ho il fiato corto.
Due occhi grandi e scuri mi fissano vagamente preoccupati.

“Mags? Tutto bene?” la sua voce è debole e la cosa non mi piace affatto.

“Io… il cannone” ancora il mio respiro non è regolare.

“Adesso non ha sparato il cannone”

“L’ho sentito”

“Stavi dormendo, credo tu abbia sentito un tuono”

“Un tuono?”

“Si, credo che tra poco pioverà”

Sono disorientata “È molto che si sentono tuoni?”

“Un po’. Il cielo si è fatto più buio, o per lo meno mi è sembrato dalla luce che filtra, e poi sono iniziati i tuoni”

“Per quanto ho dormito?”

“A spanne direi che siamo poco dopo mezzogiorno”

Ho dormito dal sorgere del sole a mezzogiorno, fin troppo.
“Dovevi svegliarmi prima…” mi fermo, perché solo ora registro le sue parole “…in che senso ‘adesso non ha sparato il cannone’?”

“Mentre dormivi c’è stato un colpo”

Il che significava dieci caduti.
Provo ansia e sollievo assieme.
Sono preoccupata per Dave, ma non posso fare a meno di pensare che c’è un tributo in meno. Mi sento una persona terribile per pensare una cosa del genere.

“Keri come va la ferita?”

“Bene” il suo tono secco e deciso non mi piace nemmeno un po’.

“Lasciami vedere, poi te la fascio io per bene”

“Non ti avvicinare” assottiglia lo sguardo con fare minaccioso.

“Non capisco, voglio solo aiutarti” perché è la mia di voce che trema?  

“Se hai energie da sprecare, mettiamoci in marcia, dobbiamo trovare una fonte d’acqua”

Si alza e col braccio sano mi lancia il mio zaino.
Che diamine è successo? Cosa ho fatto?
Mi volta le spalle e inizia a camminare, non posso fare altro che seguirla in silenzio.

Devo smetterla di tremare per ogni cosa, di mostrare tutto il panico che mi assale, devo controllarmi e tirar fuori le unghie perché è l’unico modo per andare avanti. Se non ci fosse stata Keri probabilmente sarei rimasta accovacciata su un ramo a piagnucolare, è lei quella determinata, io sono quella che ha avuto più fortuna che buon senso. E adesso è lei quella che sta male.

Sgrano gli occhi quando capisco cosa è successo, devo davvero aver dormito troppo perché sono paurosamente lenta a comprendere una cosa talmente evidente…‘Se hai energie da sprecare’… crede che curarla sia uno spreco di tempo ed energie, come ho fatto a non capirlo subito? Si considera già spacciata.
Non lo posso permettere.

“Keri, ferma”

Si gira spalancando appena gli occhi, deve essere stato per il mio tono secco.
“Che c’è?” è pallidissima

“Controllo in che direzione avanziamo” e sparisco su un albero, vedo che stiamo mantenendo la cornucopia alla nostra sinistra anche se ormai risulta praticamente alle nostre spalle, a questo punto il terreno inizia a essere in salita. Bene.
Ci impiego molto più tempo del dovuto per farla riposare un po’, quando scendo le dico solo che la strada va bene, poi mi dirigo a prendere nuove liane.

“Adesso mi fai vedere quella dannatissima ferita”

“No”

“Io penso proprio di si”

“E sentiamo, perché di grazia?” il tono è duro, quasi sprezzante.

“Perché stiamo iniziando la salita e sarà faticoso, perché la fasciatura che ti sei fatta fa pena, perché hai una brutta cera, perché se non lo fai ti mollo qui e continuo da sola…” è ovviamente una minaccia a vuoto, non detta con cattiveria, ma l’ho detto ugualmente.

“E allora vattene!” le parole che mi urla contro con rabbia e risentimento mi sconcertano, le percepisco intrise di veleno e mi fanno male, ma non tanto quanto il suo sguardo. Quelli che mi ritrovo a fissare sono gli occhi di una ragazza che sembra aver vissuto già tante, forse troppe, dolorose esperienze e ancora non ha perso la capacità di soffrire, troppo dolore per una sedicenne normale. Ho paura di sapere da dove arriva quella scia di dolore che ora riesco chiaramente a leggere in fondo alle sue iridi, perché sono praticamente certa che non è colpa della ferita né dell’Arena.

Non so per quanto tempo la fisso muta e immobile, ma non posso farne a meno.
La guardo. Mi guarda.

Sta tentando di comunicarmi qualcosa solo con gli occhi, non so cosa, ma fa dannatamente male.
Poi di scatto mi volta le spalle e prosegue.

Perché quando cerco di prendere in mano la situazione non riesco comunque a risolvere niente?
Anzi la peggioro.
Sono un disastro.

Avanziamo per molto tempo nel più perfetto silenzio, finché stremate ci dobbiamo fermare. Andare avanti è faticoso a causa del caldo asfissiante, della salita e delle ferite, se io sto così non immagino pensare cosa provi la mia compagna di sventure.
Ho quasi finito l’acqua maledizione, dobbiamo davvero trovare una sorgente altrimenti saranno grossi guai, altresì noti come disidratazione.

“Lascia che ti aiuti”

“Perché?”

“Perché è giusto, perché lo voglio fare, perché ci tengo”

“Siamo nell’Arena…” so cosa intende, ma non per questo mi lascio scoraggiare.

“Oh non  me ne ero accorta!”

Quasi le strappo un sorriso.
“Sai questa risposta è proprio da Aiden”

“Ehi non offendere!”
Adesso ride apertamente, prima che si trasformi in una smorfia di dolore.

Si accorge che la guardo male e sbuffando inizia a sciogliersi la maldestra medicazione che è riuscita a farsi.
La ferita è brutta, non ci sono altri modi per descriverla.

È uno spaventoso squarcio che parte dalla base del collo e le arriva fino al gomito del braccio sinistro, appena la scopre ricomincia a sanguinare copiosamente, i contorni sono frastagliati e sporchi, deve essere assolutamente pulita e ci vorrebbero anche dei punti. Il problema è: come diamine faccio a procurarmi ciò?

“Fa orrore, vero?”

“No, ma va!”

“Mags, non dire bugie non sei capace. Quanto mi resta prima di morire dissanguata secondo te?”

Sembra parlare del tempo, come fa a mantenere la voce così calma e controllata?

“Tu non morirai dissanguata, non ora, non con me, te lo vieto”

“E sentiamo dottoressa, come dobbiamo procedere?”

“Prima la puliamo per bene” anche se l’idea di toccare quella lesione mi rivolta lo stomaco, tiro fuori la borraccia.

“Spero tu non voglia usare l’acqua della borraccia!” mi guarda come si guarda un mentecatto.

“E cosa dovrei usare?! Tanto tra poco troveremo una fonte, ne sono certa”

“Non se ne parla! Sei impazzita?!”

“Vuoi che la ferita si infetti? È questo che vuoi?”

Silenzio.

“Ecco, quindi non lamentarti”

“Usa la mia”

“Cosa?”

“Usa la mia acqua”

“Ne prendo un po’ da tutte e due, ne uso poca, giusto per vedere come è messa”

La coltellata ripulita dallo sporco e dal sangue incrostato è ancora più brutta da vedersi, caspita non lo credevo possibile.
“Secondo me dobbiamo farla asciugare prima di rifasciarla, altrimenti tutte le volte che dobbiamo rifare la medicazione ricomincerà a sanguinare… ci vorrebbero dei punti. Cerca di stare ferma così per un po’ e vediamo se migliora” cerco di essere incoraggiante.

“Anche secondo me deve seccarsi un po’, ma adesso che facciamo ferme qui?”

Cerchiamo di guadagnarci il necessario per i punti da sutura attraverso gli sponsor e il modo migliore per tenere tutti incollati allo schermo è …
“Chiacchieriamo”

Mi fissa, deve aver capito quello che voglio fare. Mi siedo di fronte a lei e inizio a mangiare qualche biscotto per mettere a tacere il mio rumoroso stomaco.

“Sai… quello che hai detto all’intervista, riguardo al mare nel tuo Distretto… l’hai descritto in una maniera impressionante… è tutto vero?”

“Sì, il mare è imprevedibile, può passare dalla calma piatta alla tempesta nel giro di due battiti di ciglia, la violenza con cui si abbatte sulle coste certe volte è spaventosa, il vento ulula così forte che fa tremare le fondamenta delle case e ti scuote le ossa, la schiuma bianco latte delle onde rotte brutalmente contro gli scogli sembra quasi luminosa, i tuoni rimbombano così forti che li credi in grado si schiacciarti a terra con la loro forza, i lampi che squarciano il buio sono come stilettate dritte negli occhi, ma la cosa davvero impressionante è che il cielo riesce ad assumere mille colori diversi, dal nero pece, al grigio perlaceo, dal grigio plumbeo al nero quasi viola, la cosa meravigliosa è che i colori si riflettono nel mare, ed è bellissimo. Terrificante, ma bellissimo”

“Chissà perché ma credo che tu sia una di quelle persone che quando c’è un temporale stanno sotto la pioggia scrosciante a guardarsi intorno”

Rido davvero di gusto “Ci hai preso in pieno! È una cosa bellissima essere sotto la pioggia e sentire la forza di tutto quello che ti circonda, come se sentissi la vita, la forza scorrere direttamente nelle tue vene. Ti senti estremamente piccolo e insignificante davanti al meraviglioso manifestarsi della forza della natura, ma non puoi far altro che sentirti vivo”

“Wow mi sembra quasi di vederlo” poi sospira “Quanto mi sarebbe piaciuto poterlo  vedere davvero”

Cosa posso dire? Lo vedrai? Non lo rivedrò più neppure io, posso solo tenermi stretto il ricordo.

“Comunque il mare è bellissimo anche quando è calmo, limpido e trasparente, sai, io ho un posto speciale in cui vado quando c’è bel tempo… noi lo chiamiamo ‘le pozze’ sono una serie di piscine naturali all’interno di alcune grotte, è un posto magico quasi fuori dal tempo, l’acqua lì è di un verde incantevole tanto che sembra un prato… ma adesso basta parlare di mare, raccontami qualcosa del Due”

Keri si irrigidisce appena “Non ho molto da dire… Il Due si trova molto vicino alla Capitale, il territorio è pressoché tutto montuoso e quindi è composto da molti piccoli villaggi. Da noi si estrae e si taglia la grafite…” Mentre parla sembra ripetere un testo imparato a memoria, a un certo punto mi accorgo che sembra scrivere qualcosa per terra, incidendo le parole sullo stato di soffice muschio su cui siamo sedute e da come siamo messe posso vedere solo io, quindi è qualcosa che dovrebbe rimanere nascosto, cerco di allungarmi in modo naturale per scorgere meglio.

Addestramento Pacificatori.

Costruzione armi.

Base militare di Capitol City.

Ah. Non deve essere poi il massimo vivere nel Due, anche se è forse il Distretto più ricco in assoluto, mi sembra un posto piuttosto triste e lugubre.

“…. ma la cosa che preferisco è quando nevica”

“Nevica?”

“Non hai mai visto la neve?”

“No, cioè l’ho vista solo in una foto su un libro di scuola”

“Proprio come per me il mare. Comunque la neve a me piace moltissimo anche se deve fare freddo per vederla…” la ascolto rapita e cerco di visualizzare quello che lei mi descrive “…il cielo diventa quasi bianco e il respiro ti si congela, l’aria è come elettrica e quando inizia a cadere la neve sembra sempre esserci una grande calma. Forse perché vedere questi piccoli fiocchi gelati che roteano nell’aria ti rapisce e devi stare fermo in silenzio a guardare mentre si posa a terra con grazia. Si dice che nessun fiocco sia identico ad un altro, lo sapevi?”

“No, mi sembra una cosa bellissima”

“E lo è. Sai, l’anno scorso il giorno del mio compleanno mi sono svegliata e quando ho guardato fuori dalla finestra tutto era bianco, un manto di purissima e immacolata neve copriva ogni cosa, i tetti, gli alberi, le strade… tutto era perfettamente bianco, come un manto che aveva cancellato quello che era stato e dava speranza per quello che avrebbe potuto essere…” credo di essermi persa, ma non oso interromperla “…l’atmosfera sembrava ovattata, soffice, quasi calda nonostante il freddo gelo del tempo . Il problema di abitare in un luogo freddo è che si sviluppano due tipi di persone: le persone neve e le persone ghiaccio. Le prime si sentono scaldate dalla bellezza, giocano a palle di neve, riescono a non perdere il sorriso, chiacchierano e si trovano per bere cioccolata bollente, sono divertenti e luminose come la neve. Le altre invece lasciano che il gelo penetri nel cuore, diventando dure e fredde come il ghiaccio, sembrano perdere sensibilità tanto che ti chiedi se siano in grado di provare qualcosa, di voler bene alle altre persone…” una lacrima le riga una guancia e lo sguardo è perso nel vuoto, nei suoi occhi leggo ancora quel fondo di dolore, tristezza e rabbia che ho visto quando mi ha urlato di andarmene.

Avevo capito che la sua sofferenza era dovuta a qualcosa fuori dall’Arena, ora vorrei chiederle chi l’ha abbandonata, chi è la persona ghiaccio che ha descritto e che le ha spezzato il cuore, vorrei poterle dire che sono sua amica e che di me si può fidare, vorrei non essere nell’Arena per poterla invitare a casa mia al caldo, farle vedere il mare, farle conoscere mia sorella…

Niente di tutto ciò accadrà.

Lei non può essere mia amica, ma in questo momento la sento di doverle essere vicina, così cerco la sua mano e gliela stringo, stiamo così per un po’, finché la luce non inizia a diminuire e si sente un rumore.

Ma è un rumore che ci fa sorridere, è il suono di un paracadute.

Ci voltiamo e vediamo un paracadute arancione atterrare poco lontano: mi fiondo a recuperarlo, ci siamo riuscite, abbiamo ricevuto aiuto.

“Mags aprilo”
Non me lo faccio ripetere due volte.
Disinfettante, bende e filo da sutura. Mostro il contenuto a Keri.

“Niente ago”

“Cosa?”

“Non c’è l’ago per dare i punti”

Perché diamine non c’è? Qualcosa mi dice che c’è la firma di Kyran in uno scherzo del genere.
Sono fumate di rabbia.

“Iniziamo a disinfettare” posso fare solo questo grazie all'idiota del mio stratega. 

“Poi passalo anche sulle tue di ferite…”

E adesso che facciamo? Maledizione!
Abbiamo delle belle ferite lustre, ma siamo ancora messe come prima.

“Mags, non ti preoccupare, proseguiamo col piano, aspettiamo che si asciuga un po’ e poi la fascio”

Mugugno qualcosa, ma davvero non posso credere che quell’antipatico non ci abbia mandato l’ago! Perché sono certa che questa è opera sua.
Cioè si ricorda che so usare la cerbottana e me la procura nonostante sia inutile e non si ricorda di un ago? È assurdo. Che nervoso, per me lo fa apposta, perché mi è toccato uno stratega così…
Trattengo il fiato.

La cerbottana.

Io ho una cerbottana.

Io ho una cerbottana e due dozzine di dardi.

Dardi.

Due dozzine di dardi acuminati.

E all’improvviso sorrido.

“Keri abbiamo l’ago”

Mi guarda stranita e lievemente preoccupata dal mio sorriso.
Cerco nel mio zaino, ne prendo uno e glielo mostro.

Sorride anche lei.

Stacco la piccola coda piumata che è terribilmente pacchiana e capitolina, però la punta è sottile e affusolata, probabilmente di un metallo che non conosco, comunque un ago perfetto, altro che i dardi di legno che usavo a casa.

Lo passo nel disinfettante e prendo il filo da sutura. E adesso?

“Ehm Keri io non ho mai messo dei punti…”

“Non devi essere perfetta, basta che provi, senza anestesia non credo di riuscire a farlo da sola, cioè se non vuoi mi arrangio”

“Provo, però ti avviso che non sono capace di cucire”

Mi sorride fiduciosa e io sto per torturarla, certo il fine ultimo è aiutarla, però rimane il fatto che sarà doloroso. Ogni minuto che passa mi sento una persona sempre peggiore.

Se prima pensavo che tagliare brandelli di pelle fosse la cosa più difficile che avessi fatto, adesso di sicuro il primato spetta a mettere i punti di sutura al calar del sole a una persona sveglia e non anestetizzata.

Non so quanti punti ho messo, direi parecchi, i primi sulla scapola sono brutti e irregolari, ma man mano che scendono verso il gomito sono più sicuri e lineari, non sono poi così male. Guardo Keri che è pallida come un cadavere e ansima pesantemente, gli occhi sono lucidi e sento nelle orecchie ancora l’eco delle sue urla, mi allungo a prendere le bende e le impacchetto per bene il braccio.

“Keri, ho finito, adesso riposa un po’, va bene?”

Annuisce con un secco gesto del capo e si accuccia per terra troppo esausta per fare altro, poco dopo il suo respiro diventa regolare e io mi tranquillizzo.

Ormai è buio e parte l’inno di Capitol, mi arrampico per vedere i volti che mi tormenteranno quando chiuderò gli occhi, ma non posso farne a meno, devo essere certa che tra loro non ci sia Dave.

La ragazza de Sette e la ragazza del Dieci.

Il ragazzo del Sette è ancora in giro allora, l’abbiamo colpito alla cornucopia e la notte scorsa, ma a quanto pare sembra non voler arrendersi.
Sospiro, già dieci caduti in due giorni, praticamente ci stanno macellando, ma questa non è una cosa molto positiva, non vorremmo mai che i giochi finiscano troppo alla svelta. Poveri piccoli abitanti di Capital City senza i loro Giochi.

Quasi mi stupisco dell’acidità dei miei pensieri… e io che mi credevo una ragazza buona e positiva, sospiro di nuovo. La cosa che probabilmente potrebbe giovarci è che adesso ci saranno almeno due o tre giorni di quiete per permetterci di rimetterci in sesto e poter far durare di più i Giochi.

Prima di scendere dall’albero butto un altro sguardo al cielo, ma a differenza della volta scorsa non vedo nessuna stella ad illuminare l’oscurità e sento un altro tuono.

Mi rendo conto solo adesso che sono ore che continuo a sentire tuoni, ma di pioggia nemmeno l’ombra, che strano. Mi rendo conto che le piante non spuntano più all’acqua e il terreno sotto le enormi radici è verde e regolare, come l’area che circondava la cornucopia, che strano.

Non mi sento al sicuro, c’è qualcosa che non mi torna, decido di fare un giro nei dintorni per assicurami che non ci sia nessuno e che nessuno o niente abbia sentito le urla, saltando da un albero all’altro mi guardo intorno per trovare un bastone adatto per montare l’arpione, meglio essere pronti.

Fortunatamente poco dopo ne trovo uno adatto, lo raccolgo e decido di tornare da Keri, ancora vagamente preoccupata mi siedo e inizio a lavorare il bastone con il coltello per poi metterci la punta dell’arpione, mi sento più a mio agio con l’arpione in mano che con i coltelli, un’altra cosa che credevo di non poter pensare.

La luce del mattino arriva quasi troppo presto per i miei gusti, lasciandomi con troppe domande irrisolte, la più preoccupante delle quali è la sensazione che mi dà tenere in mano un’arma che so usare.

Sveglio Keri che mi sgrida per averla fatta dormire tutta la notte, ma pare aver riacquistato un po’ di colore e ne sono lieta.

“Dai proseguiamo”

“Non vuoi dormire?”

“No, non ho proprio sonno, quindi tanto vale muoverci, dobbiamo trovare acqua e cibo” e Dave, perché mi manca terribilmente.

“In questa enorme foresta da incubo non c’è nemmeno un animale”

“Già, me ne sono accorta, la cosa mi inquieta”

E ci mettiamo in marcia su quel terreno sempre più ripido e meno coperto da piante enormi.
Speriamo solo sia un buon segno.















































  
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